domenica 9 marzo 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, CERVI E I GIORNALI DI ALLORA...

Piccolissimo passo avanti per la serie televisiva di Maigret/Crèmer di cui ieri è andata in onda, sempre in prima serata su LA7 il secondo episodio.
Riusultato: 49.000 spettatori in più ed un + 0,43% di share. Non è molto, ma, come si dice, è una tenuta, che non fa rischiare, almeno per ora, la chiusura della serie.
Nel post di qualche giorno fa' si parlava del gradimento di questa serie, con commenti di lettori, scrittori, critici, simenonologi...  e del condizionamento che certo pubblico (quanto?) ancora subisce per l'ottimo ricordo del Maigret di Gino Cervi e del consegunziale confronto con altri "commissari", Bruno Crémer in questo caso.
Oggi vogliamo andare a ripescare quello che ne pensavano, nella metà degli anni '60, i critici televisivi dei quotidiani (che non conoscevano ancora i Maigret di Crémer, forse nemmeno il nome di Crèmer e nemmeno le serie precedenti di Jean Richard).
"... sembra che Gino Cervi, abbia identificato soddisfacentemente sia sul piano fisico, che su quello psicologico, il personaggio del Commissario..." Queste giudizio lo si trovava sul Corriere della Sera del 28 dicembre, all'indomani del debutto della serie, con la prima parte (di tre) dell'episodio Un'ombra su Maigret.
Dopo la terza e conclusiva parte, lo stesso quotidiano alzava il tiro "... pensiamo che il miglior elogio all'attore lo possano fare i lettori di Simenon, riconoscendo che il suo (di Cervi) Maigret combacia quasi perfettamente con l'immagine uscita dalle pagine dei lbri...". 
Partenza in grande stile quindi, anche se non si immaginava il successo che portò la quarta serie nel '74 a sforare il 18 milioni di telespettatori.
La quarta serie sancì trionfo e l'ingresso del Maigret-Cervi nell'immaginario collettivo degli italiani.
Il Resto del Carlino di Bologna magnificava la fedeltà al personaggio impersonata da Cervi e tirava in ballo addirittura il grande Gabin: "... le sue indagni contrapuntate di quiete chiacchierate con le portinaie, di spuntini in trattoria, e di bevute al caffé non avevano il ritmo concitato e drammatico di certe realizzazioni affidate al duro Gabin, ma un timbro di verità...".
A La Stampa di Torino, dove erano dell'avviso che l'attore italinao avesse invece interpretato una versione diversa da quella del commissario letterario, scrivevano: "... quel Maigret così riveduto e corretto, da essere ammirato, per la dolcezza del sangue, dallo stesso Simenon, piacque in Francia come in Italia...".
Il Messaggero di Roma sottolineava invece l'italianizzazione compiuta da Cervi:"...la giusta interpretazione che serviva, cioè, per agganciare con più immediatezza l'interesse e la simpatia del nostro pubblico...".
Insomma quale che che fosse il taglio del giudizio, la stampa era concorde con il pubblico: grande successo per la serie, ma forse ancor più, grande successo personale di Gino Cervi.
E non è un mistero che l'attore amasse quel personaggio, aldilà del successo che gli portò. Ad un giornalista romano un giorno scrisse: ... il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano...".
  
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