domenica 15 aprile 2012

SIMENON. PRIMA DEL COMMISSARIO L'ISPETTORE, SANCETTE

Continuano gli interventi degli "attachés" al Bureau Simenon Simenon. Se volete farne parte e pubblicare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com



Roma - Dal nostro affezionato attaché Andrea Franco - Alla fine degli anni venti Simenon diede vita all'ispettore Sancette, che avrebbe potuto essere il protagonista di una serie di romanzi se qualche mese dopo non fosse nato Maigret. Sancette era molto diverso dal commissario: giovane, atletico e basava tutto sull'inutito.
E 'il personaggio seriale piu ricorrente, eccetto Maigret, ovviamente, nell'opera simenoniana (anche se scritto sotto piu pseudonimi)
Ecco un elenco delle sue apparizioni
1) Chair de beauté (1928 Fayard) - Il protagonista principale è Yves Jarry ma troviamo Sancette sotto il nome di L53
2) La femme qui tue (1930 - Fayard) - Anche qui il protagonista principale è Yves Jarry, ma vi troviamo anche Sancette
3) L53 - Raccolta rieditata poi col titolo Les sept minutes, (La nuit de sept minutes - La Croisiére invraisemblable - Le grand langoustier - 1938 - Gallimard)
4) Les Exploit de Sancette -14 racconti brevi (Ric e Rac - 1929/1930 - Fayard)
5) Captain S.O.S.* (1929 - Fayard)
6) L'homme qui tremble (1930 - Fayard)
7) Le document violet (1930 - La Jeunesse Illustrée - Fayard)
8) Les amants de malheur** (1930 - Ferenczi)
9) Matricule 12 (1932 - Tallandier)
10) Le chateau des sables rouges (1933 - Tallandier)
Infine lo ritroviamo con il nome di G7 in Les treize enigmes (1932, Fayard ), L'affaire du canal (1929 inedito, pubblicato in "Tout Simenon"), La folle d'Itteville (1931 - Fayard),  L'enigme de la Marie-galante.
 Tutti i romanzi citati sono firmati come Georges Sim, tranne quelli con gli asterischi: *Jean du Perry
**Christian Brulls

sabato 14 aprile 2012

SIMENON E DOISNEAU. DA ENTRAMBE, COME POCHI, LE IMMAGINI DI PARIGI

Oggi, cento anni fa' nasceva Robert Doisneau, grandissmo fotografo francese che, come Simenon con la scrittura, riuscì con la propria sensibilità fotografica a immortalare lo spirito e l'anima di Parigi. Le sue foto in bianco/nero ci restituiscono la città ai tempi de Les Halles, della gente comune, della vità notturna, con una magia che, secondo noi, ben si accorda con le pagine che sugli stessi soggeti ci ha lasciato Simenon.
Lo ricordiamo perché, aldilà del suo grande talento artistico, con il suo lavoro è entrato nell'immaginario collettivo e ha contribuito a fissare nella memoria una città che, in gran parte, oggi non esiste più.

SIMENON. DOVE ANDRANNO A FINIRE I SUOI DIRITTI?

Il giornalista economico Philippe Lawson scrive oggi sul quotidiano belga L'Echo un articolo in merito ad un progetto che vedrebbe John Simenon, figlio di Georges e la finanziaria ING Invest di Liegi intenzionati ad acquisire tutti i diritti cinematografici delle opere simenoniane oggi detenuti dal gruppo britannico Chorion che al momento è in stato di liquidazione. La Chorion detiene l'85% della Georges Simenon Limited, società inglese, che acquistò i diritti dai Simenon nel 2001. In famiglia è rimasto il 15%, diviso tra John (il 10%) e il fratello Pierre (5%).
Si tratta di un'operazione che dovrebbe ammontare (secondo una stima della Doilitte, società internazionale di consulenze e revisioni) a oltre due milioni e mezzo di euro.
Questa iniziativa, secondo John Simenon, avrebbe il merito di riportare in Belgio, e ancor più a Liegi, un patrimonio non solo finanziario, ma anche cuturale, che le appartiene di diritto. Per altro, tutto ciò si affianca ad un altro progetto che John sta portando avanti, quello di realizzare a Liegi un museo permanente dedicato al padre, alle sue opere, alla sua vita e ai suoi documenti  (come avevamo accennato in Simenon. 2015, un museo permanente a Liegi ).
Comunque, per acquisire i diritti, il figlio dello scrittore ha programmato la creazione della SA Georges Simenon Co. con siede a Liegi, che dovrebbe partire con un capitale di oltre un milione di euro. In questa iniziativa una finanziaria belga, la Meusinvest, si sarebbe detta disposta a mettere a disposizione 1,25 milioni di euro  (un milione in prestito e 250.000 euro di capitale). In più ci sarebbero il prestito di 700.000 euro della ING Bank e quote per 900.000 euro che dovrebbero mettere sul piatto John Simenon stesso e alcuni editori francesi, italiani e tedeschi.
Insomma l'operazione é di un certo livello e non certo conclusa, come a tale proposito ha confermato John: " La questione non è semplice, ma io sto ancora negoziando con il gruppo Chorion e le trattative continuano...".
Secondo chi ha sviluppato il business plan, si potrebbe tranquillamente ipotizzare un fatturato globale annuo di circa un milione di euro, partendo da cifre concrete come quelle del fatturato della Georges Simenon Limited che, ad esempio, nel 2008 è stato di circa 1,5 milioni di euro.

venerdì 13 aprile 2012

SIMENON. MAIGRET, SILHOUETTE IN BIANCO E NERO

Continuano gli interventi degli "attachés" al Bureau Simenon Simenon. Se volete farne parte e pubblicare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com



Qui di seguito un contributo che riceviamo dalla nostra attachée francese Murielle Wenger che gestisce la sezione di Maigret del sito www.trussel.com e Les Enquetes du Commissaire Maigret . Si tratta di un contributo particolare che, come vedete, unisce forma grafica e versi in un ritratto del commissario davvero originale, suggestivo e poetico. (segue traduzione)


