lunedì 16 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SALE AI PIANI... SUPERIORI


Torniamo alle classifiche e come al solito facciamo una panoramica di quelle su giornali e su internet. Iniziamo dal piazzamento de "Il Pensionante" sulla classifica stilata da Nielsen Bookscan per l'inserto di sabato scorso de La Stampa, TuttoLibri, che vede resistere il titolo al terzo posto della Narrativa Straniera (e al 12° della classifica generale). La GFK, che ha curato le classifiche per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, vede, nella top 20 della Narrativa straniera, il romanzo di Simenon salire dal 13° all'8° posto. Anche per l'stituto di rilevazione Eurisko che elabora le classifiche pubblicate di domenica su RCult, nella sezione romanzi straniera Il Pensionante occupava ieri il 5°posto salendo dal 9° della scorsa settimana.
Per i libri venduti via internet su International Book Shop limitata scivolata del titolo simenoniano che passa dalla 6a alla 7a posizione. Su MondadoriStore lo troviamo al 49° posto (con una perdita secca di venti posizioni). Su Feltrinelli.it  registriamo anche qui una piccola discesa dalla 9a alla 10a piazza.
In definitiva potremmo dire che mentre le vendite in libreria vedono il romanzo di Simenon ancora in crescita, le vendite realizzate sul web c'è un calo generalizzato.
Da registrare l'assenza de Il pensionante dalle classifiche degli ebook più venduti.

domenica 15 febbraio 2015

sabato 14 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. EPALINGES: ADIEU... BUNKER!


Ma come si possono incrociare le vite dello scrittore Georges Simenon e quella del Cavalier Luigi D’Amato, armatore napoletano, trasferitosi a Losanna con società e affari ai quattro angoli del mondo?
Infatti non si incrociano. Non fisicamente perlomeno. Ma in qualche modo sono legati. Infatti il Cav. D'Amato, che di solito ha a che fare con le navi, grandi imbarcazioni da lavoro o da diporto, trovandosi a Losanna ha pensato bene di partecipare ad una (piccola/grossa?) speculazione. Ha infatti acquistato un terreno nei dintorni di Losanna per una lottizzazione che prevederà la costruzione di dodici palazzine con sei appartamenti l'uno.
E dove sorgeranno questi immmobili? Sui 25.000 metri quadri di terreno fino ad ora occupati dalla grande villa Simenon ad Epalinges. E il "mostro" come qualcuno l'ha soprannominato (o anche il "bunker") che fine farà?
Demolito.
Non rimarra nemmeno una pietra dell'unica casa che nel 1963 Simenon fece costruire appositamente per sé e per la propria famiglia... quando ancora una famiglia Simenon esisteva.
Di quella costruzione bianca, massiccia, tozza, tutta bianca se ne é detto, "architettonicamente" parlando, tutto il male possibile. In effetti per chi, come noi, l'ha vista non è certo stato un bel vedere. Certo era estremamente funzionale, o meglio Simenon l'aveva pensata appositamente per soddisfare le sue esigenze e quelle della famiglia a cominciare dalla moglie Denyse fino a Pierre, il figlio più piccolo.
in quella villa lo andarono a visitare molti suo amici famosi, Charlie Chaplin, Henry Miller, Jan Flaming, vi rilasciò numerose interviste e diverse troupe televisive si succedettero per girare documentari e reportage su quello che ormamai era uno scrittore famosissimo.
E chiunque usciva da quella grande costruzione rimaneva un po' attonito, abbagliato, meravigliato e, a seconda dell'amicizia che lo legava a Simenon, si esprimeva nel merito con maggior o minor tatto.
Insomma, tanto vituperata dai più, fu abbandonata da tutti, da Simenon e dalla sua compagna Teresa, ma anche dai suoi figli e rimase lì a testimonianza delle scarsissime qualità di progettazione del grande scrittore.
Adesso che però si parla di demolirlo (le previsioni dicono per fine marzo), viene un po' di tristezza. Un pezzo della vita dello scrittore, svanirà per sempre, Anche se era una bruttura, testimoniava un periodo, magari non dei più felici (vi visse fino al '72 il momento tragico della sua rinuncia a scrivere), ma pur sempre un periodo cruciale della vita di Simenon.     
Il Cav. Amato, ci guadagnerà un po' di soldi... meglio, un po' più di soldi di quelli che già possiede, e  settantadue famiglie  popoleranno questo comprensorio. Tra tutte quelle persone quante sapranno che lì prima c'era la grande villa di un famossisimo romanziere? 

venerdì 13 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. BUON COMPLEANNO GEORGES!


Oggi 13 febbraio è il giorno della nascita di Georges Simenon e gli auguri sono d'obbligo. Sì, certo sono ventisei anni che è scomparso, ma se non fosse per la notizia che all'epoca dettero i giornali, se non fosse che ogni tanto qualche anniversario ce lo ricorda, quasi quasi il fatto che fisicamente sia morto potrebbe essere un dettaglio che forse passarebbe in secondo piano... che via via si tenderebbe a dimenticare.
Se ne parla spesso sui media (lasciando da parte ovviamente Simenon-Simenon che ne parla tutti i giorni!). Decine e decine di editori continuano a ripubblicare in tutto il mondo i suoi romanzi, tradotti in oltre cinquanta lingue. I suoi titoli li troviamo quasi regolarmente nelle classifiche dei libri più venduti, e non di rado nelle primissime posizioni...
Poi ci sono i critici che ci ripetono della modernità del romanziere che pur essendo un grande del '900 è sempre attuale... e altrimenti non si spiegherebbe perchè generazioni molto diverse, come quelle degli anni '30 e quelle degli anni 2000, rimangano affascinate dai suoi romanzi. Nemmeno il commissario Maigret, icona universale di una certa Parigi e di una certa provincia francese degli anni '30/'40, neppure lui passa di moda, anzi mantiene una sua attualità per la singolarità del suo metodo d'indagine, del suo "strano" modo di fare il poliziotto e per il suo famoso motto "comprendere e non giudicare"...
Beh certo, messa così è davvero dura pensare a Simenon come ad una figura che non c'è più, quando invece è una presenza che avvertiamo (certo almeno noi, suoi appassionati lettori) quando ci immergiamo i suoi libri. E in quel periodo una scia ci accompagna durante la giornata... quel vecchio che vediamo sorseggiare un bicchiere di vino bianco poco prima di pranzo, quella donna con la sporta della spesa che immaginiamo vada a preparare la cena a suo marito, quel venticello freddo che pulisce il cielo e ce lo restituisce di un azzurro intenso e con un sole brillante, quell'omone alla fermata dell'autobus che fuma una pipa...quella ragazza male in arnese che cammina tutta storta e porta negli occhi la disperazione della sua vita... Insomma quante immagini simenoniane ci portiamo dietro, una volta chiuso il libro e usciti per la strada, immersi nella vita reale di tutti i giorni?
Buon compleanno Georges... Certo non sappiamo come sdebitarci per tutto quello che ci hai regalato. E soprattutto oggi, giorno del tuo compleanno... non ti regaleremo certo una pipa o del tabacco... ma compreremo sempre un altro tuo libro e, stai certo, continueremo a comprarli anche per regalarli soprattutto a chi non ti conosce... Auguri!

