domenica 9 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, CERVI E I GIORNALI DI ALLORA...

Piccolissimo passo avanti per la serie televisiva di Maigret/Crèmer di cui ieri è andata in onda, sempre in prima serata su LA7 il secondo episodio.
Riusultato: 49.000 spettatori in più ed un + 0,43% di share. Non è molto, ma, come si dice, è una tenuta, che non fa rischiare, almeno per ora, la chiusura della serie.
Nel post di qualche giorno fa' si parlava del gradimento di questa serie, con commenti di lettori, scrittori, critici, simenonologi...  e del condizionamento che certo pubblico (quanto?) ancora subisce per l'ottimo ricordo del Maigret di Gino Cervi e del consegunziale confronto con altri "commissari", Bruno Crémer in questo caso.
Oggi vogliamo andare a ripescare quello che ne pensavano, nella metà degli anni '60, i critici televisivi dei quotidiani (che non conoscevano ancora i Maigret di Crémer, forse nemmeno il nome di Crèmer e nemmeno le serie precedenti di Jean Richard).
"... sembra che Gino Cervi, abbia identificato soddisfacentemente sia sul piano fisico, che su quello psicologico, il personaggio del Commissario..." Queste giudizio lo si trovava sul Corriere della Sera del 28 dicembre, all'indomani del debutto della serie, con la prima parte (di tre) dell'episodio Un'ombra su Maigret.
Dopo la terza e conclusiva parte, lo stesso quotidiano alzava il tiro "... pensiamo che il miglior elogio all'attore lo possano fare i lettori di Simenon, riconoscendo che il suo (di Cervi) Maigret combacia quasi perfettamente con l'immagine uscita dalle pagine dei lbri...". 
Partenza in grande stile quindi, anche se non si immaginava il successo che portò la quarta serie nel '74 a sforare il 18 milioni di telespettatori.
La quarta serie sancì trionfo e l'ingresso del Maigret-Cervi nell'immaginario collettivo degli italiani.
Il Resto del Carlino di Bologna magnificava la fedeltà al personaggio impersonata da Cervi e tirava in ballo addirittura il grande Gabin: "... le sue indagni contrapuntate di quiete chiacchierate con le portinaie, di spuntini in trattoria, e di bevute al caffé non avevano il ritmo concitato e drammatico di certe realizzazioni affidate al duro Gabin, ma un timbro di verità...".
A La Stampa di Torino, dove erano dell'avviso che l'attore italinao avesse invece interpretato una versione diversa da quella del commissario letterario, scrivevano: "... quel Maigret così riveduto e corretto, da essere ammirato, per la dolcezza del sangue, dallo stesso Simenon, piacque in Francia come in Italia...".
Il Messaggero di Roma sottolineava invece l'italianizzazione compiuta da Cervi:"...la giusta interpretazione che serviva, cioè, per agganciare con più immediatezza l'interesse e la simpatia del nostro pubblico...".
Insomma quale che che fosse il taglio del giudizio, la stampa era concorde con il pubblico: grande successo per la serie, ma forse ancor più, grande successo personale di Gino Cervi.
E non è un mistero che l'attore amasse quel personaggio, aldilà del successo che gli portò. Ad un giornalista romano un giorno scrisse: ... il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano...".
  
Simenon-Simenon - Per saperne di più
HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER
SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO
SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE RISPUNTA A MARZO SU LA7

sabato 8 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET... SEDUTTORE INASPETTATO?


Forse seduttore è un po' esagerato. Ma il rapporto con le donne del commissario non è così marginale e scontato. A volte più che delle "inchieste del commissario Maigret" potremmo parlare delle "inquietudini del commissario Maigret". Già perchè le sue indagini lo portano spesso a contatto con donne di tutti i tipi e non di rado in situazioni in cui lui e lei sono vicini e soli.
Ma questo non basta. Quando Maigret conosce una donna, utilizza parole ed espressioni che sarebbero più consone al suo creatore.
Insomma è come se Simenon avesse creato un personaggio, almeno a prima vista, impermeabile al fascino femminile e sordo alle tentazioni dell'altro sesso, ma poi se ne fosse pentito... Ma quel punto era costretto a limitarsi al non detto, al non scritto... anche se in qualche modo riesce a rendere percepibili certe tensioni, non solo, per il linguaggio cui abbiamo prima accennato, ma anche per situazioni limite in cui mette il suo commissario, ma che poi regolarmente deve "normalizzare"...
Ma Maigret piace?
Certo Simenon non ne ha fatto un bellone seducente, ma su certe donne possiamo dire che il commissario, nel suo insieme, esercita il suo fascino. Anche qui nessuna passione travolgente o nemmeno manifesta, ma qualcosa che pure è reso ben tangibile, sia pure nell'aria e che coinvolge ad alcune delle donne delle sue inchieste.
Come abbiamo accennato, sono donne di tutti i tipi e non è detto che le più sensuali siano quelle che lo turbano di più. Potremo citare la fascinosa prostituta Else che ne La nuit de carrefour, cerca di sedurlo, certo lo turba, ma in realtà non lo attrae davvero. Il tipo femminile  che piace al commissario é la donna, possibilmente giovane, bionda e ben dotata... insomma una femmina con tutte le sue forme e lontana dalla tipologia della dark-lady di quei romanzi hard-boiled che di là dell'Atlantico dettavano i canoni di una nuova narrativa gialla (o meglio noir). Insomma una come la protagonista di Félicie est là, che certo indirizza il suo amore verso un altro giovane protagonista, ma che a Maigret non dispiace, lei gli è simpatica... e forse qualcosa in più...
E poi quante donne ha sedotto Maigret tra le lettrici delle sue inchieste?