Maigret...
Disegnerò la tua silhouette...
Lungo soprabito nero che s'intravede nella nebbia
Bombetta nel retro-sala di un café
Finestra illuminata nella notte, ombra chinata sulla scrivania
Alba ai bordi della Loira, pescatore che va alla deriva con la sua barca
Giardino sbocciato sotto il sole, cappello di paglia in mezzo ai pomodori
Sedili di velluto rosso, nuvole di fumo nel fascio di luce dei fari
Passi pesanti tra le foglie d'autunno intorno allo stagno di Saint-Fiacre
Qualche traccia sulla neve, fiocchi che volteggiano in un cielo plumbeo
Contorno controluce di un sole che tramonta fiammeggiando sul mare
Gran camminatore a Parigi, brezza di marzo sotto gli ippocastani in fiore
Afa d'estate, bicchiere di birra appannato sulla terrazza di un café
Una coppia sottobraccio sotto un lampione
Passante sulla banchina, barche erranti sulla Senna
Luce di un fiammifero che brucia davanti a una pipa
Passeggero che resta sulla piattaforma aperta dell'autobus
Gocce di pioggia su un cappello bagnato
Croissant dorato davanti ad un caffé fumante
Un sandwich addentato in un angolo di un tavolo
Qualche riga scappata da un libro aperto sul mio letto (Murielle Wenger)

giovedì 12 aprile 2012

SIMENON. SPESE PAZZE DI M.ME DENYSE PER IL FESTIVAL DI CANNES

Denyse Ouimet Simenon
L'affiche del Festival
4 maggio 1960. S'inaugura il XIII Festival del Cinema di Cannes. Georges Simenon è il presidente della giuria. Lui e Denyse sono al centro dell'attenzione, un presidente come Simenon fà notizia, ma in effetti è più lui ad essere inseguito da giornalisti e fotografi. E poi non va scordata la folta schiera di star, anche hollywoodiane, che affollano la Croisette. Quell'edizione ospita tra attori e registi nomi come Anita Ekberg, Jeanne Moreau, Ingmar Bergman, Anouk Aimée, Jacques Becker, Robert Mitchum, Melina Mercouri, Peter Brook, Anthony Queen, Jean Paul Belmondo, Zsa Zsa Gabor, Vincent Minelli, senza scordare Grace Kelly e il principe Ranieri di Monaco.
Ekberg e Mastroianni ne La dolce vita
I Simenon alloggiano nella consueta suite al Carlton. Denyse in queste occasioni mondane patisce tutti quei riflettori puntati sul marito e sui vip dello star-system, mentre lei rimane spesso nell'ombra, in seconda linea. La sua insicurezza la spinge quindi a comporamenti eccentrici, a interminabili toilette che non devono passare inosservate e a dichiarazioni che facciano eco. Arriva a Cannes a bordo della Mercedes SL Cabriolet del marito, con il  nécessaire e la sua borsa, entrambe di pelle rossa, fatte confezionare espressamente da Hermès. Il suo chignon è tenuto insieme da pettini di tartaruga, impeziositi da perle vecchie, color oro, che vengono appositamente dall'India. Insomma Denyse, assecondata da Georges, questa volta in modo particolare, non bada a spese.
Monica Vitti ne L'avventura
La sua toilette, in occasione delle proiezioni serali, è quella di una diva.  Dura un paio d'ore tra parrucchiere, truccatrice, modiste e poi i gioielli, ogni sera diversi. E ancora, la gara ad essere l'ultima a presentarsi sul red carpet tra star, invitati eccellenti e personalità: un'altra fissazione per farsi notare. Tenta addirittura, anche per attrarre l'attenzione, di costituire una "giuria delle mogli dei giurati", ma anche questa iniziativa non viene seguita dalla stampa che manda invece i suoi fotografi a seguire delle sconosciute starlettes che sul lungomare si espongono in tutti i modi ai flash e alle cineprese. E così, mentre il marito è sempre sotto i riflettori, anche se al centro delle polemiche per aver fatto vincere La dolce vita di Federico Fellini, Denyse risistema il suo voluminoso bagaglio di spese pazze, prepara le lussuose valige di Hermès e aggiunge, a suo modo di vedere, un'altra "sconfitta" che costituirà un ulteriore spinta verso la perdita del suo equilibrio mentale. 

mercoledì 11 aprile 2012

SIMENON. UN INFORMATORE DA 10 E LODE

Debutta oggi la sezione dei contributi forniti dagli attachés del Bureau Simenon-Simenon (v. colonna a destra). Chi volesse farne parte e pubblicare i propri post firmati potrà inviare una domanda e le sue proposte a simenon.simenon@temateam.com

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Roma - dal nostro "attaché" Giorgio Muvi - Dieci e lode è il voto che questa settimana Antonio D'Orrico, nella rubrica La Pagella, nell'inserto La lettura del Corriere della Sera di domenica 8, ha attribuito all'ultima inchiesta del commissario edita da Adelphi: Maigret e l'informatore. Lo definisce uno dei Simenon più belli sia per la trama, come per l'atmosfera, che per i personaggi. Io aggiungerei che, man mano che passa il tempo, i personaggi dei Maigret sono sempre più complessi e hanno una forza che forse i primi non avevano. E' infatti lo stesso D'Orrico a ricordare che questa è la penultima inchiesta che Simenon scriveva. Ormai a questo punto non trovo più grandi differenze dai protagonisti dei romanzi: l'ipettore Louis detto il vedovo, "la Pulce" informatore in cerca di fama, i due fratelli Mori malviventi e Line, la moglie dell' ex-gangster ucciso Maurice Garcia, potremmo trovarli in uno dei tanti romanz simenoniani. Maigret e l'informatore l'ho letto tempo fa' in un'edizione degli Oscar Mondadori del 1991, che contiene anche, come post-fazione, uno scritto di Alberto Savinio, che definisce Simenon: "... un Dostojewsky minore..."  che descrive Maigret come "...un borghese grasso e bonario, una specie di papà senza figli, un moralista pagnottone, che fuma tabacco popolare... si sente a disagio negli ambienti di lusso... odia il cosmopolitismo, compie il suo lavoro di ricerca, più per dovere di funzionario che per diletto d'investigatore...". E conclude: "Racine ha imborghesito la tragedia. Ingres ha imborghesito la forma classica della pittura. Restava da imborghesire il romanzo poliziesco. Grace à Dieu, anche questo è fatto". (Parigi 23 agosto 1932)

SIMENON, UN MALOU "A LA RECHERCHE" DEL PROPRIO DESTINO

Debutta oggi la sezione dei contributi forniti dagli attachés del Bureau Simenon-Simenon (vedi sulla colonna a destra). Chi volesse farne parte e pubblicare i propri post firmati, potrà inviare una domanda e le sue proposte a simenon.simenon@temateam.com Iniziamo con due post. Questo primo è di Paola Cerana, una delle nostre più affezionate e attive "attachées".


