sabato 9 giugno 2012

SIMENON FA' L'AMERICANO PER DIECI ANNI

4) E fà l'americano per dieci anni
1945-1955 • Negli Usa cambia la vita di Simenon

Davvero per Simenon vedere la Statua della Libertà è sinonimo di sentire la libertà. Dopo l'incubo degli ultimi mesi passati in Francia e l'insicurezza dei mesi passati a Londra ad aspettare un qualsiasi mezzo navale che potesse portarlo sull'altra sponda dell'oceano, l'ingresso nel porto di New York è veramente una liberazione. Passa qualche giorno in città dove incontra Denise Ouimet, la canadese del Quebec che sarebbe dovuta essere la sua segretaria-interprete e invece entra nella sua vita come una furia. Una passione come Simenon non ha mai provato. La sua amante? No, si capisce subito che c'è qualcosa di più. Il sesso? Certamente, quello che era mancato con la prima moglie Tigy, ma la passione, la tenerezza, il bisogno di sentirla sua, addirittura la gelosia. Per Georges é una bella botta tanto che nemmeno due mesi dopo averla aconosciuta ha già finito la stesura di Trois chambres à Manhattan (che uscirà un anno dopo), che altro non è che la trasposizione romanzata del loro incontro. Lei inizia a vivere in casa Simenon  come segretaria particolare dello scrittore. Per l'intanto la famiglia si stabilisce per quasi un anno in Canada per via della lingua. E poi inizia l'avventura americana: ecco una sorta di carnet degli spostamenti con le relative date. Promemoria. In questi dieci anni americani, con gli spostamenti che vedrete elencati, Simenon riuscì a scrivere una cinquantina tra romanzi e Maigret








1946 - A settembre partenza per la Florida (attraverso l'Alabama, Tennessee e Georgia), dove arrivano a novembre e si fermano a Bradenton Beach.
1947 - A gennaio viaggio a Cuba e rientro a Bradenton Beach. A maggio partono e si fermano a Silver Springs. A giugno, traversano il deserto e si stabiliscono in Arizona a Tucson.
1948 - Si spostano a Tumacaori, al confine con il Messico.
1949 - Rientrano a Tucson dove a settembre Denyse (come l'ha ribattezzata Georges) gli dà un altro figlio Jean Denis Chrétien detto Johnny. A fine ottobre si spostano in California a Carmel-by-the-Sea. 
1950 - A giugno viaggio a Reno in Nevada dove il 22 si ufficializza il divorzio tra Georges e Tigy e il 22 lo scrittore e Denyse si sposano. Il 4 luglio si stabiliscono a Shadow Rock Farm, una fattoria nel Connecticut nei pressi di Lakeville. Rimangono qui, tranne qualche viaggio in America e in Europa, fino al 1955 quando a marzo Simenon decide di partire definitivamente. Lascia gli Usa per tornare nella sua Europa. A Lakeville nel 1953 intanto è nata Marie-Geroges terzogenita, prima femmina, l'ultimo dei figli di Simenon a nascere in America.
Abiamo detto anni densi di cambiamenti. Infatti clamorosamente Simenon abbandona le edizioni Gallimard, per dare l'esclusiva di tutti i suoi libri a Presses de La Cité una piccola casa editrice dello svedese Sven Nielsen, con cui entra in società. E così sarà fino alla fine della sua vita.
Gli anni americani portano a Simenon la maturità letteraria, una definitiva celebrità al di fuori della Francia, ma anche riconoscimenti come l'elezione a Presidente del Mystery Writers of America, alcune amicizie. A Georges piace immmensamente la libertà, il senso della frontiera degli States, ma non sopporta il loro puritanesimo e nell'ultimo periodo viene disgustato dalla vicenda del maccatismo.

venerdì 8 giugno 2012

SIMENON, IL SALTO DA SCRITTORE A ROMANZIERE

3) Il salto da scrittore a romanziere
1933-1945 • Simenon un autore da Gallimard


La serie dei Maigret con Fayard conta in tutto 19 titoli. E con questi Simenon aveva considerato chiusa a sua esperienza nella letteratura di genere poliziesco, anche se di tipo molto diverso dalle altre. Ormai era passato ai romanzi, come li chiamava lui, romans-durs, già con Fayard fin dal 1931, cioè prima che fosse lanciato Maigret. Le Relais d'Alsace e Le passeger du "Polarys" i primi due rispettivamente pubblicati nell'ottobre del '31 e nello stesso mese nel '32 (in seguito nel 1933 ne usciranno altri sette!) A quel punto Simenon però non voleva più pubblicare polizieschi, inoltre ormai un editore come Fayard gli andava un po' stretto. E infatti verso la fine del '33 firma il contratto che lo fa entrare in una dell più prestigiose editrici francesi: la Gallimard. Sembra che il tramite sia stato André Gide, grande estimatore della letteratura simenoniana e che, in un scambio epistolare, lo esortava a tirar fuori tutto il suo talento in modo da scrivere "l'opera". Simenon pensava che invece che non avrebb mai scritto il grande romanzo, perchè il suo più grande romanzo doveva essere l'insieme delle sue opere. Nel frattempo non si può tacere due aspetti clamorosi sul fronte giornalisitico entrambe per il quotidiano Paris Soir. Il primo è un scoop mondiale, l'altro un'inciampo abbastanza grave, soprattutto per un personaggio come lui. Il primo si tratta dell'incontro che ebbe nel giugno del '33 con Lev Trotski, braccato dai sicari di Stalin, nascosto ad Istanbul e che Simenon riesce a contattare e a intervistare in esclusiva mondiale.
L'anno seguente, vista la grande popolarità che Maigret gli aveva procurato, lo stesso quotidiano parigino gli affidò una vera e propria inchiesta su uno dei più eclatanti scandali economico-politici che nel '34 scuoteva la Francia della Terza Repubblica: il caso Stavisky. Lo scandalo, che riguardava una truffa di 200 milioni di franchi, vedeva coivolte banche, esponenti della finanza e della politica. ll caso portò prima all'incriminazione di "le bel Sacha" com'era soprannominato Stavisky e poi alla sua misteriosa morte a Chamonix. Ovviamente morto lui, testimone eccellente e scomodissimo, i complici delle alte sfere potevano dormire sonni più tranquilli. Simenon iniziò a muoversi come un vero e proprio investigatore, nemmeno fosse stato Maigret per davvero. Ma il suo fiuto indagatore si dimostrò inversamente proporzionale al suo talento da scrittore. Imboccò una pista sbagliata dopo l'altra, si mise in competizione con la polizia facendo una pessima figura e non approdò a nulla di concreto. Uno smacco che lo segnò parecchio e gli insegnò diverse cose. 
In quegli anni, dopo una decina di romanzi scritti per Gallimard, parte per una serie di lunghi viaggi prima in Europa e poi in tutto il mondo. Quando torna Gaston, il patron della Gallimard gli chiede di riprendere in mano anche Maigret. Sono ormai cinque anni che non esce più nulla. Poco convinto, lo scrittore mette insieme un volume di racconti in parte inediti e in parte pubblicati in vari giornali. Ma poi le inchieste del commissario ricominciano ad intervallare l'uscita dei romanzi e questa è una modalità che verrà seguita fino al 1972, quando il romanziere smetterà di scrivere.
Già, romanziere. Ormai è arrivato al suo obbiettivo e per averne una conferma anche concreta lo scrive anche sulla carta d'identità. Adesso alla dicitura professione appare la parola "romanziere". Ormai non solo si è affrancato dalla letteratura su ordinazione, ma anche da quella di genere (che pure continuerà a a praticare), ma ora è libero di seguire la sua ispirazione. Quella che gli arriva improvvisa e che lui chiama état de roman, una specie di trance creativa in cui, dice lui, si lascia guidare da un declic che scatta nella sua testa e che lo fà entrare nella pelle di un personaggio. E allora inizia a ragionare, a parlare, a vedere il mondo come lui e non sa dove la storia lo porterà, è questo "stato di grazia" che lo condurrà alla fine del romanzo. 


