martedì 4 marzo 2014
SIMENON SIMENON. HANNO DETTO SUL MAIGRET TELEVISIVO: CERVI O CRÉMER?
Qui di seguito vi riportiamo una decina di opinioni sul tema di "Maigret: Cervi o Crémer" che avevamo buttato sul tavolo qualche giorno fa' in merito alla ripresa su LA7 della serie francese sul commissario simenoniano. Abbiamo scelto i commenti meno sintetici, di lettori, appassionati, studiosi maigrettologi, scrittori... Le abbiamo raggruppate per dar conto delle varie poiszioni, anche di non italiani che ovviamante non sono Cervi-dipendenti...! In corsivo poi qualche commento di Simenon-Simenon
Cinzia Ciampolini - Vista anni fa. E mi piace. Anche se Crémer non è precisamente il Maigret che preferisco (Gino Cervi mi ha troppo condizionata?)... Però è un uomo che mi piaceva così tanto che gli perdono tutto...
• Non sono proprio vent'anni. In Italia è arrivata per la prima volta su Rai 3 nel '95 (in Francia la "prima" andò in onda nel '91)
Giulio Leoni - Cremer è bravo, ma a tratti sembra narcolettico. Anche nei romanzi Maigret è così flemmatico?
• Beh, la flemma c'è nel personaggio... anche un po' di pigrizia e poi quel muoversi lento dovuto al fatto che è un uomo massiccio fà parte delle sue caratteristiche. Anche altri affermano che Crémer sia addirittura troppo flemmatico...
Antonio Di Grado - Poco. Non c'è "atmosfera".
• Anche qui, il paragone con Cervi deve tener conto dei tempi. Nel '64 Cervi (e Landi) portano una recitazione e una atmosfera molto "teatrale". Con Crémer siamo già nell'epoca della televisione-televisione... Meno atmosfera rispetto ai romanzi di Simenon? Forse questo vale per qualsiasi Maigret dello schermo televisivo.
Ivan Cipressi - Ero uno di quei 514.000 spettatori. Mi dispiace se non saremo ritenuti abbastanza numerosi per far proseguire la serie. Si tratta di buona televisione: ben recitata (Cremer, Lonsdale), ben diretta (Goretta). E' un grande Maigret, quello di Cremer? A un primo sguardo direi di no. Corretto, interessante, ma non grande. E non credo sia solo per affetto verso Gino Cervi, per una sorta di imprinting. E' che, leggendolo e rileggendolo, guardandolo e riguardandolo, il Maigret di Simenon e quello di Cervi hanno davvero molto in comune. Umanità, solidità, un'aria da funzionario statale, empatia, scatti d'ira quando la turpitudine raggiunge il colmo. Il Maigret di Crémer sa toccare tutte queste corde? Sarei lieto di poterlo scoprire.
• Si ripropone l'eterno paragone con il Maigret-Cervi... forse la lontananza lo ha reso "cult" e quindi intoccabile?
Massimo Pietroselli - Il Maigret perfetto, da un punto di vista filologico, forse è Gabin.
• Eppure, nonostante l'amicizia personale di Simenon con l'attore e la stima per la sua bravura, qualcuno dice che lo scrittore si sia a suo tempo lamentato per una certa aria un po' troppo "americana" di Gabin... voci non riscontrabili...
Alberto Minnella - Il Maigret di Crémer ha grossisimi problemi di sceneggiatura. Crémer in sé non mi dispiace, ma manca il ritmo e quell'atmosfera "nasty" del giallo.
• Anche negli sceneggiati di Maigret-Cervi il ritmo è quello teatrale del tempo e non quello televisivo cui siamo abituati oggi. Ma qui forse la critica è alla sceneggiatura che pure ha visto impegnati per diversi episodi alcuni dei registi (come Pierre-Granier-Deferre e Claude Goretta).
Murielle Wenger - Occore dare l'opportunità alla serie con Crémer di dimostrare che è ben fatta. Crémer ha saputo costruire il suo Maigret sulla distanza ed è alla fine della serie che ci si potrà rendere conto quanto si avvicini al commissario. Perché non tentare la scommessa di trasmettere comunque tutta la serie? Dopotutto 54 episodi possono occupare un periodo relativamente contenuto... Sarebbe interessante ritorvare le cifre dell'audience di quando fu trasmesso il primo episodio con Cervi. E' sicuro che il successo fu così grande fin dal primo episodio o che anche in quel caso è stato raggiunto con il tempo?
• Ecco i dati.
1° ciclo- Ascolto medio: 13.450.000 spettatori - Indice di gradimento: 83
2° ciclo- Ascolto medio: 13.900.000 spettatori - Indice di gradimento:76
3° ciclo- Ascolto medio: 14.000.000 spettatori - Indice di gradimento: 76
4° ciclo- Ascolto medio: 18.500.000 spettatori - Indice di gradimento: 82
Andrea Franco - Speriamo provino ancora qualche settimana prima di "tagliarlo"... certo la collocazione al sabato è abbastanza strana - Crémer direi che non è un Maigret qualunque, ha riscosso un successo internazionale...
• La collocazione del sabato in prima serata, a nostro avviso, è stata un po' azzardata visto che si tratta di una serie che è gia passata sulla Rai e su Mediaset e non solo. Forse una fascia pomeridiana o una seconda serata (anche mantenendo il sabato) sarebbe stata più adeguata.
Nicoletta della Corte - Purtroppo non l'ho visto. Ma Cervi e Gabin non si battono... entrambi del segno del toro, cui immagino appartenga lo stesso Maigret...
• Cara Nicoletta, saranno in molti a concordare con le tue preferenza. Ma se non l'hai mai visto, ti consigliamo di seguire due/tre puntate, anche solo per capire come i francesi vedono la trasposizione sul piccolo schermo del personaggio francese di un commissario ideato e scritto da Simenon un belga naturalizzato francese...! Non sappiamo se Maigret sia del segno zodiacale "Toro"... se qualcuno lo sa, si faccia avanti... (Murielle?)
Anonimo - Ricordo quando sei/sette anni fa TMC (cioè l'antesignana LA7) trasmetteva questi episodi, nel medesimo giorno e alla stessa ora, quindi hanno, o dovrebbero avere, un'idea delle potenzialità della serie. A LA7 sono abbastanza "eccentrici" per fare poi qualunque cosa...
• Caro Anonimo, non ci risulta che TeleMonteCarlo abbia mai trasmesso la serie di Maigret con Crémer. Che noi sappiamo fu tramessa nel '95 su Rai 3 (poi con una replica su Raisat Premium), nel 2003 su Rete 4 e nel 2007 anche da Fox Crime... ma se hai dati certi su TMC, faccelo sapere.
lunedì 3 marzo 2014
SIMENON SIMENON. I DICTÉES: "TRANCHES DE VIE" O "RIEN DU TOUT"?
"...il pittoresco non mi ha mai interessato, nemmeno quello di tutti i paesi del mondo che ho attraversato. Ovunque ho cercato di osservare, con la stessa acuratezza, sia la natura che gli uomini nella loro realtà..."
Queste parole Simenon le scrive nell'aprile del 1976, durante la stesura di uno dei suoi Dictées, A l'abri de notre arbre (Presses de La Cité - 1977).
