lunedì 31 marzo 2014
SIMENON SIMENON: FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
Il commissario Maigret • Proseguono su LA7 gli episodi delle inchieste del eroe simenoniano, fiction francese, con Bruno Crémer, sabato 29 hanno seguito 523.000 spettatori (share 2.11%) il 1° e 434.000 (share 2.88%) il 2°.
Pierre Simenon • Il figlio del romanziere, Pierre Simenon, sarà uno dei componenti della giuria de Le Festival du film policier belga che aprirà le porte della sua ottava edizione il 24 aprile, nei cinema Palace di Liegi.
Racconti di Maigret • Domani 1° aprile dovrebbe essere nelle librerie la prossima raccolta di racconti delle inchieste de commissario Maigret. Questa é la notizia. Almeno che Adelphi non abbia approfittato della data per uno scherzo...
Simenon in Brasile • L'opera di Simenon sarà ristampata, da maggio, con oltre 300 titoli, per i tipi della Companhia das Letras. Al lancio presente il figlio dello scrittore, John, e sia a San Paolo che a Porto Alegre, parlerà del padre.
Ombre cinesi in Russia • Ai primi di aprile in Russia uscirà il romanzo della serie Maigret, L'ombra cinese. Sulla copertina campeggia un drago minaccioso e l'unica parole scritta non in caratteri cirillici é in alto a sinistra: Maigret.
Niente Festival Simenon • Quest'anno il tradizionale Festival di Sables-d'Olonnes non avrà luogo, pur essendo il 25° dalla scomparsa dello scrittore. La crisi economica non ha risparmiato neanche l'omaggio della Vandea a Simenon.
Cena Simenon a Londra • In occasione dell'edizione delle opere di Simenon, la casa editrice (anglo)americana Penguin organizza ogni mese una cena esclusiva, con solo una dozzina d'invitati, alla presenza del figlio John.
SIMENON SIMENON. ISTRUTTORIA SUPPLEMENTARE SUI RACCONTI DI MAIGRET
• I commenti in evidenza • Sui racconti di Maigret, sia Murielle Wenger che Andrea Franco ci hanno fornito, nei loro commenti, ulteriori dettagli e curiosità che qui riportiamo e che scavano sul mondo degli scritti brevi di Simenon (che, come vedremo, talvolta però non sono così brevi).
Andrea Franco - Se parliamo di racconti pubblicati, mancano ancora quelli scritti nel periodo nordamericano. Per lo più datano metà anni '40, e, a differenza di quelli pubblicati finora, la loro compilazione veniva alternata con la stesura dei romanzi. Questi racconti sono decisamente più lunghi di quelli sinora editi da Adelphi. I loro titoli sono qui elencati in rigoroso ordine cronologico, come sono finora usciti:
• La Pipe de Maigret
• Témoignage de l’enfant de chœur
• Le client plus obstiné du monde
• Maigret et l’inspecteur malgracieux
• On ne tue pas les pauvres types
• Un Noel de Maigret
Murielle Wenger - Per completare le informazioni di Andrea, ecco quello che scriveva Pierre Deligny, nella prefazione del libro de Claude Manguy De Georges Sim a Simenon - Bibliographie, pubblicato da Omnibus nel 2004:
"... Un giorno qualsiasi - era la fine degli anni '80 - qualcuno mi segnala che nella biblioteca dell'Assemblea nazionale, consultando la collezione del settimanale "Révolution National", datato ultima guerra, si é imbattutto con suo grande stupore in un racconto firmato Simenon: un Maigret sconosciuto a tutti!...Purtroppo, non ha annotato le coordinate precise della data. No sia mai! Mi precipito alla Biblioteca nazionale (...) domando di consultare la collezione completa di "Révolution National" non ancora trasferita su microfilm e catalogata. Attacco velocemente e dopo un po' scopro infine il famoso racconto misterioso, pubblicato nelle colonne dei numeri dal 21 al 28, dall'8 marzo al 12 aprile del 1942! Ottengo delle fotocopie... ed è così che "Menaces de mort" ha potuto, dopo cinquant'anni dalla sua unica pubblicazione, essere infine editato in volume, nel tomo 25 di "Tout Simenon" (agosto 1992)".
Davvero mi piacerebbe sapere chi è stato quel "qualcuno", questo anonimo simenoniano che ha permesso a Pierre Deligny di ritrovare questo racconto... in tutti i casi, grazie da tutti i maigrettofili, perchè questo racconto, dal tono inconsueto, ci fornisce una visione un po' diversa di Maigret... un Maigret meno insensibile, rispetto al solito, allo charme femminile... leggetelo, perchè ne vale davvero la pena...
Per i racconti invece preciso che La pipe de Maigret è l'ultimo racconto delle inchieste del commissario scritto in Francia (giugno 1945), prima dell'ultimo racconto non-Maigret (Le bateau d'Emile - luglio '45), e prima dell'ultimo romanzo Maigret se fâche che è anche l'ultimo roman-dur scritto da Simenon prima della sua partenza per l'America. I quattro racconti seguenti, menzionati da Andrea, sono stati scritti nel 1946, i primi tre nel Québec, un'altro a Nouveau-Brunswic e Un Noël de Maigret è stato redatto nel 1950 in California. Quest'ultimo racconto, che è il più lungo di tutti, ha richiesto molto più tempo degli altri, a Simenon sono infatti occorsi ben quattro giorni per venirne a capo....
... e infatti un Noël de Maigret è stato spesso considerato tra i romanzi proprio per la sua lunghezza che si colloca a metà strada tra questi e i racconti. Andrea Franco
Andrea Franco - Se parliamo di racconti pubblicati, mancano ancora quelli scritti nel periodo nordamericano. Per lo più datano metà anni '40, e, a differenza di quelli pubblicati finora, la loro compilazione veniva alternata con la stesura dei romanzi. Questi racconti sono decisamente più lunghi di quelli sinora editi da Adelphi. I loro titoli sono qui elencati in rigoroso ordine cronologico, come sono finora usciti:
• La Pipe de Maigret
• Témoignage de l’enfant de chœur
• Le client plus obstiné du monde
• Maigret et l’inspecteur malgracieux
• On ne tue pas les pauvres types
• Un Noel de Maigret
Murielle Wenger - Per completare le informazioni di Andrea, ecco quello che scriveva Pierre Deligny, nella prefazione del libro de Claude Manguy De Georges Sim a Simenon - Bibliographie, pubblicato da Omnibus nel 2004:
"... Un giorno qualsiasi - era la fine degli anni '80 - qualcuno mi segnala che nella biblioteca dell'Assemblea nazionale, consultando la collezione del settimanale "Révolution National", datato ultima guerra, si é imbattutto con suo grande stupore in un racconto firmato Simenon: un Maigret sconosciuto a tutti!...Purtroppo, non ha annotato le coordinate precise della data. No sia mai! Mi precipito alla Biblioteca nazionale (...) domando di consultare la collezione completa di "Révolution National" non ancora trasferita su microfilm e catalogata. Attacco velocemente e dopo un po' scopro infine il famoso racconto misterioso, pubblicato nelle colonne dei numeri dal 21 al 28, dall'8 marzo al 12 aprile del 1942! Ottengo delle fotocopie... ed è così che "Menaces de mort" ha potuto, dopo cinquant'anni dalla sua unica pubblicazione, essere infine editato in volume, nel tomo 25 di "Tout Simenon" (agosto 1992)".
Davvero mi piacerebbe sapere chi è stato quel "qualcuno", questo anonimo simenoniano che ha permesso a Pierre Deligny di ritrovare questo racconto... in tutti i casi, grazie da tutti i maigrettofili, perchè questo racconto, dal tono inconsueto, ci fornisce una visione un po' diversa di Maigret... un Maigret meno insensibile, rispetto al solito, allo charme femminile... leggetelo, perchè ne vale davvero la pena...
Per i racconti invece preciso che La pipe de Maigret è l'ultimo racconto delle inchieste del commissario scritto in Francia (giugno 1945), prima dell'ultimo racconto non-Maigret (Le bateau d'Emile - luglio '45), e prima dell'ultimo romanzo Maigret se fâche che è anche l'ultimo roman-dur scritto da Simenon prima della sua partenza per l'America. I quattro racconti seguenti, menzionati da Andrea, sono stati scritti nel 1946, i primi tre nel Québec, un'altro a Nouveau-Brunswic e Un Noël de Maigret è stato redatto nel 1950 in California. Quest'ultimo racconto, che è il più lungo di tutti, ha richiesto molto più tempo degli altri, a Simenon sono infatti occorsi ben quattro giorni per venirne a capo....
... e infatti un Noël de Maigret è stato spesso considerato tra i romanzi proprio per la sua lunghezza che si colloca a metà strada tra questi e i racconti. Andrea Franco
domenica 30 marzo 2014
SIMENON SIMENON. MA CHE EFFETTO FA' GEORGES AGLI SCRITTORI
Facile. E' tutto sommato semplice quantificare l'effetto che le opere di Simenon hanno fatto e continuano a fare tutt'oggi sui suoi lettori. Bastano le cifre dei libri venduti (stimate a tutt'oggi 700 milioni in tutto il mondo), il numero di lingue in cui è stato tradotto (oltre cinquanta), la quantità delle riedizioni e la loro presenza nelle classifiche dei libri più venduti in molti paesi.
Ma questo lo saprete già, l'abbiamo detto in vari modi già altre volte. Ma oggi quello che ci interessa è l'effetto che Simenon faceva sui suoi colleghi romanzieri e letterati. E per fare qualche esempio che lo dimostri, oggi vogliamo qui raccogliere le parole di alcuni tra quelle che ci sembrano le più significative.
