sabato 12 luglio 2014

SIMENON SIMENON. CORSO ISTANTANEO... DI SCRITTURA. DOCENTE: PROFESSOR GEORGES SIMENON


Innumerevoli sono le scuole di scrittura che proliferano in Italia, balsonate o meno, improvvisate o ben organizzate, utili inutili o dannose, costose o gratuite, pubblicizzate o fatte in casa... Ce n'é insomma per tutti i gusti. Noi personalmente crediamo più nel coltivare assiduamente la lettura, nell'esercizio continuo dello scrivere, nelle capacità individuali di migliorarsi e soprattutto nell'innata facilità ad esprimersi attraverso la scrittura e nel maturare grazie all'esperienza...
Oggi però vogliamo chiamare in cattedra Georges Simenon nelle vesti di professore per una sintetica e succinta lezione di scrittura in dieci punti. Insomma una decina di consigli da chi di scrittura se ne intende, tratti da una registrazione del '65 per l'Alliance française.

1) Se si desidera condurre una vita normale, tranquilla, armoniosa allora è meglio che si rinunci alla velleità di diventare un romanziere.

2) Essendo l'attività di romanziere un vocazione piuttosto che un lavoro, occorerà mettere da parte le soddisfazioni e le gratificazioni per il lavoro fatto.
Un romanziere non è mai soddisfatto di quello che ha scritto.

3) Pur essendo una vocazione e non un lavoro, per scrivere un romanzo occorre comunque un periodo di "apprendimento" lungo o addirittura molto lungo, perchè in buona parte è un mestiere e, come tutti i mestieri, va imparato.

4) Utilizzare la parole usate tutti i giorni dalla gente comune, parole che messe una dopo l'altra servono a creare degli esseri più simili possibile ai veri esseri umani in carne ed ossa.

5) Creare nel romanzo un ambiente che faccia sentire il lettore a suo agio ovunque esso sia, a Parigi, a New York, o addirittura nel centro dell'Africa, richiede un grande mestiere, è una sorta di tour de force... E questo s'impara. S'impara a forza di scrivere, scrivere, scrivere....

6) Abbandonare qualsiasi vanità e ogni speranza. Per fare il romanziere ocorre avere l'animo puro e la certezza di non rimpiangere mai questa scelta.

7) Leggere e studiare a fondo i propri classici. In seguito leggere i migliori romanzieri contemporanei e poi leggere tutto quello che capita sottomano. Quindi... diciamo verso i venticinque anni, decidere di scrivere solo per sé stessi, con la propria anima, con il proprio vero io. A questo punto non leggere più nulla.

8) E' di solito molto difficile diventare romanzieri prima dei quarant'anni.

9) E' davvero indispensabile aver fatto "il giro dell'uomo" e vissuto tutte le esperienze umane.

10) Il romanziere deve quindi vivere a lungo, altrimenti non sarà mai un romanziere davvero completo

6 commenti:

  1. Ringrazio per i preziosi consigli..il difficile è metterli in pratica tutti

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  2. Punto 1: Sembra un incipit per il romanzo della propria vita. O quella di un uomo tranquillo, in apparenza.

    Punto 2: Un romanziere non è mai soddisfatto di ciò che ha scritto, specie quando teme che il successo può intrappolarlo in uno schema e in un cliché, pur di successo. Di successo si può certamente morire. E questo Simenon romanziere(e uomo)lo sa benissimo. Il fuoco del scrittura, e del demone del successo stesso, è non accontentarsi mai. Si, è una contraddizione la buona, ottima e eccelsa scrittura con il successo. E' come se ci avvicinasse al sole e a dio. Non accontentarsi mai è come scalare una vetta.Più si sale in alto, nel senso letterario, più bisogna inoltrarsi nella selva oscura delle passioni, quasi sempre autodistruttive, del movente. L'oscuro squallore del movente? Il movente spinge e attarda(doppio movimento alla base di ogni indagine)il romanziere a essere o non essere un romanziere allo stato puro.

