sabato 27 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SI SENTE A DISAGIO (I)


- Che vuole mio fratello era un semplice... sì diciamo anche un sempliciotto. Non per nulla aveva scelto di gestire di persona la produzione ortofrutticola che era stata di mio padre...
Chi parlava era un individuo che impersonava alla perfezione il ruolo dell' uomo d'affari. Un pregiato abito grigio fumo di Londra, con una candida camicia e una cravatta regimental. Ai piedi delle costose scarpe nere lucide di foggia inglese.
E l'ufficio. Non lo si poteva nemmeno chiamare così! Con quei divani colorati, quella parete-vetrata su un terrazzo-giardino tutto fiorito, il lussuoso mobile-bar. Nemmeno uno schedario, il tavolo in stile non sembrava nemmeno una scrivania. Sulla sua superficie nessuna carta, nessun documento, solo un paio di cartelline di pelle e una preziosa penna stilografica. E poi nemmeno un posacenere!
Grandi quadri moderni alle pareti e tre piante altrettanto grandi.
Anche la sedia dove era seduto, di stile moderno, in legno e cuoio, era molto particolare ma non granchè bella e nemmeno tanto comoda, si sentiva a disagio.
Maigret osservava il tutto con una certa diffidenza, lo sguardo spento, la pipa, spenta anche lei, tra i denti.
Gerard De Villeroy si muoveva come un attore sul palcoscenico. Il commissario lo seguiva senza tradire il minimo interesse, come se tutta quella commedia non lo riguardasse. Già, perchè il suo intuito gli diceva che quell'individuo stava recitando una parte. Non l'aveva mai visto prima. Non ne aveva neanche mai sentito parlare. Era lì da poco più di cinque minuti e, come in altre occasioni analoghe, era già a disagio in quel posto ad ascoltare quell'uomo.
- Beh, commissario non mi dice nulla? Non lo vedevo da molto tempo, ma era pur sempre mio fratello.... vorrei sapere se...
Maigret si tolse lentamente la pipa di bocca. Si schiarì la voce. Poi, senza rispondere alla domanda di De Villeroy, disse:
- Per quale motivo suo fratello stanotte è venuto qui alla sede della DVSF, la De Villeroy Societé Financière?
- Non saprei cosa rispondere... come le ho detto, erano anni che non lo vedevo e nemmeno lo sentivo...
- Ma alle 22.00 quando suo fratello è entrato nel palazzo, lei era ancora qui...
- Ma lui era giù nell'androne del nostro palazzo... io ero qui, al decimo piano in questo attico che è il mio ufficio...
Maigret si guardò intorno, notò che non si vedeva uno scaffale, uno schedario e nemmeno il telefono... che razza di ufficio poteva essere? Che razza di lavoro si poteva svolgere lì? Pensava al disordine del suo ufficio... e si sentiva a disagio.
- E nessuno l'ha avvertita... che so, il portiere di notte... il personale di sicurezza...
- Certo, l'hanno visto e l'hanno anche fermato... ma come potevano sapere chi era? E poi avrà visto anche lei come era vestito, con quel vecchio soprabito tutto sgualcito, la barba lunga, le scarpe infangate e a quell'ora della sera...
- Ma il guardiano ha riferito che si è qualificato come Jean Villeroy... suo fratello...
- Ma è evidente che in quello stato non potevano certo credergli.. e così nessuno mi ha avvertito.
- Come mai il suo congnome è De Villeroy e quello di suo fratello solo Villeroy?...
- Forse non hanno capito bene... puo darsi che...
- Signor Gerard - disse bruscamente Maigret - lo sappiamo, è lei che ha cambiato il suo cognome con quel De... come se fosse un... un nobile...
Il commissario aveva pronunciato quest'ultima frase con una venatura di disprezzo.
L'altro rimase come impietrito per qualche secondo.
Maigret avrebbe giurato che la sua pelle candida avesse cambiato colore passando ad un roseo acceso.
- Ma, sa... motivi di immagine... beh quando ho convertito l'attività di export alimentare di mio padre in una società finanziaria... insomma lei mi capisce...
- No. Non la capisco. Si spieghi.
- Non potevo mantenere lo stesso nome e lo stesso marchio di prima. Entrando nel mondo della finanza dovevo creare un certa discontinuità... ecco non potevo... come si dice...
Un trillo di telefono interruppe l'imbarazzata spiegazione di De Villeroy.
Maigret scoprì che il telefono era incassato in un piccolo mobile rotondo a fianco del tavolino in stile.
- E' per lei commissario
Maigret si alzò e si diresse a passi pesanti verso il telefono. Prese in mano la cornetta. Era piccola e sottile e quasi spariva tra le massicce mani del commissario.
- Sì?.... Ah sei tu, Janvier dimmi... Un'ipoteca dici... Sì, sì ho capito... Ah, era la moglie... Capisco, ma prima possibile... No no, portatela qui... D'accordo. Chiama anche Torrence... Certo, ma sbrigatevi!
Riconsegnò la cornetta nella mano diafana e piccola di De Villeroy che lo guardava come se  aspettasse da lui una brutta notizia.
Andò su e giù un paio di volte lungo l'ufficio. In silenzio. Solo le sue suole pesanti facevano uno strano rumore sul parquet tirato a lucido 
- Porteranno qui sua moglie - lo informò Maigret senza nemmeno guardarlo, mentre senza chiedere il permesso si era messo a caricare la pipa -  E mentre l'aspettiamo io e lei faremo un po' di conversazione...
- Mia moglie - fece De Villeroy con l'aria più stupita che riuscì a mostrare - che c'entra mia moglie con....
- Invece iniziamo da un'altra parte. Mi dica cosa c'entra questa storia dell'ipoteca?
- Quale ipoteca?
- Non facciamola lunga... Villeroy o De Villeroy... come debbo chiamarla? - replicò secco Maigret -  Gli affari le vanno male e lei ha dovuto ipotecare questo immobile...
- No per carità non dica così... era solo un momento un po' problematico... ma non si doveva sapere... a mio fratello invece le cose andavano molto bene, così gli abbiamo chiesto un aiuto... Bisognava che nessuno potesse sospettare.... sa, nel mondo della finanza si fà presto a...
- No. Non lo so. So solo che lei ha ipotecato questo immobile a favore di suo fratello che le ha prestato un'ingente somma... Quindi non è vero che non lo vedeva e non lo sentiva da anni, l'ipoteca è stata registrata quindici mesi fa'. Me l'ha confermato il mio ispettore adesso al telefono...
Come sgonfiato, De Villeroy si era accasciato su un divano... anche il vestito sembrava si fosse a un tratto sciattato.
- E sua moglie - continuò Maigret - ha fatto da tramite... perché?
- Io ero molto occupato su altri affari...
- ... cioé con i suoi debiti... Ha per caso litigato con suo fratello?
- No. E' che con mia moglie si intendevano ed è stata lei a trattare questa questione...
- Lei la chiama questione.... questione di denaro. Di che cifra parliamo.... - Maigret  si girò guardandosi intorno, forse pensando a quanto poteva valere l'immobile della DVSF - un milione di franchi?
De Villeroy, occhi al pavimento, non rispose. Maigret, che intanto aveva acceso la pipa, tirava delle lunghe boccate... quasi liberatorie. Ora era un po' meno a disagio...
- Beh, torniamo ai fatti di stanotte. Suo fratello entra, lo fermano, lo scambiano per un barbone, magari ubriaco e lo fermano. Lo rispediscono fuori. Questo a stare al rapporto della polizia è successo circa alla 22.00. Ma dopo mezz'ora suo fratello era di nuovo qui...
- Così mi ha detto il guardiano di notte... lui ha cercato di fermarlo, ma mio fratello è sparito... dopo una mezz'ora, nel suo giro d'ispezione, l'ha trovato cadavere nella stanza dei telefoni...
- ...dove qualcuno gli ha messo un cuscino in faccia e gli ha ficcato una coltello nel petto - concluse il commissario - Poco prima, verso le 22.10, era arrivata sua moglie, sempre a detta del guardiano, è salità qui da lei e dopo nemmeno dieci minuti é scesa di nuovo e se n'è andata via di corsa. Erano le 22.20/22.25. Dopo nemmeno cinque minuti ritorna suo fratello, sfugge al guardiano, poi sparisce e viene ritrovato verso le 23.15 morto nella stanza dei telefoni. Giusto?
- Sì.
- E lei non si è mai mosso da questo... questo ufficio?
- No.
- Soltanto sua moglie nessuno è entrata qui?
- Sì.
- E nessuno l'ha avvertita di tutto quello che accadeva giù nell'androne?
- No.
- E anche sua moglie era all'oscuro di tutto?
- Sì.
Ormai De Villeroy rispondeva a monosillabi, accigliato come se stesse pensando a qualcosa di molto più grave.
Maigret sapeva che gli mancavano ancora molti dettagli, per districare quella matassa. Ma aveva la sensazione che tutti gli elementi per scoprire chi aveva ucciso Jean Villeroy fossero in quel palazzo e forse addirittura in quella stanza. Quel tipo non gli piaceva e avrebbe giurato che nemmeno la moglie gli sarebbe piaciuta. Intanto vuotava la pipa, preparandosi ad un'altra fumata. m.t.  
(segue)