venerdì 7 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO LE CANTAVA CHIARE A GASTON GALLIMARD


Simenon è sempre stato la bestia nera dei suoi editori. Questo è uno degli stereotipi che si sono diffusi sul conto del romanziere. Certo era un tipo esigente, preciso, che non aveva molta voglia di socializzare con gli altri scrittori, figuriamoci con gli editori...! Certo aveva una non comune abilità nel trattare gli affari... i suoi affari e non aveva timori reverenziale nemmeno per un Gaston Gallimard la cui casa editrice rappresentava allora un traguardo per ogni scrittore che ambiva ad essere riconosciuto come "uno che conta".
Ma Simenon era diverso, la sua forza era nel suo innato impuso di scrivere e nella sua determinazione nel perseguire il suo obbiettivo.
A questo proposito è estremamente illuminante quello che nel '38 scriveva in una lettera all'editore degli editori. La prima opera di Simenon per Gallimard era uscita nel '34 e il contratto era stato firmato qualche mese prima. Quindi da quattro anni era un autore della raffinata scuderia editoriale. In quel periodo aveva scritto una ventina di romans-durs e nemmeno un Maigret.
Tornando alla lettera vediamo come apostrofa il suo editore "...vi rispondo in un modo, forse un po' scontroso,  ma sono nel pieno del periodo più difficile di un romanzo, che, qualsiasi cosa ne pensiate, non ha come scopo un qualsiasi versamento di denaro per un lavoro finito, ma è il prodotto di sforzi lunghi e dolorosi - nella speranza non di un guadagno, ma di una piccola perfezione...".
Simenon va giù duro sulla monetarizzazione dell'opera letteraria, calacando la mano sulle motivazioni intrinseche che spingono uno come lui a scrivere e, più avanti nella lettera, chairisce meglio il concetto.
"...  io non ho mai scritto in fretta un testo per riceverne l'equivalente in denaro e trovo la vostra frase ingiuriosa. Se inondo il pubblico, forsè è perché mi è necessario scrivere, visto che il mio mestiere è quello di scrivere, e perchè ne sento il bisogno - e conclude con un'affermazione un po' paradossale -  Se un solo editore o un tale editore non basta, è facile guardare altrove...".
Un moto di ribellione nei confronti di Gallimard? Simenon continuerà a scrivere per lui per altri otto anni prima di passare a Presses de La Cité. Ma l'insofferenza è evidente... anche perché la convivenza con altri autori blasonati, e più inseriti di lui nel mondo letterario, non lo mette affatto a suo agio. E continua:
"... io non posso occuparmi di quello (si trattava dei diritti cinematografici per le sue opere), perchè sono nel bel mezzo di un romanzo che ha tutt'altra importanza, non finanziaria, ma morale...." .
Una presa di distanza dagli "affari", che pure Simenon sapeva gestire benissimo, ma che gli serviva per mantenere le distanze tra le esigenze editoriali di Gallimard e quelle creative del Simenon romanziere.
In un 'intervsta del novembre dell'81 a Le Monde ricorderà a tale proposito il momento in cui firmò il contratto. "... tutti lo chiamavano per nome, Gastone. Lui pranzava con i suoi scrittori e li portava al bordello... Io gli dissi: Non vi chiamerò mai Gaston, e non pranzerò mai con voi. Chiudiamoci nel vostro ufficio con il mio avvocato e la vostra segretaria. - Il contratto fu firmato e io non ho mai avuto problemi con lui...".

giovedì 6 marzo 2014

SIMENON SIMENON. EVENTO IN TURCHIA: LO SCRITTORE IN MOSTRA CON LE SUE... FOTO !