Abbiamo più volte citato Henry Miller che scrive al suo preferito.
"Per noi Americani che vi stiamo scoprendo grazie alle traduzioni siete come una nuova stella che si è levata all'orizzonte. Voi siete assolutamente unico tra gli autori che conoscono un grande successo di pubblico... C'è una tenerezza in voi che non trovo spesso tra gli scrittori francesi. Sarà il vostro lato belga?"
La celebrata Anaïs Nin dichiara disarmata
"E' il mio romanziere preferito. Le storie sono sempre valide e l'analisi dei caratteri rivela sottigliezze straordinarie... il migliore degli scrittori realisti, migliore anche di Zola o di Balzac..."
Thornton Wilder non sa trattenere il suo entusiasmo
"... i suoi libri mi hanno talmente entusiasmato che li ho regalati a tutti i miei invitati. Condividere un simile piacere m ha procurato una gioia indicibile. Il dono di saper raccontare é ciò di più raro che esiste in questo secolo. Lei lo possiede sulla punta delle dita...".
André Gide è stato uno dei primi ad acorgersi del suo valore
"...Voi passate per essere un autore popolare, mentre voi non vi indirizzate assolutamente al grande pubblico. I soggetti stessi dei vostri libri, l'insieme dei problemi psicologici che sollevate... tutto si rivolge ai più sofisticati...".
Uno dei romanzieri americani tra i più ammirati di Simenon, Dashiell Hammett, spiega perché lo ammirava:
"... Perché é intelligente. Per certi versi mi fà pensare a Edgard Allan Poe...".
SIMENON SIMENON. ALTRI INDIZI SULLE... MINACCE DI MORTE
• I commenti in evidenza • In merito alla prossima uscita del volumi di racconti di Maigret, vogliamo oggi proporre altre informazioni interessanti che il nostro super-esperto Andrea Franco ha pubblicato ieri nei commenti. In più ci dà qualche anticipazione delle prossime ed ultime raccolte. E con quelle Adelphi avrebbe terminato il materiale di Maigret da pubblicare. Ma vediamo quello che ci ha riferito Andrea...
La raccolta Minacce di morte, come abbiamo visto, comprende i seguenti titoli tra cui almeno tre ancora inediti:
• L’improbable Monsieur Owen (ancora inedito in Italia)
• Ceux de Grand-Café (ancora inedito in Italia)
• L’homme dans la rue (già uscito anche come "Il delitto di bagatelle")
• Vente à la bougie (già uscito come "Vendita all'asta")
• Menaces de mort (ancora inedito in Italia)
A mio avviso, dopo di questa raccolta potranno essere pubblicati ancora due libri di racconti con il commissario Maigret. Infatti mancano ancora quelli piu lunghi.
Invece, Menaces de mort, il racconto che dà il titolo alla raccolta prossimamente in libreria è in assoluto il piu raro Maigret di Simenon. Fu infatti pubblicato in piena guerra, siamo nel 1942, a puntate su sei numeri del giornale Revolution Nationale. Passato un po' in sordina, fu riscoperto soltanto dopo la morte di Georges Simenon e pubblicato postumo e specificamente nell'edizione Tout Simenon uscito quindi ben cinquant'anni dopo, cioè nel 1992. (Andrea Franco)
La raccolta Minacce di morte, come abbiamo visto, comprende i seguenti titoli tra cui almeno tre ancora inediti:
• L’improbable Monsieur Owen (ancora inedito in Italia)
• Ceux de Grand-Café (ancora inedito in Italia)
• L’homme dans la rue (già uscito anche come "Il delitto di bagatelle")
• Vente à la bougie (già uscito come "Vendita all'asta")
• Menaces de mort (ancora inedito in Italia)
A mio avviso, dopo di questa raccolta potranno essere pubblicati ancora due libri di racconti con il commissario Maigret. Infatti mancano ancora quelli piu lunghi.
Invece, Menaces de mort, il racconto che dà il titolo alla raccolta prossimamente in libreria è in assoluto il piu raro Maigret di Simenon. Fu infatti pubblicato in piena guerra, siamo nel 1942, a puntate su sei numeri del giornale Revolution Nationale. Passato un po' in sordina, fu riscoperto soltanto dopo la morte di Georges Simenon e pubblicato postumo e specificamente nell'edizione Tout Simenon uscito quindi ben cinquant'anni dopo, cioè nel 1992. (Andrea Franco)
venerdì 28 marzo 2014
SIMENON SIMENON. IN ARRIVO MINACCE DI MORTE
Titolo poco tranquilizzante (o forse poco maigrettiano?) per la raccolta di racconti delle inchieste del commissario Maigret che Adelphi metterà in libreria a giorni.
I racconti sono cinque e si tratta delle traduzioni di Cècile est morte, (inverno tra il 1939 e il 1940 - Nieul-sur-Mer), de L'improbable Monsieur Owen (La Rochelle - 1938), di Vente à la bougie (Nieul-sur-Mer - 1939), Ceux du Gran Café (la Rochelle - 1938), L'homme dans la rue (Nieul-sur-Mer, 1939) e Menaces de mort che dà il titolo alla raccolta (Nieul-sur-Mer - 1938).
Come avevamo anticipato nel nostro post del 12 dicembre 2013, si tratta della penultima raccolta di racconti, dove il commissario è talvolta già in pensione. Questi fanno parte di quella serie di racconti inizati a scrivere nel 1938, cioè dopo quattro anni dall'ultimo romanzo d'inchieste del commissario dal titolo scarno ed essenziale Maigret (Fayard -1934) che dove costituire l'ultimo titolo di quella serie.
Nel frattempo quell'esperienza di semi-letteratura l'aveva traghettato dal mondo della letteratura ppolare a quello dei romanzi-romanzi e nelle stanze del prestigioso Gallimard. Ora, secondo il Simenon dell'epoca, non restava che dedicarsi a quelli che lui chiamava i romans-durs, basta Maigret, basta reportage di viaggi, basta articoli... ormai era un romanziere e davanti a lui c'erano solamente i romanzi.
Ma si sbagliava. Da una parte il pubblico e dall'altra anche un editore come Gaston Gallimard (che sapeva quanto aveva rendesse) gli chiedevano di riprendere a scrivere le inchieste del commissario. Ma Simenon non ci sembra il tipo da farsi condizionare da queste pressioni. Probabilmente c'era in lui un qualcosa che non si era del tutto spento, quel personaggio certo non viveva più sulle pagine dei libri, ma in qualche parte del cervello di Simenon continuava a fumare la pipa, bere birre, a litigare con il giudice Comeliau, a cercare di comprendere e di non giudicare... Chissà forse Simenon sentiva in sottofondo tutto questo brusìo e forse il legame con quel persnaggio non era reciso del tutto come invece voleva far credere.
Insomma dopo una pausa di quattro anni, torna scrivere di Maigret, ma all'inizio solo racconti. Poi tornano pure i romanzi... e Maigret è salvo!
I racconti sono cinque e si tratta delle traduzioni di Cècile est morte, (inverno tra il 1939 e il 1940 - Nieul-sur-Mer), de L'improbable Monsieur Owen (La Rochelle - 1938), di Vente à la bougie (Nieul-sur-Mer - 1939), Ceux du Gran Café (la Rochelle - 1938), L'homme dans la rue (Nieul-sur-Mer, 1939) e Menaces de mort che dà il titolo alla raccolta (Nieul-sur-Mer - 1938).
Come avevamo anticipato nel nostro post del 12 dicembre 2013, si tratta della penultima raccolta di racconti, dove il commissario è talvolta già in pensione. Questi fanno parte di quella serie di racconti inizati a scrivere nel 1938, cioè dopo quattro anni dall'ultimo romanzo d'inchieste del commissario dal titolo scarno ed essenziale Maigret (Fayard -1934) che dove costituire l'ultimo titolo di quella serie.
Nel frattempo quell'esperienza di semi-letteratura l'aveva traghettato dal mondo della letteratura ppolare a quello dei romanzi-romanzi e nelle stanze del prestigioso Gallimard. Ora, secondo il Simenon dell'epoca, non restava che dedicarsi a quelli che lui chiamava i romans-durs, basta Maigret, basta reportage di viaggi, basta articoli... ormai era un romanziere e davanti a lui c'erano solamente i romanzi.
Ma si sbagliava. Da una parte il pubblico e dall'altra anche un editore come Gaston Gallimard (che sapeva quanto aveva rendesse) gli chiedevano di riprendere a scrivere le inchieste del commissario. Ma Simenon non ci sembra il tipo da farsi condizionare da queste pressioni. Probabilmente c'era in lui un qualcosa che non si era del tutto spento, quel personaggio certo non viveva più sulle pagine dei libri, ma in qualche parte del cervello di Simenon continuava a fumare la pipa, bere birre, a litigare con il giudice Comeliau, a cercare di comprendere e di non giudicare... Chissà forse Simenon sentiva in sottofondo tutto questo brusìo e forse il legame con quel persnaggio non era reciso del tutto come invece voleva far credere.
