lunedì 16 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. SULLE TRACCE DEI... CIMELI

Alcuni dei manoscritti di Simenon all'asta
Oggi nel primo pomeriggio i fortunati e facoltosi parigini, appassionati di Simenon, potranno mettersi sulle tracce di rare opere del grande romanziere e nello specifico di tre manoscritti. E' il sogno di ogni appassionato-collezionista... Chi di noi, fissati simenoniani e maigrettiani, non ha mai fatto un giro a Parigi tra bouquinistes, bric à brac, e polverose brocanterie, nella speranza di trovare qualche vecchia edizione di un Simenon, magari addirittura una di quelle firmate con uno dei suoi innumerevoli pseudonimi? Spesso siamo tornati, con le mani vuote, ma volete mettere il pathos e il piacere della caccia alla rarità?
Come dicevamo, oggi alle 14.30 all'Hôtel Marcel Dassault, più che di un caccia si tratterà di una sfida a colpi di euro, visto che l' Artcurial metterà all'incanto tre lotti di cui il primo comprende una ventina di pagine manoscritte, una sorta di preparazione di Maigret et le tueur (1969)... molto dettagliato con già preparato un sorta di piano dell'opera e il plot completo, il tutto per un valore stimato tra i 20 e i 25.000 euro.
E poi ancora altro lotto con una decina di fogli, sempre manoscritti, che riguardano un romanzo del 1970, La disparition de Odile (e qui i costi sono più contenuti, tra i 10 e i 12.000 euro). Infine un'altra stesura a mano, anno 1969, la prima e ancora provvisoria bozza del romanzo Novembre (quasi alle portata di tutte le tasche... meno di 10.000 euro!).
Come accennavamo in apertura ci saranno anche vecchie edizioni dei roman-dur ma anche delle inchieste del commissario Maigret, sicuramente più buon mercato.
Il sito di Artcurial lo trovate qui, e se avete tempo, voglia e denaro... potreste partecipare all'asta anche telefonicamente oppure on-line. In bocca al lupo!

venerdì 13 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. E SE UN MAIGRET IN COLLERA PERDE LE STAFFE PER L'AFFARE STRIP-TEASE?

Titolo lungo, anzi lunghissimo che vuole essere un gioco di parole sui titoli di un'inchiesta del commissario Maigret che Simenon finì di scrivere proprio cinquant'anni fa', alla fine del 1963, quando ancora abitava al castello di Échandens nel Canton de Vaud.
Il romanzo apparso per i tipi di Presses de La Cité l'anno successivo, s'intitola La colère de Maigret. Nella prima edizione italiana di Arnoldo Mondadori del '67 il titolo cambiava in Maigret e l'affare stip-tease (titolo che aveva sicuramente un suo appeal...). Poi quando nel 2008 arrivò l'edizione Adelphi, il titolo cambiò ancora, certo più aderente all'originale, ma non ancora del tutto: Maigret perde le staffe.
La scelta del titolo è sempre un momento importante. Il titolo può riassumere, spiegare, inquadrare, ma alle volte può essere scelto per stupire, per attrarre, incuriosire. E mentre su un giornale un titolo può essere aiutato da un occhiello (quello che sta sopra il titolo) o da un catenaccio (una specie di sottotitolo) o dal sommario e quindi si può permettere di dire e non dire o anche di fare dei giochi di parole, su un libro tutto ciò è limitato. Ma qui vanno fatte un paio di considerazioni. Infatti un conto è se si tratta di un romanzo a sè stante, altro invece se stiamo parlando di un titolo che fà parte di una serie. In questo secondo caso il "Maigret" che precede il titolo vero e proprio, è più importante di quest'ultimo. Gli appassionati e gli amatori, controllato che non sia un volume già letto, lo comprano aldilà se si tratti dell'ultimo uscito o di un'edizione passata. Quello che conta è Maigret, un marchio di garanzia che fà premio su tutto. E poi, come abbiamo detto nei giorni scorsi, la mancanza assoulta di una cronologia lineare nelle inchieste di Maigret di Simenon, rendono assolutamente ininfluente leggere prima un titolo o un altro.
Però ci dobbiamo porre un quesito. Simenon, che era addentro a tutti questi problemi, che oggi chiameremmo di markentig editoriale, come mai nei primi diciannove titoli, serie Fayard, in cui doveva lanciare il personaggio Maigret, affermarne il nome e fissarne le caratteristiche, non fà cenno nei titoli al nome del protagonista? Fà un'eccezione solo nel diciannovesimo, intitolandolo semplicemente "Maigret", proprio l'inchiesta che, nelle sue intenzioni, doveva porre fine alla serie.
Forse fu un'impuntatura di Fayard, che non credeva nella serie (e al quale forse non piaceva nemmeno il nome del protagonista). Oppure un'ingenuità di Simenon, allora non ancora addentro ai meccanismi della letteratura seriale?
Questo discorso potrebbe riguardare molti titoli dei Maigret, ma anche delle sue traduzioni ed è uno dei dibattiti che sono animati ciclicamente dagli adetti a questo settore.

giovedì 12 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. MANCA UN MAIGRET PER NATALE?... O FORSE NO...

Il sempre ben informato Andrea Franco, nostro fido e assiduo collaboratore, ci fa notare che non ci sarà nessun titolo di Maigret che uscirà per Natale. Come ci informava infatti in un suo commento di qualche giorno fa'  "... i prossimi Simenon in libreria saranno il 21 gennaio il Maigret tomo 3, poi l'11 febbraio I fratelli Rico, romanzo sull'ambiente mafioso statunitense... e quindi nessuna strenna simenoniana... - specificando poi che - il primo aprile 2014 usciranno, in quella che sarà, (credo) la penultima raccolta di racconti di Maigret i tre inediti in Italia sotto il titolo 'Minacce di morte e altri racconti': L’improbable Monsieur Owen, Ceux de Grand-Café, L’homme dans la rue, Vente à la bougie e Menaces de mort...".
Da parte di Adelphi, a parte sorprese dell'ultimo minuto, tutto tace. Nessun roman-dur di Simenon e nessuna inchiesta del commissario Maigret è contemplata nelle anteprime.
Chi scrive dovrebbe essere... egoisticamente... contento, visto che il suo  "Maigret e il caso Simenon", uscito a fine novembre per i tipi della Robin Edizioni di Roma, si presta ad essere un surrogato (decideranno poi i lettori se valido o meno) della saga del commissario simenoniano, proprio a ridosso del periodo natalizio. Ma aldilà di questa nota pro domo mea, che vorrei lasciarmi subito alle spalle, possiamo comprendere che, essendo arrivata agli sgoccioli per quanto riguarda i Maigret, l'Adelphi sia anche disposta a saltare il redditizio periodo di Natale, quando i libri si vendono più che nel resto dell'anno. Ma per i romanzi di Simenon ci sono ancora tanti titoli da pubblicare e ignorare una tradizionale occasione del genere, ci sembra alquanto strano.
Si potrebbe obbiettare che i titoli venduti sotto Natale sono quelli più popolari, quelli cosiddetti di cassetta e che soprattutto Simenon (e forse ancor di più i Maigret) non hanno bisogno di questi aiuti per vendere. Si vendono da soli e se gli appassionati lettori devono aspettare dei mesi e tirare il collo... beh che lo tirino! Tanto all'uscita del prossimo titolo nessuno si tirerà indietro e, vedrete, il titolo entrerà anche nelle classifiche dei più venduti.
Insomma per Simenon sembra davvero che sia sempre Natale!

mercoledì 11 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL CASO SIMENON... IL COMMISSARIO RIFLETTE...


SIMENON SIMENON. FRANCIA: DAL GRANDE AL PICCOLO SCHERMO NOTIZIE E NOVITA'

Ci arrivano dalla stampa francese dei giorni scorsi due notizie che hanno a che fare con la trasposizione cinematografica delle opere di Simenon. 
 
• La prima é riportata dal quotidiano Le Monde 
e riguarda la scomparsa di Edouard Molinaro, 
un famoso regista francese, mancato a 85 anni, 
autore di innumerevoli film e tra gli altri 
anche di una versione cinematografica 
de La Morte de Belle girata nel 1961, con Jean Desailly e Yves Robert.
 
 
 
 
• L'altra notizia riguarda invece una produzione 
che stiamo seguendo da un po' di tempo:
La Chambre bleue, diretta e interpretata da Mathieu Amalric. 
Come ha dichiarato lui stesso in un'intervista di ieri a L'Autre Radio, il suo film, ispirato all'omonimo romanzo di Simenon del 1964, ha completato le riprese ed ora, dopo l'ultimo ciak, il girato passerà alla post produzione. Le voci che girano e di ci vi abbiamo già riferito, danno in film in uscita nelle sale francesi per aprile del prossimo anno.
 
• Completiamo questi flash dalla Francia, con una notizia televisiva che riguarda gli indici di ascolto della televisione francese di ieri. Notizia non di grande interesse per i telespettatori italiani, ma ancora volta indice di quale e quanto seguito abbiano le opere simenoniane, anche quando sono trasposizioni sul piccolo schermo e anche di non-Maigret. Ieri sera infatti è passato il telefilm di Christian Vincent Les complices (2013), con Thierry Godard et Marie Kremer, tratto dal romanzo simenoniano del 1956. Bene, il programma ha totalizzato 2,9 milioni di telespettatori contro lo stravisto Pretty Woman (con Julia Roberts e Richard Gere) che su TNT è stato visto da 1,5 milioni di spettatori. E il pubblico del telefilm è risultato più numeroso anche di quello della telecronaca del funerale di Nelson Mandela che, trasmesso la mattina da France 2, ha raccolto 1,6 milioni di spettatori. Ogni commmento è superfluo.

