giovedì 10 marzo 2011

SIMENON. FESTE E FESTINI CHEZ SIM

Un gran lavoratore. Su questo non ci sono dubbi. Soprattutto il giovane Simenon si sottoponeva a dei tour de force notevoli per produrre articoli, racconti, romanzi brevi e a puntate, che in quell'epoca erano fonte di un più che discerto guadagno. Se pensiamo che in un giorno era capace di iniziare e terminare un romanzo breve e che quotidianamente doveva, come diceva lui stesso, fare le consegne ai suoi clienti (gli editori Ferenczy, Merle, Tallandier, Fayard che si dividevano il mercato dei libri e dei giornali popolari).
Nel 1924 Georges e Tigy si trasferirono nella signorile Place des Vosges, al 21, affittando però un locale di una camera e mezza a pianterreno. Ma era solo l'inizio, un paio d' anni dopo si liberò un appartamento ben più spazioso al secondo piano che Simenon non si fece sfuggire. Secondo piano e pianterreno. Ormai i coniugi Simenon erano sistemati alla grande e arredarono il loro appartamento, con vista sulla bella place des Vosges, con mobili dal design molto moderno. Nel salone troneggiava un grande mobile bar, con degli sgabelli d'un giallo sgargiante, dotato di un ampio bancone di vetro smerigliato illuminato da sotto. E poi quadri in stile cubista alle pareti e una sorta di riflettore a luci colorate. Sulla porta campeggiava una grande scritta "Sim", lo pseudonio con cui era più conosciuto. Lì Georges si divertiva a fare il barman durante le feste. Già infatti in quel periodo era frequente che a casa Simenon si facessero delle serate, faremmo meglio a dire nottate, dal momento che si andava avanti fino all'alba. Feste rumorose, proteste dei vicini, qualche spogliarello estemporaneo, ma qualcuno parla anche di orge. E' un fatto che la signora delle pulizie che arrivava la mattina presto, trova persone in salone che ancora dormivano per terra, altre mezze nude abandonate sulle scale, gente che smaltiva sbornie e stravizi notturni non ancora lucidi e non del tutto svegli. E Simenon?
Lui sembrava indifferente a tutto questo. Alle sei era già alla sua macchina da scrivere che pestava su tasti consapevole che anche quel giorno avrebbe dovuto produrre un'ottantina di pagine, cosa che che lo interessa molto di più di quella varia umanità stordita e intontita con cui pure la notte prima si era divertito.

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