"... non avrei mai potuto essere un narratore di aneddoti. Tutti gli aneddoti sono falsati alla base, come i depliant delle agenzie di viaggio, perchè prima di tutto debbono essere pittoreschi e divertenti - prosegue lo scrittore nello stesso brano - Io ne ho a migliaia nei piccoli cassetti di cui mi servo nel mio cervello. Ma mi rifiuto caparbiamente di utilizzarli...".
E' un Simenon settantacinquenne, che ormai da qualche ha smesso di scrivere e trova in queste "dettature" il modo di raccontarsi, lontano però da quella narrativa che lo ha impegnato per tutta la vita. Sven Nielsen, il suo editore, ha trovato il modo di pubblicare ancora dei libri firmati Georges Simenon, sbobinando queste registrazioni che per lo scrittore son dei passatempi, dei divertimenti.
Ma se per la casa editrice è un modo di trarre profitto da un nome celebre e famoso, di un scrittore che ormai ha smesso di scrivere, l'operazione si rivela utile in quanto Simenon parla in libertà, ormai lontano dalle esigenze di esibire una certa immagine di sé, non più preoccupato della vendita dei suoi titoli e lontano dal suo mondo e dalla sua vita passata quel tanto che gli permette di guardarlo con distacco e forse con maggiore sincerità.
E proprio su tema della sincerità Simenon insiste:
"... con i miei Dictées non voglio altro che analizzarmi ed esprimere dei pensieri, delle sensazioni passeggere, i sogni, le gioie, le pene di un uomo come un altro, immmagino di potermi lasciar andare ad una sincerità totale...".
Certo i Dictées non sono solo questo. Ma, a volerli cogliere, vi si trovano degli spunti di grande franchezza e taluni sono di una certa importanza per conoscere meglio Simenon. Ma non tutti sono dello steso avviso. Ad esempio la sua editrice americana, Helen Wolff decise di non pubblicare i Dictées negli Stati Uniti. "...non volevo recare un danno alla sua reputazione..." avrebbe dichiarato negli anni successivi a Pierre Assouline.
Certo quello che dice Simenon, registrato su nastro e riportato su carta, nulla ha a che vedere con la letteratura cui il romanziere aveva abituato il suo pubblico. Ed è indubbio che il loro valore letterario è ben poca cosa.
Ma come abbiamo detto ci sono qua e là delle informazioni interessanti, come ad esempio l'ammissione di aver conosciuto non diecimila donne (come veniva fuori dall'intervista a Fellini), ma più ragionevolmente un "gran numero di donne".
Ma, come ha osservato qualcuno, il fatto di ricordare, così anziano, fatti e persone di quaranta o cinquant'anni prima può creare dei ricordi sfalsati, confusioni e quegli abbellimenti di cui i ricordi antichi spesso si ammantano.
Ma anche Simenon aveva coscienza di quello che valevano in effetti questi suoi dettati. E, quando arrivato al dodicesimo volume, si trattava di trovare un titolo a questa serie, aveva intenzione di chiamarla Mon magneétophone et moi, poi riflette "... quello che io detto quotidianamente non sono delle 'memorie', perché no hanno nessuna continuità...Si potrebbe dire che siamo dei 'Mélanges' ... Una cronaca?... Insomma si potrebbe dire che non corrispondono a nulla. Ma questo richiederebbe un grado d'umiltà che io non ho, per intitolare questa serie 'Rien du tout'...".
SIMENON SIMENON. MAIGRET SU LA7: PICCOLA NOTAZIONE DEI... GIORNI DOPO
Avevamo parlato della partenza della serie francese Maigret-Crémer, su LA7, sabato sera, prima serata. Avevamo ipotizzato: beh, essendo passati 50 anni dalla trasmissione dal Maigret di Cervi, potrà essere ancora un termine di paragone? Riuscirà l'attore francese a prendere il suo posto? Sembra di no. O meglio, dai risultati della prima serata, sia pur commisurati alle potenzialità de LA7, la serie è partita male: solo 514.000 spettatori, cioé nemmeno un 2% di share (1,98 per la precisione). Basti pensare che l'emittente ha deciso di chiudere Linea Gialla che non riusciva a decollare da un 2,5/3% dii ascolti (su LA7 programmi di successo come "Otto e mezzo" fanno oltre il 6% di share con quasi 1.750.000 spettatori).
Basterà quel 2% a tener su il Maigret francese?
Basterà quel 2% a tener su il Maigret francese?
domenica 2 marzo 2014
SIMENON SIMENON. Il MAIGRET DI CERVI CELEBRA I 50 ANNI
dall'inizio degli sceneggiati. Stavolta
ci occuperemo di questo ulteriore anniversario, ma anche del rapporto dell'attore con il personaggio simenoniano. Cercheremo insomma
di ricostruire il momento professionale che Cervi stava attraversando, ma anche l'atmosfera in cui nasceva questa sua interpretazione.
Un'Italia della metà degli anni '60 dove le condizioni sociali, lo spirito della gente e le prospettive, non solo per i giovani, erano molto diverse da oggi, come lo possono essere una salita e una discesa.
Non se ne sente parlare molto in giro. Ma come non ricordare che quest'anno, oltre ai 25 anni dalla scomparsa di Simenon, oltre ai 40 anni da quella del Maigret italiano, Gino Cervi, cadono i 50 anni dalla messa in onda del primo episodio della prima delle quattro serie degli sceneggiati Rai di Maigret?
Non siamo dei fanatici degli anniversari, ma quello della messa in onda dei Maigret è un anno da ricordare, non solo per gli appassionati delle inchieste del commissario, ma anche perché segna, per l'Italia, la maturazione del mezzo televisivo come vero e proprio strumento di comunicazione di massa. In quell'anno la Rai aveva iniziato ormai da dieci anni le trasmissioni, da tre anni era stato inaugurato un secondo canale. Era la Rai di Ettore Bernabei (in carica come direttore generale per tredici anni dal '61), il d.g. più longevo dell'azienda e che incise profondamente sull'emittente proprio nel momento cruciale della sua crescita.
Ma torniamo ai 50 anni del Maigret di Mario Landi (regista), Diego Fabbri (sceneggiatore), Andrea Camilleri (produttore Rai) e, ultimo ma non ultimo, Gino Cervi (attore protagonista). Un quartetto che visto a mezzo secolo di distanza incute un certo rispetto. L'idea era stata del drammaturgo-sceneggiatore Fabbri, come spiega Camilleri "...L’idea di Maigret, però, non fu mia. Nacque a Diego Fabbri, a nessun altro se non a lui. E cominciò a parlarmene…”. Fabbri aveva scritto per il teatro un famoso 'Processo a Gesù' ... ma era uomo poliedrico di interessi. Insisteva:'Sarebbe straordinario…' ... faceva piovere sul bagnato - racconta lo scrittore siciliano in un'intervista a Minetti sul supplemento Specchio de La Stampa - Io avevo cominciato a leggere Simenon da bambino, mi trovò entusiasta. Senza ancora parlarne a nessuno elaborammo una sorta di progetto. E’ chiaro che per il protagonista subito ci venne l’idea di Gino Cervi… era uno degli attori più popolari d’Italia, aveva fatto Peppone in Don Camillo, tantissimo teatro, oltretutto era un uomo di una simpatia, di una comunicativa…; accettò con entusiasmo la proposta...".
