domenica 6 marzo 2016

SIMENON SIMENON. PICCOLI CONSIGLI AD UN PICCOLO MAIGRET

SIMENON SIMENON. PETITS CONSEILS POUR UN PETIT MAIGRE 
Quelle sera la performance de l'acteur britannique dans le rôle de l'inspecteur Maigret
SIMENON SIMENON. THE SMALL ADVICES FOR A SMALL MAIGRET
What will be the British actor's performance in the role of Inspector Maigret

Rowan Atkinson. E' lui il nuovo Maigret. Inglese, attor comico di grandissima fama internazionale (anche lui con una sorta di pseudonimo...di alter ego... Mr.Bean, forse più famoso del suo stesso interprete), Dicevamo è il nuovo commissario Jules Maigret scelto da quelli della ITV, produzione televisiva britannica, che a breve, si vocifera nella prossima primavera, apparirà sugli schermi televisivi inglesi. Ma di questo a tempo debito, vi informerà pruntualmente il nostro David P. Simmons.
Noi occupiamoci del protagonista.
Non nascondiamocelo, alla notizia che sarebbe stato lui il prossimo Maigret televisivo, siamo rimasti un po' interdetti. E, onestamente, eravamo in buona compagnia. Forse ora un po' ci siamo abituati all'idea, un po' abbiamo visto qualche immagine di Atkinson nei panni di Maigret, ma ancora non ci immaginiamo quello che potrà venir fuori.
Dite voi che siamo scottati dalla brutta esperienza con il pur ottimo Sergio Castellitto? Sì e no. Sì, perché giudicavamo grave quell'assenza di quel physique du rôle che per interpretare Maigret non è secondario. Ma poi ci furono altri motivi. No, invece, perchè cerchiamo di essere imparziali nel nostro lavoro di cronisti.
Anche Atkinson sarà un piccolo Maigret. Piccolo fisicamente parlando, certo non ha il phisique du role, ma potrebbe e succedere che la recitazione, il casting, la sceneggiatura, le scenografie e la regia compiano il miracolo.
Nel frattempo vogliamo fare un azzardo. Un azzardo non da poco. Ci vorremmo sbilanciare a dare dei consigli ad un attore consumato come Rowan Atkinson per un'ottimale interpretazione di Maigret.
Intanto, visto che le riprese del primo episodio sono già concluse, ci auguriamo che abbia mangiato più del solito e abbia messo qualche chiletto in più sul quel suo fisico asciutto e nervoso. Qualche rotondità, anche sul viso, secondo noi non stonerebbero. Poi qualche sotto-tacco di un paio di centmetri e anche delle imbottiture nelle spalline della giacca e/o del cappotto, così... tanto per aumentare la stazza.
Ma non ci fermiamo all'aspetto esteriore (anche se un pesante cappotto con il collo di velluto e un chapeau melon potrebbero aiutare).
Consigliamo, ad Atkinson, di non ridere troppo... anzi di non ridere per niente. Lo sottolineiamo perchè invece nelle sue performance passate rideva, sotto i baffi, a crepapelle, a singhiozzo, con un ghigno di scherno... sorrideva a ragione e a sproposito. Ma questa era la sua parte, il personaggio che doveva professionalmente interpretare.
Ecco ora è bene che faccia tabula rasa di queste passate esperienze. Maigret non ride e diremmo che neanche sorride. Forse qualche fugace sorriso di compassione gli scappa nei casi più pietosi e ridicoli che gli passano per le mani.
E poi Atkinson deve essere ansioso. L'ansia di qualcosa da fare. Maigret mentre indaga o mangia sandwich, o beve birra, o fuma la pipa, o ingurgita calvados, o riaccende la pipa, oppure ordina un  bianco... E sta zitto. Pensa, osserva, riflette, cerca di mettersi nei panni degli altri e tace, a volte anche a casa, mentre cena con la moglie. Non parla, annusa l'ambiente, percepisce un'atmosfera, si rende conto dell'aria che tira, ma sta zitto e spesso anche fermo. Magari ruota lentamente gli occhi, forse percepisce quello che vede come un effetto rallenty cinematografico.
Atkinson è stato abituato, recitativamente parlando, a saltare, correre, cadere, sbattere di qua o di là, a rimbalzare, ad agitarsi, ad allungarsi e ad appallottolarsi come fosse di gomma. E altrettanto plastiche sono le sue espressioni che arrivano a trasformare i suoi connotati.
Maigret non muove un muscolo. Tranne quelle delle mandibole quando mangia  o quelli del viso che si rilassano quando aspira lunghe boccate dalla sua pipa... a proposito, Atkinson è un fumatore di pipa? Se non lo è, speriamo abbia fatto un corso... di quelli buoni, come fece Gino Cervi pure lui a digiuno, da questo punto di vista, eppure sullo schermo era un fumatore credibile, da cui anzi traspariva il gusto di fumare. Atkinson deve far percepire questo gusto, con pochi gesti, con avarizia di espressioni, ma con tutta la voluttà del caso.
E poi sempre in mano... Sì, una pipa in mano, una in tasca, qualcuna sulla scrivania...
Il fisico snello e di tonico di Atkinson fa pensare  ad un salutista... mangiare poco e leggero. Bere appena o ancor meglio niente. Non fumare. Alcol... vietato! C'è il rischio che i telespettatori si chiedano: ma dove vanno a finire tutto quel cibo e quegli alcolici ingurgitati e che effetto faranno tutte quelle pipate che fin dal mattino il commissario Maigret quotidianamente si fuma...
L'altro rischio è che non lo riconoscano come il commissario simenoniano.
Siamo comunque certi che i titoli di testa degli episodi, gli ispettori che lo chiamano "Maigret", i sospettati che gli danno del "lei, signor commissario", fugheranno ogni dubbio. Sì è vero. Rowald Atkinson sta proprio interpretando Maigret.
(m.t.)

sabato 5 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SIMENON ET MAIGRET: "NOUS SOMMES RESTES DES ENFANTS DE COEUR"

Le texte évoque comment Maigret et Simenon conservent la nostalgie de leur enfance, et comment cette nostalgie se communique au lecteur.

SIMENON SIMENON. SIMENON AND MAIGRET "WE HAVE REMAINED CHILDREN AT HEART" 
The text shows how Maigret and Simenon remain nostalgic about their childhood and how this nostalgia is passed on to the reader.

SIMENON SIMENON. SIMENON E MAIGRET: "SIAMO RESTATI ANGIOLETTI NEL NOSTRO CUORE" 
Maigret e Simenon conservano nostalgia della loro infanzia, che si comunica al lettore.