Il manifesto della mostra realizzato con una foto di Simenon
Simenon in Turchia. Esattamente tra una settimana verrà inaugurata a Notre Dame de Sion, a Istanbul, una esposizione con un centinaio di foto scattate da Simenon durante i suoi viaggi nei quali realizzava dei reortages per vari quotidiani parigini. Si tratta di fotografie del periodo 1931-1935, quando Simenon, una volta lanciato Maigret, si dedicò a numerosi viaggi: in Africa (estate del '32), in Europa e in Medio-Oriente (estate del '33), realizzando una circumnavigazione del Mediterraneo (estate del '34), in giro per il mondo, dall'America all'Australia all'India (1935). In Europa era iniziata la crisi economica (1929), ma per Simenon le cose andavano alla grande, dopo il successo del suo Maigret, per lui si aprirono le porte della più prestigiosa casa editrice francese, Gallimard. E iniziò la sua escalation di romanziere.
Ma torniamo alle foto che confermano la tendenza dello scrittore a interessarsi particolarmente all'uomo. E infatti, tra le sue inquadrature, più che quelle degli ambienti prevalgono quelle di visi, delle persone, della gente di tutti i paesi attraversati. Si dice che il patrimonio fotografico di Simenon ammonti a circa 3000 foto, e non deve stupire. E' ormai noto che lo scrittore nei suoi viaggi immagazzinava ricordi, sensazioni, suoni, colori che poi utilizzava nei suoi romanzi. La fotografia è evidentemente uno strumento che contribuisce a rendere più tangibile e vivo il ricordo, anche se crediamo che Simenon si affidasse più alla sua memoria e al filtro del tempo, che alle più precise e obiettive testimonianze fotografiche.
L'esposizione dunque aprirà i battenti il 13 marzo e resterà disponibile ai visitatori fino al 3 maggio. La mostra si avvarà anche di un catalogo dove si ritroveranno le firme di illutri studiosi simenoniani, da Laurent Demoulin a Michel Lemoine a Benoît Denis. Chi volesse maggiori informazioni potrà rivolgersi all'indirizzo mail: mireille.sadege@nds.k12.tr

mercoledì 5 marzo 2014

SIMENON SIMENON. LA BELLA GRANDEZZA

Partiamo oggi volendo parafrasare il titolo di un film che da qalche giorno é sulle bocche di moltissimi italiani e su tutti i media: La grande bellezza di Sorrentino, che, ma lo saprete tutti (!), ha vinto l'Oscar come miglior film straniero. Noi oggi vorremmo parlare invece de La bella grandezza. Ovviamente riferita a Simenon, nel senso che lo stesso romanziere aveva più volte affermato rispondendo a coloro che gli chiedevano perché  non scrivesse un grande romanzo, grande nel senso di voluminoso, con tante pagine. Ad esempio nel '71 lo scrittore mcitava "...Brasillach, allora uno dei critici più ascoltati di Parigi, scriveva a proposito di me: 'Quando dunque Simenon ci regalerà il suo grande romanzo?' Io gli risposi, quando ebbi il piacere d'incontrarlo, che non scriverò mai un grande romanzo, perchè la mia opera è un grande mosaico...".
In modo analogo Simenon aveva altre volte trattato l'argomento, esprimendo in pratica lo stesso concetto:" ...la mia grande opera è l'insieme di tutti i miei romanzi...".
Simenon, oltre alla sua capacità creativa, oltre alla sua abilità nell'introspezione psicologica, oltre alla sua bravura nel creare atmosfere, oltre alla sua propensione ad entrare nella pelle dei suoi personaggi, oltre alla sua facilità nella scrittura... insomma oltre a tutte le sue ormai inoppugnabili qualità letterarie, deve la sua "grandezza" anche al suo côté quantitativo. Insomma i suoi numeri sono parte integrante della sua "bella" immagine di letterato e scrittore. Come l'insieme dei suoi romanzi costituiscono la sua "grande opera", così i suoi numeri costituiscono una parte integrante e niente affatto trascurabile della sua vita. Siamo andati a vedere quelli che riporta la voce a lui dedicata da Wikipedia, che non per nulla, ha titolato uno dei capitoli Simenon en chiffres. E abbiamo scelto Wikipedia non a caso. Questa smisurata enciclopedia digitale è oggi uno degli strumenti più consultati e molti sugli argomenti più diversi si fanno un'idea (o magari solo una prima idea) con quello che vi trovano scritto.
Vediamo dunque alcuni dei numeri di Simenon secondo Wikipedia:
• 1800 i luoghi in cui si svolgono i suoi romanzi 
• 9000 i personaggi che danno vita alle sue opere
• 103 i Maigret (75 romanzi e 28 racconti)
• 177 i romanzi
• 25.000 le pagine dei sudetti romanzi
• 500 i milioni le copie vendute
• 55 le linque in cui sono tradotti i suoi libri
• 44 i paesi in cui sono stati pubblicati
• 187 i film tratti dalle sue opere dal cinema francese
• migliaia di articoli
• un migliaio di reportage da tutto il mondo
Certo qualche cifra potrebbe essere contestata o precisata. Ad esempio nei 187 film di produzione francese ci viene il dubbio che siano conteggiate anche le serie televisive con Jean Richard (92 episodi) e Bruno Crémer (54 episodi)... Oppure i 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo magari è una cifra da aggiornare... come invece ci sembrano un po' troppi il "migliaio" di reportage di viaggio.
Ma qui non è tanto la precisazione dei singoli dati che ci interessa, ma la valutazione del loro insieme. E, se vogliamo, mancano pure altri dati, quelli record-icone: le ottanta pagine dattiloscritte in un solo giorno, i primi Maigret usciti con cadenza mensile, le diecimila donne dichiarate, i suoi trentaquattro domicili, e potremmo citarne ancora.
Ecco, in conclusione, diremmo che la somma di tutte questi numeri ha un significato che va oltre la loro somma. Dà la misura della esplosione di vitalità, di creatività, di energia, di resistenza, che si esplicano in Simenon in modo del tutto naturale, come se fossero connaturati e che formano la sua grandezza, decisamente definibile La bella grandezza.

