sabato 28 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. INDIANA JULES E L'IMPROBABILE MISTER OWEN


Qualche giorno fa' in un post ci chiedevamo che cosa sarebbe successo se Simenon invece di scegliere il genere poliziesco, con protagonista un commissario della polizia giudiziaria, avesse optato per il genere dei viaggi avventurosi con un eroe spericolato non dissimile da Indiana Jones. Murielle Wenger, ci ha provato. Ci propone infatti uno scorcio di una storia dove il protagonista potrebbe essere un... "Indiana Jules" e le sue scorribande nei quattro angoli del mondo... fumando la pipa e andando a riposarsi tra un'avventura e un'altra... in Francia in un tranquillo paesino come Meung...
 


Era insopportabile essere là, i grandi occhi aperti, sentire le pupille bruciare sotto il fuoco di questo sole accecante, era tremendo dirsi che non erano che le due e mezza del pomeriggio e che la tortura sarebbe durata ancora per molto tempo.
E non era tutto! Una quantità di cose insopportabili si accavallavano come le potenze infernali tutte nello stesso tempo. Prima di tutto il paesaggio che Indiana Jules non vedeva, poichè era accecato, ma che sapeva essere là, alla portata del suo sguardo, la superficie liscia del deserto, con a destra la carovana armata di Ben Affid e, lontano, molto più lontano, nel bagliore della luce, le rocce rosse e nude.
Per la gente qualsiasi M.Louis non era che un piccolo commerciante del suk, ma Indiana Jules sapeva bene che era a capo di un'importante traffico di pietre preziose.Grugnì, gli arrivarono dei suoni confusi e sgradevoli, ma alla fine uno solo, il più forte, si sovrappose agli altri.
- Siete voi monsieur Louis?
- Dormite? - domandò ironicamente quella voce - Sono desolato di disturbarvi. Si tratta di Mr. Owen...
- Non lo consosco - rispose Indiana Jules.
Ma M. Louis non ci sentiva da quell'orecchio. Fece cenno all'aguzzino, che strinse le corde e avvicino una nuova torcia alle braccia nude di Indiana.
M.Louis continuò.
- Non mi avete chiesto chi è questo Mr Owen...
- Mi è perfettamente indifferente.
- Tanto meglio, perché nessuno lo sa.
Questa volta, Indiana Jules, che cercava di  evitare la torcia fiammante, lanciò uno sguardo a M.Louis.
- Guarda! Guarda! Nessuno lo sa?
- Credo sia svedese, Ne ha tutta l'aria...
- E perché me lo dici? 
- Perché  questo Owen si è unito alla nostra squadra tre settimane fa', accompagnato da una delle più belle ragazze che ho mai visto, una bionda dagli occhi grigi e dall'incarnato appetibile...
Indiana Jules non aveva più voglia di stare ad ascoltare. Contemplava il deserto dove vedeva apparire le teste dei cammelli della carovana.
- Hum! Hum! - fece Indiana che resisteva sempre.  quasi voglia, per protesta contro tutte queste storie di lasciarsi cadere e di finire steso sulla sabbia.
- E non è tutto.... - proseguì implacabile M.Louis che ricordava in quella situazione uno sceicco arabo che Indiana aveva sfidato un tempo.
- Cosa c'è ancora?
- Non vi ho ancora detto in che modo morirete...
- Fà lo stesso- rispose Indiana Jules in un ultimo sussulto di forze.
- Adesso andiamo a nuotare in una vasca!
Un vasca? Nel bel mezzo del deserto? Ma non era possibile potersi godere in pace il sole?
Solo, ora rifletteva al suo prossimo avvenire.
- Questi ragazzi  se lo ricordano! - pensò.
Persone che si conoscono, un M.Louis è ben informato per giudicare dall'abilità di avventuriero.
Quando il sole tramontò, dovette assistere ad una lunga discussione tra i vantaggi e gli svantaggi di due differenti torture, poi i barbari se ne andarono.
- Per me ci vorrebbe un mezzo litro... sospirò Indiana Jules con voluttà.
Un mezzo litro, in uno spesso boccale, ecco il sogno che s'impossessò di lui al momento di morire. Ritrovò il suo colpo d'occhio pesante e allo stesso tempo acuto, e quella strana tranquiliità che s'impossessava di lui quando la sua mente lavorava più attivamente.
M. Louis, vicino a lui, vestito con un caffettano nero, restava serio
- L'ora della mia morte, Louis?
-  Aspettate che guardo... le sei del mattino... Il tempo che la rugiada della notte abbia rempito la vasca...
Indiana Jules inarcò le sopracciglia, diventando più attento.
- E' piuttosto complicato ...- finì per mormorare tra sè e sè.
