Siamo particolarmente contenti di poter offrire ai nostri lettori questa analisi sugli ultimi anni della vita di Simenon e sul motivo della sua decisione di smettere di scrivere. E' un periodo cruciale della vita del romanziere che getta una luce sulla sua vita e sulla sua opera. E l'analisi di Murielle Wenger è particolarmente interessante, documentata e profonda. Un'analisi che non s'improvvisa e che dimostra lo spessore di Murielle, come conoscitrice e studiosa di Maigret e di Simenon... di lungo corso. (m.t.)
Qualsiasi
lettore pratico della saga maigrettiana non può provare un certo
stupore, direi un certo malessere, quando s'immerge nella lettura di Maigret
et
l'homme tout seul (1971). In effetti questo romanzo è costruito in modo
singolare e diverso dagli altri della serie, al punto che il lettore vi
ritrova con difficoltà i punti di riferimento abituali: innanzitutto
questo utilizzo che l'autore fà delle date, con una specifica citazione
del fatto che l'indagine si svolga nel 1965; estremamente rari sono i
romanzi di Maigret in cui Simenon cita le date: si possono fare gli
esempi di Monsieur Gallet, décédé (ambientato nel 1930) e La première enquête de Maigret (ambientato
nel 1913). Si noterà che questo riferimento cronologico in questo caso
fà risalire l'indagine al 1945 e permette all'autore di tornare su una
vicenda che, fino a quel momento, non era stata chiarita nella serie
(siamo al terzultimo titolo della serie Maigret - n.d.t). Stiamo parlando
dell'allontamento di Maigret a Luçon (vedi La
maison du juge), e quasi si può ravvisare una sorta di
parallelo tra l'allontamento del commissario dal suo abituale luogo di
lavoro e "l'esilio" vissuto dall'autore nel brutto periodo dopo la
guerra...
Ma
quello che è più strano in questo romanzo è il numero dei piccoli
dettagli, dei "difetti di costruzione", si potrebbe dire anche
le incongruenze e la poca verosimiglianza che sono state rilevate da Andé
Vanoncini nel suo libro Simenon
et
l'affaire Maigret. Si possono citare due elementi che permettono di
risolvere l'intrigo e far avanzare l'inchiesta, ma che sembrano un po'
"tirati per i capelli": il primo lo troviamo nel terzo capitolo quando
Maigret si reca al Cyrano per interrogare un garzone del caffé
a proposito di Nina e Vivien; l'autore allora fà spuntare un personaggio,
che ci dice " ha sentito la conversazione" e come per caso si ricorda
della coppia che ha incontrato vent'anni prima; Il secondo si trova alla
fine del quarto capitolo: fino a quel momento l'indagine sembra
impantanata, Maigret pare non saper più da che parte dirigere le sue
ricerche e in quel momento riceve una misteriosa telefonata anonima di
cui non ci verrà mai svelata la provenienza. In nessuna parte del
romanzo si fa riferimento al suo contenuto e al lettore rimane la
curiosità... (va notato, ad esempio, che nell'adattamento televisivo di
questo romanzo della serie con Jean Richard, lo sceneggiatore sceglie
di far vedere che la telefonata è fatta da M.me Vivien stessa)... Ed
ecco Maigret che, sulla base di una semplice telefonata, si lancia sulla
pista di Mahossier,
decidendo anche, in spregio a qualsiasi verosimiglianza, di prendere
subito l'aereo per La Baule per poter interrogare l'uomo, che si rivelerà
davvero il colpevole...
Si
ha l'impressione che l'autore diverse volte sia rimasto in panne con
l'ispirazione, che gli non abbia saputo condurre la trama in modo
realistico, come abitualmente faceva negli altri Maigret, dove i
coups de théâtre sono in verità piuttosto rari e l'inchiesta sembra sempre filare
liscia, e invece abbia dovuto ricorrere a trucchi grossolani, tirando fuori
dal cappello da illusionista sia un testimone che una telefonata anonima, entrambe provvidenziali...
Più
che l'intrigo, il lettore rivolge alora la propria attenzione alla data di
scrittura, pensando di trovarvi qualche indizio che gli permetta di
capire cosa è successo. E
così si scopre che questo Maigret è stato scritto nel febbraio del
1971, cioè due mesi dopo la morte di Henriette Simenon, la madre di
Georges. E ci torna in mente quello che ha scritto Pierre Assouline a
proposito della relazione tra romanziere e la madre, la sua continua
domanda di riconoscenza. Assouline spiega in sostanza che è come se Simenon abbia cercato tutta la vita di provare a sua madre che lui era
qualcuno e il biografo sottolinea questa strana coincidenza, Simenon
smette di scrivere dopo poco la morte della madre, come se d'allora in poi
non fosse più necessario provarlo a chicchessìa...
E si può dire che sia (quasi) vero: Henriette muore nel dicembre del 1970; Simenon scriverà ancora tre Maigret e due romans dur (La cage de Verre et Les innocents)
che raccontano entrambe una storia di solitudine , quella di un uomo
isolato dagli altri, la cui solitudine gli impedisce di allacciare
rapporti con coloro che lo circondano, anche con i più vicini... Due storie
di uomini soli, in qualche modo... E si capisce meglio allora questo
Maigret et L'homme tout seul, dal titolo chiaramente evocatoroio, il
primo testo redatto dallo scrittore dopo la morte della madre...
E si ha l'impressione che l'autore abbia perso i suoi riferimenti,
che non sappia più come costruire un intrigo verosimile, come fare per
dimostrare come sia un buon romanziere, che esercita il suo mestiere con
arte e talento... Certamente ci riprova, scrive ancora tra i due
romans durs suddetti Maigret
et l'indicateur un buon romanzo della serie; ma è l'ultima
debole fiammata del fuoco d'artificio: il suo utlimo romanzo sarà
Maigret et Monsieur Charles nel quale si percepiscono, sottotraccia,
alcuni indizi che fanno sospettare come l'autore, sia pur ancora del tutto
inconscio, sia arrivato alla fine della sua serie. E quando Simenon
tenta di attaccare un nuovo roman dur arriva la panne definitiva: appunta
sulla busta gialla, dei nomi, alcune informazioni, ma l'ispirazione non
c'è più: perché scrivere ancora se non c'è più nulla da provare?
Ma
siccome sente lo stesso il bisogno di esprimersi, si mette a dettare
pensier su tutto e su niente, su di lui e sugli altri e occorrerrà il
tragico suicidio della figlia perchè riprenda la penna e tenti, in
Mèmoires intimes di capirsi e di comprendere quello che è successo. E
comunque... si può non notare che in Mèmoires intimes la morte della madre non è mai citata?
Certo questoa biografia è stata scritta in funzione degli avvenimenti legati
ai figli del romanziere, ma nonostante ciò l'anno 1970 non è ricordato con
tutto quello che lo concerne e si passa direttamente dall'allusione alla
redazione de La disparition d'Odile (conclusa il 4 ottobre) al ricordo
del Natale. Nel frattempo ci sarebbe stato, in novembre, l'entrata della
madre in ospedale e la sua morte all'inizio di dicembre. Ma nessuna
traccia dell'avvenimento nelle Mémoires... Forse, dopo tutto, Georges
credeva di aver regolato i conti, sei anni prima, dettando la
toccante Lettre à ma mère...
Murielle Wenger
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