Roma dalla nostra "attachée" Paola Cerana - Eugène Malou aveva ancora gli occhi spalancati. Era questa la cosa più inquietante. Uno dei due occhi, a dire il vero, era quasi completamente uscito dall’orbita, e i rantoli dalla bocca, insieme a tutto il sangue sparso sull’asfalto, facevano somigliare l’uomo a una povera bestia agonizzante. Una bestia moribonda, supplichevole del colpo di grazia.
S’era sparato con la pistola alla tempia, uscendo dall’abitazione del conte d’Estier, eppure Eugène Malou, caparbio com’era, sembrava deciso a non morire, quasi a soddisfare l’ultimo capriccio, l’ultimo dispetto rivolto a tutti quelli che gli volevano male. Resisteva come un gatto rognoso preso a sassate da una banda di balordi, in mezzo ai curiosi accorsi a frotte attorno al grottesco strazio. Una specie di vergogna collettiva si mescolava alla sofferenza dell’uomo, trasformando ognuno dei presenti in un involontario colpevole. Nessuno si aspettava un gesto simile da lui, anche se tutti, compresi i giornali, lo screditavano sfacciatamente augurandogli una brutta fine. Che almeno morisse in fretta, dunque!
Erano stati i debiti a spingere Eugène Malou al suicidio? Possibile che un uomo così ostinato e intraprendente avesse deciso di farsi fuori solo per questioni di denaro, forse per via di un prestito negato dal conte d’Estier? Qualcuno l’aveva visto fare una telefonata, poco prima di suicidarsi. A chi e perché?
Quel freddo pomeriggio d’inverno, sotto un cielo crepuscolare, Eugène Malou finalmente moriva sottratto alla penosa agonia, lasciando in eredità un enigma che sarebbe toccato al figlio minore, Alain, cercare di risolvere. Appena diciassettenne, Alain, che conservava ancora il pudore di un bambino, si trovava d’un tratto catapultato in una realtà troppo pesante per la sua naturale ingenuità. C’erano tante di quelle cose che lui non sapeva, tante di quelle domande che non aveva mai pensato di fare! Era solo uno studente, un bravo ragazzo, che faceva per la prima volta il suo ingresso nella vita adulta, arrivandoci impacciato e inesperto, armato solo del suo istintivo coraggio. La madre, la signora Malou, era invece una donna spregiudicata e avida, innamorata solo dei soldi e dei gioielli di famiglia. Sembrava fragile, con i lineamenti morbidi di una donna di quarantacinque anni che si prende cura del suo aspetto, eppure non aveva avuto neanche un attimo di cedimento di fronte alla morte del marito. La sorella Corine, così femmina, era una procace e impudica ragazza che aveva imparato presto a sfruttare la propria sensualità per ottenere ciò che desiderava. Tutto in lei era morbido, era solo carne e forme … possibile che non capisse quanto fosse imbarazzante per lui vederla sempre seminuda? E il fratellastro maggiore, Edgard, era solo un pecorone belante e stupido, nato per uno scherzo del destino in mezzo ai lupi.
Ma chi era, in realtà, Eugène Malou? Uno spericolato imprenditore che non ha lasciato alla famiglia nemmeno i soldi per il funerale. Un uomo che andava perennemente di fretta, al punto che veniva voglia di trattenerlo per il bavero della giacca. Ma che uomo era stato? Poco espansivo, silenzioso, ambiguo, misterioso, spesso assente e distratto con i figli, eppure a modo suo generoso e onesto con i pochi amici. Solamente ora, dopo la sua morte, Alain imparerà a conoscere l’estraneo con cui ha sempre vissuto, ricostruendo una storia inimmaginabile, che svelerà come le apparenze siano spesso velenosi inganni in grado di condannare a morte una persona senza possibilità di riscatto. Alain troverà il coraggio di sradicarsi definitivamente dalle ipocrisie e dai rancori della famiglia e, confortato dai consigli di poche, pochissime persone amiche, scoprirà un’altra verità che lo condurrà al suo destino. Il destino dei Malou.
Forse, in fin dei conti, quell’uomo che Alain aveva conosciuto appena, che non si era mai curato di conoscere perché non immaginava che potesse essere tanto diverso da come appariva, quell’uomo che era morto sul pavimento sporco di una farmacia di quartiere, ebbene quell’uomo era sempre stato solo! … Vero papà?
Così, se Eugène Malou aveva scritto i primi capitoli di una sordida storia di famiglia, Alain ne avrebbe firmato l’epilogo, giungendo a capire che essere un uomo è molto più difficile e raro che essere un uomo onesto. Adesso c’era un solo Malou, che di lì a poco si sarebbe avventurato nel suo futuro, senza odio e senza vergogna, forte delle proprie radici. Un Malou che ha saputo trovare la propria strada con la complicità e il silente affetto dell’unico compagno di viaggio degno di questa sofferta iniziazione alla vita. Il suo amato papà.

martedì 10 aprile 2012

SIMENON, SCUOLA DI SCRITTURA DA COLETTE AI ROMANZI POPOLARI

"... sapete ho letto i vostri racconti, avrei dovuto restituirveli già tre/quattro settimane fa', perché non ci siamo, ci siamo quasi, ma non ancora, voi scrivete troppo letterario. Non c'è bisogno della letteratura, eliminate tutta la letteratura e vederete che funzionerà..."
Queste sono le parole, racconta Simenon in un intervista di Roger Stephane, di come la scrittrice Colette, nella sua veste di responsabile della pagina culturale de Le Matin e della rubrica Mille et un Matins, gli si rivolgesse mentre respingeva i suoi scritti. Lui allora, aspirante scrittore tra i tanti che affollavano l'anticamera della scrittice, racconta "... un volta  tornato a casa, mi sono detto: sopprimere la letteratura! Non sapevo di preciso cosa volesse significare. Se facevo letteratura, una volta soppressa la letteratura, cosa sarebbe rimasto? Infine ho cercato di scriverlo nel più semplice dei modi possibili. D'altronde è uno dei consigli che mi è servito di più nella mia vita. Devo dire che a Colette, alla quale devo ancora riconoscenza per quei consigli, portai altri due racconti e lei mi ricevette la settimana successiva:'... ancora troppa letteratura mio piccolo Sim, basta con la letteratura...'. Sono dovuto ritornare a casa e riscrivere di nuovo i due racconti. quella volta furono presi tutti e due e da quel momento ebbi il mio racconto settimanalmente su 'Le Matin' e durò per cinque o sei anni, questo significa aver pubblicato circa quattrocento racconti...".
In quello stesso periodo, il 1923, Simenon iniziò una frenetica attività nell'ambito dei cosiddetti "romanzi popolari". C'erano degli editori specializzati in questa letteratura leggera, d'evasione, rivolta ad un pubblico non granché istruito. Si trattava di volumi molto economici,  più lunghi di un racconto, ma più brevi di un romanzo vero e proprio. Insomma abbastanza per coinvolgere il lettore, ma non al punto d'impegnarlo troppo. Opervavano allora un certo numero di queste case editrici a Parigi: Ferenczi, Fayard, Margot, Tallandier, Rouff... andava molto forte ovviamente la narrativa sentimentale (Frenczi arrivava a stamparne quasi 90.000 copie a settimana per ogni titolo), poi quella d'avventura, di viaggi esotici, ma anche i polizieschi.
Questa fu un'altra scuola importante per Simenon, molto diversa da quella di Colette ovviamente, ma complementare. La essenzialità tipica delle opere successive, dai Maigret ai romans-durs, deriva anche dall'allenamento ad usare un linguaggio, comprensibile a tutti, di conseguenza nella capacità di limitare il vocabolario (i famosi duemila termini che Simenon si vantava di utilizzare), ma allo stesso tempo riuscire, con quelle stesse parole, a rendere al meglio sia una vicenda sentimentale che una scena d'azione. Questo significava aver acquisito una notevole versatilità nella scrittura e una padronanza degli strumenti linguistici. L'approfondimento psicologico dei caratteri, la creazione di personaggi, situazioni e atmosfere arriveranno invece dopo, quando la sua scrittura non sarà più "su ordinazione", ma frutto della propria libera intuizione e ispirazione.