A l'instar de son créateur, Maigret a gardé de son enfance la faculté de s'émerveiller devant des joies simples: odeurs et saveurs suaves, jeux d'ombre et de lumière, échos sonores qui travaillent sa mémoire; des sensations, une façon d'appréhender le monde qui est celle du petit enfant découvrant la vie. Et ce "monde perdu" de l'enfance, le commissaire en garde aussi une certaine nostalgie, qui se manifeste par des gestes que Maigret adulte se permet ou non de faire. Ainsi le découvre-t-on, dans La maison du juge, se rendre dans une épicerie pour y acheter du tabac et des allumettes. Il voit, dans un bocal, "tout coagulés, les bonbons qu'il préférait quand il était enfant, mais il n'osa pas en acheter." Dans Un Noël de Maigret, il aurait bien voulu "tirer la langue pour attraper un de ces glaçons minuscules qui flottaient dans l'air et dont il se rappelait encore le goût fade", tandis que dans Maigret tend un piège, la pluie "était si fraîche et si savoureuse que, de temps en temps, il avançait la langue pour en happer quelques gouttes qui avaient un goût spécial". Quant à Simenon, on le voit faire le même geste: "je retrouve au bout de ma langue, quand la neige tombe et que je m'efforce d'en happer les flocons, le goût si particulier qui est resté pour moi comme le goût de l'enfance." (Dictée Les libertés qui nous restent).
Que de romans, que ce soit dans les Maigret ou les autres, dans lesquels le lecteur entend vibrer le carillon d'une boutique, qui lui rappelle, aussi bien qu'au commissaire, cette "sonnerie grêle" de la boulangerie de son enfance… Et combien de romans où Maigret s'amuse avec la lumière, accueillant un rayon de soleil sur le coin de son bureau, franchissant d'un pas enfantin la frontière du trottoir partagé entre ombre et soleil, ou faisant passer des gerbes d'étincelles colorées derrière ses paupières fermées… Et c'est en cela que nous, lecteurs, nous sentons si proches de ce personnage, parce qu'il nous fait retrouver, par la plume du romancier, tous les souvenirs de notre propre jeunesse, et que nous osons, à notre tour, délicieusement "retourner en enfance"… Se sentir Maigret ? Un jeu d'enfant…
Murielle Wenger

giovedì 3 marzo 2016

SIMENON SIMENON. SEVERAL EXPRESS SOME IDEAS ON THE MAKE-UP OF A BIG NOVEL

Still more on the big novel

SIMENON SIMENON. PLUSIEURS PERSONNES EXPRIMENT DES IDEES SUR LA COMPOSITION D'UN GRAND ROMAN
Encore davantage sur le grand roman
SIMENON SIMENON. DIVERSE IDEE DI COME CREARE UN GRANDE ROMANZO 
Altre opinioni su come si scrive un romanzo
Here are some more interesting takes on Simenon and the big novel as a mosaic:
First is a 1955 quotation from a most informative interview with Simenon by Carvel Collins (Georges Simenon, The Art of Fiction No. 9 http://www.theparisreview.org/interviews/5020/the-art-of-fiction-no-9-georges-simenon). Here is where Simenon’s mosaic explanation seems to have come up originally. At the very end of the interview, more as a statement than an answer, Simenon says: ‘For instance, all the critics for twenty years have said the same thing: “It is time for Simenon to give us a big novel, a novel with twenty or thirty characters.” They do not understand. I will never write a big novel. My big novel is the mosaic of all my small novels. You understand?’
Then, 34 years later, ironically in 1989 the year Georges Simenon died, Charles Champlin revisits the mosaic description in this way: “Now the big novel is complete, and, as we can see, it ended in 1972 with the last Maigret (who is part of the dramatis personae, whether Simenon would have it so or not). And it will remain a quietly incisive and almost perfectly detailed portrait of French life across nearly half a century. It is a social history to set alongside the work of the great French novelists of earlier times. And it is such marvelous reading and re-reading.” (A Gift Extending to the Tips of His Fingers http://articles.latimes.com/1989-09-17/books/bk-462_1_georges-simenon/2).
Fast forward to just a year ago, when referring in February 2015 to the developing Penguin translation series, Elliott Colla opines: “Now that the entire Inspector Maigret series is coming out, we can read Simenon’s small novels as a huge mosaic — and conceivably, in their sum, as one great big novel.” (Maigret’s Jurisdiction https://lareviewofbooks.org/essay/maigrets-jurisdiction.) 
Thus, having only recently run into multiple writers weighing in on the big novel as a mosaic, I can’t help feeling a little smug that I arrived at this concept independently.
David P Simmons

SIMENON SIMENON. UN’INDAGINE INSOLITA PER MAIGRET

Un’indagine insolita per Maigret e un insolito modo di indagare che comunque, alla fine, si rivelerà ugualmente efficace.

SIMENON SIMENON: UNE ENQUETE INSOLITE POUR MAIGRET
Une enquête insolite pour Maigret et une façon insolite d'enquêter, qui, finalement, se révélera quand même efficace 
SIMENON SIMENON: AN UNUSUAL INVESTIGATION FOR  MAIGRET
An unusual investigation for Maigret and an unusual way to investigate, which nevertheless reveals itself to be effective in the end.

Tra i molti romanzi e racconti incentrati sulla figura di Maigret, ce n’è uno in cui il famoso commissario del Quai des Orfèvres sembra, a mio avviso, condurre l’inchiesta in modo del tutto diverso e insolito per lui: cioè non tanto affidandosi alla propria intuizione, all’indagine psicologica dei personaggi, al proprio infallibile fiuto da poliziotto, quanto seguendo piuttosto un metodo rigorosamente logico, meno improvvisato e scientificamente preciso.
Mi riferisco al breve racconto Le lacrime di cera dove, a momenti, si ha quasi l’impressione di un commissario Maigret che agisce, sulla scena del crimine, con tanto di lente d’ingrandimento davanti all’occhio, in cerca di indizi e di prove utili alla soluzione del caso.
Si potrebbe quasi parlare – può darsi che l’accostamento risulti azzardato – di un Maigret-Sherlock Holmes il quale, in un atteggiamento alquanto induttivo, ispeziona ogni segno, qualsiasi traccia – anche quella apparentemente insignificante –, per scoprire tutto quello che abbia una diretta e concreta attinenza con il delitto.
Alla infine, sulla base di vari elementi raccolti e di quelli (documenti, elenco di oggetti, fotografie, verbali di interrogatori) fornitigli prima di partire per Vitry-aux-Loges (località dove appunto è stato commesso l’omicidio: quello dell’anziana Marguerite Potru), ogni cosa è ben chiara nella sua mente: movente e dinamica dell’assassinio, nonché il responsabile di questo.
Il racconto, se avesse avuto per protagonista un altro commissario di polizia (francese o di diversa nazionalità) o un qualunque investigatore privato, sarebbe stato – io penso – ugualmente credibile, come invece non lo sarebbero altri racconti e romanzi di Simenon, nei quali la figura del nostro Maigret campeggia con tutto il peso del suo caratteristico, inimitabile modo di condurre le indagini: unico e peculiarmente efficace.
Paolo Secondini

mercoledì 2 marzo 2016

SIMENON SIMENON. E SE FOSSE STATO SIMENON A LASCIARE FUORI DALLA PORTA PIETR LE LETTON?

Ancora delle ipotesi sulla scelta dei titoli da lanciare al Bal Anthropométrique

SIMENON SIMENON. ET SI C'ETAIT SIMENON LUI-MEME QUI AVAIT DECIDE DE LAISSER PIETR LE LETTON DERRIERE LA PORTE ?
D'autres hypothèses sur la sélection des titres qui seront lancés au Bal anthropométrique
SIMENON SIMENON. AND IF IT HAD BEEN SIMENON HIMSELF WHO HAD DECIDED TO LEAVE PETER THE LETT OUTSIDE THE DOOR ?
Other hypotheses on choice of the titles to be launched at the Anthropometric Bal