Insomma dopo una pausa di quattro anni, torna scrivere di Maigret, ma all'inizio solo racconti. Poi tornano pure i romanzi... e Maigret è salvo!
giovedì 27 marzo 2014
SIMENON SIMENON. CHANCE ANCHE DA VARIETY PER "LA CHAMBRE BLEUE" A CANNES
Stavolta lo riporta quella che viene, a torto o a ragione, chiamata la Bibbia di Hollywood. Si tratta di Variety la rivista americana che dai primi del secolo si occupa di spettacolo e soprattutto di cinema. Ieri, facendo una sorta di pre-nomination delle pellicole che potrebbero concorrere al prossimo Festival di Cannes, confermava le voci (di cui avevamo già dato conto) che tra i film francesi é presente anche l'adattamento cinematografico del romanzo di Simenon La chambre bleue, realizzata da Mathieu Amalric. Altro segno potrebbe venire dallo spostamento, da parte del produttore/distributore Alfama, della data di uscita che era prevista per aprile ed ora viene fissata a maggio.
Amalric, regista del film, ne è anche uno dei protagonista insieme a Léa Drucker che interpreteranno i due amanti "maledetti" creati da Simenon nel 1964, che danno vita alle vicende di questo drammatico romanzo.
Ma prudenza. Siamo ancora nel campo delle ipotesi anche perché, come è tradizione, Thierry Fremaux e il suo comitato di selezione tengono di solito la bocca ben cucita fino alla data della comunicazione ufficiale. Quindi pazienza e nervi saldi fino al prossimo 17 aprile e scarsa attenzione alle voci che, con l'apprssimarsi di quella data, diverranno sempre più vorticose.
mercoledì 26 marzo 2014
SIMENON SIMENON. LA CENTRALITA' DEL... PANINO NELLE INDAGINI DEL COMMISSARIO MAIGRET/ 3
(segue) - Ecco Cécile est morte.
Maigret viene a sapere che la sua "ammiratrice" è stata assassinata. Ancora sotto choc non si sente ancora bene: "Potrebbe essere la fame? Maigret non aveva mangiato niente dalla mattina. In compenso aveva bevuto tre bicchierini che ora gli bruciavano nello stomaco (...) Ordinare dei panini come al solito dalla Brasserie Dauphine? Aveva bisogno d'aria. (...) Preferì il piccolo bar, davanti alla statua di Henri IV nel mezzo di Pont-Neuf. – Prosciutto - ordinò - (...) Maigret mordeva il suo panino e pensava che Cécile era morta, e questo gli procurava un brivido su per la schiena, in barba al suo pesante cappotto". Nello stesso romanzo ritroviamo più tardi Maigret a La Coupole dove ordina un panino al prosciutto. "Maigret uscì dal cinema... Mangiò... Bevve della birra... (...) A dire il vero, non pensava a niente...". Ed è questa pausa davanti al suo panino e alla sua birra l'aiuta a trovare la strada della verità, che l'aiuta a legare il malessere che aveva avvertito al cinema a quello provato davanti ai due crimini.
Arriviamo dunque la periodo di Presse de la Cité. I panini sono presenti in un buona metà dei romanzi di questo periodo, prova della loro importanza. Nei primi romanzi di questo periodo, Simenon conserva ancora il suo commissario in pensione. Questo non gli impedisce di ritorvare, durante un'inchiesta che conduce a New York, ben lontano dal suo vecchio ufficio parigino di Quai des Orfèvres, il ricordo del rituale: avendo convocato Parsons, Little John e Mac Gill nella sua camera d'albergo, perchè fossero testimoni di una telefonata che fà a Daumale, apparecchia la camera: ordina del whisky, poi "Al momento di riattaccare si ricorda - Aggiungete quache panino al prosciutto. Non perché avesse fame, ma perché era un'abitudine a Quai des Orfèvres e che era diventato una specie di rito".
Nel racconto Maigret et
l'inspecteur malgracieux, il commissario è di nuovo al suo posto, alla Polizia Giudiziaria. Ritroviamo quindi anche la cornice abituale: "Allora andò a bere un sorso di birra nel suo ufficio. Infatti mentre arrivava aveva fatto salire su tre birre e una pila di panini dalla Brasserie Dauphine". E, alla fine dell'interrogatorio del Commodoro, la scena è quanto che c'è di più classico: "L'ufficio di Maigret, alla fine somigliava ad un corpo di guardia, con dei bicchieri vuoti, dei piatti di panini sul tavolo, della cenere di pipa un po' dappertutto sul pavimento e sulle carte sparse".
Maigret et son mort. Il gran ritorno definitivo del commissario a Quai des Orfèvres. Da adesso in poi, tranne qualche eccezione, Maigret condurrà le inchieste dal suo ufficio e i panini saranno là, fedeli aiutanti del commissario al lavoro. Nel primo capitolo del romanzo, Maigret aspetta una chamata dal piccolo Albert. Decide di rimanere in ufficio durante la pausa di mezzogiorno, e fu un colpo di telefono molto tradizionale:" Maigret chiamò la Brasserie Dauphine - Allô!... Joseph ?... Maigret... puoi portari due birre e dei panini? Per uno, sì...". L'ordinazione arriva, Maigret mangia e quando riceve la chiamata da Canon de la Bastille, vi si reca, ordina una birra e "una mezz'ora più tardi, malgrado i suoi panini, reclama una chocroute". Solido appetito...
Più tardi, dopo l'incursione nel quartiere di rue du Roi-de-Sicile, Maigret che ha fame e sete, cerca un bistro ancora aperto. Siccome non ce n'erano altri, se non il bar La Coupole, entra e si fà "servire due magnifici panini al prosciutto", che innaffia con tre birre . E non è finita: ancora più tardi, prima dell'arresto di Bronsky, al Quai des Orfèvres vige l'assetto da combattimento: "- Chi si offre per ordinare della birra alla Brasserie Dauphine? E dei panini! Era il segno che si preparava una delle lunghe notti alla Polizia Giudiziaria. Regnava nei due uffici del settore di Maigret un'atmosfera de P.C. Tutti fumavano. Tutti si agitavano (...) era già la seconda volta che il cameriere della Brasserie Dauphine arrivava con il suo vassoio. C'erano dei bicchieri sporchi in tutto l'ufficio, dei panini iniziati e l'odore del tabacco che prendeva alla gola". Po una volta arrestato Bronsky, lo condussero alla Poizia Giudziaria: "Non c'erano mai stati tante birre e panini sul tavolo...".
Dopo un tale valanga di panini, Simenon sente il bisogno di lasciar respirare il proprio commissario... per quattro romanzi, non gli farà più toccare un panino, occorre dire che questi hanno però un ambientazione particolare, perché il primo evoca gli inizi di Maigret (La première enquête de Maigret), e gli atri tre si svolgono praticamente fuori casa (Mon ami Maigret, Maigret chez le coroner,
Maigret et la vieille dame). Bisogna quindi attendere L'amie de Madame Maigret per ritrovare il commissario alle prese con i panini: all'inizio è Lucas che Maigret, tornando da Chez Fernande, trova occupato a pranzare con dei panini. Aveva due bicchieri di birra sulla scrivania e il commissario ne prese uno senza vergognarsi. Ma non assaggiò nemmeno i panini di Lucas, no, fece di meglio "Maigret non rientrav a casa per il pranzo. I panini di Lucas lo tentavano e ne ordinò alla Brasserie Dauphine anche per lui. Di solito è buon segno". Segno che l'inchiesta forse va avanti... Pui tardi quando Maigret passa la domenica a Quai des Orfèvres (ha avuto cura, per farsi perdonare, di portare M.me Maigret il sabato sera al cinema ...) un volta al lavoro dice "-Janvier! Se si ordinasse della birra? Janvier telefona subito alla Brasserie Dauphine di cui il padrone chiede con naturalezza: - E dei panini?".
Curiosamente, i panini non son citati ne Les mémoires de Maigret. Il commissario ne ha abbastanza che il suo creatore lo ingozzi di questo cibo?! Nei due romanzi seguenti il panino è citato, ma non perchè sia mangiato dal nostro protagonista: in Maigret au Picratt's, é Torrence che inizia ad interrogare Philppe e che domanda a Lapointe di far salire delle birre e dei panini. E in Maigret en meublé, c'è il famoso "enorme panino al prosciutto" che M.lle Clément ha preparato per Paulus e che è obbligata a mangiare per non tradirsi. E'un panino "dorato e croccante" che ha l'aria appetitosa. Ma Maigret lascia M.lle Clément ad occuparsene da sola, ben deciso a portare l'esperimento fino in fondo...
In Maigret, Lognon et les
gangsters, troviamo Maigret con i suoi ispettori al lavoro alla Polizia Giudiziaria, mentre cercano il numero di telefono d'Adrienne, Maigret scende dal laboratorio di Moers: "Entrò nel suo ufficio, tolse il cappotto, aprì la porta degli ispettori.
- Janvier...Lapointe...
Prima da dare istruzioni, telefonò alla Brasserie Dauphine.
- Avete mangiato voi due?
- Sissignore.
Ordinò dei panini per se della birra per tutti e tre"
Ne Le revolver de Maigret,
c'é una scena d'interrogatorio. Maigret ha convocato nel suo ufficio il fratello di Delteil, il deputato assassinato. Chiede a Lapointe di ordinare dei panini e della birra. Si vede riapparire il nostro:" Siccome bussavano alla porta, gridò: - Entra! Era il ragazzo della brasserie Dauphine con dei panini e della birra". Ma Delteil rifiuta di sedersi a tavola materialmente e psicologicamente e Maigret mangia da solo il vassoio di panini. Più tardi, quando conduce la sua inchiesta a Londra, mentre aspetta l'arrivo di Alain Lagrange, è costretto a restare nella hall d'entrata dell'hotel, tenta di ordinare un panino che gli viene rifiutato perchè è vietato servire da mangiare nella hall. Maigret si riduce a mangiare una tavoletta di cioccolato al latte... Ah viva la France!
