giovedì 25 ottobre 2012

SIMENON. MAIGRET E... QUINDICI ANNI DI RACCONTI

Ancora sulla novità arrivata in questi giorni in libreria. Rue Pigalle e altri racconti. Facevano parte, come abbiamo già ricordato, di quelli che vengono intitolati Les Nouvelles Enquete de Maigret. Sono diciannove e Simenon li scrisse tutti a La Rochelle nel giugno del 1938. Di questi poi una decina furono pubblicati tra il '38 e il ' 39 come allegati da collezionare di Police-Film e Police-Roman (Societé Parisienne d'Editions), altri raccolti in un volume di Gallimard e un paio su un'altra raccolta Signé Picpus.
In quel periodo Simenon viveva in Vandea, era ormai nella scuderia degli scrittori Gallimard, aveva iniziato con i suoi romans-durs, e pubblicato romanzi che poi nel tempo sarebbero stati sempre più quotati come Les Pitards (1935), Les fiançailles de M.Hire (1933), L'Homme de Londre (1933), Faubourg (1934), Le testament Donadieu (1937), L'Homme qui regardait passer les trains (1938), Monsieur La Souris (1938), tanto per citare alcuni titoli dei 28 romanzi pubblicati tra il 1931 e il 1939.
Per quanto riguarda i Maigret, negli anni successivi Simenon scriverà altri racconti che saranno raccolti di volta in volta nel già citato Signé Picpus, in Les petits cochons sans queque (prima sul settimanale Sept-Jours - 1940 e poi nell'omonimo volume del 1950 - Presses de La Cité), in Maigret revient (Gallimard 1942), in Maigret et l'inspecteur malchanceux (1947 - Presses de La Cité).
Se non andiamo errati, per tornare a leggere un vero e proprio romanzo di Maigret occorre attendere il 1948 quando esce Les vacances de Maigret. Era dal 1933 con Maigret, l'utimo della prima serie edita da Fayard, che non veniva pubblicato un volume esclusivamente dedicato ad un romanzo del commissario. Quasi quindici anni, un periodo molto lungo soprattutto se rapportato al ritmo della produzione simenoniana.

mercoledì 24 ottobre 2012

SIMENON DA OGGI VI RACCONTA "RUE PIGALLE" E ALTRE STORIE

Segnatevela. La data di oggi, almeno per gli appassionati più giovani e per la casa editrice Adelphi è il primo giorno in cui entrano in circolazione i racconti di Maigret (non sono inediti, Mondadori li aveva già pubblicati ad esempio nell'1981 in "Maigret Indaga" - supplemento al "Giallo Mondadori" n° 1704).
Non più romanzi quindi, ma volumi formati da raccolte di racconti più o meno brevi di cui già vi avevamo anticipato. (vedi Simenon. E' finito Maigret? I suoi romanzi sì, ma i racconti no  del 17 giugno e Simenon. Ancora sul nuovo Maigret "Rue Pigalle" del 5 settembre). Il comunicato stampa sul nuovo volume, che dovrebbe essere oggi in tutte (?) le librerie e che è stato integralmente pubblicato da molti siti, non indica nulla di più di sette dei nove titoli inseriti (La Chiatta dei due impiccati - Il Caso di boulevard Beaumarchais - Jeumont, 51 minuti di sosta! - Pena di morte - Le lacrime di cera - Rue Pigalle - Un errore di Maigret...). Anche il sito ufficiale di Simenon (quello gestito dal figlio John - www. simenon.co -) aveva mancato la data di uscita, se pur di poco, indicandola nel 9 ottobre.
Se ne volete sapere di più quindi o andate in libreria o andatevi a leggere i post del nostro informatissimo Andrea Franco, del 23 agosto e del 5 settembre...
Buona lettura.

SIMENON. TRA I FUMI DELLE SUE PIPE E DI QUELLE DEL COMMISSARIO MAIGRET

LES PIPES DE MAIGRET
"... Impossibile immaginare Georges Simenon (e il commissario Maigret) senza una pipa in bocca...". Con questa frase viene introdotta l'intervista della giornalista Yette Bovon per Madame Tv (di RTS - la Radio Televisione Svizzera), che è visibile sul sito dell'emittente (cliccate sulla foto o su LE PIPES DE MAIGRET). Il romanziere ammette di fumare senza sosta. D'altronde la pipa non è "la medicina dello scrittore"? E poi va nei dettagli spiegando che ne fuma sei o sette per ogni capitolo che scrive. Durante l'intervista ovviamente Simenon fuma e non c'è di meglio per illustare tutto il cerimonale che si svolge intorno a quest'arte. Già perchè fumare la pipa è un arte, per chi non lo sapesse. E con Simenon si capisce fino in fondo.
Il filmato che vi proponiamo oggi è di oltre 26 minuti, è in lingua francese e presenta un Simenon brillante, rilassato e sorridente.

martedì 23 ottobre 2012

SIMENON, 80 ANNI IN ITALIA, DA ARNOLDO MONDADORI A ROBERTO CALASSO


















Abbiamo già parlato del rapporto particolare che legava Simenon ad Arnoldo Mondadori, il suo editore italiano dal primo Maigret in poi fino al 1984. La loro conoscenza risaliva addirittura al 1924, almeno come lo stesso romanziere  scriveva in una lettera a Federico Fellini.
"....Ho conosciuto il vecchio Arnoldo Mondadori (in realtà di pochi anni più grande di Simenon, l'editore era nato nel 1889). Ho conosciuto sua moglie e tutti i suoi figli. Abbiamo giocato a bocce nella sua villa sul Lago Maggiore. E' venuto a trovarmi in Svizzera, in Olanda, in America. Ero molto affezionato a lui e alla sua famiglia, specialmente ad Alberto, per il quale la letteratura contava ancora..."
La loro fu una relazione duratura, anche perché Arnoldo è stato il suo editore straniero più a lungo degli altri, più di mezzo secolo. Ma quando il timone della casa editrice passò di mano e le cose cambiarono. Tanto che Simenon nel 1984 commenta:"...ho visto la casa editrice passare di figlio in figlio e quindi ai generi. L'ho vista specializzarsi nella stampa dei rotocalchi. Oggi è proprietaria di tre o quattro reti televisive in Italia (in quell'anno la tv mondadoriana "Retequattro" viene ceduta infatti a Berlusconi che già possiede la propria "Canale 5" e, dall'82, anche "Italia 1" comprata dall'editore Rusconi) e ,a Verona, di una delle più grandi tipografie del mondo, oltre che delle migliori...".
E' chiaro che Simenon non vede di buon occhio lo spostamente del baricentro del core-business della casa editrice dalla letteratura a nuovi mezzi di comunicazione: "... per la letteratura non c'è quasi più interesse e sono anni ormai che ho voglia di cambiare editore... - e specifica meglio - Per citare il caso di "Mémoires intimes" , opera alla quale annetto una certa importanza e che è stata tradotta in quasi tutti i paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti e il Brasile, l'Olanda e la Germania e persino l'URSS; in Italia niente e questo mi fà decidere a sciogliere il rapporto con Formenton, che è venuto varie volte a trovarmi a Losanna ma senza che poi ne derivasse granché..." .
C'è gia stato qualche contatto con Roberto Calasso, più giovane di lui di quarant'anni, che era riuscito ad incontrarlo grazie alle amicizie comuni con l'editore tedesco Diogenes e quello svizzero Vladimir Dimitrijevic. Incontro cordiale, champagne, un Simenon brillante, ma risultati nessuno, Qualcuno dice per le clausole dei preceenti contratti, altri parlano di una naturale diffidenza del romanziere a scegliere nuovi editori, soprattutto dopo cinquant'anni di Mondadori. Ma Simenon nonostante l'età è ancora scrupoloso:"... ho fatto controllare il dossier Mondadori. Mi risulta di aver recuperato i diritti di più di quarantanove romanzi non-Maigret, pubblicati molto tempo fa' da Mondadori, e inoltre che una quarantina tra romanzi e raccolte di racconti, anch'essi non-Maigret, non sono mai stati pubblicati in Italia. Anche i "Mémoires intimes" sono completamente liberi di questo paese...se Adelphi lo desidera, Joice Aitken ( che allora gestiva il "Secretariat Simenon") potrà fornire tutte le informazioni necessarie...".
Ci volle una buona parola da parte di Fellini (mediata dal comune amico Daniel Keel) per far conquistare all'Adelphi i diritti dei romanzi e di tutti i Maigret.
Poi, per la cronaca, il cerchio si chiude. Infatti ora la casa editrice di Calssso è controllata da RCS - Rizzoli-Corriere della Sera Media Group proprio quell'editrice Corriere della Sera che nel suo Mensile Illustrato nel 1929 aveva pubblicato in Italia il primo romanzo di Simenon, Nicoletta e Dina, firmato Georges Sim.