E tutto si concreta in un periodo che va da una decina di giorni ad un minimo di sette. E' il motivo, spiega Simenon, per cui mi devo sbrigare a scrivere (in media un capitolo al giorno), perchè quando finisce questo état de roman non saprebbe più cosa scrivere e in che modo. E i suoi romanzi dell'età più giovane hanno fino ad undici capitoli (vuol dire undici giorni di trance) quelli dell'età avanzata solo sette (lo scrittore infatti non regge per più di sette giorni la fatica di quella trance). Tensione, fatica, concentrazione. Simenon ha calcolato con la bilancia che lo sforzo lo fa sudare e gli fa perdere circa un chilo a capitolo. Quasi dieci chilogrammi a romanzo. 
Ma la sua attività ha sempre un ritmo serrato e spesso frenetico. Ad esempio nel 1938 escono per Gallimard ben otto romanzi e nel '42 tre Maigret e quattro romanzi. Nel frattempo Simenon ha lasciato Parigi e si è stabilito in Vandea, nel '39 è nato Marc il suo primogenito e allo scoppio della seconda guerra mondiale viene nominato Commissario della Vandea per i rifugiati belgi (quelli fuggiti per l'occupazione nazista). 
Durante la guerra e l'invasione della Francia viene accusato di essere ebreo o perlomeno di ascendenze ebree per l suo cognome che deriverebbe dall'ebraico Shi'mon e lui fatica non poco a dimostrare il contrario. Ma durante quegli anni fa affari (vendendo diritti dei suoi libri) con la Continental, una società cinematografica che, con una serie di partecipazioni neanche tanto occulte, fa capo al ministro nazista della Propaganda, Goebbels. Di questo viene accusato, a guerra finita, dal fronte di liberazione nazionale francese. Girano voci di un Simenon messo nelle liste dei collaborazionisti, si vedono le prime esecuzioni dei collaboratori dei nazisti e lo scrittore entra nel panico. Decide quindi di partire per l'America. Per imbarcarsi deve però attendere qualche mese a Londra. Poi a bordo di un cargo svedese traversa l'Atlantico e si lascia per sempre il suo periodo francese alle spalle. Non tornerà più ad abitare in Francia, anche quando la sua posizione sarà chiarita. Intanto è l'inizio di una nuova esperienza quella americana che durerà dieci anni, che gli darà un'altra moglie e altri due figli, oltre che un editore nuovo. Insomma grandi cambiamenti lo attendono, ma il Simenon, che fuma la pipa sul ponte del cargo osservando l'orizzonte, queste cose non le può ancora sapere.

giovedì 7 giugno 2012

SIMENON. DALLA FAME ALLA FAMA, PARIGI ANNI '20

2) Dalla fame alla fama, Parigi anni '20
1922-1932 • Da Colette al commissario Maigret

I primi mesi d'ambientamento erano stati terribili in quella tanto agognata Parigi che si era rivelata meno ospitale di quanto il giovane Georges avesse immaginato. Il primo periodo fu infatti caratterizzato da squallide abitazioni sottotetto e dalla fame. Ricorda Simenon, pasti costituiti da fette di pane su cui strofinava un pezzo di formaggio, così da insaporirlo, ma riducendo il consumo del formaggio al minimo indispensabile. Capì quindi che se voleva aver il temp di diventare scrittore, almeno agli inizi doveva adattarsi a dei lavori che almeno lo facessero sopravvivere. E così finì prima segretario in un ufficio di un movimento politico (la Ligue) a capo della quale c'è un reduce che scriveva per diletto, Binet-Valmer. Nel marzo del '23 Georges si sposa con Tigy e passa alle dipendenze del Marchese di Tracy, sempre simpatizzante del movimento. Rimane al suo servizio per un anno, ma nel frattempo si dedica alla scrittura con racconti brevi per riviste femminili. Fa parte del suo apprendistato. Sa bene Simenon che dovrà fare della gavetta con la letteratura considerata più bassa e più popolare, prima di arrivare ad una specie di semi-letteratura e assommare così anni di esperienza, prima di arrivare a scrivere un romanzo. Sono delle tappe già ben delineate nella sua mente. Ma, nell'immediato, vorrebbe riuscire a pubblicare un racconto su un giornale importante. E per questo insiste con Colette, allora responsabile della pagina della cultura del quotidiano parigino Le Matin, che vagliava i racconti che il giornale pubblicava ogni giorno. Nella sua anticamera c'era una fila di aspiranti scrittori cui regolarmente veniva rifiutato il racconto proposto. E tra loro anche Simenon. Finchè un giorno Colette lo chiamò. "Mon petit Sim - lo apostrofò (perchè si firmava con lo pseudonimo Georges Sim) ci siamo quasi, ma non ci siamo ancora...Via la letteratura, e allora potrà andare... Via tutta la letteratura...". Simenon, come affermò lui stesso in seguito, aveva ricevuto il consiglio più importante di tutta la sua vita di scrittore. Asciugare il testo, usare pochi aggettivi, scegliere parole semplici e comprensibili a tutti, servirsi di un vocabolario essenziale. E dopo un paio di questi trattamenti il suo racconto fu accettato. il 19 settembre 1923 apparve su Le Matin il racconto La Petite Idole a firma Georges Sim, il primo di un'ottantina. Contemporaneamente fu l'inizio di un'intensa stagione di collaborazione con riviste ed editori che pubblicavano storie a puntate sui feuilletton, romanzi brevi in edizione super-economica e antologie di racconti. L'attività  di Simenon divenne sempre maggiore, fino a raggiungere un livello frenetico. Racconti, romanzi brevi o più lunghi gli venivano commissionati e lui in poco tempo "consegnava la merce". Diceva di sentirsi come un artigiano che, a fine giornata, fà il giro dei clienti per




consegnare i propri manufatti. In quel periodo era capace di scrivere anche al ritmo di ottanta pagine al giorno. Qui iniziò la fama di Simenon come scrittore dalla velocità eccezionale, constatazione che però sottointendeva più di una riserva sulla qualità di una produzione letteraria (per quanto in quel momento di genere popolare) compilata così rapidamente. E Simenon non ci mise poco a scrollarsi di dosso questi pregiudizi, nemmeno quando poi scrisse i Maigret e in seguito addirittura romanzi per editori prestigiosi come Gallimard.
D'altronde leggende come quelle della "Gabbia di vetro" (Simenon avrebbe dovuto, per l'editore Eugene Merle, scrivere in pochi giorni e chiuso in una gabbia di vetro esposta in una piazza, un romanzo i cui personaggi sarebbero stati indicati dal pubblico). Una sorta di performance letteraria da record che fece il giro di tutta Parigi e non solo. La cosa poi non andò in porto, ma ancora dieci anni dopo c'erano giornali che, magari parlando degli inizi di Simenon, citavano il fatto come se fosse accaduto davvero. Simenon nel frattempo lavorava, utilizzando più di una ventina di pseudonimi, per editori un po' più quotati Tallandier, Ferenczi e Fayard. E proprio con quest'ultimo lottò per convincerlo a pubblicare le inchieste del commissario Maigret. Un genere di grande diffusione già allora, ma Simenon proponeva un personaggio e un tipo di storie che l'editore giudicava fuori della tipologia dei polizieschi di successo. Ma ormai lo scrittore era molto bravo e convincente nelle trattative con gli editori ed in più era sicuro della proposta che aveva fatto. E infatti alla fine, non solo convise Fayard a pubblicare una prima serie di nove inchieste, ma anche ad organizzare per il lancio di questo nuovo peronaggio una stravagante festa in modo che l'avvenmento non fosse confinato nelle pagine letterarie dei quotidiani, ma che divenisse un avvenimento mondano di cui parlassero tutti. E così fu. La notte del 20 febbraio 1932 alla Boule Blanche di Montparnasse, ci fu uno sfrenato evento, con ospiti della Parigi che contava, inviti come avvisi di garanzia e finti poliziotti alla porta che prendevano le impronte digitali a chi entrava. La festa andò avanti fino all'alba tra musica, balli, fiumi di champagne, strep-tease estemporanei e quel tanto di scandalo che fece parlare tutta la città per un'intera settimana e che rimbalzò su tutta la stampa con una notevole eco. Maigret fu un successo, da subito.
Simenon quella sera finì il suo periodo di apprendistato. Era entrato, come diceva lui, nella semi-letteratura, abbandonando per sempre la letteratura popolare su commissione e firmando per la prima volta i suoi scritti come Geroges Simenon. Il secondo grande salto era ormai compiuto ed era arrivata anche la fama.

mercoledì 6 giugno 2012

SIMENON. DA ENFANT DE CHOEUR A GIORNALISTA

1) Da enfant de choeur a giornalista
1903-1922 • Infanzia, adolescenza, vita a Liegi