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martedì 10 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. SE MAIGRET INCONTRA COLETTE


SIMENON SIMENON. CRONOLOGIA CASUALE PER MAIGRET? LA VERSIONE DI MURIELLE

Non vorremmo che il corposo intervento 
della nostra Murielle Wenger 
rimanesse nel poco adeguato spazio 
di un commento ad un post di qualche giorno fa' 
e che corresse così il rischio 
di non godere del dovuto risalto. 
In più, ve lo proponiamo in italiano, 
cosa che, siamo sicuri, farà felice più di un lettore. Ecco quindi l'intervento di Murielle a proposito 
della "casuale" cronologia con cui Simenon ha costruito 
il corpus delle opere maigrettiane.


Ho due ipotesi da proporre. La prima è che Maigret, alias Simenon, scrisse nelle sue Memorie: "Una delle sue manie che a volte mi ha più irritato è quella di mischiare le date di porre all'inizio della mia carriera delle inchieste che hanno avuto luogo solo più tardi e viceversa... Avrei anche avuto l'intenzione di stabilire... una cronologia dei principali casi ai quali sono stato legato.
- Ma perchè mai? - mi ha risposto Simenon - Eccellente idea, Si potranno correggere i libri per la prossima edizione.
E ha poi aggiunto con ironia:
- Basterà soltanto, mio vecchio Maigret, che voi siate così gentile da fare il lavoro voi stesso, perchè io non ha mai avuto il coraggo di rileggermi."
Questa ultima frase illustra bene, credo, le caratteristiche della scrittura di Simenon: una redazione rapida, senza ripensamenti, un correzione minima quasi facesse "toilette", è una volta che il libro viene pubblicato, nessuna rilettura da parte dell'autore (cosa che non impedisce d'altronde che, malgrado quello che Simenon affermava sul fatto di dimenticare i suoi personaggi una volta terminati i libri, possedeva comunque un'ottima memoria di quanto aveva scritto, soprattutto nel caso dei Maigret. Per convincersi, basta rilevare i molteplici esempi di allusioni e di rimandi da un romanzo all'altro, per tutto il corpus dell'opera maigrettiana).
E se l'autore non si rilegge, non si preoccupa nemmeno della cronologia seguita dalla sua opera. D'altronde non ha davvero motivo per farlo: non ha concepito Maigret con una saga, con un inizio e una conclusione e una "consecutio" (crono)logica che dovrebbe seguire tutta la vita del suo personaggio. In questo non si comporta come un Balzac o un Zola, per esempio, che intraprendono l'uno una Commedia Umana con la ripresa dei personaggi da un romanzo all'altro. La storia naturale e sociale della famiglia Rougon-Macquart. Se il corpus maigrettiano è diventato una saga é grazie, si può dire, a Simenon: è l'accumularsi dei romanzi che formano un tutto unico, il lungo periodo di scrittura (più di 40 anni!) che ha permesso lo svilupo del personaggio.
L'altra ipotesi che propongo consiste nel fatto che Simenon, quando entrava in état de roman non è sicuro di raccontare un'inchiesta di Maigret, ma la sua scrittura decolla a partire da un 'idea, da una sensazione, da un ricordo, da una situazione in cui ha voglia di collocare un personaggio e, all'inizio, non è mai sicuro che scriverà un Maigret o un altro romanzo: ciò è più che mai vero per il periodo Presses de la Cité nel quale si conoscono diversi casi in cui l'autore aveva in mente un roman-dur e, non trovando l'ispirazione, decideva di trattare il sogetto che aveva in mente sotto forma di un'inchiesta del commissario Maigret.
Simenon scrive istintivamente e non costruisce la sua opera secondo un progetto definito, secondo un'architettura, come ha fatto Proust per la sua Recherche. Ancora una volta Simenon scrive perché ne avverte il bisogno, perchè sente l'esigenza fisica di esprimersi, di mettere sulla carta i propri interrogativi. Senza dubbio é anche per questo che alterna un roman-dur ad un Maigret, perchè ogni volta non risponde ai canoni di un progetto preciso, ma al contrario a una necessità quasi vitale di esprimere il suo sentire del momento... Murielle Wenger

domenica 8 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. MAIGRET "INTERROGA" BOULE


SIMENON SIMENON. LA VITA "DISORDINATA" DI MAIGRET...

Oggi partiamo dalle considerazioni fatte qualche giorno fa' da un nostro assiduo lettore, Rudi, in merito, alle congruenze cronologiche nelle inchieste del commissario Maigret.
Scrive Rudi "...Vorrei segnalare un punto critico che ricavo da 'L'Assassinio dell'Etoile'. Simenon commette un errore. Anzi, non si preoccupa di contraddirsi fra un racconto e l’altro. Ne 'L’Etoile du nord' era marzo e faceva molto freddo e mancavano un paio di giorni al pensionamento del commissario. Ne 'Tempête sur la Manche' siamo in novembre. Le lampade erano accese fin dalle quattro del pomeriggio, e si sostiene che Maigret non sia più commissario da tre mesi. I conti non tornano. A quanto mi risulta, 'L’Etoile du Nord' uscì su rivista nel settembre 1938. 'Tempête sur la Manche' uscì su rivista quattro mesi prima...".
Rudi ha perfettamente ragione. Simenon non si è mai curato di seguire una cronologia coerente, ma si faceva trasportare dall'estro del momento. I primi due Maigret usciti nel febbraio 1931, lanciati durante il famoso Bal Anthropometrique alla Boule Blanche, M.Gallet décèdé e Le Pendu de Saint-Pholien, il commissario è già in piena carriera. Al contrario la prima inchiesta che fu affidata a Maigret viene raccontata in un romanzo del 1948 (la 56a se non andiamo errati, tra romanzi e racconti e ambientata nel 1913), quando Maigret non era ancora commissario, ma soltanto segretario di un commissario di quartiere e solo dopo aver risolto quel caso andrà a lavorare a Quai des Maigret et Monsieur Charles (1972), al commissario viene proposto di avanzare di grado e di passare da Commissario Divisionale a Direttore della Polizia Giudiziaria, quando gli mancavano tre anni alla sospirata pensione. Mentre in altri precedenti titoli, Simenon ci presenta l'ex-commissario in pensione, nella sua casetta a Meung-sur-Loire.
Orfévres, ma il grado di commissario è ancora di là da venire. E nell'ultimo,
Come fa notare Andrea Franco, le "incongruenze" di questo tipo sono all'ordine del giorno nella sconfinata produzione maigrettiana di Simenon, sia nei racconti che nei romanzi. E Murielle Wenger, con i suoi saggi, non fà che confermare questo modo di procedere.
La domanda a questo punto è: ma perché Simenon non ha seguito una cronologia lineare?
Intanto va ricordato che nelle intenzioni del romanziere la serie di Maigret sarebbe dovuta durare solo per 19 titoli, quelli editati da Fayard per poi passare ai romans-durs. Insomma una parentesi che doveva servire da trampolino per lanciarsi nella letteratura tout court.
Quando dopo qualche anno, si convinse, o gli tornò la voglia, e ricominciò a scrivere altre inchieste. Forse allore dovette avere la sensazione che quella sarebbe stata una convivenza di tutta una vita. Ma c'erano già un ventina di titoli che certo non poteva ignorare. E d'altra parte quando finì di scrivere narrativa (il giorno in cui non riuscì ad iniziare il famoso "Victor"), si trovò nella situazione per cui il suo ultimo romanzo era stato un Maigret (appunto Maigret et Monsieur Charles), non immaginando certo, quando lo scriveva, che sarebbe stato quello finale.
Ma oltre a queste considerazioni, ne dovremmo forse fare delle altre. Ad esempio la dichiarata funzione di relax che la scrittura delle inchieste di Maigret svolgevano tra un romanzo e l'altro. Quasi che tutta la concentrazione, la faticosa trance creativa e l'intensa fatica di scrivere velocemente, avessero bisogno di un contraltare, i Maigret appunto, in cui Simenon componeva più rilassato, quasi divertito e senza la tensione dei romans-durs. Questo forse è vero, forse e vero solo in parte, ma comunque spiegherebbe una scrittura in libertà, più rilassata e di consequenza meno bisognosa di una rigorosa cronologia.
Aspettiamo le vostre teorie!  

sabato 7 dicembre 2013

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL CASO SIMENON / LA GARE DU NORD


SIMENON E FELLINI... ANCORA IL SUBCONSCIO

Torniamo sulle affinità artistiche di Simeon e Fellini e sulle loro analoghe sensibilità nel riguardi dei loro processi creativi e della libertà che la loro fantasia doveva avere. Certo per Fellini si tratta di ricostruire una realtà nuova, la realtà del suo set, delle sue storie, un mondo completo in cui rifugiarsi e dare sfogo alle sue fantasie creative. Simenon aveva un approccio diverso, ma partiva dallo stesso bisogno di libertà, di essere completamente slegato dal mondo che lo circondava e, una volta in état de romans, poter entrare in un nuovo "io", vivere in una dimensione diversa e spesso molto lontana dalla sua, ma sempre e comunque legata alla realtà dei suoi ricordi. Non è un mistero che la prodigiosa memoria del romanziere era una base insostutibile per le sue composizioni. Ogni viaggio, ogni esperienza, ogni rapporto umano veniva incasellato nella sua mente per venire a galla al momento oppurtuno e costituire la base su cui innestare la sua storia.
Su questo aiuto della memoria anche Fellini contava molto, dal momento che affermava che "... la memoria è il solo vero capitale  del cineasta...".
Se ne parla in un saggio di Paul Cosquer ripreso qualche giorno fa' da Agora Vox, un media on-line francese, in cui si mette a fuoco l'immagine del grande regista italiano, ma dove emerge ancora una volta lo speciale legame che legava il cineasta al romanziere.
Ad esempio l'affermazione che Fellini non abbia mai smesso di raccontare sè stesso nelle sue opere cinematografiche, non può far pensare a tutte le caratteristiche autobiografiche che saltano all'occhio nei romanzi più diversi di Simenon, da Trois chambres à Manhattan a Pedigree.
E questo loro idem-sentire, ma anche questa grande ammirazione di uno per l'altro non si esauriscono nel famoso carteggio ("Carissimo Simenon, Mon cher Fellini" 1977 - Diogenes Verlag -Zurich), ma lo ritroviamo nella vita stessa. Quando nel 1960, a Cannes. Simenon presidente della giuria del Festival Internazionale del Cinema, fece vincere la Palma d'Ora a La dolce vita. E ancora, quando ancora lo stesso Simenon spinse e incoraggiò il regista nella realizzazione del tormentato Casanova... e Fellini, d'altra parte, rassicurava Simenon sull'importanza di quel subconscio che per tutti è due era una realtà con cui convivere quotidianamente, un calderone da cui trarre ispirazione, un qualcosa che si intrecciava concretamente con le loro vite come ad altri non succedeva e in un modo che ad altri era difficile comprendere.   

venerdì 6 dicembre 2013

SIMENON SIMENON - MAIGRET E IL CASO SIMENON



"Maigret e il caso Simenon"
di Maurizio Testa
Robin Edizioni - Roma
14.00 euro
ISBN 978-886740-284-7
• In vendita nelle migliori librerie
• Per informazioni rivolgersi a
http://www.robinedizioni.it/
robinedizioni@robinedizioni.it
•Per contatti con l'autore scrivere a
simenon.simenon@temateam.com

Per la vendita on-line vai alle pagine
Internet Book Shop 
Amazon 
Feltrinelli
Rizzoli 
inMondadori 
Libreria Universitaria 
Hoepli  
Unilibro 
Deastore
Ebay 

SIMENON SIMENON. VEDREMO IN APRILE "LA CHAMBRE BLEUE" DI AMALRIC ?