- Credo - disse M. Louis - che voi abbiate sbrogliato matasse più intricate di questa situazione...
- Ditemi M. Louis...
- Certo - di rimando l'altro
- Che cosa beveva Mr Owen?
- Su questo non posso rispondervi...
- E M.lle Germaine?
- Non lo so.
Bisognava che qualcuno avesse bevuto il whisky di cui era stata ritrovata una bottiglia sotto la tenda!
- Volete che vi porti da lei?
Indiana Jules, sollevato, intravide una possibilità di uscire da quella situazione. M. Louis chiamò un suo uomo e portarono Indiana dalla bella bionda, lasciandoli soli in un tête-à-tête.
- Buongiorno, signorina...
- Buongiorno signore...
Era senza dubbio turbata.
- Cosa volete da me?
- Ne ne avete un'idea?
Una volta ancora fu il silenzio e Indiana Jules aveva i nervi così tesi che il cannello della sua pipa, che M. Louis gli aveva restituito, scricchiolò sotto i suoi denti.
- Cosa serve che prenda?
- Portatemi alla svelta una bottiglia di whisky...
- Piena?
- Che ne dite?
- Voi dite?
- Ma in fretta, perdio, non vedete che state rovinando tutto?
La bottiglia era lì, proprio tra i due.
- Che cosa fate? - domandò lei girandosi.
Allora lui prese la bottiglia e la scagliò sul fuoco. La bottiglia esplose, proiettando fiamme tutt'intorno a loro.
Indiana Jules approfittò della confusione per trascinare la donna fino al recinto dove erano legati i cammelli. Al volo la fece salire sul dorso di uno degli animali, si mise dietro di lei e sbatté i talloni sul fianco della bestia per farla correre il più possibile.
- Chi siete? - domando lei a denti stretti - Siete francese, vero? 
- Anche voi, credo...
La guardava di nascosto.
- Quale gioco state facendo? Chi siete? Cosa volete da me? Non credo che vogliate del denaro...
- Avete indovinato.
- Cosa avete scoperto?
- Fin'ora niente di preciso... nonostante tutto sono convinto che noi due insieme finiremo per scoprire tutta la verità...
Aveva caldo. Aveva lasciato spegnere la pipa di cui mordeva il cannello mentre parlava.
- Voi siete diventata l'amante di Owen. Questa è la vostra colpa, singorina Germaine! Ma sì! Non protestate! Voi avete imbrogliato il vostro amico in Svezia. La bottiglia, non ci avevo pensato stasera.
- Dov'é adesso -  chiese la giovane donna che era impallidita.
- Tra le fiamme, lo avete visto bene.
Fu sorpreso di sentirla parlare... non se lo aspettava
- Quanto?
- Ventimila franchi?
 A quel prezzo Indiana Jules era pronto ad accettare la trattativa: avrebbe scambiato la giovane con i diamanti rosa. Si sarebbe potuto credere che la donna fosse rassegnata. E mormorò:
- Allora?
- Allora, niente! No! Non pensate che possiate scappare...
Lui aumentò la sua stretta. Lei smise di dibattersi e il cammello continuò a fendere la sabbia con un'andatura veloce.
Ben presto arrivarono alle porte della città. Lui saltò già dalla groppa del cammello e tese il braccio alla giovane. I loro respiri, scaldati dalla corsa nel deserto, si mischiarono. 
Lui era abbastanza stupito come lei della fine banale di quella vicenda tumultuosa.
- Che volete fare?
Tragica, lei replicò guardandolo negli occhi:
- Non ne avete idea?
Lei si avvicinò lentamente, molto lentamente, il suo viso sempre più vicino, poi, come un gesto brusco, gli prese la pipa.
- Adesso cosa volete fare - replicò Indiana Jules, disgustato.
Allora con un gesto estremo la prese per il polso, forzandola a camminare davanti a lui. Si recò nel souk, trovò la bottega di M. Louis Questi era seduto, su una pila di tappeti dai disegni brillanti.
- E' lei che nasconde il segreto di Mr. Owen - disse Indiana al suo nemico.
M. Louis sorrise, prese sul suo petto un piccolo astuccio di pelle che aprì. Fece scivolare il contenuto nella mano di Indiana Jules. I diamanti rosa brillarono alla luce della lampada a olio.
- Certa gente  - disse - non sa rassegnarsi a ritirarsi definitivamente, anche quando le autorità competenti hanno deciso che è arrivato il momento ...
Allora Indiana Jules lasciò il negozio, senza nemmeno uno sguardo per la bella bionda. Uscì dal suk e si recò dritto dritto all'ufficio della compagnia marittima, dove comprò un biglietto per il primo cargo in partenza per la Francia.
Alcuni giorno di riposo a Meung sarebbero stati benvenuti, prima del viaggio in America del Sud, dove doveva ritrovare il tempio sacro, da cui i diamanti non sarebbero mai dovuti uscire...

