mercoledì 3 settembre 2014

SIMENON SIMENON. L'INSOSTENIBILE DESTINO DI ESSERE UN FENOMENO

"...occupa una posizione assolutamente centrale nella letteratura francofona del XX secolo...". Chi scrive queste parole nel 2002 è Philippe Claudel, scrittore, drammaturgo e cineasta contemporaneo. E' un'affermazione che può sembrare un po' di parte. Bene, noi siamo del parere che questa visione dell'opera di Simenon vada addirittura ampliata. Non vogliamo qui fare confronti con altri scrittori, nè tantomeno stilare delle classifiche. E' un fatto però che, come abbiamo già avuto modo di scrivere in queste pagine, Simenon vanta, tra gli altri, due meriti che incrociandosi contribuiscono a delineare il profilo di un romanziere che si distingue e si distacca dagli altri.
Il primo è quello di aver avuto la capacità di mettere insieme quelle che molti critici definirono letteratura alta e letteratura popolare (o addirittura bassa).
Noi non siamo d'accordo su questa classificazione, ma tant'è... per secoli è stata accreditata dalla critica dominante, tanto da costituire (secondo quei sostenitori) due blocchi separati da divisioni insormontabili.

Simenon invece è stato capace di distinguersi in quella operazione che raramente si riscontra in uno scrittore non di maniera. Già, perché Simenon non era uno che scrivesse per raggiungere uno scopo, per dimostrare una tesi, per seguire una moda o un filone letterario. Che Simenon scrivesse perchè era una sua impellenza personale è un dato ormai assodato. Scriveva perché non avrebbe potuto farne a meno, scriveva sotto un impulso più o meno inconscio e con una velocità che non era solo risultato di un apprendistato di dieci anni di letteratura popolare su commissione. La sua velocità veniva anche da qulla ispirazione che lui non riusciva a non seguire, della quale doveva tenere il ritmo, che lo portava in territori e in vicende che, prima di essere messe nero su bianco, nemmeno lui conosceva.
Uno scrittore del genere scriveva come poteva e come sapeva, senza costruire, senza programmare, senza pensare a schemi precostituiti.
Il suo secondo merito è stato quello di raccontare vicende, inventare personaggi, dar vita ad ambientazioni che erano così in sintonia con la sensibilità e le esprienze della gente qualsiasi che riusciva a stabilire un contatto coivolgente con il lettore come pochi scrittori hanno saputo realizzare. E tutto questo in un contesto che travalicava il particolare della storia e dei personaggi, un contesto che si allarga nella dimensione spazio-temporale. I libri di Simenon si leggono in tutto il mondo e si continuano a leggere oggi come settanta anni fa'. Il cinema ne trae spunto oggi come negli anni '30. Le sue riedizioni si fanno largo nelle classifiche dei libri più venduti, come fossere best-seller scritti oggi.
Cosa vuol dire questo?
Ci verrebbe di usare la sola parola che potrebbe definire tutto ciò: fenomeno letterario. Se non fosse che a Simenon dava estremamente fastidio essere considerato un fenomeno... lui amava definirsi un artigiano che appunto con le proprie mani realizzava delle storie.
Domani a venticinque anni esatti dalla sua scomparsa non possiamo non riconoscergli questi meriti, anche se ci portano davvero a definirlo un fenomeno letterario ed editoriale... Forse si tratta proprio dello stesso ineluttabile destino  che trascinava inesorabilmente i personaggi dei suoi romanzi...          

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