In questi giorni infuocati dove i mercati finanziari ballano, gli speculatori impazzano, paesi come il nostro vedono lo spettro "deafult, quando accordi straordinari tra opposizione e governo riescono in meno di una settimana a varare una manovra da oltre quaranta miliardi, c'è chi trovava il modo di tirare in ballo Georges Simenon. Si tratta di colui che ha vissto questi momenti nell'occhio del ciclone: il ministro dell'economia Giuio Tremonti. E, raccontano le cronanche parlamentari che, in una pausa alla Buvette, mentre da una parte si trincerava dietro un "Non parlo" riferendosi alla manovra e agli iter di approvazione, dall'altra citava ai cronisti parlamentari Simenon. "Leggete Tre camere a Manhattan e Il presidente di Georges Simenon - specificava il ministro - soprattutto il secondo è bellissimo.
Si tratta di un messaggio in codice, oppure solo di una battutta per allentare la tensione di questi giorni? Il clima politico economico è in fibrillazione e un minimo accenno o anche la battuta più innocente dà luogo ad illazioni, scatena dietrologie e innesca una serie di interrogativi. Nel nostro caso Il Presidente (1957) è la storia di un politico, una volta potente e temuto, ma ormai vecchio, senza più poteri né seguaci. E allora crede di poter ribaltare, almeno in parte, la situazione scrivendo un libro di memorie dove retroscena, scandali mai resi pubblici e segreti politici potrebbero ridargli quel potere che ha perso. Ma nemmeno questo gli riesce perché anche il suo segretario personale, la persona che credeva ancora amica e fedele, lo tradisce spuntadogli di fatto quella sua ultima arma. Tre camere a Manhattan (1946) è invece la trasposizione romanzata dell'incontro tra Simenon e la sua seconda moglie. Un romanzo che non tocca le corde del sociale o della politica, ma quelle tutte psicologiche di un intenso rapporto dove sentimenti, sesso e destini si intrecciano e travolgono i protagonisti. Al contrario Il Presidente presenta letture possibili e interpretazioni che potrebbero agganciarsi all'attuale cronaca politica. C'è di mezzo un presidente, ma chi? Quello del Consiglio, che si è tenuto fuori dalla scena politica e pubblica per una decina di giorni, quelli più caldi e cruciali, scatenando ridde di ipotesi? Oppure quello della Reubblica che invece è stato l'artefice di quella tregua armata tra governo e oposizioni che ha reso possibile il varo così veloce di una manovra tanto pesante? Ma la cronaca politco-giudiziaria suggerisce anche un altro parallelo. Quello dello stesso Tremonti, in questi giorni bersagliato da uno schieramento che va dall'opposizione, agli esponenti del suo partito, agli alleati di governo, fin al suo stesso Presidente del Consiglio Ma colpito politicamente anche dalla vicenda giudiziaria che riguarda un suo ex-segretario particolare, Marco Milanese, per il quale la procura di Napoli ha inoltrato una richiesta d’arresto? Anche qui, come nel romanzo, un segretario che trama nell'ombra e finisce per inguaiare anche il ministro. E magari anche Tremonti sta compilando un dossier, delle memorie non ufficiali che gli serviranno nei prossimi scontri. Perché la battaglia della manovra finanziaria è finita. Ma la guerra ancora no.
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