venerdì 7 marzo 2014

SIMENON SIMENON. QUANDO LE CANTAVA CHIARE A GASTON GALLIMARD


Simenon è sempre stato la bestia nera dei suoi editori. Questo è uno degli stereotipi che si sono diffusi sul conto del romanziere. Certo era un tipo esigente, preciso, che non aveva molta voglia di socializzare con gli altri scrittori, figuriamoci con gli editori...! Certo aveva una non comune abilità nel trattare gli affari... i suoi affari e non aveva timori reverenziale nemmeno per un Gaston Gallimard la cui casa editrice rappresentava allora un traguardo per ogni scrittore che ambiva ad essere riconosciuto come "uno che conta".
Ma Simenon era diverso, la sua forza era nel suo innato impuso di scrivere e nella sua determinazione nel perseguire il suo obbiettivo.
A questo proposito è estremamente illuminante quello che nel '38 scriveva in una lettera all'editore degli editori. La prima opera di Simenon per Gallimard era uscita nel '34 e il contratto era stato firmato qualche mese prima. Quindi da quattro anni era un autore della raffinata scuderia editoriale. In quel periodo aveva scritto una ventina di romans-durs e nemmeno un Maigret.
Tornando alla lettera vediamo come apostrofa il suo editore "...vi rispondo in un modo, forse un po' scontroso,  ma sono nel pieno del periodo più difficile di un romanzo, che, qualsiasi cosa ne pensiate, non ha come scopo un qualsiasi versamento di denaro per un lavoro finito, ma è il prodotto di sforzi lunghi e dolorosi - nella speranza non di un guadagno, ma di una piccola perfezione...".
Simenon va giù duro sulla monetarizzazione dell'opera letteraria, calacando la mano sulle motivazioni intrinseche che spingono uno come lui a scrivere e, più avanti nella lettera, chairisce meglio il concetto.
"...  io non ho mai scritto in fretta un testo per riceverne l'equivalente in denaro e trovo la vostra frase ingiuriosa. Se inondo il pubblico, forsè è perché mi è necessario scrivere, visto che il mio mestiere è quello di scrivere, e perchè ne sento il bisogno - e conclude con un'affermazione un po' paradossale -  Se un solo editore o un tale editore non basta, è facile guardare altrove...".
Un moto di ribellione nei confronti di Gallimard? Simenon continuerà a scrivere per lui per altri otto anni prima di passare a Presses de La Cité. Ma l'insofferenza è evidente... anche perché la convivenza con altri autori blasonati, e più inseriti di lui nel mondo letterario, non lo mette affatto a suo agio. E continua:
"... io non posso occuparmi di quello (si trattava dei diritti cinematografici per le sue opere), perchè sono nel bel mezzo di un romanzo che ha tutt'altra importanza, non finanziaria, ma morale...." .
Una presa di distanza dagli "affari", che pure Simenon sapeva gestire benissimo, ma che gli serviva per mantenere le distanze tra le esigenze editoriali di Gallimard e quelle creative del Simenon romanziere.
In un 'intervsta del novembre dell'81 a Le Monde ricorderà a tale proposito il momento in cui firmò il contratto. "... tutti lo chiamavano per nome, Gastone. Lui pranzava con i suoi scrittori e li portava al bordello... Io gli dissi: Non vi chiamerò mai Gaston, e non pranzerò mai con voi. Chiudiamoci nel vostro ufficio con il mio avvocato e la vostra segretaria. - Il contratto fu firmato e io non ho mai avuto problemi con lui...".

1 commento:

  1. dall alto delle sue qualità di romanziere"tout-court"simenon aveva la fila di editori che lo avrebbero pubblicato e per questo,credo,poteva anche permettersi certe frasi un po sopra le righe verso certe persone altolocate del settore editoriale.del resto lo sappiamo che non si fece effettivamente mai mettere i piedi in testa da nessuno

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