Maurizio Testa   

giovedì 12 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. POKER DI SIMENON IN OLANDA


Secondo le informazioni che fornisce il sito ufficiale di Georges Simenon, oggi in Olanda, per gli appassionati del romanziere è un giorno che potremmo definire straordinario. Già... infatti, secondo le suddette indicazioni, oggi nella patria dei mulini a vento usciranno, editi dal suo storico editore Bruna, ben "quattro" Simenon! Romanzi che vanno dal 1931 al 1947 tra cui anche due Maigret del periodo Fayard. Insomma, se la notizia corrisponde al vero, una di quelle "cuccagne" che qui in Italia nemmeno ci sogniamo...
Ma andiamo per ordine e vediamo di quali sarebbero i titoli.
Iniziamo dal Maigret cronologicamente uscito prima: aprile del 1931. Si tratta de Le Chien jaune, un romanzo che fà parte dei primi Maigret, che si svolge a Concarneau ed inizia con un tentativo di omicidio e due omicidi invece riusciti. L'inchiesta parte e si sviluppa mostrando il fiuto di Maigret (ricordiamo che questo titolo è il sesto in ordine di apparizione sugli oltre settanta del "corpus"), l'intuizione che lo guida e l'empatia che il commissario riesce a stabilire con gli ambienti e le persone. E' il "metodo Maigret" che Simenon, nei primi romanzi, deve far venir risaltare riconoscibile e netto. Il cane giallo citato nel titolo è un randagio che fa la sua strana e misteriosa apparizione in alcuni momenti dell'indagine, pu non avendo nessun ruolo determinante nella vicenda.
Il secondo è Le Charretier de La Providence, sempre un Maigret del '31, ma uscito ad aprile, un mese dopo Le Chien jaune (rammentiamo tra l'altro che tra febbraio e dicembre del 1931 furono pubblicati ben undici titoli della serie).  
Qui siamo nel mondo dei canali e delle chiuse. Un mondo che Simenon conosceva bene per aver a lungo navigato dalla Francia ai paesi del nord Europa, a bordo prima della Ginette e poi dell'Ostogoth. C'è una donna uccisa alla chiusa numero 14 di Dizy che dà il via all'indagine e che sarà piuttosto intricata e in cui Maigret per un po' segue anche un pista sbagliata. Ma l'atmosfera di questi canali, delle loro nebbie, delle chiuse, della vita sulle chiatte è resa magistralmente dal romanziere che tornerà su questi tipici luoghi anche in altri romanzi.
Terzo nel tempo viene Le Bourgmestre de Furnes, uscito nel 1939. Siamo su altri livelli. Intanto si tratta di un roman-dur e per di più del periodo Gallimard.
Una storia che si svolge nelle Fiandre, Belgio fiammingo, con uno dei personaggi forti, rudi, tutti d'un pezzo come non di rado escono dalla penna di Simenon.
Joris Terlinck soprannominato Baas (il padrone) è l'oggetto dello studio psicologico dell'autore, un uomo che si è fatto da sè, un padrone arrivato alla carica di borgomastro. Simenon va a fondo e scava tra le sue incrollabili sicurezze e tra le crepe che i drammatici avvenimenti aprono nel suo animo duro e coriaceo.
Ultimo in ordine di tempo (1947) é Lettre à mon juge. Un Simenon maturo romanziere, conoscitore dell'animo umano, qui si produce in una lunga lettera che un condannato a morte scrive al suo giudice istruttore, per spiegare la morte della sua moglie di cui lui è accusato. E'una libro-lettera scritto in prima persona, dove il condannato apre il suo cuore al magistrato, raccontando le vicissitudini sentimentali, il suo lacerarsi in una o in un'altra storia, il rapporto con la prima moglie, con la seconda e con la propria amante. Svela le sofferte contraddizioni e gli oscuri motivi che lo spingeranno all'omicidio. Insomma un'altro dei ritratti psicologici di grande spessore che Simenon ha creato e  
che lo hanno reso un grande romanziere.

mercoledì 11 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. LA BOULE NOIR ROTOLA SULLA TELEVISIONE... FRANCESE


Oltrealpe, la produzione televisiva ancora regge. E non parliamo dei serial che sul piccolo schermo ormai spadroneggiano su tutti i canali. In questo caso parliamo di un telefilm, prodotto dalla Neyrac Film, che ha iniziato le riprese nello scorso giugno, e che arriverà al debutto televisivo il prossimo 17 febbraio su France 3.
Stiamo parlando de "La Boule Noire", tratto dall'omonimo romanzo di Georges Simenon, scritto nel 1955.
La regia è di Denis Malleval, l'adattamento televisivo e di Jacques Santamaria, i protagonisti principali  sono Bernard Campan, e
Il romanzo, scritto appena tornato dai dieci anni passati in America, è ambientato in una cittadina del Conneticut, racconta la storia di un certo  Walter Higgins che ha raggiunto una agiatezza economica, una certa rispettabilità sociale, ma non è stato ancora ammesso al Country Club, una sorta di suggello all'onorabilità e allo status di quelli che contano. Per essere ammessi occorre passare l'approvazione dei soci del club che per l'occasione si riuniscono e votano: sfera bianca per il sì, nera per il no. E Higgins  non ce la fà: c'è sempre una pallina nera tra lui e l'ingresso al club. La cosa diventa per lui un'ossessione che gli procurerà alcune vicessitudini. Ma alla fine il grigio ordine delle regole sociali finisce per prevalere e, sottomesso all'ordine costituito, Higgins prosegue la sua vita da cittadino esemplare, nella speranza che un giorno quella sfera nera diventi bianca.
Qualche giorno fà, la troupe del film ha voluto tenere un'anteprima privata ad Orleans, alla presenza anche di John, figlio del romanziere, proprio perché come ha detto lo sceneggiatore Santamaria "... Stiamo celebrando un doppio anniversario. In primo luogo, è l'80° anniversario della sistemazione di Simenon nella foresta di Orléans, a Ingrannes e inoltre, il romanzo è stato scritto nel 1955, cioè 60 anni fa....". 
Simenon-Simenon aveva dato una succinta anteprima di questa notizia in un post di maggio scorso (Dopo La Chambre Bleu al cinema, La Boule noire alla televisione ), dove si parlava dell'avvio della produzione.

martedì 10 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. PARTIRE ALLA SCOPERTA DELL'UNIVERSO CON DUEMILA PAROLE ?