martedì 4 marzo 2014

SIMENON SIMENON. HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER?



Qui di seguito vi riportiamo una decina di opinioni sul tema di "Maigret: Cervi o Crémer" che avevamo buttato sul tavolo qualche giorno fa' in merito alla ripresa su LA7 della serie francese sul commissario simenoniano. Abbiamo scelto i commenti meno sintetici, di lettori, appassionati, studiosi maigrettologi, scrittori... Le abbiamo raggruppate per dar conto delle varie poiszioni, anche di non italiani che ovviamante non sono Cervi-dipendenti...! In corsivo poi qualche commento di Simenon-Simenon


Cinzia Ciampolini - Vista anni fa. E mi piace. Anche se Crémer non è precisamente il Maigret che preferisco (Gino Cervi mi ha troppo condizionata?)... Però è un uomo che mi piaceva così tanto che gli perdono tutto...
Non sono proprio vent'anni. In Italia è arrivata per la prima volta su Rai 3 nel '95 (in Francia la "prima" andò in onda nel '91)




 



Giulio Leoni - Cremer è bravo, ma a tratti sembra narcolettico. Anche nei romanzi Maigret è così flemmatico?
• Beh, la flemma c'è nel personaggio... anche un po' di pigrizia e poi quel muoversi lento dovuto al fatto che è un uomo massiccio fà parte delle sue caratteristiche. Anche altri affermano che Crémer sia addirittura troppo flemmatico... 


 



Antonio Di Grado - Poco. Non c'è "atmosfera".
Anche qui, il paragone con Cervi deve tener conto dei tempi. Nel '64 Cervi (e Landi) portano una recitazione e una atmosfera molto "teatrale". Con Crémer siamo già nell'epoca della televisione-televisione... Meno atmosfera rispetto ai romanzi di Simenon? Forse questo vale per qualsiasi Maigret dello schermo televisivo.




Ivan Cipressi - Ero uno di quei 514.000 spettatori. Mi dispiace se non saremo ritenuti abbastanza numerosi per far proseguire la serie. Si tratta di buona televisione: ben recitata (Cremer, Lonsdale), ben diretta (Goretta). E' un grande Maigret, quello di Cremer? A un primo sguardo direi di no. Corretto, interessante, ma non grande. E non credo sia solo per affetto verso Gino Cervi, per una sorta di imprinting. E' che, leggendolo e rileggendolo, guardandolo e riguardandolo, il Maigret di Simenon e quello di Cervi hanno davvero molto in comune. Umanità, solidità, un'aria da funzionario statale, empatia, scatti d'ira quando la turpitudine raggiunge il colmo. Il Maigret di Crémer sa toccare tutte queste corde? Sarei lieto di poterlo scoprire.
Si ripropone l'eterno paragone con il Maigret-Cervi... forse la lontananza lo ha  reso "cult" e quindi intoccabile? 



