giovedì 10 maggio 2012

SIMENON. L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO

Tutto quello che ha scritto e ogni dichiarazione che ha rilasciato il tal senso portano univocabilmente alla concusione che l'istinto per Simenon fosse vincente sulla ragione. E lui non si riferiva solo alla propria opera letteraria, ma anche alla propria vita, alle scelte di tutti i giorni.
Questa storia dell'istinto a 360° a volte non convince. Ad esempio nel trattare con gli editori o con le case cinematografiche per la cessione dei diritti, cosa che sapeva fare molto bene, l'istinto può averlo aiutato fino ad un certo punto, ma ci sarà voluta anche una buona dose di ragione e una certa esperienza.
Però anche lui stesso, per esempio in una lettera ad André Gide, si definiva non intelligente e addirittura affermava di diffidare della propria intelligenza perchè preferiva "sentire" piuttosto che "pensare", riconosceva che aveva un'ottima memoria e un buon intuito e che queste erano doti importanti. L'intelligenza poteva subentrare in un secondo momento.
Quando nell'ultima parte della sua vita, tirava le somme della sua intensa e ricca esistenza, non faceva che riconfermare questa tesi.
"...non ho mai obbedito alla ragione. Fin dalla mia infanzia ho sempre seguito l'istinto, cosa che continuo far tutt'ora... - scriveva in uno dei Dictées nel 1979 -  Fino ad oggi comunuque il mio istinto non mi ha mai fatto sbagliare anche se mi ha procurato qualche anno infelice e qualche volta doloroso...".
Tra l'altro questo fatto di non essere intelligente, ma intuitivo o istintivo, Simenon l'ha trasposto sic e simpliciter nel suo commissario Maigret. E lo dice proprio con le stesse parole che utilizza per sé stesso.
Infatti, rispondendo ad un domanda in un'intervista di Roger Stéphane nel 1963, asseriva "... Maigret non è un uomo intelligente. E' un intuitivo...".
Lo affermava come se questo trasfert potesse rendere più convincente la sua opinione. Adesso non vogliamo qui impelagarci nella questione se Maigret sia o no il personaggio della letteratura simenoniana che più somiglia allo scrittore. Ma è un fatto che quanto detto prima e, per esempio, la convinzione che "é meglio comprendere che giudicare", fanno parte della mentalità dello scrittore, ma le ritroviamo come caratteristiche basilari del commissario.
Anche nella famosa intervista televisiva di Bernard Pivot del 1981, si toccò l'argomento e Simenon ebbe così modo di ribadire: "... non ho mai pensato un romanzo, ho sentito un romanzo. Non ho mai pensato un personaggio, ma ho sentito un personaggio. Non ho mai inventato una situazione, la situazione si è concretizzata mentre scrivevo, ma non sapevo affatto dove il mio personaggio mi avrebbe condotto...".
E questo, l'abbiamo gia detto tante volte, spiegherebbe la velocità di scrittura di Simenon. E sappiamo che faceva di tutto per non interrompere la seduta di scrittura. Preparava in anticipo quello che gli sarebbe potuto servire, nel timore che qualsiasi interruzione avrebbe potuto fargli perdere quell'intuizione. E poi se non fosse stato trascinato da questa istintiva ispirazione, quella che lui chiamava état de roman, sarebbe potuto essere così veloce? Evidentemente dubbi, curiosità, ripensamenti, incertezze, che avrebbero rallentato il ritmo, non facevano parte della sua modalità di scrittura. E' vero che durante il suo periodo di scrittura popolare, quella su ordinazione, doveva sbrigarsi e più velocemente scriveva e tanto più guadagnava. Ma dai Maigret in poi tutto questo non era più necessario, non aveva bisogno di essere così veloce. Eppure il ritmo rimase inalterato, anche se dai popolari ai Maigret e quindi ai romanzi le sue costruzioni letterarie andavano facendosi sempre più complesse e approfondite. Eppure lui procedeva sempre come un treno. Ad ogni bivio intuiva perfettamente dove andare senza esitazioni e i risultati alla fine sembrano proprio dare ragione a questo istinto o intuito comunque si voglia chiamarlo.