E così, il 27 dicembre 1964 partì questa serie con Un'ombra su Maigret (tratto da '"Cécile est morte" - 1942), e con Cervi che si muoveva a suo agio nei panni del commissario. grazie alla sua consumata esperienza di attore (allora aveva 63 anni ed erano quarant'ani che calcava palcoscenici, recitava sui set cinematografici e si esibiva in televisione). Ma non solo. Come abbia detto in un'altro post (Ma Cervi e Maigret...si somigliano?) c'erano anche dei punti di contatti tra l'attore e il personaggio inventato da Simenon, ma anche perché Cervi amava interpretare quel personaggio.
"... me lo sono studiato tanto, ci ho lavorato tanto sopra, mi ci sono perfino ammalato - scrive Cervi a Mino Doletti, allora critico televisivo del quotidiano romano Il Tempo - Se questo mio Maigret parlasse francese, ti andrebbe a pennello, ne sono certo. Putroppo per Maigret io parlo l'italiano e allora ecco che si crea l'impressione sbagliata. Pensa: io mi sono rifatto anche al commissario Massau, che ho conosciuto e che vive a Parigi, ormai in pensione. Simenon l'ha preso di peso e lo ha messo nei suoi libri. E' molto più grosso di me e ha i baffi...".
sabato 1 marzo 2014
SIMENON SIMENON. IL ROMANZIERE SCRIVE E MAIGRET ASPETTA LA PRIMAVERA
Cosa ha rappresentato il mese di marzo nella vita personale e professionale di Simenon? Oggi è primo marzo ed é un buon giorno per chiederselo. Vi proponiamo una scelta, scaturita da una ricerca di Murielle Wenger, di date ordinate cronologicamente per anno, (seguendo quelle di Michel Carly nel suo "Simenon, une vie, une œuvre", nel volume 27 dell'edizone Omnibus).
• 24 marzo 1923: matrimonio a Liège di Georges Simenon e Régine Renchon; il giorno dopo Georges porterà la sua sposa a Parigi
• 1 marzo 1930: dubutto della pubblicazione nell'Œuvre del romanzo La Maison de l'inquiétude, il quarto "prequel" di Maigret ad essere stato scritto, ma il primo ad essere stato pubblicato
• Marzo 1931: stesura de Le chien jaune e, ancora sull'onda del Bal Anthropométrique, pubblicazione del terzo Maigret, Le charretier de la Providence
• Marzo 1932: Simenon scrive Le fou de Bergerac
• Marzo 1936: scrittura di Chemin sans issue
• 3 marzo1943: completata la stesura de L'inspecteur Cadavre
• 7 marzo 1946: il romanziere termina Maigret à New York
• 13 marzo/21 marzo 1951: redazione di Une vie comme neuve
• 11 marzo 1952: la famiglia Simenon s'imbarca a New York per un "tour triomphal" (come lo definisce Michel Carly) in Europa
• 20/27 mars 1953: scrittura di Maigret a peur
•16/24 marzo 1954: stesura de L'horloger d'Everton
• 18 marzo 1955: partenza da Lakeville per il ritorno definitivo in Europa
• 4 marzo 1956: Simenon finisce di scrivere Un échec de Maigret
• 8/5 mars 1960: scrittura de L'Ours en peluche
• 18/25 marzo 1961: stesura de Le Train
• 20/30 mars 1962: Simenon é a Londra, presiede al ballo annuale dei fabbricanti di pipe
• 9 mars 1965: finisce di scrivere La patience de Maigret
• Mars 1967: debutto della pubblicazione delle "Œuvres complètes" per i tipi di Rencontre
• 11/17 marzo 1971: scrittura de La Cage de verre
• 1 marzo 1976: Simenon detta (per A l'abri de notre arbre): " Ho donato all'Uniersità di Liegi, mia città natale, tutti i miei manoscritti, tutti i libri pubblicati in ogni lingua siano stati tradotti, i miei dictées, delle opere scritte su di me e delle critiche più o meno importanti. Insomma inizio a fare pulizia. Viva la libertà!"
• 31 marzo 1982: uscita del film L'Etoile du Nord, di Pierre Granier-Deferre, con Simone Signoret e Philippe Noiret
**************
Dopo l'autore, tocca al personaggio... Ci si può divertire a fare un elenco delle inchieste cui il commissario si dedica nel mese di marzo; qui di seguito, questi romanzi e un breve estratto (presi in considerazione solo i romanzi per i quali il mese di marzo è chiaramente esplicitato):
- Le fou de Bergerac: "... un mese di marzo che è come un primo assaggio di primavera, con un sole chiaro, pungente, già tiepido..."
- Liberty bar: "Nonostante si fosse solo a marzo, la pelle era umidiccia, con un odore d'estate..."
- L'amie de madame Maigret: "Erano poco più delle dieci di mattino, un mattino di marzo. L'aria era viva, con, su Parigi, un sole scintillante..."
- Maigret et la jeune morte: "Era marzo. L'aria era piuttosto dolce..."
- Maigret et le corps sans tête: " Era il 23 marzo. La primavera era ufficialmente iniziata due giorni prima e, cosa che non si può dire tutti gli anni, si sentiva nell'aria, a tal punto che azzardò ad uscire senza cappotto...".
- Un échec de Maigret: "non si era mai visto un mese di marzo così umido, così freddo e tanto lugubre...".
- Maigret et le clochard: " Nonostante si fosse già al 25 marzo, era la prima vera giornata di primavera, tanto più limpida perchè durante la notte c'era stato un ultimo acquazzone accompagnato da lontani brontolii di tuoni...Per la prima volta in quell'anno, Maigret lasciò il cappotto nell'armadio del suo ufficio e, di tanto in tanto, la brezza gonfiava la sua giacca sbottonata...".
- Le voleur de Maigret: "Janvier indossava un completo chiaro che Maigret non gli aveva mai visto. Anche lui festeggiava la primavera un po' in anticipo, dato che non era che il 15 marzo...".
- Maigret hésite: "C'era stata, il giorno prima, una domenica, grigia e ventosa, con dei rovesci di pioggia fredda che ricordavano l'inverno e improvvisamente, nonostate fosse solo il 4 marzo, ci si stava risvegliando alla primavera. Certo il sole era ancora un po' freddo, il blu del cielo fragile, ma c'era della gioia nell'aria...".
- Maigret et le tueur: "Tutto ad un tratto apparve il sole. C'era da credere che la primavera stesse andando al suo appuntamento del 21 marzo..."
- Maigret et monsieur Charles: "Maigret giocava sotto un raggio di sole di marzo, ancora un po' fragile. Non giocava con dei cubi, come da bambino, ma con le pipe...".
Murielle Wenger
venerdì 28 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. ALTRI DUE MAIGRET DA... ASCOLTARE
Da domani, la Emons Audiolibri, dopo le prime due uscite (Il porto delle nebbie e L’impiccato di
Saint-Pholien), propone per il mese di marzo altri due titoli di Simenon della serie delle inchieste del commissario Maigret. Si tratta di Pietr il Lettone, non il primo pubblicato, ma in assoluto il primo scritto dal romanziere e quindi Il cane giallo. Anche queste due indagini del comissario simenoniano sono interpretate da Giuseppe Battiston, che sta diventando "la voce" dei Maigret. Altre due tappe di un programma che avevamo anticipato qualche tempo fa nel post Simenon Simenon. Sentirlo raccontato é un'altra cosa... Provare per credere
SIMENON SIMENON. MAIGRET SCRITTO PER DOVERE O PER DILETTO?