lunedì 22 ottobre 2012

SIMENON. COMMISSARIO GUILLAUME, IL FRATELLO MAGGIORE DI MAIGRET

Simenon conosceva bene il commissario Guillaume a Quai des Orfevres. E ha più volte ammesso che era in parte sulla sua figura che aveva costruito il personaggio di Maigret. Quel Marcel Guillaume che, dopo la pubblicazione dei primi Maigret, l'aveva invitato negli uffici della polizia giudiziaria per fargli capire meglio quali erano le procedure effettive del suo lavoro e di quello dei suoi ispettori, quello degli agenti e quello degli specialisti... Allora il commissario era a capo della Brigata Criminale e ci teneva che nelle inchieste del suo alter-ego letterario non ci fossero errori grossolani, quando Simenon si inoltrava nella descrizione delle procedure.
"... mi ha illustrato le tecniche degli interrogatori, mi ha messo in contatto con i suoi più anziani collaboratori, come il commissario Massau, che poi sarebbe succeduto allo stesso Guillaume.... e non potrei dire quale dei due abbia avuto più peso nell'evoluzione del personaggio Maigret che, inevitabilemente ai suoi esordi era un po'schematico...".
Insomma, come in altri casi conoscere dal vivo la realtà ovviamente, fu utilissimo a Simenon che respirando l'aria del "Quai" riuscì a mettersi nei panni di quei funzionari di polizia con maggiore facilità e consapevolezza. 
"Sono matti - protestava il commissario Guillaume, quando dovette andare in pesione, ricorda Simenon - a cinquantacinque anni abbiamo appena imparato appieno il nostro mestiere e ci mandano via...." .
Ma non era tipo da darsi per vinto. Continuò infatti ad indagare come privato investigatore, grazie anche ad una longevità non comune. Morì infatti a 92 anni. E in quella occasione, nel febbraio del 1963, Simenon scrisse: " La morte del commissario Gullaume mi tocca personalmente... Con lui, e poi anche con Massau, eravamo diventato buoni amici, dopo quella prima volta, ci siamo incontrati diverse volte ed ero  presente anche alla festa d'addio che organizarono quando andò in pensione... Per me non è soltanto un amico che se ne va, ma è come se fosse un fratello maggiore di Maigret...".

domenica 21 ottobre 2012

SIMENON. IL GIOCO DELLA PRIMA FRASE


Oggi è domenica e vi proponiamo un gioco. Una pausa ai post e alle notizie sul nostro amato scrittore. Ma ovviamente si tratta di un gioco centrato su Simenon e le sue opere. E' una piccola scoperta che abbiamo fatto sul sito di ARTE, un'emittente televisiva franco-tedesca tutta dedicata alla cultura. Un bell'esempio di come si può coniugare un mezzo popolare come la televisione con temi culturali, facendo spettacolo istruttivo, intrattenimento intelligente... e ascolti.
Ma torniamo al nostro gioco. Il suo nome è Le jeu de la premiére phrase (Il gioco degli incipit). Un'animazione vi farà ritrovare alla scrivania di Simenon, dove c'è la sua macchina da scrivere. Ad un certo punto i suoi tasti inizieranno a ticchettare e comporranno la prima frase di uno dei libri del romanziere. Sul tavolo ci sono anche due pile di libri di Simenon, sono Maigret e romanzi. Quando la frase sarà interamente scritta, voi dovrete indovinare a quale titolo appartiene quell'incipit.
Il gioco fu messo on-line nel marzo del 2003 e, allora, chi indovinava un certo numero di risposte, poteva vincere dei libri. Oggi c'è solo il piacere di giocare con gli indizi forniti e la soddisfazione di scoprire il titolo giusto. Un gioco da simenoniani duri e che capiscono il francese. Ma come si dice, quando il gioco si fà duro, sono i duri a dover scendere in campo.
Quindi lanciatevi con Le jeu de La première phrase buon divertimento e in bocca al lupo.