Quante volte abbiamo ragionato e scritto sulla ricerca che, nel corso della sua opera, Georges Simenon ha condotto sull'animo umano, su quello che lui chiamava "l'uomo nudo", sull'uomo universale e di ogni dove?
In una lettera del '59, entra nel merito di questo argomento, dopo aver precisato che allora, a suo modo di vedere, la narrativa francese era stata influenzata nell'800 dalla letteratura russa e nel '900 da quella americana (ma qui bisogna tener conto dell'ammirazione che Simenon nutriva per i romanzieri statunitensi).
Comunque c'è un passo in cui esplicita chiaramente la sua particolare attitudine. "... mi sforzo, in ciascuno dei miei romanzi, di conoscere ogni volta un po' meglio l'uomo e di creare, con mezzi sempre più semplici, meno "letterari"  dei personaggi più veri e più complessi....".
E questo ci fa riflettere sulla magistrale sintesi che Simenon riusciva a compiere nell'utilizzare le cosiddette (da lui) mots-matiére, cioè termini semplici, concreti, inequivocabili, comprensibili a tutti, per costruire invece delle vicende complesse, dei personaggi di un certo spessore psicologico, vivi e veri nelle loro contraddizioni, e inoltre ad evocare ambienti ed atmosfere memorabili solo con qualche sostantivo e pochi...pochissimi aggettivi.
Ridurre quindi al minimo gli strumenti linguistici (i duemila vocaboli che Simenon si vantava di utilizzare?) per raccontare una complessità come quella della condizione umana é un po' come realizzare la quadratura del cerchio... L'avevamo già detto a proposito dei romans-durs e dei Maigret, Simenon riusciva a coniugare la cosiddetta cultura alta con quella poplare, e nel caso dei romanzi, come si diceva più sopra, integrava la semplicità della lingua con la complessità delle vicende e dei protagonisti.
E tutto questo in quell'incoscenza creativa (l'état de roman) in cui ha sempre dichiarato di scrivere i propri romanzi. E a proposito di questo, Simenon amava raccontare "...è un po' come spedire uno "spountnicks" nell'infinito. Si sa che non ci si arriverà mai, ma non si smette mai di provarci, almeno per andare ogni volta un po' più lontani...".

lunedì 9 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE ESCE E SUBITO ENTRA IN CLASSIFICA


Bell'esordio dell'ultimo titolo di Simenon, uscito una decina di giorni fà, che conquista subito le classifiche. Parliamo ora di quelle pubblicati dai quotidiani. Sull'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso Il pensionante esordisce al 3° posto della classifica della Narrativa Straniera (16° della Top Ten). Sempre nella sezione della letteratura straniera pubblicata su RCult de La Repubblica di ieri, il titolo simenoniano conquista la 9a posizione. Mentre invece nella classifica pubblicata da La Lettura, allegato al Corriere della Sera di ieri, Il pensionante arriva alla 13a posizione.
Buono anche il debutto sulle piattaforme di vendita di libri on-line. Nella Top 100 di Internet Book Shop troviamo il romanzo di Simenon al 6° posto. Mentre su Feltrinelli.it Il pensionante occupa la 9a posizione. Su MondadoriStore lo ritroviamo invece 29°.
L'ultimo Adelphi di Simenon si affaccia anche nelle classifiche di ebook, ad esempio, all'86°posto nella Top 100 di International Book Shop.

domenica 8 febbraio 2015

sabato 7 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. M.ME MAIGRET, TENTATIVI E BUONE INTENZIONI ANDATE... IN FUMO


Questa volta Murielle Wenger ci presenta una M.me Maigret impegnata in una vera "mission impossible"... far smettere di fumare il marito, o almeno diminuire le sue pipate. I migliori intenti della moglie e la buona volontà del commissario fin dove potranno arrivare? 
 
Maigret come forse lo vorrebbe M.me Maigret: più giovane e senza pipa? Maigret come vorrebbe lui stesso: mai senza pipa

"- Ciao, Francine? Allora Louise. Come va? ... Tuo marito ...? Alice e i piccoli? ... Ti ricordi che mi avevi parlato di quell'articolo a proposito del fumo? ... Si, tu poi sei riuscita a far smettere tuo marito, anche se, come mi hai detto, gli capita di fumare di nascosto ... Immagina che io ho voluto provare con Jules ... Come? ... Ma no, non ha funzionato ... devo dire anche per colpaa mia ... Ma adesso ti racconto come è andata. Ecco... "
***************
Tutto iniziò, una settimana prima, la domenica precedente. Maigret si era accomodato nella sua poltrona, un bicchiere di prunella in mano, e la moglie seduta su una sedia al tavolo, leggendo la metà del giornale che le aveva passato il marito. Il commissario sonnecchiava, e la pipa era penzoloni tra le labbra semichiuse e iniziava ad appoggiarsi sul petto. U
n'esclamazione di Madame Maigret lo fece sussultare.
- Hai visto? Le ultime statistiche sulla mortalità? Sembra che il tabacco sia diventato la principale causa di morte ...
Un brorbottìo provenne dalla poltrona. M.me Maigret si voltò e aggiunse:
- Sai, che Francine Pardon mi ha parlato di un articolo sui pericoli del fumo ...
- Lo so, brontolò Maigret, Pardon ne ha parlato anche a me ...
- Ci dovresti pensare seriamente.
Louise attese un po' e poi riprese.
- Potresti cercare di fare uno sforzo. Ad esempio, potresti iniziare a non fumare a letto... In primo luogo, perchè trovo sempre pezzetti di tabacco ovunque, anche sul materasso, e poi perchè prima o poi finirai per dar fuoco alle lenzuola ...
- Ho sempre fatto attenzione ...
- Lo so. Tuttavia, il tuo cuscino ha numerosi piccoli buchi che somiglia ad un tessuto bruciacchiato ...
Poi aveva parlato a lungo parlando della sua salute, del fatto che con il passare dell'età si è più deboli, tanto che alla fine il marito aveva dovuto arrendersi a quelle argomentazioni. Aveva tolto il posacenere dal comodino, si contentava di una sola fumata la mattina, tenendo la pipa a lungo tra i denti, anche una volta che il tabacco era completamente bruciato. Ne accendeva una seconda alle quattordici uscendo dalla Brasserie Dauphine (avrebbe preferito fumare prendendo il caffè, ma dal momento che le leggi ora vietavano di fumare negli edifici pubblici!...). E poi un'altra, a fine giornata una volta uscito dall'ufficio. In serata, si concedava la fumata finale, leggendo il giornale e guardando la tv (inoltre, questo lo rendeva ancora più scontroso, perché trasmettevano la pubblicità delle sigarette, che sembravano ancora più belle sul piccolo schermo, con quel cowboy virile, a cavallo, in grandi spazi aperti, che si accende una sigaretta con gioia, di fronte a un fuoco scoppiettante ...). Quattro fumate al giorno, era davvero poco ... ma probabilmente ancora troppo poco per "i signori di prevenzione"...
Il terzo giorno, i suoi ispettori alla PJ, camminavano in punta di piedi. Quella stessa mattina, il loro capo aveva discusso aspramente con Comeliau che gli aveva fatto una
nervosa telefonata su un certo furto di gioielli, e Maigret aveva attaccato il ricevitore, tirando giù tutti i santi, urlando così forte che lo si era sentito fin giù nel corridoio mentre Moers  stava passando, e il quale aveva chiesto a Joseph che cosa stava accadendo. Questi aveva risposto:
- Shh! Sta cercando di smettere di fumare.
Moers si era quindi avviato verso il suo laboratorio, scuotendo la testa con simpatia.
Venerdì sera, quando Maigret tornò a casa, la moglie vide che aveva uno strano aspetto.