    Punto 3: Vocazione(come non pensare alla religione, al sacrificio e persino alla retorica o all'opposto alle cose e ai comportamenti dell'uomo così come avvengono e si rappresentano) e mestiere, passioni ed esercizio quotidiano(anche salendo sul bus e il tram, nella direzione del movimento)si intrecciano come le i rami e le foglie e la sterpaglia nel sottobosco e lungo i muri e i marciapiedi delle strade. O il perimetro di una casa o di una stanza.

    Punto 4: L'uso di parole e termini quotidiani, ascoltare cioè le persone mentre si incontrano e parlano per strada, alla posta, negli uffici di frequentazione comune, nei pronto soccorso e nelle corsie degli ospedali. E nelle chiese in cui i passi sono felpati, le parole di bisbigli trattenuti e il regno di silenziosi sguardi.

    Punto 5: L'ambiente e il contesto(chiusi, asfittici, oppressivi ... da una condizione di respirazione interna che aumenta a mano a mano che accadono i fatti raccontati ... dal medium dentro e lontano ... dell'animo puro)di un romanzo, le cui radici si dibattono tra la realtà e il fantasma dell'incubo e del trasognato, sono come le parole, ovvero un ventaglio appena di parole che usiamo in quanto comunità umana. Nonostante tutto. Uno scienziato, un noto celebre professionista, un filosofo se commettessero l'uccisione di un loro simile, al momento del fatto e davanti a un commissario e a un magistrato, nel rispondere, userebbero comunque le parole comuni dell'uomo comune. E' la paura che spinge a una sorta di livellatura verbale.

    Punto 6: Per fare il romanziere occorre avere l'animo puro. Questo vuol dire anche avere un proprio metodo o modo di calarsi nel fiume delle le parole pescate nel fiume della vita e farsi condurre dal medium tra il romanziere, i fatti e la scrittura. Simenon mentre inizia un romanzo perdeva di peso: non era un caso, probabilmente era il metodo-medium che gli imponeva quel ritmo e la perdita di chili era una maniera di liberarsi e di mettere su carta la sua ennesima creatura. cioè il romanzo. Avere l'animo puro significa astrarsi ed entrare e uscire allo stesso tempo dalla realtà, parallela poi, ma solo in senso metaforico. Direi che Simenon per lo sforzo e la perdita di peso che avvenivano in lui quando iniziava a scrivere ... era un operaio. Uno di quelli che nonostante lo sfruttamento, anche di se stesso sotto il padrone di se stesso, crede nel proprio lavoro, e sudando, e dimentico di sé nel grande fiume delle parole e della vita, si guadagna la giornata. Astrarsi dalla realtà, con l'animo puro, e entrare nella realtà di un uomo o di una donna, vuol dire essere nel corpo e nei processi mentali di chi sta per oltrepassare la soglia del non ritorno. In cui tutto sembra scritto su lastre di marmo o nel marmo stesso. Mostrare i fatti attraverso le emozioni taciute, rimaste in gola al punto da stupire colui o colei che hanno varcato la soglia.

    Armando T

    Continua(gli altri quattro punti ... Simenon non avrebbe ammesso questa interruzione.)

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  3. Punto 7:Avere dei maestri, districarsi e convenire con essi o indicare un altra via, o un maestro di riferimento sopra tutti gli altri è fondamentale, ma quando compare il pericolo, la paura e il rischio di fallire, allora bisogna necessariamente connettere i nessi e contare sulle proprie forze, compresa la lucidità. Addirittura la fantasia e l'immaginazione. Tutto questo per entrare e uscire da sé e dal mondo.

    Punto 8: Oltre il vissuto e l'esperienza dell'età, bisogna ascoltare le voci, il silenzio, le tracce, i muri; e poi osservare anche con gli occhi chiusi e cadere e rialzarsi, o rimanere storditi, dal fango in cui qualcuno si dibatte.