sabato 20 ottobre 2012

SIMENON-FELLINI. ATTRAZIONE FATALE

 
Fellini e Simenon. Due personaggi diversi, con 17 anni di differenza, uno regista visionario, del sogno, dell'immaginario e l'altro romanziere legato alla realtà delle vicende quotidiane, degli uomini comuni. Il cineasta che trasfigura la vita, le persone, le vicende con la sua fantasia, mentre lo scrittore si lega alle storie concrete, ai piccoli drammi, a quei particolari realistici che caratterizzano l'esistenza delle persone qualunque. E poi il linguaggio. Ricco, ridondante, fastoso quello di Fellini, stringato, asciutto, sintetico quello di Simenon.
Così di primo acchitto sembra strana una tale attrazione tra due personaggi del genere, conosciutisi al Festival Internazionale del Cinema di Cannes nel 1960. Fellini 40 anni, Simenon 57, due uomini  professionalmente affermati che non solo si scoprono, ma scoprono un'ammirazione uno per l'altro che sconfina quasi nell'adulazione. Questo ce lo testimonia un libro di cui abbiamo parlato, costellato di epiteti enfatici e quasi adulatori con i quali uno si rivolgeva all'altro. (Carissmo Simenon, Mon cher Fellini" - Diogenes Verlag - 1997 in Simenon e Fellini. Caro, Carissimo amico, Carissimo grande amico).
Già nel loro epistolario c'è un crescendo di allocuzioni di stima, affetto, ammirazione, per le rispettive persone e per le opere. Ma come mai due artisti così diversi strinsero un'amicizia così fraterna, così stretta, riconoscendo nell'altro una sorte di nume tutelare da trattare con una malcelata suggestione e quasi con una certa forma di riverenza?
Ce la potremmo cavare dicendo che, come sostengono in molti, gli estremi si toccano e così avveniva tra la ridondanza di Fellini e l'essenzialità di Simenon. Oppure che fossero due personaggi con una faccia manifesta e una nascosta, e quindi il loro incontro faceva combaciare le loro caratteristiche.
Ma la prima ci pare troppo semplicistica e la seconda eccessivamente cervellotica.
Andiamo allora a vedere se il loro epistolario sia in grado di fornirci un'altra spiegazione.
Intanto partiamo dal processo creativo. Fellini dichiarava: "... prima di cominciare un film non ne so quasi niente. Cerco di creare una certa atmosfera, con un rituale ben preciso, come un prestigiatore... E' comunque come se il film esistesse già bell' e fatto al di fuori di me...".
Questa dichiarazione del regista italiano è particolarmente significativa. Vi ritroviamo una sorta di trance che lo trascina verso un percorso che lui stesso ignora. Non è praticamente la stessa situazione dell'état de roman che viveva Simenon, quandoanche lui iniziava a scrivere senza sapere come sarebbe andata a finire la storia? E poi troviamo parole e concetti ricorrenti nell'universo simenoniano come l'atmosfera, il rituale, una storia già precostituita, come già definito, fin dall'inizio, è il destino dei personaggi del romanziere.
Questa ci pare una base più solida che giustifica il loro particolare rapporto.
Simenon gli confida: "... non mi era mai successo ...Vedendo il suo 'Casanova' ho pianto... E' consapevole di aver creato un capolavoro?..."
E Fellini di rimando "... ho letto in questi giorni un tuo romanzo che non conoscevo, 'Le déménagement'. Viene voglia di applaudirti sempre, di scriverti, di dirti bravo e ancora bravo...".
E il romaziere: "... Caro Fellini, fratello, considerata la differenza di età, probabilmente dovrei chiamarla "figlio". Ma lei avrà capito che uso la parola "fratello in un altro senso..."
E il regista: "...Mio grande amico...grazie anche per 'Vento del nord e vento del sud' che ho letto la stessa notte con la gioiosa avidità con cui leggevo da ragazzo...".
E ancora Simenon: "... Caro gigantesco Fellini...ho potuto finalmente vedere 'La città delle donne'. Teresa ed io siamo usciti dal cinema inebetiti, camminando come ubriachi...Mai la sua opera ha avuto tanta profondità e potenza, né mai lo scarto tra lei e quelli che si definiscono suoi colleghi è stato così ampio..."
E ancora Fellini parlando di sé: "... il giovanottino diciassettenne che quarant'anni fa' in una sola notte aveva letto il 'Cane giallo', 'Il carrettiere della Provvidenza' e 'Gli impiccati di Saint-Pholien' si ammalò di una ammirazione sconfinata e che non doveva abbandonarlo mai più...".
E poi non va scordato che ne La Dolce Vita, che Simenon fece di tutto per far vincere in quel fatidico Festival di Cannes 1960, c'è la denuncia per quella classe alto-borghese, la sua vacuità, la sua maschera di perbenismo e i suoi vizi che tante volte Simenon ha denunciato nei suoi romanzi.
Ecco che allora qualche spiraglio si apre e certe affinità insieme a certe complementarietà iniziano a spiegare quell'attrazione intellettuale, ma anche umana, che i due geni sentivano uno per l'altro.

venerdì 19 ottobre 2012

SIMENON. NUOVA SERIE TELEVISIVA PER MAIGRET?


A quanto pubblicato dal quotidiano londinese The Guardian qualche giorno fa', sembrerebbe che la televisione britannica abbia intenzione di mettere in cantiere una nuova versione delle inchieste del commissario Maigret.

 Pare che la fama dei detective "made in Europa" sia in crescendo, come ultimamente è successo per la serie televisiva tratta dalle inchieste di Kurt Wallander, personaggio creato da Henning Mankell e interpretato in tv da Kenneth Branagh.
A tale proposito 

Caroline Michel, d.g. dell'agenzia Peters Fraser & Dunlop e co-amministratore delegato di The Right House, che oggi detiene i diritti per i Maigret, ha dichiarato: "Nel mondo del cinema e della televisione c'è uno straordinario interesse per la genere crime, sia in Europa che negli Stati Uniti... e ci sono tre società di produzione o emittenti tv interessate a reaizzare un nuovo Maigret, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sia per la televisione che per i film e si tratta di proposte molto significative. Evidentemente il potenziale del 'brand' Maigret è ancora molto elevato...".
Nessun nome, niente di certo, ma qualcosa si muove, anche se non in superficie. Il solco lasciato dai romanzi di Simenon, dalle inchieste di Maigret, dai sessanta film tratti dai suoi titoli e dalle numerose serie televisive, è d'altronde un solco che non è possibile ignorare e prima o poi qualcuno in tv o al cinema finirà per ripercorrerlo. Anche perchè il materiale a disposizione è talmente tanto, di alta qualità e, soprattutto, non è invecchiato. Quest'ultima, crediamo, sia una delle qualità importanti. Quando leggiamo un romanzo di Simenon non abbiamo l'impressione di immergerci in un tempo passato. L'essenza delle sue storie è incredibilmente moderna anche dopo cinquanta o sessant'anni essere state scritte.
Però... già c'è un però. Lasciamo stare il malgestito (e quindi malriuscito) tentativo di Mediaset del repechage del Maigret interpretato da Castellitto. Però, dicevamo, dobbiamo renderci conto che molto del valore delle inchieste di questo personaggio sta nelle atmosfere, nello spessore psicologico dei personaggi e spesso in certe sfumature che sembrano non contare e invece hanno il loro determinante peso. Tutto ciò non è facile renderlo, soprattutto in una cinematografia e in una fiction televisiva che oggi puntano sempre di più sull'azione, sugli effetti, su una certa estremizzazione dei protagonisti e sulla spettacolarizzazione della storia. Tutto questo non appartiene alle inchieste del commissario Maigret che quindi non può essere trattato come una delle tante crime-story che affollano i canali televisivi o il circuito cinematografico. 
Ci vorrà, se ci si arriverà, capacità, talento e sensibilità per gestire al meglio un prodotto sofisticato. Simenon è stato bravo a renderlo semplice, popolare, accessibile a tutti e quindi a portarlo alla fama e al successo. Ma la costruzione di Maigret, del suo mondo e del suo modo di indagare non è stata affatto semplice, è un mix di diversi elementi calibrati al millesimo, un'operazione che Simenon ha portato a termine dimostrando mestiere, intuizione, talento.... e tutto questo sulla pagina scritta. Quando poi si tratta di trasportare tutto su uno schermo, grande o piccolo che sia, le cose si complicano sempre. E parecchio.

giovedì 18 ottobre 2012

SIMENON OSSERVA LA VITA DAL BASSO... E POI SCRIVE


Tutti e due giovanissimi. Lei pittrice agli esordi, lui aspirante scrittore. Giovani, squattrinati che vivono in un'unica stanza. Quartiere di Batignolle, rue des Dames, hotel Beauséjour. A dispetto del suo nome, non è un hotel e soprattutto non è un bel soggiornare. L'arcigna proprietaria vieta loro di cucinare in camera. La soluzione: scaldare le vivande in un piccolo fornello poggiato sul davanzale esterno della finestra.
Sono sposi novelli. Vengono da una città non piccola, Liegi, ma che in confronto a Parigi sembra un piccolo centro di provincia.
Sono, si è capito benissimo, Georges Simenon e Regine Rènchon, detta Tigy, siamo nel 1924, lui ha iniziato a pubblicare piccole storie, racconti, qualche romanzo breve. Lei tenta di vendere qualche quadro.
Dipinta così, la situazione potrebbe essere tranquillamente tratta da un romanzo dello scrittore. O meglio il contrario. E' la sua personale esperienza che si rifletterà nelle storie che poi scriverà. Ritroveremo molti dei personaggi e delle loro vite che si ispirano proprio ai non facili inizi in quella Parigi che, protagonista anche lei, è allo stesso tempo luogo dalle incredibili possibilità, ma anche inospitale e spietata metropoli che tronca i sogni di tanti giovani che a quei tempi arrivavano speranzosi da tutto il mondo.
E Simenon non faceva eccezione "...ero avido di tutto, affascinato da tutto, e mi sembrava che tutto a Parigi fosse diverso dal resto del mondo, in particolare da Liegi... C'è una leggerezza nell'aria simile a quella che si sentiva nelle parole delle persone, nel loro sguardo...".
Ma non sempre era così.
" Fin dal principio mi ero sentito impacciato, maldestro, in mezzo a parigini con la parlantina sciolta che si muovevano felici nella loro città, con la battuta sempre a fior di labbra... Non c'è nulla di più agghiacciante del trovarsi soli a Parigi, in una notte simile (la viglia di Natale del '22), con pochissimo denaro in tasca a sfiorare la gente che si diverte e osservarla attraverso i vetri dei ristoranti...".
Queste esperienze, rimarranno talemente impresse nella mente e nell'animo di Simenon che non a caso poi ci descriverà così bene il vagabondaggio di poveri sbandati, quella sensazione di estraneità e di isolamento che vivono gli emarginati, quei tuguri sottotetto, chiamati pomposamente "camere d'albergo" dove sono costretti a dormire.... Insomma la vita vista dal basso.