In Maigret et l'homme du banc troviamo di nuovo una bella scena d'interrogatorio con birra e panini; Jorisse si è alla fine recato a Quai des Orfèvres, e Maigret lo porta nel suo ufficio:
- Hai pranzato?
- Non ho fame.
Era la risposta di un ragazzo imbronciato.
- Allô! fece Maigret al telefono, Passatemi la Brasserie Dauphine, Allô! Joseph ?... Qui è Maigret... Vorresti portarmi dei panini? Sei...prosciutto per me... aspetta...
A Jorisse:
- Prosciutto o formaggio?
- Per me è uguale. Prosciutto.
- Birra o vino rosso?
- Acqua, se si può. Ho sete.
- Joseph? Sei panini al prosciutto , ben farciti e quattro birre... aspetta... Visto che ci sei, porta anche due tazze di caffé nero... Di fretta?"
Ed ecco Maigret pieno di accortezze per un giovanotto che si lascia convincere , non solo a mangiare, ma finisce per bere anche della birra. Questo l'aiuta a liberarsi di quello che gli pesa sulla coscienza...
In Maigret se trompe, si ritrovano due scene entrambe molto caratteristiche; nella prima Maigret è restato a mezzogiorno in ufficio per lavorare: "Quai des Orfèvres, sulla scrivania di Maigret c'era un vassoio con due enormi panini e due bicchieri di birra". Nella seconda, assistiamo all'interrogatorio di Pierrot che fà il verso a quello descritto per il romanzo precedente. Pierrot ha accettato di venire a Quai des Orfèvres. "Guarda l'ora. Non è ancora mezzogiorno. Tra mezzogiorno e le due l'ufficio di Maigret è calmo, quasi deserto. E' il momento della giornata in cui Maigret sceglie, se possibile, quando deve procedere ad un interrogatorio delicato (...) Maigret (...) telefona alla Brasserie Dauphine per farsi portare da mangiare. " - Preparatene per due. E quattro birre". Aspettando Pierrot, Maigret beve una delle sue birre, ma non inizia a mangiare. Infine il suo uomo arriva. Maigret gli fà bere una birra, gli domada se ha mangiato e Pierrot gli risponde che non ha fame. Dopo essere scoppiato in singhiozzi e aver giurato sulla sua innocenza, Pierrot capisce che il commissario gli crede. Si calma e il commissario gli chiede "- Siete sicuro di non voler mangiare nemmeno un pezzo?". Questa volta Pierrot afferra macchinalmente un panino e Maigret ne prende un altro. Era meglio così. Tutti e due mangiavano e questo distendeva l'atmosfera". E questo permetterà a Maigret di portare a termine il suo interogatorio nel migliore dei modi. (continua a leggere cliccando qui)
Murielle Wenger
martedì 25 marzo 2014
SIMENON SIMENON. LA CENTRALITA' DEL... PANINO NELLE INDAGINI DEL COMMISSARIO MAIGRET/ 2
(seconda puntata). Ciò detto, non è proprio sicuro che i quattro panini siano stati sufficienti per l'appetito di Maigret, perchè appena qualche ora più tardi, quando si prepara a aprtire per Fécamp, domanda a Torrence di passare alla Brasserie per ordinare birra e qualche panino...Nondimeno dovrebbe avere "gli occhi più grossi del ventre", come si dice dalle mie parti, poiché al suo ritorno da Fécamp trova sulla sua scrivania "un panino della notte precedente"... a meno che non l'avesse lasciato in previsione di un attacco di fame, visto che lo divora prima di ritornare al Majestic.
In Monsieur Gallet, décédé, Maigret accompagna M.me Gallet sul treno da Saint-Fargeau a Sancerre. Al commissario basta un'attesa per una coincidenza da aspettare alla stazione di Melun per acquistare "un cestino con panini, frutta e una bottiglia di bordeaux". Certo nulla a che vedere con un vassoio preparato dalla Brasserie Dauphine, ma Maigret ne farà le spese: la dignitosa M.me Gallet rifiuta quel pasto e non si saprà se anche il commissario oserà consumare, lui che aveva già "abbandonato l'idea di fumare in sua presenza"... Astinenza, dunque...
Anche il successivo panino non ha un gran successo: in La tête d'un homme, Maigret è a La Coupole dove sta per assistere all'arrivo di Heurtin: preso dalla tensione del momento mangia un panino "senza appetito" a meno che i panini de La Couple non fossero all'altezza di quelli della Brasserie Dauphine...
Il romanzo La nuit du carrefour s'apre su una scena tipica delle indagini maigrettiane: mattina presto alla Polizia Giudiziaria alla fine di un lungo interrogatorio: "Sul tavolo c'erano dei bicchieri di birra vuoti e dei resti di panini".
Altra scena d'interrogatorio, ne L'Etoile
du Nord: si scorgono i resti del duro confronto che il commissario ha sostenuto con la giovane Céline: " Alle tre del pomeriggio l'ufficio di Maigret era sempre nello stesso disordine, con in più dei bicchieri di birra sul tavolo, degli avanzi di panini, della cenere di pipa un po' dappertutto e delle cicche di sigarette".
Il panino è anche il cibo "fatto e mangiato" che si mangia quando non si ha il tempo di mettersi a tavola per gustare il piatto del giorno: così succede ne L'homme dans la rue, dove Maigret, che segue le tracce del suo sospettato, resta in piedi vicino a lui, davanti al bancone di zinco e "inghiotte panini". Nello stesso racconto, un volta che l'uomo si era recato dal commissario, questi lo porta a Quai des Orfèvres e l'interrogatorio può iniziare, perchè la messa in scena era in arrivo "Una porta che si apre e si richiude. Birra e panini sul tavolo".
Ed eccoci arrivati al periodo Gallimard. Nel primo romanzo che Simenon scrive in questoi anni con il suo personaggio, Les caves du Majestic, si trova di nuovo la scena dell'interrogatorio: è quello di Prosper Donge, che il commissario fà cercare al Dépôt. Lo porta nel suo ufficio: "- Entrate...avete mangiato? L'altro fà segno di no. Maigret, che aveva fame anche lui, e soprattutto sete, spedì l'uomo di guardia a cercare birre e panini". Una volta ancora "Maigret mangiava in piedi andando e venendo su e giù per l'ufficio".
E' un rituale talmente abitudinario che Maigret lo replica anche fuori del
suo ufficio: così ne La maison du juge, dopo che il giudice Forlacorix gli ha affidato il caso, Maigret fà venire Méjat che trova il commissario a "divorare un panino al patè, mentre camminava. Sul tavolo c'era una bottigia di vecchio bordeaux quasi vuota". Poi dopo aver portato Lisa in clinica, e il giudice in prigione, Maigret va alla stazione per prendere il treno che lo porterà a Versailes. Aspettando il treno ordina birra e un panino al prosciutto.
Più tardi durante la gande scena dell'interrogatorio di Marcel Airaud e di Albert Forlacroix si ripete il celebre rituale: il capitolo 9, intitolato La "chansonnette" si apre così:
"Chiunque a Quai des Orfèvres, un Lucas o un Janvier, non avrebbero avuto bisogno d'osservare a lungo Maigret per capire. Anche la schiena era eloquente! (...) Tutte le volte che qualcuno avesse visto quella schiena lungo il corridio della Polizia Giudiziaria, Maigret senza conferire parola che introduceva un uomo nel suo ufficio, gli ispettori si sarebbero guardati.
- Hum!... Ecco un testimone che si sa quando entra...
E questo senza stuporsi se dopo due o tre ore si sarebbe visto il garzone della Brasserie Dauphine portare dei panini e della birra
"Entra! gridò Maigret a Méjat entre gli dava dell pacche sulle spalle. E sistemò le cibarie sul tavolo, del patè, il prosciutto, del pane, delle bottigliette di birra (...)Maigret (...) si preparò un panino, si versò da bere (...) Camminava. Mangiava. Borbottava. Inarcava la schiena. (...). Maigret mangiava di continuo, facendo dei bocconi fin troppo grossi e andava avanti masticando, piazzato davanti alla porta per contemplare quei due attraverso i vetri...".
Il panino è essenziamente un "cibo da ufficio" che il commissario consuma durante il lavoro e nella serie viene definita come un'alimentazione parigina. Di conseguenza è raro che Maigret ne mangi nelle inchieste che conduce fuori della capitale; vale a dire che se il consumo dei sandwich nei romanzi del periodo Fayard è piuttosto moderato, visto che Simenon, come si sa, ha portato fuori Parigi il commissario nelle sue prime inchieste. Ma nonostante tutto si trovano citazioni di panini anche in queste pagine.
In Monsieur Gallet, décédé, Maigret accompagna M.me Gallet sul treno da Saint-Fargeau a Sancerre. Al commissario basta un'attesa per una coincidenza da aspettare alla stazione di Melun per acquistare "un cestino con panini, frutta e una bottiglia di bordeaux". Certo nulla a che vedere con un vassoio preparato dalla Brasserie Dauphine, ma Maigret ne farà le spese: la dignitosa M.me Gallet rifiuta quel pasto e non si saprà se anche il commissario oserà consumare, lui che aveva già "abbandonato l'idea di fumare in sua presenza"... Astinenza, dunque...
Anche il successivo panino non ha un gran successo: in La tête d'un homme, Maigret è a La Coupole dove sta per assistere all'arrivo di Heurtin: preso dalla tensione del momento mangia un panino "senza appetito" a meno che i panini de La Couple non fossero all'altezza di quelli della Brasserie Dauphine...