    Punto 9:Il giro dell'uomo è simile al giro del mondo, sia materiale sia metaforico, ma paradossalmente rimanendo anche dove si è nati e vissuti. A volte è l'intensità un metro per misurare la vita. A volte basta un volto, un abbraccio, un ricordo per scoprire mille cose taciute. Questo vale per chiunque, ma poi bisogna estrarre, così come fanno i minatori che scendono nelle viscere di madre terra. C'è chi rinuncia e chi non si sottrae. Il romanziere, si può dire vecchia maniera, cammina e indaga fuori e dentro di sé. Il romanziere tramite il suo alter ego o personaggio indagatore scende in profondità come i minatori e palombari e poi torna ad annusare in superficie.

    Punto 10:Sembra quasi una frase ironica e scontata, ma non lo è assolutamente, anche perché la vita si misura in anni di età e di esperienze e, come si diceva, in intensità. E percezione. Un romanziere non da nulla per scontato. Un romanziere è più di un investigatore o di un commissario divenuto famoso o di un segugio che segue e non si perde in tutti negli odori di cose, persone e animali.


    Armando T.

    PS: Questa volta ho portato a termine il commento e anche se non ho perso dieci chili come Simenon, almeno quattro etti di sicuro.

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  4. Poco fa ho terminato di leggere il libro Mi ricordo do Joe Brainard e qualche giorno fa anche quello di Matteo B. Bianchi sempre intitolato Mi ricordo. Devo comprare anche Mi ricordo di Geogers Perec.
    Mi sono alzato dal letto e tra il bagno e la cucina mi son portato appresso di George Simenon La camera azzurra. Avevo bisogno di tensione narrativa e me la sono trovata tra le mani. Ho ripreso il libro al sesto capitolo e poi mi son fermato per sorseggiare il caffè. E così volevo di starmene altri cinque minuti a letto prima di uscire di casa ho ripreso La camera azzurra e ho letto:

    Tony se l'aspettava. Anzi, le altre volte in cui l'avevano portato al Palazzo do Giustizia, si ear stupito che non se ne parlasse. Il 17 febbraio segnava la fine, la fine di tutto, una fine che lui non aveva previsto, neanche nei suoi incubi peggiori, e che tuttavia, adesso che non c'era più niente da fare, gli sembrava logica e ineluttabile.
    "Preferisce che la aiuti con delle domande precise?"
    Annui. Da solo, non avrebbe saputo da dove cominciare.

    PS: Personalmente sto mettendo insieme tutti i Mi ricordo sparsi nei vicoli della mia memoria. Forse ci farò un libro. I libri di Mi ricordo sono un buon viatico e un ottimo imput per esercitarsi a ascrivere. Rileggere un romanzo di Simenon una, due, tre volte e cercare scrivendo di imitarlo, è anch'esso un buon esercizio artigianale. Imitare non significa appiattirsi. Semmai vuol dire entrare nel percorso mentale di uno scrittore, nella fattispecie di Simenon di un romanziere. E rubare. Imitare significa affinarsi per far emergere la propria voce narrativa. E poi ancora rubare. In questo caso è un rubare lecito utile(senza imitare assolutamente il proprio maestro, ma semmai allontanandosene, dopo aver imparato) che non danneggia nessuno e arricchisce da tutti i punti di vista.

    Adesso esco per andare a comprare il pane. Il figlio del panettiere, senza che lui lo sappia, mi ha dato uno spunto da cui partire per un racconto. I due dati che hanno Ciò che ha acceso la mia fantasia,mentre ascoltavo Antimo parlare con un altro cliente, sono stati due dati: 1)Possiede una grossa voliera e altre gabbiette in cui cresce i suoi amati uccellini; 2) Fisicamente Antimo sta bene, ma ho notato un difetto al braccio sinistro. Ho messo le due cose insieme e ne ho scritto un racconto, pur se breve che però ho lasciato e a cui ho lavorato per qualche giorno. Da allora non l'ho più ripreso. Forse sta decantando per lasciare eliminare la pelle superflua. Simenon questo non l'avrebbe fatto, cioè aspettare tanti giorni. Il maestro quando scrive un romanzo è concentrato in quel giorno solo sul romanzo a cui lavora e lo porta a termine. Anch'io devo fare così. E poi non parlarne fino a che il racconto, il romanzo o altro che non sia giunto alla fine.


    E grazie per i complimenti.

    E buona domenica

    Armando T

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