mercoledì 17 ottobre 2012

SIMENON, QUANDO SCRIVEVA A MANO E QUANDO A MACCHINA

Fa la differenza? Sì, e molta. Ci riferiamo al fatto di scrivere a mano, con la macchina da scrivere oppure dettare (ad una segretaria o ad un registratore).
Simenon ha utilizzato tutte queste tecniche. Intanto occorre ricordare che, nei suo tre anni alla Gazette de Liége, aveva imparato a scrivere a macchina i suoi articoli. 
Però quando arrivò a Parigi e iniziò a scrivere racconti e romanzi brevi, scriveva a mano. Questo, ebbe modo di affermare successivamente, favoriva una prosa più ricca, più articolata, con un stile più letterario. Con la macchina da scrivere  invece, oltre a essere più veloce, era portato ad un linguaggio più asciutto, con meno aggettivi, più essenziale. Che era poi il suo obiettivo, scrivere in un stile semplice, ma efficace, utilizzando, a suo dire, circa duemila vocaboli e dando la preferenza alle mot-matiére (cioè le parole concrete...." Quando scrivo tavolo, tutti pensano ad un tavolo. Se scrivo 'affezionarsi' si può pensare che mi riferisca ad un amore, o ad un'amicizia, oppure al rapporto tra due parenti...").
La macchina da scrivere era quindi diventata lo strumento ideale per scrivere i romanzi e cioé dai Maigret in poi. Ed era velocissimo, Simenon asserisce che fosse più veloce anche delle sue segretarie.
"...scrivevo una media di novanta parole al minuto. Dei giornalisti americani vennero addirittura a controllarlo..."
Anche se però c'é stato un periodo, dal '62 e per un totale di sei romanzi, come racconta lo stesso Simenon, in cui lo stesso titolo aveva un versione scritta a mano e una a macchina.
Il pomeriggio buttava giù il capitolo a mano e la mattina dopo lo scriveva a macchina. Un modo per essere più sicuro? O per fare una stesura a macchina più pulita? No, perché in questa ultima versione non sempre seguiva quello che aveva scritto il pomeriggio prima. E quando gli chiedevano allora a cosa servisse quel metodo, Simenon rispondeva "... praticamente a niente, se non a far perdere tempo... e poi due sessioni di scrittura al giorno é come essere dei prigionieri...".
E invece con la  dettatura? Lì non raccontava storie, erano pensieri, riflessioni, qualche notazione sull'attualità, dettati a braccio, senza nessuna preparazione. Poi a Presses de La Cité, li sbobinavano e li editavano con brevi capitoli per ogni argomento.
Simenon non è arrivato a scrivere con il computer che, rispetto alla macchina da scrivere è tutt'altra cosa. Chi ha fatto il giornalista scrivendo a macchina, sa che prima di pestare sui tasti occorreva avere bene in mente non solo la frase, ma anche la struttura generale dell'articolo. Non si potevano spostare periodi, decidere per un'altra apertura, cambiare parole. Infatti il foglio doveva essere pulito perchè in tipografia doveva essere letto senza troppa fatica  da lynotipista che componeva il pezzo. Quindi poche correzioni degli errori, cancellature al minimo, e solo qualche aggiunta con la penna. Altri tempi... i tempi di Simenon.

martedì 16 ottobre 2012

SIMENON. MAIGRET, L'ABITO FA' IL COMMISSARIO ?

Imparò subito la lezione. "... E' consigliabile che gli ispettori siamo muniti di abito nero, smoking e marsina, senza i quali non è possibile avere accesso a certe riunioni mondane...".
Istruzioni che valevano per ogni ispettori di tutti i commissariati, anche in quello del quartiere Saint Georges dove Maigret nel 1913 svolgeva le funzioni di segretario del commissario Maxim Le Bret. Come invece per altre occasioni sapeva, come recitava sempre il manuale, che "... un berretto, un fazzolettone, e un vecchio abito usato costituiscono, l'esperienza l'ha dimostrato, un efficace travestimento...".
Ci vuole  poco a capire che Jules Maigret non si sentiva affatto a suo agio, con il vestito da cerimonia e quanto soffrisse impazientemente, quando il servizio lo obbligava a frequentare ricevimenti e gala. Dopo tanti anni di servizio sulla strada, i travestimenti erano invece il suo divertimento, o comunque non si sentiva a disagio nei panni di un pover'uomo, quando doveva fare un inseguimento o stazionare ore in una brasserie di terz'ordine.
Queste erano situazioni frequenti, ma non la quotidianetà. Ma anche in quella, vestiti e accessori cambiavano a seconda dei periodi e delle mansioni. Ad esempio la bombetta che molti Maigret televisivi e molte illustrazioni fanno sembrare un accessorio usuale del commissario, era invece un cappello che usava solo per i funerali o le cerimonie ufficiali. Come pure il famoso pesante cappotto con il collo di velluto, non era la sua divisa. Lo stesso Maigret asserisce di utilizzarlo solo nei giorni di pioggia o di grande freddo. Ammette invece che nell'intimità della casa, va a letto con una camicia da notte e non con il pigiama.
E a proposito della sua attenzione nel vestire ecco quello che dice ne Le Mémoires de Maigret (1950 - Presses de La Citè).
"...Io non sono vanitoso. Mi preoccupo assai poco dell'eleganza. Ma, forse proprio per questo detesto farmi notare. E il mio piccolo sarto israelita di rue Turenne non desidera più di me che la gente si volti in strada quando passo...".
Anche in questo Simenon aveva creato un eroe "normale", né un damerino, né uno straccione. Ma un semplice funzionario, che vestiva in modo ordinario, senza concessioni alla moda o all'estrosità. E non solo nel vestire

lunedì 15 ottobre 2012

SIMENON. MA QUANTI SONO GLI SCRITTORI-SCRITTORI?