"...Non scriverò dei Maigret per far soldi subito e a tutti i costi. Continuerò tranquillamente secondo la mia ispirazione un'opera che ho iniziato 25 anni fa', con fede, e pur se ci sono dei 'bassi' momentanei, saranno compensati da 'alti', per me come per il mio editore. Non chiedo di partire a razzo. Io non produco né del sapone, né del dentifricio..." (lettera a Sven Nielsen -maggio 1948).
Così si esprimeva Simenon a proposito dei suoi Maigret, quando a quarantacinque anni, ormai stabilito negli Usa, era un romanziere maturo e di successo. E polemizzava anche con il suo editore di allora che in qualche modo avrebbe voluto una sorta di "assicurazione", cioè un certo di numero di Maigret... merce sicura che si vendeva senza problema, a fronte della pubblicazione dei romans-durs che comunque all'inizio non raggiungevano i livelli di diffusione dei Maigret.
Simenon, ovviamente non ci sta, nemmeno con quel Nielsen, proprietario di Presses de La Cité, che non solo è diventato il suo editore esclusivo, (per il quale aveva lasciato Gallimard), ma che considera ormai quasi un amico, oltre che un assiduo compagno di lavoro.
"...Non comprate una merce deperibile - spiega il romanziere all'editore - merce che deve essere smaltita in qualche settimana, ma diritti da sfruttare, un capitale intellettuale che vale almeno come uno economico...".
Già perchè qui entrano in ballo due questioni.
La prima riguarda Simenon. Pur difendendo a spada tratta i Maigret, in cuor suo non è poi così contento che, commercialmente, i romanzi del commissario che lui scrive, per così dire, con la mano sinistra, vendano di più dei romans-durs. Quei romanzi che invece gli richiedono una settimana dieci giorni di état-de-romans, lo obbligano ad entrare nella pelle del protagonista e gli costano ognuno sei/sette chilogrammi di dimagrimento (un esperimento fatto con Boule, pesando ogni giorni i suoi vestiti grondanti di sudore, prima e dopo la seduta di scrittura).
La seconda riguarda i suoi editori (da Fayard, a Gallimard) che hanno sempre visto Maigret come una gallina dalle uova d'oro e hanno sempre spinto perchè Simenon gliene assicurasse un certo numero di titoli. Questa spinta a scriverli, non perchè avessero un valore in sé, ma solo perché rendevano bene, era una cosa che mandava in bestia il romanziere.
E a nostro modesto avviso anche a ragione. Infatti, dalla metà degli anni quaranta, i romanzi di Maigret crescono letterariamente, approfondiscono le tematiche, i personaggi diventano più complessi e le implicazioni psicologiche acquisiscono maggiore rilevanza. Insomma pur rimanendo letteratura sostanzialmente di genere, pur essendo un seriale, e quindi dovendo rispondere a determinati requisiti, lo spessore delle inchieste di Maigret si avvicina sempre più a quello dei romans.
E se negli anni '30 Simenon vedeva Maigret solo come un mezzo intermedio (semi-letteratura) per raggiungere lo status di romanziere (i romans-durs), con il passare de tempo questo suo atteggiamente evidentemente cambia. E arriva forse a considerare il commissario quasi un compagno di vita, più che un alter-ego letterario.
Tanto che, in età avanzata, Simenon esprime dei rimpianti "... sento dei rimorsi per aver completamente lasciato perdere Maigret, dopo 'Maigret e M. Charles'. E' un po' come lasciare un amico senza stringergli la mano - scrive il romanziere in uno dei suoi Dictée nel 1973 - Tra un autore e i suoi personaggi si creano dei legami affettivi, a maggior ragione se la loro collaborazione si protrae per quarant'anni...".
Insomma dovere o diletto?.
Simenon per buona parte della vita è stato decisamente sensibile alle agiatezze di un'esistenza senza problemi. E sapeva bene che gran parte della sua ricchezza giungeva prima e di più dai Maigret che non dai romans. E il successo commerciale del commissario, da questo punto di vista, non pteva che fargli piacere. Ma probabilmente questa non poteva essere la sua posizione pubblica... soprattutto per uno che ambiva (e non a torto) al premio Nobel... insomma le velleità letterarie avrebbe dovuto essere prioritarie.
Ma non tutto era calcolo. Come Simenon dichiarò nel '75 a Francis Lacassin, riferendsi a Maigret "... E' uno dei rari, se non l'unico personaggio che ho creato, il quale ha dei tratti in comune con me stesso. Tutti gli altri, per lo più, sono del tutto differenti da me...".
giovedì 27 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. MACCHINA DA SCRIVERE E MOSCHETTO SOLDATO PERFETTO
Ha solo diciotto anni e, nonstante sia lanciato sui binari che lo porteranno, una volta a Parigi nel mondo della letteratura, deve comunque assolvere al servizio miltare. Infatti il regio esercito belga, la cosiddetta Armée belge, lo richiama agli inizi di dicembre e lo assegna al campo di Contich (III compagnia Trasporti - IV Divisione d'armata). Poco dopo viene traferito Aix-la Chapelle, dove le truppe belghe sono attestate alla Rote Kaserne. Qui la vita è molto monotona, il giovane Georges non esce quasi mai e approffitta per scrivere. Già perchè anche con il berretto militare in testa, Simenon non rinuncia alla sua passione e compila circa qurantacinque lettere e diversi articoli per il suo giornale come collaborazioni esterne e sporadiche, ma che gli servono per tenere un filo di comunicazione. E infatti, quando nel gennaio del 1922 viene trasferito a Liegi (allo stato maggiore della III Divisione d'armata), può riprendere quasi appieno la sua attività per la Gazette de Liège.
Ma i suoi orizzonti sono sepre molto ampi e finito il periodo militare (a dicembre del '22) prova a chiedere di entrare a Le Peuple, un'altro quotidiano di Liegi.
La cosa è abbastanza strana, preché mentre La Gazzette è un giornale consiervatore, Le Peuple è socialista.
Ma torniamo alla vita miltare che non deve essere stata molto pesante. Infatti quando tornò a Liegi, la sua caserma, quella dei lancieri, era a soli trecento metri da casa sua. E la sua presenza in caserma doveva essere davvero sporadica. Passava molto del suo tempo in redazione. Si racconta a tale proposito che avesse avvertito il prorio sergente che... se ci fosse stato bisogno di lui, l'avrebbero potuto rintracciare alla redazione de La Gazette!...
mercoledì 26 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE RISPUNTA A MARZO SU LA7
Inizia una serie francese di Maigret, l'ultimo, quello di Bruno Crémer (prima c'era stato Jean Richard). L'attore ha vestito per Antenne 2 i panni del commissario per ben 54 volte tra il '91 e il 2005. Per l'Italia non si tratta di una prima, la serie è già passata prima sui Rai 3 e poi su Rete 4. Ora ci riprova LA7. Per di più il sabato sera e anche in prima serata.
Si dice sempre che gli italiani sono più che affezionati al Maigret di Gino Cervi, per apprezzare gli altri interpreti. Ma facciamo un po' di calcoli.