mercoledì 9 maggio 2012

SIMENON E L'ISOLA DEL TESORO



Vista di Porquerolles anni '30 ripresa da un pallone aerostatico
In quei primi anni '30 Simenon stava vivendo una fase felice della sua vita. E' finito il periodo di apprendistato rappresentato dalla letteratura popolare. Passa infatti a quella che lui stesso chiama la semi-letteratura (o letteratura semi-alimentare) con il lancio del commissario Maigret che segna anche il momento in cui inizia a firmare i propri libri con il proprio nome, abbandonando gli pseudonimi. Ancora non lo sa, ma di lì a qualche anno entrerà nella prestigiosa maison Gallimard e il suo ingresso ufficiale nella letteratura si sarà compiuto.
E' sposato con Tigy, e con loro convive Boule con il ruolo di femme de chambre, ma anche di maitresse per "il padroncino Georges".
Lo scrittore aveva già scoperto l'isola di Porquerolles nella seconda metà degli anni '20, quando, tra i primi guadagni di Georges e la buona vendita di un paio di quadri da parte di Tigy, la coppia mise insieme un gruzzoletto che permise loro di passare alcuni mesi di vacanza nell'isola che allora era un vero paradiso naturale. Poi una lunga pausa e quindi il ritorno nel 1933. E da quell'anno fino al 1940 soggiornarono tutti gli anni diversi i mesi nell'isola qualche volta anche d'inverno in un casa chiamata Le Tamaris sulla strada per Langoustier.
Vediamo quello che Simenon ha scritto in proposito su Mémoires intimes
"... vi ho passato sette anni, svariati mesi all'anno e quache volta anche tutto l'inverno. Avevo una strana piccola casa proprio in riva al mare, alla fine del porto. A fianco delle casa si ergeva una torre quadrata, assai improbabile, sormontata da un minareto ancor più improbabile. Il gardino traboccava di tamaris. Avevo fatto costruire una banchina dove era ormeggiato il mio 'pointu', ossia la mia barca da pesca, oltre ad atre due barchette..."
Quest'isola era per Georges e Tigy un vero tesoro e segnò l'inizio della passione della pesca per lo scrittore. Che ben presto si fece costruire una barca da pesca più grande e iniziò ad avvalersi di quello che nell'isola era ritenuto il miglior pescatore, un certo Tado. Con lui via per mare, sia per le grandi battute di pesca sia per raccogliere lo stretto necessario per una ricca zuppa di pesce. Un'altra delle "impegnative" attività dell'isola erano le partite di pètanque sulla piazza del paese.
"...Eravamo a volte otto contro otto e le partite, sotto il sole cocente del Sud, duravano due ore e mezzo/tre ore - continua a raccontare Simenon in Mémoires intimesE lì si potevano sentire tutti gli accenti, tutte le imprecazioni in francese e in tutti i dialetti italiani della costa. A partita finita, tutti si andava Chez Maurice, all'Arca di Noè, un piccolo albergo con un simpatico bar...".
Però tra pesca, partite di petanque, bagni, grandi mangiate di pesce la produzione letteraria di Simenon non si fermava. Nemmeno d'estate quando nel suo studio, al piano basso della torre, iniziava a scrivere verso le quattro del mattino per sfuggire alla gran calura del giorno. Tra i titoli scritti sull'isola possiamo ricordare Les fiançailles de Monsieur Hire (1933), Maigret (iniziato a Porquerolles nell'estate del '33), L'évadé, Les clients d'Avrenos, Le coup de lune (tutti scritti nella primavera del '34) e Les demoiselles de Concarneau (iniziato anche lui nella primavera dello stesso anno), e poi nel '36 Le blanc à lunettes e Le testament Donadieu. E ancora, nel 1937 finiva la stesura de L'homme qui regardait passait les trains e scriveva Monsieur La Souris, Touriste de bananes e Le cheval blanc (1938).
Tra quelli citati ci sono alcuni tra i più bei romanzi di Simenon, segno che in quegli anni Porquerolles fu davvero l'isola di un tesoro, soprattutto letterario.
 

