martedì 21 aprile 2015

SIMENON SIMENON. IL RICCO ROMANZIERE E LA BELLA VITA NELLA CRISI DEGLI ANNI '30


La crisi economica scoppia drammaticamente nel '29 negli Stati Uniti e, quasi subito, il rimbalzo sulle borse e sulle economie europee. La Francia ad esempio non ebbe grossi problemi finchè la crisi non colpì duramente la Gran Bretagna che fu costretta a svalture le sterlina. A quei tempi l'economia del Regno Unito era ancora il fulcro del sistema mondiale e il suo crack, soprattutto per i paesi europei, Francia e Germania prima di tutti, fu un durissimo colpo. Parigi registrò un calo della produzione industriale del 23%, tagli della spesa pubblica del 10%, aumento delle tasse fino al 50%, grandi spinte inflazionistiche, circa ottocentomila disoccupati, tutto in un lungo periodo che andò grosso modo fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Tra il 1930 e il 1940 per Simenon fu un periodo in decisa controtenddenza. Lui che appena arrivato a Parigi (fine del 1922) aveva fatto letteralmente la fame e che solo dopo cinque/sei anni, si era affermato come estensore di romanzi popolari, racconti amorosi, romanzi brevi d'avventura o polizieschi. Era il famoso periodo in cui arrivava a scrivere anche ottanta pagine al giorno (sei ore la mattina, un'ora di siesta e sei ore il pomeriggio: più di sei pagine e mezza all'ora). Cominciava a guadagnare bene, anche grazie alla fama di una buona scrittura e tempi di esecuzione velocissimi. Tanto che nel '24 si sistema con la moglie Tigy in un appartamento piccolo, ma nella altolocata Place des Vosges.
E da allora é un crescendo di reddito con un salto che coincide proprio con l'arrivo della crisi in Francia, il 1931, quando Simenon lanciò la serie di Maigret, che riportò subito un gran successo con grande soddisfazione, anche economica, per l'editore Fayard e per Simenon stesso. E dopo per lo scrittore iniziò il periodo dei romans-durs e ancora l'ingresso nella prestigiosa casa editrice Gallimard. Insomma le quotazioni del Simenon romanziere crescevano, di pari passo  ai suoi guadagni, mentre la Francia sprofondava nelle crisi più nera, insieme alle altre nazioni europee.
Ma di tutto questo, ad esempio nei Maigret, non c'è traccia. O comunque quelle rare volte che si accenna ad una crisi, questa non è mai rappresentata con tutta la sua drammaticità e la sua pervasività. E questo vale anche per i romans-durs. Simenon ci presenta protagonisti delle sue storie che, certo, vivono di lavori umili, tirando avanti piccole imprese magari destinate a fallire, artigiani, piccoli commercianti, battellieri, abituati a vivere con poco e ad affogare spesso le strozzature della loro vita ila sera in modesto bistrot, insieme a dei poveracci come lui.
Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con delle precise connotazioni storiche o con delle contingenti criticità economiche... No, quei personaggi sono dei predestinati, nati diseredati  e condannati a morire tali. E, quando capia che siano ricchi, un trascurabile evento provoca una catena di accadimenti che portano il protagonista a passare la linea, quella famosa linea simenoniana che divide i bravi cittadini, stimati, e degni del rispetto sociale, dai reietti, respinti dalla società, ridotti ai margini del consesso civile, ricacciati in un angolo oscuro e indotti a scivolare in una spirale involutiva che li porterà in un degrardo progressivo che sboccherà nell'abiezione e spesso nella deliquenza e nel delitto.
Ma qui è il destino che comanda. Non c'è la crisi, non si tratta dell'impoverimento di milioni di famiglie, non c'entrano le speculazioni dei grandi finanzieri internazionali.
Questa condizione davvero privilegiata che ha visto per un decennio Simenon diventare sempre più famoso (e ricco), lo è ancora di più se il campo d'osservazione si allarga alla società che in quegli stessi anni invece si impoverisce  sempre di più.
E forse è anche questo contribuisce in parte all'universalità degli scritti di Simenon. Questo svincolarsi dalla tragedia della crisi economica (che personalmente non lo toccava, ma ad un attento osservatore come lui certo non poteva sfuggire) gli dava il destro per raccontare storie, creare personaggi e intrecciare vicende non legate alle miserie di quegli anni e comunuqe non troppo radicate storicamente, tanto da funzionare ancor oggi, come il prossimo roman-dur che uscirà per Adelphi, Le haut mal, una storia di disperazione, di meschineria e di vendette maturata nell'ambiente agricolo nei dintorni di Nieul, ma storia dei sentimenti di ogni provincia, aldilà del tempo e delle epoche.

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