Sulla lavorazione dell'adattamento per il cinema de La Chambre bleue, ci tiene informati il quotidiano francese Courrier de l'Ouest che qualche giorno fa' raccontava come una quarantina di figuranti avessero "invaso" per tre giorni il tribunale di Bauge (dipartimento Maine-et-Loire) per uno dei ciak del film che Mathieu Amalric sta girando da luglio e che dovrebbe uscire nelle sale francesi nel prossimo mese di aprile.
Della trasposizione sul grande schermo di questo romanzo, finito di scrivere da Simenon nel giugno del 1963, proprio alla vigilia del suo trasferimento dal castello di Echandens alla famosa villa di Epalinges che lui stesso aveva progettato, avevamo già parlato nell'aprile scorso. Era stato in occasione della conferenza stampa di presentazione in cui lo stesso Amalric, regista e protagonista della pellicola, aveva affermato di voler produrre il film in tempi assai rapidi, un po' come velocemente Simenon scriveva i suoi romanzi. Anche se un libro è molto diverso da un film, sembra che le intenzioni di Amalric siano state confermate, visto che tra l'inizio della lavorazione e l'uscita nelle sale, se tutto va bene, dovrebbe passare un solo anno. Un po' un record per le produzioni cinematografiche, diciamo quasi un ritmo da fiction televisiva.
E non siamo soli ad aspettare il risultato dell'attore-regista. L'aver preso l'impegno di portare sullo schermo un romanzo così impegnativo come La chambre bleue non è cosa da poco, riuscire a farlo in così breve tempo è ancor più arduo.

giovedì 5 dicembre 2013

SIMENON. NOVITA' IN LIBRERIA NEL 100° ANNIVERSARIO DELLA PRIMA INCHIESTA DI MAIGRET

L'unica biografia italiana del romanziere Georges Simenon, raccontata attraverso un'inchiesta del commissario Maigret che indaga così sul proprio creatore

Questo libro è a tutti gli effetti una biografia di Georges Simenon, scritta da Maurizio Testa e pubblicata dalla Robin Edizioni (Roma/ 29 novembre 2013), raccontata però come se fosse un'inchiesta del commissario Maigret che, per complicate motivazioni, si trova suo malgrado ad indagare proprio sul romanziere suo creatore. Unica biografia italiana del grande romanziere, scritta vent'anni fa', oggi viene riproposta a tutti coloro che allora non hanno potuto leggerla, anche per ragioni anagrafiche (vent'anni sono una generazione!)
 
• 100 anni dalla prima inchiesta di Maigret, allora non ancora commissario, ma segreterario del commissario del quartiere Saint-Georges, e non ancora nel suo ufficio di Quai des Orfèvres (v. La premiére Enquête de Maigret - Presses de La Cité 1949)
• 110 anni dalla nascita di Georges Simenon

• 100 anni di attività di Quai des Orfèvres come sede della Polizia Giudiziaria di Parigi

Quale migliore congiuntura di anniversari dell'anno 2013  per riproporre quindi, in una versione aggiornata e arricchita, Maigret e il caso Simenon a vent'anni dalla sua prima scrittura? (altro anniversario...)  A tutt'oggi è ancora l'unica biografia italiana che, in un'immaginaria inchiesta del commissario Maigret, ripercorre la vita del grande romanziere e torna alla fine di quest'anno proprio per raccontare vita, vicende e particolari dell'incredibile vita di uno dei più inimitabili romanzieri del '900.
Insomma ecco ancora in pista la più "maigrettiana" biografia di Simenon e la più "simenoniana" delle inchieste di Maigret.

MAIGRET E IL CASO SIMENON - Maurizio Testa - Robin Edizioni -Roma - novembre 2013


 

mercoledì 4 dicembre 2013

SIMENON. SENTIRLO RACCONTATO E' UN'ALTRA COSA... PROVARE PER CREDERE

Il piacere della lettura... certo. Ma vogliamo mettere il piacere dell'ascolto? Si sa che in Italia non c'è l'abitudine a mettersi in poltrona (o a letto) ed ascoltare la voce di qualche attore che ci legge un romanzo del nostro autore preferito. Eppure, pur non dando gli stessi piaceri della lettura, ascoltare può metterci in una dimensione diversa, forse al limite più aperta e disponibile nei confronti di ciò che ci viene narrato. Questo è ovviamente soggettivo, ma se ci pensate bene, è un po' la replica di quello che accadeva quando eravamo bambini e qualcuno ci leggeva le fiabe. Man mano che uno dei genitori, una zia o una nonna pronunciavano quelle parole, nella nostra mente si formavano immagini, volti, paesaggi... ci salivano nell'animo sensazioni, paure, stupore, allegria... eravamo immersi in un mondo in cui entravamo soprattutto grazie alla bravura di chi leggeva.
Parliamo oggi di audiolibri perche la Emons ne ha prodotto e pubblicato a fine novembre due con dei titoli simenoniani classici: Il porto delle nebbie e L’impiccato di Saint Pholien. La voce scelta è quella di Giuseppe Battiston, attore di teatro e di cinema, pluripremiato, con una voce densa e profonda (ascoltare qui per credere). Il programma della Emons è allettante: pubblicare quattro titoli maigrettiani all'anno per quattro anni. E non solo il dvd, ma ovviamente disponibili anche in formato mp3. A completare l'appetibilità di questa proposta ci sono le copertine realizzate con i fantastici ed indimenticabili disegni di Ferenc Pinter, davvero un motivo in più per apprezzare di nuovo le splendide illustrazione di quello che ormai sapete essere il nostro artista preferito.
Intanto volete tutti i titoli della serie? Eccoli:
Pietro il lettone
• Il cane giallo
• Maigret
• Il crocevia delle tre vedove
• La ballerina del Gai-Moulin
• Il defunto signor Gallet
• La balera da due soldi
• L’ombra cinese
• Le vacanze di Maigret
• Il caso Saint-Fiacre
• I sotterranei del Majestic
• Un delitto in Olanda
• Una testa in gioco
• Maigret a New York
Ma questa degli audiolibri non è una relatà solo italiana. Per quanto riguarda Simenon ad esempio anche in Francia la società Audiolib ha ultimamente pubblicato tre titoli L'affaire Saint-Fiacre, Le Chien jaune e La Morte de Belle tutti letti da Francois Marthouret. Del primo potrete sentire un estratto o un riassunto in questa pagina. Ma non si tratta che delle ultime novità, infatti se andata a questa pagina di Amazon troverete adirittura una sessantina di titoli simenoniani tra Maigret e romans-durs.
Insomma il piacere dell'ascolto è una delle frontiere che va oltrepassata, accantonando pregiudizi e distinguo.

SIMENON SIMENON IS BACK!


Siamo tornati. L'assenza di un mese è un avvenimento assolutamente eccezionale, anzi unico per i tre anni di vita di Simenon-Simenon. Ma altrettanto eccezionali sono stati i motivi, di varia natura, che lo hanno determinato. Ci dispiace per i lettori, che non hanno potuto seguire la consueta rassegna quotidiana di post, le daily-news, la rassegna stampa e gli interessanti interventi dei nostri collaboratori. Ma non sempre le cose vanno nella direzione che vorremmo e anzi alcune volte intralciano anche seriamente proprio le attività e le passioni cui teniamo di più.
Ciò detto, questo mese ci ha almeno regalato un dato positivo. Nonostante Simenon-Simenon fosse fermo dal 4 novembre, l'afflusso delle visite non è calato come si sarebbe potuto temere. Dopo un blocco di trenta giorni abbiamo infatti rilevato che le visite erano diminuite di circa il 10%. Qui si apre un ventaglio di interrogativi molto ampio. Come mai un così contenuto calo? Chi sono stati quelli che in questo mese ci hanno fatto visita? Possiamo pensare che qualcuno dei visitatori abituali di tanto in tanto sia tornato a dare un'occhiata per vedere se per caso fossero ripresi gli aggiornamenti. Ma dopo le prime cinque/sei volte riteniamo che anche i più affezionati debbano aver rinunciato. Quello che possiamo ipotizzare allora è che una serie di visitatori, i quali non conoscevano il nostro blog o che per lo meno lo frequentavano in modo molto saltuario, abbiano trovato interesse negli oltre mille post che in questi tre anni abbiamo realizzato. Più o meno consapevolmente avremmo cioè costituito un insieme di informazioni che, aldilà del loro aggiornamento quotidiano, iniziano ad avere un motivo d'interesse in sè e per sè. Dicevamo di quelli che non ci conoscevano o che perlomeno non frequentavano le nostre pagine. Va premesso che Simenon-Simenon ha raggiunto e tenuto un'ottima inidicizzazione sui motori di ricerca e quindi la sua reperibilità non è venuta meno. Questo può aver fatto scoprire ad appassionati di Simenon e/o di Maigret il nostro blog, i quali lo hanno cominciato a frequentare, tenendo quindi alto il numero delle visite.
Ma queste sono tutte supposizioni. Di sicuro c'è che adesso siamo tornati in pista... spargete la notizia e non mancate, torneremo ad incontrarci tutti i giorni.... Simenon-Simenon is back!