Massimo Pietroselli - Il Maigret perfetto, da un punto di vista filologico, forse è Gabin.
• Eppure, nonostante l'amicizia personale di Simenon con l'attore e la stima per la sua bravura, qualcuno dice che lo scrittore si sia a suo tempo lamentato per una certa aria un po' troppo "americana" di Gabin... voci non riscontrabili...





 


Alberto Minnella - Il Maigret di Crémer ha grossisimi problemi di sceneggiatura. Crémer in sé non mi dispiace, ma manca il ritmo e quell'atmosfera "nasty" del giallo.
• Anche negli sceneggiati di Maigret-Cervi il ritmo è quello teatrale del tempo e non quello televisivo cui siamo abituati oggi. Ma qui forse la critica è alla sceneggiatura che pure ha visto impegnati per diversi episodi alcuni dei registi (come Pierre-Granier-Deferre e Claude Goretta).  


Murielle Wenger - Occore dare l'opportunità alla serie con Crémer di dimostrare che è ben fatta. Crémer ha saputo costruire il suo Maigret sulla distanza ed è alla fine della serie che ci si potrà rendere conto quanto si avvicini al commissario. Perché non tentare la scommessa di trasmettere comunque tutta la serie? Dopotutto 54 episodi possono occupare un periodo relativamente contenuto... Sarebbe interessante ritorvare le cifre dell'audience di quando fu trasmesso il primo episodio con Cervi. E' sicuro che il successo fu così grande fin dal primo episodio o che anche in quel caso è stato raggiunto con il tempo?
• Ecco i dati. 
1° ciclo- Ascolto medio: 13.450.000 spettatori - Indice di gradimento: 83 
2° ciclo- Ascolto medio: 13.900.000 spettatori - Indice di gradimento:76
3° ciclo- Ascolto medio: 14.000.000 spettatori - Indice di gradimento: 76
4° ciclo- Ascolto medio: 18.500.000 spettatori - Indice di gradimento: 82 

Andrea Franco - Speriamo provino ancora qualche settimana prima di "tagliarlo"... certo la collocazione al sabato è abbastanza strana - Crémer direi che non è un Maigret qualunque, ha riscosso un successo internazionale...
• La collocazione del sabato in prima serata, a nostro avviso, è stata un po' azzardata visto che si tratta di una serie che è gia passata sulla Rai e su Mediaset e non solo. Forse una fascia pomeridiana o una seconda serata (anche mantenendo il sabato) sarebbe stata più adeguata.

Nicoletta della Corte - Purtroppo non l'ho visto. Ma Cervi e Gabin non si battono... entrambi del segno del toro, cui immagino appartenga lo stesso Maigret...
• Cara Nicoletta, saranno in molti a concordare con le tue preferenza. Ma se non l'hai mai visto, ti consigliamo di seguire  due/tre puntate, anche solo per capire come i francesi vedono la trasposizione sul piccolo schermo del personaggio francese di un commissario ideato e scritto da Simenon un belga naturalizzato francese...! Non sappiamo se Maigret sia del segno zodiacale "Toro"... se qualcuno lo sa, si faccia avanti... (Murielle?)     

Anonimo - Ricordo quando sei/sette anni fa TMC (cioè l'antesignana LA7) trasmetteva questi episodi, nel medesimo giorno e alla stessa ora, quindi hanno, o dovrebbero avere, un'idea delle potenzialità della serie. A LA7 sono abbastanza "eccentrici" per fare poi qualunque cosa...
• Caro Anonimo, non ci risulta che TeleMonteCarlo abbia mai trasmesso la serie di Maigret con Crémer. Che noi sappiamo fu tramessa nel '95 su Rai 3 (poi con una replica su Raisat Premium), nel 2003 su Rete 4 e nel 2007 anche da Fox Crime... ma se hai dati certi su TMC, faccelo sapere.

lunedì 3 marzo 2014

SIMENON SIMENON. I DICTÉES: "TRANCHES DE VIE" O "RIEN DU TOUT"?


