mercoledì 1 aprile 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET: PESCA INFRUTTUOSA DEL PRIMO APRILE, MA IL PESCE PIU' BUONO LO PESCHERA'...

Quando Maigret quella mattina decise di andare a pescare, portò con sé un sandwich e qualche bottiglia di birra. Si sistemò in riva al fiume e sfoderò la sua canna da pesca. Dopo ore di attesa, nessun pesce aveva abboccato. Deluso apri il suo paniere, bevve una birra, poi, siccome aveva fame, prese il sandwich. Gli veniva l'acquolina in bocca al pensiere del buon paté che doveva imbottirlo e affondò i denti nel pane dorato. Ma quale sorpresa! Nel sandwich c'erano soltanto una foglia d'insalata e una fettina di formaggio! Maigret stava per gettare la carta che ricopriva il sandwich, quando vide che c'era scritto un messaggio: "Maigret, ti ho preparato una bella trota al forno. Vieni subito a mangiarla!"

Murielle Wenger

martedì 31 marzo 2015

SIMENON SIMENON. LE PICCOLE GIOIE DI UN GRANDE COMMISSARIO

"... Maigret è il guardiano del piacere che con poca spesa si prova rincasando quando è cattivo tempo, oppure sedendosi al tavolo di un bistrò, una sera umida, per bere una birra o un calvados. La felicità consiste nel sentire il tepore sciogliersi nel sangue, nell'osservare la moglie che si mette i bigodini senza paura d'imbruttirsi, libertà che presume affetti sicuri...."
Sono le parole di Arrigo Benedetti famoso giornalista e scrittore che nel '67 tratteggiava un ritratto di Simenon per il Corriere della Sera intitolato "Il mistero Simenon".
A nostro avviso in queste poche righe Benedetti riesce a cogliere l'essenza del personaggio simenoniano che, se non possiamo definire parco e morigerato (fuma come un turco, mangia a crepapelle e soprattutto beve a più non posso e ogni occasione é buona...), possiamo dire che vive nel mondo delle piccole cose. Un Commissario Capo Divisionale della Polizia Giudiziaria parigina, con le sue conoscenze, le sue entrature anche nella Parigi che conta e la notorietà procuratagli dalla stampa (che spesso e volentieri lo mette in prima pagina) potrebbe tranquillamente essere un personaggio pubblico che fa parte del bel mondo della capitale. Potrebbe permettersi un appartamento più lussuoso e in quartiere più alla moda del suo borghese e senza pretese appartamento in boulevard Richard Lenoir. Lui e la moglie, senza figli, potrebbero concedersi una vita mondana, viaggi, macchine lussuose... e invece. Invece Maigret non ha nemmeno la patente. Va a piedi o prende l'autobus (quando motivi di servizio non lo obbligano a servirsi delle auto nere della polizia o dei taxi), magari i vecchi bus con la piattaforma esterna che gli regalano il piccolo piacere di fumare in viaggio, l'aria in faccia, osservando la città. E sono piccoli ma irrinunciabili piaceri anche le pause nel suo ufficio, magari d'inverno facendo fuori i sandwich e sorseggiando con gusto la birra che arrivano espressi da sotto... dalla Brasseire Dauphine. E quando carica la stufa di ghisa nel suo ufficio riempiendola di carbone? Anche quello è un rituale cui non rinuncerebbe per nulla al mondo e un'operazione che non delegherebbe mai ad un subalterno.
E poi la sera a casa con il giornale sulle gambe, la pipa accesa tra i denti, un bicchierino di prunella a portata di mano diventa il ritratto più che della felicità, di una intensa e palcida serenità che è nient'altro che il combinato di vari piccoli piaceri che il commissario apprezza e assapora lentamente fino in fondo.
Basso profilo?... forse, ma non è esattamente questo il comportamento del commissario é più un modo di essere spontaneo che nasce dal suo carattere, na tenedenza ad attenuare, a minimizzare, a moderare. Non frequenterebbe mai il bel mondo parigino, (come ad esempio Simenon ha sempre evitato la frequentazione dell' ambiente dei letterati). Maigret, patente a parte, non si comprerebbe mai un automobile americana. E infatti quando i coniugi Maigret si motorizzano, lo fanno con un'utilitaria francese, guidata dalla signora. Una moglie tutt'altro che glamour, diremmo invece sotto tono, ma decisa sotto la sua morbida arrendevolezza coniugale.
Cinema di quartiere e film western. Andare al cinema non è un evento mondano, il commissario non si fà invitare alle prime dove ci sono attori, attrici, gente che conta. Andare al cinema è piuttosto un'appendice pomeridiana della passeggiata domenicale con la moglie e il piacere è quello di assopirsi davanti agli inseguimenti degli indiani e i duelli con la pistola negli affollati saloon. Ma il piacere nel piacere è quello di mentire alla moglie, la quale, una volta usciti, gli chiede con sorriso malizioso se il film gli sia piaciuto, senza far cenno alla sua pennichella nel buio della sala. Lui gli risponde, sapendo che lei sa e M.me Maigret sa che il marito sa...è un innocente gioco delle parti che tutti e due recitano consapevolmente, perchè si divertono anche così.
E' un trionfo del buon gusto, della riscoperta delle piccole cose che la vita ci regala tutti i giorni e che rischiamo di perderci? E' la vittoria di quelle gioie che fanno di una vita semplice un vita che merita di essere vissuta?
Anche durante le inchieste il commissario si prende le sue pause, in una piccola brasserie assaggiando un sandwich, seduto sulla panchina fuorimano in un parco a godersi un pipata, a bere un calvados sulla terrasse di un café...
Un grande commissario, una incomparabile figura letteraria, attanta a quelle gioie che non tutti riescono a percepire.
Simenon lo ha costruito così perchè così sarebbe voluto essere lui stesso? Un uomo come gli altri? Un uomo che si confonde nella folla dei suoi simili? Certamente così non fù. Almeno fino al 1975 quando senza più famiglia, non più romanziere (aveva smesso di scrivere nel '72) insieme alla sua compagna Teresa, lasciò la principesca enorme villa d'Epalinges per un anonimo appartamento all'ottavo piano di un palazzone popolare e poi per la piccola casa rosa di rue de Figuiers, lasciandosi dietro auto lussuose, quadri preziosi, mobili pregiati, vestiti da sera, portandosi solo le sue pipe... abbandonando addiritura i suoi libri. Da allora anche lui, inizò la vita dell'uomo qualsiasi, forse ripercorrendo le strade e i comportamenti che per anni aveva immaginato per il suo eroe/alterego? 