sabato 7 aprile 2012

SIMENON SIMENON FA' GLI AUGURI. APPUNTAMENTO A MARTEDI'

Pasqua e Pasquetta riposo.
Simenon Simenon augura
a tutti i suoi appassionati utenti buone feste
e si prende due giorni di meritato
(almeno lo speriamo) riposo.
Appuntamento a tutti quindi
a martedì per una settimana
con delle novità.

SIMENON. UNA PIPA PER LA VITA E UNA PER LA LETTERATURA

Simenon e il suo famoso commissario Maigret sono due accaniti fumatori di pipa, come abbiamo avuto modo di dire, ma pipe diverse, tabacchi molti differenti (vedi Simenon pipe e tabacco e I vizi di Maigret). Simenon iniziò a fumare la pipa molto giovane, ben prima dei tempi de La Gazzette de Liége e andò avanti praticamente tutta la vita. In uno dei suoi Dictées, De la cave au grenier (1975), spiega la sua attrazione per la pipa: "... La pipa è un oggetto vero, un oggetto personale che finisce per far parte di voi. Oso appena dire di possedere circa trecento pipe, anche se ne ho portate solo una ventina nella mia piccola casa rosa (12, rue des Figuiers). Ebbene, malgrado il numero, le conosco bene tutte, una per una, come fossero amici...".
Ed è inevitavile il ricordo della prima pipa. "... avevo circa tredici anni. Era l'inizio dell'autunno. Il mese precedente, avevo avuto il mio primo incontro con il sesso. Non so se ci sia stato un rapporto tra i due avvenimenti, ma non ne sarei sorpreso - racconta Simenon nel suo Vacances obbligatoires, Dictée (1976) - Tutto insieme mi sentivo o credevo di sentirmi un uomo, e la pipa era entrata nella mia vita per dimostrarlo..."
Poi ci spiega la scelta di una pipa, che per un fumatore è un momento assai delicato. Perché non sono le pipe che ti regalano gli altri perché sanno che tu la fumi. Non è mai quella giusta, nemmeno se arriva dagli amici che ti conoscono meglio (a meno che non sia un amico fumatore di pipa). A questo proposito lo scrittore precisava anche che "... non compro mai una pipa per caso. Ciascuna è abbinata ad un occasione importante o certamente ad un avvenimento piacevole. Per esempio la fine di un romanzo, una sorta di ricompensa che mi  concedo, un po' come in certi periodi dell'anno si fanno dei regali ai bambini...".
La preferenza per un certo tipo di pipe è il tratto distintivo di ogni fumatore e Simenon annotava a proposito: "...certi collezionano pipe di diversi modelli, di differenti materie. Le mie si somigliano come dei fratelli. Sono tutte di radica. La gran parte sono dritte e io sono forse il solo a riconoscerle a colpo d'occhio, una dalle altre...".
E le pipe faevano anche parte del corredo che lui preparava scrupolosamente prima di iniziare a scrivere, quando per giorni era impegnato nella stesura di un romanzo.  
Infine  diremmo che era inevitabile che il suo personaggio più famoso, quello che lo accompagnerà per quarant'anni di scrittura non poteva che fumare la pipa. Che d'altronde è uno dei tratti distinitivi del commissario e che, a nostro avviso, fu scelto da Simenon perchè conosceva perfettamente le abitudini, le manie e addirittura i tic dei fumatori di pipa e questa poteva essere una connotazione che dava uno spessore reale e concreto al suo personaggio.