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- Figurati, Francine -  continuava M.me Maigret al telefono - Jules si era ammalato. Una specie di influenza. Fin dall'inizio della settimana, era stato nervoso, irritabile. Durante i pasti, non era in grado di spiccicare una sola parola. Abbiamo anche litigato, cosa che non non ci succedeva da tanto tempo. S
abato sera non siamo neanche andati al cinema. La domenica gli ho proposto di fare una passaggiata a Montmartre, ma lui ha rifiutato, e abbiamo trascorso la giornata io a cucire e lui a leggere sulla sua sedia, un articolo sui criminali in una rivista inglese. A mezzogiorno, avevo preparato un arrosto e patate e ha appena toccato. Non ha neppure assaggiato il crème-caramel ...
La voce di Madame Maigret era rotta e tratteneva le lacrime.
M.me Pardon le chiese:
- E per il fumo?... almeno il tentativo di farlo fumare meno ha avuto successo?
- No, ed è per colpa mia ...
- Cioé?
- Questa mattina, di ritorno dal mercato, ho avuto una strana sensazione ... L'appartamento mi sembrava estraneo, era come se ci fosse qualcosa che non riuscivo a riconoscere. Ho inziato a pensare da che cosa potesse dipendere e finalmente ho capito...
- E che cos'era?
- L'odore! Io non riconoscevo più l'odore del nostro appartamento, e alla fine ho capito che quello che mancava era proprio l'odore di tabacco! Senza quell'aroma del fumo della pipa, era come se non fossimo a casa nostra!
- E allora, che cosa hai fatto?
- Beh ... "

******************
Lunedì sera, quando Maigret tornò a casa, trovò accanto al suo piatto, una bella scatola di legno intagliato. La aprì e scoprì una dozzina di confezioni di "tabac-gris"...

Murielle Wenger

giovedì 5 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MA QUANTO BEVE MAIGRET?... QUANTO SIMENON ?

 Quello dell'alcol è stato un tema sensibile nella vita di Simenon e lo é stato anche per i protagonisti dei suoi romanzi, dove non di rado uno dei segnali più evidenti che un individuo aveva "passato la linea" era quello di diventare dedito all'alcol... o addirittura schiavo. E anche il suo personaggio più famoso ha spesso a che fare con l'alcol. Qualche critico più igienista o più politacally corret, ha avuto a che ridire sulle abitudini, di questo personaggio, per di più commissario di polizia, che beve in gran quantità e ad ogni ora del giorno, birra, vino, calvados, prunella...
"... Maigret è un alcolista. E' alcolista in modo decisamente accettabile, certamente, regge bene l'acol e non è mai ubriaco - dichiara in un'intervista  del 2011, lo scrittore e regista francese Jean-Philippe Toussaint -  D'altronde nel testo non si fa mai notare esplicitamente che è un alcolista (credo che Simenon non ne avesse nemmeno una vera consapevolezza)...".
Già anche Simenon aveva avuto problemi con l'alcol. Soprattutto quando era negli Stati Uniti, dove, a suo stesso dire, i cocktail e le occazioni per buttar giù un bicchiere erano davvero tante nella giornata. E in più c'era la propensione a bere della sua seconda moglie, Denyse. Ma qui il discorso si fà più complicato. Allora né Denyse, né tantomeno Simenon, erano degli alcolisti in senso patologico del termine. Lei però aveva una serie di problemi psichici che in seguito si sarebbero rivelati in tutta la loro gravità. Anche nel periodo americano, l'uso che lei faceva dei liquori era sicuramente legato a questi. Ma ad un certo punto, Simenon, e Denyse cercò di seguirlo, decise di smettere di bere, rendendosi conto che stava per varcare una soglia pericolosa. Lui ci riuscì, lei no. Anzi la sua dipendenza dall'alcol aumentò nel tempo.
Ma come diceva Jean-Philippe Toussaint, invece è il commissario che trangugia alcol di tutti i tipi "... inizia la giornata alle dieci di mattina con una birra, prende un aperitivo prima di pranzare, beve il vino a tavola, prende un liquore digestivo al termine di ogni pasto e finisce la giornata bevendo un armagnac o una prunella... aggiunge lo scrittore-regista - forse si tratta di una sorta di alcolismo leggero, tollerato negli anni '50. E poi, via, può darsi che tutto questo faccia parte del piacere della lettura: il lettore coglie così il lato dolce della vita, un tipo di edonismo che non è percepito come problematico o immorale...".
Forse potremmo definirlo alcolismo letterario. Un elemento che il processo di identificazione con il personaggio, rende  accettabile perchè immanente al personaggio, che per l'appunto è realistico, con le sue ombre e le sue luci, i suoi alti e i suoi bassi, proprio come succede quotidianamente a noi nelle nostre vite.

mercoledì 4 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. HENRY PRENDE LA PENNA E SCRIVE A... L'IMPERATORE GEORGES!

"Vi saluto cordialmente, sperando che ci regaliate ancora almeno un centinaio dei vostri romanzi così seducenti".
Questi sono i saluti finali di una lettera scritta nel '54 da Henry Miller a Georges Simenon. I due si erano conosciuti in occasione di un precedente viaggio in Europa. Miller non si sbagliava più di tanto in questa sua previsione-desiderio. Infatti la produzione Simenon dal 1954 in poi, compresi romanzi, Maigret, autobiografie, raccolte di racconti e dictées, ammonta ad oltre 95 titoli.
Henry Miller era un grandissimo ammiratore del romanziere e ne diverrà nel tempo anche un buon amico.
Le voci lo raccontano come un appassionato che andava a comprare un libro di Simenon appena veniva pubblicato e non poteva far a meno di iniziarlo a leggere mentre tornava a casa in... automobile! E infatti, si dice, che un giorno, a causa di questa abitudine, finisse per tamponare l'auto che lo precedeva. E mentre l'altro automobilista scendeva per accertare i danni, imprecando contro l'imperizia di Miller, questi usciva dalla macchina ancora con il libro in mano e iniziava a dire. "Ma non sapete che è uscito questo nuovo romanzo di Simenon.... è bellissimo...  dovete assolutamente leggerlo..." E via di questo tono.
A testimoniare la passione che nutriva per Simenon c'è anche il famoso appellativo che gli affibbiò: "l'imperatore della notte". Chiamato a darne spiegazione, Miller disse: "Ci sono milioni di persone che la sera vanno a letto e tengono sul loro comodino un libro di Simenon. Una volta sotto le coperte iniziano a leggere e, come per tutti, è una fatica smettere... si andrebbe avanti tutta la notte... e qualcuno lo fa... Ecco, io vedo Simenon come l'imperatore di tutti questi uomini che nel silenzio della notte, alla fioca luce di abat-jour, sono soggiogati dai suoi libri...".
Per tornare alla lettera, Miller si spertica ancora in lodi "...per noi americani che iniziamo a scoprire i vostri libri (grazie alle traduzioni) è come se una nuova stella si levasse all'orizzonte. Voi siete assolutamente unico tra gli autori che riscuotono un grande successo presso il grande pubblico. Con questa vostra essenzialità, non perdete nulla. Tutto è là, nelle vostre opere e soprattutto il senso d'umanità e di conoscenza della vita...".
Miller scrive ad un Simenon che appena un anno dopo lascerà gli Usa e tornerà nella sua Europa, stabilendosi in Svizzera. Ma i due si rivedranno ancora ogni volta che Miller verrà in Europa. E soprattutto si ritrovarono nella giuria del Festival di Cannes del 1960, Henry come giurato e Georges come presidente.

martedì 3 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IN ITALIA SONO ANCORA TUTTI DA SCOPRIRE


Come abbiamo detto, siamo agli sgoccioli dei Maigret, anzi ne mancherebbe solo uno. Di romans-durs invece ce ne sono ancora diversi. Ma quello che non tutti ricordano è che ci sono ancora degli inediti per l'Italia, di cui non si sa se verranno mai pubblicati (se ad esempio rientrano nei diritti dell'Adelphi) Nell'elenco che segue, ho indicato per ogni titolo la data della stesura (non di rado vennero pubblicati anni dopo) e il luogo di ambientazione. In tutto si tratta di ben diciotto titoli.