1903. Nasce Georges Joseph Christian Simenon a Liegi, allora piccola città di un piccolo stato, (superava di poco i 150 mila abitanti, mentre Parigi allora ne contava più di quattro milioni). La famiglia né poverissma, ne agiata, Il padre Dèsiré impiegato in una società di assicurazioni, la madre Henriette Brull, casalinga. Era assilata dal "giudizio della gente". Avrebbe preteso, per gli occhi altrui, un decoro che la famiglia non si poteva permettere. E rimproverava al marito di non far carriera e di non guadagnare più denaro. Così faceva stringere la cinghia a tutti, limava qua e là il bilancio familiare, e imponeva un trend vicino alla sussistenza. Georges non godeva delle sue attenzioni, che invece andavano tutte al fratello minore Christian e quindi il suo idolo era il padre. Tranquillo sereno, appagato dalla propria condizione, senza l'ansia di arrivare più in su. Quando Désirè si ammalò e non potette più lavorare, le cose peggiorarono, la moglie iniziò ad affittare le camere della casa agli studenti stranieri (per lo più dell'Europa dell'Est) dell'Università di Liegi. Georges si rifigiuava in un cantuccio a leggere di continuo i libri presi dalla biblioteca comunale. Anzi dovette far fare delle tessere anche a nome del fratello e del padre perchè con la sua non riusciva a prenderne ogni settimana tanti quanti ne leggeva (sulle prime il bibliotecario pensava che non leggesse tutti quei libri, ma alla fine dovette ricredersi). Ma la situazione economica familiare obbligò il quindicenne Georges a lasciare la scuola e a trovarsi un lavoro. Prima fu apprendista presso un pasticcere, poi comesso in un libreria, quindi, grazie ad una raccomandazione su cui non ci fu mai chiarezza, riuscì a farsi assumere al quotidiano conservatore La Gazette de Liége. Lì Georges  iniziò la sua carriera di giornalista. Grazie alla sua facilità e velocità nella scrittura ma anche alla sua intraprendenza, le sue quotazioni presso il direttore Demarteau crebbero in fretta e questi non tardò ad affidargli dei servizi veri e propri e poi addirittura una rubrica quotidiana di costume (Hors du Poulailler). Nel frattempo scrisse, a diciassette anni, il suo primo romanzo, editato da lui stesso, Au pont des Arches, nello stesso anno conobbe Régine Renchon, che  soprannominò subito Tigy e che sarà poi la sua prima moglie per 27 anni. Ma alla fine del 1921 morì Désiré, l'amato padre. Fu il segnale. La sua decisione di andare a Parigi e diventare scrittore iniziò a farsi sempre più impellente. Secondo romanzo (stavolta inedito) Jehan Pinaguet, poi l'assolvimento dei suoi obblichi verso il servizio militare, anche se continuò a scrivere per il giornale. Poi un altro romanzo, stavolta di genere poliziesco e scritto a quattro mani con il suo amico Henri J. Moers, Le bouton de col. Ma il 10 dicembre 1922 arrivò il momento. Salì sul treno per Parigi, lasciandosi dietro il fratello, la madre, la casa, la promessa sposa, una promettente carriera di giornalista (con un discreto stipendio per un diciottenne). Arrivò in un'inospitale Gare du Nord e ripartì da zero. La sua avventura nel mondo della letteratura era così iniziata.

martedì 5 giugno 2012

SIMENON, UN'EPOPEA IN SETTE "TRANCHES DE VIE"

Da domani su Simenon-Simenon inizierà per una settimana una iniziativa simile ad altre che già abbiamo pubblicato. Per sette giorni, infatti, raggrupperemo in sette "tranches de vie" la vita e le opere di Georges Simenon.
Ogni giorno quindi proporremo, con un post dedicato, un periodo di volta in volta particolarmente singnificativo per la sua biografia, per le sue opere, per le sue vicende. Come è evidente non è un'iniziativa rivolta ai simenoniani incalliti. E' piuttosto un modo per far conoscere a chi vi si è avvicinato da poco, le opere, la figura del romanziere, la sua vita e i suoi personaggi... tutto in una settimana! Ovviamente saremo molto sintetici e punteremo la nostra attenzione solo sulle vicende e sulle opere più emblematiche e più importanti per la vita di Simenon, che però tutte insieme dovrebbero fornire, a chi ancora non l'avesse, un quadro di riferimento per poter comprendere meglio i post che quotidianamente pubblichiamo. E magari potrà servire anche a colmare qualche lacuna nostra (o vostra) su avvenimenti e opere. Certo, dopo circa 640 post pubblicati da Simenon-Simenon, almeno i fondamentali del romanziere dovrebbero ormai essere stati tutti affrontati... ma repetita juvant e poi va considerato che non è detto che tutti coloro che ci seguono lo facciano quotidianamente e anche che non tutti sono nostri lettori da quella fine del novembre del 2010 quando partimmo con questa solitaria, insolita e un po' sconsiderata sfida di tenere un blog quotidiano su un solo scrittore.
A domani quindi per la prima puntata di l'epopea di Simenon in 7 "tranches de vie

lunedì 4 giugno 2012

SIMENON. LA SITUAZIONE DELL'ULTIMO MAIGRET

Iniziamo la consueta rassegna stampa delle classifiche degli inserti dei grandi quotidiani nazionali e partiamo subito  con quella della Nielsen Bookscan pubblicata sabato su TuttoLibri de La Stampa. Nella sezione "Top Ten" per un punto Maigret e il signor Charles, tiene la (cappa) classifica pur scivolando dal 7° al 9° posto. Nell'ambito dei "Tascabili" invece conserva saldamente la prima posizione. Anche in quella di R2Cult de La Repubblica (fonte Eurisko) troviamo nel settore "Top Ten" lo stesso titolo nella stessa posizione (la nona).  E anche qui nella sezione "Tascabili" Maigret e il signor Charles occupa il primo posto. Perfetta consonanza per i due diversi rilevatori.  Cambiano di poco le cose sulla classifica, sempre di Nielsen Bookscan per La Lettura del Corriere della Sera di ieri. Nella "Top 10"  l'ultima inchiesta di Maigret passa dal 7° al 9° posto. Invece non la troviamo invece nella sezione "Tascabili", inesistente su questo inserto, ma la vediamo al 2°posto nel comparto "Narrativa straniera". Per quanto riguarda i libri venduti su internet la classifica di IBS ci presenta Maigret e il signor Charles all'8° posto, mentre al 47° resiste Maigret e l'informatore. Per quanto riguarda gli ebook, sempre classificati da IBS, nei primi cinquanta posti questa settimana non figura nessun testo di Simenon, nè romanzi, né Maigret.

domenica 3 giugno 2012

SIMENON E L'IMPORTANZA DELLA COPERTINA

Abbiamo più volte sottolineato come Simenon fosse attento non solo al contenuto e alla forma di quello che scriveva, ma avesse delle idee precise sia sul tipo di scelte editoriali, sia sulle modalità promozionali. Basti ricordare, per le prime, i contrasti con il proprio editore Fayard, in un primo momento esterefatto, quando Simenon annunciò di voler interrompere la produzione di romanzi popolari per dedicarsi al quel particolare poliziesco seriale, il cui protagonista era per altro un poliziotto fuori di ogni tipologia dell'investigatore letterario di successo. Allo stesso modo vale la dichiarazione, dopo il ventesimo titolo delle inchieste del commissario, di voler smettere con la letteratura di genere e di volersi dedicare al romanzo tout court. Fayard, al principio contrario, adesso era invece felicissimo di essersi sbagliato e di avere nella sua scuderia un personaggio di così grande successo e non capiva perchè l'autore stesso volesse smetterla con quella gallina dalle uova d'oro.
Anche qui Simenon ebbe ragione, anche se a metà. Da una parte era ormai maturo e pronto al salto per quei romanzi che faranno di lui uno degli scrittori più quotati del '900. D'altra parte però, sia pure dopo qualche anno di pausa, riprese a scrivere i Maigret (anche per un editore prestigioso e di qualità come Gallimard) che lo accompagnarono per tutta la sua vita di scrittore.
Aveva ragione Simenon anche quando sosteneva che il lancio di Maigret dovesse costituire un evento e non poteva bastare un'usuale presentazione, che sarebbe finita in un colonnino delle pagine che i quotidiani riservavano alle novità letterarie. No, lui voleva che ne parlasse tutta Parigi e per una settimana intera. E così concepi l'ormai arcinota kermesse chiamata Le Bal Anthropométrique, una sfrenata festa alla Boule Blanche, una boite di Montparnasse, dove la créme de la crème della capitale era stata invitata con degli avvisi giudiziari e agli ospiti venivano prese le impronte da figuranti vestiti da poliziotti. Dentro, decorazioni e arredi in stile giudiziario-penitenziario. Una notte di balli, musica centro-americana, esibizioni estemporanee, ubriacature, strep-tease improvvisati. Insomma la stampa, quotidiani e settimanali, ne parlarono davvero per l'intera settimana. E Maigret partì alla grande, merito del prodotto letterario, ma anche della strategia di lancio.
E in questa scia dobbiamo inserire, allo stesso modo, l'attenzione che Simenon riservava alle copertine.
"...non ho mai accettato che il cattivo gusto fosse una necessità nemmeno per le edizioni dette popolari...".
Non a caso si vantava di essere stato il primo al mondo(?), proprio nel '32 in occasione del lancio dei Maigret, ad aver creato delle copertine fotografiche che mostravano non solo l'ambientazione della storia, ma spesso anche il protagonista. A questo proposito in Mémoires intimes racconta "...si tratta del quartiere Maubert de 'la Mouf', come viene chiamato in gergo, rifugio dei clochard, con i quali ho passato un'intera notte, questa volta solo per trovare un uomo che avrebbe dovuto comparire sulla copertina fotografica de 'Le Charretier de la Providence'. L'ho trovato, nel più infimo dei rifugi, per coloro che non hanno più speranza, l'ho portato in un studio dove è stato fotografato vicino ad un cavallo bianco affittato per l'occasione...".  

sabato 2 giugno 2012

SIMENON. COLLABORAZIONISTA O PERSEGUITATO COME EBREO?