Il romanzo La nuit du carrefour s'apre su una scena tipica delle indagini maigrettiane: mattina presto alla Polizia Giudiziaria alla fine di un lungo interrogatorio: "Sul tavolo c'erano dei bicchieri di birra vuoti e dei resti di panini".
Ecco il primo riferimento ai panini durante il rituale dell'interrogatorio che poi ritorveremo spesso in seguito. Nello stesso romanzo Maigret si prepara ad affrontare la notte:
"Maigret entrò nella cucina dove la moglie dell'albergatore preparava la cena. Scovò una terrina di paté, tagliò una grossa fetta di pane e ordinò:
- Un bichiere di bianco, per favore...
- Non aspettate la cena?
Divorò senza rispondere il suo enorme panino.
Il brigadiere l'osservava con un'evidente voglia di parlare.
- Vi attendete qualcosa di grosso per stanotte, non è vero?
- Heu!...
- Ma perché negarlo? Questo mangiare in piedi non sa tanto di veglia d'armi?
Ritroviamo una scena simile in Le port des brumes, dove Maigret fà su e giù tra il muro della villa del sindaco Grandmaison, punto d'osservazione di Lucas, e l'hotel dove il commissario si è sistemato.
Maigret va all'hotel per cercare del cibo e delle bevande per il suo brigadiere: "Il suo posto a tavola era preparato all'Hôtel de l'Univers. Ma si accontentò di ingoiare in piedi un pezzo di patè e del pane. Preparò un panino per il collega e portò via il resto della bottiglia di bordeaux".
Occorre attendere l'utimo romanzo del periodo Fayard (Maigret) per ritrovare il riferimento ad un panino: il commissario in pensione, accompagna suo nipote a Parigi. Entra al Tabac Fontaine, per acquistare del tabacco, un panino (al prosciutto) e ne approfitta per informarsi su quello che è successo la notte precedente al Floria. Poi consumerà nello stesso posto altri due panini durante la lunga notte in cui spia le reazioni di Audiat e compagni. Il padrone che non lo vede di buon occhio, gli fà serviere due panini "secchi e raggrinziti" con una vecchia fetta di prosciutto e senza mostarda. Una piccola vendetta di cui Maigret fà finta di non accorgersi... A la guerre comme à la guerre...
Quando Simenon riprende il suo personaggio dopo qualche anno di interruzione, per una serie di racconti da pubblicare sui giornali, il primo testo che scrive L'affaire du
boulevard Beaumarchais, s'apre con una scena ormai rituale: lungo interrogatorio nela notte alla Polizia Giudiziaria, a porta dell'ufficio di Maigret di apre: "Lucas!... - chiamò Maigret, cercando gli ispettori con gli occhi di chi non ci vede più molto chiaro - Corri a cercare dei panini... Passa alla brasserie e fai portare su delle birre...". Ecco dunque la chiave dell'enigma: il panino che Maigret mastica in piedi e "a grandi morsi" gli serve in realtà a far luce sul mistero e a far emergere la verita, a vederci chiaro....
Il panino è anche il cibo "fatto e mangiato" che si mangia quando non si ha il tempo di mettersi a tavola per gustare il piatto del giorno: così succede ne L'homme dans la rue, dove Maigret, che segue le tracce del suo sospettato, resta in piedi vicino a lui, davanti al bancone di zinco e "inghiotte panini". Nello stesso racconto, un volta che l'uomo si era recato dal commissario, questi lo porta a Quai des Orfèvres e l'interrogatorio può iniziare, perchè la messa in scena era in arrivo "Una porta che si apre e si richiude. Birra e panini sul tavolo".
Ed eccoci arrivati al periodo Gallimard. Nel primo romanzo che Simenon scrive in questoi anni con il suo personaggio, Les caves du Majestic, si trova di nuovo la scena dell'interrogatorio: è quello di Prosper Donge, che il commissario fà cercare al Dépôt. Lo porta nel suo ufficio: "- Entrate...avete mangiato? L'altro fà segno di no. Maigret, che aveva fame anche lui, e soprattutto sete, spedì l'uomo di guardia a cercare birre e panini". Una volta ancora "Maigret mangiava in piedi andando e venendo su e giù per l'ufficio".
E' un rituale talmente abitudinario che Maigret lo replica anche fuori del
suo ufficio: così ne La maison du juge, dopo che il giudice Forlacorix gli ha affidato il caso, Maigret fà venire Méjat che trova il commissario a "divorare un panino al patè, mentre camminava. Sul tavolo c'era una bottigia di vecchio bordeaux quasi vuota". Poi dopo aver portato Lisa in clinica, e il giudice in prigione, Maigret va alla stazione per prendere il treno che lo porterà a Versailes. Aspettando il treno ordina birra e un panino al prosciutto.
Più tardi durante la gande scena dell'interrogatorio di Marcel Airaud e di Albert Forlacroix si ripete il celebre rituale: il capitolo 9, intitolato La "chansonnette" si apre così:
"Chiunque a Quai des Orfèvres, un Lucas o un Janvier, non avrebbero avuto bisogno d'osservare a lungo Maigret per capire. Anche la schiena era eloquente! (...) Tutte le volte che qualcuno avesse visto quella schiena lungo il corridio della Polizia Giudiziaria, Maigret senza conferire parola che introduceva un uomo nel suo ufficio, gli ispettori si sarebbero guardati.
- Hum!... Ecco un testimone che si sa quando entra...
E questo senza stuporsi se dopo due o tre ore si sarebbe visto il garzone della Brasserie Dauphine portare dei panini e della birra
"Entra! gridò Maigret a Méjat entre gli dava dell pacche sulle spalle. E sistemò le cibarie sul tavolo, del patè, il prosciutto, del pane, delle bottigliette di birra (...)Maigret (...) si preparò un panino, si versò da bere (...) Camminava. Mangiava. Borbottava. Inarcava la schiena. (...). Maigret mangiava di continuo, facendo dei bocconi fin troppo grossi e andava avanti masticando, piazzato davanti alla porta per contemplare quei due attraverso i vetri...".
lunedì 24 marzo 2014
SIMENON SIMENON. LA CENTRALITA' DEL... PANINO NELLE INDAGINI DEL COMMISSARIO MAIGRET
Continuiamo con il filone gastronomico di Maigret che peraltro sembra aver riscosso un certo successo, soprattuto le ricette surreali di Murielle Wenger per... cucinare a puntino Maigret in vari modi. Adesso, sempre dalla penna di Murielle, un approfondimento, anzi stavolta possiamo proprio parlare di un vero e proprio saggio per spessore e lunghezza. Oggetto "il panino". Già proprio quello che compare spesso nelle inchieste del commissario, mangiato in piedi, seduti in qualche brasserie o servito nei lunghi interrogatori, sul vassoio portato su dalla Brasserie Dauphine.
Ingrediente essenziale dell'interrogatorio à la chansonnette, sostentamento del commissario quando lavora, qualcosa di solido che permette di assorbire i litri di birra ingurgitati, il panino fà parte della panoplia del commissario allo stesso titolo del suo cappello o della sua pipa... E' il cibo più frequentemente citato nel corpus maigrettiano, di più della mitica fricandeau à l'oseile, la banquette de veau, o la chocroute.
Se vi va di seguirmi, faremo dunque un tour in questa serie alla ricerca delle citazioni a proposito di questo "panino", per scoprire come Maigret se ne serve e l'utilizzo che ne fà. Il nosto percorso seguirà l'ordine cronologico della scrittura dei testi.
Il primo Il panino è il primo cibo menzionato da Simenon in tutta la serie: in Pietr le Letton, al capitolo 3, ecco Maigret che torna a Quai des Orfèvres, dopo un giro alla Gare du Nord e al Majestic. Domanda a Jean, l'attendente dell'ufficio, di fargli portare qualcosa che lo faccia riprendere dopo aver sopportato uno di quei temporali che a novembre si scaricano su Parigi: "Ordinami qualche bicchiere di birra e dei panini, ma niente mollica, eh...!".
Subito le cose in chiaro. Panini si, ma per favore, belli croccanti e non mosci! A cosa può dunque assomigliare questo panino? E' praticamente una baguette o é un tipo di pane molto più spesso? Non c'è niente in tutta la serie dei Maigret che ci dia qualche indicazione in tal senso, libero dunque ognuno di immaginarselo come vuole...
Jean ha fatto l'ordinazione e poco dopo si sentono "dei rumori di passi e di bicchieri traballanti, dietro la porta" dell'ufficio di Maigret. Torrence, che ha raggiunto il comissario, apre la porta e vede apparire il cameriere che serve le bevande e il cibo abituale: "il cameriere della Brasserie Dauphine entrò, posò sulla tavola un vassoio con sei birre e quattro panini assai imbottiti". Vedendo che Maigret non era solo, si preoccupò di chiedere se quello che aveva portato sarebbe bastato per tutti e due.... Maigret gli risponde "... basterà...", si mette a mangiare e a bere, senza smettere di fumare,... il gusto del tabacco si accorda con quello del prosciutto?... (segue)
Murielle Wenger
Ingrediente essenziale dell'interrogatorio à la chansonnette, sostentamento del commissario quando lavora, qualcosa di solido che permette di assorbire i litri di birra ingurgitati, il panino fà parte della panoplia del commissario allo stesso titolo del suo cappello o della sua pipa... E' il cibo più frequentemente citato nel corpus maigrettiano, di più della mitica fricandeau à l'oseile, la banquette de veau, o la chocroute.
Se vi va di seguirmi, faremo dunque un tour in questa serie alla ricerca delle citazioni a proposito di questo "panino", per scoprire come Maigret se ne serve e l'utilizzo che ne fà. Il nosto percorso seguirà l'ordine cronologico della scrittura dei testi.