Le ipotesi non finiscono mai. Dopo quelle di Murielle, anche io mi sono messo a pensare al motivo dell'esclusione del primo Maigret (Pietr le Letton - scritto nel settembre 1929) dallo spettacolare lancio avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1931 a La Boule Blanche: l'ormai arcinoto Bal Anthromètrique.
Galeotto fu il post di un bel blog Parigi con Maigret gestito da Fulvio Nolli che si chiede del perchè di questa esclusione.
Solleticato da un tale quesito e incoraggiato dal post di Murielle, ho pensato che per risolvere questo "affaire" quale miglior metodo del "metodo Simenon"?
Cerchiamo quindi di metterci nella sua pelle. Al di là delle diatribe con il suo editore, Fayard, per il romanziere quella era l'occasione della vita. Un vero e proprio passage de la ligne. Iniziare a scrivere dei romanzi come li voleva lui, non su commissione, ed esponendosi per la prima volta con il proprio nome in copertina. Certo il momento, per quanto lui potesse essere elettrizzato e sicuro del proprio personaggio, non doveva essere dei più facili. Passava alla letteratura, sia pure di genere e sia pure seriale, ma comunque non più alimentare.
Doveva giocarsi le proprie carte nel migliore dei modi. Per il 20 di febbraio aveva pronti ben cinque titoli: Pietr le Letton, M. Gallet décédé, Le pendu de Saint-Pholien, Le charretier de La Providence, La tete d'un homme, (tutti scritti, secondo la classificazione di Lacassine, tra il settembre del '29 e l'estate del 1930).
Alla decisione di lanciare in quella serata due titoli, doveva seguire la scelta di quali presentare. Simenon doveva essere ben certo di quello che andava a proporre. Tutto il can can mediatico, avrebbe certo puntato l'attenzione sull'aspetto mondano di quella kermesse, ma avrebbe messo sotto la lente anche i due romanzi, con il debutto di questo poliziotto così diverso dagli altri detective letterari del tempo (da qui la convinzione di Fayard che sarebbe stato un bagno di sangue).
Cosa poteva passare per la mente di Simenon in quelle ore?
Nei suoi panni ci saremmo chiesti quali erano i titoli migliori, quelli che erano venuti meglio. Il primo, vuoi o non vuoi, è sempre un inizio. Serve a scaldarsi sul protagonista, sui personaggi comprimari, sul modo di condurre la storia, ma la prima volta è tutto nuovo... forse ancora qualche incertezza...? Con il secondo dovrebbe essere teoricamente tutto più semplice, più rodato, si può iniziare a limare qua e là, a mettere a fuoco meglio psicologie e ambienti, caratterizzare di più i rapporti tra commissario e gli ispettori, inquadrare bene Quai des Orfèvres, introdurre la moglie... Con il terzo si è in piena corsa. Si comincia a padroneggiare storia, personaggi, si scrive con maggiore sicurezza... diremmo quasi che si inizia a scivere "da dentro", come se l'autore facesse parte della vicenda. La quarta e la quinta indagine rischiano (sicuramente se fossimo stati noi a scrivere) di entrare un po' nella routine, c'è il pericolo di ripetersi. I gesti, le caratteristiche e le manie del protagonista non sono ancora diventate delle icone, ma in qualche modo sono già entrate in scena... avrebbero potuto mostrare qualche momento di stanchezza?
Se Simenon avesse fatto questi ragionamenti allora la scelta diventava facile... i migliori non potevano che essere proprio il secondo e il terzo: M.Gallet décédé e Le pendu de Saint-Pholien...
E così fu.
Ci rendiamo conto che volersi mettere nella testa di Simenon possa sembrare un po' presuntoso, ma ci è parso tutto sommato il metodo migliore. E in fondo é un gioco anche divertente... e poi, come dicevamo all'inizio, le ipotesi non finiscono mai.
(m.t.)

SIMENON SIMENON. POURQUOI PIETR LE LETTON NE FUT PAS INVITE' AU BAL ANTHROPOMETRIQUE?


A propos des difficultés de lancement de la collection Maigret chez Fayard

SIMENON SIMENON: PERCHE' PIETRO IL LETTONE NON FU INVITATO AL BAL ANTHROPOMETRIQUE?  
Le difficoltà di lancio della collezione Maigret per l'editore Fayard
SIMENON SIMENON: WHY PETER THE LETT WAS NOT INVITED TO THE ANTHROPOMETRIC BALL?  
About the difficulties of launching the Maigret collection at Fayard



Fulvio Nolli, dans un de ses derniers billets sur son blog se posait la question de la raison qui a fait que, pour le lancement de Maigret au Bal anthropométrique, le choix s'est porté non sur le roman Pietr le Letton, premier roman que Simenon ait signé de son patronyme, mais sur Le pendu de Saint-Pholien et Monsieur Gallet décédé. Nous proposons quelques hypothèses de réponse.

Lorsque, à la fin mai 1930, Simenon vient présenter le manuscrit de Pietr le Letton à Fayard, éditeur spécialisé dans le roman populaire, celui-ci est pour le moins dubitatif: pas d'histoire d'amour, pas de héros sympathique luttant contre un méchant, et même pas une vraie énigme policière à la Agatha Christie, dans ce genre whodunit qui est en vogue depuis quelques années en France dans la toute jeune collection du Masque… Bref, il n'y croit pas, mais il accepte quand même une publication en feuilleton dans son hebdomadaire Ric et Rac.
Cependant le jeune romancier s'obstine: persuadé de tenir le bon bout, il veut lancer une série policière innovante. Et pour convaincre Fayard, il s'agit d'écrire quelques autres textes de la même veine. Simenon va donc rédiger, pendant l'été, Le charretier de la Providence et Monsieur Gallet, décédé. En septembre, il retourne auprès de Fayard, et lui présente son travail. L'éditeur accepte les manuscrits, un contrat est signé pour une publication, mais cela ne suffit pas à Simenon: il souhaite un lancement à la hauteur de ses ambitions, et propose un événement médiatique pour faire parler de lui et de son nouveau personnage. Fayard finit par se laisser convaincre, mais exige une contrepartie draconienne: pas de lancement avant d'avoir une réserve de romans déjà écrits (pour pouvoir en publier un par mois une fois la collection inaugurée), et, pour couvrir les frais, 30'000 francs que l'auteur lui fournira sous la forme de romans populaires. Certes, Simenon a l'habitude d'écrire vite et beaucoup, mais tout de même, les conditions sont rudes, et le romancier préférerait certainement se consacrer à cette nouvelle étape littéraire plutôt que de continuer dans l'alimentaire. Mais si c'est le prix à payer… Il s'exécute donc, se réfugie dans une villa de Concarneau, écrit 70 à 80 pages à raison de onze heures par jour, maigrit, traverse des moments de doute (insomnies et même idées de suicide), mais quand il revient à Paris au début de 1931, il peut poser sur la table les romans populaires exigés par Fayard, et un nouveau Maigret: Le pendu de Saint-Pholien.
Simenon, dans ses Mémoires intimes, passe comme chat sur braise sur cette période de Concarneau, préférant accréditer la légende d'une éclatante et assez facile réussite, ce qui ne correspondait pas tout à fait à la réalité. S'il a quelque peu occulté ces faits, n'est-ce pas parce qu'ils ont laissé en lui des traces qu'il préfère oublier ? A-t-il été tenté alors de tout laisser tomber, de ne pas mener le combat jusqu'au bout… ?

