sabato 22 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI /2

(segue dal post precedente di ieri, sabato 21 febbraio) - A cosa somiglia Saint-Facre? E' un villaggio organizzato introno a tre poli: la chiesa, il castello e l'albergo. Il centro è una grande piazza in pendenza, delimitata da una parte dalla chiesa eretta sulla salita, dall'altra  dallo stagno di Notre Dame, dietro la chiesa si trova un piccolo cimitero, al quale si accede attraverso una porta a grata; dopo la grande piazza, circondata da pioppi, si scorge sulla destra l'albergo gestito da Marie Tatin e, a sinistra, un sentiero, costeggiato da una fila di di querce, che porta al castello.
Il grande maniero è dotato di due torri d'angolo, "le sole parti antiche del castello" e di due ali; si accede all'interno dell'abitazione per uno scalone dai gradini bianchi. I sotterranei sono occupati dalle cucine e nel sottotetto si trovano le camere dei domestici. In mezzo c'é il piano terra con un corridoio pavimentato," un largo corridoio [che] corre lungo tutto l'edificio, chiuso da una parte da porte. La prima porta conduce alla sala da pranzo, la seguente al salone, la terza al fumoir e l'ultima alla biblioteca. Nel salone una porta comunica con la biblioteca  e un'altra on la sala da pranzo. Sempre nel salone si trova poi un ritratto del defunto conte de Saint-Fiacre sui muri della sala da pranzo "più alta che ampia" che sono ricoperti di una boiseire scolpita  che sale fino al soffitto e i cui pannelli sono illuminati da lampade elettriche ovali. Una tavola rotonda sormontata da un candeliere a sette braccia. Delle sedie in stile gotico. All'inizio dell corridoio, la scala che sale al primo piano, dove si trovano le camere, tra cui quella della contessa, che si trova proprio sopra alla biblioteca; si entra nella camera della contessa attraverso una "pesante porta di quercia" e vi si trova un letto a baldacchino.
Ma l'ordine esterno nasconde il disordine interno: quando Maigret torna al castello, tutti i suoi ricordi sono rovinati e l'immagine ideale che conservava é sostituita da una sensazione di sfacelo: se dal di fuori non manca un certo decoro, dentro è disastrato. "Polvere dappertutto, vecchie cose prive di fascino, un ammasso di oggetti inutili. Le tinte sono tutte sbiadite. Senza contare la mancanza dei mobili, che sono stati venduti, il marmo rotto del camino nella stanza della contessa, il parquet sconesso, gli scaine dello scalone che scricchiolano, l'illuminazione insufficiente e la scomparsa dei più bei libri della biblioteca.
Nel cortile si trovano..... e la casa del gestore, con il tetto rosso, dove Maigret è nato. Ma anche lì i ricordi devono cedere il passo alla crudele realtà attuale: la collocazione della cucina non è più quella, il pavimento di gres del cortile è stato rimpiazzato con della terra battuta; le poltrone e il camino della sala da pranzo sono nuovo e anonime; unico ricordo del passato, nella sala da pranzo dal parquet tirato a cera, "il tavolo di quercia con gli angoli guarniti da dei leoni scolpiti" "che tenevano nelle loro fauci degli anelli di bronzo".
La chiesa è rimasta più fedele ai ricordi di Maigret, come un porto rassicurante in un mondo in tempesta: è una piccola chies, si accede all'interno tramite una scala e ci si trova "investiti dal calore, da una luce dolce, dall'odore delle candele e dell'incenso..." ," la sedia nera  con i braccioli rossi" di Marie Tatin, la corda della campana che pende in fondo alla chiesa, i confessionali con i piccoli sportelli verdi; al centro una fila di banchi riservati alla gente del castello, "dei banchi duri, di un vecchio legno tutto liscio e arrotondato", per terra dei "freddi quadrati blu"; a destra dell'altare, la porta che conduce alla sacrestia, piccola, il cui aspetto é immutabile e al quale trent'anni non avevano cambiato una virgola", con un finestra a ogiva e la lampada a olio che la rischiara. Dietro la sacrestia il giardino del presbiterio che una piccola rete separa dalla strada e ovviamente il presbiterio é abitato dal curato.
Quanto al resto del villaggio che cosa si sa? In realtà poche cose, perché la parte essenzale del romanzo si concentra sul castello e sulla chiesa, con qualche puntata sull'albergo. Questo offre una sala e una cucina, che è mansardata. Le case del villaggio sono bianche, basse ad un piano; nella strada principale, di fronte all'albergo, una drogheria tenuta dal sacrestano, dove si trova una cabina telefonica. C'é ancora un lavatoio e la casa del vecchio notaio con la sua griglia dalla frecce dorate.
E' pressapoco tutto quello che si saprà di Saint-Fiacre in questo romanzo. Per trovare degli ulteriori dettagli occorre scorre gli altri romanzi della serie, alla ricerca di informazioni, sparse qua e là nei testi. Perchè in effetti Simenon si diverte a tornare nel villaggio natio del suo commissario in occasione di altre inchieste in cui Maigret ritrova piccole cose in alcuni flash della sua giovinezza.
Ne Le témoignage de l'enfant de chœur, si viene a sapere che durante l'infanzia di Maigret nel villagio c'era un maniscalco, una panetteria dove Maigret temeva il vecchio che gli faceva le linguacce... Aveva paura anche di Marie Titin (sic), la madre di Marie Tatin proprietaria dell'albergo. Nel villagio c'era anche un  salumiere e la sua bottega aveva un carillon fatto di tubi di metallo leggero (Félicie est là). Quando Simenon si stablisce in America per una nuova vita, non tarda a riprendere il suo personaggio a quale conferisce un maggior spessore. Alla nostalgia della Parigi d'un tempo, si aggunge la nostalgia dei ricordi e prova ancora una volta a lavorare alla memoria del commissario e a dotarlo di un passato più ricco, più dettagliato: dopo aver raccontato i suoi inizi in polizia
(La première enquête de Maigret), gli offre addirittura la possibilità di raccontarsi. In effetti Les mémoires de Maigret non sono soltanto un pretesto per regolare i conti tra l'autore e il suo personaggio, ma sono come un corrispettivo de L'affaire Saint-Fiacre, un modo di tornare su quell'infanzia affrontata nell'epoca Fayard, un modo di creare altri legami tra il creatore e la creatura...