Il primo Il panino è il primo cibo menzionato da Simenon in tutta la serie: in Pietr le Letton, al capitolo 3, ecco Maigret che torna a Quai des Orfèvres, dopo un giro alla Gare du Nord e al Majestic. Domanda a Jean, l'attendente dell'ufficio, di fargli portare qualcosa che lo faccia riprendere dopo aver sopportato uno di quei temporali che a novembre si scaricano su Parigi: "Ordinami qualche bicchiere di birra e dei panini, ma niente mollica, eh...!".
Subito le cose in chiaro. Panini si, ma per favore, belli croccanti e non mosci! A cosa può dunque assomigliare questo panino? E' praticamente una baguette o é un tipo di pane molto più spesso? Non c'è niente in tutta la serie dei Maigret che ci dia qualche indicazione in tal senso, libero dunque ognuno di immaginarselo come vuole...
Jean ha fatto l'ordinazione e poco dopo si sentono "dei rumori di passi e di bicchieri traballanti, dietro la porta" dell'ufficio di Maigret. Torrence, che ha raggiunto il comissario, apre la porta e vede apparire il cameriere che serve le bevande e il cibo abituale: "il cameriere della Brasserie Dauphine entrò, posò sulla tavola un vassoio con sei birre e quattro panini assai imbottiti". Vedendo che Maigret non era solo, si preoccupò di chiedere se quello che aveva portato sarebbe bastato per tutti e due.... Maigret gli risponde "... basterà...", si mette a mangiare e a bere, senza smettere di fumare,... il gusto del tabacco si accorda con quello del prosciutto?... (segue)
Murielle Wenger
domenica 23 marzo 2014
SIMENON SIMENON. UN MONDO DI LETTORI IN CUI E' SEMPRE... NOTTE
L'imperatore della notte. La definizione è di Henry Miller, notoriamente grande ammiratore e amico di Simenon. A chi gliene chiedeva il significato, lo scrittore americano spiegava che in tutto il mondo esiste un popolo della notte che va a coricarsi con un libro di Simenon pronto sul comodino. Inizia a leggere e non smette fino a quando il sonno non prende il sopravvento. Ma c'è anche chi non riesce ad adormentarsi finché non é arrivato alla fine. E' in quel momento che avviene l'incoronazione: Simenon signore e sovrano dei lettori nottambuli.
Questa originale definizione è senz'altro il linea con la geniale stravanganza di Miller ed è ormai datata agli ani '60. Ma la sua affermazione aveva un che di profetico.
E già, perché siamo sempre allo stesso punto. Finchè Simenon era in vita, e soprattutto in quegli anni (aveva allora un sessantina d'anni), sfornava quattro romanzi l'anno, faceva parlare di sè, giornali e tv l'intervistavano, teneva conferenze e interventi. Insomma, fatta salva la qualità di quello che scriveva, era lui in persona che teneva a regime tutto quel meccanismo che ne faceva un romanziere di livello, ma tradotto e venduto come pochi.
Ma una volta che non ci fosse più stato? Dopo la sua scomparsa, la sua opera avrebbe seguito la strada di quelle di tanti altri scrittori celebrati in vita e poi pian piano scivolati nell'oblio? Abbiamo numerosi esempi di autori di successo che ormai non si leggono più e addirittura di cui nemmeno quasi si parla più.
Noi che scriviano nel 2014, possiamo affemare, con un facile senno del poi, che tutto ciò per Simenon non si è verificato. Sappiamo bene che occupa ancora i cataloghi di molti editori nel mondo, constatiamo che le riedizioni di suoi libri scritti 50, 60, 70 anni fa' ancora entrano nelle classifica dei libri più venduti. E tanto per dare sostanza a quello che diciamo, vi invitiamo a consultare l'interessante panoramica di informazioni fornita dal sito ufficiale dello scrittore Simenon.co, curato dal figlio John, sulle edizioni delle opere di Simenon in tutto il mondo. Abbiamo preso ad esempio un mese: da oggi al 23 aprile. Ecco il calendario
• 25/03 - USA - Due Maigret (Penguin)
• 26/03 - FRANCIA - Un Maigret (Livre de Poche)
• 01/04 - ITALIA - Un Maigret (Adelphi)
• 03/04 - REPUBBLICA CECA - Un Maigret (Knizni Klub)
• 03/04 - GRAN BRETAGNA - Un Maigret (Penguin)
• 05/04 - RUSSIA - Un Maigret (Bertel'smann)
• 07/04 - SPAGNA - Un roman-dur (Acantillado)
• 14/04 - BRASILE - Tre Maigret - (L&PM Editores)
• 16/04 - FRANCIA - Raccolta di racconti - (Le livre de poche)
• 23/04 - FRANCIA - Un roman-dur
sabato 22 marzo 2014
SIMENON SIMENON. ANCORA RICETTE: COME "CUCINARE" MAIGRET ?
Lo sanno tutti. La cucina tira in tv, sui giornali, nelle chiacchierate al telefono e nei dopocena sul divano... Anche noi non siamo immuni dal contagio e ieri abbiamo fatto la descrizione su come si costruisce un personaggio, in quel caso un commissario, usando un linguaggio mutuato da quello culinario.
La cosa ha scatenato la fantasia, una vena umoristica e, diremmo, anche un po' surrealista della nostra Murielle Wenger che ha commentato i post di ieri con un'esilarante serie di modi in cui "cucinare"...Maigret.
Il nostro consueto timore che i commenti possano sfuggire alla lettura, ci spinge a presentarli oggi in un traduzione italiana, come un vero e proprio post... Buona lettura e buon appetito!
Maigret en croûte de tabac
Prendere un Maigret non troppo duro; preferibilmente di Denominazione d'Origine Controllata. Farlo marinare in una pinta di birra fresca, durante una notte d'interrogatori. Il mattino dopo, togliere il Maigret dalla birra, sgocciolarlo ben bene e avvolgerlo in un buon cappotto dal collo di velluto. A piacere guarnire con un capello a bombetta o un cappello floscio, a seconda di quello che si ha sottomano. Preparare un pipa ben rodata, preferibilmente caricata con un buon tabacco gris, accenderla e farla fumare a Maigret. Quando è il momento, spruzzare di una buona dose di cognac. Servire con un panino in un angolo dell'ufficio.
Maigret revenu au poêle à charbon
Far uscire un Maigret sotto la pioggia di novembre. Farlo camminare di notte in una strada deserta, preferibilmente sul pavè di un marciapiedi. Farlo passare sotto un lampione e, a volontà, farlo entrare in un cabaret (Picratt's per esempio). Quando Maigret sarà sufficientemente bagnato, farlo tornare in ufficio, accendere la stufa, caricarla di carbone e... fargli assaporare il calore della sua stanza!
Maigret de campagne
Prendete un Maigret con un cappello di paglia e degli zoccoli (quelli che vengono dalle rive della Loira sono i migliori), sistemarlo in un campo di pomodori ben maturi. Lasciarlo indorare per tutta l'estate e metterlo di tanto in tanto a pescare. Dopo qualche mese, otterrete così un'eccellente conserva di Maigret che potrete servire sia come entrée di un'inchiesta, oppure alla fine.
Maigret au café
Prendere un Maigret di mattina. Farlo entrare in un piccolo bistro a place de la République. Irrorare a volontà di cafè creme o di vino bianco. Concludere facendolo passeggiare lungo le bachine. L'aggiunta di una serie di chiatte sulla Senna è vivamente consigliato.
Maigret de mer
Il Maigret di mare si prepara con il sale, sia agli spruzzi dell'Atlantico o della Manica, sia al sole del Mediterraneo. La versione nordica è anche possibile, ma occorrerà avere la cura di farlo marinare prima in una chiatta olandese.
* Le illustrazioni di questo post sono tutte di Férenc Pinter
La cosa ha scatenato la fantasia, una vena umoristica e, diremmo, anche un po' surrealista della nostra Murielle Wenger che ha commentato i post di ieri con un'esilarante serie di modi in cui "cucinare"...Maigret.
Il nostro consueto timore che i commenti possano sfuggire alla lettura, ci spinge a presentarli oggi in un traduzione italiana, come un vero e proprio post... Buona lettura e buon appetito!
Maigret en croûte de tabac
Prendere un Maigret non troppo duro; preferibilmente di Denominazione d'Origine Controllata. Farlo marinare in una pinta di birra fresca, durante una notte d'interrogatori. Il mattino dopo, togliere il Maigret dalla birra, sgocciolarlo ben bene e avvolgerlo in un buon cappotto dal collo di velluto. A piacere guarnire con un capello a bombetta o un cappello floscio, a seconda di quello che si ha sottomano. Preparare un pipa ben rodata, preferibilmente caricata con un buon tabacco gris, accenderla e farla fumare a Maigret. Quando è il momento, spruzzare di una buona dose di cognac. Servire con un panino in un angolo dell'ufficio.
Maigret revenu au poêle à charbon
Far uscire un Maigret sotto la pioggia di novembre. Farlo camminare di notte in una strada deserta, preferibilmente sul pavè di un marciapiedi. Farlo passare sotto un lampione e, a volontà, farlo entrare in un cabaret (Picratt's per esempio). Quando Maigret sarà sufficientemente bagnato, farlo tornare in ufficio, accendere la stufa, caricarla di carbone e... fargli assaporare il calore della sua stanza!