venerdì 26 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA PIPA DI NATALE (III)



(segue) -  Sussultò.
M.me Maigret, con un piatto in mano, stava lì sulla porta.
- Jules.... cosa stai combinando?
L'aveva chiamato "Jules", cosa assai rara. Ma le era venuto così spontaneo: lui aveva talmente l'aria di un bambino colto con le mani nella marmellata, con il suo pigiama a strisce, sorpreso e con una specie di broncio sulle labbra...
- Non hai potuto aspettare per i regali, non è vero? - le disse lei con un tono addolcito.
Posò il piatto sul tavolo, si accovacciò a sua volta davanti all'albero prese il pacchetto e lo rimise a posto sorridendo.
- Buon Natale!
- Buon Natale M.me Maigret"
E lui gli porse un pacchetto sul quale, con la sua grossa e maldestra scrittura aveva scritto il nome della moglie.
Sedettero davanti al bricco di caffé fumante. M.me Maigret aveva preparato una brioche, che ora farciva con del burro fresco.
Lei aprì il suo regalo estasiata. Lui le aveva regalato tre foulard di seta che lei aveva visto nella boutique di rue Saint-Honoré, nel loro ultimo  rientro a Parigi, un mese prima. I disegni rossi, blu e dorati brillavano alla luce del fuoco.
- Adesso tocca a te - disse lei accennando un lieve sorriso sulle labbra, mentre gli versava una seconda tazza di caffé.
Cercando di assumere un atteggiamento compassato, aprì il suo regalo. Aveva ragione, non si trattava di una pipa, ma di un paio di calze, che Maigret indovinò essere state fatte dalla moglie.
- Tu avevi già la tua sciarpa blu, allora ho pensato che questo anno...
Non ascoltava più. Nascondendo la sua delusione, ammirava come si conviene il regalo della moglie, poi si impegnò a tagliare un bel pezzo della brioche che imburrò generosamente.
M.me Maigret era gia tornata nella sua cucina, perchè il lavoro l'aspettava. Maigret attraversò la stanza per prendere una pipa dalla rastrelliera ("purtroppo non quella buona" sospirò dentro di sé) che riempì e accese prima di sistemarsi nella sua poltrona. Aprì il suo Dumas, sperando che D'Artagnan e Porthos gli facessero dimenticare la storia della pipa.
Nella cucina M.me Maigret con un sorrisetto sulle labbra, dette discretamente un colpo d'occhio al salone, dove suo marito, accomodato sulla sua poltrona, leggeva rabbiosamente.... mettendo sotto assedio La Rochelle...  

*******

Il pâté aux morilles era risultato un vero capolavoro. Il pollo alla olive non era stato da meno e il Clos-Vougeot aveva fatto arrossare le loro guance. Il piccolo Jérôme, che aveva avuto diritto a un goccio di vino sul fondo del suo bicchiere, aveva gli occhi brillanti. Regnava un dolce tepore nella stanza, dove il fuoco ardeva e dove gli odori del vino e della cena aggiungevano una loro nota speziata. M.me Maigret e Hortense si scambiavano, come loro abitudine, la loro opinione su come cuocere il pollo, Aline e Odette ciacolavano, il suocero, con il ventre sporgente, aveva acceso un sigaro il cui fumo si intrecciava con le volute azzurine della pipa di Maigret.
- Possiamo aprire i regali, prima del dessert zia Louise? - domandò Jérôme.
Sua madre lo riprese, ma M.me Maigret intervenne:
- Lascia, è normale che i ragazzi siano impazienti. Qualche volta lo sono persino gli adulti.
Dette un'occhiata all'indirizzo di suo marito che assunse un'aria innocente.
I tre ragazzi si precipitarono ai piedi dell'albero, gridando e spingendosi, scartarono i loro pacchi, lasciando esplodere la loro gioia.
Passati i primi entusiasmi, si scambiarono degli sguardi maliziosi e, prendendo un piccolo pacco dalla forma rettangolare, lo portarono a Maigret.
- E' per te - dissero in coro, trattenendosi per non scoppiare a ridere.
Maigret prese a scartare il pacchetto. Rischiò di farsi cadere la pipa di bocca:
in un bella carta di color blu era posata... la sua buona e vecchia pipa curva. Proprio quella che aveva cercato e cercava ancora da due giorni!
La prese tra le dita tremanti, poi guardò sua moglie, che sorrideva teneramente. Lei fece un segno ai tre bambini che andarono a cercare un altro pacco alla base dell'abete.
- Zia Louise all'inizio non era d'accordo, che noi ti facessimo uno scherzo - disse Jérôme - ma alla fine ha accettato di stare al gioco.
Tese il pacchetto a suo zio.
- Da parte di tutta la famiglia - aggiunse.
Maigret prese il regalo, l'aprì e trovò una pipa nuova, di una bella radica liscia, che portò subito alla bocca, succhiando il cannello con un'aria comica. Poi  sorrise e tutti scoppiarono a ridere, mentre i bambini gridavano:
- Buon Natale, zio Jules ! 