"...il pittoresco non mi ha mai interessato, nemmeno quello di tutti i paesi del mondo che ho attraversato. Ovunque ho cercato di osservare, con la stessa acuratezza, sia la natura che gli uomini nella loro realtà..."
Queste parole Simenon le scrive nell'aprile del 1976, durante la stesura di uno dei suoi Dictées, A l'abri de notre arbre (Presses de La Cité - 1977).
"... non avrei mai potuto essere un narratore di aneddoti. Tutti gli aneddoti sono falsati alla base, come i depliant delle agenzie di viaggio, perchè prima di tutto debbono essere pittoreschi e divertenti - prosegue lo scrittore nello stesso brano -  Io ne ho a migliaia nei piccoli cassetti di cui mi servo nel mio cervello. Ma mi rifiuto caparbiamente di utilizzarli...".
E' un Simenon settantacinquenne, che ormai da qualche ha smesso di scrivere e trova in queste "dettature" il modo di raccontarsi, lontano però da quella narrativa che lo ha impegnato per tutta la vita. Sven Nielsen, il suo editore, ha trovato il modo di pubblicare ancora dei libri firmati Georges Simenon, sbobinando queste registrazioni che per lo scrittore son dei passatempi, dei divertimenti.
Ma se per la casa editrice è un modo di trarre profitto da un nome celebre e famoso, di un scrittore che ormai ha smesso di scrivere, l'operazione si rivela utile in quanto Simenon parla in libertà, ormai lontano dalle esigenze di esibire una certa immagine di sé, non più preoccupato della vendita dei suoi titoli e lontano dal suo mondo e dalla sua vita passata quel tanto che gli permette di guardarlo con distacco e forse con maggiore sincerità.
E proprio su tema della sincerità Simenon insiste:
"... con i miei Dictées non voglio altro che analizzarmi ed esprimere dei pensieri, delle sensazioni passeggere, i sogni, le gioie, le pene di un uomo come un altro, immmagino di potermi lasciar andare ad una sincerità totale...".
Certo i Dictées non sono solo questo. Ma, a volerli cogliere, vi si trovano degli spunti di grande franchezza e taluni sono di una certa importanza per conoscere meglio Simenon. Ma non tutti sono dello steso avviso. Ad esempio la sua editrice americana, Helen Wolff decise di non pubblicare i Dictées negli Stati Uniti. "...non volevo recare un danno alla sua reputazione..." avrebbe dichiarato negli anni successivi a Pierre Assouline.
Certo quello che dice Simenon, registrato su nastro e riportato su carta, nulla ha a che vedere con la letteratura cui il romanziere aveva abituato il suo pubblico. Ed è indubbio che il loro valore letterario è ben poca cosa.
Ma come abbiamo detto ci sono qua e là delle informazioni interessanti, come ad esempio l'ammissione di aver conosciuto non diecimila donne (come veniva fuori dall'intervista a Fellini), ma più ragionevolmente un "gran numero di donne".
Ma, come ha osservato qualcuno, il fatto di ricordare, così anziano, fatti e persone di quaranta o cinquant'anni prima può creare dei ricordi sfalsati, confusioni e quegli abbellimenti di cui i ricordi antichi spesso si ammantano.
Ma anche Simenon aveva coscienza di quello che valevano in effetti questi suoi dettati. E, quando arrivato al dodicesimo volume, si trattava di trovare un titolo a questa serie, aveva intenzione di chiamarla Mon magneétophone et moi, poi riflette "... quello che io detto quotidianamente non sono delle 'memorie', perché no hanno nessuna continuità...Si potrebbe dire che siamo dei 'Mélanges' ... Una cronaca?... Insomma si potrebbe dire che non corrispondono a nulla. Ma questo richiederebbe un grado d'umiltà che io non ho, per intitolare questa serie 'Rien du tout'...". 

SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO

Avevamo parlato della partenza della serie francese Maigret-Crémer, su LA7, sabato sera, prima serata. Avevamo ipotizzato: beh, essendo passati 50 anni dalla trasmissione dal Maigret di Cervi, potrà essere ancora un termine di paragone? Riuscirà l'attore francese a prendere il suo posto? Sembra di no. O meglio, dai risultati della prima serata, sia pur commisurati alle potenzialità de LA7, la serie è partita male: solo 514.000 spettatori, cioé nemmeno un 2% di share (1,98 per la precisione). Basti pensare che l'emittente ha deciso di chiudere Linea Gialla che non riusciva a decollare da un 2,5/3% dii ascolti (su LA7 programmi di successo come "Otto e mezzo" fanno oltre il 6% di share con quasi 1.750.000 spettatori).
Basterà quel 2% a tener su il Maigret francese?

domenica 2 marzo 2014

SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI

Oggi continuiamo a parlare di Gino Cervi e della sua interpretazione di Maigret, in occasione del 50° 
dall'inizio degli sceneggiati. Stavolta 
ci occuperemo di questo ulteriore anniversario, ma anche del rapporto dell'attore con il personaggio simenoniano. Cercheremo insomma 
di ricostruire il momento professionale che Cervi stava attraversando, ma anche l'atmosfera in cui nasceva questa sua interpretazione. 
Un'Italia della metà degli anni '60 dove le condizioni sociali, lo spirito della gente e le prospettive, non solo per i giovani, erano molto diverse da oggi, come lo possono essere una salita e una discesa.