lunedì 4 novembre 2013

SIMENON. LA BUONA STELLA DI MAIGRET

Ancora una settimana (siamo ormai alla quarta) di permanenza nelle classifiche per l'ultima raccolta di racconti di Maigret. L'Assassinio all'Etoile du Nord si fa quindi largo nella top ten dei "Tascabili" pubblicata sabato dall'inserto TuttoLibri de La Stampa, guadagnandosi il 2° posto. Ieri invece su Cult de La Repubblica la classifica, sempre riservata ai "Tascabili", vedeva il titolo attestarsi nella 5a posizione. Discesa invece nella classifica della "Narrativa straniera", pubblicata dall'allegato La Lettura del Corriere della Sera, della raccolta di racconti maigrettiani, dal 9° al 13° posto.
Sulle piattoforme dei titoli venduti sul web, citiamo Internet Book Shop, dove troviamo la raccolta di Simenon al 14° posto della sua Top 100. Lo troviamo nella 17a piazza su 100 nella classifica della Feltrinelli.it. E' solo 71° invece nella Top 100 di Amazon.
Per quanto riguarda gli ebook, il titolo in questione si piazza al 14° posto sui 100 in classifica nella Fetrinelli.it.

domenica 3 novembre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. COME TI COSTRUISCO UN PERSONAGGIO

Pensate ad una di quelle inchieste che iniziano con un povero diavolo, che passa una notte d'interrogatorio nell'ufficio di Maigret. Il commissario è famoso per la sua aria sorniona mentre sbuffa cortine di fumo dalla sua pipa, per i suoi lunghi  silenzi, quando ravviva il fuoco della stufa o beve lentamente una birra ordinata alla brasserie Dauphine. Ma sono note anche le sue sfuriate improvvise, quelle che in un uomo calmo e tranquillo fanno sempre più effetto. Ecco, sì, immaginate i due faccia a faccia. Questo povero diavolo che magari si è rovinato per una donna, che ha passato, come diceva Simenon, la linea e, per esempio, da piccolo impiegato onesto e modesto era divenuto un ladro e magari, inesperto com'era, ha combinato il "pasticcio" e così per puro caso c'è scappato il morto. Sappiamo bene che Maigret, e Simenon dietro di lui, non è affatto appagato di provare che quel poveraccio sia il colpevole. Lui vuole capire il perchè... perchè è stato attratto da quella donna, perchè ha trascurato la moglie, perchè da mite passacarte si è messo in testa di fare un colpo, neanche fosse un gangster incallito. E ora se lo vede lì, seduto davanti a sè, con gli occhi persi, come fosse rientrato in sé stesso. Come se alla fine avesse preso coscienza di tutto quello che aveva combinato e.... E il personaggio si costruisce da solo, così almeno ci spiega Simenon ne Il romancier (1945) "...I miei personaggi, se sono verosimili, hanno una loro logica contro la quale la mia logica di autore non può nulla..." E ancora. "D'altronde se inizio con dei personaggi inverosimili, me ne accorgo automaticamente. Non credo che, se i miei personaggi fossero falsi potrebbero andar avanti fino alla fine del romanzo... - spiegava Simenon nella famosa intervista a Médicine et hygiène (1968) - E' una cosa che mi ha sempre incuriosito e intrigato...".
Questa costante di creare dei personaggi "veri" e che poi seguano una sorte che lo scrittore può solo assecondare, è un concetto che Simenon ha espresso più volte. Ma chi sono per Simenon i personaggi veri? Gli uomini e le donne qualsiasi che vanno dritti alle conseguenze estreme dei loro gesti e delle loro scelte di vita. Ma é la gente semplice, gente del popolo, quella che non ha maschere e pesanti convenzioni sociali dei ricchi borghesi, dei facoltosi uomini d'affari o dei nobili più o meno decaduti.  "...Ecco perché nella gran parte dei casi scelgo delle persone di origine modesta e di intelligenza media - dichiarava lo scrittore in un'intervista del '70 - Queste vivono molto più liberamente i sentimenti, le emozioni proprio per quello che sono... Credo che non più del 10% dei miei libri raccontino di ambienti socialmente elevati. Ci ho pensato molto verso il 1930-1940. In quel periodo non troverete né ministri, né presidenti, né presidenti di consigli d'amministrazione, né banchieri. Questo è successo in seguito, ma è stato voluto...".
E poi c'è il famoso declic simenoniano, cioé un qualsiasi avvenimento o un incidente, anche di trascurabile importanza, che cambia vite tranquille, a volte monotone, così all'improvviso. "Può trattarsi di qualsiasi cosa che succede al mio protagonista, una lettera che non aspettava e che sconvolge la routine della vita alla quale si era rassegnato" (intervista ad A. Parinaud - 1955)

sabato 2 novembre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. FUGA DALLA FRANCIA... VISTA DA GEORGES E VISTA DA TIGY

Mémoires intimes e Souvenir. Due libri di ricordi, di due individui coniugi per oltre venticinque anni. Il primo é dello scrittore e pubblicato nell'81, qualche anno prima di morire. Il secondo della sua prima moglie, Régine Renchon detta Tigy, in un diario rimesso insieme da una nipote di Simenon (Diane figlia di Marc) per Gallimard nel 2004.
Entrambe diari, entrambe rivolti al figlio Marc, come per raccontargli le vicende prima che il tempo le sbiadisse, poi cancellandole. Più momumentale  e ricco di fatti, vicende, ricordi il primo, quasi delle impressioni e riflessioni più personali, ordinate per anno, il secondo, più agile, svelto e asciutto.
Abbiamo voluto cogliere dai due libri un momento fondamentale per la famiglia Simenon (allora, Georges, Tigy e il figlio Marc), cioè la precipitosa partenza dalla Francia nel '45, soprattutto dietro la spinta del dossier che il CNL francese sembrava avesse aperto sullo scrittore, per collaborazione con i tedeschi. A quei tempi non era roba su cui scherzare e, lo scrittore trascinò in fretta e furia moglie e figlio, prima per qualche mese a Londra e poi tutti imbarcati su un cargo che solcando l'Atlantico li portò a New York.
"...Aspettiamo siamo sulla lista. Che lista si tratti non so dirti. Ci raccomandano di non allontanarci dall'albergo: da un momento all'altro può arrivare l'ordine di dirigerci a Southampton, dopo esserci precipitati a prendere i biglietti di una compagnia di navigazione... - scrive Simenon rivolgendosi al figlio Marc - Finalmente arriva la telefonata. Ho avvertito Tigy e sono corso a mettermi in fila davanti ad uno sportello della Cunard Line....Presento invano i miei documenti, quello non mi degna di uno sguardo, beve il te a piccoli sorsi golosi e sgranocchia i biscotti. Passa un'eternità, e io sono sui carboni ardenti, E se perdiamo la nave?...".
"... Noi non ci imbarchiamo solo per l'America, ma per un nuovo periodo della nostra esistenza - è Tigy che appunta nel suo Souvenir, dedicato al figlio Marc descrivendo la situazione tra lei e Georges - Si sarebbe potuto  fare il punto, spiegarci. Spiegare cosa? semplicemente perché ci siamo allontanati pericolosamente uno dall'altro, per un apparente indipendenza e per molte piccole cose. La guerra, elemento destabilizzante, è in parte responsabile di questa mancanza di comprensione?... il battello per Newhaven... ho quasi l'impressione di un esilio, e in tutti i casi la sensazione di abbandonare tutto quello che è stato solido e immutabile..."
Appena arrivati in America Georges incontrerà Denyse, colpo di fulmine per un amante focosa che diverrà prima la sua segreteria particolare e poi la sua seconda moglie. Tigy aveva visto giusto un'altro periodo, un'altra vita per lei per Georges e per Marc.

venerdì 1 novembre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. MA CHE TIPO DI ROMANZO?