La maison des sept jeune filles - 1937 (pubblicato nel '41)
Le cheval blanc - 1938 (Pouilly, Nevers)
Oncle Charles s'est enfermè - 1939 (Rouen Parigi)
Une vie comme neuve - 1951 Parigi  (flashback a Sancerre)
Strip Tease - 1957 - (Cannes)
Dimanche - 1958 - (entroterra nei dintorni di Cannes)
La Vieille  -1959 - (Parigi)
Le Veuf - 1959 - (Parigi)
La Porte -1961 (Parigi)
Les Autres -1961 (città francese non precisata)
Le Train de Venise - 1965 - (percorso del treno Venezia-Losanna-Parigi)
Le Confessional -1965 - (Nizza, Cannes)
La mort d'Auguste - 1966 - (Parigi)
La Main - 1968 - Connecticut (Stati Uniti)
Novembre 1969 - (banlieu parigina)
La disparition d'Odile - 1970 - (Losanna, Parigi)
La Cage de verre -1971-  (Parigi)
Les Innocents - 1972 - (Parigi, con riferimenti  a Caen)
Nel risultato di queste mie ricerche svettano, a mio avviso, alcuni capolavori come Le train de Venise o La cage de verre o anche Une vie comme neuve. 
Insomma ci saranno ancora delle sorprese da Simenon. E per noi appassionati è rassicurante pensare che abbimo ancora dei suoi scritti da scorprire...no?
Andrea Franco

lunedì 2 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. UNO SGUARDO ALLE PROSSIME RI-USCITE.

Un succinto memo per febbraio che sarà un mese ricco per gli appasionati di Simenon. Almeno stando alla programmazione, dovrebbe arrivare in libreria la versione economica di un roman-dur ne "Gli Adelphi": "Gli intrusi" (Les Inconnus dans la maison - 1939 - Gallimard), ma dovrebbe uscire anche la raccolta dei romanzi "I Maigret 8".
Certo si tratta di tutti titoli già usciti per Adelphi, ma come constatiamo quasi quotidianamente non sono pochi quelli che vanno scoprendo il romanziere e queste ristampe, come le
raccolte, possono rivelarsi assai gradite.
Ormai non più una sorpresa. Anche le riedizioni e le antologie sono infatti un'operazione editoriale appetibile.
Brasile, Olanda, Gran Bretagna, Olanda, Russia, Stati Uniti, sono alcuni dei paesi in cui, nel secondo mese dell'anno, ci saranno le uscite o le riedizioni dei romanzi o dei Maigret. Come già è noto non si tratta di un fenomeno italiano.E come ormai abbiamo detto fino alla noia, Simenon continua a piacere nel tempo e sotto tutte le latitudini.


sabato 31 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. M.ME MAIGRET E IL CASO DEL... VINELLO IN PERICOLO.


Questa volta il racconto di Paolo Secondini ci mostra un Maigret ormai in pensione, nella sua casa di campagna intento in attività cui una volta, quando era nel vortice delle inchieste a Quai des Orfévres, probabilmente non avrebbe avuto nemmeno il tempo di immaginare. E poi questo Maigret è un po' cambiato. Forse gli anni che passano? Forse il fatto di fare una vita "come gli altri"? Sta di fatto che parla e parla anche con sua moglie... Addirittura non la chiama più M.me Maigret, ma con il suo nome, Louise... Una volta bastavano due sguardi e il commissario e M.me Maigret si capivano al volo. Qui invece parlano, anche di cose futili. Forse è come se l'ex-poliziotto volesse recuperare un lungo periodo dove ai due (o forse solo a lui?) bastava un gesto, un'occhiata un'espressione per comunicare... Scopritelo.
 
Meung-sur-Loire.
“…fu quella la prima volta che vidi in azione, con grande coraggio e senso del dovere, il giovane Lapointe. Capii che sarebbe diventato, per la sua determinazione, un bravo poliziotto, come d’altronde ce n’erano tanti nella mia squadra al Quai des…»
«Maigret!... Maigret!... Ti dispiace venire ad aiutarmi?... Da sola non ci riesco.»
La voce di Louise, sua moglie, lo raggiunse mentre aggiungeva un altro capitolo al libro di memorie che, chissà!, forse un giorno avrebbe finito e dato alle stampe.
Chiuse il grosso quaderno dalla copertina nera (per lui scrivere a macchina era un tormento), lo ripose nel cassetto della scrivania e si alzò dalla sedia. Fece qualche passo verso la porta del piccolo studio ma si fermò, tornò indietro, la fronte aggrottata.
«Che sbadato! Mi scordavo di te, esclamò scuotendo la testa. “Come potrei lasciarti sola?»
Prese la pipa dalla scrivania e, prima di metterla in bocca, fece sentire la sua voce:
 «Ma dove sei, signora Maigret? Si può sapere?»
«Sono qui,» rispose sua moglie. «Mi serve il tuo aiuto… Fa’ presto.»
«Ho capito, ho capito!... Se non mi dici con esattezza dove ti trovi, sarà molto difficile aiutarti.»
«Hai ragione, che stupida!... Sono quaggiù, Maigret… in cantina.»
«In cantina? Ma cosa ci fai?»
«Che ci faccio?!… Quello che dovrebbero fare i mariti, invece di perdere il tempo a scrivere le loro memorie.»
L’ex commissario della polizia giudiziaria si tolse la pipa di bocca.
«Diventi polemica ora, signora Maigret?»
«Ma no, no… Scusami! Non mi sono mai lamentata di nulla, lo sai, neanche quando ce n’era motivo…  Però, in questo momento, se non ti sbrighi…»
Lasciò la frase in sospeso e Maigret capì che era meglio affrettarsi.
Scese le scale che conducevano in cantina, e quando fu nell’ampio locale, rischiarato appena da una lampadina, scorse, vicino a un vecchio tavolo scuro, sua moglie, che stringeva un’enorme boccia di vino contro il petto.
«Presto, Maigret, non riesco più a sostenerla! Ho paura che possa sfuggirmi dalle mani. Sarebbe un bel guaio se mi cadesse per terra.»
«Sarebbe un bel guaio sì!» convenne l’ex commissario. «È il mio vinello preferito: l’ho fatto con tanta passione… con amore… Ma non potevi poggiarla sul tavolo?»
«Maigret, dovevi arrivare quaggiù per darmi un consiglio più che ovvio?»
Il marito la guardò stupito.
«E allora perché non lo hai fatto?»
«Si è rotto, per via dell’umidità, il cestello di vimini che la conteneva. Se la metto giù si rovescerà di sicuro.»
Maigret accorse, le tolse la boccia dalle mani.
«E già! Si rovescerebbe senz’altro e allora… addio vinello! Sarebbe un peccato, dopo tanto lavoro.»
«Ti preoccupi solo del vino, mentre di me, che ho le braccia indolenzite per sorreggere la boccia…»
«Scusami Louise! È vero! Di te non mi sono preoccupato… Devo dire che questo vinello mi ha frastornato, mi ha reso… Sai cosa?»
«Cosa?» chiese la signora Maigret massaggiandosi un braccio.
«Per farmi perdonare,» riprese il marito, «nel libro che sto scrivendo… sì, nel mio libro di memorie...  parlerò di te, di come mi sei stata di grande aiuto nella risoluzione di alcuni casi. È giusto che anche tu, mia cara Louise, abbia riconoscimenti per i tuoi meriti…»
«…che tu, mio caro Maigret, hai sempre deliberatamente taciuto… Scommetto che nel tuo libro, sinora, mi hai semplicemente ricordata per i piatti prelibati che ti ho sempre cucinato, e che tuttora cucino… Non è forse così? Confessa.»
«Be’, in fondo, è un merito anche questo,» sorrise Maigret, «e un ottimo spunto.»
«Uno spunto?... E quale?»
«Quello per scrivere un libro di memorie: Io, moglie fedele e ottima cuoca del commissario Maigret… Verrà fuori un capolavoro. Ne sono certo,» concluse divertito l’ex commissario.
«Sì,sì… prendimi in giro, adesso,» disse Louise, leggermente contrariata.
 Maigret non rispose, si chinò a baciare sua moglie con dolcezza.