Murielle Wenger

giovedì 25 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA PIPA DI NATALE (II)


(segue) - La sera Maigret non aveva ancora perso la sua aria imbronciata. Bene o male era stato impegnato tutta la giornata, ma l'idea della perdita della sua cara pipa rimaneva in sottofondo tra i suoi pensieri come qualcosa che disturba e impedisce di concentrarsi sulle proprie occupazioni.
M.me Maigret era stata indaffarata tutta la giornata: era la vigilia di Natale e l'indomani sera Hortense, sua sorella sarebbe arrivata con il marito Charles e i loro figli, due bambine Aline e Odette e un maschietto, Jérome. M.me Maigret stava apparecchiando ovviamente come si conviene per l'occasione, mentre nel pomeriggio si sarebbe dedicata alla cucina. Il pâté aux morilles ricoperto dalla sua gelatina tremolante già troneggiava su un piatto poggiato sulla mensola in alto in cantina. Le pere diventavano confettura dolcemente nella bacinella di rame e un'odore di cannella profumava la casa fin dalla mattina. L'indomani si sarebbe dovuta alzare all'alba per preparare il pollo alle olive e il gratin dauphinois che costituiva il piatto forte del menù. In quel momento era seduta sulla sedia davanti alla tavola della camera da pranzo, tutta intenta ad incartare gli ultimi regali per i suoi nipoti.
- Maigret, vorresti andare a cercare il cordoncino rosso nel cassetto del buffet?
Lui si alzò dalla sua poltrona, andò in cucina e, quando stava per aprire il cassetto, una speranza infondata lo attraversò: per un istante immaginò di essere sul punto di ritrovare la sua pipa perduta. Fece un lungo respiro, aprì il cassetto e vi affondò lo sguardo: niente! Null'altro che forbici, diversi gomitoli di cordicelle, e un vecchia agenda che M.me Maigret conservava Dio sa perchè. Stizzito come un bambino che non abbia ricevuto il regalo di Natale che desiderava tanto, prese il cordoncino rosso che portò alla moglie, cercando di nascondere il suo disappunto, ma senza riuscirci granché bene.
Lei fece finta di non essersi accorta di niente, continuò ad incartare i regali, mentre solo il battito del pendolo del vecchio orologio continuava a rompere il silenzio in camera ...
Maigret sfogliava le pagine del suo giornale senza prestarvi attenzione, e sussultò quando sua moglie gli mise una mano sulla spalla.
- Tu stai morendo dal sonno. Anche io sono molto stanca e domani sarà un lunga giornata. Vogliamo andare a letto?
Lui posò il giornale e la sua pipa spenta sul bordo della rastrelliera alla quale gettò uno sguardo nervoso (Ma dove sarà mai andata a cacciarsi questa pipa... - disse tra sè e sè), poi, seguendo la moglie, salì le scale che portavano alla loro camera da letto.

****  

Era Natale. Maigret lo sentiva, non sapeva come fosse il tempo. Però non nevicava, soltanto un gran freddo penetrante che ghiacciava le mura della casa e che si cercava di combattere a colpi di ciocchi e di grandi fiamme. Ma era Natale, lo sentiva. Era ancora a letto e percepiva M.me Maigret nel bagno, perchè lei si era già lavata, ed era senza dubbio in uno stato febbrile con tutto quel lavoro che l'attendeva prima dell'arrivo degli invitati in serata. 
Ma siccome era Natale, giocava con le immagini come un bambino.  
Certo non sognava Babbo Natale che attraversava il cielo con la sua slitta, ma associava nella sua immaginazione delle sensazioni, dei colori, degli odori, dei suoni e creava un cinema privato, a suo proprio uso e consumo.
Quando l'odore del caffè filtrò sotto la porta della camera, decise di alzarsi. Andò alla finestra e vi ritrovò la stessa brina del giorno prima, gli stessi segni di un paesaggio intorpidito. Scese giù in pigiama e pantofole e andò nel salone, come avrebbe fatto un bambino, si avvicinò all'albero di Natale sotto il quale la signora Maigret aveva sistemato i regali. Tendeva le orecchie per sapere se sua moglie fosse in cucina a preparare il caffé, si curvò e lesse una delle piccole etichette attaccate al cordoncino rosso dei pacchetti. Finì per trovare il suo nome. E, sempre attento ai rumori che venivano dalla cucina, sollevò delicatamente il pacchetto. Si stupì: non aveva un peso normale. Era troppo leggero...
Da diversi anni, a ogni Natale, sua moglie gli regalava una nuova pipa. Lui da parte sua ricordò un po' alla rinfusa di averle regalato, una nuova macchinetta per il caffè, dei fazzoletti bordati, un servizio da the con disegni giapponesi che lei desiderava da tempo,  un album con molti carta-modelli da cucito... e non ricordava più cos'altro...

Murielle Wenger

mercoledì 24 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, LA PIPA DI NATALE (I)


Oggi, domani e dopodomani. Vigilia, Natale e Santo Stefano, "Simenon-Simenon" vi propone un racconto scritto da Murielle Wenger. Una storia di pipe e di giornate natalizie. E' il nostro modo di farvi gli auguri. Buona letture e buone feste.