La famosa serie con la regia di Landi iniziò alla fine del '64 e chiuse dpo quaattro serie nel '72. Diciamo che i fans precoci che seguirono la prima serie, potevano avere quattordici/quindici anni. Il che vuol dire che oggi, 2014, ne hanno 64/65... una platea anziana ma ancora, televisivamente parlando, decisamente valida. Molti di questi quindi hanno conosciuto Maigret e poi magari anche Simenon proprio grazie a quegli sceneggiati. Ma chi è nato dopo il '72?... diciamo '75 -'80, oggi viaggia tra la quartantina e la cinquantina. Loro non hanno conosciuto il Maigret-Cervi, se non tramite la repliche che durante gli anni la Rai ha di tanto in tanto riproposto.
Diciamo che di questo pubblico una buona metà può aver incrociato le repliche notturne o su canali altri (quindi non Rai Uno, Rai Due, Rai Tre).
Questi calcoli per sottolineare come una larga platea non conosca il nostro vecchio Maigret e non possa fare confonti... Crémer é meglio di Cervi o il nostro è insuperabile? Personalmente, pur avendo una decina d'anni quando iniziarono gli sceneggiati Rai del commmissario simenoniano, ne ho un ricordo netto (anche perchè ho rivisto le repliche e via via le puntate ripropose in edicola in vhs, in dvd...) e posso fare dei confronti. Vediamo come i telespettatori reagiranno. Si dice che il sabato sera i più giovani escano e i più anziani rimangano a casa a vedere la televisione. Ma se così fosse, si tratterebbe del pubblico che dovrebbe conoscere meglio e di più il Maigret di Cervi... il confronto scatterebbe inevitabile. E' pur vero che dal '95 gli italiani hanno imparato a conoscere il Maigret di Crémer sui canali suddetti.
Comunque crediamo che alla fine ci saranno due partiti... "meglio il Maigret di Crèmer che nessun Maigret" e "dopo il Maigret di Cervi, quello di Crémer non regge il confronto"...
Quale partito vincerà?
martedì 25 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. CORRIERE DELLA SERA: LA "TERZA PAGINA" DIVISA CON MAIGRET
Come avevamo ricordato in un post dei primi di quest'anno, nel 2014
ricorre il 25° dalla scomparsa di Simenon. Nel corso di quest'anno abbiamo iniziato a pubblicare una serie di post, contrassegnati dal logo qui a sinistra.
Con questi interventi vogliamo ricordare e documentare soprattutto le
reazioni, le testimonianze e gli avvenimenti che seguirono questa
perdita: quello che scrissero i giornali, ciò che dissero letterati,
critici, amici, quello che fu realizzato per ricordare la sua figura.
L'abbiamo intitolata "25 anni senza Simenon, ma..." dove quel
"ma" sta indicare come, comunque, lo scrittore, con i suoi romanzi, il
suo Maigret e il ricordo della sua vita, ci sia stato sempre accanto e
lo sarà ancora per lunghissimo tempo. E' un tributo che Simenon-Simenon realizzerà con una serie di interventi che dureranno tutto l'anno.
Corriere della Sera giovedì 7 settembre 1989. Siamo sull'ancora mitica terza pagina, quella letteraria, la vetrina culturale dei quotidiani che però di lì a poco sarebbe sparita.
Quel giorno il Corsera la dedica tutta alla scomparsa di Simenon. E come capita, soprattutto in Italia, il titolo a tutta pagina cita il romanziere e il suo commissario: "Simenon-Maigret" la coppia più famosa del mondo. Nei sottotitoli le parole chiave della narrativa simenoniana: l'atmosfera e la pelle dei personaggi. Il ritratto dello scrittore viene firmato da Giulio Nascimbeni che da poco aveva intervistato lo scrittore a Losanna nella sua piccola casa rosa di rue de Figuiers.
L'intervista si conclude con una immagine quasi fanciullesca dello scrittore ultraottantenne. "...poi l'uomo dal successo mondiale, il Casanova dalle mille e mille donne, il protervo, il cinico, volle che, prima di andarmene, vedessi gli animali di peluche con i quali aveva giocato Marie-Jo". Qualche riga più sopra la figlia suicida dello scrittore era stata immancabilmente citata, in merito alle sue ceneri sparse sotto l'enorme cedro del libano che sovrastava il giardino, lo stesso dove la sua compagna Teresa avrebbe poi sparso le ceneri del suo amato Georges. Il pezzo sul commissario Maigret è scritto da Giuliano Gramigna. Dalla prima pagina continua, in un riquadro, l'intervento di Oreste del Buono. "Quell'angelo calato tra noi" : "...aveva voluto immettere nel mondo contemporaneo una specie di angelo. E' paradossale qualificare angelo il corpulento amico del buon mangiare e del buon bere, Maigret. Eppure, se ci riflettete, nella vita di tutti i giorni uomini come Jules Maigret non esistono ... Ma come vivere in un mondo in cui non s'incontra Maigret, in cui Maigret non potrebbe nemmeno esistere?..." . E ancora i volti televisivi e cinematografici del commissario, ma anche i film tratti dai romanzi simenoniani, raccontati da Ranieri Polese. A Silvio Betoldi il compito di fare i conti con i numeri di Simenon, soprattutto con quelli delle sue vendite, anche se con tutte quelle cifre si riesce anche a raccontare la vita e l'attività di uno scrittore assolutamente fuori della norma.
Corriere della Sera giovedì 7 settembre 1989. Siamo sull'ancora mitica terza pagina, quella letteraria, la vetrina culturale dei quotidiani che però di lì a poco sarebbe sparita.
Quel giorno il Corsera la dedica tutta alla scomparsa di Simenon. E come capita, soprattutto in Italia, il titolo a tutta pagina cita il romanziere e il suo commissario: "Simenon-Maigret" la coppia più famosa del mondo. Nei sottotitoli le parole chiave della narrativa simenoniana: l'atmosfera e la pelle dei personaggi. Il ritratto dello scrittore viene firmato da Giulio Nascimbeni che da poco aveva intervistato lo scrittore a Losanna nella sua piccola casa rosa di rue de Figuiers.
L'intervista si conclude con una immagine quasi fanciullesca dello scrittore ultraottantenne. "...poi l'uomo dal successo mondiale, il Casanova dalle mille e mille donne, il protervo, il cinico, volle che, prima di andarmene, vedessi gli animali di peluche con i quali aveva giocato Marie-Jo". Qualche riga più sopra la figlia suicida dello scrittore era stata immancabilmente citata, in merito alle sue ceneri sparse sotto l'enorme cedro del libano che sovrastava il giardino, lo stesso dove la sua compagna Teresa avrebbe poi sparso le ceneri del suo amato Georges. Il pezzo sul commissario Maigret è scritto da Giuliano Gramigna. Dalla prima pagina continua, in un riquadro, l'intervento di Oreste del Buono. "Quell'angelo calato tra noi" : "...aveva voluto immettere nel mondo contemporaneo una specie di angelo. E' paradossale qualificare angelo il corpulento amico del buon mangiare e del buon bere, Maigret. Eppure, se ci riflettete, nella vita di tutti i giorni uomini come Jules Maigret non esistono ... Ma come vivere in un mondo in cui non s'incontra Maigret, in cui Maigret non potrebbe nemmeno esistere?..." . E ancora i volti televisivi e cinematografici del commissario, ma anche i film tratti dai romanzi simenoniani, raccontati da Ranieri Polese. A Silvio Betoldi il compito di fare i conti con i numeri di Simenon, soprattutto con quelli delle sue vendite, anche se con tutte quelle cifre si riesce anche a raccontare la vita e l'attività di uno scrittore assolutamente fuori della norma.
lunedì 24 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. IL SECOLO "SIMENON" TUTTO IN UNA NOTTE
Stanotte un'occasione con i fiocchi quella sul canale franco-tedesco Arte, dedicato tutto alla cultura e appunto all'arte. Il programma per i simenoniani doc è stato una chicca da leccarsi i baffi. Dedicata a Georges Simenon, il suo cuore è stato un documentario realizzato da uno dei massimi studiosi simeoniani, Pierre Assouline, che ha messo su oltre 50 minuti di reperti sonori, visivi, fotografie inedite, spezzoni dei film tratti ai suoi romanzi... insomma un patchowork accattivante e composto in maniera orginale e sapiente come ormai ci ha abituato questo geniale giornalista-saggista-biografo-scrittore....
