Un'altro contributo di Cristina De Rossi, una delle attachées del Bureau Simenon-Simenon. Se volete essere inseriti anche voi e pubblicare post firmati scrivete a simenon.simenon@temateam.com
Roma - dalla nostra attachèe Cristina De Rossi - Qualche settimana fa' mi sono imbattuta, su una bancarella di libri usati, in un volume edito da Mondadori (Tutte le opere di Simenon - 1971), dove sotto la dicitura "I romanzi della provincia straniera" erano raggruppati sei romanzi dal 1933 al 1955.
Mi ha colpito molto il primo La casa sul canale, proprio del '33, ed edito allora da Fayard. Era uno i primi romanzi-romanzi che lo scrittore pubblicava con il suo vero nome, se non sbaglio il decimo.
Sono rimasta colpita dalla maturità della scrittura e dalla capacità che già manifestava nell'analisi dei caratteri, nella costruzione delle atmosfere e nell'immedesimarsi in quella mentalità. Certo, la storia ripercorre situazioni e ambienti che Siemenon conosceva bene. Si svolge infatti in Belgio dove Edmée é un'orfana costretta a lasciare la mondana Bruxelles per Neroeteren, un minuscolo villaggio di campagna nelle Fiandre, dove vivono gli zii e i cugini.
La bravura di Simenon nel rendere il brusco cambiamento di ambiente e di mentalità in cui si ritrova la ragazza è, a mio avviso, da romanziere consumato, mentre va ricordato che allora lo scrittore aveva appena trent'anni.
Dall'atmosfera cosmopolita e metropolitana della capitale a quella claustrofobica e chiusa di una famiglia che vive confinata nel proprio lavoro.
Per lei è troppo. Reagisce a quell'ambiente, prigioniero delle sue antiche abitudini, con un comportamento provocatorio e disgregante per una micro-comunità come quella rinchiusa in se stessa. Il suo sottile, e a volte morboso, gioco di seduzone è come un bottiglia incendiaria lanciata in un pagliaio. Edmée é una di quelle donne che ricorrono nei romanzi di Simenon, una di quelle fragili creature che però tiene il gioco. Sembra solo una ragazzina viziata e invece è già quasi un femme fatale, una di quelle che portano alla rovina gli uomini. E infatti i due cugini ammaliati dal suo charme tutto cittadino, non tardano a cascare entrambe nelle sue reti e diventare dei burattini di cui lei tira i fili, anche senza rendersi conto della pericolosità dei meccanismi che sta mettendo in moto. Il gioco seduttivo con i cugini Fred e Jef, le prove sempre più bizzare cui Edmée li sottopone, e a cui loro acconsentono, porteranno la vicenda a tragiche coclusioni.
Ma nel libro mi pare di aver colto soprattutto quella insofferenza alla vita di provincia, la stessa che in qualche modo il giovane Simenon doveva aver provato, sia pure in una città come Liegi, in confronto alla libertà di un luogo cosmopolita, aperto ed evoluto come Parigi. Ma non bisogna dimenticare anche la capacità del romanziere di entrare nel vivo delle situazioni, di mettersi nei panni dei suoi personaggi e di replicarne le abitudini, le inclinazioni e la mentalità. E ne La casa sul canale, secondo me, dà una bella dimostrazione di tutto ciò e soprattutto fa presagire l'insieme della sua grande opera che a trent'anni era ancora tutta da scrivere.
Roma - dalla nostra attachèe Cristina De Rossi - Qualche settimana fa' mi sono imbattuta, su una bancarella di libri usati, in un volume edito da Mondadori (Tutte le opere di Simenon - 1971), dove sotto la dicitura "I romanzi della provincia straniera" erano raggruppati sei romanzi dal 1933 al 1955.
Edizione Mondadori di "Tutte le opere di Georges Simenon" |
Sono rimasta colpita dalla maturità della scrittura e dalla capacità che già manifestava nell'analisi dei caratteri, nella costruzione delle atmosfere e nell'immedesimarsi in quella mentalità. Certo, la storia ripercorre situazioni e ambienti che Siemenon conosceva bene. Si svolge infatti in Belgio dove Edmée é un'orfana costretta a lasciare la mondana Bruxelles per Neroeteren, un minuscolo villaggio di campagna nelle Fiandre, dove vivono gli zii e i cugini.
La bravura di Simenon nel rendere il brusco cambiamento di ambiente e di mentalità in cui si ritrova la ragazza è, a mio avviso, da romanziere consumato, mentre va ricordato che allora lo scrittore aveva appena trent'anni.
Dall'atmosfera cosmopolita e metropolitana della capitale a quella claustrofobica e chiusa di una famiglia che vive confinata nel proprio lavoro.
Per lei è troppo. Reagisce a quell'ambiente, prigioniero delle sue antiche abitudini, con un comportamento provocatorio e disgregante per una micro-comunità come quella rinchiusa in se stessa. Il suo sottile, e a volte morboso, gioco di seduzone è come un bottiglia incendiaria lanciata in un pagliaio. Edmée é una di quelle donne che ricorrono nei romanzi di Simenon, una di quelle fragili creature che però tiene il gioco. Sembra solo una ragazzina viziata e invece è già quasi un femme fatale, una di quelle che portano alla rovina gli uomini. E infatti i due cugini ammaliati dal suo charme tutto cittadino, non tardano a cascare entrambe nelle sue reti e diventare dei burattini di cui lei tira i fili, anche senza rendersi conto della pericolosità dei meccanismi che sta mettendo in moto. Il gioco seduttivo con i cugini Fred e Jef, le prove sempre più bizzare cui Edmée li sottopone, e a cui loro acconsentono, porteranno la vicenda a tragiche coclusioni.
Ma nel libro mi pare di aver colto soprattutto quella insofferenza alla vita di provincia, la stessa che in qualche modo il giovane Simenon doveva aver provato, sia pure in una città come Liegi, in confronto alla libertà di un luogo cosmopolita, aperto ed evoluto come Parigi. Ma non bisogna dimenticare anche la capacità del romanziere di entrare nel vivo delle situazioni, di mettersi nei panni dei suoi personaggi e di replicarne le abitudini, le inclinazioni e la mentalità. E ne La casa sul canale, secondo me, dà una bella dimostrazione di tutto ciò e soprattutto fa presagire l'insieme della sua grande opera che a trent'anni era ancora tutta da scrivere.