Fuori gelava forte. Attarverso i vetri, dove la brina disegnava degli arabeschi, s'indovinavano da lontano gli alberi di pero dalle gracili sagome e, più lontano ancora, le rive della Loira dove il freddo doveva aver formato delle lastre di ghiaccio. 
Maigret prese un fiammifero e il fascio di rami prese fuoco illuminando la stanza di una bella luce gialla, ricacciando nell'ombra i fantasmi della notte. Si sfregava le mani sopra al fuoco con un sospiro compiaciuto, poi sentì sua moglie che nella cucina preparava il caffé per la prima colazione. Pensò che aveva tutto il tempo per farsi un breve pipata e si diresse verso la rastrelliera, sulla sinistra della stanza dove stava anche una vecchia poltrona di vimini che aveva preso ad un'asta durante un'inchiesta in Vandea, e che era diventato il suo cantuccio preferito, quello dove si sistemava durante le lunghe sere d'inverno, un bicchiere di congnac a portata di mano e, sulle ginocchia, una bella edizione illustrata de I Tre Moschettieri comprata anche quella ad un'asta e che era proprio la stessa che aveva visto da bambino nella biblioteca del conte a Saint-Fiacre.  
Davanti alla rastrelliera si fermò stupito. La mattina gli piaceva fumare una bella pipa di radica, ben rodata, leggermente curva che aveva ormai da molti anni e che poteva tenere accesa per molto tempo, proprio perché aveva un grande fornello. Un po' pesante, da reggere con la mano quando la teneva in bocca, gli piaceva fumarla la mattina, quando leggeva i giornali del giorno prima, mentre aspettava la colazione, ben sistemato nella sua poltrona quando sentiva M.me Maigret andare e venire dalla cucina, con tutti i piccoli rumori familiari quello del macinacaffè, lo scoppiettìo del fuoco nel camino, e più lontano, il cane dei vicini che abbaiava sulla strada.
Ma la sua pipa preferita non era al suo posto. Inutile chiedere alla moglie, perché sapeva benissimo che per nulla al mondo avrebbe toccato le sue pipe,  perché lui pretendeva di trattarle lui stesso, affermando che solo colui che se ne serve può sapere come curare bene una pipa... si domandò se per caso il giorno prima avesse dimenticato di metterla a posto. Si ricordava che era stato disturbato durante la lettura da M.me Risan, la moglie del fornaio che era venuta a parlargli di un furto di conigli. Gentilmente le aveva fatto intendere che lui non si occupava di quel genere di cose e l'aveva indirizzata alla gendarmeria locale. Era dopo aver accompagnato M.me Risan che aveva posato la sua pipa sul davazale della finestra della cantina, dove era andato a cercare delle carote e delle patate che gli aveva chiesto M.me Maigret, per preparare un bollito?
- La colazione è pronta! - gli gridò la moglie.
- Arrivo subito.
- Dove vai? - domandò M.me Maigret vendendolo andare verso la cantina - il caffè si fredda.
- Arrivo, arrivo...
Nella cantina nessuna pipa, né sul davanzale della finestra, né sulla canna del sidro. Più stupito che contrariato, tornò in cucina, dove si sedette di fronte alla moglie che gli stava porgendo un piatto di tartine imburrate. Dopo aver fatto il primo sorso di caffé, Maigret prese coraggio a quattro mani per domandarle con l'aria più innocente che riuscì ad assumere:
- Per caso hai mica visto la mia pipa?
- Quale?
- Quella della mattina, con il fornello grosso...
- Sai bene che non mi occupo delle tue pipe... Non l'avrai posata da qualche parte?  
- Non credo. O comunque non me lo ricordo.
- Non può essere sparita. Vedrai che la ritroverai in un posto inconsueto, come l'ultima volta quando hai ritrovato i tuoi stivali in fondo al giardino, quando avevi dimenticato di ritirarli dopo il temporale...
Aveva parlato con un tono appena accennato, con un filo di presa in giro... Certo, stava invecchiando e con gli anni la memoria poco a poco se ne andava, come tutto il resto... Non importava, lei non si rendeva conto: a quella pipa lui ci teneva e lei avrebbe dovuto capire che non doveva essere quella a mancare...
Brontolando si alzò dalla tavola. La mattina non era mai in forma se non dopo la seconda pipata, e oggi per di più non aveva potuto fumare nemmeno prima di mangiare. Tornò alla rastrelliera, prese un'altra pipa che rimepì ed accese. Vagò ancora un po' per la stanza, frugò in tutti gli angoli, con la vana - e ridicola - speranza di ritrovare la pipa perduta. Poi esasperato, finì per uscire all'aria fredda del mattino, e partì con un passo pesante per il sentiero che portava alla riva, mentre la ghiaia indurita dal gelo, scricchiolava sotto le sue suole. (segue)

Murielle Wenger

martedì 23 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: PIATTO,FORCHETTA E PIPA... LA TAVOLA E' APPARECCHIATA

Il pranzo è servito. Piatto, pipa e forchetta. Una strana tavola apparecchiata appositamente per Maigret. Una tavola ideale per un pranzo fantastico... ma significativo. Un pranzo che il commissario però si ritrova a consumare tutti i giorni.
Una forchetta per infilzare le ghiottonerie che gusta a casa propria, alla brasserie Dauphine, o in qualsi altro bistrot... Una posata che simboleggia il suo rapporto con il cibo, che non è solo un modo di dimostrarsi un mangione, ma nasconde un modo di essere, una concezione della vita, delle origini di un certo tipo.
Un piatto bianco, semplice, un po' rustico che riassume in sé le preferenze di Maigret per le cose essenziali, senza fronzoli, un po' grossier, ma davvero funzionali al loro utilizzo, una filosofia che vale per i suoi vestiti, le sue pipe, i mobili del suo ufficio (in casa, a boulevard Richard Lenoir, è diverso, lì c'è il tocco di M.me Maigret). E poi la pipa. Un elemento fuori contesto tra piatto, forchetta, ma un'icona del personaggio creato da Simenon. E sarebbe sbrigativo argomentare che il commissario fuma la pipa perché anche il suo autore era un gran fumatore. Invece, la pipa si integra nel personaggio in modo totale. Ma, ad esempio, in modo molto diverso da come succede ad un altro celebre investigatore fumatore di pipa, Sherlock Holmes. Lui fuma solo in certi momenti, magari quando è assorto nelle sue elecubrazioni seguendo le sue oscure vie della mente che lo portano a scoprire cose che altri non troveranno mai... Maigret no. Se ci si passa il termine, è un fumatore seriale, che accende la sua pipa di mattina, dopo pranzo, addirittura alla sera quando va a letto. Fuma la pipa quando interroga i sospettati e quando è in giro per farsi un'idea sul caso in corso. Fuma quando beve un birra fresca per dissetarsi o un vigoroso calvados per scaldarsi.
Dicevamo che é connaturata alla sua persona.  Anche  spenta la tiene tra i denti, in mano, sulla scrivania sotto il suo sguardo, la stringe con il pugno quando ce l'ha in tasca.
La pipa è forse la pistola di Maigret? In certi film d'azione americani l'eroe di turno ha sempre una pistola in mano, o nella fondina sotto l'ascella, con un'altra legata alla caviglia, oppure infilata nella cinta... Maigret ha sempre con sè la sua pipa. La pipa è un catalizzatore, che gli fa scattare un déclic, quando è nel bel mezzo di un caso irrisolvibile, che gli dà la forza di portare avanti interrogatori lunghissimi che sfiniscono il sospettato (che spesso finisce per confessare). La pipa invece lo distende quando passeggia sul lungo Senna inseguendo con la mente i suoi pensieri e con gli occhi le volute del fumo in aria.
Piatto, forchetta e pipa, quasi un quadro... fedele quanto strampalata rappresentazione di Maigret.

lunedì 22 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. L'ADDIO DEFINITIVO ALLA "CASA" DI MAIGRET