venerdì 6 aprile 2012

SIMENON VISTO DA JOHN BANVILLE

Forse non tutti consocono John Banville, scrittore irlandese, oggi sessantasettene, molto stimato dalla critica per la sua produzione letteraria, pubblicata in Italia già nell'84 da Rusconi e poi via via da Minimum Fax e dal '91 da Guanda che è a tutt'oggi la sua casa editrice italiana di riferimento. I suoi romanzi più famosi sono incentrati su temi  di livello come già si intuisce dai titoli: Kepler (1981),  The Newton Letter, (1982), The Infinities (2009). Ma il nostro scrittore è divenuto ancor più popolare quando nel 2006 decise di scrivere dei gialli sotto lo pseudonimo di Benjamin Black. Di solito non è così; dal nostro Simenon ad altri la letteratura di genere è semmai stata un passaggio (certe volte utile, ma altre no) per arrivare a quella con la "L" maiuscola. Ma Banville scriveva dal '70 e si era già costruito una solida reputazione di romanziere (con tanti di premi tra cui il James Tait Black Memorial Prize 1976 - il Guardian Fiction Prize 1981- il Booker Prize 2005). E allora perché ha deciso di darsi alla letteratura di genere?
"... La voglia di Black mi venuta dopo aver iniziato a leggere Georges Simenon, ma non le inchieste di Maigret, che mi paiono più... improvvisate, ma quelli che Simenon chiamava i romans-durs, come la 'Neve era sporca', 'La fuga di Mr. Monde', 'Colpo di Luna', 'L'uomo che guardava passare i treni'.... Penso che siano straordinari, capolavori del ventesimo secolo, esito ad usare questa parola, ma lo farò ugualmente: letteratura-esistenzialista. Meglio di Sartre, anche meglio di Camus. Ho pensato, Dio mio, guarda cosa si può fare con un vocabolario ridotto e uno stile scarno e semplice. Ho voluto provare.. e ci ho provato. Naturalmente, non sarei mai in grado di raggiungere il tipo di asciuttezza di Simenon... - racconta Banville in un articolo per il Los Angeles Weekly nel 2008 - ... Quando si osserva la vita e l'opera di Georges Simenon, sorge inevitabilmente la domanda: Era umano? Nelle sue energie, creative ed erotiche, era certamente straordinario....". 
Quindi lo stile, la lingua, il lessico essenziale, e tutta la forza che riuscivano a trasmettere, queste le doti di Simenon che hanno stregato Banville. 
Nel 2009 in un altro articolo apparso sul Corriere della Sera, "Il cuore scuro di Simenon", cita la postfazione di Willliam T. Vollmann a La neve era sporca "... lo scrittore belga si può paragonare a Raymond Chandler, i cui romanzi di Philip Marlowe, con la loro eleganza, l’umorismo e le raffinate metafore, ora ci sembrano decisamente “blandi. I romanzi di Chandler sono noir pervasi da una luce malinconica; Simenon ha condensato il noir in un cuore nero spesso e solido come quello di una stella nana... - E d'altronde nelle stesse pagine Banville ricorda come - ... Gide, che ammirava Simenon, pensava che non avesse dispiegato tutte le sue potenzialità artistiche, e probabilmente è vero. Se fosse riuscito a placare le sue ossessioni e a trovare il modo di rallentare il ritmo, forse avrebbe scritto l’opera meditata e a lungo coltivata che Gide si aspettava da lui. Ma quel libro probabilmente non sarebbe stato un 'Simenon', mentre è proprio nei 'Simenon' che Simenon esprimeva il suo genio prodigioso ed eclettico".
E un'analogia salta fuori da un articolo apparso nel 2010 sul quotidiano francese Liberation dove lo scrittore giocando tra le due identità afferma "... John Banville scrive lentamente, nella ricerca di uno stile molto ricercato, Benjamin Black scrive rapidamente e con facilità con un stile che, spero, sia semplice e diretto. E' la distinzione che faccio da sempre: con JB avete il prodotto di una concentrazione, con BB avete quello della spontaneità...". Un po' come Simenon che ripeteva di scrivere i Maigret tra un romanzo e un altro tanto per riposarsi, perché i romans-durs gli imponevano una procedura creativa estremamente faticosa.
Ma si torna ancora all'ammirazione  per la scrittura  di Simenon, quando Banville risponde nel 2012 ad un intervista di Luca Crovi -Tutti i colori del giallo - in cui racconta: "... Lo stile dei romanzi di Benjamin Black è il più disadorno e distaccato, che io riesca ad ottenere. C’è una bella storia su Simenon il quale un giorno, uscendo dal suo studio con in mano il dattiloscritto di un romanzo finito, lo scuote vigorosamente. Quando i suoi figli gli chiedono cosa stia facendo, risponde: “Mi sto sbarazzando degli aggettivi”. Come Banville sono innamorato dell’aggettivo, ma Black deve seguire l’esempio di Simenon, come meglio può...".
• P.S. Non cercate in Italia i gialli di Benjamin Black, in Guanda hanno deciso di pubblicare anche quelli con il nome vero dello scrittore.

mercoledì 4 aprile 2012

SIMENON. LE ULTIME USCITE, CARTA E DIGITALE

 Dopo Maigret e l'informatore, ritroviamo sul mercato editoriale un altro titolo di Simenon I fantasmi del cappellaio (nella collana Gli Adelphi pag. 38 - 10 euro), titolo gia pubblicato  nel 2003 e dopo undici edizioni riproposto ora in economica. Per quanto riguarda le versioni in ebook continuano le proposte delle inchieste del commissario Maigret, ancora quelle della prima serie, targate Fayard, in un pacchetto di cinque titoli (19311/1932): Il cane giallo -  Il pazzo di Bergerac - Una testa in gioco - La balera da due soldi - Un delitto in Olanda (Adelphi ebook  19,99 euro)

martedì 3 aprile 2012

SIMENON. ANCORA "QUADRI" PER MAIGRET

Da Andrea Franco riceviamo questi flash  che fissano delle tipiche immagini di Maigret come fossero  quadri:
• Maigret che sale le scale con passo pesante mentre M.me Maigret apre la porta e lo aspetta in cima
• Maigret che esce in strada e alza il bavero del cappotto e si sistema la sciarpa perchè colpito dal freddo parigino
• Maigret che sale su un taxi pensando come dovrà fare per giustificare tale spesa.
E ancora un altro "quadro" da Murielle Wenger
• Maigret montant l'escalier de la PJ, s'arrêtant pour souffler, et découvrant avec joie un rayon de soleil qui traverse la poussière grise du couloir (Maigret che sale le scale della Polizia Giudiziaria e si ferma per respirare, scoprendo con piacere un raggio di sole che attraversa il pulviscolo grigio del corridoio).
Rinnoviamo il nostro appello sia ai nostri affezionati utenti affinché ci inviino altri "quadri", ma anche a disegnatori e illustratori che volessero dar loro forma e colore  (vedi anche Simenon. Maigret come quadri per un'esposizione  e Simenon. Maigret e ancora quadri per un'esposizione).

lunedì 2 aprile 2012

SIMENON. IL NUOVO MAIGRET NELLE CLASSIFICHE

Sparito dalle classifiche il romanzo Il destino di Malou, i libri firmati Simenon ripartono alla grande con un titolo delle inchieste del commissario. Secondo la classifica di Nielsen Bookscan pubblicata sabato su Tuttolibri de La Stampa e quella di Eurisko di domenica su R Cult de La Repubblica, Maigret e l'informatore debutta addirittura al primo posto di entrambe le classifiche, nella sezione Tascabili. Sempre domenica su La Lettura del Corriere della Sera la classifica di Nielsen Bookscan ce lo presenta invece al 5° posto della sezione Narrativa Straniera.
Per quanto riguarda gli ebooks e la relativa classifica di IBS, troviamo tre Maigret agli ultimi posti della Top 50. Sono titoli usciti da poco in formato elettronico: al 38° posto Il crocevia delle tre vedove, quindi al 47° Liberty bar e infine al 48° L'ombra cinese.

