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MAIGRET È PERPLESSO
di Paolo Secondini
«Che c’è, Maigret,» chiese
sua moglie, «qualcosa ti turba?»
Il commissario si scosse
leggermente e si tolse la pipa dalla bocca.
La signora Maigret gli si
avvicinò.
«È pronto in tavola. Non
vieni a mangiare?» chiese ancora, senza avere aspettato una risposta alla prima
domanda.
«Tra un minuto,» rispose il
commissario. «Stavo pensando…»
«A cosa?» lo interruppe la
moglie sedendogli accanto sul divano.
«A come l’uomo sa essere a
volte terribilmente crudele.»
«Ti riferisci all’assassinio
di Nanette Bardieu di cui ti sei occupato in questi giorni?»
«Già!»
«Ancora stamane i giornali riportavano
il caso con molta dovizia di particolari.»
«Una vecchia discreta e tranquilla,»
disse il commissario. «Non ha mai creato problemi né dato fastidio a nessuno. Forse
la donna più buona e generosa che sia mai esistita.»
«Uccisa barbaramente dal
nipote,» commentò la signora Maigret. «E per cosa? Denaro!... Gliene aveva già
dato abbastanza a ogni continua richiesta, attingendo dalla sua misera
pensione.»
«È proprio questo che mi
lascia perplesso,» esclamò il commissario. «Vedi, signora Maigret, il mio
lavoro mi ha fatto conoscere perfettamente – quasi toccare con mano – due
aspetti fondamentali dell’uomo: la grande bontà e la bieca cattiveria; due
aspetti profondamente contrastanti, di cui uno è negazione dell’altro; ma due
aspetti che, il più delle volte, albergano tranquillamente vicini nell’animo.
Mi domando come ciò sia possibile.» Scrollò la testa, poi, alzandosi dal divano:
«Andiamo a tavola!»
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