Uno dei punti forti del documentario, che ha ricostruito la vita del romanziere attraverso i suoi momenti cruciali, ha trovato un motivo di grande interesse nella presentazione di un inedito documento sonoro in cui Simenon stesso legge alcuni passi della famosa Lettre à ma mère sul suo difficile e complesso rapporto con la madre Henriette. Una lettura a tratti commossi, a tratti strillata che ha ripercorso, anche nei toni, i tormentati rapporti tra madre e figlio. E a tale proprosito, Assouline ha posto l'accento su una coincidenza assai poco rilevata, ma che potrebbe essere un'orginale e pressoché inedita chiave di lettura non solo della letteratura, ma anche della vita di Simenon: " Il a commencé à écrire quand il a quitté sa mère et a cessé d'écrire à
sa mort". (Ha iniziato a scrivere quando ha lascito sua madre e ha smesso alla sua morte).
Non sono mancati i suoi esordi da giornalista, la pubblicazione del suo primo racconto su Le Matin, grazie a Colette, l'immancabile rapporto con le donne (diecimila?), il sensazionale lancio di Maigret, il suo cattivo rapporto con il mondo dei letterati.... Insomma una panoramica di grande suggestione anche per il modo in cui i vari tasselli di questo puzzle sono stati incastrati.
Un contributo prezioso è stato fornito da John Simenon, secondogenito dello scrittore, che gestisce molti dei reperti e dei materiali che si riferiscono alla vita e all'attivita letteraria del padre. Non a caso è proprio lui che ha ideato e realizzato il sito ufficiale di Georges Simenon "Simenon.co"
Come se non bastasse prima del documentario, alle 22.45, è stato messo in onda alle 20.45 un bellissimo film, L'horologer de Saint-Paul di Bertrand Tavernier (1974) interpretato da Philppe Noiret e Jean Rochefort, tratto dal romanzo L'horloger d'Everton (1954). Insomma una nottata memorabile.
domenica 23 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. RICO'S BROTHERS IN DISCESA, MA ANCORA QUOTATI
Il disegno di Loustal in copertina del romanzo edito da Adelphi |
Iniziamo quindi dall'inserto TuttoLibri de La Stampa nell'edizione di sabato scorso. Qui troviamo il titolo nella sezione "Narrativa straniera" al 6° posto, quindi con un arretramento rispetto alla scorsa settimana di un paio di posizioni.
Invece un bello scivolone lo ritroviamo nell'allegato La Lettura del Corriere della Sera di oggi: dalla 7a alla 12a piazza negli ultimi sette giorni. Quasi stessa sorte per uanto riguarda la classifica pubblicata da RCult de La Repubblica di oggi: dal 7° al 10° posto.
Insomma una discesa pittosto repentina, anche se va ricordato che i roman-dur di Simenon non durano in classifica quanto le inchieste di Maigret.
Per la vendita su internet per esempio ritroviamo lo stesso andamento, su Internet Book Shop I fratelli Rico arrivano alla 28 posizione (dalla 17a dell'altra settimana). Su Fetrinelli.it arriva solo al 16° posto, rispetto al 7° della rilevazione precedente.
Per quanto riguarda i libri digitali, c'è la classifica ebook della Libreria Rizzoli che riporta il titolo alla 5a posizione (confermando i risultati della settimana scorsa).
sabato 22 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. MAIGRET: ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI /2
(segue dal post precedente di ieri, sabato 21 febbraio) - A cosa somiglia Saint-Facre? E' un villaggio organizzato introno a tre poli: la chiesa, il castello e l'albergo. Il centro è una grande piazza in pendenza, delimitata da una parte dalla chiesa eretta sulla salita, dall'altra dallo stagno di Notre Dame, dietro la chiesa si trova un piccolo cimitero, al quale si accede attraverso una porta a grata; dopo la grande piazza, circondata da pioppi, si scorge sulla destra l'albergo gestito da Marie Tatin e, a sinistra, un sentiero, costeggiato da una fila di di querce, che porta al castello.
Il grande maniero è dotato di due torri d'angolo, "le sole parti antiche del castello" e di due ali; si accede all'interno dell'abitazione per uno scalone dai gradini bianchi. I sotterranei sono occupati dalle cucine e nel sottotetto si trovano le camere dei domestici. In mezzo c'é il piano terra con un corridoio pavimentato," un largo corridoio [che] corre lungo tutto l'edificio, chiuso da una parte da porte. La prima porta conduce alla sala da pranzo, la seguente al salone, la terza al fumoir e l'ultima alla biblioteca. Nel salone una porta comunica con la biblioteca e un'altra on la sala da pranzo. Sempre nel salone si trova poi un ritratto del defunto conte de Saint-Fiacre sui muri della sala da pranzo "più alta che ampia" che sono ricoperti di una boiseire scolpita che sale fino al soffitto e i cui pannelli sono illuminati da lampade elettriche ovali. Una tavola rotonda sormontata da un candeliere a sette braccia. Delle sedie in stile gotico. All'inizio dell corridoio, la scala che sale al primo piano, dove si trovano le camere, tra cui quella della contessa, che si trova proprio sopra alla biblioteca; si entra nella camera della contessa attraverso una "pesante porta di quercia" e vi si trova un letto a baldacchino.
Ma l'ordine esterno nasconde il disordine interno: quando Maigret torna al castello, tutti i suoi ricordi sono rovinati e l'immagine ideale che conservava é sostituita da una sensazione di sfacelo: se dal di fuori non manca un certo decoro, dentro è disastrato. "Polvere dappertutto, vecchie cose prive di fascino, un ammasso di oggetti inutili. Le tinte sono tutte sbiadite. Senza contare la mancanza dei mobili, che sono stati venduti, il marmo rotto del camino nella stanza della contessa, il parquet sconesso, gli scaine dello scalone che scricchiolano, l'illuminazione insufficiente e la scomparsa dei più bei libri della biblioteca.
Nel cortile si trovano..... e la casa del gestore, con il tetto rosso, dove Maigret è nato. Ma anche lì i ricordi devono cedere il passo alla crudele realtà attuale: la collocazione della cucina non è più quella, il pavimento di gres del cortile è stato rimpiazzato con della terra battuta; le poltrone e il camino della sala da pranzo sono nuovo e anonime; unico ricordo del passato, nella sala da pranzo dal parquet tirato a cera, "il tavolo di quercia con gli angoli guarniti da dei leoni scolpiti" "che tenevano nelle loro fauci degli anelli di bronzo".