"Tous les deux", direbbero i francesi. Oggi infatti ci occuperemo di due aspetti della stessa vicenda. Da una parte tratteremo della risaputa querelle che vede Simenon sul banco degli imputati, accusato di aver collaborato con i nazisti, tramite la cessione di diritti ad una compagnia cinematografica franco-tedesca, facendo affari e ottenendo previlegi.
Dall'altra però rispolvereremo una storia, che forse pochi ricordano, e che riguarda il periodo in cui Simenon fu schedato, proprio dalle autorità francesi filo-naziste, per l'origine giudaica del suo cognome.
Infatti nel 1942 i servizi di sicurezza della Vandea, stavano compilando un elenco di tutti gli ebrei che si trovavano nella regione. Ben presto uno dei commmissario di questo servizio si recò a casa di Simenon, per interrogarlo. Ecco il dialogo che Simenon riporta nel suo Mémoires intimes.
"- Voi siete ebreo, vero?
- Siamo cristiani di padre in figlio e da molte generazione appare il termine "cristiano" tra i nostri nomi.
Simenon viene da Simon?
- Ah!
- E Simon è un nome ebreo.
- Io vi assicuro...
- Non so che farmene delle vostre assicurazioni. Mi servono delle prove.
- Posso farvi vedere che non sono stato circonciso.
- Certi ebrei ormai non la praticano più... Piuttosto fate del mercato nero?
- Non ho mai venduto altro che i miei diritti d'autore...
- Del prosciutto, del burro...
- Ne ho comprato solo per il nostro consumo, ma non ne ho mai venduto.
- Voi siete ebreo!... io non mi sbaglio mai... Io sento un ebreo a dieci passi... Vi concedo un mese per i certificati di nascita dei vostri genitori, dei vostri nonni e dei vostri antenati... Ho detto un mese. E non cercate di fuggire. Vi teniamo sotto controllo..."
E' un Simenon spaventato e nel panico. Si documenta e ha la conferma che questa faccenda del suo cognome derivante da quello ebraico di Shim'on, è vera. Coinvolge allora la madre il fratello Chistian, a Liegi, pregandoli di reperire documenti presso l'anagrafe di Liegi per trovare quelli che gli sono stati richiesti. Ma è un periodo in cui le cose non sono facili. Anche se i documenti della famiglia del padre, i Simenon, e di quella della madre, i Brulls, sono rintracciabili e ben conservati, vanno comunque vistati dalle alte autorità ecclesiastiche e, nel caso degli stranieri, devono essere tradotti e accompagnati dal certificato originale.
Nel frattempo Simenon aveva per la prima volta venduto i diritti de Les inconnus dans la maison ad una compagnia cinematografica, la Continental che si scoprirà dipendere di fatto, al di là dei nomi di facciata, addirittura dal ministro della popaganda hitleriano, Joseph Goebbels. E' grazie a questo "affare" che dalle indagini fatte dal commissario dei servizi di sicurezza, risulta che a nome dello scrittore è stato rilasciato un lasciapassare dalle autorità tedesche e controfirmato da quelle filo-naziste francesi. La storia però non è del tutto chiusa, la questione del suo cognome non convince completamente la polizia addetta alla pulizia etnica che così insiste in indagini e interrogatori. Ma alla fine la questione si chiude e Simenon continua i suoi affari con la Continental.
"... non avevo il minimo sospetto che si trattasse di una società creata dai tedeschi - si difende Simenon in Mémoires intimes... - solo qualche settimana dopo aver firmato il contratto, seppi che non si trattava di una semplice società franco-tedesca, come si diceva allora...".
Sta di fatto che lo scrittore continuò a vendere diritti per i film, come successe con il racconto Annette et la dame blonde.
"... credo che avessi il diritto di non rifiutare. Non si trattava di un lavoro. Io non ho mai collaborato ad un montaggio né a qualsiasi altra operazione. Mi sentivo come un commerciante che non può rifiutarsi di vendere la sua merce... il secondo motivo è che speravo di ottenere il lasciapassare che mi avrebbe permesso di poter raggiungere la zona libera - e continuando la sua appassionata spiegazione in una lettera del '49 a Maurice Garçon - Vedevo d'altronde lavorare con la 'Continental' attori e registi francesi che conoscevo... e poi quello che ha guadagnato con quei diritti, e che non ho mai discusso, sono ben lontani da quelli che percepisco ora per gli stessi film...". 

venerdì 1 giugno 2012

SIMENON, ADIEU MAIGRET... SENZA NEANCHE UNA STRETTA DI MANO

Impazza nelle classifiche delle vendite con quella fascetta rossa che spicca assai sul giallo delle copertine Adelphi: "L'ultima inchiesta di Maigret" (aiutato anche, come se ce ne fosse bisogno, da una promozione che prevede a giugno uno sconto del 25%). Già perchè Maigret et Monsieur Charles (1972) fu l'ultima inchiesta che Simenon scrisse. Poi sarebbe intervenuto il blocco dell'état de roman mentre si accingeva a scrivere l'ennesimo romanzo, Victor, e quindi la repentina decisone di non scrivere più. Decisione accompagnata, come abbiamo avuto occasione di ricordare, da gesti fortemente simbolici (forse anche un po' ostentati). Il primo un'intervista al qotidiano Losanne 24 heures, in cui dichiarava finita la sua attività di romanziere. Il secondo, il cambio alla dicitura professione, sulla carta d'identità, da "romanziere" a "nessun impiego".
In realtà Simenon mentre lo scriveva era ben lontano da immaginare che si sarebbe trattato dell'ultimo Maigret. Non poteva prevedere che pochi mesi dopo sarebbe intervenuto quel blocco.
E su questa interruzione, già l'anno dopo in uno dei suoi Dictées (Des traces de pas - 1973) scriveva: "...sento dei rimorsi per aver completamente abbandonato Maigret dopo il mio ultimo romanzo, 'Maigret et Monsieur Charles'. E' un po' come se si lasciasse un amico senza nemmeno stringergli la mano..."
C'è della commozione in quello che detta al registratore Simenon? Sicuramente, anche se non ci sono ripensamenti. Ormai è finita, secondo un fatalismo che affida le sue strade al destino. Ripensamenti no, ma rimpianti si.
"... si crea, tra un autore e i propri personaggi, un legame affettivo, a maggior ragione se la loro collaborazione è durata una cinquantina d'anni...".
Ma c'è anche un'altro motivo che l'ormai ex-scrittore rivela un Paio d'anni dopo, in un'intervista a Francis Lacassin "...Maigret è uno dei rari perosonaggi che ho creato e che abbia dei punti in comune con me. Tutti gli altri in un modo o   altri sono del tutto diversi da me...".
 

giovedì 31 maggio 2012

SIMENON. SWEET MARIE-JO BLUES

Arbitrariamente. L'abbiamo voluto chiamare così. Parliamo di Simenon, ma non di Georges, bensì di Marie-Jo.
La sucida dicono tutti. La figlia suicida del grande Simenon e della... squilibrata madre Denyse... così almeno si ripete sempre.
Marie-Jo così delicata, così fragile, anche lei (come la madre) in cerca del suo equilibrio, della sua stabilità, quella che da piccola le sapeva dare solo un uomo come suo padre.
Marie-Jo perdutamente innamorata del padre anche a più di vent'anni.
Un 'innamorata che pretendeva che nelle telefonate Parigi-Losanna lui le dicesse letteralmente "Marie-Jo, ti amo". Non si accontentava di un "Ti voglio bene", o di un "Sei la mia bambina, la mia preferita" oppure di un "Solo tu sei il mio tesoro". No. Lei voleva l'amore di quell'uomo, l'amore che in quel momento lui divideva con Teresa.
Il blues lo sanno tutti, è il seducente canto dei neri d'America, parola letteralmente presa dalla frase "avere i diavoli blu", che vuol dire essere tristi. Tristi perchè si è soli e infelici per l'amato che non c'è.
E Marie-Jo era triste. Molto triste. E componeva poesie/canzoni/ballate come questa, senza titolo (scritta a 21 anni), e che noi, arbitrariamente, abbiamo battezzato: 


Sweet Marie-Jo Blues.

                 Che solitudine stasera
                 Nel riprendere la strada 
                 Nella notte profonda e nera
                 Della strada che ben conosco

                 Nessuno che mi aspetti
                 E nessuna da aspettare
                 Solo musica da ascoltare
                 Musica per farmi cullare 

                 E un dio da ritrovare
                 Il solo a cui parlare
                 Dovrei sapermi abituare
                 A questa pelle che mi porto dietro
                 Adattarmici almeno 
                 dimenticare che dentro ci sto male

                 Che solitudine stasera
                 E se cambiassi strada
                 Se sfuggissi a questa notte nera
                 Se trovassi un "altrove" mio?