Abbiamo sempre parlato, in relazione a Simenon, di romanzo popolare, di quello semi-letterario e poi dei romans romans, o romans durs. In realtà la critica ha fatto delle analisi più approfondite e ha per esempioteorizzato dell'appartenenza di Simenon alla schiera degli scrittori realisti. Etichetta che invece lui rifiutava.
"...dicono che sia un scrittore realista. E' assolutamente falso. perché se io fossi realista, scriverei esattamente le cose così come sono - spiega Simenon in un'intervista dell'82 - Invece occore deformarle per conferire loro una maggior verità...". E così confermava nel suo Les trois Crimes de mes amis (1938): "... Impossibile raccontare delle verità con ordine e con chiarezza: sembrebbero meno verosimili che un romanzo...".
Insomma la convinzione di Simenon era che non si dovesse sottilizzare tra schemi e definizioni come il roman-crise o il roman-chronique, che lui pure aveva utilizzato. Il romanzo era il romanzo, una forma d'espressione congeniale al suo periodo storico come la tragedia lo era stata per altri tempi.
E non bisogna scordare che per il nostro scrivere romanzi non era certo un mestiere (o lo era stato quando ancora sfornava romanzi popolari) e neppure una professione. Il romanzo era qualcosa di ineludibile, che si rivelava come una necessità insopprimibile, un bisogno impellente.
"Non posso vivere senza romanzo. Ciò mi disequilibra. Anche fisicamente, E soprattutto mi lascia una scoraggiante sensazione di vuoto e di inutilità...E la gente che pensa che io scriva per guadagnarmi la vita! - scriveva Simenon a Gide - Ogni volta che ho provato a riposarmi, ho rischiato la nevrastenia. Anche solo un Maigret mi calma..."
E d'altronde questo approccio istintuale al romanzo lo poneva in condizione di non soddisfare le aspettative di chi, la critica soprattutto, da lui attendeva un cosiddetto roman-chronique Ma, anche se Simenon avesse voluto, non avrebbe potuto. Anche perchè considerava il roman-chronique come un romanzo di costume, cosa che non lo interessava affatto.
Era tanto preso dal suo modo istintivo e spontaneo di scrittura (quante volte aveva dichiarato che quando iniziava a scrivere un romanzo non sapeva come sarebbe finito?) che addirittura i Maigret, i quali erano letteratura seriale e quindi con delle regole ben precise, avevano iniziato a somigliare sempre più a romans durs. E di questo ne era perfettamente consapevole."...Negli ultimi venti anni i Maigret  si sono avvicinati sempre più ai miei romans-romans - dichiarava Simenon in un'intervista a Bernard Pivot.
Tra tutte queste forme e tipi di romanzi non poteva mancare quello picaresco, una fantasia insoddisfatta che girò a lungo nella testa di Simenon.
" ...scrivere un romanzo picaresco, un lungo racconto senza testa né coda, con delle pause come fosse una passeggiata, con personaggi che appaiono e spariscono senza motivo, con delle storie in secondo piano che chiamano altre storie. Ma penso che non ne sarei capace..." (Quand j'étais vieux -1960)
"Una cosa è certa: non sono quello che si dice un romanziere moralista, come ce ne sono molti; sono piuttosto un romanziere obettivo" (Dictèes - 1970).
Insomma romanziere obiettivo, ma non realista, a stare alle sue dichiarazioni, l'immagine che aveva di sé stesso era quella del romanziere puro. E poi più d'una volta Simenon tirava in ballo l'assenza dell'intelligenza nel processo creativo.
"Un romaziere non è necessariamente un uomo intelligente ...esiste quello che io chiamo romanziere puro. L'uomo che costruisce i romanzi come altri scolpiscono la pietra o dipingono dei quadri, il romanziere che consciamente, o più spesso inconsciamente, assorbe le esperienze umane, le interiorizza fin quando non è costretto a tirarle fuori perchè diventano emozioni ecessive per un sol uomo.  E allora perché vorreste che quest'uomo fosse intelligente? Spesso penso che lo spirito d'analisi gli faccia difetto, parlo sempre di analisi cosciente e ragionata..."(Le romancier -1945)

giovedì 31 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. IL CASO TERESA SBURELIN

Partiamo dal testamento di Simenon. Forse lo stesso avrebbe fatto Maigret. O meglio lo scrittore l'avrebbe fatto fare a Maigret. Gli eredi ufficiali erano quattro: Denyse, con cui, per quanto avessero rotto i rapporti già dal '64 cioé da ben 25 anni, erano comunque rimasti ufficialmente sposati, e poi i tre figli, Marc, John e Pierre-Nicolas. I termini del testamento furono blindati. C'erano i diritti delle opere letterarie, degli sfruttamenti cinematografici, televisivi e di qualsiasi altro tipo. E poi case, dipinti, patrimoni in titoli e quant'altro, ma delle divisioni non si seppe praticamente nulla, se non che a Denyse toccò un appartamento a Nyon (Canton de Vaud) e un vitalizio. Tigy, la sua prima moglie aveva avuto quella che era stata la loro casa di Nieul, nella Charentes. E la terza donna di Simenon? Teresa Sburelin già sapeva che a lei sarebbe andata la loro casa di rue des Figuiers.
Ma fermiamoci un attimo e facciamo alcune considerazioni.
Simenon conobbe Regine Renchon, la sua futura prima moglie a Liegi nel 1920, si sposarono nel '23 e si separano ufficialmente nel '50 (anche se da qualche anno la loro unione era solo formale e in seguito si era invece ufficializzato il rapporto con Denyse Ouimet). Quindi rimasero sposati quasi venticinque anni ed ebbero un figlio, Marc. Con Denyse la storia iniziò nel '45, sia pur nella clandestinità, si sposarono nel '50 e andarono avanti fino al 1964. Quindi quasi vent'anni e tre figli John, Marie-Jo e Pierre-Nicolas. Teresa Sburelin era entrata a servizio dei Simenon come femme de chambre nel '61, all'età di 35 anni. La sua relazione con lo scrittore iniziò poco dopo la dipartita di Denyse, quindi '64/'65, e andò avanti fino alla sua morte nel 1989. In tutto 24 anni e nessun figlio.
Sicuramente queste tre donne importanti nella sua vita, dedicarono al loro uomo i migliori anni della propra vita. E dedicarsi ad un personaggio come Simenon non doveva essere certo facile. E, tornando a Teresa, potremmo dire che è stata forse quella che ha dato di più a Simenon. O meglio, quella che, in quel momento non particolarmente felice della sua vita, ha saputo offrirgli quello di cui più aveva bisogno.
Ha scritto Pierre Assouline in Simenon biographie  (1992)  "... dopo aver conosciuto l'amicizia con Tigy, poi la passione con Denyse, scoprirà la tenerezza con Teresa...".
In effetti Teresa si dedicò a Simenon in modo totale, ma discreto e molto  riservato. Ad esempio anche quando erano una coppia ormai ufficiale, lei era spesso dietro le quinte. Nelle occasioni ufficiali si rendeva spesso invisibile, compariva qui e là, per far vedere al suo Georges che lei c'era e che all'occorrenza si sarebbe presa cura di lui, ma gli lasciava la scena, lei non amava apparire. E' raro trovare una sua fotografia o una di loro due insieme.
E poi va considerato che Teresa lo accudì nella fase più critica della sua vita. Lo soccorse quando ad Epalinges cadde mentre era in bagno ed é sempre lei che lo vegliò in ospedale. Nel '74 si prese cura di lui quando si ruppe un femore, e poi tre anni dopo per una più banale intervento alla prostata, ma soprattutto quando, a fine '84, Simenon venne operato di tumore al cervello. Allora erano già cessati i rituali dei Dicteès, ormai da tre anni aveva pubblicato l'ultima sua fatica Mémoires intimes. Ma dopo quell'operazione, finirono anche le ultime letture, più di argomento medico che non letterario. E fu ancora Teresa a riempire le sue giornate vuote, a portarlo sulla carrozzella, sul lungolago di Losanna a predere luce ed aria. Fino agli ultimi giorni. Fino al trapasso, avvenuto mano nella mano.
E va ricordato che, per rispettare la volontà di Simenon, fu lei a tacere della sua  morte, a far cremare il corpo, a spargere le ceneri nel giardino di rue des Figuiers, come lui aveva disperso quelle della figlia Marie-Jo. Solo allora informò  parenti, amici, media, anche se, a causa di una prezzolata soffiata di un dipendente comunale, un quotidiano di Losanna riuscì lo stesso a dare la notizia.
Rimasta sola, Teresa visse ancora qualche mese al 12 di rue des Figuiers. Poi andò via. I figli di Simenon la cercarono, ma invano. Teresa sembrava sparita. Nessuna traccia. Alcune voci raccontavano che si fosse ritirata in un paesino del suo Friuli. Ma nessuna conferma venne mai. Dopo la scomparsa di Simenon disse  ad un giornalista: "... Durante la sua vita sono stata la sua compagna. Ora non sono più nulla. Non mi ha lasciato che i miei ricordi ed essi mi appartengono...". E non volle che nessuno entrasse in casa: "No, la casa mi appartiene; è un luogo di ricordi e non voglio che nessuno ne turbi la quiete...".

mercoledì 30 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. PEDIGREE E ANDRE' GIDE


Ci pensava da tempo. Da quando aveva scritto Le Testament Donadieu (1937). Lanciato ormai nella letteratura ed entrato in Gallimard, la casa editrice più raffinata di Francia, anelava ad un'opera che lasciasse il segno, un romans, un journal, delle mémories... Non aveva ancora ben chiaro cosa, anche se pian piano si faceva strada l'idea di una grande opera che fosse un ritorno al mondo della sua infanzia. Siamo nel '40 è scoppiata la guerra e Simenon si è ritirato, nel suo castello a Fontanay-le-Comte, quasi isolato al mondo. E' il periodo in cui dopo che un medico avendogli scoperto una grave anomalia al cuore, gli aveva dato un paio d'anni di vita o poco più (diagnosi rivelatasi poi falsa). Lo spettro della morte (vero o creduto) è un'altro fattore importante di quel periodo. In più c'era la sollecitazione di André Gide a concentrarsi su un opera importante.
Autunno del '40. La coincidenza di questi fattori, fà scattare in Simenon quel famoso declic e si butta a corpo morto su quello che sarà poi Pedigree. Sa da dove partirà, ma non sa quell'impresa dove lo porterà e cosa quell'opera sarà alla fine.
L'intenzione dichiarata all'editore è quella di " ...un canzone di gesta della piccola gente, quelli che fanno quello che gli si dice, senza che sappiano dove andranno a finire e che provano lo stesso ad andare da qualche parte, e che si ostinano, arrampicandosi, e cadendo, aggrappandosi, disperandosi e poi sperando nuovamente... Partirò dal 1903 e arriverò... non si fino a quando... La mia  personale esperienza conterà poco, ma tutto sarà tragicamente vero, nomi compresi..."
Una prima stesura ancora non completa viene inviata all'editore senza neanche una rilettura. Forse Simenon è timoroso, ha perso qualcosa dell'entusiasmo iniziale. Ora iniziano ad affiorare i dubbi. Si sente come un debuttante e in qualche senso lo è per il tipo di opera che ha avuto l'ambizione di scrivere. E non è più sicuro di quello che ha creato.
In questi momenti di smarrimento, il non ancora quarantenne scrittore, si rivolge al suo maestro, Gide, che sembra l'unico in grado di capirlo e di dargli sicurezza. In una lettera gli chiede, però, un'analisi spietata:
"...Non è che scrivendo per il mio piacere,  per il gusto di liberarmi infine di ogni regola, ma anche dell'affanno di una pubblicazione immediata, sarò arrivato a scrivere solo per me stesso e vicende che hanno sapore e valore soltanto per me?... Forse dovreste riportarmi alla realtà...So che sarete sincero. Ve lo domando. Vi supplico....". Nel frattempo Gallimard ha girato la bozza a Gide.
Tutti sono in attesa delle sue parole.
"Mi è piaciuto il tono. I personaggi si stagliano immediatamente, la voglia di conoscerli maggiormente, di seguirli si rinnova ad ogni pagina - commenta Gide - Attendo con impazienza il seguito".
Ma a lettura finita il suo giudizio sarà impietoso. "E' toccante, ma confuso. Come non mai, è con le migliori intenzioni che si fa della cattiva letteratura". E ancora "...senza sostanza, senza arte... - e rivolgendosi all'editore - si rischia di andare incontro ad una catastrofe."
La posizione di Gide è molto severa, ma la sua stima per Simenon riamane, anche se si chiede "Ora quello che ci si aspetta da Simenon è di capire com'è diventato quello che è oggi; ma forse lui stesso non sarà capace di farlo".
Insomma parere negativo. Ora si tratta di farlo sapere a Simenon, questo è il problema di Gide e di Gallimard. L'editore decide per la via diretta. Gli fa pervenire la relazione integrale di Gide. Per Simenon è un colpo micidiale, ma è un buon incassatore, ribatte che è una prima stesura, materiale ancora grezzo che ha bisogno di essere rielaborato e integrato. Questa vota non scrive in état de romans, pianifica, organizza, non chiude tutto in dieci giorni... la strada e lunga e non si è dato scadenze. E infatti, in un modo assolutamente inconsueto, lavora per un anno intero al libro. Gide ne fà, a più riprese, una puntigliosa revisione. Il libro verrà faticosamente terminato, Simenon ha dato il meglio di sé stesso, di più non avrebbe potuto.
Gide chiuse la questione dichiarando che " Simenon vale più della sua reputazione". Gallimard alla fine pubblicherà il libro a guerra finita, nel '48.
Aldilà della sua riuscita artistica, Pedigree è sicuramente un libro che ha lasciato un segno, ha influenzato Simenon, positivamente, costringendolo a prendere maggior coscienza di sé e liberandosi anche di certi fantasmi che lo perseguitavano.