Non se ne sente parlare molto in giro. Ma come non ricordare che quest'anno, oltre ai 25 anni dalla scomparsa di Simenon, oltre ai 40 anni da quella del Maigret italiano, Gino Cervi, cadono i 50 anni dalla messa in onda del primo episodio della prima delle quattro serie degli sceneggiati Rai di Maigret?
Non siamo dei fanatici degli anniversari, ma quello della messa in onda dei Maigret è un anno da ricordare, non solo per gli appassionati delle inchieste del commissario, ma anche perché segna, per l'Italia, la maturazione del mezzo televisivo come vero e proprio strumento di comunicazione di massa. In quell'anno la Rai aveva iniziato ormai da dieci anni le trasmissioni, da tre anni era stato inaugurato un secondo canale. Era la Rai di Ettore Bernabei (in carica come direttore generale per tredici anni dal '61), il d.g. più longevo dell'azienda e che incise profondamente sull'emittente proprio nel momento cruciale della sua crescita.
Ma torniamo ai 50 anni del Maigret di Mario Landi (regista), Diego Fabbri (sceneggiatore), Andrea Camilleri (produttore Rai) e, ultimo ma non ultimo, Gino Cervi (attore protagonista). Un quartetto che visto a mezzo secolo di distanza incute un certo rispetto. L'idea era stata del drammaturgo-sceneggiatore Fabbri, come spiega Camilleri "...L’idea di Maigret, però, non fu mia. Nacque a Diego Fabbri, a nessun altro se non a lui. E cominciò a parlarmene…”. Fabbri aveva scritto per il teatro un famoso 'Processo a Gesù' ... ma era uomo poliedrico di interessi. Insisteva:'Sarebbe straordinario…' ... faceva piovere sul bagnato - racconta lo scrittore siciliano in un'intervista a Minetti sul supplemento Specchio de La StampaIo avevo cominciato a leggere Simenon da bambino, mi trovò entusiasta. Senza ancora parlarne a nessuno elaborammo una sorta di progetto. E’ chiaro che per il protagonista subito ci venne l’idea di Gino Cervi… era uno degli attori più popolari d’Italia, aveva fatto Peppone in Don Camillo, tantissimo teatro, oltretutto era un uomo di una simpatia, di una comunicativa…; accettò con entusiasmo la proposta...".
E così, il 27 dicembre 1964 partì questa serie con Un'ombra su Maigret (tratto da '"Cécile est morte" - 1942), e con Cervi che si muoveva a suo agio nei panni del commissario. grazie alla sua consumata esperienza di attore (allora aveva 63 anni ed erano quarant'ani che calcava palcoscenici, recitava sui set cinematografici e si esibiva in televisione). Ma non solo. Come abbia detto in un'altro post (Ma Cervi e Maigret...si somigliano?) c'erano anche dei punti di contatti tra l'attore e il personaggio inventato da Simenon, ma anche perché Cervi amava interpretare quel personaggio.
"... me lo sono studiato tanto, ci ho lavorato tanto sopra, mi ci sono perfino ammalato - scrive Cervi a Mino Doletti, allora critico televisivo del quotidiano romano Il Tempo -   Se questo mio Maigret parlasse francese, ti andrebbe a pennello, ne sono certo. Putroppo per Maigret io parlo l'italiano e allora ecco che si crea l'impressione sbagliata. Pensa: io mi sono rifatto anche al commissario Massau, che ho conosciuto e che vive a Parigi, ormai in pensione. Simenon l'ha preso di peso e lo ha messo nei suoi libri. E' molto più grosso di me e ha i baffi...".

sabato 1 marzo 2014

SIMENON SIMENON. IL ROMANZIERE SCRIVE E MAIGRET ASPETTA LA PRIMAVERA



Cosa ha rappresentato il mese di marzo nella vita personale e professionale di Simenon? Oggi è primo marzo ed é un buon giorno per chiederselo. Vi proponiamo una scelta, scaturita da una ricerca di Murielle Wenger, di date ordinate cronologicamente per anno, (seguendo quelle di Michel Carly nel suo "Simenon, une vie, une œuvre", nel volume 27 dell'edizone Omnibus).