Paolo Secondini

venerdì 30 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE E LE SUE TRE VERSIONI CINEMATOGRAFICHE


Il giorno fatidico dovrebbe essere stato proprio ieri. Sì, Il Pensionante dovrebbe aver fatto il suo ingresso nelle librerie. Pubblicato da Gallimard nel '34, uscì in Francia con il titolo Le Locataire. Lo abbiamo presentato un paio di settimane fà sul post L'inquilino che viene da Istambul... e l'inquilino ieri è entrato appunto in libreria.
Ma questo inquilino diciamo "forzato" (infatti, come assassino, si deve nascondere in un pensionato di studenti per sfuggire alla polizia) è entrato anche nel cinema.
Prima della più famosa e conosciuta versione dovuta al regista Pierre Granier-Deferre, L'Étoile du Nord del 1982, con l'interpretazione di Simenon Signoret e Philippe Noiret, va ricordata un'altra versione, molto meno fortunata e la cui storia vale la pena essere raccontata.
Il titolo del film è Dernier Refuge del '47 la cui regia è dovuta a Marc Maurette con una produzione che vedeva come protagonisti Raymond Rouleau e Gisèle Pascal che però riprendeva un'altra precedente e sfortunata produzione, diretta da Jacques Costant, le cui riprese erano iniziate nel 1939 e che ben presto dovettero essere sospese per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Ma poi la lavorazione riprese, sia pure in mezzo a mille difficoltà, e fu terminata nel '40. Ma invece non erano terminate le sventure. Infatti il film, che vedeva tra i protagonisti gli attori Mireille Balin e Georges Rigaud, ebbe i negativi distrutti durante un bombardamento.
La critica è unanime. La prima versione non è effettivamente giudicabile, la seconda non è degna di nota (citiamo solo per curiosità la partecipazione di Louis de Funès nel ruolo di un cameriere dei wagons-lit), la terza è invece quella giusta.
Tra l'altro siamo in presenza di un regista simenoniano che aveva già avuto a che fare con adattamenti dai romanzi dello scrittore come Le Chat nel '71, con la memorabile interpretazione di Jean Gabin e Simon Signoret, ma anche La veuve Couderec, sempre con l'impareggiabile Simon Signoret e un giovane Alain Delon e nel '73 Le Train con Jean Louis Tritignant e Romy Schneider, versione di Pierre Granier-Deferre che s'intitola L'Étoile du Nord perché prende il nome dal treno con cui nel film i due protagonisti (Noiret e ancora la Signoret) arrivano a Parigi.
Ancora una volta l'uscita di un romanzo di Simenon ci riporta al legame stretto che il cinema ha da sempre allacciato con le trame, le atmosfere e i personaggi 
creati dallo scrittore.

mercoledì 28 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. E SE MAIGRET INTERROGASSE PROPRIO VOI?

L'identificazione funziona con l'eroe. Chiunque abbia letto anche solo qualche Maigret, è stato sicuramente coinvolto dal personaggio o perchè fuma la pipa, o per la sua perspicacia psicologica o per la sua predilezione per il cibo, più probabilmente per la sua filosofia del "comprendere e non giudicare", per il suo istinto a mettersi nella pelle del criminale di turno.... e potremo andare avanti per molto. E qui scatta l'identificazione. Per un motivo o per l'altro, o per tutti insieme, chi di noi non si è mai identificato con il commissario, leggendo le pagine scritte da Simenon.
E invece c'è nessuno che si sia indentificato con l'inquisito?
Già perché siamo convinti che in genere i lettori non si mettano nei panni del sospettatto. Pensateci un po'....