                 Con qualcuno che mi aspetti
                 O qualcuno da aspettare
                 Qualcuno da ascoltare
                 Qualcuno per farmi cullare
                 Un amore da ritrovare
                 Con il quale potermi mescolare

                 Ma come buttarla via 
                 Questa pelle che mi porto dietro?
                 E se non posso cambiarla
                 Me al porterò in valigia!

                 Che solitudine stasera
                 Che solitudine anche domani
                 Volevo conservare la speranza
                 L'ho persa, va bene anche cosi.

                                                         Marie-Jo Simenon        
                                               Montparnasse - 1° marzo 1972 

mercoledì 30 maggio 2012

SIMENON, ANCORA UN FESTIVAL IN SUO NOME

Si chiama semplicemente Festival Simenon e aprirà i battenti il prossimo sabato 2 giugno con un'anteprima a Fontenay-le-Comte, ad un cinquantina di chilometri a nord de La Rochelle, nell'entroterra della Vandea. La manifestazione ha la caratteritica di essere itinerante, ed é ormai giunta alla sua quattordicesima edizione. L'organizzazione è a cura dell'Associazione di Sables d'Olonne per la promozione della cultura. Infatti l'inaugurazione vera e propria è prevista proprio a Sable d'Olonne il 16 giungo dove rimarrà fino al 24 giugno ed infine si sposterà a Saint-Gilles-Croix-de-Vie dal 26 giugno al 1° luglio. 
La Vandea dedica diverse mostre al romanziere che tra un periodo e l'altro ha vissuto più di dieci anni in questa regione, pur spostandosi in paesi e comuni differenti e creando con la zona un solido legame.
Ci saranno, come al solito, dibattiti, retrospettive fotografiche, incontri con studiosi ed estimatori di Simenon, tra cui una conferenza tenuta il 3 giugno al Chateau de Terre-Neuve, da Didier Gallot (magistrato e autore di "Simenon ou la comédie humaine"- 2003, che ha fondato il festival nel 1999) che avrà come tema il perido americano di Simenon.
Didier Gallot fondatore del Festival
Poi è prevista anche una rassegna cinematografica di alcuni dei sessanta film tratti dalle opere dello scrittore. Tra gli altri vogliamo ricordare la proiezione di
Maigret tend un piège di Jean Delannoy, con Jean Gabin, Annie Girardot et Jean Desailly e Le train di Pierre Granier-Deferre, con Jean-Louis Trintignant (fresco di Palmares al Festival del Cinema di Cannes 2012), Romy Schneider e Nike Arrighi. 
Qui potrete trovare il programma del festival e il suo sito ufficiale.

lunedì 28 maggio 2012

SIMENON. LE PERFORMANCE DELL'ULTIMO MAIGRET

FOTOMONTAGGIO - COPERTINA "SACRILEGA"

            

                                Stesso libro, edizione Adelphi, ma illustrazione 
                           di Ferénc Pinter vecchia edizione Mondadori! 
                             Si arrabbieranno tutti e due gli editori 
                           e magari di lassù anche...il grande Pinter


Occhio alle classifiche questa settimana. Il protagonista è sempre Maigret e il signor Charles, l'ultimo libro che Simenon scrisse nel 1972, prima del blocco con il romanzo Victor, che, come ormai saprete, non fu nemmeno iniziato.
Ma torniamo alle nostre classifiche settimanali che vedono l'ultima inchiesta di Maigret piazzarsi al 7° posto, guadagnando due posti nella "Top Ten" pubblicata sabato da TuttoLibri de La Stampa, su rilevazione Nielsen Bookscan. Lo stesso titolo tiene ancora il 1° posto nella classifica dei "Tascabili" sempre del quotidiano torinese. La stessa società di rilevazioni, ma nel suo rapporto per il supplemento La Lettura del Corriere della Sera di ieri, gli assegna lo stesso posto (il settimo) nella "Top 10" (facendogli fare il salto di un livello dalla settimana scorsa) e lo rileva al 2° posto della sezione "Narrativa straniera" confermando così il piazzamento di sette giorni fa'. Analoghe, anzi identiche, posizioni rileva anche l'Eurisko per R2 Cult de La Repubblica di domenica, dove lo troviamo anche qui al 7° posto della "Top Ten" (+ uno rispetto alla settimana scorsa) e anche qui, come per TuttoLibri, al 1° posto per i "Tascabili" (confermando la posizione già acquisita).
Invece per la vendita di libri su internet su IBS, Maigret e il signor Charles lo troviamo al 9° posto. Per gli ebook, sempre da IBS vediamo scivolare dal 22° al 24° posto il romanzo Il Gatto, e poi infine troviamo L'orologiaio di Everton che dal 46° scende al 50° posto.

domenica 27 maggio 2012

SIMENON, MAIGRET E CERVI, COINCIDENZE E ANALOGIE

Intervento della nostra "attachéa" al Bureau Simenon Simenon, Cristina De Rossi. Se anche voi volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dalla nostra attachée Cristina de Rossi -  Ricostruendo un po' asistematicamente le biografie di Simenon, del suo personaggio più celebre, il commissario Jules Maigret, e di Gino Cervi, l'attore che in Italia è indiscutilmente la sua faccia, proverò a individuare qualche coincidenza e alcune date (e/o alcuni anni) in cui qualcosa di più o meno importante sucedeva a tutti e tre o almeno a due di loro.

• 1901-1903  - Sono i due anni in cui nascono Cervi e poi Simenon, secondo le notizie che si ricavano dagli scritti del romanziere a quell'epoca Maigret non era più piccolo, doveva aver all'incirca 14 anni.

• 1907 - E' l'anno in cui sarebbe morto il padre di Jules che ormai a 20 anni aveva iniziato la facoltà di Agricoltura. Anche Cervi perde il papà a 22 anni. Simenon aveva invece 18 anni.

• 1919 - Simenon inizia a lavorare alla Gazette de Liége mentre Cervi è agli esordi con la "piéce" Il Marchese di Priolà di H. Lavedan.

• 1924 - Maigret rientra al Quai des Orfévres dopo un periodo di punzione in un commissariato di provincia. Siemenon pubblic il suo primo romanzo popolare di genere rosa con Ferenczi Le roman d'une dactylo. Cervi ottiene la sua prima scrittura nella compagnia di Alda Borelli a 15 lire al giorno.

• 1931 - Simenon con lo stupefacente Bal Anthropométrique lancia la serie dei Maigret. Cervi esordisce come doppiatore di film guadagnando l'allora ragguardevle cifra di 200 lire. Maigret è all'apice della carriera, viene romosso commissario divisionario.

• 1939 - Simenon diventa pare per la prima volta con la nascita di Marc. Gino Cervi diventa direttore del Teatro Eliseo di Roma. L'anno dopo Maigret va in pensione, tre anni prima del previsto.

• 1945 -  Cervi vince la Coppa Volpi e il Nastro d'Argento al Festival del Cinema di Venezia con il film Le miserie di Monsù Travet (regia di Mario Soldati). Simenon si trasfrisce in America dove rimarrà per dieci anni.

• 1952 - Simenon viaggia per l'Italia (Milano, Roma, etc...) . Cervi e in Francia per girare il film La signora delle camelie (regia di Raymond Bérnard).

• 1972 - Quando Cervi si appresta a lavorare all'utima serie televisiva Rai del commissario Maigret, Simenon termina Maigret et monsieur Charles che sarà l'ultimo romanzo che scriverà.