 
Ne avevamo già parlato in un post dei fine luglio dell'anno scorso Adieu Quai des Orfévres...la stampa ricorda, in cui riportavamo l'annuncio ufficiale della chiusura di quella che per cento anni é stata la sede storica della Polizia Giudiziaria parigina. Da circa un anno è in corso il trasloco, per trasferire uomini, dati, strumenti in un grande grattecielo a Batignolles che sarà la "sede delle sedi", dove nel 2017 troveranno posto tutti i corpi di polizia della capitale.
Adesso a fine 2014 siamo al redde rationem
Con l'anno nuovo si chiuderanno i battenti dell'imponente costruzione sull'Ile de France e con lei cento anni di storia di crimini, ma anche di casi umani, di drammi, di tragedie, di trionfi e smacchi per la polizia... e di tutta questa storia fà parte anche Maigret che è "vissuto" letterariamente per ben quarant'anni in questa "casa" che possiamo considerare quasi la sua prima casa e gli ispettori Janvier, Lucas, Torrence, e Lapointe anche loro quasi un'altra sua famiglia. Chiude quindi Quai des Orfévres, come chiusero nel 1971 (anche qui dopo circa cento anni) Les Halles, il celeberrimo mercato alimentare nel centro di Parigi.
Pezzi di storia che se ne vanno. Les Halles chiusero praticamente quando finirono le inchieste di Maigret (l'ultimo titolo scritto da Simenon risale al 1972), adesso, quarant'anni dopo, cede il passo anche Quai des Orfévres.
A questo punto, dobbiamo sottolineare come il corpus delle opere maigrettiane, assolva anche ad un compito forse poco evidenziato: quello di archiviare la memoria. 
La Parigi del '900 la ritroviamo tutta lì, nelle pagine degli oltre cento titoli tra romanzi e racconti (certo, non tutti si svolgono a Parigi ovviamente) in cui si testimonia la vita di tutti i giorni, della gente comune e dei quartieri più popolari, che rischiano più facilmente di sparire, ma nei confronti dei quali fortunatamente Simenon nutriva un notevole interesse. E proprio grazie a questo, ma anche al suo spirito di osservazione e alla sua sorprendente memoria, che gli sfondi cittadini delle varie incheste del commissario, creano, alla fine, un puzzle che nell'insieme ci restituisce un ritratto di una città, in buona parte sparita, con le sue brasserie, i suoi bistrot, i suoi piccoli café, i banconi di zinco... ma anche le portinerie, le piccole botteghe degli artigiani, le chiatte sulla Senna...
Ma quella che ci restituiscono le pagine delle inchieste di Maigret é anche una Parigi che cambia dagli anni trenta al settanta. Con l'arrivo della televisione, dell traffico, dei nuovi locali, dei grandi supermercati, del rito del weekend fuoriporta, con sempre più spazio alle innovazione: dagli elettrodomestici, alle tecniche d'indagine della polizia.
Ma Maigret rimane lì, anche se le regole per entare in polizia sono state rinnovate, i metodi di indagine rivoluzionati, la scienza e la tecnologia sono oramai parte della vita quotidiana della macchina poliziesca e giudiziaria. Rimane lì come un simbolo, come un'icona che simboleggia un periodo di grande appeal della Francia e di Parigi in particolare.

domenica 21 dicembre 2014

venerdì 19 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. I SESSANT'ANNI DELL'OROLOGIAIO

Si tratta di un piccolo flashback che il famoso regista Bertrand Tavernier ha fatto balenare durante la sua apparizione al Festival del Cinema Europeo di Les Arcs, edizione 2014, che chiuderà i battenti domani. Il primo lungometraggio di Bertrand Tavernier è stato, guarda caso, "L'orologiaio di St. Paul", tratto dal romanzo di Georges Simenon L'Horloger d'Everton (pubblicato nel 1954 - Presses de La Cité) di cui Tavernier ha girato la riduzione cinematografica, ambientandola a Lione e avvalendosi di interpreti come Philippe Noiret e Jean Rochefort, uscito nelle sale nel 1974. Sono quindi sessant'anni che il romanzo è stato scritto e quaranta che è stato portato sullo schermo. Tavernier aveva reclutato per l'adattamento di questa pellicola quattro vecchie mani della sceneggiatura, Aurenche e Pierre Bost: "...conosciuti negli anni '40 e '50, quando avevo lavorato con Claude Autant-Lara....".
L'Horloger d'Everton è uno degli ultimi grandi romanzi del periodo americano di Simenon (che lascerà gli Stati Uniti nel '55), scritto a Shadow Rock Farm.  Racconta le vicende di un americano che vive in un paesino dell'Indiana, e poi traferitosi ad Everton dove ha messo su un piccolo commercio di orologi. L'uomo è stato lasciato dalla moglie con un figlio di sei mesi. Il bambino, divenuto ragazzo e quindi adolescente scappa di casa, con la sua giovane fidanzata. I due per raggiungere un'altro Stato, e potersi sposare, diventano un coppia maledetta che lascia dietro di sè rapine e morti. Il romanzo si avvia sul binario di un difficile rapporto tra padre e figlio, con sullo sfondo un processo e una condanna all'ergastolo. Una storia tragica che vede riproporre la tematica del rapporto tra padre e figlio "...uno dei temi che ho trattato volentieri nei miei romanzi - dice Simenon nella famosa intervista televisiva a Bernard Pivot - L'ho trattato almeno cinque o sei volte, ma con dieci o vent'anni d'intervallo...".
E torna in ballo il suo idilliaco rapporto con Desiré, il padre che lo lasciò orfano troppo giovane, ma che lui amò moltissimo anche se nel famoso libro "Lettre à ma mère" ammetteva che "... mio padre era un tenero, ma come tutti i Simenon non si è mai mostrato espansivo...". 
Ed ecco spiegati tutti i tentativi del padre protagonista de L'Horloger d'Everton per avere almeno qualche segno di affetto o di complicità da un figlio ormai perso...

giovedì 18 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. ANCHE PER MAIGRET ARRIVA DICEMBRE E... NATALE (II)