Tout cela, bien sûr, ne répond pas encore à notre question. Cependant, on peut émettre l'hypothèse que Pietr le Letton, déjà paru en feuilleton, ne semblait pas le bon choix pour inaugurer la nouvelle collection, car il fallait pour celle-ci jouer sur l'effet de surprise, et proposer quelque chose d'inédit. Assouline, dans sa biographie de Simenon, évoque une discussion que le romancier aurait eue au début de février avec un journaliste, à qui il montre un exemplaire de Le pendu de Saint-Pholien et de Monsieur Gallet, décédé. Au journaliste qui lui demande par lequel il faut commencer, Simenon répond "Par "Le pendu de Saint-Pholien", c'est le dernier écrit; c'est donc celui qui se rapproche le plus de mon esthétique en marche." Ceci nous donne peut-être un début de réponse: au moment de lancer le Bal anthropométrique, le choix de Simenon peut s'être porté sur Le pendu de Saint-Pholien parce que, écrit à Concarneau, il représentait vraiment ce défi que le romancier voulait lancer au monde littéraire… Et quoi de plus symbolique, dans ce cas, que cette enquête que son héros menait en grande partie dans la ville natale de Simenon…? Et si c'est Fayard qui a fait le choix, c'est peut-être tout simplement parce que ce roman était le dernier arrivé sur son bureau, celui dont le contrat éditorial était le plus récent, puisque signé le 1er février 1931, soit au moment où commencent les préparatifs du lancement.
Mais maintenant, pourquoi Monsieur Gallet, décédé et pas Le charretier de la Providence ? Peut-être parce qu'on avait misé sur le côté "énigme policière" que contenait le premier titre, avec ce cadavre qu'on exhibait sur la couverture photographique… Ce qu'il faut savoir, c'est que, bien avant le jour du bal, un grand battage médiatique fut mené dans les journaux; nous avons retrouvé, dans le journal Comoedia du 7 janvier déjà, un article autour d'une image de la couverture du roman, qui disait: "Un crime a été commis. On a tracé à la craie le contour du cadavre. Le commissaire avec les vêtements du mort a reconstitué le cadavre et voilà que tout s'anime et qu'apparaît M. Gallet, décédé, le héros d'un roman de George Simenon." Nous avons là peut-être une explication: cet énigmatique cadavre sur la couverture du roman devait frapper davantage les imaginations que ce brave charretier, aux allures de clochard, et son cheval pommelé, qu'on voyait sur la couverture de Le charretier de la Providence
Murielle Wenger

martedì 1 marzo 2016

SIMENON SIMENON: DALLA SCALA DI FERRO ALL'AGENCE 0

Le pubblicazioni recenti, attuali e prossime di Georges Simenon previste in Italia nei prossimi mesi: I dossier dell'Agenzia 0 

SIMENON-SIMENON: DE L'ESCALIER DE FER A L'AGENCE 0
Les publications récentes en Italie des livres de Georges Simenon, celles en cours ou prévues pour les prochains mois: Les Dossiers de L'Agence 0
SIMENON SIMENON.FROM THE IRON STAIRS TO THE  
Recent publications in Italy Georges Simenon books, those underway or planned for the coming months: The 0 Agency files
Al centro, la presentazione della serie tv franco-canadese "Les Dossier de l'Agence 0" realizzata da Marc Simenon, figlio di Georges

Facciamo il punto della situazione sulle uscite di inediti da Adelphi previste (per ora) per il 2016: éuscito da poco “La scala di ferro”(”L'escalier de fer”,  che era già uscito con Mondadori nel 1963. Scritto nel 1953 negli Stati Uniti ed ambientato a Parigi si rivela un romanzo drammatico poiché il protagonista,Etienne Lomel, sospetta che la moglie Louise stia tentando di avvelenarlo per sostituirlo, cosa che aveva già fatto sposandosi con lui dopo un precedente matrimonio...Denis Malleval ne ha tratto un film nel 2013 con Laurent Guerra nel ruolo del protagonista. Ad aprile nella collana che era dedicata ai Maigret, di cui prosegue la ristampa totale delle inchieste, (si è giunti al tomo 11), arriveranno i Dossiers dell'agenzia O con i primi tre racconti(sono 14 in totale), poco inerente l'ammiccante copertina scelta dall' editore. Questa collana aveva visto nel recente passato il passaggio del ispettore G7 (tre racconti anche in questo caso, di cui ci siamo occupati nel post del 16 febbraio) con un'apprezzabile copertina tratta da un'illustrazione di Loustal. Andando a ritroso e tornando al 2015 (riguarda il periodo in cui Simenon-Simenon non veniva aggiornato) ricordiamo l'uscita de Il grande male (Le haut mal) nella collana biblioteca Adelphi. Il titolo in italia era già stato pubblicato nel 1934 nel volume Il super romanzo delle vacanze, edito dalla Mondadori, con il titolo Il delitto della signora Pontreau. A maggio, nella collana economica, ci sarà la ristampa del Piccolo libraio di Archangelsk. A giugno, ancora nella biblioteca Adelphi, ci potremo rinfrescare andando nell'estremo nord con Il passeggero del Polarlys, primo romanzo non Maigret firmato da Simenon col proprio nome, già edito con la Mondadori (nei "Gialli economici" numero 10 del 1934 e nella raccolta "Romanzi polizieschi e di guerra" del 1966). Mancano ancora, tuttavia,18 romanzi firmati da Simenon con il suo vero nome e totalmente inediti in Italia. Con il Corriere della Sera invece sono in uscita con cadenza settimanale 25 romanzi senza il commissario Maigret
http://www.corriere.it/cultura/15_dicembre_29/commedia-gente-raccontata-25-volumi-7e185734-ae0c-11e5-a515-a44ff66ae502.shtml
Si tratta,chiaramente, di ristampe di titoli già usciti con Adelphi. Il secondo semestre (o poco più) del 2015 si era chiuso con 30 Maigret usciti con lo stesso quotidiano, senza rispettare la sequenza cronologica di stesura dei romanzi, come potete verificare dalla lista dei titoli:
1) La Casa del Giudice -  2) Il Crocevia delle Tre Vedove - 3) Maigret e le Persone perbene 4) Maigret e il Caso Saint-Fiacre - 5) La Rivoltella di Maigret - 6) Il Porto delle Nebbie - 7) Maigret si Confida - 8) Il Morto di Maigret - 9) Assassinio all'Étoile du Nord - 10) Pietr il Lettone - 11) Maigret a Vichy - 12) Maigret - 13) Gli Scrupoli di Maigret - 14) Firmato Picpus -15) Maigret ha Paura - 16) Il Cane Giallo - 17) Maigret e l'Uomo della Panchina - 18) All'Insegna dei Terranova - 19) Maigret si difende - 20) La Ballerina del Gai-Moulin - 21) La Balera da Due Soldi - 22) La Pazienza di Maigret - 23) Maigret e il Produttore di Vino 24) Maigret e il ladro indolente - 25)  Rue Pigalle - 26) Maigret e il signor Charles - 27) Maigret e i testimoni recalcitranti - 28) Maigret e il Fantasma - 29) Il Pazzo di Bergerac - 30) L'Amica della signora Maigret. 
Le copertine della suddetta  collana ripropongono le illustrazioni originali realizzate dal grande illustratore Ferenc Pintér (1931-2008) per le passate edizioni Mondadori.
Andrea Franco

lunedì 29 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. CE 29 FEVRIER-LA... QUE FAISAIT DONC SIMENON?...

Les préoriginales des romans et Maigret en feuilleton. Le texte évoque quelques événements, dans la bio-bibliographie de Simenon, survenus un 29 février, puis, dans une deuxième partie, rappelle quelques faits sur la publication des romans en feuilleton dans des journaux.

SIMENON SIMENON. WATHS WAS SIMENON DOING ON THAT FEBRUARY 20TH?... 
Simenon's works published serially in newspapers before their official release.
The text talks about some events in Simenon's bio-bibliography that took place on a February 29th and then, in the second part, recalls some facts about the serial publication of the novels in newspapers.