lunedì 30 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E GLI ALTRI DETECTIVE DI SIMENON: FACCIAMO IL PUNTO

Abbiamo parlato spesso di racconti polizieschi ante Maigret, oppure degli altri eroi detective che Simenon mise in scena nei suoi romanzi ed anche dei romanzi in cui Maigret appare, ma non è ancora il Maigret "ufficiale", quello che poi leggeremo nella  serie completa, partita nel febbraio del 1931. Avendo avuto più d'una richiesta per quanto riguarda questo argomento e avendolo tratto più volte negli oltre quattro anni di vita di Simenon-Simenon, abbiamo deciso di rinviarvi ad alcuni dei post che hanno come oggetto proprio questo tema. Buona lettura

SIMENON. SANCETTE L'ANTI MAIGRET O L'ANTE MAIGRET?

SIMENON. I "BRACCI DESTRI" DI MAIGRET, PRIMA DI MAIGRET

SIMENON. MAIGRET PRIMA DI MAIGRET… A MARSIGLIA

SIMENON SIMENON. MA L'INCHIESTA NON E' AFFIDATA A MAIGRET?...

MA QUESTO DETECTIVE NON SOMIGLIA A MAIGRET?

domenica 29 marzo 2015

sabato 28 marzo 2015

SIMENON SIMENON. NON ESISTE UN TERZO SIMENON... (MA NEMMENO UN SECONDO!)