La chiesa è rimasta più fedele ai ricordi di Maigret, come un porto rassicurante in un mondo in tempesta: è una piccola chies, si accede all'interno tramite una scala e ci si trova "investiti dal calore, da una luce dolce, dall'odore delle candele e dell'incenso..." ," la sedia nera con i braccioli rossi" di Marie Tatin, la corda della campana che pende in fondo alla chiesa, i confessionali con i piccoli sportelli verdi; al centro una fila di banchi riservati alla gente del castello, "dei banchi duri, di un vecchio legno tutto liscio e arrotondato", per terra dei "freddi quadrati blu"; a destra dell'altare, la porta che conduce alla sacrestia, piccola, il cui aspetto é immutabile e al quale trent'anni non avevano cambiato una virgola", con un finestra a ogiva e la lampada a olio che la rischiara. Dietro la sacrestia il giardino del presbiterio che una piccola rete separa dalla strada e ovviamente il presbiterio é abitato dal curato.
Quanto al resto del villaggio che cosa si sa? In realtà poche cose, perché la parte essenzale del romanzo si concentra sul castello e sulla chiesa, con qualche puntata sull'albergo. Questo offre una sala e una cucina, che è mansardata. Le case del villaggio sono bianche, basse ad un piano; nella strada principale, di fronte all'albergo, una drogheria tenuta dal sacrestano, dove si trova una cabina telefonica. C'é ancora un lavatoio e la casa del vecchio notaio con la sua griglia dalla frecce dorate.
E' pressapoco tutto quello che si saprà di Saint-Fiacre in questo romanzo. Per trovare degli ulteriori dettagli occorre scorre gli altri romanzi della serie, alla ricerca di informazioni, sparse qua e là nei testi. Perchè in effetti Simenon si diverte a tornare nel villaggio natio del suo commissario in occasione di altre inchieste in cui Maigret ritrova piccole cose in alcuni flash della sua giovinezza.
Ne Le témoignage de l'enfant de chœur, si viene a sapere che durante l'infanzia di Maigret nel villagio c'era un maniscalco, una panetteria dove Maigret temeva il vecchio che gli faceva le linguacce... Aveva paura anche di Marie Titin (sic), la madre di Marie Tatin proprietaria dell'albergo. Nel villagio c'era anche un salumiere e la sua bottega aveva un carillon fatto di tubi di metallo leggero (Félicie est là). Quando Simenon si stablisce in America per una nuova vita, non tarda a riprendere il suo personaggio a quale conferisce un maggior spessore. Alla nostalgia della Parigi d'un tempo, si aggunge la nostalgia dei ricordi e prova ancora una volta a lavorare alla memoria del commissario e a dotarlo di un passato più ricco, più dettagliato: dopo aver raccontato i suoi inizi in polizia
(La première enquête de Maigret), gli offre addirittura la possibilità di raccontarsi. In effetti Les mémoires de Maigret non sono soltanto un pretesto per regolare i conti tra l'autore e il suo personaggio, ma sono come un corrispettivo de L'affaire Saint-Fiacre, un modo di tornare su quell'infanzia affrontata nell'epoca Fayard, un modo di creare altri legami tra il creatore e la creatura...
Il grande maniero è dotato di due torri d'angolo, "le sole parti antiche del castello" e di due ali; si accede all'interno dell'abitazione per uno scalone dai gradini bianchi. I sotterranei sono occupati dalle cucine e nel sottotetto si trovano le camere dei domestici. In mezzo c'é il piano terra con un corridoio pavimentato," un largo corridoio [che] corre lungo tutto l'edificio, chiuso da una parte da porte. La prima porta conduce alla sala da pranzo, la seguente al salone, la terza al fumoir e l'ultima alla biblioteca. Nel salone una porta comunica con la biblioteca e un'altra on la sala da pranzo. Sempre nel salone si trova poi un ritratto del defunto conte de Saint-Fiacre sui muri della sala da pranzo "più alta che ampia" che sono ricoperti di una boiseire scolpita che sale fino al soffitto e i cui pannelli sono illuminati da lampade elettriche ovali. Una tavola rotonda sormontata da un candeliere a sette braccia. Delle sedie in stile gotico. All'inizio dell corridoio, la scala che sale al primo piano, dove si trovano le camere, tra cui quella della contessa, che si trova proprio sopra alla biblioteca; si entra nella camera della contessa attraverso una "pesante porta di quercia" e vi si trova un letto a baldacchino.
Ma l'ordine esterno nasconde il disordine interno: quando Maigret torna al castello, tutti i suoi ricordi sono rovinati e l'immagine ideale che conservava é sostituita da una sensazione di sfacelo: se dal di fuori non manca un certo decoro, dentro è disastrato. "Polvere dappertutto, vecchie cose prive di fascino, un ammasso di oggetti inutili. Le tinte sono tutte sbiadite. Senza contare la mancanza dei mobili, che sono stati venduti, il marmo rotto del camino nella stanza della contessa, il parquet sconesso, gli scaine dello scalone che scricchiolano, l'illuminazione insufficiente e la scomparsa dei più bei libri della biblioteca.
Nel cortile si trovano..... e la casa del gestore, con il tetto rosso, dove Maigret è nato. Ma anche lì i ricordi devono cedere il passo alla crudele realtà attuale: la collocazione della cucina non è più quella, il pavimento di gres del cortile è stato rimpiazzato con della terra battuta; le poltrone e il camino della sala da pranzo sono nuovo e anonime; unico ricordo del passato, nella sala da pranzo dal parquet tirato a cera, "il tavolo di quercia con gli angoli guarniti da dei leoni scolpiti" "che tenevano nelle loro fauci degli anelli di bronzo".
La chiesa è rimasta più fedele ai ricordi di Maigret, come un porto rassicurante in un mondo in tempesta: è una piccola chies, si accede all'interno tramite una scala e ci si trova "investiti dal calore, da una luce dolce, dall'odore delle candele e dell'incenso..." ," la sedia nera con i braccioli rossi" di Marie Tatin, la corda della campana che pende in fondo alla chiesa, i confessionali con i piccoli sportelli verdi; al centro una fila di banchi riservati alla gente del castello, "dei banchi duri, di un vecchio legno tutto liscio e arrotondato", per terra dei "freddi quadrati blu"; a destra dell'altare, la porta che conduce alla sacrestia, piccola, il cui aspetto é immutabile e al quale trent'anni non avevano cambiato una virgola", con un finestra a ogiva e la lampada a olio che la rischiara. Dietro la sacrestia il giardino del presbiterio che una piccola rete separa dalla strada e ovviamente il presbiterio é abitato dal curato.
Quanto al resto del villaggio che cosa si sa? In realtà poche cose, perché la parte essenzale del romanzo si concentra sul castello e sulla chiesa, con qualche puntata sull'albergo. Questo offre una sala e una cucina, che è mansardata. Le case del villaggio sono bianche, basse ad un piano; nella strada principale, di fronte all'albergo, una drogheria tenuta dal sacrestano, dove si trova una cabina telefonica. C'é ancora un lavatoio e la casa del vecchio notaio con la sua griglia dalla frecce dorate.
