venerdì 19 giugno 2020

SIMENON SIMENON. 1955 FUGA DALL'AMERICA

Ritorno alla cara vecchia Europa che lo accoglierà a braccia aperte

SIMENON SIMENON. 1955 ÉVASION D'AMÉRIQUE
Retour dans la vieille Europe qui l'accueillera à bras ouverts
SIMENON SIMENON. 1955 ESCAPE FROM AMERICA
Return to old Europe that will welcome him with open arms




Erano ormai dieci anni! E diciamolo, dopo dieci anni di vita americana Simenon non aveva sfondato come avrebbe voluto negli Usa. E magari proprio la sua assenza dall'Europa in quel decennio aveva contribuito a far crescere il suo personaggio e, ancor più, alla seduzione che emanavano tutti i luoghi comuni su di lui, come il rituale che accompagnava la creazione di un romanzo,  l'état de roman, le sue atmosfere o la velocità di scrittura. L'aumento della propria notorietà e delle proprie quotazioni letterarie nel vecchio continente erano un fatto che poteva toccare con mano. 
E così fu. Dal 1955, anno del suo ritorno in Europa, per i seguenti dieci anni l'opera e l'uomo erano il centro di un'attenzione, come non era successo prima, sia dell'ambito letterario, che dai mass-media, che  dai suoi lettori, che nel frattempo erano aumentati. Il bilancio dei  cinquant'anni dello scrittore ci restituiva la figura di chi viveva una fase di saggezza e equilibrio, nonostante il grande successo. 
Certamente i Maigret gli davano grandi soddisfazioni: sempre più tradotto e sempre più venduto, ma anche i romans-durs lo ponevano definitivamente allo stesso livello dei maggiori scrittori del tempo. L'unico vero rimpianto? Senz'altro il Nobel che per un paio di volte sembrava molto vicino,senza che mai si concretasse nulla.
E le richieste della sua presenza arrivavano un po' dappertutto.  Nel '58 presiede il Festival del cinema di Bruxelles e nel 1960 sarà il presidente della giuria del Festival Cinematografico di Cannes. Le interviste a Simenon si trovano ormai non sui giornali francesi, ma anche nel mondo anglofono, come quella celebre di Carver Collins nel '56 (da poco riproposta nell'ultimo numero di "The Paris Review") a quella sull'Express del febbraio '58, a quelle concesse a France Culture, alla radio svizzera ad altre apparse addirittura su La Presse de Tunisie (1963).
E poi il girovago trovò il suo approdo. Decise infatti di stabilirsi in Svizzera, più precisamente nel Canton de Vaud, nei pressi di Losanna. Fu una scelta, che coincidendo con la piena maturità e la vecchiaia più tardi, rappresentava l'età della tranquillità, visto che alla fine resto nelle terre elvetiche per ben trentadue anni fino alla propria scomprsa.
Ma sul versante personale le cose non andavano. La seconda moglie Denyse peggiorava nella propria instabilità psichica, un precario equilibrio dovuto anche all'alcolismo, problema già affacciatosi nel periodo americano. Denyse avrebbe voluto non lasciare la supervisione del lavoro di Georges, ma non era sempre in sé, con una crescente incapacità di valutare l'importanza dei problemi, nonostante nel '56 avesse ben sei impiegati a sua disposizione, che arrivarono addirittura a nove nel '62. Tutto nasceva dal bisogno di rassicurare sè stessa. Ma ormai era al culmine. Il marito era consapevole della situazione (che aveva sempre sperato di poter recuperare) e come abbiamo detto, proprio per questo riprese nelle proprie mani tutti i suoi affari. E lei quindi si lamentava di essere stata confinata alle funzioni di madre e di consorte, e di essere esclusa dal lavoro del marito, che infatti in quegli anni  aveva ripreso a gestire personalmente, con l'assistenza di M.me Joyce Aitken, le trattative dei contratti, dei diritti delle sue opere che negli Stati Uniti aveva delegato, con bilanci poco lusinghieri, alla moglie. 
La relazione tra i due andava peggiorando, con Denyse che si chiudeva sempre più in sé stessa, e poi vittima di manie, nevrosi e abuso di alcol che certo non migliorava il suo stato e che la porterà ad entrare ed uscire di frequente da varie case di cura.
La fuga dall'America era ormai un ricordo. Ancora una volta si apriva una nuova fase dell'epopea simenoniana. 

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