Traslocare è una bella cosa. Nel fare i pacchi si ritirano fuori cose dimenticate, ci si libera di un sacco di ciarpame, si scoprono altre cose che nemmeno sapevamo di avere... Si risistema tutto e... si pensa alla nuova vita che ci aspetta, nuova casa, nuova città, nuovo paese, nuovo lavoro...
Questo incipit sui traslochi stavolta non è riferito ai tanti che ha fatto Simenon. No. Si tratta più modestamente di una questione personale. Sto traslocando e appunto ho tirato giù libri, giornali, dispense, dvd, dischi, cassette VHS, insomma le cose più varie.
E tra le tante mi è capitato in mano un numero di Mercurio. Beh, non tutti, se non altro per questioni anagrafiche, possono sapere che cosa fosse. Si trattava di un supplemento del quotidiano La Repubbblica. Era un'iniziativa partita ai primi di marzo del 1989. Aveva un cadenza settimanale, 24 pagine, curato da Nello Ajello, si occupava di lettere, arti e scienze. Tutto rigorosamente in bianco/nero, ma già sfoggiava una bella impaginazione ariosa, moderna, caratterizzata da molte illustrazioni e poche foto.
Georges Simenon al Festival di Cannes del 1960 con Giulietta Masina e Federico Fellini
Quello che mi è capitato in mano è il numero del 16 settembre '89. Allora Simenon era scomparso da poco più di una settimana e sull'intera pagina dieci Mercurio pubblicava un'intervista di Alberto Arbasino a Simenon. Era un'incontro, di diversi anni prima, del 1960, a Cannes in occasione del Festival Cinematografico, dove il romanziere quell'anno era presidente della giuria.
Vi ritroviamo un Simenon su di giri, estremamente brillante e pungente al tempo stesso. Non svela segreti o novità, ma il tono ci è sembrato particolarmente sincero e quindi vi riportiamo qualche passo che ci auguriamo possa piacere anche a voi.
"...Gli scrittori sono dei noiosi insopportabili che perdono il tempo in chiacchiere; e stanno lì a raccontarsi dei romanzi che poi non scriveranno più. I caffé letterari li brucerei tutti. Hanno ragione gli scrittori americani, in questo, a vivere ciascuno per prorio conto e non voler mai incontrare i colleghi. Se si incomincia a vedersi tra noi, è finita. E' un circolo chiuso, artificiale. Preferisco vivere nella vita, dove tutti gli ambienti sono interessanti, tranne quelli artistici. Quelli mi fanno orrore...".
Schietto, diretto e senza peli sulla lingua. Che Simenon non amasse gli ambienti e ancor meno i circoli dei letterati, si sapeva, ma forse rare volte si era espresso così chiaramente, soprattutto in considerazione che chi lo stava intervistando era uno scrittore. E poi se la prende con gli scrittori "della domenica"
"... il fatto è che oggi ci sono molti più dilettanti e pochissimi veri scrittori, professionali. Quindi la maggior parte fà in fretta a stancarsi e a innervosirsi e a lasciar perdere: non sono i veri scrittori. A cominciare sono sempre in tanti perché definirsi "scrittore" o "giornalista" oggi pare un biglietto di presentazione simpatico: così credono, poveri coglioni. Però, poi, alla lunga si vede...".
Da chi ha dedicato tutta la vita alla scrittura, da chi si è sempre guadagnato da vivere scrivendo, da chi ha sempre scritto a tempo pieno e da uno come Simenon che, all'epoca dell'intervista, scriveva da quasi quarant'anni, i giudizi sopra espressi trovano la loro giusta angolazione. E non è finita.
"... e senza contare che tutti i professori che una volta scrivevano saggi su saggi, oggi si buttano a scrivere romanzi, perché sono convinti di possedere le ricette. Fino a neanche tanti anni fa', sarebbe parso inconcepibile: ma oggi non c'è un cattedrattico che non stia preparando un'opera di narrativa. Quanti sono però i veri romanzieri tra loro? Vorrei un po' vedere... Pochissimi!  C'é poco da fare: la mentalità analitica taglia le gambe al narratore. Non si può avere uno spirito critico, da professore, ed essere creatori nello stesso tempo. Sarebbe troppo comodo. Però non ci si riesce: per creare bisogna non aver paura né dell'irrazionale né del ridicolo; e non bisogna riflettere troppo sulle cose...".
E' un fiume in piena che travolge tutti clro che non hanno una concezione della  letteratura così totalizzante quanto la sua. Simenon non concepisce chi fa un lavoro qualsiasi e ogni tanto scrive un romanzo. Certo oggi che gli scrittori-scrittori sono sempre più rari, Simenon avrebbe fatto fuoco e fiamme. Ma oggi si può vivere scrivendo. Quanti sono che lo possono fare? Già in America è più facile, ma la situazione in Europa e specificatamente in Italia è molto diversa e lo scrittore "professonale", come lo chiama Simenon, va decisamente scomparendo.

domenica 14 ottobre 2012

SIMENON. MAIGRET C'E' E NON C'E'... STOP & GO... SCOMPARE E RIAPPARE...

Nota di precisazione -  Sembra, ce lo hanno riferito fonti anonime, ma noi non lo abbiamo visto con i nostri occhi, che ieri sera, sabato 14 ottobre, sia andata in onda una puntata delle inchieste televisive prodotte dalla Rai con il commissario Maigret.
Ci viene da pensare che abbiamo fatto bene allora a pubblicare oggi (ma lo avevamo scritto ieri) quella reprimenda alla Rai, almeno è servita a qualcosa!
A parte gli scherzi, evidentemente noi non c'entriamo affatto, ma comunque meglio così. D'altronde che volete... avete aspettato solamente cinque mesi...
A quando un nuovo stop a sorpresa?
A quando una nuova ripartenza?
Con la Rai la suspense non manca mai...

SIMENON. MAIGRET SU RAI 5. IL MISTERO DELLE REPLICHE SCOMPARSE

E' veramente il mistero delle repliche scomparse. Cerchiamo di fare un po' d'ordine e di vedere come è andata questa storia su cui ormai abbiamo scritto diversi post, anche sollecitati dalle numerose segnalazioni, proteste e arrabbiature dei telespettatori che hanno visto interrompersi il ciclo annunciato senza motivazioni, nè avvertimenti. A marzo la Rai aveva infatti annunciato che dal giorno 13, in seconda serata, sarebbero stati trasmessi, con cadenza settimanale, una serie di episodi del commissario interpretato da Gino Cervi. Serie lunga che doveva durare fino a giugno (vedi Il ritorno del 2 aprile). Lo stop arriva, dopo nemmeno un mese, il 12 maggio. Allora chiedemmo all'ufficio stampa della Rai e alla redazione di Rai 5, una qualche spiegazione che fino allora non era stata fornita (vedi Le repliche 24 maggio). Finalmente la risposta arrivò, ma era vaga. Parlava di problemi di diritti alla trasmissione, ma non accennava nemmeno se e quando la programmazione potesse riprendere (vedi La Rai risponde 26 maggio). Nel frattempo Simenon-Simenon viene subissato da altri messaggi, mail, commenti di protesta. I telespettatori affermano di sentirsi presi in giro e non ci stanno e continuano a scriverci. Tanto che dopo una ventina di giorni sentiamo l'esigenza di tornare sull'argomento (Ancora nessuna notizia 13 giugno), purtroppo potendo solo ribadire il silenzio della Rai e formulando qualche ipotesi sull'improvvisa interruzione.
Poi un segno. Il nostro solerte e sempre ben informato attaché Andrea Franco, la settimana scorsa ci informava che nei palinsesti era ricomparsa la programmazione dei Maigret, prevista per sabato 6 ottobre. Ma subito il giorno dopo doveva inviarci una smentita: il programma, per quanto annunciato, non era andato in onda.
Insomma ormai la storia è vecchia, talmente vecchia che, come si dice in gergo giornalistico, inizia a puzzare. Crediamo che valga la pena di metterci l'anima in pace (e una pietra sopra), dando per abolita per sempre la riproposta dei vecchi Maigret. La Rai d'altronde non è la prima volta che stravolge palinsesti e programmazioni senza fornire una spiegazione o una spiegazione esaustiva. E' questione di sensibilità, anche nei confronti di quei, forse non tantissimi appassionati, che avrebbero amato seguire quella serie. Ma nella tv di oggi, lo sappiamo, contano sempre più audience, share, budget pubblicitari. Spariscono i programmi culturali, si abbassa il livello, purtroppo anche su quelle reti (del digitale terrestre) che si pensava potessero essere affrancate dai problemi di ascolto e quindi permettersi di alzare un po' il livello e la qualità di quello che viene trasmesso. E invece purtroppo non è così.