Oggi sul quotidiano milanese Il Giornale, un paginone dedicato a Simenon a firma Daniele Abbiati, titolo dell'articolo Indagine (editoriale) sui detective dimenticati di Georges Simenon. L'articolo che annuncia senza ufficialità la notizia che l'Adelphi continuerà a pubblicare Simenon, una volta finiti i Maigret (ultimo titolo la raccolta "Un natale di Maigret" che uscirà a metà aprile), parla dei detective Sancette, G7, L'agenzia "O"... insomma della produzione poliziesca ante-Maigret. Ma per dare en passant questa notizia, si inoltra in una teoria di un "terzo Simenon". E' quello che a suo avviso verrebbe dopo il romanziere, dopo l'estensore delle indagini del commissario Maigret. Introduce l'argomento parlando de "Le bouton del col" il primo e incompiuto giallo scritto da un giovane Simenon ancora a Liegi, su cui Simenon-Simenon ha publicato un post il 12 marzo, e poi prosegue "...Eppure il terzo Simenon nasce proprio lì. Il Simenon stretto parente di quello di romanzi magistrali come Il piccolo libraio di Archangelsk , Cargo , In caso di disgrazia , L'uomo che guardava passare i treni e decine e decine di altri, e di quello targato Maigret...".
Non crediamo che esita un primo Simenon quello dei romanzi popolari, un secondo l'inventore del commissario Maigret e infine quello dei romans-durs.
Sono delle divisioni espresse dall'autore, per marcare la differenza tra il primo periodo di apprendistato, quello della letteratura su ordinazione, il secondo periodo (i Maigret) in cui per la prima iniziò a firmare con il suo nome e infine il romanziere tout court, in cui raggiunge il traguardo tanto agognato.
Questa partizione, ripresa da molti e talvolta anche da noi, è però una convenzione, una scorciatoia per intendersi velocemente di cosa si sta parlando. Ma in realtà siamo convinti, che ci sia un solo Simenon. La sua è un'evoluzione dove questi tre periodi si fondono, a volte si confondono e che danno origine ad un continuum che a nostro avviso non si può dividere in tre. Nel periodo "Maigret" ritroviamo, soprattutto all'inizio una serie di tratti che affondano le loro radici nelle numerose produzioni poliziesche precedenti, ma più si va avanti, sia nella scrittura che nei temi trattati, le indagni del commissario si avvicinano sempre più ai romans-durs (anche a detta dello stesso Simenon). Il livello sale e l'intrigo poliziesco perde di importanza a favore del'indagine psicologica e dell'osservazione dell'uomo nella sua essenza, proprio come succede nei romanzi "letterari". E così come nei romanzi troviamo spesso un atmosfera noir, a volte un delitto, che non è centrale, ma fà parte del meccanismo narrativo... Insomma forse sarebbe stato meglio che Abbiati, avesse approfondito le voci che girano da qualche tempo sul dopo-Maigret di Adelphi. Come è noto ci sono diversi romanzi in cui compare non solo Maigret, ma addirittura qualche personaggio che troveremo nella serie... lo stesso Maigret, ma non porprio come sarà quello definitivo, e anche Lucas, Janvier... E poi alcuni di questi polizieschi ante-Maigret sono stati scritti contemporaneamente ai primi Maigret... Insomma come si fà a parlare di un terzo Simenon?  

venerdì 27 marzo 2015

SIMENON SIMENON. LA PARIGI E LA PROVINCIA DI SIMENON SONO ANCHE QUELLE DI PIERO CHIARA?


"... andare a Parigi a quell' epoca era come darsi a un mestiere, a una professione, a un corso di studi. Vivere in quella gran città voleva dire imparare, capire, fiutare il vento...". Questo lo scriveva nel 1978 lo scrittore italiano Piero Chiara nel suo romanzo Il cappotto di astrakan. Ci è capitato in mano questo libro, che avevamo letto una trentina d'anni fa' e, rileggendolo, ci sono apparse alcune liaison con Simenon. Mettiamo subito i punti sulle "i". Chiara non è Simenon. Né meglio né peggio, è un altro romanziere. Ma Il cappotto di astrakan, che è ambientato in gran parte a Parigi, ci ha riportato alle descrizioni tratteggiate da Simenon di una città spesso protagonista dei suoi romanzi. Le vie, le brasserie, i bistrot, la gente. 
Quello descritto da Chiara in questo romanzo é lo sguardo di un giovane provinciale italiano in una Parigi degli anni '50, un po' stupefatto e un po' speranzoso di trovarvi "...  il terreno favorevole alla nuova vita… il bandolo di un avvio e magari… la fortuna...". Nel romanzo c'è anche un piccolo giallo animato da passioni che s'incrociano e dalle sorprese del destino, ma che non costituisce il fulcro della narrazione, anche se conferisce ritmo e vivacità alla trama.
Va detto che quello di Chiara è di solito uno sguardo disincantato e volte divertito, con i suoi personaggi balordi, fannulloni, perdigiorno... che sono coinvolti dai casi della vita, ma casi quasi mai tragici o non così cupi come per i "predestinati" di Simenon.
Però in questo libro di Chiara si avverte, più che in altri, l'amarezza, la solitudine, la mano del destino e non pensare a Simenon diventa difficile. Anche perché i personaggi degli altri libri di Piero Chiara abitano una provincia che a ben vedere non è così lontana da quella descritta da Simenon, una provincia che diventa un luogo dello spirito e una quinta delle piccolezze e del destino di tutti gli uomini che vivono quelle realtà.
In un articolo del 2003, sul Corriere della Sera, Donata Righetti scrivendo de Il cappotto di astrakan,  affermava che "... la cena in una locanda ha gli aromi di un Simenon..".
Ed è vero, quella di Simenon è notoriamente una scrittura attenta alle piccole cose della vita quotidiana, e così è pure quella di Chiara.
Ma tra i due scrittori ci sono degli altri punti di contatto. Curiosamente come per Simenon, anche se in misura minore, pure la produzione romanzesca di Chiara è stata spunto per numerosi film, con oltre una decina di adattamenti cinematografici.
E poi la Svizzera, che per Simenon è stata la sua residenza per oltre qurant'anni, e che invece per Chiara, che era di Luino un paesino sul Lago Maggiore a pochi chilometri dalla frontiera elvetica, costituisce un paese presente sia nella sua vita (lì fuggì dal fascismo durante la seconda guerra mondiale), sia nelle storie dei suoi libri, come una presenza viva e familiare.
Ma queste sono solo nostre personali suggestioni, più volte affiorate durante la lettura di questo piacevole romanzo di Piero Chiara.

