Ci perdoneranno gli appassionati simenoniani e ancor di più i maigrettiani se per questo post abbiamo attinto il titolo adddirittura da una delle avventure di... Sherlock Holmes (Il segno dei quattro - Conan Doyle - 1890).
Il numero tre in questo caso segna i titoli di tre romanzi diversi, emblematici di tre periodi dello scrittore.
Si tratta di Trois Coeurs dans la tempête, edito da Ferenczy nel 1928, di Les Trois Crimes de mes amis pubblicato nel 1938 da Gallimard e infine Trois chambres à Manhattan per i tipi di Presses de La Citè nel 1946.
A volere far i pignoli, anche nei racconti abbiamo trovato il numero tre in alcuni titoli, anche qui di diverse epoche: Les Trois Rembrandt (nella raccolta "Les treizes Mystères" - Fayard - '32), Le trois bateaux de La Calanche (in "Dossier de l'Agence O" - Gallimard '43) e in La Rue au Trois Poussins (racconto che dà il titolo all'antologia che lo comprende - Presses de La Cité - 1963).
Parliamo però dei romanzi. Quello pubblicato nel '28 da Ferenczi può ancora essere ricondotto sotto l'alveo della letteratura-alimentare. Romanzi commissionati, a trama quasi standardizzata, con personaggi stereotipati (la bella, il buono e il cattivo...) e un happy-end d'obbligo. Non era la letteratura cui Simenon aspirava, ma almeno gli dava da mangiare. Firma: ancora con uno dei tanti pseudonimi, Jean du Perry.
Veniamo invece a Les Trois Crimes de mes amis di dieci anni dopo.
Ed è cambiato tutto.
Simenon ha lanciato Maigret, si è goduto il suo successo, lo ha abbandonato per quattro anni e poi è tornato a quelle inchieste che non avrebbe mai più interrotto, fin quando avrebbe scritto. Era diventato un romanziere... da Ferenczi era passato a Fayard e da questi a Gallimard, il tempio editoriale dell'olimpo degli scrittori francesi. Ma all'epoca della pubblicazione di questo romanzo autobiografico, il '38, l'inafferabile Simenon, era già in contrasto con il patron Gaston Gallimard e vaghegginava di mettersi in società con qualcun'altro (succederà davvero nel '45 con Sven Nielsen di Presses de La Cité). Il romanzo tratta di una serie di vicende che Simenon, quand'era un giovane giornalista, visse collaborando ad un settimanale satirico, scandalistico e licenzioso (per quello che si poteva nell'austero Belgio degli anni '20), i cui proprietari non erano tipi raccomandabili, in bilico tra vita e malavita.
All'epoca del terzo romanzo citato, Trois chambres à Manhattan, Simenon ormai è un famoso romanziere, conosciuto in buona parte del mondo, ha già incontrato quella Denyse che diventerà la sua seconda moglie e madre di tre dei suoi quattro figli.
E, come è noto, anche qui si tratta di un'opera autobiografica, dove viene romanzato proprio l'incontro tra Georges e questa canadese che lo infiamma prima sessualmente e poi sentimentalmente. Il romanzo scritto negli States, è stato definito un noir di grande raffinatezza. I due protagonisti che si conscono e subito s'intendono. Due esseri sbandati e soli, che attraversano la vita come una notte scura e cupa, fredda e ostile che la coppia riscalda con l'alcol e il sesso, e illumina con i propri sentimenti.
Il romanzo ebbe molto successo, ne fu tratta una versione cinematografica, diretta da Marcel Carné, con Annie Girardot (per il ruolo sembrava fosse stata scelta in un primo tempo Jeanne Moreau), Maurice Ronet e anche il nostro Gabriele Ferzetti.
Insomma tre romanzi-tappa che quasi dall'esordio ci portano se non proprio all'apice, ma molto vicino alle vette più alte in termini di letteratura, ma anche di popolarità del romanziere.
tra i romanzi citati scelgo "les trois crimes des mes amis",per i racconti Les trois bateaux de la calanque,settima delle 14 indagini che vedono protagoniste l agenzia "o".a mio avviso questa raccolta è la migliore di racconti di simenon.il maigrettiano torrence,il giovane emile e l ex borsaiolo barbet(senza dimenticare mlll berthe)meritano un posto di rispetto nella narrativa gialla di taglio umoristico
RispondiElimina