Questo post è stato materialmente scritto sabato 13 ottobre, alle 18.00 circa e messo on-line stamattina. Non potevamo prevedere la "sorpresina" che la Rai intanto ci preparava per la serata. Vedi comunque il post successivo.

sabato 13 ottobre 2012

SIMENON.... SE NON L'AVESSE FATTO...

La nostra attachée Giovanna Ferraris ci propone un gioco di fantasia. Immaginare cosa sarebbe potuto succedere, o non accadere, se Simenon non avesse preso alcune scelte importanti della sua vita



10 dicembre 1922. Da Liegi a Parigi.
15 ottobre 1945. Da Londra a New York
19 marzo 1955 . Da Lakeville a Parigi.
Luglio 1957. Da Cannes a Echandens (Losanna)
Simenon è uno che ha viaggiato molto. Ma quelle qui sopra sono delle date molto importanti. Sono quattro spostamenti della sua vita che hanno lasciato un segno o ne hanno modificato il percorso. Ma se non fossero avvenuti? Se Simenon non fosse partito?

• 10 dicembre 1922. Da Liegi a Parigi.
A neanche vent'anni Simenon decide di lasciare il Belgio, la sua Liegi, il buon posto di giornalista alla Gazzetta di Liegi e la sua fidanzata e buttarsi in quella avventura dall'incerto finale che era la scrittura. Se non l'avesse fatto, avrebbe lo stesso sposato Tigy, avrebbe sicuramente fatto carriera al giornale. Figli? Probabilmente nessuno, come gli aveva fatto promettere Tigy prima del matrimonio. Avrebbe inizato a scrivere? Quasi sicuramente sì, ma certo possibilità e risonanza sarebbero state minori. MAigret sarebbe nato? Chissà.... senza quella caterva di romanzi popolari, chissà se gli sarebbe venuto in mente? Non avrebbe conosciuto Colette, André Gide, difficilmente avrebbe scritto per Gallimard. Comunque i confini di Liegi gli sarebbero stati stretti e prima o poi sarebbe andato via o si sarebbe adattato ad una vita più borghese e più ordinaria?

• 15 ottobre 1945. Da Londra a New York.
Parte con una moglie ed un figlio e torna dieci anni dopo con un'altra moglie e due figli in più. Se non avesse avuto il Fronte di Liberazione nazionale francese alle costole, Simenon non avrebbe abbandonato la Vandea. Magari avrebbe continuato a far su e giù con Parigi, magari avrebbe continuato a viaggiare e a pubblicare reportage sui giornali. Certo gli sarebbe mancata l'esperienza che dieci anni di States gli dettero. E forse quel soggiorno gli regalò qualcosa in più, oltre le conoscenze e i contatti con quelli che riteneva i migliori romanzieri del secolo. Forse gli servì anche a riscoprire le sue radici europee... a rivalutare Parigi...


19 marzo 1955. Da Lakeville a Parigi
 Simenon sarebbe potuto naturalizzarsi americano, prendere la cittadinanza e diventare un americano a tutti gli effetti.
Forse avrebbe stretto maggiori rapporti con Hollywwod per la trasposizione dei suoi romanzi. Ma quel Maigret così francese, così parigino, avrebbe avuto lo stesso sapore scritto da un americano? Sarebbe cambiato? L'oceano di mezzo alla lunga avrebbe avuto la sua influenza. I romanzi probabilmente no. E la fortuna dei suoi libri in Europa? Forse i suoi lettori non sarebbero cambiati, ma la popolarità nel vecchio continente non sarebbe forse stata più la stessa.
E' un fatto che il ritorno gli giovò. E fu un ritorno trionfale, come se tutti, letterati, editori, lettori europei avessero saputo che prima o poi sarebbe tornato.

Luglio 1957. Da Cannes a Echandens (Losanna) 
Finalmente la pace. Cambierà quattro case, ma sempre in Svizzera, anzi nel canton de Vaud, anzi nei dintorni di Losanna. Avrebbe potuto scegliere di tornare in Vandea, o a Parigi, ma (questioni fiscali/finanziarie a parte) forse sentiva il bisogno di allontanarsi da una Parigi che non era più quella degli anni '20/'30, la capitale mondiale della cultura. Lì a Losanna diciamo che Parigi era a portata di mano, ma lui era appartato, in una sistemazione tranquilla. Certo a Parigi sarebbe potuto stare più vicino alla figlia che lo adorava e aveva bisogno di lui.... Chissà se questo avrebbe potuto evitare la tragedia?
A cura dell'attachée del "Bureau Simenon-Simenon", Giovanna Ferraris

venerdì 12 ottobre 2012

SIMENON. METTETEVI NEI PANNI DI MAIGRET E...

Già. Chi lo ha letto magari l'ha fatto. Anzi ci azzarderemmo a dire che l'ha sicuramente fatto. Anche a noi è capitato, anche quando avevamo un'età, degli interessi e vivevamo una situazione ben lontana da quella del commissario.
Poi però presi un po' dall'atmosfera, interessati agli ambienti dove si svolgono le indagini, catturati dai personaggi che Simenon mette in campo... non è che ci si dimentichi di Maigret, ma, diciamo, le distrazioni sono molte. E questo perchè, ma l'abbiamo detto tante volte (forse fin troppe!), questi gialli sono molto poco polar, come dicono i francesi, e molto più romanzeschi, come sosteniamo noi (e su questo siamo in buona compagnia).
Mettersi nei panni di Maigret, ma non per trovarsi davanti criminali abituali. Tra questi e la polizia, almeno allora, c'erano dei codici di comportamento, un gioco delle parti in cui ognuno interpretava la sua, sapeva fin dove poteva arrivare e conosceva bene il ruolo e i limiti dell'altro.
No, qui si parla dei crimini commessi da personaggi non malavitosi, brave persone, anche ricchi borghesi e stimati professionisti.
Leggiamo quello che dice a questo proposito lo stesso commissario ne Les mémoires de Maigret (1950) e proviamo di metterci nei suoi panni.
"....Voglio parlare dei delitti commessi all'improvviso negli ambienti più imprevisti, e che sono il risultato di una lunga e sordida fermentazione. Una strada qualsiasi, pulita, perbene, a Parigi o in un'altra città. Gente che ha una casa confortevole una vita familiare, una professione onorevole. Mai avremmo avuto motivo di bussare alla loro porta. Spesso si tratta di un ambiente in cui difficilmente saremmo ammessi, dove stoneremmo, dove ci sentiremmo per lo meno goffi. Ora qualcuno è morto di morte violenta. E ci troviamo a suonare alla porta, ci troviamo davanti alcuni visi chiusi, una famiglia di cui ogni membro sembra possedere un proprio segreto. Qui l'esperienza acquisita in strada, nelle stazioni, nelle camere d'albergo non funziona più. Non c'è nessuno che tema di essere rispedito al paese d'origine. Nessuno che venga condotto in un ufficio del Quai per essere sottoposto ad un monotono interrogatorio che dura ore intere. Quelli che abbiamo di fronte sono gli stessi benpensanti che in diverse circostanze ci avrebbero chiesto: "Ma lei non si scoraggia mai?".
Sono proprio costoro che scoraggiano. Non subito. Non sempre. Perchè il compito è lungo e pieno di imprevisti. Anche perchè un colpo di telefono di un ministro, di un deputato, di una personalità importante, può cercare di metterci fuori strada....".
E qui vegono fuori un paio delle idiosincrasie di Simenon, quella borghesia ricca, gretta e perbenista. L'altra è quella classe politica vista come autoreferenziale, intenta a difendere i propri interessi e della classe da cui proviene, a costo di intralciare e condizionare addirittura delle indagini di polizia all'insegna dell'onorabilità, delle apparenze e del buon nome dei loro protetti.
"...V'è  una spessa vernice di rispettabilità da grattar via un po' alla volta. Ci sono i più o meno ripugnanti segreti di famiglia... è indispensabile far luce, senza preoccuparsi delle proprie teste e delle minacce...".
Sembra oggi. Dove il potere politico si mette non di rado di traverso, addirittura legislativamente, alle indagini della magistratura. Ma occorre stare attenti perchè, come ci spiega Maigret "...si rivelano sempre delitti di interesse. Non delitti di denaro. Intendo dire, non commessi per un bisogno immediato di denaro, come nel caso dei giovani malfattori che assassinano le vecchie signore. Dietro la facciata ci sono interessi più complessi, a lunga scadenza, che si concatenano e presentano le preoccupazioni della rispettabilità... E quando alla fine sono costretti a confessare... c'è il terrore delle conseguenze "E' assolutamente impossibile che la nostra famiglia venga trascinata nel fango. Bisogna trovare una soluzione...". Succede che la soluzione purtroppo venga trovata...".
Questa ultima considerazione di Maigret è estreamente amara. Rivela come un commissario di polizia, anche uno come lui, sia una rotella, un piccolo ingranaggio che una sola parola di una persona giusta riesce a fermare e tutto si inceppa, meglio si ferma e per dirla come Maigret: "...alcuni che avrebbero dovuto lasciare il mio ufficio solo per una cella alla Santé, siano scomparsi dalla circolazione...".
Ci verrebbe da dire.... tutto il mondo è paese. E Simenon sa bene che queste sono le frustrazioni universali, quelle di tutti i commissari del mondo, che i politici di tutto il mondo cercano di fermare quando stanno per incastrare i loro protetti, quando non gli amici di partito. E per questo le sue storie, anche quelle di Maigret, funzionano dappertutto, dicono le stesse cose a tutte le latitudini, raccontano i medesimi soprusi di ogni dove.
Ecco perchè che siate europei, o asiatici, sudamericani o africani, se vi metteste nei panni di Maigret, prima o poi vi scontrereste con il muro del potere che, come ci insegnano (anche) le storie di Simenon, è quasi sempre forte con i deboli e debole con i forti.