giovedì 26 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUELLO DEI RACCONTI E' LO STESSO MAIGRET DEI ROMANZI?



Cosa  aggiugono i racconti  alla conoscenza del nostro commissario? Si possono rilevare diversi elementi:
• Un'idea dell'intreccio che costituirà la base di un futuro romanzo: la trama di base de L'affaire du boulevard Beaumarchais sarà ripresa nel romanzo Les scrupules de Maigret, come per On ne tue pas les pauvres types il cui argomento sarà oggetto del  romanzo Maigret et l'homme du banc. E' dunque interessante studiare, dal punto di vista letterario, come il romanziere sviluppa un intreccio, come utilizza lo stesso materiale di base condensandolo per la lunghezza di un racconto o dispiegandolo in un testo più lungo come quello del romanzo.
• Delle diverse descrizioni sul modo d'indagare di Maigret, per esempio, ne La péniche aux deux pendus queste due frasi: "E Maigret affondò sempre più in questa vita lenta e pesante de La Citanguette, come se soltanto là fosse capace di riflettere"; "Maigret voleva  - come dire ? - voleva arrivare a pensare-peniche, vale a dire pensare come quella gente"; ne L'improbable M. Owen: "Ritrovava il suo colpo d'occhio allo stesso tempo pesante e acuto, famoso alla Polizia Giudiziaria, e questa strana calma che s'impossessava di lui quando,  il suo spirito lavorava più attivamente".
•  Dei piccoli tocchi orginali che completano il ritratto del commissario rispetto al Maigret che troviamo nei romanzi; spesso è  inquadrato in un giorno più "leggero", meno serioso, come se il suo creatore lo guardasse divertito da una certa distanza. Il Maigret dei racconti adotta comportamenti che non sono quelli dei romanzi; questo è particolarmente vero per i racconti ante-guerra; possimao citare la scena in cui Maigret demolisce a colpi di piccone l'interno de la Péniche aux deux pendus o quella in cui  sega il barile della drogheria delle sorelle Potru ne Les larmes de bougie, oppure quando il commissario fà finta di ubricarsi in compagnia delle entraîneuse in Peine de mort (una scena simile  la troviamo ne Tempête sur la Manche). Quando colpisce un sospetto di Une erreur de Maigret e, ancora, la volta in cui il commissario è seduto a tavola davanti ad un piatto di crauti in Mademoiselle Berthe et son amant: "Maigret mangiava con appetito: grande grosso, aveva un modo tale di sorseggiare con gusto il suo mezzo boccale che avrebbe potuto servire per la pubblicità di una marca di birra". Oppure la scena piena di umorismo in cui Maigret riceve Le notaire de Châteauneuf che si potrebbe citare interamente, di cui riportiamo solo un breve estratto: " Capitava raramente [a Maigret] di prendersi gioco delle persone e, nonostante ciò, non resistette  la desiderio di compiere una ragazzata. Era senza dubbio il sangue freddo, la serietà di M. Motte che lo ispirarono.  E mormorò con l'aria più grave del mondo: - Potrei indossare un barba posticcia?...Ma l'altro non si lasciava smontare, fingendo di non aver sentito. -  Vi presenterò dunque a casa mia come un compagno del reggimento [...] E sia! Voi siete un amico di Bergerac... Monsieur... come? - Legros?"; o questa frase ne L'improbable M. Owen: "Maigret era contento! Aveva mangiato per quattro, bevuto per sei, succhiato il sole attraverso tutti i suoi pori come cinquanta canditati iniseme ad un concorso di costumi da bagno!".  
•  Il testo, per definizione, corto e condensato dei raconti ci dimostra "l'efficacia" di cui è capace il commissario nel risolvere in poco tempo  un enigma. Simenon si diverte d'altronde, in diversi di questi racconti, a immaginare un mistero del tipo "la camera chiusa" alla maniera di Agatha Christie; come per esempio in La fenêtre ouverte e Jeumont, 51 minutes d'arrêt !  
• Certi racconti, tra quelli più lunghi, ci dicono molto sui personaggi importanti della serie: così ne L'amoureux de Madame Maigret,  dove la moglie batte suo marito investigatore; e in Maigret et l'inspecteur malgracieux in cui si traccia per la prima volta la figura dell'ispettore Lognon.
• Altri racconti evocano delle "tecniche d'inchiesta" particolari adottate dal commissario, come "la ricerca" ne L'homme dans la rue o "l'indagine con l'influenza" ne Le témoignage de l'enfant de chœur, o "la gioiosa inchiesta primaverile" di On ne tue pas les pauvres types; tutti elementi che concorrono ad affinare il ritratto del commissario e ad allargare il ventaglio delle sue abitudini.
In conclusione, si può dire che i testi dei racconti non solo completano i romanzi, ma apportano alla serie degli elementi inediti, e inoltre il diverso stile di scrittura del racconto  arricchisce di sfumature il ritratto del protagonista e, a tale titolo, i racconti costituiscono una parte integrante ed essenziale della serie maigrettiana.