SIMENON. COMMISSARIO MAIGRET, IL RITORNO. SU RAI 5

Per la curiosità di chi per ragioni anagrafichè non ha potuto vederli negli anni '60 e per il piacere di chi vorrebbe rivederli, la Rai rimette in onda per il ciclo Giallo in bianco e nero lo storico sceneggiato Le inchieste del Commissario Maigret. Chi non l'ha mai visto, potrà così scoprire Gino Cervi con il cappottone e la pipa in bocca, Andreina Pagnani nella parte di M.me Maigret, i suoi ispettori, la Parigi ricostruita in studio... Lo sceneggiato (così allora si chiamava la fiction)  porta per la regia la firma di Mario Landi. Appuntamento quindi ogni sabato alle 22.45 da quello scorso, per 13 puntate.  La prima parte del primo episodio L’innamorato della Signora Maigret, è andato in onda sabato scorso, la seconda potrete vederla il 7 aprile.

domenica 1 aprile 2012

SIMENON. RITROVATO UN MAIGRET SCOMPARSO !

Come sarebbe stata la copertina del Maigret scomparso?
La notizia, se confermata sarebbe clamorosa. Secondo una nota di ieri dell'Agenzia France Press, sarebbe stato ritrovato un Maigret scritto tra il settembre e l'ottobre del '45 (mentre Simenon era a Londra in attesa di imbarcarsi per gli Stati Uniti) e mai pubblicato. Il tutto nascerebbe da una scoperta del noto simenonologo Pierre Anatole Bertrand che qualche tempo fa', rileggendo le corrispondenze tra Simenon, Sven Nielsen e M.me Aitken, avrebbe notato il riferimento ad un dattiloscritto che sarebbe stato inviato ad ottobre del '45 a Presses de La Cité, proprio prima della partenza di Simenon per l'America. Si tratta di due lettere. In una, che evidentemente accompagnava il dattiloscritto, il romanziere precisava che non doveva essere pubblicato subito, in quanto c'erano dei riferimenti alla sua questione con il FNL francese e riteneva opportuno che le acque si calmassero prima di renderlo pubblico e magari che lui fosse stabilmente lontano dalla Francia (leggi Stati Uniti). La seconda invece una scritta dall'editore alla responsabile del secretariat Simenon, M.me Aitken: è la risposta ad una lettera mai trovata in cui evidentemente si chiedeva se quel dattiloscritto fosse stato distrutto o, se in caso fosse ancora nell'archivio, sarebbe dovuto essere rispedito al secretariat. Nielsen risponde tirando fuori la verità, cioé dichiara di non aver mai ricevuto quel romanzo. Interpellato dal professor Pierre A. Bertrand, il figlio dell'editore, quello che nel '76 alla morte del padre prese le redini di Presses de la Cité, ricorda che fu dato il via ad una febbrile ricerca, ma putroppo senza nessun esito. Quello che risulta invece dagli archivi della casa editrice è un'altra lettera di Simenon, in cui tra l'altro, dà indicazione affinché quell'inchiesta di Maigret non venisse mai pubblicata perchè, per motivi personali, avrebbe potuto provocare gravi problemi a lui e alla sua famiglia. Dalla lettera non si capisce se si riferisse alla madre e al fratello (allora scappato nella Legione straniera e che morirà nel '47 nel Tonkino), oppure alla sua famiglia... Tigy ancora sua moglie, Denyse la sua compagna ormai ufficiale, suo figlio Marc.
 Comunque, all'epoca, Nielsen che non aveva ancora trovato il dattiloscritto, ma dopo quella lettera di Simenon si mise il cuore in pace. Il romanziere non tornò più sull'argomento e la cosa finì lì.
Finchè M.me Aitken, forse leggendo in copia quelle lettere, aveva voluto sincerarsi su quale fine avesse fatto il dattiloscritto.
E invece, poco più di una settimana fa', Peter Harris, reponsabile della documentazione riservata dei clienti importanti del prestigioso Hotel Savoy di Londra (dove scendeva sempre Simenon e dove alloggiava nel '45) ha trovato un pacco con dentro un manoscritto Maigret et le cargo des rebelles - Londra Hotel Savoy - 27 settembre 1945.
Mr. Harris ha dichiarato al corrispondente della France Press di aver subito avvertito il figlio dello scrittore, John Simenon, e di averglielo fatto recapitare. Su questo pacco, però, c'è il riserbo più assoluto. Non si sa se, nel '45 sia mai partito dall'hotel o se sia partito e, per qualche problema, sia tornato indietro. John si trincera dietro una dichiarazione riportata dalla France Presse: "Non sapevo nulla di questo romanzo e non ho nessuna intenzione di rivelare il suo contenuto. Per il resto, no comment".
A complicare la storia di quel difficile periodo, va poi ricordato che in quegli anni si consumava il rapporto con la Gallimard e iniziava quello con Presses de La Cité, ma nel frattempo erano usciti nel '45 due romanzi, anche importanti, di Simenon La Fenetre des Rouet e La Fuite de Mister Monde per i tipi delle Editons de la Jeune Parque. Si tratta però di romanzi scritti il primo molto tempo prima, nel luglio del '42, e l'altro nell'aprile del '44. (Editons de la Jeune Parque pubblicherà a fine '47 anche "Le Passager clandestin" scritto in Usa).
A questo va aggiunto un altra riflessione che riguarda i Maigret. In quel periodo l'ultimo scritto per Gallimard è una raccolta di romanzi brevi  Signé Picpus publicato nel gennaio  del '44. Il successivo Maigret (un'altra antologia), La pipe de Maigret, uscì invece con Presses de La Cité, nel 1947 quando lo scrittore già era in America. Beh... è ben strano che Simenon non abbia publicato per tre anni e mezzo neanche un Maigret. E se anche questo fantomatico Maigret et le cargo des rebelles fosse stato inviatato (per sbaglio o no) alle Editons de la Jeune Parque? Ma in questo caso perché è stato ritrovato all'Hotel Savoy? In quei mesi caotici e coincitati tutto sarebbe stato possibile. Poi arrivato in America, Simenon affrontò i problemi d'adattamento, ebbe l'incontro travolgente con Denyse, perfezionò il cambio di casa editrice...
Le circostanze non sono quindi del tutto chiare, ma il punto resta. Quali timori aveva Simenon? Ricordiamo che in quell'immediato dopo-guerra lo scrittore era nel mirino del FNL francese per i suoi raporti d'affari, durante l'occupazione nazista, con la casa di produzione Continental fittiziamente francese, ma notoriamente in mano ai gerarchi tedeschi. 
Il totale riserbo del figlio dello scrittore sulla questione fa pensare che non sia intenzionato a pubblicarlo e men che meno a fare rivelazioni sul contenuto e sul perché il padre non volesse che fosse pubblicato.
Nel frattempo però girano delle voci non controllate, secondo le quali John, impegnato con il GRE (Groupe de redéploiement économique) in un progetto per un "Museo Simenon" permanente a Liegi  (che dovrebbe essere inaugurato tra il 2015 e il 2017), intenderebbe lanciare questo inedito Maigret et le cargo des rebelles in concomitanza con l'apertura del museo. Sarebbe indubbiamente un lancio clamoroso.

