Questa volta il racconto di Paolo Secondini ci mostra un Maigret ormai in pensione, nella sua casa di campagna intento in attività cui una volta, quando era nel vortice delle inchieste a Quai des Orfévres, probabilmente non avrebbe avuto nemmeno il tempo di immaginare. E poi questo Maigret è un po' cambiato. Forse gli anni che passano? Forse il fatto di fare una vita "come gli altri"? Sta di fatto che parla e parla anche con sua moglie... Addirittura non la chiama più M.me Maigret, ma con il suo nome, Louise... Una volta bastavano due sguardi e il commissario e M.me Maigret si capivano al volo. Qui invece parlano, anche di cose futili. Forse è come se l'ex-poliziotto volesse recuperare un lungo periodo dove ai due (o forse solo a lui?) bastava un gesto, un'occhiata un'espressione per comunicare... Scopritelo.
Meung-sur-Loire.
“…fu
quella la prima volta che vidi in azione, con grande coraggio e senso del
dovere, il giovane Lapointe. Capii che sarebbe diventato, per la sua
determinazione, un bravo poliziotto, come d’altronde ce n’erano tanti nella mia
squadra al Quai des…»
«Maigret!...
Maigret!... Ti dispiace venire ad aiutarmi?... Da sola non ci riesco.»
La
voce di Louise, sua moglie, lo raggiunse mentre aggiungeva un altro capitolo al
libro di memorie che, chissà!, forse un giorno avrebbe finito e dato alle
stampe.
Chiuse
il grosso quaderno dalla copertina nera (per lui scrivere a macchina era un tormento),
lo ripose nel cassetto della scrivania e si alzò dalla sedia. Fece qualche
passo verso la porta del piccolo studio ma si fermò, tornò indietro, la fronte
aggrottata.
«Che sbadato! Mi scordavo di te,” esclamò scuotendo la testa. “Come
potrei lasciarti sola?»
Prese
la pipa dalla scrivania e, prima di metterla in bocca, fece sentire la sua
voce:
«Ma dove sei, signora Maigret? Si può
sapere?»
«Sono
qui,» rispose sua moglie. «Mi serve il tuo aiuto… Fa’ presto.»
«Ho
capito, ho capito!... Se non mi dici con esattezza dove ti trovi, sarà molto difficile
aiutarti.»
«Hai
ragione, che stupida!... Sono quaggiù, Maigret… in cantina.»
«In
cantina? Ma cosa ci fai?»
«Che
ci faccio?!… Quello che dovrebbero fare i mariti, invece di perdere il tempo a
scrivere le loro memorie.»
L’ex
commissario della polizia giudiziaria si tolse la pipa di bocca.
«Diventi
polemica ora, signora Maigret?»
«Ma
no, no… Scusami! Non mi sono mai lamentata di nulla, lo sai, neanche quando ce
n’era motivo… Però, in questo
momento, se non ti sbrighi…»
Lasciò
la frase in sospeso e Maigret capì che era meglio affrettarsi.
Scese
le scale che conducevano in cantina, e quando fu nell’ampio locale, rischiarato
appena da una lampadina, scorse, vicino a un vecchio tavolo scuro, sua moglie, che
stringeva un’enorme boccia di vino contro il petto.
«Presto,
Maigret, non riesco più a sostenerla! Ho paura che possa sfuggirmi dalle mani.
Sarebbe un bel guaio se mi cadesse per terra.»
«Sarebbe
un bel guaio sì!» convenne l’ex commissario. «È il mio vinello preferito: l’ho
fatto con tanta passione… con amore… Ma non potevi poggiarla sul tavolo?»
«Maigret,
dovevi arrivare quaggiù per darmi un consiglio più che ovvio?»
Il
marito la guardò stupito.
«E
allora perché non lo hai fatto?»
«Si
è rotto, per via dell’umidità, il cestello di vimini che la conteneva. Se la
metto giù si rovescerà di sicuro.»
Maigret
accorse, le tolse la boccia dalle mani.
«E
già! Si rovescerebbe senz’altro e allora… addio vinello! Sarebbe un peccato,
dopo tanto lavoro.»
«Ti
preoccupi solo del vino, mentre di me, che ho le braccia indolenzite per
sorreggere la boccia…»
«Scusami
Louise! È vero! Di te non mi sono preoccupato… Devo dire che questo vinello mi
ha frastornato, mi ha reso… Sai cosa?»
«Cosa?»
chiese la signora Maigret massaggiandosi un braccio.
«Per
farmi perdonare,» riprese il marito, «nel libro che sto scrivendo… sì, nel mio libro
di memorie... parlerò di te, di
come mi sei stata di grande aiuto nella risoluzione di alcuni casi. È giusto
che anche tu, mia cara Louise, abbia riconoscimenti per i tuoi meriti…»
«…che
tu, mio caro Maigret, hai sempre deliberatamente
taciuto… Scommetto che nel tuo libro, sinora, mi hai semplicemente ricordata
per i piatti prelibati che ti ho sempre cucinato, e che tuttora cucino… Non è
forse così? Confessa.»
«Be’,
in fondo, è un merito anche questo,» sorrise Maigret, «e un ottimo spunto.»
«Uno
spunto?... E quale?»
«Quello
per scrivere un libro di memorie: Io, moglie
fedele e ottima cuoca del commissario Maigret… Verrà fuori un capolavoro.
Ne sono certo,» concluse divertito l’ex commissario.
«Sì,sì…
prendimi in giro, adesso,» disse Louise, leggermente contrariata.
Maigret non rispose, si chinò a baciare sua
moglie con dolcezza.
Paolo Secondini
Molto, molto bella, la tua storia, Paolo ! Bravissimo ! Mi piace tanto !
RispondiEliminaGrazie, Murielle. Sempre gentile come al solito.
RispondiEliminail giallista ha superato lo scrittore di fantascienza
RispondiEliminapeppemù
Oilà, Peppe, ti si vede anche da queste parti! Mi fa molto piacere. Eh sì, oltre a horror e fantascienza, mi diletto a scrivere anche gialli, che forse sono la mia prima e vera passione. Perché non scrivi qualcosa anche tu, magari ispirandoti a Maigret? A Maurizio, creatore di questo blog, non potrebbe che far piacere.
RispondiEliminaSe ci sei batti un colpo, Peppe!
Davvero una chicca, Paolo! Anche Simenon ti ringrazierebbe...
RispondiEliminaIntanto io ringrazio te, Stefano.
RispondiEliminaPaolo, sei un grande
RispondiEliminaGrazie! Mi piacerebbe sapere chi sei, anonimo!
EliminaBello il ricordo della moglie di Maigret, se lo merita da tempo
RispondiEliminaBravo Paolo
Bello il ricordo della moglie di Maigret, se lo merita da tempo
RispondiEliminaBravo Paolo
Ciao, Adriana: felice di vederti anche qui.
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