sabato 26 maggio 2012

SIMENON. IL CASO MAIGRET: RAI 5 RISPONDE

Abbiamo un paio di giorni fa' pubblicato un post che si riferiva alle proteste per l'interruzione improvvisa, non motivata (e nemmeno comunicata) da parte del canale Rai 5 sul digitale terreste, delle repliche degli sceneggiati dei Maigret con Gino Cervi. Qualche giorno prima avevamo inviato sia a Rai 5 che all'Ufficio Stampa della Rai una richiesta di chiarimento sull'intera vicenda. 
Ieri sul tardo pomeriggio è arrivata a Simenon-Simenon una mail da parte di Rai 5 che qui riportiamo integralmente.
"Anche noi rispondiamo ai nostri telespettatori infuriati giustamente, questa è la motivazione: abbiamo dovuto sospendere la messa in onda del programma. Ci scusiamo ma i nostri uffici ci hanno informato che devono verificare alcuni dettagli relativi ai diritti con gli eredi Simenon per poter proseguire la serie di Maigret. Speriamo di poterlo mettere in onda il prima possibile. Saluti. Rai 5".
Quindi la questione sarebbero i diritti, o più precisamente alcuni non meglio precisati dettagli sul fronte dei diritti. Ci sembra strano che la Rai, la quale dispone di un corposo ufficio legale, che si occupa in gran parte delle questioni inerenti i diritti (sia quelli acquisiti, sia quelli ceduti), non abbia, prima di inziare le repliche, vagliato tutte le questioni inerenti ai diritti (che, tradotto in parole semplici, vuol dire a una parte dei costi del programma). Allora per chiarire questi nostri (e vostri dubbi) abbiamo consultato un'esperto, cioè uno dei rappresentati degli autori televisivi presso la SIAE (Societa Italiana Autori Editori).
Le ipotesi, ci ha spiegato, potrebbero essere più d'una. Ma quella più probabile è che nel contratto iniziale di cessione dei diritti da Simenon alla Rai per la serie interpretata da Cervi, come succede di consueto, ci fosse un clausola che escludeva i diritti per tutti i nuovi mezzi tecnologici, al momento della stipula del contratto non ancora esistenti e non immaginabili. Supponiamo che il contratto sia stato firmato almeno agli inizi del '64 o anche nel '63 (visto che la prima puntata della serie fu trasmessa a dicembre del '64). Certo allora non si prevedevano quelli che oggi vengono tecnicamente definiti "canali digitali tematici". Questi sono infatti, ai fini dei contratti e del costo dei diritti, considerati diversi dai canali chiamiamoli canonici (Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, tanto per intenderci).
Allora è possibile che per questi utlimi l'emittente di Stato abbia un contratto che le permette di usufruire del diritto di replicare gli sceneggiati di Maigret senza limiti di tempo (oppure per un tempo lunghissimo, magari ad oggi non ancora esaurito)). Ma per gli altri canali (Rai 4, Rai 5, Rai Movie, etc...), essendo considerati nuovi mezzi tecnologici, quei diritti non valgono. Se invece l'avessero trasmesso ad esempio su Rai Tre, qualora questa ipotesi dovesse essere valida, non ci sarebbero stati problemi.
Quindi, se così fosse, si sarebbe trattato di una svista o di una leggerezza da parte dell'ufficio legale (o di quello delegato ai diritti).
John Simenon, figlio secondogentio di Georges
D'altra parte sappiamo, e chi ci segue lo ha letto nel post del 14 aprile Simenon. Dove andranno a finire i suoi diritti?, che un figlio di Simenon, John, ha messo in cantiere un progetto con la finanziaria ING Invest di Liegi che mira ad acquisire tutti i diritti cinematografici delle opere simenoniane. Forse l'operazione, di cui non si conoscono ancora tutti i dettagli, potrebbe interessare anche i diritti televisivi e forse in questo caso potrebbe aver creato dei problemi al contratto in essere. Ma questa la consideriamo un'ipotesi da preendere in considerazione, anche se, a nostro avviso, meno probabile.
Insomma, vedremo come si svilupperà la situazione e, state certi, che continueremo a cercare di capire meglio quello che è successo e di darvene tempestivamente notizia. Ringraziamo Rai 5 di averci dato comunque una risposta, anche se sarebbe stato corretto avvertire per tempo i telespettatori che la serie di repliche sarebbe stata sospesa, magari anche utilizando la pagina del sito che Rai 5 ha dedicato a questa programmazione. Altrimenti a cosa serve avere a disposizione un mezzo capace di comunicare in tempo reale come internet?

venerdì 25 maggio 2012

SIMENON, DONNE, SESSO, LUSSURIA E... COGNIZIONE DI CAUSA

Non tutti sanno che nel 1956 in un programma radiofonico francese venne letto un brano, tratto da uno dei Dictées di Simenon (Quand j'étais vieux - Presses de La Cité 1972), intitolato Elogio della lussuria.
Ovviamente riguardava la sessualità, uno dei temi che, quando si parlava dello scrittore o lo si intervistava, era, per così dire, uno dei più gettonati, perchè sicuramente, come diciamo oggi, faceva più audience che non ragionare sulla sua forma letteraria o sulla linguistica dei suoi romanzi o dei confronti strutturali tra la costruzione dei suoi romanzi e quella delle inchieste del commissario Maigret. Ci diceva un vecchio e incallito editore di settimanali a proposito delle copertine "... una coscia? Tra le 2000 e le 5000 copie in più. Un bel seno? Quasi diecimila in più. Due belle discinte, magari anche famose? Anche 20.000 copie in più...". Ovviamente si riferiva alle donne, o meglio a belle donne, magari anche dive.
Questa era la mentalità allora e avveniva ben più di qualche decennio fa'. Oggi siamo tutti mlto meno sensibili a questi stimoli, conseguenza delle overdosi di immagini, su carta e in video, di donne più o meno nude, più o meno sexy, più o meno conturbanti. Ma poi va considerata anche la liberazione sessuale, le mingonne, il monokini, il nude-look, i calendari erotici, le ballerine seminude alla tv, il gionali, i film erotici (e/o pornagrafici) .... insomma una marea di elementi quasi sempre in mano a maschi-maschilisti e con obbiettivo sempre la "donna oggetto". Tutto ciò ha comunque modificato i comportamenti e le reazioni dei anche dei maschietti più sensibili a certi richiami sessuali. Ma questa è un'altra storia e da trattare in altri contesti e con altro respiro.
Torniamo invece al nostro Simenon, figlio di un'altra epoca, e al suo atteggiamento nei confronti del sesso. Anzi in questo caso della lussuria. Già, di questo infatti trattano quelle pagine del Dictée.
"... io dico che la lussuria, la sessualità pura, è per l'uomo il modo di ritrovarsi nel mondo delle proprie origini... - scriveva Simenon - Nella società complessa come la nostra, dove noi non siamo che delle pedine, è il sollievo di essere nudi di fare certi gesti senza complicazioni, senza spiegazioni, senza sentimentalità...".
E' il consueto concetto della costrizione delle convenzioni sociali, che per il resto Simenon accettava, ma non per quanto riguardava il sesso. Queste, in campo sessuale, erano un peso che non si sentiva di portare e quindi lo rifiutava, dando libero sfogo alle sue pulsioni più istintive (non a caso scrive di un ritorno alle condizioni primordiali).
E inoltre aggiunge: "... ho bisogno, per non sentirmi prigioniero della società, di accarezzare una coscia al volo, di fare l'amore senza bisogno di dichiarazioni, di praticare il sesso, da un momento all'altro, nel mio ufficio come si trattasse della foresta equatoriale o di Tahiti. E parlo con cognizione di causa...".
Già, a quasi settant'anni e con la storia delle diecimila donne con cui avrebbe avuto rapporti che si tirava dietro, non è certo difficile credere a questa "cognizione di causa".

giovedì 24 maggio 2012

SIMENON. RAI 5 E IL MISTERO DEL MAIGRET SPARITO

La Rai annunciò ai primi di marzo, con una certa risonanza, che dal 16 marzo al 23 giugno avrebbe rimesso in onda, sul suo canale Rai 5 sul digitale terrestre (quindi in chiaro) diverse puntate delle famose inchieste del commissario Maigret, il sabato in seconda serata. Una vera pacchia per tutti gli appassionati che aspettarono con ansia quel'appuntamento così particolare. Le repliche iniziarono, finchè sabato 12 maggio quei telespettatori videro apparire sullo schermo non la faccia amata di Gino Cervi, ma quella, meno conosciuta (e sicuramente meno amata) di David Letterman, un personaggio televisivo famosissimo negli States che dall''82 conduce dei talk-show. Nessun comunicato della Rai, nessun avvertimento ai telespettatori e nessun cambiamento sulla pagina del sito web di Rai 5, quella dedicata alle repliche dei Maigret (alla faccia del real-time che dovrebbe regnare sul web...sono passati dodici giorni!). Noi di Simenon-Simenon abbiamo ricevuto, tramite i commenti, con i messaggi e via mail, decine e decine di proteste di telespettatori che ne dicevano di tutti colori. Siccome non si è trattato di un'interruzione di un solo sabato, ma Maigret non è più comparso sugli schermi anche nei sabati successivi, le proteste si sono protratte al punto che abbiamo chiesto chiarimenti. Abbiamo infatti contattato Rai 5, tramite il suo sito (cosa che consigliamo di fare a tutti coloro che hanno qualcosa da dire in proposito scrivendo qui) e abbiamo scritto all'ufficio stampa Rai, per chiedere se qualcuno sapesse perchè le repliche fossero state interrotte e soprattutto perchè non ci fosse stata alcuna comunicazione.
A tutt'oggi l'azienda tace. Possiamo immaginare che se dovessero rispondere, affermerebbero magari che gli ascolti non erano all'altezza delle aspettative, ma non immaginiamo perchè l'azienda di Stato, cui i telespettatori pagano per altro un canone, non si degni nemmeno di avvertire del un cambio di un palinsesto.
Noi abbiamo fatto la nostra parte. Aspettiamo che la Rai, sia pure in ritardo, faccia la sua.