Sono ore che sto in questo maledetto stanzone vetrato... come l'ha chiamato l'ispettore?... Ah, sì l'acquario, bah... Adesso saranno quasi tre ore....
Provo a bussare alla porta, ma nessuno si fa vivo. Inizio ad avere sete... e poi possibile che qui dentro ci sia soltanto io?.... Mi hanno detto di aspettare un po' e invece... E poi è possibile che non ci sia nessun altro che deve aspettare...
Già direte voi, ma come sei finito a Quai des Orfévres?
E' colpa di quel cretino di Jean-Pierre, mio cugino... maledetto il giorno che siamo diventati soci! Lui prima si era messo in testa di allargare la tipografia... comprare nuovi macchininari per stampare cartoline...."E' l'affare del secolo" diceva. E aveva pure trovato i soldi per comprarle. E devo dire che aveva ragione. Ormai più di metà del nostro fatturato veniva dalla stampa delle cartoline... Ma non gli bastava... adesso  voleva buttarsi nel campo delle stampe artistiche, quelle a colori.... lì servivano tanti soldi... Ma lì trovò. Non so da chi li avesse avuti... Io mi sono sempre occupato della direzione tecnica... le novità e il lavoro mi appassionavano... Poi entravano più soldi... E quel pomeriggio era uscito per un appuntamento con quelli che lui chiamava, i suoi finanziatori. Non era più tornato.  L'avevano poi trovato morto, due colpi secchi che gli avevano spaccato il cranio.
Lo so... lo so... non avrei dovuto, ma io avevo una storia con Marlene, sua moglie... e quel maledetto pomeriggio ci eravamo visti lì... al solito hotel... Ma questo non era un alibi affidabile... e poi lei cosa avrebbe detto? E io, morto mio cugino, diventavo proprietario di una tipografia che stava decollando... e in più sicuramente gli inquirenti erano convinti che mi sarei voluto sposare Marlene, ma io...
La porta dell'acquario si aprì all'improvviso. Entrò uno degli ispettori che mi avevano portato in macchina alla Polizia Giudiziaria.
- Venga... il commissario vuole vederla.
Stavo per abbozzare una protesta, ma capìì che non era il caso.
Mi fecero entrare in ufficio, surriscaldato da un stufa a carbone. Per di più la stanza era piena di fumo. Un omone grosso e massiccio stava fumando una pipa, osservando il tramonto fuori della finestra.
- Ah... eccola finalmente... leì è Henry?... Henry Demonge, no?... Mi scusi, per l'attesa. Sa, prima il giudice Comelieu, poi i verbali da firmare... poi qualla rogna del tentato omicidio in casa dell'ambasciatore... Mi scusi. Ma lei avrà sete... magari anche fame...
Diceva tutto come se non parlasse a me. Sembrava stesse seguendo una sorta di procedura...
- Lapointe! Fai venire su un bel vassoio, panini e birra, mi raccomando non i soliti quattro panini... e la birra... fresca!
E ricomnciò a fumare.
Mi sembrò che quell'ordinazione preludesse ad una sorta di colazione collettiva... invece avrei capito dopo che mi sbagliavo. Significava che il "colloquio" con me non sarebbe durato poco... quindi, ero il sospettato numero uno.
Ma lì per lì non me ne rendevo conto. Il commissario Maigret poi aveva modi gentili.
- Prego si sieda. Mi dispiace davvero che lei abbia perso tanto tempo ad attendere... ma adesso ci rifocilliamo per bene... poi due chiacchiere - riaccese la pipa - Lei magari oggi aveva il suo da fare con la tipografia e non vorrei doverla trattenere a lungo...
Sentivo il suo sguardo su di me, un sguardo neutro... direi quasi spento... come se non stesse pensando a niente.
- Se vuole può fumare, signor Demonge...prego,  faccia liberamente.
Tirai fuori i miei sigaretti e ne accesi uno. Pensai... io così minuto, bassino con quei piccoli sigari e lui cosi massiccio e imponente con una pipa grossa che sbuffava come una ciminiera.
Bussarono alla porta. Era il garçon della brasserie che portava due vassoi, uno colmo di panini e uno con una decine di birre.
Il commissario afferrò un boccale e lo vuotò in tre lunghe sorsate. Poi addentò un panino...
- Prego signor Demonge, beva... prenda un panino... dopo tutta quell'attesa...
Spensi il sigaretto e mi riferescai la gola con un po' di birra. Poi presi un sandwich e iniziai a sbocconcellarlo...
- Eh, è un'altra cosa... proprio ci volevano... eh...
Parlava con la bocca piena e con un tono amichevole.
- Mi parli un po' della tipografia... mi dicono che è molto moderna - e intanto prendeva un altro boccale di birra - c'è molto lavoro?
- Beh sì, l'affare delle cartoline ci ha fatto duplicare gl ordini, abbiamo dovuto assumere altri operai e adesso ci preparavamo per delle stampe artistiche... ma...
- Ma qualcuno ha fatto fuori suo cugino...
- Già...
- E mi dica lei è più contento perchè così la tipografia diventa tutta sua o è più spaventato dal fatto che dovrà gestire tutta la parte amministrativa e finanziaria che invece da sempre svolgeva suo cugino?
-  Beh... sono un po' sottosopra per questo omicidio... non ho avuto modo di pensare...
- Invece ha pensato a Marlene... no? La vostra era una relazione... da quanto tempo....
- No commissario, non era una vero e proprio rapporto... ci vedevamo ogni tanto... così per divertirci... Marlene non si sognava nemmeno di lasciare Jean-Pierre...
- Sì, l'ho vista ieri la singora Marlene... è una bella donna... capisco che lei...
- Commissario, deve anche calcolare che il marito era uno di quei tipi gelosi...
 anche se con le altre donne andava bene tutto, ma con la sua...
- E invece lei... Mi dica Demonge, lei era inamorato di Marlene?
- Ma che dice commissario...
- Su... lei non è sposato, vive da solo... e poi la capisco, sa, è davvero una bella donna...
Mi sarei dovuto sentire lusingato, ma quelle parole s'infilavano una nell'altra come a voler formare una corda che poi mi avrebbe strangolato.
- Mangi Henry... guardi ci sono ancora panini...
Ne presì un altro, ma mi restò in mano. Lui invece bevve un altro boccale di birra.
- Allora chi ha ucciso suo cugino? Lei avrà almeno un'idea di chi possa essere stato? Iniziamo da capo, lei e suo cugino vi mettete in società al 50%. Partite con l'attività... suo cugino ha delle buone idee trova i soldi, ma è lei che manda avanti la baraccca, che lavora lì dodici, anche quindici ore al giorno, quando c'è bisogno... E suo cugino andava in giro... si parla anche di altre donne con cui se la faceva... Lei sa nulla?
- No, veramente nulla di preciso... non mi diceva niente...
- Beh, aveva altre donne, faceva cene e pranzi con questi misteriosi finanziatori, maneggiava i soldi della tipografia, a quanto mi risulta, aveva anche una bella macchina americana, oltre ad una bella moglie.... e lei lì a lavorare... Non è che lei fosse un po' invidioso...
- Io? No.
- E allora ha iniziato a pensare: intanto mi prendo la sua donna... poi chissà cosa è successo tra di voi....
- Ma che cosa dice! Andavamo d'accordo...
- Signor Demonge, quello che vi siete detti non si saprà mai, perché lui è morto e lei non ce lo dirà mai...
L'aria che il commissario Maigret aveva assunto era meno accomodante. E iniziò con le domande di routine. Dove era a quell'ora, cosa faceva in quel giorno, chi l' aveva visto in quel dato momento... eccetera. E poi quando aveva finito, ricominciava. E fumava, fumava senza sosta.
Ad un certo punto si alzò, battendo i pugni su tavolo.
- Lucas!
Dopo poco da una porta laterale fece capolino uno che doveva essere un'altro ispettore, pure lui con la pipa.
- Continua tu. Io ho da fare....
Dette un'occhiata alle ombre della sera, fuori della finestra e, senza nemmeno guardarmi, uscì. Quel Lucas si sedette al posto del commissario e tornò a farmi le stesse domande. 
C'era da impazzire, era come se non avessi già detto dieci volta quella storia. Eppure quell'ispettore continua imperterrito. Lento, senza alterarsi. La domanda nuova era "che interesse aveva lei ad uccidere il signor Jean-Pierre?". E la mia risposta sempre la stessa: "Nessuno".
Dopo un'altra ora di questa solfa ero distrutto.
Si aprì la porta ed rientrò quel Maigret, che sembrava più massiccio che mai. Lui e l'ispettore su scambiarono delle occhiate, senza dire una parola.
Maigret riprese il suo posto. Sembrava fresco e riposato... sicuramente aveva bevuto della birra e fatto una bella passeggiata, magari sul Lungosenna. E ora caricava la pipa.
Tornò a fare le stesse domande... L'ispettore aveva portato via i vassoi e non c'era nemmeno più da bere. La mia gola era secca.
- Commissario, ma perchè non mi crede. Io avevo una storia con Marlene, ma non avevo nessun motivo per uccidere mio cugino... lo chieda a Marlene se quel pomeriggio stavamo insieme...
- Già fatto. Lei dice che era andata dalla sua amica Louise... la quale ha confermato.
- Ma era la solita scusa che inventavamo per suo marito... Ormai è morto, che motivo ha di mentire ancora?
- Appunto. Secondo me è lei che mente... Ma devo dire che non ho ancora capito perchè... sì, forse l'invidia... ma non è solo quello. Lei nasconde qualcosa... ma non ho ancora capito cosa...
Ma io non nascondo niente - ormai il mio tono era una supplica. Sentivo un  caldo innaturale. Mi ero già levato la giacca ed ora anche la cravatta, in più mi ero arrotolato le maniche della camicia. Sudavo e respiravo a fatica.
Il commissario fumava come una ciminiera e la stanza era una sorta di camera a gas. E continuava a fissarmi con quello sguardo indifferente.
- Ma lei cosa pensa, davvero commissario, che io abbia ucciso davvero mio cugino?
- Io non penso niente.
- E allora perchè si accanisce su di me!
Ormai il mio autocontrollo era andato e mi sentivo percorso da vampate di rabbia e brividi di paura.
- Forse... forse... - bofonchiò il commissario - già... potrebbe anche essere. Janvier!
Dalla solita porta apparve un'altro ispettore, si avvicinò a Maigret e confabularono per qualche secondo. Poi l'ispettore lasciò rapidamente la stanza.
Il commissario ripiantò il suo sguardo su di me. E riprese le stesse domande. Ormai era notte fonda... erano ore che mi chiedevano sempre le stesse cose. Adesso avevo anche un forte mal di testa.
- Allora, Demonge.... quanto vogliamo andare avanti?
Silenzio. avevo deciso di non rispondere più.
Anche il commissario era fermo immobile. L'unica cosa viva era il fumo che a volute nervose usciva dalla pipa di Maigret.
Squillò il telefono.
- Sì, Maigret... ah è lei dottor Paul. Sì, mi dica .... certo, quella che le ha portato Janvier... Ah!... Sì, sì ho capito benissimo. La ringrazio... Sì, poi domani ci vediamo. Buonanotte e grazie ancora dottor Paul.
Dopo alcuni istanti di silenzio, il commissario si scharì la voce.
- Demonge, il nostro ispettore Janvier è stato alla sua tipografia e ha potuto notare che una grossa maniglia di ghisa, che era stata rivenuta in un cestino vicino alla sua abitazione, altro non era che un pezzo mancante di una delle vostre macchine da stampa. E dall'autopsia fatta dal dottor Paul risulta perfettamente compatibile con i colpi subiti in testa da suo cugino.
- Ma questo non vuol dire che sia stato io a...
- No. Ma su quella maniglia ci sono le sue impronte. Ma anche questo non sarebbe sufficiente a fare di lei un assassino. Peccato che c'è la confessione di Marlene... Ieri non mi ha solo detto che non vi siete visti, perché lei era davvero dalla sua amica, ma mi ha raccontato che suo cugino vi aveva sorpresi, un paio di giorni prima, all'uscita del vostro albergo... avete litigato. Lui ha minacciato lei e Marlene... forse sragionava per la gelosia, per la rabbia... ma deve aver detto cose terribili... e forse anche che avrebbe trovato il modo di estrometterla dalla società... vero?
Ormai ci era arrivato da solo. Tutta la mia resistenza non era valsa a nulla.
Ero così frastornato, stanco, non ne potevo più di quella stanza, di quelle domande ripetute all'infinito....
- Si sono stato io. Quel pomeriggio l'ho aspettato nel garage dove lui si attardava fare lavoretti su quella sua automobile americana. Ero appostato in un angolo. Quando lui è entrato e ha iniziato a lavorare, io gli sono andato dietro e ho sferrato due colpi netti sul suo cranio. Lui poi è caduto a....
Il commissario si alzò di scatto.
- Janvier, Lucas!
I due ispettori entrarono.
- La "canzonetta" è finita. Fategli firmare la confessione e mettetelo in cella.
La testa mi girava fuoriosamente. Mi accorsi appena che il commissario lasciava la stanza a passi pesanti e sentii confuse le voci degli ispettori che dicevano "Sbrighiamoci... su, è tardi... e tu dormi stanotte che domani dovrai comparire davanti al giudice...".
La porta della cella s'era spalancata. E quella dell'inferno pure.