Nell'ottobre del 1950 la famiglia Simenon partì per stabilirsi in California a Carmel-by-the-Sea per un periodo che durerà fino al giugno dello stesso anno. Il romanziere vi scriverà subito un Maigret dopo l'altro ("Maigret et la vieille dame" e "L'amie de Madame Maigret", terminando il primo  l'8 dicembre e iniziando la stesura del secondo dopo pochissimi giorni, il 13 dello stesso mese), poi in gennaio Les volets verts e a febbraio L'enterrement de Monsieur Bouvet (romanzo la cui atmosfera è molto simile a quella delle inchieste maigrettiane), più due racconti: in aprile Sept petites croix dans un carnet  e a maggio Un Noël de Maigret. Questi ultimi due testi, ai quali si aggiunge un racconto scritto nel 1947, Le petit restaurant des Ternes, sono raccolti in un volume intitolato Un Noël de Maigret che sarà pubblicato a marzo del 1951. Tutti e tre i racconti si svolgono in un clima natalizio. Un Noël de Maigret è l'ultimo racconto scritto da Simenon della serie maigrettiana. La sua lunghezza l'ha persino fatto considerare nel corpus con un "romanzo breve". E' uno dei più bei testi che Simenon abbia scritto sul suo commissario, e si nota in particolare il commovente ruolo che svolge M.me Maigret e l'immagine di questa tenera famiglia senza figli, formata dal commissario e sua moglie...
Sept petites croix dans un carnet, si svolge nella notte di Natale. L'agente Lecoeur, un solitario passa la vigilia al servizio telefonico dellla Prefettura di Polizia. Dall'altra parte della strada, negli uffici della Polizia Giuduziaria, un altro ispettore è di guardia: è il giovane Janvier, della brigata omicidi. Annoiandosi, tutto solo, raggiunge i suoi colleghi  e racconta che il suo capo, il commissario Saillard, è convinto che in quella notte un omicida seriale colpirà ancora, spinto dall'agitazione della notte di festa. Sulla gigantesca pianta di Parigi dipinta sul muro, una piccola luce rossa si accende: è stato rotto il vetro di una colonnina di police-secours. Qualche minuto più tardi è il turno di una seconda luce rossa, poi di una terza  e così via fino alla settima. Ed è in questo modo che il piccolo Bib, quasi come un Pollicino, seminerà degli indizi che permetteranno alla polizia di rintracciare l'omicida...
Questo sarebbe potuto essere benissmo uno dei racconti di Maigret, perché, il commissario Saillard, la sua andatura e il suo modo di fare, non è poi così lontano dal commissario con la pipa...
Ne Le petit restaurant des Ternes, che l'autore ha sottotitolato Racconto di Natale per gli adulti, si ritrova un'altro personaggio ben conosciuto dai maigrettiani, cioè l'ispettore Lognon. La vicenda si svolge in una sera di veglia, in un ristorante in cui si attardano quei solitari che non hanno nessuno con cui festeggiare il Natale. La grande Jeanne, una "figlia della notte", porta la sua depressione su e giù in una Parigi quasi deserta e, attirata dall'andamento di una giovane ragazza che crede di riconoscere, cerca di impedirle di imboccare una cattiva strada nella vita... Una bella storia che può essere riassunta in poche frasi che compaiono alla fine del racconto: "... Supponiamo che ognuno faccia per una volta Babbo Natale... Solamente un volta... Con tutti gli abitanti della terra...

Murielle Wenger 

mercoledì 17 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. ARRIVA ANCHE IL DICEMBRE DI MAIGRET (I)


Non si sa se sia dovuto al "rallentamento delle attività" prima delle feste di fine d'anno, ma è un fatto che le inchieste del commissario Maigret raccontate da Simenon raramente si svolgono a dicembre. Magari, forse, il romanziere ha voluto concedere un periodo di riposo al suo personaggio durante questi periodo particolare...  
Le sole due inchieste espressamente datate dicembre sono Maigret et le marchand de vin e Un Noël de Maigret (resta un dubbio per "Maigret au Picratt's" che non è esplicitamente datato, ma che si capisce come si svolga in inverno, anche se potrebbe essersi svolta più a dicembre che a gennaio, ma non ci sono indicazioni abbastanza chiare nel testo per poter essere più precisi). 
Maigret et le marchand de vin viene pubblicato il 15 dicembre. Le strade di Parigi sentono già il Natale: ci sono "... delle ghirlande luminose da un marciapiede all'altro, dei festoni dorati o argentati, gli alberi Natale nelle finistre. Il commissario si domanda cosa regalare a M.me Maigret, ma non ha idee (beh, diciamo a suo discarico che non riesce a riflettere bene perchè ha un forte raffreddore, come vedremo più avanti).
Fà freddo, il vento fischia e nevica "a minuscoli fiochhi di neve che scivolano sul pavé come polvere." Questa atmosfera obbliga il commissario ad indossare il suo pesante cappotto nero e una sciarpa di lana blu marino, lavorata da Louise. Ma siccome la sua inchiesta lo fà andare senza sosta tra strade ghiacciate e case surriscaldate, si prende ovviamente un grande raffreddore, che M.me Maigret combatte a colpi di grog e d'aspirina. L'essere raffreddato non impedisce a Maigret di gustarsi  a mezzogiorno un pietanza alla Brasserie Dauphine, unta e immersa in una "salsa di un giallo dorato, molto aromatica", e, la sera stessa, una choucroute preparata dalla moglie. 
E' forse un po' troppo, tanto che la notte stessa la temperatura aumenta e la febbre lo assale. Cosa che non gli impedisce il giorno dopo di voler uscire lo stesso - l'indagine oblige - di passare in un bistrot di bere qualche bicchiere di rum, poi di rientrare a casa e pranzare per gustarsi un fegato à la bourgeoise, accompagnato da un vino bordeaux; dopo un bella siesta, eccolo che riparte a caccia, forte di un'altra aspirina, che gli permette di gustare un piccolo bicchiere di prunella d'Alsazia. A fine giornata, nel suo ufficio, manda giù anche un po' di cognac, di quello che ha sempre conservato in un vano del suo ufficio, poi rientra a casa, "la pipa tra i denti, la schiena piegata, le gambe un po' molli (lo si può capire...). Il giorno successivo  il tempo è cambiato fà meno freddo e la neve si è tramutata in pioggia, "una pioggia lunga e monotona che rigava i vetri". E tutto ad un tratto Maigret si sente meglio, non ha più la febbre e il raffreddore è sparito. Mangiare molto e bere parecchio è un buon modo per lottare contro l'insorgere dell'influenza? 
Ecco una convinzione simenoniana  di cui dubito che sia gradita dalla Facoltà di Medicina... La prova è che l'indomani Maigret ha di nuovo la febbre, non molta, ma quel tanto che basta a renderlo "pigro e debole", si trascina per l'appartamento (è domenica...), si concede un bicchierino di prunella e il lunedì, la sua inchiesta, avendo avuto il tempo di procedere, accelera:  scopre la pista di Pigou, e ora non gli manca altro che seguire il filo della vicenda fino alla sua conclusione... Ma questo non è tutto: la febbre riprende, e Maigret inizia a soffrire di mal di gola, cosa che non gli impedisce di bere birra  e di mangiare a cena una porzione di manzo al burro nero, ma senza molto appetito. L'inizio dell'infuenza  gli dà il pretesto per brontolare "come fà ogni volta che sta male o che un'inchiesta va per le lunghe". Finisce per mettersi a letto dopo che M.me Maigret gli ha spennellato la gola con un lenimenti al blu di mitilene. Il commissario sarà svegliato dall'arrivo di Pigou che avrà spazio in ben due capitoli per fare la sua confessione patetica, bevendo insieme a Maigret diversi grog, e nell'intimità dell'appartamento, con un grog a portata di mano, la sua pipa tra i denti ha tutta l'aria di un fratello maggiore benevolo... (segue)