mercoledì 23 maggio 2012

SIMENON, MAIGRET E IL CLOCHARD

Altro titolo nella vecchia edizione Mondadori
Cinquant'anni fa', nel maggio del 1962, Simenon finiva di scrivere l'ennesima inchiesta del suo commissario, Maigret et le clochard, pubblicato poi l'anno successivo da Presses de La Cité. Si tratta di una delle indagini tra le più interessanti innanzitutto perchè il protagonista è un vecchio medico che ormai da oltre vent'anni ha lasciato la professione, la moglie, l'ambiente borghese che frequentava e vive da barbone tra altri barboni. E' un tipologia di personaggio cardine per le opere di Simenon. E' infatti colui che per un motivo qualsiasi ha compiuto il "passaggio della linea", come lo definiva il romanziere. Da una parte all'altra della società. Questo François Keller da rispettabile professionista, inserito in un dignitoso contesto, riconosciuto e accolto dalla sua comunità, diventa un reietto, nullatenente, sprofondato in una vita senza doveri e senza diritti, isolato da tutti, senza futuro e senza motivi per vivere.
In realtà questo dovrebbe essere un personaggio tipico dei romans-durs di Simenon, eppure lo ritroviamo in un Maigret, a dimostrazione che anche nei personaggi e nei temi, soprattutto nella tarda produzione delle inchieste del commissario, le distanze dai romanzi si accorciano sempre di più. E poi il suggestivo mondo dei clochard, in cui avvengono le indagini riflettono il rapporto di attrazione e repulsione del romanziere nei confronti di questi individui.
"... ho sempre avuto una sorta di vertigine nei confronti della categoria dei clochard - spiega Simenon nell'intervista del '68 con Médcine et Hygiène - Non sono stato lontano dal considerare lo stato del clochard come uno stato ideale. E' evidente che un clochard è un uomo più completo di noi..."
Per Simenon non c'era forse molta differenza tra un barbone che aveva perso tutto e non era soggetto alle convenzioni sociali e quell'ideale di "uomo nudo" che diceva di voler scoprire.
E infatti affermava che "...il clochard è l'uomo che vive senza costrizioni e può vivere la sua realtà come lui la desidera. Ho frequentato a lungo i clochard di Parigi e ho anche studiato i loro dossier alla polizia...".
Insomma conosceva bene l'ambito in cui si muoveva l'ex-medico François Keller, ripescato al'inizio dell'indagine più morto che vivo dalla Senna. E ci racconta a meraviglia quel mondo, le sue particolarità, con lo sfondo delle brume del fiume e delle sue banchine, atmosfere parigine ormai impresse nell'immaginario collettivo degli appassionati di Simenon e non solo.

martedì 22 maggio 2012

SIMENON. CLASSIFICHE: L'ULTIMA ZAMPATA DI MAIGRET?

Già, sembra che quello che viene come annuciato come l'ultimo Maigret, quello che chiuderebbe la serie Adelphi, quello che Simenon scrisse come ultimo nel 1992, Maigret e il signor Charles, abbia dato una zampata nelle classifiche come se volesse lasciare un segno. Subito, nelle classifche scaturite dalle indagini di Nielsen Bookscan e apparse sabato su TuttoLibri del quotidiano torinese La Stampa, si assegnava a questo titolo il 9° posto nella "Top Ten" e addirittura il 1° nella sezione dei "Tascabili". Sempre la stessa società, elaborando le graduatorie di vendita per La Lettura del Corriere della Sera, diffuse domenica, segnalava Maigret e il signor Charles all'8° posto della "Top Ten" e al 2° nella sezione di "Narrativa Straniera". Anche l'Eurisko indicava, sempre domenica, sull'R2 Cult de La Repubblica, come new entry, l'inchiesta di Maigret all'8° posto della "Top Ten" e al 1° posto del settore "Tascabili". Peri i libri cartacei venduti su internet l'ultimo Maigret si piazza subito, nella classifica dei 100 più venduti dell'IBS, al 5° posto (al 34° troviamo 'Maigret e l'informatore').
Invece per gli ebook, sempre su IBS, troviamo Il Gatto al 23° posto quindi Luci nella notte al 24° e poi al 37° un'inchiesta del commissario, Il crocevia delle tre vedove, al 39°posto il romanzo La camera azzurra e al 41° L'orologiaio di Everton e al 45° La pazza d'Itteville. Ben sei ebook nei primi cinquanta. Chapeau, monsieur Georges!

lunedì 21 maggio 2012

SIMENON E MAIGRET IN MEZZO ALLA POLEMICA BOLTANSKY-ASSOULINE

Il saggio origine della polemica
Avvertiamo che il post di oggi rischia di non essere gradito a molti. E questo per varie ragioni. Intanto tratta di una polemica, per ora tutta francese, suscitata da alcune tesi espresse nell'ultimo libro di Luc Boltansky, sociologo francese, Énigmes et complots : Une enquête à propos d'enquêtes (Gallimard/NRF Essais - 2012), tesi in cui si occupa anche di Simenon, di Maigret e del vichysmo (cioè la collaborazione al governo di Vichy, l'esecutivo fantoccio francese della II guerra mondiale, dietro al quale agivano i nazisti che allora avevano invaso la Francia). A questa ha replicato Pierre Assouline (e i nostri lettori ormai lo conoscono bene, uno dei massimi esperti di Simenon) che nel suo blog La République des Livres, sul quotidiano parigino Le Monde, risponde a quanto su Simenon e Maigret, sostiene Boltansky, scrivendo un post lunghissimo (oltre sei cartelle).
Ora, per capire davvero qualcosa di questa polemica occorre spiegare chi è Boltansky, che tipo di sociologia rappresenta, che cosa voleva sostenere in generale, e perchè ha chiamato in causa Simenon e Maigret nel suo poderoso e articolato libro (oltre 450 pagine). E in seguito, cosa argomenta di contro Assouline nella sua torrenziale e documentata replica.
Riassumere tutto questo non è facile e non lo si può fare in poco spazio (ecco un'altra ragione che potrebbe rendere poco gradito questo post). Ci ha provato Giovanna Zucconi nella sua rubrica su TuttoLibri de La Stampa di sabato "Che libro fa....in Francia" in appena 2500 battute. Leggetelo. Noi intanto qui, su Simenon-Simenon cercheremo di dare conto (per che abbia voglia di seguirla in modo più approfondito) di questa polemica.

Iniziamo dalla tesi sostenuta da Luc Boltansky, ultrasettantenne sciologo, uno dei rappresentanti della scuola de la sociologie pragmatique e fondatore del GSPM - Gruppo di Sociologia Politica e Morale e a tutt'oggi direttore di ricerca presso l'EHESS - École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi.
Il sociologo francese Luc Boltansky
Il libro consiste in una riflessione sui metodi della sociologia e sul modo in cui essa o si approccia alle indagini attraverso le proprie ricerche nella realtà sociale. E in questo ambito lo studioso fa rientrare anche gli elementi di "enigma", "complotto" e "inchiesta" che si ritrovano nell'ambito della letteratura poliziesca e di spionaggio, notoriamente considerati fino a qualche tempo fa' una forma letteraria minore. Questa analisi (noi per onestà dobbiamo precisare che non abbiamo ancora avuto modo di leggere il tomo di Boltansky) prende infatti in considerazione la letteratura poliziesca e di spionaggio in cui appunto l'enigma, il complotto e l'inchiesta hanno assunto, secondo il sociologo, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, un'importanza sempre maggiore nel compito di rappresentare la realtà. E' per questo che l'autore può formulare il paradosso di un'indagine sociologica che prende lo spunto da una base documentale composta da opere che si definiscono inequivocabilente di "fiction", cioè di finzione.

L'enigma, il complotto e l'inchiesta, Boltansky ne parla perché a suo avviso sono collegati ad una crisi dello Stato, sempre più grave e che rischia di far perdere leggittimità e ogni potere a questa istituzione. E ciò lo porta a farsi la madre di tutte le domande sullo Stato, sul potere e sui complotti: ma alla fine chi detiene realmente il "vero" potere? I politici, la finanza, i massoni, il Vaticano, il Cremilino...?
E, secondo il sociologo, il romanzo poliziesco, in sinergia con la nozione psichiatrica di "paranoia" e con l'inchiesta sociologica come metodo scientifico, hanno tutte insieme la capacità di mettere in dubbio la realtà sociale dell'evidenza, quella più superficiale, e di far emergere le contraddizioni, svelando una verità più profonda e più nascosta. Ecco quindi l'inchiesta come strumento per scoprire il complotto che si celerebbe dietro allo Stato, che dovrebbe rivelare chi muove i fili di tutto e chi detiene il "vero" potere.
E per dimostrare le possibilità dirompenti e disvelatrici di un'indagine dedica buona parte del libro a scrittori e opere letterarie, a partire da Kafka per arrivare ai protagonisti della letteratura poliziesca e ai loro autori (da Conan Doyle a John Bucan, da John Le Carré a Graham Greene da Simenon ad Eric Ambler).
Ma in questa teoria che ipotizza il potere dissacrante e rivelatorio della letteratura poliziesca (teoria che per altro andrebbe spiegata e motivata con ben altro spazio e approfondimento), in che modo ha suscitato la polemica su Simenon e il suo commissario?