• 24 marzo 1923: matrimonio a Liège di Georges Simenon e Régine Renchon; il giorno dopo Georges porterà la sua sposa a Parigi
 

• 1 marzo 1930: dubutto della pubblicazione nell'Œuvre del romanzo La Maison de l'inquiétude, il quarto "prequel" di Maigret ad essere stato scritto, ma il primo ad essere stato pubblicato

• Marzo 1931: stesura de Le chien jaune e, ancora sull'onda del Bal Anthropométrique, pubblicazione del terzo Maigret, Le charretier de la Providence
 

• Marzo 1932: Simenon scrive Le fou de Bergerac

• Marzo 1936: scrittura di Chemin sans issue

• 3 marzo1943: completata la stesura de L'inspecteur Cadavre

• 7 marzo 1946: il romanziere termina Maigret à New York

• 13 marzo/21 marzo 1951: redazione di Une vie comme neuve

• 11 marzo 1952: la famiglia Simenon s'imbarca a New York per un "tour triomphal" (come lo definisce Michel Carly) in Europa 


• 20/27 mars 1953: scrittura di Maigret a peur

•16/24 marzo 1954: stesura de L'horloger d'Everton

• 18 marzo 1955: partenza da Lakeville per il ritorno definitivo in Europa

• 4 marzo 1956: Simenon finisce di scrivere Un échec de Maigret

• 8/5 mars 1960: scrittura de L'Ours en peluche

• 18/25 marzo 1961: stesura de Le Train

• 20/30 mars 1962: Simenon é a Londra, presiede al ballo annuale dei fabbricanti di pipe 


• 9 mars 1965: finisce di scrivere La patience de Maigret

• Mars 1967: debutto della pubblicazione delle "Œuvres complètes" per i tipi di Rencontre

• 11/17 marzo 1971: scrittura de La Cage de verre

• 1 marzo 1976: Simenon detta (per A l'abri de notre arbre): " Ho donato all'Uniersità di Liegi, mia città natale, tutti i miei manoscritti, tutti i libri pubblicati in ogni lingua siano stati tradotti, i miei dictées, delle opere scritte su di me e delle critiche più o meno importanti. Insomma inizio a fare pulizia. Viva la libertà!"


• 31 marzo 1982: uscita del film L'Etoile du Nord, di Pierre Granier-Deferre, con Simone Signoret e Philippe Noiret



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Dopo l'autore, tocca al personaggio... Ci si può divertire a fare un elenco delle inchieste cui il commissario si dedica nel mese di marzo; qui di seguito, questi romanzi e un breve estratto (presi in considerazione solo i romanzi per i quali il mese di marzo è chiaramente esplicitato):


- Le fou de Bergerac: "... un mese di marzo che è come un primo assaggio di primavera, con un sole chiaro, pungente, già tiepido..."

- Liberty bar: "Nonostante si fosse solo a marzo, la pelle era umidiccia, con un odore d'estate..."

- L'amie de madame Maigret: "Erano poco più delle dieci di mattino, un mattino di marzo. L'aria era viva, con, su Parigi, un sole scintillante..."
 

- Maigret et la jeune morte: "Era marzo. L'aria era piuttosto dolce..."


- Maigret et le corps sans tête: " Era il 23 marzo. La primavera era ufficialmente iniziata due giorni prima e, cosa che non si può dire tutti gli anni, si sentiva nell'aria, a tal punto che azzardò ad uscire senza cappotto...".

- Un échec de Maigret: "non si era mai visto un mese di marzo così umido, così freddo e tanto lugubre...".

- Maigret et le clochard: " Nonostante si fosse già al 25 marzo, era la prima vera giornata di primavera, tanto più limpida perchè durante la notte c'era stato un ultimo acquazzone accompagnato da lontani brontolii di tuoni...Per la prima volta in quell'anno, Maigret lasciò il cappotto nell'armadio del suo ufficio e, di tanto in tanto, la brezza gonfiava la sua giacca sbottonata...".


- Le voleur de Maigret: "Janvier indossava un completo chiaro che Maigret non gli aveva mai visto. Anche lui festeggiava la primavera un po' in anticipo, dato che non era che il 15 marzo...".

- Maigret hésite: "C'era stata, il giorno prima, una domenica, grigia e ventosa, con dei rovesci di pioggia fredda che ricordavano l'inverno e improvvisamente, nonostate fosse solo il 4 marzo, ci si stava risvegliando alla primavera. Certo il sole era ancora un po' freddo, il blu del cielo fragile, ma c'era della gioia nell'aria...".

- Maigret et le tueur: "Tutto ad un tratto apparve il sole. C'era da credere che la primavera stesse andando al suo appuntamento del 21 marzo..."

- Maigret et monsieur Charles: "Maigret giocava sotto un raggio di sole di marzo, ancora un po' fragile. Non giocava con dei cubi, come da bambino, ma con le pipe...".

Murielle Wenger