martedì 8 maggio 2012

SIMENON: I MAIGRET-EBOOK ANCHE SU GOOGLE PLAY

Intervento di una nuova "attachée" al Bureau Simenon Simenon, Cristina De Rossi. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dall'attachée Cristina De Rossi - Arrivano anche gli ebook della Rizzoli (Rcs Libri Group) sulla nuova piattaforma che Google ha riservato a quello che chiama "intrattenimento digitale". Il colosso del web oggi lancia Italia Libri sulla sua sezione Google Play. Si parte dall'Italia, ma in poco tempo il servizio sarà fruibile in decine di altri paesi dell'Eurpa continentale. Ovviamente di questa offerta faranno parte anche gli ebook di Maigret che, come Simenon-Simenon ha già scritto, L'Adelphi sta pubblicando in ordine cronologico e che hanno avuto subito un grande successo.

domenica 6 maggio 2012

SIMENON - FLEMING, BOND - MAIGRET, NON C'E' STORIA?

Sul Sole 24 Ore del 4 maggio è uscito un articolo, Doppio anniversario per l'agente 007, un Bond da 11,7 miliardi di dollari, in cui si dà anche la notizia della prossima uscita dei romanzi di Ian Fleming per i tipi dell'Adelphi (vedi Bond in Italia sarà targato Adelphi - post del 4 aprile sul "Dizionario Atipico del Giallo on-line"). Nel corso dell'articolo l'autore, Francesco Prisco, tra l'altro scrive "...la casa editrice milanese specializzata in letteratura di qualità farà uscire un tomo dietro l'altro l'intero corpus di Fleming. Esauritasi infatti la vena aurifera dell'opera omnia di Georges Simenon e del suo inossidabile commissario Maigret, pare che Fleming e Bond siano i «cavalli di razza» sui cui puntare con decisione per ripeterne il successo. Come risponderà il pubblico? Difficile pronosticarlo...".
A parte che, come ci ricordava nel suo post di ieri il nostro attaché del Bureau Simenon-Simenon Andrea Franco, mancherebbero ancora diversi racconti (ma Adephi avrà i diritti anche di quelli?) e poi sul ripetere il successo di Simenon, tra romanzi e Maigret, o anche solo dei Maigret ci pare un'affermazione un po' azzardata. Non vogliamo adesso mettere a confronto il valore letterario di Georges Simenon con quello di Ian Fleming. Ma ad esempio è un fatto che il giallista inglese scrisse il suo primo libro, Casinò Royale, in cui debuttò l'agente segreto 007 James Bond, nel 1953 (pubblicato poi l'anno dopo). Per Fleming arrivò con puntate segunti un successo più che discreto, ma per quello mondiale dovette aspettare fino al 1962 quando la sesta puntata della saga di Bond fu presa come soggetto del film di Terence Young. Uscì Agente infatti 007, Licenza di uccidere con Sean Connery nella parte del protagonista. Successo planetario del film e dell'attore che si tirarono dietro anche i romanzi, i quali vissero una seconda giovinezza, con una vendità e una popolarità stavolta davvero a livello mondiale.
Ma, come abbiamo detto siamo nel '62, due anni dopo Fleming morirà ancora abbastanza giovane (56 anni) per un infarto. Nel complesso quindi la sua opera si compone di dodici romanzi più due raccolte di racconti, scritti complessivamente in tredici anni.
Come può farsi un confronto anche solo con le inchieste del commissario Maigret, che tra romanzi e racconti, sono ben oltre cento, lasciando stare i romans-durs di Simenon autore che può vantare una produzione letteraria lunga cinquant'anni?
Non possiamo credere che all'Adelphi abbiano nemmemo pensato a Fleming come ad un rimpiazzo di Simenon, ma nemmeno dei soli Maigret. E poi sono due scrittori così diversi e, a nostro avviso, con un target di lettori talmente differenti che ogni comparazione sarebbe davvero fuori luogo.
Scommettiamo che "la vena aurifera dell'Adelphi" come la chiama Prisco, continuerà ad essere ancora per diversi anni quella di Simenon?

sabato 5 maggio 2012

SIMENON. SE IO FOSSI STATO MEDICO....

