Ovviamente anche Simenon commetteva degli errori nella stesura dei romanzi. Come tutti, ma anche forse per la sua velocità nello scrivere, per la sua lingua originale... E, come è d'altronde normale, dopo aver inviato il manoscritto all'editore di turno spuntano i problemi: errori qualche volta di logica, qualche volta di di forma. Ancora una volta dobbiamo ringraziare Pierre Assouline che ne segnala alcuni gustosi. "...A pagina 91 di G7 (un agente investigatore, una sorta di antesignano di Maigret), una raccolta di racconti pubblicata da Gallimard, si legge: Il letto era disfatto. Il cadavere si trovava poco lontano, in pigiama, come se fosse stato colpito nel momento in cui si recava a dormire. Un cadavere che va a coricarsi, non succede tutti i giorni...". E poi scambi di nomi (ne L'Evadé il protagonista si chiama prima Jean-Pierre e dopo Jean-Paul) o di giorni (Les anneaux de Bicetre, pag. 30 lunedì sera, invece di martedì sera).Simenon detestava questi errori e Sven Nielsen, editore di Presse de al Cité, che lo conosceva bene, spesso taceva al suo autore di punta la scoperta e la correzione di questi errori, perchè sapeva che non accettava senza protestare o cavillare nemmeno quelli più banali e dozzinali.
Per quanto concerneva la costruzione della frase e la lingua Simenon di difendeva spesso dicendo che "...il mio accordo tra i tempi dei verbi non sempre è strettamente grammaticale e uso raramente l'imperfetto del congiuntivo. La mia costruzione della frase è talvolta abbastanza personale. Non bisogna dimenticare che è il popolo che fà la lingua poco a poco e che sono gli scrittori che la codificano, che tavolta innovano, aspettando che i dizionari registrino questi cambiamenti molto tempo dopo."
La persona con cui accettava discutere certi argomenti era Doringe, la sua editor, diremmo oggi, personale: le scelte stilistiche, l'ortografia, la grammatica, la sintassi... ma in realtà era quattro le donne che leggevano il suo romanzo prima dell'editore: sua moglie Tigy, la sua femme de chambre la Boule e la segretaria.
D'altronde come scriveva in Quand J'étais vieux, la revisione gli metteva sempre un po' di ansia, il romanzo non lo soddisfaceva come quando lo scriveva e correggerlo era a volte un peso.
"...è sempre una lotteria (la revisione), certe sono un piacere e scorrono via dolcemente. Ce ne sono altre che mi prendono quattro ore e più a capitolo - scrive Simenon in una lettera e Sven Nielsen - Non lo so mai prima e ogni volta provo una lieve angoscia nel cominciare, perché odio passare ore ed ore sul mio deretano, a fare un lavoro da controllore.....D'abitudine preferisco revisionare il romanzo a tutta birra, per sbarazzarmi al più presto di una corvé...".
E tutto questo pur utilzzando Simenon una lingua semplice e termini comprensibili. "Taglio aggettivi, avverbi e tutte le parole che sono lì per fare effetto... - diceva Simenon a Carver Colins - Quando trovate una bella frase, tagliatela. Io, ogni volta che trovo qualcosa del genere nei miei romanzi, la taglio...".
Nessun commento:
Posta un commento
LASCIATE QUI I VOSTRI COMMENTI, LE VOSTRE IMPRESSIONI LE PRECISAZIONI ANCHE LE CRITICHE E I VOSTRI CONTRIBUTI.