SIMENON SIMENON:COSA FACEVA SIMENON DURANTE QUESTO 29 FEBBRAIO?... 
I romanzi di Simenon pubblicati prima come seriale in giornali. Si tratta di alcuni eventi, nella bio-bibliografia di Simenon, che sono successi un 29 febbraio, poi, nella secunda parte, di alcuni fatti sulla pubblicazione dei romanzi a puntate sui giornali.


Cette année 2016 a ceci de particulier qu'elle est bissextile; autrement dit, elle nous gratifie d'un 29 février… soit un jour supplémentaire pour vous offrir, amis internautes maigretphiles et simenoniens, un post consacré à notre romancier et à notre commissaire…
Les années bissextiles n'intervenant, par définition, que tous les quatre ans, les 29 février qu'a vécus Simenon sont donc relativement peu nombreux (22 en faisant le calcul), et tous ne sont évidemment pas marqués par un événement exceptionnel ou particulier.
Néanmoins, on pourra relever que le 29 février 1956, Simenon était en pleine rédaction de Un échec de Maigret; le 29 février 1972, il avait fini depuis 18 jours ce qui sera, mais il ne le sait pas encore à ce moment-là, son ultime roman (Maigret et monsieur Charles); le 29 février 1976, Simenon dictait (dans A l'abri de notre arbre) un texte sur la nourriture et la guerre économique; le 29 février 1980, il écrivait depuis une douzaine de jours ses Mémoires intimes.
Et sinon ? On pourra encore relever que le 29 février 1932, paraissait le septième épisode, en feuilleton, de Le port des brumes, dans le quotidien Le Matin, et que vous pouvez lire grâce au site des archives en ligne de la Bibliothèque nationale de France: 
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5775429/f2.item.
De très nombreux romans de Simenon ont d'abord paru en préoriginale dans des journaux, quotidiens comme l'Oeuvre, le Matin, Paris-Soir, le Journal, le Jour, le Figaro, le Petit Parisien, France-Soir, l'Aurore; hebdomadaires comme Candide, les Annales, Marianne, Match, les Ondes, Nuit et Jour, les Nouvelles littéraires; mensuels comme Constellation, ou encore bimensuels comme la Revue de France, la Revue de Paris, la Revue des Deux Mondes.
On peut dire que dès les années 1930, cela devient une habitude pour le romancier de faire publier ses romans sous patronyme d'abord en feuilleton dans des journaux, avant qu'ils paraissent en livres. Une façon de se préparer une bonne publicité ? Pourquoi pas, quand on sait le don de l'auteur pour gérer le "marketing" (il suffira de rappeler le "coup de génie" du Bal anthropométrique…). Pour mémoire, on rappellera que le tout premier roman de la saga maigretienne est d'abord paru en feuilleton (Pietr le Letton dans l'hebdomadaire Ric et Rac, premier "ballon d'essai"concédé par Fayard à Simenon avant le lancement de la nouvelle collection), et que le dernier roman Maigret paru chez Fayard est au départ une commande pour le quotidien Le Jour, à un moment où le romancier avait décidé de saborder son héros. Sans vouloir dire que la parution en préoriginale fonctionnait comme une "rampe de lancement", cela pouvait peut-être constituer un bon indice sur le succès futur en librairie… Et puis, sans doute, une bonne façon pour les journaux eux-mêmes d'assurer les ventes… Il resterait d'ailleurs à faire une chronique des rapports entre Simenon et les directeurs de journaux, tels Lazareff ou Prouvost, surtout lorsqu'on songe qu'avec ce dernier, le quotidien Le Figaro, au temps où il le dirigeait encore, avait publié un très grand nombre des romans Maigret, dont la presque totalité de ceux parus aux Presses de la Cité…
Murielle Wenger

SIMENON SIMENON: YELLOW OR BROWN SHOES?

On faithful translations

SIMENON SIMENON: SOULIERS JAUNES OU BRUNS? 
Sur des traductions fidèles 
SIMENON SIMENON: SCARPE GIALLE O MARRONI? 
Considerazione sulla fedeltà delle traduzione

My Simenon reading has been primarily in French. One very prominent reason for this is because the English translations I did read struck me as inaccurate. My best example of this observation follows. According to the Internet banter, this is not a new subject and there is still an unanswered question.

In Maigret et l’homme du banc, some yellow shoes on a corpse play an essential role in the plot because the color is very distinct from that of the shoes worn by most men in Paris at the time. As Simenon specifically states in the book, men’s shoes were ordinarily black, yet these particular shoes were the color of goose dung. That meant greenish yellow where the story was taking place in France, just as it does for geese here in New England right now. But guess what? Those all-important yellow shoes become brown in the English translation, Maigret and the Man on the Bench by Eileen Ellenbogen.
What gives? One explanation for this chosen color appears on Steve Trussel’s remarkably exhaustive Maigret website where John Dirckx responds to the question this way: ‘By souliers jaunes Simenon means shoes of light tan or buff leather--not dyed black. Mme Thouret is shocked to see light-colored shoes on the feet of her dead husband because, like most middle-class Frenchmen in the 1950s, he customarily wore only dark or black shoes. In British English, any shoes of russet, yellow, or tan color are called brown. You can verify this in any of a number of language books, such as H. L. Mencken's "The American Language".
http://www.trussel.com/maig/archive1.htm?zoom_highlight=yellow+shoes+Dirckx
But even if ‘British English’ turned yellow into brown, were brown shoes unusually distinctive at the time of interest? Dirckx seems to imply it, but doesn’t state it. I can cite one avid reader who recalls hearing this scornful comment in the past: “Nobody [in England] wears brown shoes.” Another commentator, a native Englishwoman of a certain age, allows that brown shoes may have been distinctive in the eyes of her male relatives, enough to be out of place on the feet of the average Englishman. However, mon ami M. Google suggests wearing brown shoes may, in fact, have been commonplace in England back at that time. It seems the real dilemma is not whether the shoes should have been yellow rather than brown, but whether brown shoes were sufficiently distinctive to justify and sustain Simenon’s plot.
In light of my updated explorations, I feel less severe about the change now, but still remain puzzled about the thinking behind the choice. By the way, M Google also tells me the Italian and German translations faithfully maintain their shoes as yellow! What do you think? What do you know? How interesting will it be to see the shoe color chosen in the forthcoming Penguin Maigret translation? 
David P. Simmons

SIMENON SIMENON. S'INIZIA A SCENDERE PER LA SCALA DI FERRO

Il romanzo di Geroges Simenon dopo qualche settimana tiene ancora la classifica, anche se inizia a slittare di qualche posizione.
Ad esempio su TuttoLibri de La Stampa passa dalla 3a alla 5a posizione della sezione di narrativa straniera. Una notazione a proposito dell'inserto del quotidiano torinese, che a pagina 5 dedica una estesa recensione del titolo simenoniano, titolata: "Sulla  scala di ferro una coppia si sfida fino all'ultimo respiro", a firma di Alessandro Defilippi, dove si legge, nel sommario, che "lui e lei sono diventati un corpo solo, finchè un lieve malessere cambia tutto".
Anche sulla classifica pubblicata dall'inserto La Lettura del Corriere della Sera nella sezione narrativa straniera La scala di ferro scivola dal 4° al 6° posto.
Per quanto riguarda le vendite on line troviamo sulla piattaforma di Internet Book Shop il titolo di Simenon nella 19a posizione, anche qui con una perdita di 5 posizioni. 
Per quanto riguarda invece la Top 100 della piattaforma on line Feltrinelli.it, il titolo simenoniano resiste ancora al 7° posto, mentre nella Top100 pubblicata dalla Mondadori Store è un po più su di metà classifica, visto che lo troviamo nella 42a posizione. In ultimo citiamo, sempre nella sezione di narrativa straniera, della calssidica di Ibuk la posizione del romanzo di Simenon che è ben sistemato all'8° posto.

domenica 28 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. MAIGRET: IL PIÙ OSTINATO COMMISSARIO DI POLIZIA

Deciso e determinato nelle sue inchieste, Maigret non si arrende a niente e a nessuno.

