domenica 5 dicembre 2010

SIMENON E L'UOMO NUDO

L'avrà detto centinaia di volte. "Cerco l'uomo nudo". Nel corso della sua carriera di scrittore e nelle centinaia  di suoi romanzi, Simenon è attratto dall'essenza dell'uomo, da quello che è dentro di lui, al di là dei condizionamenti sociali, della razza, dell'educazione, della maschera che ognuno si costruisce giorno dopo  giorno nella società, in famiglia o sul lavoro. La ricerca di quest'essenza universale era quello che lo guidava nella costruzione dei personaggi dei suoi romanzi. "Mi avvicino all'uomo, all'uomo nudo, l'uomo faccia a faccia con il suo destino, - spiega Simenon ne Le Romancier (1945) - che secondo me è la motivazione suprema del romanzo".In effetti, numerosi elementi che ritroviamo nella letteratura simenoniana riportano sì alle scelte individuali, ma anche alla lotta, a volte inutile, contro il destino (il famoso "passer la ligne"). Altre volte alla base dei romanzi ci sono delle confessioni, sotto forma di lettera, di memoriale, di diario, tutti mezzi tramite cui il protagonista si mette a nudo. Si spoglia di tutti i suoi orpelli e si offre così com'è realmente, almeno nelle intenzioni dello scrittore.
Simenon ribadì questo concetto in un'intervista al settimanale L'Express, alla fine degli anni '50, in cui spiegava "In letteratura troviamo il romanzo dell'uomo vestito e il romanzo dell'uomo nudo. I romanzi dell'uomo vestito sono quelli dei costumi, quelli dell'epoca in cui vive. Insomma è l'uomo nella sua società che somiglia quello che vorrebbe essere. E' soltanto da poco che ci si occupa dell'uomo del tutto nudo, vale a dire quasi del tutto al di fuori della vita sociale. Kafka, ad esempio, si occupa dell'uomo nudo..."

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