Murielle Wenger

8 commenti:

  1. Molto grazie per la traduzione, Maurizio ! Et excellente illustration !

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  2. Chissà perché, Murielle, alla fine del racconto avventuroso mi aspettavo che il “nostro” Maigret si svegliasse - madido di sudore - dal sonno, con un piccolo balzo sul letto, spaventando, al suo fianco, M.me Maigret.
    Un incubo!
    Maigret aveva sognato se stesso nei panni di Indiana Jones, l’intrepido archeologo le cui avventure aveva visto scorrere sullo schermo proprio la sera prima in un piccolo cinematografo in boulevard Richard Lenoir, dove si era recato con sua moglie.
    Possibile che nel sogno non ci fossero i suoi ispettori: Torrence, Janvier, Lucas, Lapointe?
    Maigret cercò di riaddormentarsi, sperando che continuasse a sognare se stesso nei panni di Indiana… Jules.

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  3. Soit, Paolo, alors voici la suite de l'histoire, composée toujours avec la même technique: mélanger des phrases tirées d'une nouvelle écrite par Simenon (cette fois, L'auberge au noyés) et des phrases inventées par moi:
    "- Vous ne voulez vraiment pas vous abriter ? insista, non sans quelque gêne, le petit guide indien.
    Et Indiana Jules, les mains dans les poches de sa saharienne, le chapeau à larges bords transformé en réservoir d'eau qui se vidait tout d'un coup au moindre mouvement, l'aventurier renfrogné, massif, immobile des mauvais jours, de grogner sans desserrer les dents du tuyau de sa pipe:
    - Non !
    On était au plus mauvais de la saison des pluies et depuis quinze jours on marchait dans une sorte de brouillard humide, chaud et visqueux.
    Pablito – c'était le nom du guide indien – connaissait bien les sentiers qui s'enfoncent au cœur de la forêt amazonienne, mais le chemin était long jusqu'au temple, et, en plus de la pluie, ils devaient affronter les serpents, les singes hurleurs et les tapirs qui les bousculaient dans leur course effrénée, comme un camion de dix tonnes, un de ces monstres puants qui gravitent jour et nuit le long des grandes routes qui coupent la forêt. Pas un village. Un seul campement d'indigènes, où ils avaient passé la nuit.
    Maintenant, le temple ne devait plus être loin. Au-dessus de leur tête, les cris moqueurs des perroquets, et, parfois, l'éclair bleu ou rouge d'une aile qui s'envolait dans les frondaisons.
    C'était morne. Chacun avait trop chaud et on rentrait les épaules en lançant vers cette eau bourbeuse des regards qui n'étaient même pas anxieux.
    Indiana Jules avait les pieds mouillés, le bas du pantalon boueux. Il aurait bu volontiers une tasse de café chaud, mais il n'y avait que de la tequila tiédasse au fond de sa gourde.
    Et il pleuvait toujours, sur toutes ces silhouettes noires de palétuviers qui s'agitaient dans la grisaille.
    Indiana Jules, calme et lourd, fumait sa pipe, dévorait une gigantesque tortilla et regardait sans curiosité cette agitation traditionnelle de la jungle amazonienne."
    Et la suite dans un moment, pour ne pas faire un post trop long...