E' pressapoco tutto quello che si saprà di Saint-Fiacre in questo romanzo. Per trovare degli ulteriori dettagli occorre scorre gli altri romanzi della serie, alla ricerca di informazioni, sparse qua e là nei testi. Perchè in effetti Simenon si diverte a tornare nel villaggio natio del suo commissario in occasione di altre inchieste in cui Maigret ritrova piccole cose in alcuni flash della sua giovinezza.
Ne Le témoignage de l'enfant de chœur, si viene a sapere che durante l'infanzia di Maigret nel villagio c'era un maniscalco, una panetteria dove Maigret temeva il vecchio che gli faceva le linguacce... Aveva paura anche di Marie Titin (sic), la madre di Marie Tatin proprietaria dell'albergo. Nel villagio c'era anche un salumiere e la sua bottega aveva un carillon fatto di tubi di metallo leggero (Félicie est là). Quando Simenon si stablisce in America per una nuova vita, non tarda a riprendere il suo personaggio a quale conferisce un maggior spessore. Alla nostalgia della Parigi d'un tempo, si aggunge la nostalgia dei ricordi e prova ancora una volta a lavorare alla memoria del commissario e a dotarlo di un passato più ricco, più dettagliato: dopo aver raccontato i suoi inizi in polizia
(La première enquête de Maigret), gli offre addirittura la possibilità di raccontarsi. In effetti Les mémoires de Maigret non sono soltanto un pretesto per regolare i conti tra l'autore e il suo personaggio, ma sono come un corrispettivo de L'affaire Saint-Fiacre, un modo di tornare su quell'infanzia affrontata nell'epoca Fayard, un modo di creare altri legami tra il creatore e la creatura...
Così in queste Mémoires de Maigret, il commissario racconta lui stesso i suoi ricordi d'infanzia e si conosce un bel po' di più su Saint-Fiacre, cosa che completa la descrizione che abbiamo esposto sopra. Si viene a sapere che la casa che ha visto nascere Maigret è in mattoni rosa, ad un solo piano, che domina le costruzioni basse dove vivono diverse famiglie, famiglie impiegate in diverse mansioni per soddisfare le esigenze degli abitanti del castello e sulle quali il padre di Maigret regna come "una sorta di sovrano", troneggiando davanti al suo ufficio posto in una costruzione separata.
Un altro romanzo in cui Saint-Fiacre é abbastanza evocata è Un échec de Maigret. Anche qui si ritrova il consueto contrasto tra ricordi e realtà, non solo, Maigret è costretto al ricordo umiliante di suo padre alle prese con un macellaio di un paesino nei dintorni di Saint-Fiacre, ma si sa anche che il castello, oggetto dei suoi sogni di fanciullo, abitato da un donna idealizzata, rappresentata ai suoi occhi dalla contessa, ora è stato acquistato dal figlio di un macellaio... Decadenza...
Ma raccoglieremo nei testi solo indizi specificamente riferiti al villagio di Saint-Fiacre, quelli che ci permetterano di completare il nostro quadro. Ricorderemo i biscotti Lachaume, al gusto di ...cartone, che Maigret trovava alla drogheria del villaggio (Maigret et les témoins récalcitrants), le marche d'aperitivo che vedeva nell'albergo (Maigret et le fantôme), e lo sguardo "lucido e benevolo" del suo istitutore (Maigret et les braves gens), una litografia raffigurante un giovane donna sul bordo di un lago, nella camera dei suoi genitori (Maigret et les vieillards).
Un altro romanzo in cui Saint-Fiacre é abbastanza evocata è Un échec de Maigret. Anche qui si ritrova il consueto contrasto tra ricordi e realtà, non solo, Maigret è costretto al ricordo umiliante di suo padre alle prese con un macellaio di un paesino nei dintorni di Saint-Fiacre, ma si sa anche che il castello, oggetto dei suoi sogni di fanciullo, abitato da un donna idealizzata, rappresentata ai suoi occhi dalla contessa, ora è stato acquistato dal figlio di un macellaio... Decadenza...
Ma raccoglieremo nei testi solo indizi specificamente riferiti al villagio di Saint-Fiacre, quelli che ci permetterano di completare il nostro quadro. Ricorderemo i biscotti Lachaume, al gusto di ...cartone, che Maigret trovava alla drogheria del villaggio (Maigret et les témoins récalcitrants), le marche d'aperitivo che vedeva nell'albergo (Maigret et le fantôme), e lo sguardo "lucido e benevolo" del suo istitutore (Maigret et les braves gens), una litografia raffigurante un giovane donna sul bordo di un lago, nella camera dei suoi genitori (Maigret et les vieillards).
E terminiamo con qualche dettaglio su Saint-Fiacre preso da Maigret à
l'école dove il villaggio e i suoi abitanti sono ricordati a più riprese: apprendiamo così che c'erano delle discussioni tra il postino, l'istitutore e la guardia campestre; c'era anche "un assistente che beveva, dei giocatori di carte [...], un fattore che si credeva un personaggio importante e un proprietario d'albergo che conosceva i segreti di ciascuno"; c'erano anche due anziane che gestivano un negozio e poi dei lillà nel cortile della scuola... Murielle Wenger
venerdì 21 febbraio 2014
SIMENON SIMENON. MAIGRET: SAINT-FIACRE ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI/1
Maigret si reca dunque nel villaggio della sua infanzia - per conto suo, va precisato, apparentemente senza un mandato ufficiale, solo perché ha trovato, "per caso" un documento negli uffici della polizia giudiziaria. E' una lettera anonima che annuncia un crimine di cui Maigret probabilmente non si sarebbe occupato se le parole "alla chiesa di Saint-Fiacre" non avessero fatto tornare in mente tutta una serie di ricordi... - Il confronto tra i suoi ricordi nostalgici e un presente molto meno idilliaco, è qualcosa che si ritroverà più avanti, grazie a piccoli accenni, evocato anche in altri romanzi. Ma la rappresentazione dell'infanzia è impostata proprio a partire da questo romanzo Fayard (L'affaire Saint-Fiacre) e tornerà, con delle reminiscenze, in tutta la serie del corpus maigrettiano.
In questo testo ci piacerebbe evocare questo confronto tra un passato idealizzaato e la realtà cruda del presente, e d'altra parte, analizzare come Simenon lo ha affrontato, come ha immaginato questo luogo dell'infanzia, inserendovi alcuni dei propri ricordi: vi si ritrova di volta in volta "l'enfant de chœur" della cappella Bavière di Liegi o il giovane segretario che fà le sue prime esperienze dal marchese Tracy, che, come si sa, è un trasposizione di Paray-le-Frésil. Ma il nostro intento non é scoprire se questa trasposizione sia fedele o meno alla realtà. Ci piacerebbe invece cercare d'immaginare, partendo dai testi della serie di Maigret, a cosa somiglia questa Saint-Fiacre, così come l'autore la descrive nel romanzo.
Per fare questo abbiamo utilizzato, se così possiamo dire, come prima guida il romanzo suddetto in cui si ritrova l'essenziale della descrizione dei luoghi d'infanzia del commissario. Ma in merito si trovano, come abbiamo detto, anche ulteriori indicazioni in altri romanzi della serie. Vi invito dunque alla ricerca di questi indizi.... (segue domani sabato 22 febbraio) Murielle Wenger
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