Cinquant'anni fa' Simenon si trovava a Montreux per inaugurare a maggio il IV Congresso della Federazione Internazionale degli scrittori medici.
Il rapporto tra il romanziere e la medicina e i medici è stata una costante della sua vita e un interesse che era ben conosciuto. Non a caso nei suoi romanzi protagonisti o co-protagonisti sono medici e il più caro amico del suo famoso commissario Maigret è proprio un medico, il dottor Pardon.
"Cosa mi sarebbe capitato se la morte di mio padre non mi avesse costretto ad abbandonare gli studi? Avrei scelto la carriera medica? Avrei retto alla prime seduta in sala settoria?.... Allora ero troppo piccolo per pormi queste domande, ma oggi posso dire con la massima sincerità che vi invidio...".
Con queste parole aprì il congresso e confermò, se ce ne fosse stato bisogno, che la professione medica costituiva per lui una grande attrazione. Nel suo discorso si soffermò poi sull'analogia tra gli scrittori e i medici, citando anche il suo amico scrittore Somerset Maugham che affermava "...non cososco migliore scuola per uno scrittore che dedicare alcuni anni della propria vita alla professione medica...". Simenon era infatti convinto che sia i medici che i romanzieri avessero di fronte all'uomo lo stesso atteggiamento che lo osservassero dallo stesso punto di vista, e che sia gli uni che gli altri cercassero in definitiva la stessa cosa. E anche in Mémoires intimes rinnova questa sua fede "... credo davvero nella medicina, nonostante oggi sia di moda pensare il contrario... e credo soprattutto nei medici perché ne ho conosciuto molti. Nei più diversi posti  del mondo in cui ho vissuto, i miei migiori amici sono stati dei medici...".
Questo attaccamento ai medici era quasi un'ossessione e lo confermò, dopo la famosa intervista del '68 a Simenon dei medici di Médicine et Hygiène, uno degli intervistatori, il dottor Pierre Rentchnik, che sottolineò come lo scrittore avesse bisogno di medici intorno a sé, non foss'altro che per traquillizzarsi. Ma questa esigenza era tale che arrivò a definirla un'ossesione compulsiva. Prova ne è che lo scrittore era sempre in contatto con i suoi due medici personali.
Ma non si trattava solo di questo. Anche l'atteggiamento di Simenon nei confronti degli altri aveva a che fare con quello tipico di un medico. Una delle testimonianze in tal senso la fornisce uno psichiatra di sua conoscenza, il dottor Pierre Deniker "... agli occhi del medico e soprattutto dello psicologo, Simenon appare, attraverso la sua opera come un perfetto clinico... senza dubbio, meglio di  tanti altri, ha saputo osservare e far percepire la faccia nascosta delle manifestaioni esteriori, i sintomi negativi, la fragilità nascsta, i punti deboli... Diffidando delle apparenze e dubitando delle sue analisi, osserva, spia, indovina e mette insieme le constatazioni; tiene per sé l'interpretazione e la diagnosi fino alla soluzione...".
Simenon leggeva avidamente libri di medicina, di psicologia e anche di psicoanalisi, come e opere di Carl Gustav Jung che lui ammirava tanto (vedi i nostri post Georges Simenon e Carl Gustav Jung e l'incontro mancato e Simenon. Psicologia, psicanalisi e psichiatria).
Questo non poteva che far piacere al medico... mancato che Simenon si sentiva, tanto più che questo tipo di riconoscimenti non gli veniva solo dall'ambito clinico, ma anche da quello letterario. Non a caso andava molto fiero del giudizio di André Parinaud che ebbe modo di scrivergli "...quello che mi piace nei vostri libri, Simenon, è che i vostri personaggi non solo hanno una vita romanzesca, intellettuale o animalesca, ma un fegato, dei polmoni, un cuore, dei muscoli, dei nervi. Mi sforzo sempre, al primo capitolo, di formulare una diagnosi medica  sui vostri personaggi, curioso di sapere alla fine se mi sono sbagliato o no...". 
Insomma sembra proprio che abbiamo perso un bravo medico, in compenso abbiamo guadagnato uno scrittore con i fiocchi.