Maigret de campagne
Prendete un Maigret con un cappello di paglia e degli zoccoli (quelli che vengono dalle rive della Loira sono i migliori), sistemarlo in un campo di pomodori ben maturi. Lasciarlo indorare per tutta l'estate e metterlo di tanto in tanto a pescare. Dopo qualche mese, otterrete così un'eccellente conserva di Maigret che potrete servire sia come entrée di un'inchiesta, oppure alla fine.
Maigret au café
Prendere un Maigret di mattina. Farlo entrare in un piccolo bistro a place de la République. Irrorare a volontà di cafè creme o di vino bianco. Concludere facendolo passeggiare lungo le bachine. L'aggiunta di una serie di chiatte sulla Senna è vivamente consigliato.
Maigret de mer
Il Maigret di mare si prepara con il sale, sia agli spruzzi dell'Atlantico o della Manica, sia al sole del Mediterraneo. La versione nordica è anche possibile, ma occorrerà avere la cura di farlo marinare prima in una chiatta olandese.
* Le illustrazioni di questo post sono tutte di Férenc Pinter
venerdì 21 marzo 2014
SIMENON SIMENON. RICETTA: COSA CI VUOLE PER FARE UN BUON COMMISSARIO?
Tutte le immagini qui utilizzate sono state realizzate dal pittore-illustratore Férenc Pinter |
Manca qualcosa? Certo gli manca l'anima. La sua essenza più profonda che dà spessore al protagonista, quello che lo fà pensare, agire e muovere in un senso o nell'altro... oppure che non lo faccia muovere per niente.
Ma ancora non ci siamo. Molti autori avrebbero fatto faville se i loro personaggi fossero stati cucinati con gli ingredenti fin qui indicati... ma...
Già manca sempre qualcosa. Un'ingrediente comune come il sale e importante come le più rare erbe aromatiche...
Manca la realtà.
Simenon tira fuori il suo Maigret non dal cilindro della sua fantasia, ma dagli uffici della polizia giudiziaria, quelli con gli scaloni polverosi, dove il crimine non è un'avventura da brivido, ma una routine quotidiana. Una conusetudine che si replica tra incartamenti, moduli da firmare, autorizzazioni da ricevere. Uffici dove i poliziotti sono quello che sono: funzionari statali. Più o meno solerti, più o meno in gamba, più o meno intelligenti, ma comunque impiegati della pubblica amministrazione dove il noir è spesso ben coperto dal... grigio.
Simenon lo dice spesso "Maigret non è intelligente (e spesso non ne ha nemmeno l'aria) ma è intuitivo". Un commissario capo che non sa guidare, non porta mai la pistola, che è più spesso seduto ad una brasserie con un bel bicchiere di birra, piuttosto che impegnato in inseguimenti mozzafiato o men che meno in muscolose colluttazioni con il cattivo di turno.
Grigio funzionario statale, appartenente alla piccola borghesia, che vive in un appartamento con una moglie casalinga, niente evasioni sentimentali, non è un mondano... commissario Maigret... un pantofolaio si direbbe.
Messa così la ricetta sembrerebbe dare come risultato un piatto insipido, dal sapore indefinito... di quelle pietanze che quando si sono finite di mangiare, non si saprebbe dire che cosa erano...
Vista da questa angolazione, verrebbe da dare ragione ad Artheme Fayard (l'editore di Simenon all'epoca del lancio di Maigret) che recalcitrava davanti ad un personaggio del genere che già vedeva tradotto in un fiasco editoriale. Era certo che avrebbe perso dei soldi per seguire quel Simenon, che gli aveva spiegato quell'astrusa teoria della serie poliziesca come "semi-letteratura", dal romanzo popolare al roman-roman passando per Maigret...
Questa ricetta invece dette come risultato un successo clamoroso, un piatto talmente buono da essere gustato in tutto il mondo, adatto a quasi tutti i palati e la cui prelibatezza attira ancora oggi, nonostante sia un ricetta vecchia quasi un secolo?
L'ingrediente principe l'abbiamo già citato. Quella realtà che permea, non solo il protagonista, ma tutte le indagini di Maigret, i personaggi che vi si muovono, i luoghi in cui si svolgono. Simenon aveva capito che quel sapore era riconosciuto da tutti e ognuno lo faceva suo, perchè era parte del suo bagaglio di consuetudini quotidiane, dei propri problemi di tutti i giorni, delle sensazioni che avvertiva nei momenti felici e in quelli drammatici. Ogni pagina delle inchieste di Maigret finisce per essere, per ognuno dei lettori, un pezzo di vita, non un sogno irragiungibile, fatti e vicende che conosce bene e riconosce in quelle pagine.
Ecco, crediamo che la ricetta ora sia completa... certo che se ai fornelli ci siamo noi oppure vi armeggia uno chef chiamato Simenon, il risultato potrà mai essere lo stesso?
giovedì 20 marzo 2014
SIMENON SIMENON... QUEL GIORNO "LE MONDE" LO DEFINÍ SCONCERTANTE
"25 anni senza Simenon, ma...".
Riportiamo un'altra delle testimonianze
di quanto la stampa italiana e quella francese andarono scrivendo, venticinque anni fa',
all'indomani della morte di Georges Simenon.
Questa volta si tratta di quello che pubblicò
il prestigioso quotidiano parigino "Le Monde",
che con la sua aria compassata e autorevole
dette la notizia sia in prima pagina che all'interno, dedicandogli l'intera pagina solitamente riservata alla letteratura.
Lo sguardo su questo secolo "...il suo primo posto, Simenon lo deve a un destino singolare e ad un grande talento che l'hanno portato a posare il suo sguardo su questo secolo...". Così scriveva Bertrand Poirot-Delpech nel suo articolo sulla prima pagina de Le Monde, il 7 settembre 1989, intitolato La morte di Georges Simenon - L'alone dei lampioni. Una breve carrellata di considerazioni e flash sul posto che l'opera del romanziere, ormai scomparso, andava ad occupare nella letteratura di lingua francese. Ma con un occhio vigile, alla sua vita, ai suoi numeri, al suo Maigret, Poirot-Delpech disegna un agile ritratto che prelude agli articoli all'interno, che vengono evidenziati in un box.
"... dietro la facciata, al riparo delle luminarie industriali, scruta il mondo dei pavé luccicanti, degli aloni dei lampioni, dei piccoli crimini dell'impotenza, delle cucine dove si cuoce a fuoco lento una delle poche consolazioni della vita...".
Un particolare che colpisce. Neanche una foto del romanziere. Ma Le Monde di allora era così, nessuna foto per nessuna notizia sulla prima pagina, unica illustrazione una vignetta sulle misure che il presidente Usa di allora, George Bush, aveva annunciato contro il traffico della droga.
Certo non va scordato che, fino alla morte, Simenon aveva mantenuto la cittadinanza belga e benchè la Francia lo avesse adottato, lui era rimasto fedele alla sua piccola Liegi, ma i giornali francesi lo celebravano come se fosse stato loro patrimonio.
Un'opera sconcertante "... oggi che la morte l'ha fermato per sempre, l'opera di Georges Simenon, appare chiaramente, nel dominio della letteratura francese, come la più sconcertante del ventesimo secolo..." Così attacca lapidario Jacques Cellard nel suo articolo d'apertura nella pagina 11, dove si ritrovano un articolo di spalla, che parla degli oltre mezzo miliardo di copie vendute in tutto il mondo; un box dedicato a Maigret e ad una colonnina con un biografia sintetica, ma abbastanza completa. Cellard spiega tra l'altro perchè Simenon non è uno "scrittore come tanti" e ne analizza le tappe con i suoi cambiamenti, le particolarità, la sua inesauribile vitalità che si è realizzata nelle sue opere e ella sua vita.
Nel titolo del pezzo dedicato a Maigret, il commissario simenoniano viene definito "immortale": "Dio può morire, ma Maigret rimarrà". E' Gabrielle Rolin che si getta in questo parallelo spericolato, passando poi a quello tra autore e personaggio. Va ricordato che tutto questo fu scritto 25 anni fa', all'indomani della morte dello scritttore. Potevano sapere che Maigret fosse davvero immortale? Quanti autori e personaggi letterari sono ben presto caduti nell'oblio dopo pochi anni? Oggi sappiamo che romanzi scritti negli anni '30 (quasi ottant'anni fa'), vengono tutt'ora rieditati e entrano nelle classifiche dei libri più venduti... e non solo in Italia. Possiamo riconoscere alla Rolin un certo fiuto e una buona preveggenza. I numeri di romanzi, racconti, romanzi popolari, dei Maigret, delle autobiografie, di articoli, di film e serie televisive tratte dalle sue opere, costituiscono un quantità di numeri che stordivano. Oggi forse ci abbiamo fatto l'abitudine, ma allora, alla fine della sua vita e a conti fatti, probabilmente proiettavano sul suo corpus letterario una luce davvero sconcertante.