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  4. L'histoire te plaît, Paolo ? En tout cas, voici la suite:
    "Dans tout ce monde, deux personnages seuls l'intéressaient: le petit guide indien et le chef du village. Celui-ci était venu le trouver humblement:
    - Tu es un grand aventurier. Peut-être que tu vas résoudre le mystère. J'étais près du temple hier. Il m'a semblé entendre une voix qui appelait au secours…
    - Quel genre de voix ?
    - Une voix… Il y avait le crépitement de la pluie sur le toit du temple… Une voix qui était déjà loin…
    - Une voix d'homme ou de femme ?
    - Plutôt de femme !
    Le chef du village était un de ces hommes taillés en hercule. Pourtant, il semblait avoir peur, une peur bien réelle. Indiana Jules lui demanda:
    - Il n'y avait aucune lumière ?
    - Aucune !
    - Et tu n'as aperçu personne ?
    - Je ne peux pas te dire… Il pleuvait… Tout ce que je sais, c'est qu'il m'a semblé que quelqu'un, dans l'obscurité, essayait de ramper… Puis j'ai entendu comme un appel au secours…
    Indiana Jules haussa les épaules. Il repartit avec son guide, et bientôt, ils arrivaient à proximité du temple. Indiana en fit le tour. Du mystérieux personnage dont lui avait parlé le chef, aucune trace. Ou plutôt si. Les narines d'Indiana frémirent. Des volutes de parfum, comme un souvenir… Il ferma les yeux pour mieux se rappeler…
    Et qui avait crié dans la nuit ?
    C'était la période maussade de l'enquête, celle pendant laquelle un Indiana Jules, à cran, ne parlait à personne, grognait, buvait sa tequila et fumait des pipes en tournant comme un ours en cage…
    Soudain, un bruit de moteur: une grosse jeep s'arrêtait, boueuse, juste devant eux, et un homme à cheveux gris en descendait.
    - Tiens, murmura Indiana. Je parie que je connais cette silhouette !"

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  5. Et voici encore la suite:
    "Indiana Jules ne s'était pas trompé, mais il appréhendait une scène pénible. La longue silhouette racée, le teint mat, tout cela lui évoquait son "ennemi intime", M. Louis en personne! Celui questionnait, le regard fixé sur Indiana:
    - Vous l'avez retrouvée ?
    - Je vais être obligé, soupira Indiana Jules, de vous poser un certain nombre de questions. Pouvez-vous me dire tout d'abord ce qui vous a fait penser que la fille pouvait être mêlée à cette affaire ?
    - Vous le savez aussi bien que moi, et je parie que le parfum vous a déjà mis sur la piste…
    - Vous êtes fort, M. Louis, très fort…
    - Pas autant que vous, Indiana.
    - Combien de temps y a-t-il de cela ? questionna Indiana Jules.
    - Une semaine à peine. Lorsque j'ai vu la fille, elle embarquait à bord d'un avion de la Panamerica. Je l'ai fait suivre, mais on a perdu sa trace. Je vous demande une seule chose, Indiana: la franchise ! Si je la retrouve, me rendrez-vous les diamants roses ?
    Indiana Jules fut un bon moment sans répondre. Enfin, il murmura:
    - Ces diamants appartiennent au temple. Mais la vie d'une femme est plus importante…
    Les deux hommes se turent. Enfin M. Louis soupira:
    - Je ne sais pas… Cependant je puis dire une chose, Indiana, une chose que personne ne sait… Voici, ajouta-t-il en désignant un bijou qui brillait faiblement sur sa paume. Germaine portait toujours des boucles d'oreilles. J'ai trouvé celle-ci sur le sentier qui amène ici. Si elle l'a perdue, c'est qu'elle s'est débattue. Quelqu'un l'a donc agressée. Croyez-vous qu'il reste des chances de la retrouver vivante ?"
    La fin de l'histoire dans le prochain commentaire !