SIMENON+MAIGRET+CERVI= 111 ANNI PER L'ATTORE ITALIANO

Omaggio a Gino Cervi. Il 3 maggio ricorreva il 111° anniversario della nascita di Gino Cervi, l'indimenticato interprete italiano degli sceneggiati del commissario Maigret prodotti e messi in onda dalla Radio Televisione Italiana tra il 1964 e il 1972.
Per tanti, tantissimi italiani la faccia di Cervi fu un'icona. Entrò nell'immaginario collettivo dei telespettatori in modo così prepotente che Mondadori, allora editore delle opere di Simenon, pubblicò per molti anni i libri delle sue inchieste con le superbe  illustrazioni di Fèrenc Pinter che raffiguravano le fattezze del commissario con i lineamenti dell'autore. Un fenomeno unicamente italiano (vedi Simenon. Si scrive Maigret, ma in Italia si pronuncia Cervi).
Cervi, nonostante sia stato grande attore di teatro, direttore di compagnie drammatiche, interprete di numerosi film, fu così legato al personaggio creato da Simenon che spesso venne identificato con il commissario di Quai des Orfévres, (oltre che alla sua interpretazione cinematografica con Fernandel nella serie "Don Camillo e l'onorevole Peppone" per altro famossisima anche in Francia, dove Cervi interpretava il sanguigno sindaco comunista nell'Italia degli anni '50).
Ma il rapporto Cervi-Maigret era speciale:" ...nella mia lunga carriera non mi sono mai innamorato di un personaggio come questo - scriveva l'attore al giornalista Angelo Gangarossa - Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano..."
Volessimo raccontare la carriera teatrale, radiofonica, cinematografica e televisiva di Gino Cervi non basterebbe un blog come Simenon-Simenon. Ci vorrebbe un... Cervi-Cervi, anche perchè è stato un forsennato della recitazione almeno quanto Simenon lo è stato per la scrittura. Per dare un'idea diremo che tra il '24 e il '73 ha interpretato a teatro oltre 300 commedie, ha girato 120 film, nell'anno 1927 con la compagnia di Annibale Bertone di cui faceva parte partecipò alla messa in scena 50 rappresentazioni e arrivò a provare quattro o cinque commedie contemporaneamente! Insomma i numeri non gli mancano e vogliamo finire con 18 milioni. Sì, tanti furono gli spettatori che seguirono, nel picco d'ascolto, l'ultima serie televisiva dei Maigret nel '72.
Noi di Simenon-Simenon, vogliamo fargli un omaggio molto personale ricordando che nel 2003, scrivemmo un libro per la ElleU Multimedia, Chez Maigret. E' un pastiche letterario che vede insieme Georges Simenon, Jules Maigret e appunto Gino Cervi. I tre si ritrovano a cena a casa del commissario a gustare le prelibatezze preparate da M.me Maigret e poi, per un imprevisto, passano tutta la notte insieme tra Quai des Orfévres, la Brasserie Dauphine e una Parigi notturna. La cena e la nottata sono un pretesto perchè i tre protagonisti si raccontino vicendevolmente le proprie storie, le esperienze vissute e gli intrecci che la professione e la fantasia hanno creato tra loro.
Il nostro saluto e il nostro affettuoso ricordo ad un attore che difficilmente potremo dimenticare, anche (e forse soprattutto) per il suo bellissimo Maigret.

venerdì 4 maggio 2012

SIMENON. QUELLO CHE NON HO... DEI MAIGRET

In evidenza un bel commento breve di un nostro "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Andrea Franco. Se volete editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma dall'attaché Andrea Franco - All'Adelphi dovrebbero pubblicare ancora i 28 racconti della serie dei Maigret, tra cui tre inediti in Italia. Si tratta di Menaces de mort ('42?), Ceux du grand café (1938) e L'improbable Monsieur Owen (1938), questi scritti a La Rochelle. A mio avviso, soprattutto il primo, meriterebbe di essere pubblicato per la soddisfazione di tutti i simenoniani d'Italia. (Copertina di "Menace de mort" versione graphic-novel di Loustal)

giovedì 3 maggio 2012

SIMENON... L'ULTIMO MAIGRET ?