martedì 29 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. "L'AFFAIRE PENSIONE"

"Al giorno d'oggi il mondo cambia ... Non c'è quasi più niente di sicuro, è tutto uno scombussolamento ... Ma una cosa non cambia, una sola: la pubblica amministrazione!... E alla fine c'è sempre la pensione, vale a dire la certezza che, qualunque cosa succeda, si potrà concludere decentemente la propria esistenza ...".Questa frase non è stata pronunciata oggi, e non è uscita dalla bocca di qualche compiaciuto impiegato statale alla vigilia della sospirata pensione, oppure da qualche politico in vena di promesse per cercare di aumentare il suo bacino di elettori.
L'ha scritta Simenon nella Francia dell'anteguerra, settantatre anni fa', in un suo romanzo "Touriste de bananes" (Gallimard 1938). Ovviamente Simenon in pensione non ci andò mai... l'ingente patrimonio accumulato, sin da quando aveva circa trent'anni, lo teneva...  al riparo da qualsiasi problema, anche se manteneva, almeno fino ad un certo punto, un tenore di vista decisamente molto sostenuto.
La pensione, quella che in francese si dice retraite (che letteralmente significherebbe ritirata) lo scrittore la intendeva proprio come una ritirata dalla vita che aveva condotto fino a settant'anni, quando iniziò a non trovare più l'état de roman che lo mettva in condizione di creare le sue opere, quando iniziò a non sopportare più le lussuose e principesche abitazioni che aveva sempre abitato (l'ultima faraonica ad Epalinges che si era fatta costruire a misura precisa delle sue esigenze), le diverse macchine costose, tutti i quadri di pittori famosi... Da quel momento ebbe bisogno di semplicità, di essenzialità. E in questo l'assecondava la sua compagnia della tarda età, Teresa, che con lui andò a vivere a Losanna in un appartamento di un gran palazzone, con pochi mobili e lo stretto indispensabile.
"Je suis à la retraite", amava rispondere. sì, insomma si era ritirato dal suo mondo ed ora viveva "A l'abrie de notre arbre" (cioè "al riparo del nostro albero" che poi era un titolo di uno dei suoi Dictées), riferendsi al grande cedro del Libano che troneggiava nel piccolo giardino dell'ultima casa della sua vita, una costruzione piccola, dai muri rosa, su un solo piano, non lontana dal lago di Losanna. Lì si era davvero ritirato Simenon e i titoli dei suoi Dicteès sono eblematici di questo suo stato Tant que je serais vivant (1978), La main dans la main (1979), Au delà de ma porte-fenetre (1978).
E altrettanto significativo è un passo di un'intervista rilasciata a Le Monde nell'81: "...Ormai passa tutto per il mio ufficio, qui non conservo nulla. Neanche una copia di un mio libro. Non ne sopporto nemmeno più la vista. Ho regalato i miei vestiti, i miei cappelli, tutta la mia roba ad una troupe teatrale di Losanna. I miei quadri (Cézanne, Picasso, De Vlamink...) sono ormai in un magazzino..."
Simenon era davvero in pensione.

lunedì 28 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. QUESTO E' IL PRINCIPIO

Si è parlato varie volte dell'incontro tra Simenon e Colette nella redazione de Le Matin. In quel quotidiano la famosa scrittrice, allora cinquantenne, era responsabile della pagina culturale e della rubrica Les Mille et un Matin, dove venivano pubblicati ogni giorno dei racconti. E Simenon, dopo molti tentativi (e dopo aver seguito i consigli della stessa Colette che lo spronava a sfrondare il suo stile dalla "letteratura") vide pubblicato il suo racconto La Petite Idole. Era il 29 settembre del '23. Possiamo prendere questa data come l'ingresso nella letteratura ad appena nove mesi dal suo arrivo a Parigi, anche se firmato come Georges Sim.
Ma questo La Petite Idole cosa raccontava? Si tratta di due coniugi in vacanza (dove non ci viene detto, ma si tratta di una località di mare. La Costa Azzurra o una delle stazioni balneari alla moda dell'Atlantico come Biarritz...). L'ambiente che trovano è molto spumeggiante, vi incontrano anche degli amici e cosi entrano a far parte di una compagnia dove i flirt, i tradimenti, le gelosie e gli addii si susseguono. Lei, M.me Arnal, non gradisce granchè l'intimità con questo ambiente dalle relazioni facili, un po' libertine e degli amori usa e getta. Avrebbe preferito un posto più tranqullo, meglio la solitudine. E in più si preoccupa per il marito quando guarda con eccessiva attenzione le giovani donne del posto. Questa insicurezza ci viene raccontata e motivata da Simenon riportando il dialogo avuto nel viaggio in treno, in cui lei chiedeva confema del suo amoreal marito, il quale una volta la chiamava il suo "piccolo idolo". Una volta, perchè veniamo a sapere che adesso lei ha quarant'anni. M. Arnal cerca di rassicurarla in ogni modo.
Ma certo lei non era più quella di vent'anni prima, il fisico non più "felino", ma "arrondi" che non vuol dire arrotondato, ma piuttosto ammorbidito, ma conservava tut'ora un fascino di cui il marito era davvero ancora preso.
Ma lei, circondata sulla spiaggia e all'hotel di giovani donne slanciaciate e flessuose, allungava il tempo della sua toilette, il marito un po' la prenderva in giro, un po' la rassicurava che non aveva bisogno di passare tutto quel tempo a truccarsi e a cambiarsi d'abito... a lui piaceva lo stesso, così com'era.
Ma lei sapeva che mentiva, aveva percepito come guardava le giovani che giravano loro intorno.
E non aveva torto, perché agli occhi del marito quella gioventù femminile, non poteva che risvegliare un certo desiderio.
In un dialogo alla fine del racconto, lei triste cerca ancora rassicurazioni, chiede al marito prima di stringerla forte a sè, poi di chiamarla ancora "piccolo idolo" e infine di partire per un altro posto, magari di tornare a casa, con la scusa che il mare la deprimeva. Il marito, sembra non capirla, cerca infatti di minimizzare, giudicando il tutto solo il frutto di un po' di nostalgia. Si dice convinto che la compagnia e la vacanza l'avrebbero distratta e alla fine le avrebbero giovato.
E così M.me Arnal capisce che non sarà mai più il suo "Petite Idole".
Tutto qui? In effetti la trama di un racconto breve (meno di 4000 battute), non poteva essere più articolata, non ci sono descrizioni dei personaggi, che però risaltano bene, e alcune informazioni le apprendiamo dai dialoghi.
C'è qualche aggettivo speso per il paesaggio, per le acconciature della protagonista. Ma quella semplicità e linearità che predicava Colette si riscontra nell'essenzialità dello stile e nel dialogo diretto che ha una sua preponderanza, ma che rende vivo e dà un'impressione di "presa diretta" , se coì si può dire, a suo modo efficace.
Ma é solo il primo degli ottanta racconti che fino al '29 scriverà per Le Matin.

domenica 27 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY. TANTI PERSONAGGI UN SOLO PROTAGONISTA