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  6. Et voici la fin de l'histoire:
    "Indiana Jules se tourna vers Pablito:
    - Tu dis qu'il n'y avait pas de lune hier soir ? En sera-t-il de même aujourd'hui ?
    - Si senor…
    Indiana Jules paraissait vraiment satisfait ! Il se donnait même le malin plaisir de lancer à M. Louis:
    - Monsieur, une bonne nouvelle: je vous promets de vous ramener Germaine très vite…
    La nuit, qui tombait à quatre heures et demie, mit fin à la conversation. Indiana demanda à M. Louis et à Pablito de l'attendre, et il se glissa dans le temple, après avoir lancé:
    - Je vous avertis tout de suite qu'il est inutile de vous embusquer aux environs, car vous ne verriez rien. Mais je ne tarderai pas… M. Louis, je vais chercher la fille, mais je laisserai les diamants dans le temple. Maintenant, c'est à prendre ou à laisser.
    Et Indiana Jules relevait le col de sa saharienne pour pénétrer dans le temple. Il était calme. Parfois même, ses yeux riaient. Il avait confiance en lui et, si on le lui eût demandé, il auarit déclaré volontiers:
    - La vie est belle !
    De temps en temps, Indiana Jules tirait sa montre de sa poche et semblait attendre avec une certaine impatience la suite des événements.
    Ceux-ci se présentèrent sous la forme d'un frôlement que l'aventurier perçut dans le silence du temple. Sur ses gardes, il recula à l'ombre d'une statue géante qui représentait le dieu de la pluie bienfaisante. Deux silhouettes se profilèrent devant lui, une plus gracile – Germaine, sûrement – et une autre plus forte, masculine. Indiana n'hésita pas, il bondit et l'homme s'affala, assommé. Germaine n'avait pas crié.
    Indiana alluma sa pipe. Il prit la jeune femme par la main, l'emmena jusqu'à l'autel au centre du temple, y déposa les diamants roses, puis ils sortirent de l'enceinte, où ils retrouvèrent les deux hommes qui les attendaient.
    Un instant, le visage de M. Louis avait trahi une colère naissante, mais il se contenta de gronder:
    - Qu'est-ce que vous voulez maintenant ?
    A tout hasard, Indiana saisit son revolver qu'il garda dans sa poche, prêt à tirer à travers le vêtement si c'était nécessaire.
    - Marchez devant, dit-il à M. Louis, et n'essayez pas de vous échapper, car il vous en coûterait cher.
    La petite troupe, guidée par Pablito, quitta bientôt la forêt pour retrouver la grande route. Indiana Jules abandonna M. Louis devant son hôtel, remercia Pablito et emmena Germaine à l'aéroport.
    Devant le guichet des billets, il se tourna vers sa compagne et lui dit
    - Je vous laisse le choix. Voulez-vous retourner au temple pour y prendre les diamants, ou rentrez-vous avec moi en Europe ? Elle ne répondit pas. Elle étreignait l'homme qu'elle aimait, et elle se haussa sur la pointe des pieds pour approcher ses lèvres de celles d'Indiana. Celui-ci se pencha et…
    - Maigret, qu'est-ce que tu as ? Tu es malade ? Tu es tout agité !
    Maigret se réveilla en sursaut. C'était la voix de sa femme qui l'avait réveillé. Il grogna, et se retourna de l'autre côté, faisant semblant de se rendormir. Il n'allait quand même pas raconter à Mme Maigret la fin de son rêve…"

    Et voilà, Paolo. Et maintenant, je vais retourner à quelque chose d'un peu plus sérieux... Mais, qui sait ? Peut-être un jour Maigret rêvera-t-il encore à Indiana Jules, et peut-être qu'il y aura aussi Janvier ou Lucas dans ses aventures, mais peut-être aussi que ce sera un peu moins... torride...

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  7. Storia terribilmente avvincente, Murielle, non c‘è che dire: avventura movimentata nel cuore della folta giungla amazzonica. Mi immagino il mastodontico Indiana Jules che segue la sua piccola guida Pablito fra tronchi e rami davvero intricati.
    È soprattutto la bella illustrazione del tuo racconto - raffigurante un Gino Cervi (la pipa tra i denti) nei panni di Indiana - che spinge il mio pensiero a dividersi tra l’archeologo che segue la pista della sua avventura e il… commissario del Quai des Orfèvres che, il viso grondante sudore, fa fatica a tenere il passo della sua piccola guida.
    Fondo i due personaggi tra loro: ecco che cosa vien fuori.
    «Più piano, Pablito. Che bisogno hai di correre? Tanto il tempio ci aspetta dove si trova: nessuno può spostarlo da lì… Neppure una scimmietta si muoverebbe più veloce di te in questa dannata giungla.»
    «Lo facevo per lei, mister. Non ha fretta di arrivare?» rispose Pablito.
    «Una certa fretta l’avrei ma… questo caldo soffocante mi ha messo una sete terribile. Non ci sarebbe, da qualche parte, una capanna-bistrot per un rapido ristoro?»
    «Sì, mister! A circa un miglio da qui c’è Chez-Carmencita. Ci facciamo un salto? Servono una freschissima birra di cocco, aperitivi di mango e distillati di papaya. Non troverebbe di meglio da nessun’altra parte.»
    «E che aspettiamo, dunque?... Fammi strada, Pablito. Muoviti!»

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    1. Excellent, Paolo ! On voit tout à fait la scène: le commissaire, impatient, pousse de côté son petit guide, qui en tombe au milieu des marécages, tandis que "Jules" se met à foncer tel un bulldozer à travers le fouillis de la jungle, et Pablito, essoufflé, qui essaie de le rejoindre, en criant: "Attention aux tapirs, mister !"

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