E' in uscita prossimamente l'ultima inchiesta del commissario Maigret scritta da Simenon nel 1972, Maigret e il signor Charles. L'editore forse potrebbe pubblicare il volume con tanto di fascetta rossa con su scritto "L'ultimo Maigret". E, se i nostri calcoli non sono sbagliati, dovrebbe essere probabilmente l'ultimo Maigret che resta da pubblicare all'Adelphi.
Su carta, perché la pubblicazione degli ebook è appena iniziata e andrà avanti per un bel po'.
Questa inchiesta ha la sua importanza anche perchè è l'ultimo libro scritto e pubblicato da Simenon. Infatti Maigret et Monsieur Charles fu terminato nel febbraio del '72, mentre la stesura dell'opera precendente, il romanzo Les Innocents, era stata conclusa, sempre ad Epalinges, l'anno prima (ottobre '71) e poi pubblicato a febbraio del 1972, mentre Maigret et Monsieur Charles uscì successivamente, a fine luglio '72.
Il seguente doveva essere un romanzo, intitolato Victor, di cui l'autore non riuscì però a scrivere nemmeno una riga. E non fu una transitoria crisi della pagina bianca, come si dice spesso per gli scrittori. Fu una vera e propria resa alla letteratura (ne abbiamo parlato in Simenon. L'ultimo romanzo fu un Maigret). Era l'11 febbraio '72 quando ad Epalinges il romanziere decise di smettere. Non riusciva più a entrare ed uscire dal famoso état de roman? Ormai a 69 anni si era sentito improvvisamente stanco? E vista la sua produzione, non avrebbe nemmeno avuto torto. Forse fu come se la stanchezza accumalata in cinquant'anni di scrittura forsennata, con oltre 400 titoli all'attivo, fosse piombata tutta insieme sulle spalle del romaziere, schiantandolo fisicamente, psichicamente e anche da un punto di vista creativo. Forse... Fatto sta che Simenon non stette lì a traccheggiare, decise subito che non avrebbe più scritto romanzi. Fece togliere dalla dicitura "professione" della sua carta d'identità la parola "romanziere". Continuarono ad uscire dei suoi libri, ma erano riflessioni, ricordi e considerazioni varie, dettate a registratore e poi trascritte e pubblicate. Ci fu anche l'eccezione dell'imponente Mémoires intimes nel 1981, ma si trattava di autobiografia e non certo di un romanzo.
Ma torniamo all'ultimo protagonista della penna di Simenon: Charles, chi era costui? E' fin troppo ovvio che si tratta del protagonista dell'inchiesta, ma quello che è particolare che non si chiama davvero così. Il suo vero nome è Gérard. Gérard Sabin-Levesque cui il matrimonio non aveva cambiato le sue abitudini di scapolo impenitente e di donnaiolo imperterrito. Diventava il signor Charles quando frequentava locali notturni, cabaret, prostitute o belle donne disponibili con cui ogni tanto spariva per qualche giorno, come raccontava una rassegnata(?) moglie, denunciando la scomparsa del marito al 36 Quai des Orfévres.
Ci viene in mente una coincidenza. Simenon ha iniziato a scrivere nel '22 utilizzando una ventina di pseudonimi e nel '72, dopo mezzo secolo, il suo ultimo libro parla proprio di un uomo che non usava il proprio nome. Questo non significa nulla, anche perchè nel febbraio del '72 Simenon non immaginava certo che stava redigendo il suo ultimo Maigret e che non avrebbe più scritto romanzi.
Ma torniamo al nostro signor Gérard, alias Charles, che si eclissava con l'amante di turno per un po'. Ma, come si dice, un bel giorno sparì non per un po', ma per parecchio, finchè il suo cadavere non fu ripescato bello gonfio, una volta venuto a galla dal fondo della Senna.
Dove porterà il cammino dell'inchiesta che per Maigret inizia proprio dal matrimonio dei coniugi  Sabin-Levesque? E' un percorso psicologico tutto da leggere che come di consueto scandaglia rapporti, tradimenti, vendette che Simenon conosceva bene e descriveva meglio.

mercoledì 2 maggio 2012

SIMENON. TUTTO O QUASI SU MAIGRET, IN ONDA SU ARTE'