Murielle Wenger

mercoledì 25 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET IN AUDIOLIBRI: LA BALLERINA E IL DEFUNTO

Quelli citati nel titolo sono La ballerina del Gai Moulin e Il defunto signor Gallet, due inchieste di Maigret che la Emons Audiolibri fà uscire proprio oggi. Come di consueto si tratta dei romanzi di Simenon letti dall'attore Giuseppe Battiston.
Sono rispettivamente il settimo e l'ottavo titolo delle inchieste di Maigret che la Emons pubblica. Come al solito sono in formato mp3 disponbili sia su cd che scaricabili via internet.
Si tratta di due inchieste del periodo Fayard, la prima (La danseuse du Gai-Moulin) pubblicata nel 1932 e il secondo M. Gallet décédé addirittura tra i due che furono presentati nel febbraio del 1931 (l'altro era "Le pendu de Saint-Pholien"), durante Le bal anthropometrique, la grande festa in una cave di Montparnasse (La Boule Blanche) che lanciò la serie dei Maigret con grande risonanza.
Il trio Simenon-Maigret-Battiston ribadisce la sua validità in questa formula che in Italia purtroppo non è ancora molto diffusa e, che è bene ricordare, non costituisce una concorrenza al libro, ma si tratta invece di un suo complemento, perché fruibile in occasioni e situazioni in cui la lettura di un volume cartaceo non sarebbe possibile. Per dirla come Stefano Benni: "Non c'é né rivalità né inimicizia tra libro e audiolibro. È un confronto tra due diversi incanti".
Il prezzo é di 10, 32 euro per il cd e il 6,97 per il download sul sito della Emons. Per maggiori informazioni andate a La collezione Maigret

martedì 24 marzo 2015

SIMENON SIMENON. QUELLA PREFAZIONE FU GALEOTTA?

Dopo il post di ieri di Andrea Franco che ci raccontava di quella prefazione redatta da Simenon per il romanzo "Traqué" di Omre, Murielle Wenger ha scritto un commento per spiegare come avvenne e a cosa dette origine quella prefazione. L'abbiamo tradotto e reso visibile in un post sia per l'interesse della vicenda che per l'importanza per il Simenon scrittore.