Ultima notazione, anche in questa pagina, interamente dedicata a Simenon, non una sola foto del romanziere. Anche qui un'unica immagine, un'illustrazione che raffiugura un Simenon che fuma in un pipa un Simenon, che fuma in una pipa un Simenon, che fuma..... Simenon non finisce mai?
mercoledì 19 marzo 2014
SIMENON SIMENON. IL VIDEO "LE SIECLE DE SIMENON"... ALMENO UN ASSAGGIO
Lo abbiamo presentato, lo abbiamo visto, ne abbiamo parlato il giorno dopo (vedi Il "Secolo Simenon" tutto in una notte). Ci riferiamo a "Le siècle de Simenon", documentario di Pierre Assouline, trasmesso il 23 febbraio da Arte, (la televisione cuturale franco-tedesca). Un vera chicca per tutti gli appassionati, che è andata in onda in una serata tutta dedicata a romanziere, in cui è stato trasmesso anche il film L'horologer de Saint-Paul di Bertrand Tavernier (1974) interpretato da Philppe Noiret e Jean Rochefort, tratto dal romanzo L'horloger d'Everton (1954). Serata eccezionale, dunque, che però non tutti hanno potuto vedere. Adesso, grazie all'I.N.A. - Institut National de l'Audiovisuel della Francia, siamo in grado di proporne un brano ai nostri lettori. Circa cinque minuti (degli oltre cinquanta in totale) di un programma in cui si documenta magistralmente l'uomo, lo scrittore, la sua opera, la vita... il suo secolo, dietro cui si intuisce subito la mano di Assouline, uno dei massimi esperti simenonologi e si riconosce lo standard di Arte, un'emittente televisiva che in Italia ci sogniamo ad occhi aperti.
martedì 18 marzo 2014
SIMENON SIMENON. MA C'E' DAVVERO UN "DOTTOR MAIGRET" ?
Il 5 giugno del 1968 Simenon partecipa ad un incontro divenuto famoso: si sottopone ad una specie di seduta psicoanalitica da parte di cinque medici, tra cui dei psicanalisti, i quali avevano intenzione di sondare le regioni più profonde dell'animo creativo dello scrittore e di analizzare molti sui comportamenti connessi appunto alla sua attività di romanziere. Di questo incontro Simenon-Simenon si è ovviamente già occupato (vedi ad esempio il post Simenon e Maigret in mano agli psichiatri). Ma questa volta quello che ci interessa è ciò che in questa inconsueta sede Simenon dice sulla sua creatura.
La discussione verteva sul romanzo Anneaux de Bicêtre in cui secondo gli specialisti di Médicine et Hygiène (una rivista medica svizzera che in quei giorni voleva festeggiare con questa "intervista" i suoi 25 anni di uscita), il romanziere descrive spendidamente il rapporto tra medico e paziente e sottolinea l'importanza dell'intesa morale anche per la guarigione da una malattia organica.
Nel corso della sua risposta Simenon ricorda cha già da adolescente si chiedeva: ...perchè non esiste un dottore che sia allo stesso tempo medico del corpo e medico della mente? Insomma un medico che conosca l'individuo, la sua età, il suo fisico, le sue possibilità e che possa consigliarlo se deve indirizzarsi in un verso piuttsto che in un altro? Insomma gà prefiguravo una sorta di medicina psicosomatica... ed è con questo spirito che ho creato il personaggio di Maigret. Perchè è quello che fà Maigret, e perciò è stato necessario che Maigret abbia fatto due o tre anni di medicina (all'università). Bisognava che albergasse in lui anche un po' di sensibilità medica. E Maigret per me è un accomodatore di destini. E' l'equivalente di quelli che passano per la strada e aggiustano sedie e suppellettili..."
E poi si arriva alla questione del "comprendere e non giudicare".
"...e' per questo che non volevo che avesse una parte di medico e una di confessore. Perchè credo che sia il medico stesso a dover essere nel medesimo tempo sia medico che confessore...".
lunedì 17 marzo 2014
SIMENON SIMENON. CHEZ GEORGES E TIGY: PARTY, NOTTI BRAVE E... SCRITTURA
Chez Simenon. Nel 1927 Georges e Tigy si erano appena trasferiti nell'appartamento al 21 di Places des Vosges. Iniziavano a girare i primi soldi e i coniugi Simenon avevano arredato la loro casa all'ultima moda e davano feste e party cui partecipavano artisti, pittori amici di Tigy, scrittori agli inizi come Georges e gente del mondo dello spettacolo. L'appuntamento di prassi era quindi chez Simenon che organizzavano feste che duravano fino all'alba. Queste foto documentano alcuni momenti di queste riunioni. Le fotografie, che sono tratte dal libro Simenon-Album de Famille (Presses de la Cité - 1989), erano di proprietà di Tigy. Si tratta di scatti assai rari, che documentano gli anni giovanili dei due.
Questi stravizi da nottambulo, non impedivano a Simenon di rispettare il suo ruolino di marcia per quanto riguardava la scrittura. In quel periodo usava una ventina di pseudonimi con cui firmava romanzi brevi, racconti, feuilleton sui giornali o storie per libretti popolari. Era diventato famoso presso i vari editori con cui lavorava, per la velocità di scrittura e la precisione di consegna. Ma un'altro punto a suo favore era la versatilità. Scriveva racconti sentimentali, romanzi d'avventura, reportage di viaggi mai avvenuti, intricate storie poliziesche... Arrivava l'ordine: "... tot righe di un romanzo breve, di argomento amoroso, consegna tra una settimana...".
E il giovane Simenon, allora nemmeno venticinquenne, si buttava a capofitto e scriveva.... scriveva... Quelli erano i tempi in cui arrivava a redigere fino a ottanta pagine al giorno. Si dice che in certi momenti fosse arrivato a radunare nel suo studio tre segretarie dattilografe che battevano tre diverse storie che lui dettava praticamente in contemporanea, pur di rispettare i tempi.
E all'epoca in cui dava queste feste, nel suo salone dove troneggiava un modernissimo bar all'americana che era il suo vanto e la meraviglia dei suoi ospiti. Comunque Simenon, che faceva baldoria con gli invitati fino alle ore piccole, la mattina verso le sei era invece già sveglio. E mentre sui divani o sui tappeti alcuni ospiti smaltivano sbornie e stravizi della notte brava, lui era già lì a picchiettare sui tasti della sua macchina da scrivere immerso in un pericoloso viaggio nella Terra del Fuoco, o invischiato in qualche tormento amoroso oppure coinvolto in una selvaggia lotta contro il terribile criminale di turno.
Questi stravizi da nottambulo, non impedivano a Simenon di rispettare il suo ruolino di marcia per quanto riguardava la scrittura. In quel periodo usava una ventina di pseudonimi con cui firmava romanzi brevi, racconti, feuilleton sui giornali o storie per libretti popolari. Era diventato famoso presso i vari editori con cui lavorava, per la velocità di scrittura e la precisione di consegna. Ma un'altro punto a suo favore era la versatilità. Scriveva racconti sentimentali, romanzi d'avventura, reportage di viaggi mai avvenuti, intricate storie poliziesche... Arrivava l'ordine: "... tot righe di un romanzo breve, di argomento amoroso, consegna tra una settimana...".
E il giovane Simenon, allora nemmeno venticinquenne, si buttava a capofitto e scriveva.... scriveva... Quelli erano i tempi in cui arrivava a redigere fino a ottanta pagine al giorno. Si dice che in certi momenti fosse arrivato a radunare nel suo studio tre segretarie dattilografe che battevano tre diverse storie che lui dettava praticamente in contemporanea, pur di rispettare i tempi.
E all'epoca in cui dava queste feste, nel suo salone dove troneggiava un modernissimo bar all'americana che era il suo vanto e la meraviglia dei suoi ospiti. Comunque Simenon, che faceva baldoria con gli invitati fino alle ore piccole, la mattina verso le sei era invece già sveglio. E mentre sui divani o sui tappeti alcuni ospiti smaltivano sbornie e stravizi della notte brava, lui era già lì a picchiettare sui tasti della sua macchina da scrivere immerso in un pericoloso viaggio nella Terra del Fuoco, o invischiato in qualche tormento amoroso oppure coinvolto in una selvaggia lotta contro il terribile criminale di turno.
domenica 16 marzo 2014
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE NON BUCA LO SCHERMO DE LA7
Non sembri accanimento e neppure un sorta di attesa al varco. E' che nel panorama delle tanti emittenti televisive nostrane, quella de LA7 è l'unica tv dove gli italiani possono guardare Maigret in prima serata del sabato.
Qualcuno dirà che è frettoloso dare giudizi dopo solo tre puntate, altri potrebbero dire che il buongiorno si vede dal mattino e se una serie parte male...
Intendiamo, non vogliamo qui entrare nel merito di un prodotto televisivo francese che conta più di 50 episodi e che in patria è durato oltre dieci anni. E non è un giudizio di merito nei confronti dell'attore Bruno Crémer, che può vantare un curriculum recitativo di tutto rispetto.
La nostra è una semplice e obiettiva registrazione delle performance di questo Maigret che ieri sera, al terzo appuntamento, si è fermato a 494.000 spettatori e ha segnato l'1,99% di share. I risultati della seconda puntata erano stati di 563.000 spettatori e del 2.41% di share e quindi in lieve aumento rispetto a quelli dell'esordio con 514.000 spettatori e il 1,98% di share.
Insomma siamo al disotto del debutto e la ripresina della seconda puntata sembre essersi subito spenta.
Conclusioni? Staremo a vedere. Queste cifre sembrano indicare che questo Maigret non ha un sufficiente appeal per sedurre i telespettatori. Ma d'altronde anche noi italiani abbiamo avuto un Maigret fallimentare, quello del 2004 di Mediaset, interpretato dal pur bravissimo Sergio Castellitto, affiancato da Margherita Buy, (durò solo un paio di puntate). Ma non c'era feeling, ma lì c'era una scelta del protagonista che, fatta salva la professionalità dell'attore, non rispettava alcuni fondamentali tratti del personaggio.
Crémer è stato un Maigret molto amato dai francesi e la serie ebbe un certo successo (non sarebbe altrimenti durata per 54 episodi), ma sembra che la scintilla con il pubblico italiano (che pure lo conosceva per averlo già visto sul Rai 3 e Rete 4), non riesce, almeno per ora, a scoccare.
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