L'ormai famoso canale televisivo franco-tedesco di Strasburgo, Arte, che come dice efficacemente iL suo nome si occupa prevalentemente di arte e di cultura più in generale, lunedì scorso ha mandato in onda un documentario di oltre 50 minuti intitolato Tout o presque Maigret. Nel programma si ripercorre la nascita del personaggio e del suo lancio, si scava sulla convinzione di Simenon che dovesse trattarsi di una serie da esaurire in una ventina di inchieste, mentre  invece il commissario lo seguirà per tutta la vita, diventando una sorta di suo alias. E poi il documentario prende in esame i motivi del successo, non solo letterario ma anche cinematografico e poi televisivo del personaggio. Insomma un ritratto interessante e di grande appeal per tutti i ...maigret-dipendenti.
La trasmissione sarà replicata sempre su Arte il prossimo 18 maggio, alle 13.40 circa.  
Oggi ve lo proponiamo grazie all'archivio del I.N.A. (Institut national de l'audiovisuel francese). 
Il documentario è del 2009, realizzato da Alain Ferrari, prodotto da Arte France , Les films du Cabestan , Institut national de l'audiovisuel , Sombrero & Co, produttore esecutivo Valérie Abita. il documentario è commentato in francese da Bernard Pierre Donnadieu e Anne Marie Philipe.

martedì 1 maggio 2012

SIMENON. LIBRERIA RIZZOLI, UNA PAGINA DA NON PERDERE

In una delle nostre scorribande sul web siamo incappati in una pagina della Libreria Rizzoli che è completamente dedicata all'edizione in ebook di tutte le inchieste del commissario Maigret (ne abbiamo già parlato in un post del 22 gennaio Da domani Maigret indaga anche dagli ebook). In questa pagina abbiamo trovato una vera miniera di notizie (!) che a quel momento però non erano ancora disponibli al pubbico. E invece qui abbiamo trovato il calendario delle uscite, i titoli, i prezzi, le promozioni, addirittura fino a fine marzo 2013. E poi pubblicità sull'iniziativa, tutte le indicazioni e i sistemi per acquistarli on-line... insomma una mole di informazioni sulle edizioni e sulle promozioni come nemmeno sul sito dell'Adelphi si possono trovare. La pagina in questione la potete trovare qui.
Forse vi chiederete perchè Rizzoli sì e Adelphi no? Intanto forse non tutti sanno che da oltre sei anni la Rizzoli (o più precisamente la RCS Media Group) possiede quasi il 60% delle azioni dell'Adelphi ed è quindi naturale che prenda iniziative promozionali per una delle sue sigle editoriali e soprattutto per uno dei "must"  della suddetta casa editrice, vale a dire Simenon.
E poi l'Adelphi è stata sempre un mondo a sé stante, un editore che ha sempre fatto scelte elitarie. Non a caso Roberto Calasso (allora non ancora presidente, ma direttore editoriale) nel 1985 riuscì a strappare i diritti di Simenon alla Mondadori, convincendo lo scrittore, magari anche con un'offerta vantaggiosa, ma soprattutto con l'idea che l'Adelphi fosse la punta di diamante dell'editoria italiana, la più sofisticata, la più elitaria e la più esclusiva, mentre Mondadori era ormai diventato un'editore popolare, che pubblicava di tutto e non più adatto ai suoi romanzi.
E così, dicevamo, l'Adelphi aveva sempre l'immagine di una casa editrice che con le altre aveva poco a che fare (e in parte a ragione, visto il livello degli autori che è riuscita a pubblicare), quasi quasi fosse disinterassata all'aspetto commerciale e più concentrata sulla qualità culturale di quello che pubblicava (non sappiamo se questa sia stata la realtà, ma il fatto che alla fine sia stata comprata dalla RCS, nel mondo dell'editoria vuol dire una sola cosa: Adelphi non riusciva a star in piedi da sola, andando avanti con le proprie forze).
Direte voi, e questo cosa c'entra con Simenon?  Beh... ricordiamo che Simenon nel '45 non esitò a lasciare la grande e prestigiosa Gallimard, gotha delle letteratura francese e non solo, per entrare nell'allora piccola e sconosciuta Presses de La Cité (di cui divenne anche azionista). Non deve stupire quindi che per l'Italia il romanziere lasciasse un grande editore internazionale per una piccola e rampante casa editrice.
Insomma Rizzoli inzia a muoversi per promuovere Simenon, chissà che non arrivi a posare l'occhio anche su Simenon-Simenon? (Adelphi, ad esempio, non ci ha mai inviato nemmeno un comunicato stampa...).