Così in queste Mémoires de Maigret, il commissario racconta lui stesso i suoi ricordi d'infanzia e si conosce un bel po' di più su Saint-Fiacre, cosa che completa la descrizione che abbiamo esposto sopra. Si viene a sapere che la casa che ha visto nascere Maigret è in mattoni rosa, ad un solo piano, che domina le costruzioni basse dove vivono diverse famiglie, famiglie impiegate in diverse mansioni per soddisfare le esigenze degli abitanti del castello e sulle quali il padre di Maigret regna come "una sorta di sovrano", troneggiando davanti al suo ufficio posto in una costruzione separata.
Un altro romanzo in cui Saint-Fiacre é abbastanza evocata è Un échec de Maigret. Anche qui si ritrova il consueto contrasto tra ricordi e realtà, non solo, Maigret è costretto al ricordo umiliante di suo padre alle prese con un macellaio di un paesino nei dintorni di Saint-Fiacre, ma si sa anche che il castello, oggetto dei suoi sogni di fanciullo, abitato da un donna idealizzata, rappresentata ai suoi occhi dalla contessa, ora è stato acquistato dal figlio di un macellaio... Decadenza...
Ma raccoglieremo nei testi solo indizi specificamente riferiti al villagio di Saint-Fiacre, quelli che ci permetterano di completare il nostro quadro. Ricorderemo i biscotti Lachaume, al gusto di ...cartone, che Maigret trovava alla drogheria del villaggio (Maigret et les témoins récalcitrants), le marche d'aperitivo che vedeva nell'albergo (Maigret et le fantôme), e lo sguardo "lucido e benevolo" del suo istitutore (Maigret et les braves gens), una litografia raffigurante un giovane donna sul bordo di un lago, nella camera dei suoi genitori (Maigret et les vieillards).
E terminiamo con qualche dettaglio su Saint-Fiacre preso da Maigret à l'école dove il villaggio e i suoi abitanti sono ricordati a più riprese: apprendiamo così che c'erano delle discussioni tra il postino, l'istitutore e la guardia campestre; c'era anche "un assistente che beveva, dei giocatori di carte [...], un fattore che si credeva un personaggio importante e un proprietario d'albergo che conosceva i segreti di ciascuno"; c'erano anche due anziane che gestivano un negozio e poi dei lillà nel cortile della scuola... Murielle Wenger

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