Maigret sarebbe un "vichiste" (ma, evidentemente, anche se non viene affermato espressamente, lo sarebbe per estensione anche Simenon), per Boltansky, costituirebbe infatti la vera incarnazione dell'amministrazione statale, immutabile, poliziotto efficace ma umano o piuttosto efficace perché umano (funzionario modesto, a disagio con i ricchi, "medico delle anime", in grado comprendere, grazie alla sua intuizione alla sua capacità d'empatia, i differenti ambienti e le classi che formano la società francese). Bolansky nell'ambito dei romanzi di Simenon, che a suo avviso non sono affatto "apolitici", anzi venati di un "vichismo" anche se  modesto, cita una delle sue inchieste, Maigret et son mort (1947) in cui c'è un'incursione della polizia in rue des Rosiers. Ed é qui che Boltansky descrive Maigret come "...rappresentante di uno statalismo autoritario...", ma anche come un condensato di "...onnipresenza dell'amministrazione, ideologia patriarcal e, tradizionalismo, celebrazione del buon senso popolare, xenofobia e nazionalismo esacerbato".

A nostro avviso questo ha poco o nulla a che vedere con le storiche accuse di collaborazionismo che furono rivolte a Simenon per i suoi affari, durante l'occupazione, con la casa di produzione cinematografica Continental (quella legata a doppio filo con le altissime gerarchie naziste). Qui sembra esserci qualcosa di più profondo che viene imputato a Simenon e allo spirito delle sue creazioni. Il sociologo sembra tacciare lo scrittore (pur rivolgendosi al personaggio) di essere esponente di una sorta di strisciante concezione vetero-statalista, di essere un conservatore che si nasconde dietro una patina cosmopolita, un cittadino del mondo che invece rimane legato a una visione del realtà arcaica, venata addirittura di diffidenza razziale e impregnata di cultura reazionaria. Insomma sembra che venga fuori l'immagine un collaborazionista che nella "realtà apparente" sembrava tenersi fuori dai giochi, ma che, nella "realtà vera" quando poteva o gli conveniva farlo, dava la sua mano e non solo, al governo d'occupazione. E da qui la definizione del commissario Maigret vichysta, ma modesto, in linea, secondo Boltannsky, con il suo profilo umile e senza ambizioni di uomo comune e bravo borghese, in definitiva funzionale al sistema.

Il famoso simenonologo Pierre Assouline
Ma veniamo alla replica di Assouline di cui ci permettiamo di citare letteralmente un brano pur consistente, (ma contenuto rispetto al suo lungo intervento) per essere più chiari possibile con i nostri lettori:
"... Piccolo borghese apolitico, Maigret è un uomo ordinario che sarebbe rientrato perfettamente in quella che Durkheim (sociologo francese, considerato uno dei padri della moderna sociologia e citato da Boltansky nel suo studio n.d.r.) definiva la sua "teoria dello Stato" identificato in una classe di funzionari 'sui generis' il cui ruolo era quello comporre la"totalità". Insomma l'incarnazione dell'essenza del neutro. Ma Boltansky prende un abbaglio nella sua interpretazione che isola un romanzo da tutti gli altri: 'Maigret et son mort'. Qui si assiste a una retata nel quartiere di Marais, con una serie di arresti di criminali che hanno tutti le mani sporche, l'andazzo di stranieri clandestini, dei cognomi ebrei o di assonanza balcanica.. Il romanzo, essendo stato scritto nel 1947 spinge il sociologo a questa affermazione: 'non può che evocare le retate reali di cui quel quartiere stesso fu testimone'.
Bolansky, che taccia a più riprese il commissario di un 'sadismo discreto e pantofolaio', si lascia andare ad un'antropologia di Maigret e a un analisi del suo 'habitus' citando appena il nome di Simenon, nonostante il capitolo in questione sia di una cinquantina di pagine. Come se l'autore fosse evaporato. Se avesse avuto una qualche confidenza con la sua biografia, si sarebbe accorto che, contrariamente a quello che s'impegna a sostenere in una lunga nota, l'antisemitismo non è un problema per biografi di Simenon, anche se lo è stato per lungo tempo. Non ci sono tabù. Sono tutte cose esplorate da tempo: i suoi articoli giovanili sono stati dissezionati, gli stereotipi ebrei individuati e analizzati. Boltansky si domanda perché analizzando 'Maigret et son mort' io mi sia interessato al suo risentimento nei confronti dei produttori cinematografici, come risuta da queste pagine, ma non al fatto che essi abbiano tutti un congnome di assonanza straniera. Semplicemente perchè in quell'epoca era un fenomeno frequente e che questo risulta anche in altri romanzi di cui ho fatto un elenco dove questo si verifica e in modo ancor più significativo. Simenon lasciava che la realtà penetrasse in lui e dopo anni di decantazione la faceva risorgere di nuovo dalla sua penna. Ha scritto 'Maigret et son mort' a Tucson (Arizona) dopo aver vissuto tutto il periodo dell'occupazione in Vandea, I suoi ricordi e il suo "assimilato" del quartiere Marais risalgono agli anni 1924-1929, quando viveva al 21 di place des Vosges, dove creò Maigret, quartiere allora dei più poveri, dei più diseredati e abitato da molti emigrati dell'Europa dell'Est... Sotto l'Occupazione non esiste nessun documento che attesti che (Simenon) fosse un antisemita e un vichyste, ordinariamente, o anche solo passivamente come suggerisce Boltansky. Bisognerebbe sapere perchè il sociologo ha deciso di isolare proprio quell'inchiesta tra la settantina del commissario Maigret...
Occorre rileggerlo. Ed è quello che ho fatto. Il romanzo si svolge nello stesso anno in cui è scritto (1947) nel quartiere Marais (rue du Roi-de-Sicile) ma anche in quelli di Bercy, di Saint-Antoine e di Passy, facendo i nomi di Bronsky, Poliensky, Madok, Lipschitz, cioè "gli assassini de la Picardie", una banda di Cechi e di Slovacchi esclusivamente identificati come tali, che massacravano a cuor leggero gli abitanti delle fattorie dopo averi derubati. E allora perché 'Maigret et son mort' e non un altra sua inchiesta, se non per dimostrare una tesi prestabilta, e arrivare a questa conclusione: le origini modeste di Maigret sarebbero funzionali a emozionare il lettore con una sensibilità di sinistra (!?), cosa che sarebbe falsa perchè si tratterebbe in effetti della componente anti-liberale della sinistra...".

In definitiva pensiamo che alcune scelte di Boltansky, siano state dettate dalla necessità di essere iscritte nel quadro più generale di una teoria sugli strumenti della ricerca sociologica. Come abbiamo accennato, il libro è lungo e approfondito, mentre la parte che riguarda l'interpretazione e l'analisi del binomio Simenon-Maigret é una relativamente breve sezione del tutto. Forse, in questo ambito, una lacunosa ricerca sul campo (che pure non dovrebbe mai verificarsi per qualsiasi sociologo e in qualsiasi situazione) può aver determinato un'insufficienza dei dati necessari per elaborare la teoria. E, ad esempio come afferma Assouline, un difetto di confidenza con la biografia del romanziere e l'aver circoscritto l'analisi ad un solo titolo del protagonista (di una letteratura, che va ricordato, è di tipo serale, caratteristica che imporrebbe altri tipi di approccio) possono costituire tutti elementi che hanno portato fuoristrada il sociologo. Quello che siamo propensi a credere è che sembra trattarsi più un'intuizione di Boltansky, forse indotta da alcune impressioni tratte da quella specifica inchiesta di Maigret e da una superficiale conoscenza, non tanto della vita di Simenon, ma degli studi e delle analisi biografiche. Queste negli utimi anni si sono concentrate anche su certe accuse: l'antisemitismo giovanile (quello degli articoli de 'La Gazette de Liége'), sulla collaborazione con la Continental, sul salvataggio del fratello filo-nazista e pluriomicida, facendolo arruolare nella legione straniera. La reticenza non ha avuto spazio e anche i lati personali più oscuri dello scrittore sono stati scandagliati senza riguardi particolari dalla più recente critica biografica.
In attesa di altre eventuali puntate di questa polemiche (e che noi si riesca a leggere e digerire il libro di Boltansky) vi rimandiamo alla lettura del materiale che c'è on line e vale a dire alla rubrica di Giovanna Zucconi su TuttoLibri, il post completo di Pierre Assouline su La République des Livres, che trovate entrambe citati e linkati nella rassegna stampa qui, nella colonna di destra, e poi magari date un 'occhiata anche alla pagina di Wikipedia dedicata al sociologo Luc Boltansky. Buona fortuna.