Bernard Buffet -  Homme nu dans chambre -1948
Il Simenon dei romanzi. Lo scrittore che, libero da vincoli di commissione e di generi, scriveva in libertà, in preda ai suoi état de roman. Il romanziere che prefereriva la gente comune come protagonista delle sue storie. Le persone più semplici lo attraevano e assurgevano a personaggi catalizzatori nelle vicende da lui narrate.
Su questo suo tratto distintivo sono stati versati fiumi d'inchiostro e formulate teorie le più diverse.
Quello che nessuno, o quasi, contesta, è la forte influenza che ebbero gli anni dell'adolescenza e prima ancora quella dell'infanzia. Già perchè i Simenon di Liegi, nel '900 erano se non proprio dei poveri, ma comunque una famiglia che sbarcava il lunario, con molte rinunce e parecchie ristrettezze. E mentre questo era una fonte di ineusaribile frustrazione per la madre Henriette, che proveniva dalla buona borghesia, non lo era per il padre. Desiré Simenon, impiegato semplice di una società di assicurazioni, era invece il tipo che si accontentava del proprio stato, non voleva più di quello che possedeva ed era del tutto estraneo all'istinto dell'ambizione.
Simenon era interessato dalla gente che vive assillata dai problemi quotidiani e dalle passioni comuni. Quella, a suo avviso, era le più genuina e spontanea, per quanto sempre influenzata dai condizionamenti culturali e sociali e anche abbastanza lontana da quell'ideale personaggio de "l'uomo nudo" che Simenon ha sempre rincorso nei suoi romanzi e di cui ci occuperemo in seguito.
Ma come li definiva Simenon i suoi personaggi?
"...i miei personaggi sono veri e hanno una loro propria logica nei confronti della quale la mia logica non può nulla..."(Le Romancier - 1945). E questa sarebbe la conseguenza dell'ètat de roman e del "mettersi nella pelle dell'altro", per cui la propria volontà viene annullata e la storia e il destino del personaggio va avanti fino alla conclusione aldilà delle volontà e desideri dell'autore. 
"... i miei personaggi hanno tutti una professione, hanno delle caratteristiche; se ne conosce l'età la situazione familiare e tutto il resto. E io tento di rendere ciascuno di questi personaggi pesante come una statua e fratello di tutti gli uomini della terra..." (intervista a Carver Collins - 1956). Ogni lettore avrebbe dovuto quindi indentificarsi nel protagonista, sia per la sua forza d'attrazione, ma anche per una certa contiguità di problemi, stili di vita, mentalità e destino.
Ma sappiamo che quello che cercava presentarci Simenon nei suoi romanzi era quello che lui stesso aveva definito l'uomo nudo... un'idea. Un uomo spoglio di tutte le sovrastrutture sociali, religiose e di ogni condizionamento ideologico, che rispondesse solo agli stimoli naturali ed esprimesse quindi solo sentimenti e pulsioni umane. E' chiaro che si trattava di una tensione, che un individuo così "asettico" non esisteva e il suo era solo il tentativo di mettere più a nudo possibile l'uomo, inserendolo in situazioni limite rappresentate dal "passaggio della linea" e dal seguire il proprio destino fino alle estreme conseguenze.
"...io mi rapporto all'uomo, all'uomo tutto nudo, all'uomo che é solo faccia a faccia con il suo destino, cosa che considero l'apice del romanzo..."(Le Romancier - 1945).

sabato 26 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY - SIMENON E ROTH. QUANDO E' ORA DI SMETTERE DI SCRIVERE...

Simenon smise di scrivere a neanche settant'anni. Neanche si fà per dire, visto che aveva iniziato quasi una cinquantina di anni prima.
Circa un anno fa', un'altro grande della letteratura, il romanziere americano Philp Roth ha fatto sapere che non avrebbe scritto più. Già, una delle punte di diamante della letteratura contemporanea, anche lui vicino ai settant'anni, conclude coscientemente e senza motivi condizionanti la sua attività. In realtà sembra che fossero un paio d'anni che stesse ponderando questa decisione, ma afferma di averci voluto pensare con calma e a fondo per vedere se non fosse una decisione affrettata e dettata da motivi contingenti. Adesso è ormai certo di non voler più scrivere e la notizia è diventata ufficiale.
In realtà somiglia alla decisione che Simenon prese nel settembre del 1972, quando si rese conto che il suo famoso état de roman non funzionava più, anche se fu più improvvisa ed istintiva e la comunicazione ufficiale avvenne in un'intervista (al "24 Heures di Losanna / Henry Charles Tauxe) solo qualche mese dopo, nel febbraio dell'anno successivo.
Oggi il quotidiano La Repubblica riporta un articolo del NewYork Times News Service, a firma di Charles McGrath, dove sono citate alcune affermazioni del romanziere americano. Il suo ultimo romanzo Nemesi, uscito nel 2010 ha chiuso un'attività iniziata nel '53 a ventisei anni, con il racconto Addio Columbus.
Certo tra i due c'è una generazione di mezzo. Quando Roth nasceva, Simenon aveva già completato la sua  prima serie dei Maigret e iniziava a scrivere dei romanzi. Quando morì Simenon, Roth era ormai uno scittore affermato con il famoso Lamento di Portnoy già scritto nel 1969 ed una ventina di titoli al suo attivo. Nei dieci anni che Simenon visse negli States (1945-1955), Roth era impegnato ancora negli studi.
In definitiva non possiamo dire che tra i due scrittori ci siano delle analogie, tranne questa coincidenza. Roth ha scritto storie più autobiografiche, Simenon raccontava la vita degli altri vista da dentro i personaggi. Roth è stato spesso rimproverato per la sua scrittura cruda e a volte scurrile, Simenon era controllato ed essenziale. Roth ha scritto di media un titolo l'anno, per Simenon sia va dai cinque/sei dei primi anni ai tre dell'ultimo periodo.
Però un cosa ci ha colpito. Su La Repubblica di oggi abbiamo letto "... So che non riuscirò più a scrivere bene come scrivevo prima. Non ho più la forza di sopportare la frustrazione. Scrivere è una frustrazione, una frustrazione quotidiana, per non parlare dell'umiliazione - spiega Roth - E' come il baseball: due terzi del tempo sabgli... Non ce la faccio più ad immaginare di passare altre giornate in cui scrivi cinque pagine e le butti via. Non ce la faccio più...".
La stanchezza, l'insicurezza di non riuscire più a tenere quel livello... Ci vengono in mente le parole di Simenon che abbiamo pubblicato qualche giorno fa' "... ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costituiva una sorta di suicidio...(vedi il post relativo).

venerdì 25 ottobre 2013

SIMENON-SIMENON REPLAY, TUTTA LA PROSSIMA SETTIMANA

Per causa di forza maggiore, la prossima settimana Simenon-Simenon non potrà essere aggiornato. Vi proporremo ogni giorno un post degli anni passati (Simenon-Simenon Replay), che avete mostrato di gradire particolarmente e che magari risulterà nuovo per coloro che ci seguono da poco. Vi ringraziamo intanto per l'interesse che continuate a dimostrare per il nostro lavoro e diamo appuntamento a tutti, con i post aggiornati quotidianamente, a lunedì 4 novembre.

martedì 22 ottobre 2013

SIMENON, LA BUONA STELLA DI MAIGRET

La raccolta di racconti del commissario Maigret, Assassinio all'Etoile du Nord, ha messo la freccia e ha sorpassato parecchi titoli, andandosi a piazzare, nella classifica di TuttoLibri de La Stampa di sabato, al secondo posto. Progressi anche nella sezione Letteratura straniera dell'inserto La Lettura del Corriere della Sera di domenica, dove avanza di una posizione attestandosi alla 7a piazza. Assente invece da ogni rilevamento riportato da RCult su La Repubblica.
Per quanto riguarda la piattaforma digitale, vediamo che su Internet Book Shop la stella maigrettiana ha fatto uno scatto portandosi dal 24° al 13° posto. Sulla Feltrinelli.it la raccolta conquista la 9a posizione. Invece su inMondadori la troviamo ancora al 43° posto.
Dopo il roman-dur L'angioletto, Simenon ritorna dunque a muoversi in classifica con una raccolta di racconti delle inchieste del commissario Maigret. Un evergreen che già questa settimana mostra il suo potenziale di vendita. Una costante nelle edizioni Adelphi di Simenon, che si ripete e che addirittura sembra rispecchiare l'alternanza con cui lo scrittore dedicava le sue energie ora all'uno ora all'altra tipologia di narrazione.

giovedì 17 ottobre 2013

SIMENON. MA QUANTI SONO I MAIGRET TRADOTTI? E QUANTE VOLTE?

Vogliamo oggi segnalare un interessante saggio statistico che la studiosa simenoniana Murielle Wenger ha realizzato sulle traduzioni e le riedizioni dei Maigret nelle varie lingue. Murielle, per chi segue Simenon-Simenon, è un nome conosciuto perchè da tempo ci onora della sua collaborazione con dei saggi e degli interventi originali e molto interessanti. Questo studio, che potrete leggere sul suo sito dedicato a Maigret, www.enquetes-de-maigret.com, alla pagina Maigret en traduction, va molto a fondo nelle relazioni tra i titoli e le lingue in cui sono state tradotte le inchieste del commissario Maigret, le loro riedizioni a seconda della nazione in cui sono stati pubblicati e addirittura in relazione al periodo in cui sono stati editati (Fayard 1931-1934, Gallimard 1942-1944, Presses de La Cité 1947-1972).
Questo studio si rivela in genere molto interessante, ma in particolare ci ha colpito per la capacità di farci render conto di come sia diffusa l'opera simenoniana che riguarda il commissario, e soprattutto in quanti paesi è stato rieditato e per quante volte. Ci fornisce infatti un'idea molto precisa e dettagliata di quello che si dice sempre in modo generico e approssimativo dell'opera simenoniana (... traduzioni in oltre cinquanta lingue, vendute più di mezzo miiardo di copie....).
Murielle Wenger, incide e disseziona il corpus delle opere maigrettiano con una precisione chirurgica, con un'analisi assolutamente originale che ci rivela dei risulati interessanti.
Vogliamo fare solo un esempio, tra i tanti che potrete leggere direttamente sul saggio. In Italia il titolo che ha goduto di un maggior numero di riedizioni è stato l'Affare Saint-Fiacre, che vide la prima traduzione in assoluto nel 1933, nella collana I Libri neri, di Arnoldo Mondadori Editore, uscito per altro a ridosso della pubblicazione in Francia avvenuta per Fayard nel 1932.

