martedì 15 febbraio 2011

SIMENON. IL GUSTO DI BERE E L'ALCOLISMO

A Simenon piaceva bere, non è un mistero. Il suo personaggio più famoso, il commissario Maigret, beve anche lui abbastanza, il calvados nei bistrot, la birra nella brasserie Dauphine, la prunella (quella fatta in casa dalla cognata alsaziana). Bevono anche diversi personaggi dei suoi romanzi, chi più chi meno, chi occasionalmente chi cronicamente. Insomma l'alcol sembra essere un elemento importante nella narrativa simenoniana, non tanto in sè ma per quello che evoca e cui rimanda.Simenon dichiarava tranquillamete in un intervista a Roger Stephane: "Non vedo alcuna vergogna ad essere ubriaco, non più che essere malati di cuore o avere un callo ad un piede...". Ma, al contrario, alcuni personaggi dei suoi romanzi come in Antoine e Julie (1953) spinti a bere da una serie di problemi, entrano in un vortice che li risucchia fino ad annegarli nell'alcolismo.
Ancora più esplicito in Le Fond de la bouteille (1949) Simenon scrive "Egli si sente appena un po' confuso, cammina ondeggiando leggermente, ma è certo che tutto ciò non si veda. Va verso i lavandini per guardarsi nello specchio e capire così se ha ancora diritto ad un altro bourbon...". E quando Simenon deve descrivere un ubriaco lo fa in modo asciutto, ma ordinario. Sale le scale a quattro zampe, non riesce ad infilare la chiave nella toppa, ed è uno al di la della linea (per usare un concetto simenoniano), che non riesce a raggiungere i suoi sogni, che ha delle aspettative troppo alte rispetto a quello che la vita reale gli può offrire e che soffre per tutto ciò. Simenon tocca questo argomento anche nel bellissimo Lettre a mon juge (1947) dove il protagonista, spiegando le cause del suo alcolismo, chiede retoricamente al suo giudice se motivi di questo tipo potranno mai essere capiti in un tribunale.
E Simenon era bravo a descrivere questo stato, tanto che un grande scrittore, e grande conoscitore della materia, per esperienza personale, Henry Miller scriveva in una lettera a Simenon "...ci sono pochi scrittori  capaci di esprimere questo universo di pensieri, sensazioni che è allo stesso modo universale, intimo e quotidiano..."
Infine una sorta di curiosità. Infatti anche se, come abbiamo detto più sopra, Simenon non considerava riprovevole essere ubriachi, nella famosa seduta del 1968 con gli psicoanalisti di Medicine et Hygiène, elabora una singolare teoria che suona un po' a giustificazione. "Ho scoperto un motivo fisiologico per cui bevo alcol: soffro un po' di aerofagia che si manifesta insieme a qualche vertigine; uno o due bicchieri d'alcol fermano o diminuiscono questo fastidio. Ma il giorno seguente l'aerofagia si ripresenta più forte e io aumento la dose d'alcol ed è l'inizio di un circolo vizioso.... La mia aerofagia credo sia decisamente di origine psicologica, mi prende qindici giorni o tre settimane prima di iniziare un romanzo - spiega Simenon ai medici che lo interrogano - In altre parole si verifica quando non mi sento su un terreno solido, quando penso di non riuscire a iniziare un libro e che non esista un motivo per cui questo miracolo, che si è verificato 180 volte, si verifichi ancora una volta. Ma dal momento che inizio il mio romanzo e mi metto alla macchina per scrivere, l'aerofagia scompare".

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