sabato 31 marzo 2012

SIMENON E IL RITORNO FRANCESE DEI "ROMANS DURS"

Mercoledì scorso hanno fatto fatto la loro uscita nelle librerie francesi i primi tre volumi della serie integrale "Les romans durs" di Simenon, editi da Ominibus. La collana prevede in tutto dodici volumi che conterrano i romanzi dello scrittore a partire dal primo Le relais d'Alsace del 1931, con un ordine cronologico che rispetterà l'ordine di uscita.  
Il primo volume  è dedicato  al periodo 1931-1934 e propone i seguenti titoli : Le Relais d’Alsace - Le Passager du Polarlys - Les Fiançailles de Monsieur Hire - Le Coup de Lune - La Maison du canal - L’Ane rouge - Les Gens d’en face - Le Haut Mal L’Homme de Londres -  Le Locataire.
Nel secondo volume troviamo i romanzi dal 1934 al 1937) con Les Suicidés - Les Pitard - Les Clients d’Avrenos - Quartier nègre - L’Evadé - Long Cours - Les Demoiselles de Concarneau - 45°à l’ombre - Le Testament Donadieu - L’Assassin. .
Infine nel terzo volume pubblicato vengono presentati i titoli del biennio 1937/1938 : Le Blanc à lunettes - Faubourg - Ceux de la soif - Chemin sans issue - Les Rescapés du Télémaque - Les Trois Crimes de mes amis - Le Suspect - Les Soeurs Lacroix - Touriste de bananes.
Chi volesse acquistare i libri via internet, potrà trovare qui la scheda per l'ordine del Primo Volume 1931-1932 , quella del Secondo Volume 1934 -1937 e infine quella del Terzo Volume 1937-1938 .

venerdì 30 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET, ANCORA QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

Maigret à la fenêtre de son bureau... (Murielle Wenger)
Non potevamo sperare che il nostro invito, quello  a suggerire altri quadri-Maigret per un esposizione, nel nostro post dell'altro ieri, fosse accolto da una persona del genere. E' stata infatti Murielle Wenger, proprio la Murielle che cura la sofisticata sezione dedicata a Maigret nel grande sito di Steve Trussel, Trussel Eclectic City, e lo fà con dei saggi, degli interventi e delle ricerche veramente approfondite, da cui avremmo tutti da imparare. Beh, Murielle, con nostro grande onore, si è fatta viva con delle immagini, dei quadri così... poetici che abbiamo pensato di proporli in evidenza come un vero e proprio post. A questo punto, però, non lasciate sola Murielle... mandate anche voi i vostri quadr-Maigret... Chissà che poi non si riesca ad intrigare la creatività  di qualche illustratore e a dar vita a delle interpretazioni anche visive di questi "quadri"? Spargete la voce...
Intanto ecco quelli di Murielle Wenger:
• Maigret assis dans un train qui roule dans la nuit, regardant par la vitre hachurée de pluie les lumières des villages qui défilent
• Maigret assis à une table dans un bar au bord de la mer, dégustant des huîtres tout en admirant le scintillement du soleil sur les vagues
• Maigret à la fenêtre de son bureau au Quai des Orfèvres, regardant un train de péniches qui passe sous le pont Saint-Michel
• Maigret au coin d'un trottoir noyé de pluie, en train de surveiller l'entrée d'un immeuble
• Maigret poussant la porte d'une boîte de nuit de Pigalle, d'où s'échappent un air de jazz et les parfums des entraîneuses
• Maigret à pied sur les boulevards de Paris, savourant l'air pétillant d'un début de printemps
• Maigret sur un quai de la Seine, se penchant sur le corps d'un clochard qu'on vient de retirer de l'eau
• Maigret dans une guinguette au bord de la Marne, en train de déguster une friture de goujons sur un air de valse musette

Qui di seguito una traduzione sicuramente meno... poetica, ma speriamo utile a chi non è francofono.
Maigret seduto in un treno che viaggia di notte, che guarda fuori dal vetro bagnato dalla pioggia  le luci del villaggio che scorrono
Maigret seduto a un tavolo in un bar in riva al mare che gusta ostriche, mentre ammira  lo scintillìo del sole sulle onde 

Maigret alla finestra del suo ufficio al Quai des Orfèvres che osserva una fila di chiatte passare sotto Pont Saint-MichelMaigret all'angolo di un marciapiede, inondato di pioggia, mentre sorveglia l'ingresso di un edificio 
Maigret che apre la porta di una boîte a Pigalle e fa scappare nell'aria una zaffata di jazz e il profumo delle prostitute 
Maigret che cammina sui "boulevard" di Parigi, godendosi l'aria frizzante di primavera   
Maigret su una banchina della Senna, che guarda il corpo di un barbone, che è stato appena tirato su dalle acque.
Maigret in una locanda in riva alla Marna, che assapora un fritto di "goujons", sull'aria di un valzer-musette 

giovedì 29 marzo 2012

SIMENON. TRE PASSI NELLA PASSIONE A NEW YORK, DALLE PAGINE ALLE SCHERMO

"... Ho scritto 'Trois chambres à Manhattan' a caldo. E' uno dei rari romanzi che ho scritto a caldo e questo mi faceva paura...". Così Simenon a proposito di uno dei suoi più famosi romanzi, in una lettera a Frédéric Dard, durante il suo viaggio a Cuba nel '47. Probabilmente si riferiva alla immediatezza con cui aveva trasposto la conoscenza della futura moglie Denyse, avvenuta nel '45, pochi mesi dopo il suo arrivo in America, e la fine della stesura del romanzo che è del gennaio '46 (il libro uscirà esattamente un anno dopo). In effetti l'incontro con quella giovane canadese l'aveva colpito non poco e probabilmente quel romanzo non fu scritto nell'abituale état de roman, ma in una sorta di état d'amour, se ci si passa il termine. In effetti lo stesso Simenon racconta che quando gli arrivarono le bozze di un paio di capitoli, rileggendoli, non era del tutto soddisfatto dello stile, ma invece era molto contento di come veniva fuori il suo amore per Denyse e il loro primo incontro (vedi i post Simenon. La calda stagione di Denyse e Georges  e Simenon e Denyse, passione e matrimonio). Ed è stato poi uno dei suoi romanzi che lo scrittore ha amato di più, non foss'altro perchè è la testimonianza di uno dei periodi più felici della sua vita, ma anche perchè, a distanza di tempo, lo aveva giudicato spontaneo, senza scivolate romantiche o forzature letterarie.  
La storia è intrigante, anche se cupa e intreccia passione e pessimismo, in un'atmosfera noir, per il primo romanzo che Simenon ambienta a New York, tanto da risultare appetibile anche ai produttori cinematografi. E quando arriva la proposta dell'acquisto dei diritti, Simenon rimane contento da una parte e timoroso dall'altra, come sarà sullo schermo la sua Kay?
Kay sarà Annie Girardot, che nel '65 aveva trentaquattro anni, ben di più di Kay-Denyse nemmeno venticinquenne. Ma la sua aria sbarazzina e giovanile rendono credibile il personaggio. La regia è stata affidata a Marcel Carnè. La parte di Francois Combe è assegnata a Maurice Ronet.
Una notazione. Tra il cast del film figura anche un attore italiano, Gabriele Ferzetti nel ruolo del conte Larski (ambasciatore ed ex-marito di Kay)  e addirittura di Robert de Niro (ma non accreditato nei titoli) nella parte di un cliente di un bar.