mercoledì 16 ottobre 2013

SIMENON, IL GIORNALISTA E LA STORIA: FACCIA A FACCIA CON LEV TROTSKY


Ottant'anni fa'. Giugno. Simenon si trova in Turchia e più precisamente a Istanbul. E' arrivato fin lì a intervistare, per conto del quotidiano Paris-Soir, Lev Trotsky in fuga dall'Unione Sovietica, perseguitato da Stalin, e in quel momento nascosto tra le isolette del mar di Marmara. Il resoconto di quel viaggio e l'intervista furono pubblicate sul quotidiano parigino in due puntate il 16 e il 17 giugno 1933.
Oggi vi proponiamo alcuni stralci del reportage.
"...ho incontrato dieci volte Hitler al Kaiserhof Hotel, quando teso e febbrile, già cancelliere, conduceva la sua campagna elettorale. Ho visto Mussolini osservare senza stancarso la sfilata di migliaia di giovani. E a Montparnasse, una sera, ho riconosciuto Gandhi, in una silhouette bianca che rasentava le case, seguito da giovani donne fanatiche.
Per intervistare Trotsky, eccomi sul ponte più brulicante di Pont-Neuf, che collega la vecchia e antica Costantinopoli, Stamboul e Galata.... Qui una riva si chiama Europa e l'altra Asia, al posto dei rimorchiartori e delle peniche della Senna vi sono altrettanti cargo e imbarcazioni a vapore che battono bandiere di tutti i paesi del mondo, che si dirigono verso il mar Nero o s'infilano nello stretto dei Dardanelli... Trotsky? Gli ho scritto l'altro ieri per chiedergli un'intervista. L'indomani mattina venivo già svegliato dal trillo del telefono.
- Monsieur Simenon? Sono il segretario de M. Trotsky. M. Trotsky la riceverà domani alle 4. Occorre innanzitutto che la avverta che M. Trotsky, le cui dichiarazioni sono state troppo spesso travisate, desidera ricevere in anticipo le vostre domande per iscritto. Lui anche risponderà scrivendo... 
Ho fatto tre domande...
Ecco Prinkipo, l'isola dove sorge da qualche parte l'abitazione di Trotsky. Hanno parlato, credo, di una nascondiglio sontuoso, di villeggiatura di lusso, di proprietà paradisiache... Una vettura mi porta lungo una strada costeggiata da ville. Molte sono in vendita o in attesa di essere affittate, perchè la crisi è dura anche in Turchia... La vettura si ferma. Il mio accompagnatore, mi tende il braccio... Non mi resta che scendere per un corridoio stretto entro due mura. Tutto è così calmo, così immobile, l'aria, l'acqua, le foglie, il cielo, che si ha l'impressione di rompere, passando, i raggi del sole. Intanto ecco un uomo al di là di un cancello. La sua divisa da poliziotto turco è aperta su una camicia bianca e, come un pacifico pensionato nel suo giardino, calza delle pantofole. Esce un altro poliziotto, questo in abiti civili, o meglio in maniche di camicia, ha apenna finito di lavarsi e pulisce le sue orecchie con il bordo di una salvietta.
- Monsieur Simenon?
Sono in un giardino che non misura più di cento metri per cinquanta. Un piccolo cane si rotola nella polvere, un giovanotto allungato su un'amaca legge un fascicolo in inglese e non mi degna di uno sguardo. C'è un altro uomo sotto la veranda. Anche lui in maniche di camicia e pantofole. E altri due bevono del caffè nella prima stanza che è arredata solo da un tavolo con delle sedie. Tutto è rallentato. Credo la causa sia l'aria. Io stesso sono rallentato, direi senza curiosità.
- Monsieur Simenon?
Uno di quei giovani uomini si fa avanti, cordialmente, tendendomi la mano e ben presto siamo seduti tutti e due sulla terrazza, mentre all'altro capo del giardino il poliziotto termina la sua toilette. 
Si potrebbe stare lì per ore, senza far niente, senza dire nulla, forse senza nemmeno pensare.
- Se volete, possiamo parlare prima noi due. Poi potrete vedere M. Trotsky. 
Il segretario non è russo. E' un ragazzo del nord, pieno di salute, dal colorito roseo e dagli occhi chiari. Parla francese come fosse di Parigi. 
- Sono stupito che M.Trotsky abbia accettato di incontrarvi. Di solito evita i giornalisti.
- Sapete perchè mi ha riservato questo favore?
- Lo ignoro.
Io pure. E continuerò ad ignorarlo. Forse le mie domande coincidevano con quello che Trotsky aveva voglia di dire o con qualche dichiarazione che voleva rilasciare in quel momento...
Trotsky si alza per tendermi la mano, poi si siede alla sua scrivania, posando dolcemente il suo sguardo sulla mia persona.
E' stato descritto migliaia di volte, e io non vorrei farlo di nuovo a mia volta. Quello che vorrei fare é rendere la stessa sensazione di calma e di serenità che ho percepito, stessa calma e stessa serenità nel giardino, nella casa, nell'arredo...
Trotsky semplice e cordiale, mi porge i fogli dattiloscritti che riportano le risposte alle mie domande.
- Le ho dettate in russo e il mio segretario le ha tradotte stamattina. Vi domando solo di firmarmi una copia che poi conserverò.
Sul tavolo ci sono sparsi dei giornali di tutto il mondo e Paris-Soir é sopra a tutti... Dalla finestra aperta si scorge, alla fine del giardino, un minuscolo porticciolo dove sono ormeggiate due imbarcazioni, un piccolo caicco del posto e un canotto con il motore fuoribordo.
- Vedete? - mi fa Trotsky sorridendo - Alle sei del mattino vado a pesca...
Non mi dice che è obbligato a portarsi dietro uno dei suoi poliziotti, ma io lo so.
Con un gesto, indica le morbide colline dell'Asia Minore, che sono appena a cinque chilometri,
- D'inverno c'è la caccia... laggiù... Ora possiamo parlare... 
Ma mi sono impegnato a non pubblicare nulla di quello che dirà...
Commenta le dichiarazioni che mi ha consegnato. La sua voce e i suoi gesti sono tutt'uno con la pace di quell'ambiente.
Parliamo a lungo di Hitler. Il personaggio lo preoccupa e lo inquieta. Gli riferisco le opinioni contraddittorie che ho sentito un po' dappertutto in Europa, non tanto sull'attività del Führer, ma sulla sua personalità e sul suo valore personale.
E non credo di venir meno al mio impegno riportando qualche parola che mi ha particolarmente colpito, laggiù nella casa di Prinkipo, così lontano da Berlino...
- Hitler si è fatto da solo, man mano che andava avanti. Ha imparato passo passo, tappa dopo tappa, durante la lotta... ".
Questo, in sintesi è l'incontro di due uomini, un giovane giornalista scrittore di successo, occidentale, di 30 anni e un uomo politico di 54 anni dell'epopea comunista, fondatore del Politburo sovietico, ma ormai in fuga. Molto diversi tra loro, ma curiosi uno dell'altro, vivaci intellettualmente, inquieti per natura. Se invece siete interessati all'intervista vera e propria potrete leggerla integralmente in francese su Lèon Trotsky: interview par Georges Simenon



martedì 15 ottobre 2013

SIMENON, SENTIRSI "BAMBINI" TUTTA LA VITA?

"...in realtà sono rimasto a settant'anni il fanciullo e l'adolescente che sono stato, e continuo a pensare, a sentire e a intendere come un ragazzino. L'ho fatto per tutta la mia vita, senza rendermene conto...".
Queste sono le parole di Simenon scritte nel suo primo Dictée, nel 1973, parole che ci sono venute in mente quando leggemmo Il pleut bergére....
Quello dell'adolescenza, o dei ricordi dell'infanzia, è un tema trattato in diverse opere del romanziere. Soprattutto, come afferma lui stesso, ripensando a persone, luoghi e avvenimenti con la mentalità e la sensibilità di un bambino.
Già, se riflettiamo bene, Simenon andava alla ricerca dell'uomo nudo, spoglio dei condizionamenti sociali e delle sovastrutture culturali, ed era facile che trovasse nei bambini i soggetti più naturali, più spontanei, capaci ancora di stupori e di scoperte, ma anche di reazioni non ancora condizionate, o non del tutto, dalle regole della società, della religione, della famiglia...
Tornando a Il pleut, bèrgere... (tradotto in Italia nel '48 in Biblioteca Moderna Mondadori - "Piove, pastorella" - edizione Adelphi 2002  "Pioggia nera") il bambino è il simbolo di un occhio ancora puro che si muove in una realtà e tra personaggi che sono incattiviti dalla vita, dalle ideologie, dalle necessità. Gente della sua famiglia e gente del suo villaggio che sembra prigioniera di certi ruoli e certe abitudini, nel bene e nel male. Ma questo fanciullo guarda tutti dall'alto della finestra del suo soppalco, come fosse uno spettatore estraneo a quel mondo, che giudica con una logica e con un metro che non è quello degli altri. Un metro umano, per il quale considera suo amico un bambino, con cui non ha mai parlato e che vede solo da finestra a finestra. E anche quando viene a sapere che il padre è un terrorista e scopre prima di tutti che si nasconde proprio nella casa davanti a lui, non dà giudizi, per lui conta solo quel platonico legame con il suo amico delle finestre di fronte. E fà tutto quel che può per proteggere quel segreto, il suo amico e il suo padre. Alla fine del romanzo si viene a sapere che tutto il racconto è un ricordo, il ricordo di un uomo ormai adulto che rivede quei giorni e quei fatti ancora con gli occhi e l'animo di un bambino.
Ed è proprio quello che diceva Simenon in un'intervista a Le Monde nel '65.
"... ho utilizzato il modo in cui i ricordi si sono impressi in me. Quello che conservo della mia infanzia sono delle immagini molto colorate, delle sensazioni. Quando mi ricordo un fatto, posso dirvi che tempo faceva, da dove soffiava il vento, se avevo caldo..."
Proprio come il protagonista de Il pleut bèrgere...  tanto che Simenon dette come titolo a questo romanzo le parole iniziali di una antica filastrocca da bambini.