SIMENON SIMENON. MAIGRET: LE PLUS ET PLUS OBSTINE DES COMMISSAIRES DE POLICE 
Décidé et déterminé dans ses enquêtes, Maigret n'abandonne jamais rien, et ne cède à personne.

SIMENON SIMENON. MAIGRET: THE MOST OBSTINATE POLICE INSPECTOR 
Decided and determined in his investigations, Maigret never abandons anything or gives into anyone.
- by Giancarlo Malagutti -

Credo che non esista, in tutta la letteratura poliziesca di ogni luogo e tempo, un commissario più tenace e caparbio di Jules Maigret. Si potrebbe quasi affermare che l’ostinazione costituisca la spinta propulsiva delle sue indagini, perlomeno all’inizio di queste.
Non appena compare sulla scena del delitto – solitamente con un’espressione imbronciata, quasi ne fosse la nota distintiva – Maigret entra subito in azione, pur senza sapere, con esattezza, da dove cominciare e cosa cercare.
A lui, che ancora non ha tra le mani la minima prova e forse neppure un indizio, basta soltanto sentire o fiutare qualcosa, seppur vago, per essere certo del fatto suo, di avere ragione. Questa sicurezza, che ad altri parrebbe piuttosto sterile o, tutt’al più, aleatoria, in quanto fondata sul nulla, per Maigret è ciò che lo spinge a sguinzagliare i propri ispettori a destra e a sinistra, a interrogare portinaie, abitanti del quartiere, direttori di banca, proprietari di bistrot, uscieri, massaie, titolari di negozi; ad andare egli stesso di qua e di là: place des Vosges, rue Caulaincourt, boulevard Haussmann, rue Pigalle ecc., in cerca di notizie.
Avviene che i primi riscontri, per quanto approssimativi e lungi dal costituire una prova tangibile, fanno sì che Maigret perseveri nella sua convinzione, seguendo con cocciutaggine il suo fiuto, come un segugio il quale, sulle tracce di una temibile preda, si fa “sventrare” anziché “indietreggiare”.
A volte, però, il nostro commissario rischia di brutto: o per essersi troppo inoltrato in un terreno insidioso, o per aver sollevato un polverone, oppure pestato i piedi a qualche personaggio importante. Ma non per questo demorde, né si arrende, nonostante i consigli o gli avvertimenti, talora imperiosi, del suo direttore. Sembra infischiarsi di tutto, ma non per mancanza di rispetto né insofferenza alla disciplina: semplicemente tira diritto per la sua strada, senza freni, senza impedimenti, libero, insomma, di agire come meglio crede.
Succede, talora, che, in mancanza di certezze, la sua intuizione si acuisca ancora di più, come in un cieco gli altri sensi.
E quando alla fine riesce a scoprire l’assassino, quella che in lui poteva sembrare, in principio, vana o sciocca caparbietà, si dimostra, invece, efficiente lungimiranza.
Questo, il più delle volte, è Maigret: istintivo, testardo, ribelle… ma profondo
conoscitore dell’animo umano.

Paolo Secondini

sabato 27 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. UNA LINEA DA OLTREPASSARE, UNA, DUE, TRE VOLTE.... E IL DESTINO E' LA'....

27 febbraio 1958 - Georges Simenon termina "Il passaggio della linea"
E' il 27 febbraio 1958, e Simenon chiude l'undicesimo capitolo del romanzo che ha iniziato a scrivere il 16 dello stesso mese. Undici giorni in ètat de roman per comporre undici capitoli de Le passage de la ligne che racchiude diverse caratteristiche basilari dell'opera simenoniana.
Già il titolo fà riferimento al concetto che troviamo come un paradigma delle storie narrate dallo scrittore. Quel passaggio della immaginaria linea che divide due mondi, due situazioni, due destini. O si sale o si scende. E quasi mai si riesce a tornare indietro.
Steve Adams, ci racconta la sua vita in un arco di tempo che va dal 1908 al 1953, che lo porta dalla natìa Normandia, dove, figlio di separati (il padre inglese è in Gran Bretagna e la madre, una ribelle che lavora a Niort), vive con i nonni e la zia Louise. Poi il periodo inglese con la nuova famiglia del padre. Poi di nuovo la Francia, prima a Niort dove inizia a frequentare il liceo che ben presto lascia in fuga verso Parigi. Lì entra in contatto con un mondo, con della gente e con un modo di vivere che per lui sono del tutto nuovi.
All'inizio alloggia in alberghetti da cinqunta franchi al mese, ma a due passi dal cuore di Parigi, quella Montparnasse dove intellettuali, artisti e gente del bel mondo si divideva tra due famosi café La Rotonde e Le Dôme, insomma la crème de la crème della società. E poi i turisti, gli stranieri, quell'aria cosmopolita che da una parte lo stordiva, ma che nei suoi sogni era il suo traguardo. Doveva solo passare quella linea che lo separava da tutto quello. 
Sembra di vedere il giovane Simenon quando, appena arrivato a Parigi, cercava di ambientarsi, con la voglia di far parte di quel mondo.
La "grigia aula del liceo di Niort" per Steve era lontana, ormai molto lontana e lui era immerso in un ambiente da scoprire. Tutta quella gente, quella vita così intensa e colorata, e poi i bar, i ristoranti, i locali, le automobili, la metro...
Simenon osserva la metropoli con quello stupore e quella fame di conoscerla, attraverso gli occhi di Steve. Ci offre un quadro di Parigi, vivido, con pennellate essenziali, in un carrellata di quartieri, di strade, di boulevard conil suo protagonista che inizia la sua scalata in sella ad un triciclo come garzone di una salumeria italiana. Poi venne la cartoleria di Rue Richelieu, le prime esperienze sessuali, quindi l'incontro con M.Haags. Questi er un distinto cinquantenne, raffinato ladro di gioielli, frequentatore, per motivi di lavoro, di alberghi di lusso. Così il nostro Steve diventa il suo assistente facendo un salto di livello, vestendo come quelli del bel mondo, frequentando le migliori tavole, adeguandosi alla vita di coloro che nel periodo passato, aveva invidiato. Era un altro passaggio della linea. Ma non l'ultimo. 
Finita fortunosamente l'avventura con Haags, seguì il periodo come segretario della ricca e matura madame Gabrielle D. Era sempre più all'interno del bel mondo e soprattutto del mondo che conta. Era salito di un'altro piano, ancora più in alto da dove si vede la vita e la gente da una prospettiva ancora diversa. La seconda guerra mondiale s'incaricò di troncare il loro sodalizio. Lei in fuga negli Usa, lui richamato dall'esercito inglese. Finito il conflitto, al ritorno a Parigi, Steve mise a frutto le sue esperienze e le sue conoscenze. Aprì, con i soldi chiesti alla sua vecchia zia Louise, un'agenzia di public-relations. Fu un successo. Quello suo personale e quello del suo lavoro, attività del tutto nouva e destinata a crescere nel dopo-guerra. Dalle pubbliche relazioni, all'agenzia di pubblicità. Da un ufficio di qualche stanza, ai tre piani dell'impresa ormai cresciuta e divenuta una società di promozione e advertising. Poi il matrimonio con una ventiduenne borghese, un appartamento in rue François I, con la vita frenetica dell'uomo d'affari e di successo. Ma dopo qualche anno qualcosa inziava ad incrinarsi: nel matrimonio, nel suo interesse per il lavoro, nei rapporti personali. Insomma una crisi generale che metteva in discussione tutto e tutti e che fu l'anticamera di un'altro passaggio, ma questa volta fu un passo indietro. Quasi una fuga a nascondersi. Un'altro passaggio della linea, forse l'ultimo.
Steve Adams si rifugia nella periferia di Tolone dove apre un piccolo negozio di antiquariato. Come dice nel romanzo non è una soluzione è "...un vivere alla meno peggio, un arrangiamento precario che durerà quanto durerà. Ognuno è costretto a un certo punto a cercare un equilibrio approssimativo..."
Un romanzo di tutta una vita, dove si leggono, tra le righe, le esperienze di Simenon quando ad esempio prese servizio come segretario di Binet-Valmer che lui vedeva come un grande scrittore, inseguendolo per un periodo in tutti i suoi spostamenti da un posto all'altro. Ma non fu un passaggio della linea, ma solo un'illusione.
Anche il tema del difficoltà o addirittura del rifiuto richiama l'esperienza i Simenon in America dove non riesce ad inserisi nelle forme di vita sociale: cerchie di amicizie, club vario tipo, compagnie che frequentano certi bar, tutte comunità in cui lui non riesce ad appartenere. "To belog/Appartenir: "...ci ho provato. Spesso ho avuto la falsa impressione di esserci riuscito..." Queste sono le parole che Simenon fà dire allo Steve de Le passage de la ligne. Lo scrittore dal suo punto di vista affermava: "...viene il momento in cui ognuno di noi si trova nella situazione di gestire il proprio destino di fare la scelta definitiva, quella da cui non si torna più indietro...".
Insomma un romanzo biografico, con Steve Adams che narra la sua vita in prima persona, con diversi flashback che illuminano il periodo della sua infanzia, i nonni, la zia, i rari ricordi della madre... un altro elemento che ci fà ripensare a certe opere autobiografiche di Simenon.
E soprattutto, lo ripetiamo, grandi pagine di letteratura simenoniana quando  Steve lascia il liceo e si trasferisce a Parigi, dove il suo lavoro lo porta a contatto con la gente della metropoli. Le tipologie, gli ambienti e le situazioni, tratteggiate da Simenon aturalezza, attraverso tringate descrizioni e con la sua una particolare capacità di ricreare un'atmosfera in cui il lettore s'immerge voluttuosamente. (m.t.)