Murielle Wenger

martedì 16 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. UN NATALE DI 25 ANNI FA': MAIGRET-JEAN RICHARD...A JEUMONT


Uno dei Maigret televisivi più importanti è stato interpretato dall'attore francese Jean Richard, di cui, almeno qui in Italia, si parla poco. Un po' perchè la sua serie televisiva uscì in Francia nell'ottobre del 1967, da noi offuscata da quella con Gino Cervi iniziata tre anni prima (dicembre del 1964) e poi perchè, a quanto ci risulta, non ci sono stati passaggi televisivi sulle emittenti nostrane (erano disponibili solo episodi su cassette VHS, la cui versione italiana era tra l'altro curata in Svizzera).
Jean Richard, è bene ricordarlo, è stato l'unico attore a portare sul piccolo schermo tutti i romanzi della serie Maigret (circa 90 episodi, dal 1967 al 1990 per France 2) e in relazione a lui oggi vorremmo ricordare un episodio del suo Maigret televisivo. Si tratta di una emissione andata in onda proprio il giorno di Natale di 50 anni fa': Jeumont, 51 minutes d'ârret!
Era tratta da uno dei racconti delle inchieste maigrettiane che Simenon scrisse nel 1936, dopo una pausa dalla serie per Fayard, e fà parte dei Maigret di Gallimard. Uscì infatti solo nel 1944 nella raccolta di racconti Les Nouvelles Enquêtes de Maigret che riunisce racconti pubblicati su Police-Roman, su Police-Film e sull'inserto domenicale di Paris-Soir.
Ma torniamo alla puntata natalizia del Maigret/Richard. Il caso non è scoperto da Maigret, ma da suo nipote Vinchon, ispettore alle dogane che in un controllo su un treno internazionale, scopre un uomo morto in seguito ad una misteriosa puntura che era arrivata al cuore del poveretto...
"... è sempre con il treno 106 che succedono delle storie, un treno che lascia Berlino alle 11.00 di mattina, con uno o due vagoni provenienti da Varsavia, che passa per Liegi alle 23.44, ora in cui la stazione è deserta (dove aspettano che il treno parte per chiuderla) e che infine arriva ad Erquelines alle 1.57... Alle 2.14 il treno si apprestava a varcare la frontiere e raggiungere Jeaumont alle 2.17.
- Jeumont, 51 minuti di sosta! - urlava un impegato che portava una lanterna, correndo sulla banchina...". E' così che Simenon ci presenta la scena della scoperta del delitto.
Ma torniamo all'interpretazione di Jean Richard della riduzione televisiva di questo romanzo che l'attore recitava insieme ad Annick Tanguy, M.me Maigret sullo schermo, ma anche M.me Richard nella vita di tutti i giorni.
Il 25 dicembre di venticinque anni fà i francesi, smaltendo le libagioni del pranzo di Natale, la sera sonnecchiando sul divano, guardavano un Jean Richard, con i suoi basettoni e la sua pipa tra i denti aggirarsi in una gelida notte tra vagoni, scompartimenti e banchine di Jeumont, un paesino al confine dal Belgio.
Per chi non lo sapesse Jean Richard era anche un uomo di circo, appassionato e titolare di vari circhi, e il circo è uno degli spettacoli che i bambini (almeno quelli di una volta) andavano a vedere durante le feste e quindi anche durante il Natale. Ma quel Natale Jean Richard si muoveva con i panni Maigret in un circo in cui le belve erano uomini, così feroci da ammazzare.

lunedì 15 dicembre 2014

SIMENON SIMENON: RACCONTI POLIZIESCHI DAL 1929 AL 1953, ECCO LA STRENNA SIMENONIANA!

Se avete idea di fare (o farvi) un bel regalo per le feste, visto che novità simenoniane in Italia non ce ne sono, abbiamo pensato di dare una guardata al di là delle Alpi e vedere cosa si trova. E, manco a farlo apposta, chi attira la nostra attenzione è la Francia e ancor meglio la casa editrice Omnibus che abbiamo più volte citato. Questa volta, però non si tratta di romans-durs o di romanzi di Maigret, ma di racconti polizieschi scritti da Simenon tra il 1929 e il 1953. Si tratta di un'interessante iniziativa composta da due volumi Nouvelles secrètes et policières 1 (racconti nel periodo 1929-1938) e Nouvelles secrètes et policières 2 (racconti nel periodo 1938-1953). Si tratta in tutto di ben 137 racconti e, come recita espressamente il titolo dei due volumi, sempre di narrativa poliziesca. Tra quelli scritti nel periodo 1929-1938 ce ne sono molti firmate ancora con lo pseudonimo Georges Sim. Troviamo ad esempi quelli dei Treize mystère dove il protagonista è il detective dilettante Joseph Leborgne, che furono pubblicati su la rivista Détective. Altra serie è Les 13 énigmes dove il protagonista è l'agente G.7. E poi ancora Les 13 coupables. In questa prima raccolta sono pubblicati altri racconti come Le Petit docteur, Nouvelles exotiques, Les Sept minutes, La Mauvaise étoile.  
Per quanto riguarda il secondo voulme sono ragruppate varie raccolte di racconti quali Les Petits Cochons sans queue, La Rue aux trois poussins, Un Noël de Maigret, Nouvelles introuvables, Nouvelles inattendues, Les Dossier de l’Agence O et Le Bateau d’Émile.
Insomma un regalo interessante, soprattutto per quanto riguarda i racconti del primo periodo, di cui parecchi sono inediti in Italia.
Ecco l'elenco completo proprio dei racconti di Nouvelles secrètes et policières 1 (1929-1938)
  • L'affaire Lefrançois
  • Le coffre- fort de la S.S.S.
  • Le dossier no 16
  • Le mort invraisemblable
  • Le vol du lycée de B...
  • Le dénommé Popaul
  • Le pavillon de la Croix- Rousse
  • La cheminée du Lorraine
  • Les trois Rembrandt
  • L'écluse no 14
  • Les deux ingénieurs
  • La bombe de l'Astoria
  • La tabatière en or
  • L'affaire du Canal
  • G.7
  • Le naufrage du Catherine
  • L'esprit déménageur
  • L'homme tatoué
  • Le corps disparu
  • Hans Peter
  • Le chien jaune
  • L'incendie du parc Monceau
  • Le mas Costefigues
  • Le château des disparus
  • Le secret du Fort Bayard
  • Le drame de Dunkerque
  • L'inconnue d'Etretat
  • Ziliouk
  • Monsieur Rodrigues
  • Madame Smitt
  • Les « flamands »
  • Nouchi
  • Arnold Schuttringer
  • Waldemar Strvzeski
  • Philippe
  • Nicolas
  • Les Timmermans
  • Le Pacha
  • Otto Müller
  • Bus
  • La nuit du Pont Marie
  • Le yacht et la panthère
  • Le grand Langoustier
  • La nuit des sept minutes
  • L'énigme de la Marie- Galante
  • Sing- Sing ou la maison des trois marches
  • Mademoiselle Augustine
  • Moss et Hoch
  • L'as de l'arrestation
  • Notes en marge d'un tour du monde ou le doux raté de France
  • L'homme en habit dans son square et le bagnard aux nougats
  • Celui qui se battait avec les rats ou la plus banale des histoires
  • Popaul et son cuisinier ou la tête qui a trop trempé
  • Touristes de bananes, ou les Adams de Chicago et les Eves de Manchester et d'Oslo dans les nouveaux paradis terrestres
  • Les joies de la pampa ou l'homme qui est prisonnier entre deux gares
  • L'aventure du gentleman anglais et de la femme qui montrait son derrière du haut d'un cocotier
  • Mon ami l'Auvergnat et le Lithuanien solitaire qui n'avait jamais assez mangé
  • Le polytechnicien et le boy à sonnette
  • L'aventurier syndiqué
  • Celui qui a refusé de devenir juge
  • Les chiens des Marquises et le percepteur dans la forêt vierge
  • Le capitaine Philps et les petits cochons
  • L'oranger des îles Marquises
  • Monsieur Mimosa
  • L'escale de Buenaventura
  • Un crime au Gabon
  • Le policier d'Istanbul
  • L'enquête de mademoiselle Doche
  • La ligne de désert
  • Les mystères du Grand- Saint- Georges
  • Les trois messieurs du Consortium
  • L'homme qui mitraillait les rats
  • Le flair du Petit Docteur
  • La demoiselle en bleu pâle
  • Une femme a crié
  • Le fantôme de Monsieur Marbe
  • Les mariés du 1er décembre
  • Le mort tombé du ciel
  • La sonnette d'alarme
  • Le passager et son nègre
  • La piste de l'homme roux
  • L'amiral a disparu
  • La bonne fortune du Hollandais
  • Le château de l'arsenic
  • L'amoureux aux pantoufles
  •  
    Chiunque fosse interessanto ad acquistare on-line i due volumi potrà indirizzarsi direttamente al sito Omnibus QUI per il primo volume (29 euro). Invece QUI per il secondo volume (29 euro).

