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La Stampa di ieri alla presentazione-critica dell'ultimo romanzo di Simenon,
Il destino dei Malou. L'articolo ci dà lo spunto per fare una riflessione su come, di solito, viene presentato un romanzo dalle pagine dei quotidiani. Ovviamente di solito si tratta di un romanzo appena uscito o uscito da poco (
non è questo il caso, perchè il libro é uscito da circa un mese) e quindi la maggioranza dei lettori non l'ha ancora letto. Di solito questa presentazione oscilla tra la descrizione della trama e il giudizio sul romanzo. Quando va bene poi c'è anche un inquadramento della figura dello scrittore. Ma, fateci caso, spesso (
non sempre, ma spesso) la parte del leone la fà il riassunto della trama (
in questo caso 68 righe su un pezzo da 116) che a nostro giudizio scopre troppo il libro, i suoi personaggi, i meccanismi narrativi e talvolta addirittura qualche particolare non secondario.
Lo ammettimo, noi siamo tra quelli che difendono strenuamente il diritto del lettore a scoprire finanche il nome e il cognome del protagonista, e non solo quello che combina nella sua storia, nelle sue relazioni.... tutto quello che gli succede! E infatti siamo nemici giurati dei risvolti o delle quarte di copertina che, per attirare acquirenti (?), spiattellano spesso il cuore del romanzo, togliendo al lettore il gusto di scoprirselo da solo.
Direte voi, se per uno scrittore come Simenon si può comprare il libro ad occhi chiusi, come si fà a comprare il romanzo di un autore poco o affatto noto senza sapere di cosa tratta? Già, e qui è il difficile.
Parlando o scrivendo, l'arte di presentare un libro, riuscendo solo a sfiorare l'argomento, essendo capaci soltanto di accennare allo spirito che lo anima, facendo solo intravedere che tipo di romanzo sia... non è cosa facile. Ad esempio, quando capita a noi di doverlo fare, cerchiamo di rimanere nel vago, di esaurire il tutto in poche righe, di dire e non dire... magari rischiando di peccare in senso opposto.
Ma la nostra convinzione è salda. Molto meglio la reticenza che una puntigliosa descrizione.
Ad esempio in un pezzo di circa 3000 battute, come quello che abbiamo citato (
in gergo giornalistico: meno di due cartelle), per un quotidiano non è breve. C'é di che scrivere e l'articolista cerca spesso di dare più informazioni possibili, mentre invece sarebbe, al limite, meglio scrivere meno, dando magari spazio ad un brano del libro (
ma non all'incipit che è il primo impatto del lettore con il libro, né mai, per carità, al finale!). Insomma su questo siamo abbastanza convinti, poi ci possono
(ed è bene che ci siano) divergenze di opinioni. Ad esempio all'inizio dell'articolo "Nel destino dei Malou si nasconde il giovane Simenon", si scrive "...
il rapporto (di Simenon) complesso con la figura paterna...". Certo le relazioni tra padre e figlio non sono mai esenti da screzi, incomprensioni generazionali, visioni diverse della vita... ma il vero rapporto complesso e problematico il giovane Georges lo aveva con la madre Henriette (
e lo ebbe per tutta la vita... basta leggersi "Lettera a mia madre").
Alla conclusione dell'articolo troviamo "...
Scritto da Simenon nel '47 durante l'esilio americano...". Beh, ci sembra esagerato definire "esilio" un soggiorno di dieci anni negli Stati Uniti, dove Simenon divorziò, trovò la seconda moglie, ebbe due dei suoi quattro figli, girò in lungo e in largo (
per altro facendo in quei dieci anni anche diversi viaggi in Europa). L'idea di esilio non si addice proprio al suo soggiorno in America che ammirava per molti versi e primo tra tutti per quello letterario (
sosteneva infatti che i romanzieri americani di allora erano i veri interpreti della narrativa moderna). Tanto più che in Francia e in Europa c'era chi avrebbe fatto carte false perché Simenon ri
entrasse nel vecchio continente.
*Nella rassegna stampa che trovate nella colonna di destra questo articolo è citato, ma come avrete visto, é scritto in grigio perché non ancora pubblicato sul web e quindi non è ancora disponibile il relativo link.