martedì 27 gennaio 2015

SIMENON SIMENON. ...MA CI VUOLE MAIGRET PER SCONFIGGERE GLI ATTENTATORI?


"... Faut-il être le commissaire Maigret pour le comprendre, et réagir à temps?...".
Sono le parole di Xavier Raufer, laureato in geopolitica et criminologia e docente all'università Panthéon-Assas (Paris II), alla George Mason (Washington DC) et all'Università di Scienze politiche e del Diritto (Pechino).
Il professor Raufer intervistato da Nicolas Gauthier per Boulevard Voltaire, un magazine francese on-line, ad un certo punto dice "Bisogna essere il commissario Maigret per comprendere e reagire in tempo?". Questa affermazione viene dopo un'analisi di quello che viene ora fatto per tenere sotto controllo i commando terroristici "...Se li sorvegliate prima che colpiscano, voi li vedrete rubare un'automobile... accumulare cappucci e armi da guerra... vagare intorno agli uffici di Charlie - principale obiettivo islamista, cosa nota a tutti - sorvegliate i loro telefoni... Ma cosa prepareranno?...".
Non ci sorprende più di tanto che un professore così esperto in questioni di criminalità-politica chiami in causa Maigret.
In un passo precedente dell'articolo il professore accusava i servizi segreti francesi di voler imitare l'FBI, lavorando davanti agli schermi dei computer, invece di essere sulle strade delle citta a rischio e lì pedinare i sospetti pericolosi, reclutaando magari degli informatori, infiltrati...
Insomma la sua critica ai servizi francesi è di non aver affiancato ai vecchi metodi, i computer e le nuove tecnologie scientifiche d'indagine, ma di averli del tutto sostituiti con queste.
Quindi quello che mancherebbe, a suo dire, è il lavoro sul campo ed ecco il riferimento a Maigret... sia pure poliziotto letterario, ma con una spiccata propensione a confondersi con l'ambiente in cui deve indagare... spesso anche di persona, pur essendo lui un commissario-capo. Questo metodo, immergersi in un ambiente ed entrare nella testa della gente è quello che gli fa capire la mentalità, i meccanismi, le relazioni interpersonali, come ragisce quella gente, i valori, che vigono in quel dato mondo, ... e questo è quello che serve a capire cosa gli attentatori hanno in mente di fare e prevenirlo. masse di dati e informazioni, senza un'empatia, senza una conoscenza diretta, senza un'intuizione "alla Maigret" (che poi scaturisce dal suo metodo d'indagine) non servono ad evitare gli attentati, dice inbuona sostanza Raufer.