mercoledì 28 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET COME QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

La fortuna di certi personaggi della letteratura seriale risede naturalmente nel complesso delle loro componenti caratteriali, psicologiche e fisiche. Da Sherlock Holmes a Sam Spade a Montalbano per passare dalla Gran Bretagna della fine dell'800, agli Usa della metà del '900 all'Europa del 2000. Epoche, culture, sensibilità diverse ma, soprattutto nel genere giallo, la formula si rivela vincente e non solo nel paese d'origine, perchè quelli che abbiamo menzionato sono personaggi divenuti famosi in tutto il mondo e, ognuno a loro modo, un'icona dei multiformi aspetti di questo genere.  Simenon questo lo sapeva di certo, scrittori appunto come Conan Doyle, Agtha Christie, Dashiell Hammet, ma anche Raymond Chandler (Philip Marlowe), Rex Stout (Nero Wolfe), Erle Stanley Gardner (Perry Masons), tanto per citare nomi noti a tutti. Erano tutti a lui precedenti o contemporanei, avevano seguito ognuno la sua strada, trovando una modalità narrativa e costruendo dei personaggi così caratterizzati che avevano una grande presa nel pubblico. Quando per il giovane Simenon scoccò l'ora di passare dalla letteratura popolare scritta su ordinazione, alla semi-letteratura, una delle cosiderazioni riguardava il fatto che quel genere era di grande presa sul pubblico, a patto di saper padroneggiare, i personaggi, la loro psicologia le ambientazioni, le vicende. E lui, con alle spalle anni di scrittura, anche se su ordinazione, aveva accumulato un 'esperienza e maturato un mestiere che si andavano a sovrapporre a doti innegabimente connaturate. E inventarsi un personaggio che soprattutto per quei primi anni '30 andava decisamente contro-corrente deve avergli richiesto certo del tempo ma, conoscendo il suo talento creativo, non deve essergli costato una gran fatica. La sua bravura fu quella di creare un personaggio affatto piatto, lontano dagli stereotipi che l'avrebbero fatto scivolare in una narrazione di serie B.  Il suo funzionario di polizia giudiziaria è un tranquillo uomo di mezz'età che rifugge azioni plateali e atteggiamenti stravaganti, spesso taciturno e a volte addirittura (apparentemente) defilato, dai gusti semplici, insomma quasi un grigio impiegato piuttosto che un brillante e accattivante detective. Come avrebbe fatto un personaggio del genere a coinvolgere il pubblico, un grande pubblico? Ed era appunto la domanda che si poneva Fayard, il suo editore, che non era affatto convinto che quello fosse il personaggio giusto da lanciare. E da qui si scatenavano le lunghe diatribe se pubblicare o no le inchieste del commissario Maigret Ma Fayard non aveva fatto i conti con la doppia faccia del personaggio che da una parte creava un'identificazione immediata con la gente comune,  dai gusti comuni, non incline ad atteggiamenti spericolati e ad azioni pericolose. L'altra faccia di Maigret era la psicologia, quella sua e quella che utilizzava nelle sue indagini. Infatti si tratta di un personaggio che nel corso delle sue innumerevoli inchieste assume una personalità sempre più complessa, ricca di sfaccettature e talvolta contraddittorie. Il suo famoso "aggiustare i destini" in fondo era in profondo conflitto con il suo ruolo investigativo che non prevedva certo che lui decidesse se il tale potesse sottrarsi o no alla giustizia.  E la sua psicologia era l'arma più efficace che utilizzava. Voleva sempre capire il perchè e per farlo doveva conoscere la mentalità dell'ambito in cui era maturato il reato. Quali erano le relazioni interpersonali tra la gente del posto? Cosa passava per la testa a quelli che interrogava o che semplicemente osservava? Quando arrivava a capire tutto ciò era in grado di ripercorrere le fasi della tragedia, comprendeva perchè si era arrivati a quel punto, intuiva le azioni e le reazioni dei personaggi e, diventato uno di loro, arrivava a risolvere il suo caso. 
Ma la grande capacità di Simenon fu anche quella di connotare il suo personaggio con una serie ci caratteristiche che nell'immaginario collettivo formano una specie di galleri adi quadri. come se il perosnaggio fosse stato immortalato in aluni suoi esclusivi atteggiamenti. 
Maigret che fuma la pipa e con un finto sguardo beato osserva tra le volute di fumo il "suo" uomo. 
Maigret che al vecchio bancone di zinco di qualche brasserie beve un bicchiere di birra fresca se è estate o un calvados se invece è una piovosa sera d'inverno.
Maigret che sulla piattaforma aperta dei vecchi tram parigini fuma la prima pipa della matina.
Maigret che fà una delle sue rare, ma terribili sfuriate e a chi capita capita: il suo superiore il giudice Comelieau, i suoi ispettori, il sospettato di turno.
Maigret seduto nella potrona del suo salotto, dopo cena, quando M.me Maigret gli porta la prunella fatta in casa e lui, pipa in una mano e il bicchierino nell'altra, è l'immagine della beatidune.
Maigret a disagio, quand le sue inchieste lo portano in un albergo di lusso o in un appartamento della Parigi bene,  a trattare con ricchi e influenti personaggi. 
Maigret che va ad annusare quello che bolle sui fuochi di una cucina, che sia quella di una locanda o di una portineria del palazzo dove è avvenuto un omicidio.
E siamo solo all'inizio della galleria... i quadri sono ancora molti e potreste anche voi provare a suggerirne qualcuno...