giovedì 11 ottobre 2012

SIMENON FINISCE IN ITALIA E RIPARTE IN SPAGNA

Mentre in Italia i romanzi delle inchieste del commissario Maigret sono ormai stati pubblicati tutti*, con l'ultima uscita di Adelphi prima dell'estate con Maigret e il signor Charles, in Spagna si comincia.
La stampa spagnola (ma anche tutta quella di lingua spagnola, vedi ad esempio il quotidiano argentino "Terra argentina" il 7 ottobre) dà un notevole risalto alla pubblicazione dal prossimo sabato delle opere di Simenon.
Aldilà dei titoli dei vari giornali, che farebbero pensare ad una pubblicazione di tutta l'opera simenoniana, in realtà si parla soltanto di quattro dei titoli dello scrittore. Ad esempio il quotidiano spagnolo El Pais, riporta la notizia specificando che l'editore Acantilado pubblicherà sabato prossimo Pietr el letón (1931) e poi continuerà con El gato (1967), El perro canelo (1931) e La casa del canal (1933), precisando che la traduzione sarà quella di José Ramón Monreal.
Saranno solo i primi quattro titoli o poi seguiranno anche gli altri? Anche il sito dell'editore Acantilado a questo proposito è avaro di informazioni.
Sarà un modo di saggiare il mercato spagnolo? Vedremo. 

* Ricordiamo che nel commento al post del 9 ottobre, il nostro attaché al Bureau Simenon-Simenon, Andrea Franco, ci segnalava che l'uscita del prossimo Maigret ("Rue Pigalle ed altri racconti"), che sarebbe dovuto essere in libreria già da ieri, sarebbe stata posticipata dall'editore. Franco ipotizzava che, se la sua uscita dovesse seguire la consueta cadenza dei romanzi di Maigret degli anni scorsi, allora dovremmo vederlo non prima della seconda metà di novembre, anche se Adelphi lo presenta già tra le anteprime, quelle quindi di imminente pubblicazione. Anche in questo caso attendiamo gli sviluppi. 

mercoledì 10 ottobre 2012

SIMENON: LEZIONE DI CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA


"... in criminologia  - io ricevo tutte le riviste di criminologia del mondo come membro della Società Internazionale di Criminologia - si contempla che non esistono solamente i colpevoli propriamente detti, ma anche le vittime che sono spesso colpevoli. Questa dottrina si chiama vittimologia e in America è divenuta una scienza umana molto esatta...."
Oggi vi proponiamo una sorta di lezione di criminologia. In cattedra Georges Simenon. Occasione: una delle conversazioni con Francis Lacassin alla fine degli anni '60. E' un'occasione per sentire cosa lo scrittore pensa in fatto di criminali e vittime, ma è anche un modo per capire meglio della sua idea di società e di cosa e perchè scriveva sia sui Maigret che sui romanzi.
Vale la pena. Ascoltiamo quello che dice.
"...prendiamo il caso di un omicidio molto frequente in America: di solito è un Nero che uccide sua moglie. E' molto frequente ad Harlem. Bene, un Nero torna a casa, ubriaco; è normale essere ubriachi in un posto come Harlem, se voi ci siete stati, avrete visto che razza di posto sia. Dunque, torna a casa, i ragazzini strillano o si picchiano sulla strada, la moglie lo rimprovera, lui gli rifila una sberla. Allora lei gli dice: Certo, se potessi ammazzarmi lo faresti volentieri, ti sbarazzeresti di me, bene, se sei un uomo, tieni! - E gli porge un coltello da cucina - Allora dimostra se sei un uomo! E il Nero la uccide.
E' un dramma non quotidiano, ma che si verifica almeno un paio di volte al mese. E allora chi è più colpevole l'uomo o la donna? Innanzitutto è la società che ha fatto sì che Harlem sorga accanto a Manhattan, così vicino a quei grandi hotel di lusso. E' la società che ha fatto dei Negri in America, come dico spesso, degli essere costantemente umiliati. Sono umiliati a tutte le ore del giorno e della notte, dal momento in cui escono da Harlem e anche dentro Harlem se dei poliziotti bianchi si azzardano ad entrare. Ma d'altronde non ne mandano nemmeno più, li hanno rimpiazzati come dei poliziotti negri, quelli bianchi hanno paura ad entrarvi. E allora perchè stupirsi quando dei Neri uccidono dei Bianchi? Sono i Bianchi che hanno umiliato i Neri e non il contrario...".
Un Simenon così anti-razzista ve lo aspettavate?
Noi si. Simenon è sempre molto attento alle dinamiche sociali e individua subito le caratteristiche ambientali, i condizionamenti culturali, le influenze storiche. Scava e arriva al nocciolo della questione. E poi, con quel suo continuo mettersi nei panni dei più deboli e dei più disgraziati, non poteva sfuggirgli una situazione drammatica come quella dei negri americani.
Ma è un esempio. Quanti dei suoi protagonisti, piccoli uomini, inoffensivi, che sopportano sopprusi in silenzio, che si lasciano tiranneggiare a lungo senza reagire, ad un certo punto esplodono? Allora si rivoltano contro tutto e tutti e in pochi istanti rubano, uccidono, delinquono, vanno contro tutte le regole e le leggi della società del loro ambiente e s'infilano un cunicolo senza via di fuga, in una spirale che li porterà in situazioni tragiche e non di rado alla morte. E' il famoso passaggio della linea. Di qua il benessere, il consenso sociale, una vita rispettabile. Di là l'isolamento, la riprovazione di tutti, la fuga, un destino senza futuro. Ma quante volte questo colpevole è invece una vittima della società? Lo sa bene Simenon e di conseguenza lo sa bene Maigret che, per quanto può e quando può, incarna il "riparatore dei destini".
Fine della lezione.  