venerdì 26 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. FEVRIER 1932: LA COLLISION DES DATES, DE CHRISTIAN BRULLS A GEORGES SIMENON, EN PASSANT PAR GEORGES SIM

Le texte évoque la parution originale de trois romans de Simenon: deux "proto-Maigret" sous pseudonymes et "L'affaire Saint-Fiacre"

SIMENON SIMENON. FEBRUARY 1932: A COLLISION IN DATES FROM CHRISTIAN BRULLS TO GEORGES SIMENON VIA GEORGES SIM
The text evokes the original release of three Simenon novels: two "proto-Maigrets" under pseudonyms and "The Saint-Fiacre Affair" 

SIMENON SIEMENON. FEBBRAIO 1932: LA COINCIDENZA DI DATE, DA CHRISTIAN BRULLS A GEORGES SIMENON, PASSANDO PER GEORGES SIM
Si tratta dell'uscita originale di tre romanzi di Simenon: due "proto-Maigret" e "L'affare Saint-Fiacre" 

Février 1932: Simenon est en route entre deux destinations, entre Antibes où il vient de passer l'hiver, et Marsilly où il s'installera en avril-mai. Ce "passage transitoire" se reflète aussi dans sa production littéraire: ce début des années '30 oscille, pour le romancier, entre parution des premiers romans sous patronyme, et du reste de la production sous pseudonymes. Malgré le succès des premiers romans Maigret, rien n'est encore certain, et Simenon continue à écrire de la "littérature alimentaire", pour assurer à la fois "sa matérielle" et "ses arrières".
En ce mois de février, paraît chez Fayard le treizième roman narrant une enquête du commissaire, L'affaire Saint-Fiacre. Les lecteurs qui le découvraient ont-ils fait le rapport entre celui-ci et deux autres romans, signés, l'un Christian Brulls et paru aussi chez Fayard, dans la collection "Les maîtres du roman populaire", et l'autre Georges Sim et paru chez Tallandier dans la collection "Criminels et policiers" ? Le premier porte le titre de La figurante et le second celui de La maison de l'inquiétude. Tous deux paraissent également en ce mois de février 1932, et ils ont ceci de particulier que ce sont ce que les simenologues ont appelé des "proto-Maigret", autrement dit des romans où apparaît déjà ébauchée la figure du commissaire.
La figurante, titre imposé contre la volonté de Simenon, qui dans son manuscrit l'avait intitulé La jeune fille aux perles, est à cheval entre deux genres: le roman utilise encore les poncifs de la littérature populaire, mais en même temps Maigret y apparaît sous des traits qui sont déjà ceux du commissaire du cycle officiel, que ce soit dans son aspect physique ("un homme aux larges épaules, au visage épais, mais aux yeux pétillants, qui mangeait des sandwiches", "il bourra lentement une pipe qu'il alluma, campé devant la fenêtre") ou dans son aspect moral ("qui avait dans toute sa personne quelque chose d'à la fois bourru et attendri", "Je ne crois rien! Je ne pense rien!").
Quant à l'autre roman, La maison de l'inquiétude, les lecteurs avaient déjà pu le découvrir bien avant, puisque c'est en mars-avril 1930 que le texte paraît en feuilleton dans le journal L'Œuvre, donc une année avant le lancement des premiers Maigret… Les lecteurs s'étaient-ils rendus compte alors de la portée qu'allait avoir ce commissaire aux méthodes inattendues ? C'est peu probable, car, même si ce roman contient de nombreux ingrédients d'un "vrai" Maigret (le commissaire, installé au Quai des Orfèvres, mène son enquête à la façon de celle qu'on va lui connaître par la suite: il interroge la concierge, furète chez la victime, rumine les informations qu'il recueille peu à peu, se prend d'une certaine empathie pour les personnages qu'il côtoie, recherche la vérité sans employer une méthode rationnelle, mais en utilisant ses sensations), il reste quelques "scories" qui sentent encore le roman populaire: des personnages assez schématiques et un dénouement théâtral. C'est peut-être la raison pour laquelle Simenon n'a pas voulu l'inclure dans sa production "officielle", outre le fait que le romancier a décidé que Pietr le Letton serait le véritable "premier" Maigret, parce que le premier qu'il signait de son patronyme, et le premier pour lequel il a senti qu'il avait franchi une étape dans sa façon d'écrire…
Il n'empêche que l'on peut se poser la question: les lecteurs qui, en février 1932, achetaient La figurante ou La maison de l'inquiétude, ont-ils réalisé qu'ils lisaient une aventure du même personnage que dans L'affaire Saint-Fiacre ? Ou les différences étaient-elles à ce point perçues clairement qu'ils n'ont pas du tout fait le rapprochement ?