Le cose sono andate così: Simenon racconta, in Mèmoires intimes, che nell'autunno del 1944, quando soggiornava a Sables d'Olonne, ricevette un lettera su carta intestata di una piccola società di distribuzione, firmata da un signore danese sconosciuto (Sven Nielsen), che gli preannuncia la spedizione di una bozza di un libro, il cui titolo era Traqué e che domanda a Simenon di leggere, e, se del caso, scriverne la prefazione. Simenon legge il testo e scrive una prefazione entusiasta che spedisce a Nielsen. Questi gli risponde domandano al romanziere quanto gli dovesse per la scrittura della prefazione. Simenon replica che nulla gli è dovuto perché ha scritto quella prefazione "gratuitamente". Per ringraziarlo, quel Natale, Nielsen gli regala una pipa. Nella primavera del '45, quando Simenon ritorna a Parigi, va a visitare Nielsen nella sede della sua società, che allora si chiamava Les Messaggeries du Livre. Subito tra i due scatta un intesa formidabile. Simenon sente una potenzialità presso Nielsen che sta cercando di metter su la sua casa editrice e così gli offre un libro che gli permetterà di far conoscere questa nuova casa editrice che diventerà poi Les Presses de la Cité . Ma Simenon va più lontano: lui che sta cercando di lasciare Gallimard, dove non si è mai sentito a suo agio, offre a Nielsen di diventare suo editore esclusivo, quando sarà scaduto il contratto che lo lega fino al 1946 a Gallimard. E così Simenon propone a Nielsen il manoscritto di Pedigree, che sarà pubblicato in prima battuta con il titolo Je me souviens...  Un anno più tardi, Simenon scrive il suo primo romanzo per il suo nuovo editore, Trois chambres a Manhattan, poi un po' di tempo dopo torna anche Maigret con La pipe de Maigret, primo di una serie d'inchieste che vedrà pubblicati una cinquantina di titoli per i tipi di Presses de la Cité... (Murielle Wenger).

Per avere altri dettagli su questa vicenda, potrete andare a rileggere i post che Simenon-Simenon scrisse più di tre anni fa': il 18 febbraio 2012, Simenon tra Gallimard e Presses de la Cité, ma anche quello del 4 luglio del 2012 Un editore per la vita

lunedì 23 marzo 2015

SIMENON SIMENON. UNA DELLE RARE PREFAZIONE FU' PER... "TRAQUÉ"

Nel novembre 1944 Simenon scrive una delle sue poche prefazioni;lo fa per Traquè (braccato) dello sconosciuto autore norvegese Arthur Omre. Mi sono procurato il testo che segna l'ingresso di Simenon nella casa editrice Presses de La Citè, per la quale scriverà fino a Mémoires intimes nel 1981.
Non si sa bene cosa abbia spinto Simenon a scrivere queste 4 pagine: forse l'amicizia con l'editore Sven Nielsen?
Di certo il romanzo, che ho abbandonato a poche pagine dalla sua metà e non merita grande  attenzione (almeno a mio modesto avviso), racconta la storia di un uomo ricercato dalla polizia non si sa bene per quale reato, almeno non viene specificato fin dove sono arrivato io, e il suo tentativo di cambiare identità mettendosi nel commercio del pesce e  cambiando varie località tra i fiordi. Ho trovato che l'aspetto geografico come uno dei piu interessanti, per il resto si capisce perchè questo autore sia caduto nell oblio. Insomma speravo di trovare tracce di Simenon nel testo ma siamo lontani anni luce... (Andrea Franco)

Ed ecco l'incipit del testo della prefazione scritta da Simenon:

Era ieri che ho letto il romanzo del mio collega norvegese Omre. Sono ancora, per così dire, con il naso sopra. Tra pochi giorni o qualche mese, mi accorgerò che quest'opera, o una parte di essa, o un personaggio, o un ambiente, che so, ha preso un posto fisso nella mia memoria. E' quello che succede a me, per un dipinto, per una cattedrale, per un paese visitato, per una persona incontrata, e penso che questa lenta decantazione, in qualche misura automatica, involontaria, deriva dal fatto che mi manca uno spirito d'analisi.
Quello che so ora è che i personaggi creati da Omre non mi hanno sorpreso, non mi sono stati neanche per un momento stranieri. Li ho riconosciuti subito, non so perché. Li ho accolti subito con un sorriso quasi commosso, e presto si sono  mischiati a con altre ombre già conosciute.
Perchè dopo qualche anno mi capita qualcosa che vorrei definire come meraviglioso. Non saprei dire esattamente quando é cominciato. In precedenza, avevo una specie di senso di isolamento....  

• Chi volesse leggere l'intera prefazione, potrà trovarla  sul sito dell'Association Jacques Riviere-Alain Fournier