martedì 9 ottobre 2012

SIMENON. I ROMANZI VOLANO, MA LUI RIMANE CON I PIEDI A TERRA

America, metà degli anni cinquanta. In quel periodo Simenon vende in media circa tre milioni di copie l'anno. La prima edizione di La neige était sale tocca quota 850.000 copie solo negli Stati Uniti. Qualunque altro scrittore di fronte a queste cifre sarebbe stato soddisfatto e si sarebbe sentito arrivato. Invece Simenon si rammaricava un po': "... sto per compiere cinquant'anni e non vedo nulla di definitivo nel passato. Gli ultimi romanzi attestano comunque che posso sperare di potermi avvicinare a ciò che ho sempre sentito senza volerlo troppo definire...".
Sembra che il suo atteggiamento non sia cambiato, o lo sia molto poco, dai tempi in cui Colette gli respingeva i racconti da pubblicare su Le Matin consigliandogli di "tagliare tutta la letteratura". In quei tempi Simenon era consapevole di attraversare un periodo di apprendistato e solo agli inizi degli anni '30 si sarebbe sentito pronto per fare il salto verso quella semi-letteratura costituita dall'inizio dei Maigret e dalla firma di questi con il suo vero nome.
Ora dopo vent'anni, con una critica ormai quasi tutta favorevole e quelle vendite da star della letteratura, Simenon non perde di vista il suo obiettivo. Il raggiungimento di quella forma romanzesca che sentiva chiaramente dentro di sè, ma che non riusciva (o non voleva?) ancora del tutto definire. C'era quasi, ma non c'era ancora. Proprio come gli diceva Colette "Ci siamo vicini, ma non ci siamo ancora arrivati".
Questo la dice lunga su quanto Simenon sapesse con esattezza quello che faceva, il livello che aveva raggiunto e come riconoscesse che aveva ancora della strada da fare. E qesto dimostra anche il suo atteggiamente umile (e diremmo quasi rispettoso) che aveva nei confronti della scrittura e del romanzo. Come umili si erano rivelate a suo tempo le sue definizioni di letteratura-alimentare per indicare quella degli esordi e di letteratura semi-alimentare per quella dei Maigret.
Modesto. Lo dimostra anche in quello che affermava in varie occasioni, sempre alla metà degli anni cinquanta "...procedo con lentezza verso ciò che desidero scrivere veramente...". E ancora "... quando ho concluso un romanzo, ho sempre la sensazione di non aver raggiunto un buon risultato... avrei voglia di inziare tutto da capo... credo che i miei romanzi siano circa tutti quasi al medesimo livello, anche se ci sono momenti diversi che condizionano la mia scrittura. - afferma nella famosa intervista a Carvel Collins per The Paris ReviewAnche se mi pare di verificare un progresso ogni cinque o sei romanzi.  Non mi piace la parola progresso, percepisco però un salto di qualità..."

lunedì 8 ottobre 2012

SIMENON. LA MACCHIA PIU' GRANDE

La chiamano Orizzonti Mappe. E' una sezione de La Lettura che ospita un'inedita analisi(?), rassegna(?), tavola infografica(?)... Non saprei darne una definizione esauriente. E una sorta di grafico dove si incrociano vari dati geografici, numerici, temporali, descrittivi che s'intersecano e formano una specie di mappa da decifrare, ma difficile da descrivere a parole. Qui riportiamo una riproduzione ridotta rispetto alla grandezza dell'originale (circa 56x29 cm, occupa praticamente due intere pagine dell'inserto!). Questo non vi consentirà di leggerene le indicazioni e la riportiamo solo per dare un idea (vaga) di questo metodo di lettura dei fenomeni che la società di information design e di consulenza progettuale Accurat realizza per l'inserto culturale del Corriere della Sera e che ha vinto già alcuni importanti riconoscimenti come il Malofiej Infographics Award. Vi chiederete cosa c'entra tutto questo con Simenon.















La Mappa pubblicata ieri su La Lettura n°47, riguardava il giallo e l'articolo a commento titolava Poveri giallisti, imprigionati dai loro detective (a firma Ida Bozzi), con un occhiello che recitava : Conan Doyle e Simenon, McBain e Mankell. Quando la produzione seriale oscura il resto.
In questo grafico sulle ascisse appaiono i nomi di 68 giallisti tra i più famosi, sulle ordinate invece Paesi e città degli autori, poi una serie di visualizzazioni con forme e colori (cerchi, tratteggi, segmenti, etc...), indicano i detective, le location delle loro indagini, il numero di opere dell'autore, il tipo di ruolo dei protagonisti, le loro relazioni e molte altre indicazioni che, chi riuscirà a mettere gli occhi sulla mappa in formato originale, si potrà divertire a spulciare.
Simenon-Simenon si occupa di questa mappa, che ovviamente include Georges Simenon, ma ahimè con le solite incongruenze.
Infatti in questo colorato e ricco quadro infografico, il tondo di Simenon appare tra i più estesi, in un cerchio verde (uno dei più grandi) i Maigret ed in un cerchio grigio (il più grande della mappa) tutte le altre opere. E la prolificità e l'eclettismo di Simenon balza così agli occhi con un'evidenza notevole. Ma tutto ciò ci sembra in contraddizione con il titolo dell'articolo. Infatti, ma lo sapevamo tutti anche prima di questa inusuale visualizzazione, Simenon non è affatto prigioniero di Maigret. E' vero che ha prodotto oltre un centinaio tra romanzi e racconti del commissario parigino, ma sono ben oltre i cento i romanzi e i racconti che non hanno nulla a che fare con Maigret. E in più ci sono gli oltre duecento romanzi e racconti popolari dei suoi esordi. Non ci pare quindi che Simenon, possa essere messo a confronto con Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes, Erle Stanley Gardner e il suo Perry Mason, o Agatha Christie con i suoi Poirot e Miss Marple, o ancora Rex Stout con il suo Nero Wolfe (tanto per tenerci su quelli più conosciuti). Questi sì, erano spesso prigioneri del loro personaggio di successo e sovente mortificati nelle loro ambizioni letterarie. Certo l'etichetta di giallista non si può negare a Simenon, ma è talmente sovrastata da quella del romanziere che la sua collocazione in questa tavola infografica ci pare un po' forzata.
Certo, si potrà ribattere, ma la fama di Maigret è così vasta e duratura che a volte oscura quella dei romanzi. Questa obiezione ci vede evidentemente contrari. Intanto perchè anche la critica più avveduta va sempre più riconoscendo che tra le inchieste del commissario Maigret e i romanzi, le differenze sono da attribuire più a ciò che distingue i seriali dai romanzi, che non allo stile, ai temi trattati o al taglio letterario. E poi l'importanza di Simenon come romanziere del '900 ci sembra che vada crescendo con il passare del tempo. E così sempre più si può avvalorare la tesi che quelli chiamati dall'autore i romans-durs, più che dei long-sellers, siano dei veri e propri classici. Insomma bella e interessante questa Geografia del giallo che ci offre La Lettura di ieri,ma l'inclusione di Simenon, lo ripetiamo ci pare un po' tirata per i capelli.