Murielle Wenger

SIMENON SIMENON. GLI ASSASSINI INGLESI E QUELLI DI MAIGRET

SIMENON SIMENON. MURDERERS THE ENGLISH AND THE MURDERERS OF SIMENON
From an article by Guido Piovene in the "Corriere della Sera" of 1935
SIMENON SIMENON MEURTRIERS ANGLAIS ET LES MEURTRIERS DE SIMENON
D'un article de Guido Piovene dans le "Corriere della Sera" en 1935
 
  E' IL 1935 quando Guido Piovene, scrittore italiano e giornalista, scrisse un breve articolo sui gialli londinesi ("Libri gialli a Londra"). E da quello abbiamo estratto un brano che confronta gli assassini dei gialli inglesi con quelli che metteva in scena Simenon. Come potrete capire, si tratta di un articolo scritto a quattro anni dal lancio dei Maigret, quando cioè il personaggio simenoniano era già affermato, ma lontano da diventare quella star della letteratura poliziesca come possiamo dire noi oggi, dopo ottant'anni. Piovene definisce l'omicida "crepuscolare", lo considera normale e quindi per questo poco adatto all'emozione che un giallo, a suo avviso, dovrebbe suscitare.
E, prima, nell'articolo citava il metodo Sherlock Holmes: "...Quello che appare non é: se una cosa è limpida, questo è l'inidizio più certo che sotto v'è un segreto..." . E da questo, secondo Piovene, deriva l'attegiamento dei giornali e di conseguenza dei suoi lettori di cercare il mistero dietro ogni cosa. Un tipo di mistero che nelle storie raccontate da Simenon non c'è, perchè troppo simili alla realtà. L'assassino cui Maigret dà la caccia è tutto sommato un poveracccio e non di rado vittima del destino. Quello inglese è una sorta di  dottor Jekill che la mattina esce a passeggio  con il suo cagnolino, vestito da dandy. Allo sguardo dei londinesi, pur così sospettosi, nulla fa presagire che nella notte si trasformerà in uno spaventoso mister Hyde. (m.t.)


giovedì 25 febbraio 2016

SIMENON-SIMENON: COM'E' BELLO COLLEZIONARE, CERCARE, RACCOGLIERE, ACCATASTARE SIMENON...


Perchè collezionare Simenon? La raccolta di Claude Menguy e i suoi dati biografici

Pourquoi collectioner Simenon? La collection Menguy et ses données biographiques

Why to collect Simenon's work? Claude Menguy's collection and its biographical facts"
 

Collezionare Simenon: perchè? Perchè in ogni suo scritto c'è qualcosa di nuovo, c'è un'atmosfera del tutto particolare.Ogni testo lasciatoci dal maestro belga che sia un romanzo,un racconto, una novella,un reportage di viaggio, un articolo di giornale di gioventù, un semplice testo ironico  di una pagina o di una colonna di quando, appena sbarcato a Parigi, cercava di piazzare i suoi scritti presso i vari editori. Ognuno di questi testi riserva sempre il piacere di leggere,offre la sensazione di ritrovare un caro amico che si è lasciato nella lettura precedente. Cosi molti suoi lettori cercano ogni suo romanzo e ogni racconto da lui scritti. Ci sono i collezionisti di prime edizioni, i collezionisti di tutte le uscite, i collezionisti di tutto ciò che è attinente allo scrittore belga in un qualsiasi modo... Si possono raccogliere solo le edizioni originali in lingua francese, mentre invece nel nostro paese molti cercano solo le edizioni italiane, altri simenoniani, in giro per il mondo, cercano edizioni in tutte le lingue. Il piu' grande collezionista e studioso dell' opera di Simenon è stato indubbiamente Claude Menguy. Nato nel 1932,di lui si sa che era pasticciere a Grenoble,(trasferitosi dall'80 in Bretagna per dedicarsi alla promozione immobiliare), dal 1958 consacrò buona parte della sua vita a scovare nuove tracce simenoniane tra edizioni vecchie e libri anch'essi non recenti; nella sua collezione si trovavano numerose edizioni autografate e lettere scritte da Simenon. Ebbe la fortuna di conoscere l'autore con il quale intrattenne una corrispondenza. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2006, tutto ciò da lui reperito e repertoriato venne messo all'asta (oggi lo si puo' trovare raccolto in un catalogo dell'anno seguente redatto dalla casa d'aste che si occupava della vendita). Due i libri da lui redatti sulle tracce bibliografiche di Simenon che riusci' a scovare: nel 1967 ”La bibliographies des éditions originales de Georges Simenon, y compris les oeuvres publiées sous des pseudonymes”.E del 2004 la monumentale e definitiva “De Georges Sim à Simenon Editions originales, éditions illustrées et collections diverses y compris les oeuvres publiées sous pseudonymes” comprendente tutte le edizioni originali, quelle illustrate e quelle delle più disparate testate comprese le opere sotto pseudonimo. Questi libri non sono mai stati editi in Italia.
Andrea Franco

mercoledì 24 febbraio 2016

SIMENON SIMENON. MAIGRET... "SLOW FOOD" A TRIESTE

"Il Commissario Maigret «si consegnava al piacere del cibo … con calma, lentamente» ed è facile immaginare Maigret ‘slow food’ … soprattutto per una questione di pelle, di sensibilità". Così scrive Gianni Mura, giornalista e scrittore, sottolneando le ben note predilezioni del commissario simenoniano per il mangiare e il bere (e per tacer del fumare). Se ce ne fosse bisogno lo testimonia anche il gastronomo francese Courtine che ha riuntito in un libro "Le ricette della signora Maigret"  le ricette che appaiono sulle inchieste del commissario. A celebrare tutto questo ci penseranno il 27 febbraio a Trieste lo chef Andrea Stoppari al Restaurant Savoy con l'aiuto dei vini della Loira, di piccole realtà gastronomiche, di un Presidio Slow Food francese. E per i fortunati di Trieste e dintorni che potranno partecipare a questa serata, dove fare cucina è un po' come condurre un’inchiesta, l’appuntamento è per le 20.00. Per sapere se ci fossero ancora posti liberi rivolgersi a slowfoodtrieste@gmail.com

SIMENON SIMENON. THE CREAM OF THE CROP



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SIMENON SIMENON. LA CREME DE LA CREME
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SIMENON SIMENON. IL MEGLIO DEL MEGLIO
Riflessioni sulle analogie tra le migliore storie di Maigret e i romans durs di Simenon


As I worked my way through the full series of Maigret works, friends and acquaintances would often ask me to suggest the best story to read as an introduction to the man and his methods. I couldn’t come up with a good answer and still don’t have one. I eventually concluded my problem stemmed from the fact that I don’t think any one individual work is outstanding. Rather, the series is outstanding. It’s impressive the way Simenon maintains consistency throughout, especially since he has to keep a lot of balls up in the air for a long, long time. Of course, there are inaccuracies. The confusion about the Maigret apartments in Paris (Boulevard Richard-Lenoir and Place des Vosges) and the switching of brandies (plum and raspberry) are two examples. Whether deliberate or unconscious, these twists add to the fun of reading the stories, for one can play detective, too.
Curiously, my recent concept parallels Simenon’s earlier vision of his “big” novel. When introducing an ongoing series of 100 print interviews, Eric Maisel, PhD, paraphrases Simenon as follows:
‘Georges Simenon, the Belgian novelist who wrote the Inspector Maigret mystery series and five hundred novels altogether, penned very short novels. When asked when he would finally write his “big” novel, Simenon explained that his “big” novel was the mosaic of his small novels. His “big” novel already existed: you just had to accept its form.’
This citation appears on his blog site, Mad in America, in a 25.01.2016 article The Future of Mental Health Interview Series (L'Avenir de santé mentale, une série d'interviews) with the following link: 
http://www.madinamerica.com/2016/01/the-future-of-mental-health-interview-series/
David P Simmons