    domenica 14 dicembre 2014

    sabato 13 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. I MAIGRET (MA ANCHE I "ROMANS") TITOLI CON IL... BINOCOLO?

    Il nostro collaboratore Andrea Franco ha commentato il nostro post di ieri sui tempi di pubblicazione del prossimo Maigret.
    "...Ho letto anche io sul sito di John Simenon che "Un Natale di Maigret e altri racconti" (On ne tue pas les pauvres types e Le client plus obstinè du monde) dovrebbe uscire il primo aprile - scrive il nostro informato collaboratore - Ormai come strenna natalizia Maigret non uscirà piu, quindi pare piu probabile che "Un Natale di Maigret" esca, appunto, a Pasqua. La casa editrice ha cercato di prolungare e ancora sta cercando di farlo le uscite delle inchieste del commissario, ma questo titolo sarà proprio l'ultimo e così facendo comunque saremo arrivati nel 2015 (naturalmente non ho considerato i volumi di raccolte che continuano regolarmente ad uscire)...".
    Nei programmi dell'Adelphi quindi in questo scorcio di fine 2014 niente Maigret e niente Simenon. Già perchè per Natale non avremo neanche un strenna simenoniana, nemmeno un roman-dur, eppure tra questi i titoli da pubblicare ce ne sarebbero...
    D'altronde, visto la politica dell'Adelphi, quella di far durare il più possibile i libri di Simenon da pubblicare, dovremo abituarci... forse anche al ritmo di un romanzo l'anno. Sono finiti i tempi in cui uscivano due Maigret e talvolta addirittura due romanzi ogni anno. Festività natalizie e ferie estive, Pasqua e Capodanno... si partiva con un Simenon o un Maigret nuovo di zecca sottobraccio e, durante il meritato riposo, ogni appassionato divorava la strenna simenoniana di turno.
    "...In effetti pare proprio che l'Adelphi stia centellinando queste ultimissime uscite.. - scriveva già ai primi di ottobre Andrea Franco - "Una pipa di Maigret e altri racconti" è sparito da tutti i siti e, per ora, non risulta disponibile da nessuna parte. Sarà questione di giorni o ci vorrà piu tempo?...".
    Oggi sappiamo che poi in realtà si attese quasi un mese.
    La domanda a questo punto è: ci saranno delle ristampe? Oppure delle riedizioni. O magari, visto che di romanzi di Simenon ce ne sono ancora, ci si potrebbe aspettare anche una riedizione di tutti i titoli di Maigret? All'Adelphi sono come sempre abbottonatissimi, ma...
    Ma per oggi basta sognare.

    venerdì 12 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. NIENTE REGALO DI NATALE, MA UN PESCE D'APRILE... IL NATALE DI MAIGRET A PASQUA?

    Ci scriveva l'altro giorno la nostra Murielle Wenger a proposito della notizia apparsa su sito ufficiale di Simenon che riportava come ai primi di aprile sarebbe programmata l'uscita di una raccolta di racconti di Maigret, intitolata Un Natale di Maigret.
    Ricordando due date, facciamo notare che l'uscita di questo titolo è vicinissima a Pasqua, che nel 2015 cadrà il 5 aprile. L'altra data è quella indicata per l'uscita del volume: il 1° aprile.
    Adesso, come tutti sappiamo, quello è il giorno dedicato alle burle, agli scherzi e la fantasia si scatena. In questo caso il famoso "pesce d'aprile" potrebbe essere un Maigret di Natale che esce a Pasqua?
    Certo le condizioni ci sarebbero tutte. Sarebbe bello sognare che l'Adelphi spiazzasse tutti e facesse uscire, a ridosso della festività, Un Natale di Maigret. Allora rideremmo tutti dello scherzo e poi correremmo ad acquistare quest'ultimo Maigret.
    Ma non ci facciamo illusioni. Dopo le attese e i rinvii dell'ultima raccolra di racconti di Maigret, non sarebbe poi così strano che la data di uscita fosse ancora tutta da decidere.
    Quanto  dovremo sospirare per questo che dovrebbe proprio essere l'ultima raccolta di racconti delle inchieste del commissario Maigret? Come al solito, chi avesse notizie (a questo punto anche se non certe e riscontrate) ce le comunichi... vedremo cosa salta fuori.

    giovedì 11 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. IL CASO LORIS E IL METODO MAIGRET: COMPRENDERE E NON GIUDICARE. MA E' POSSIBILE?

    Succede ogni volta. Ogni maledetta volta che la cronaca registra un efferato delitto e peggio ancora quando la vittima è un bambino, e ancor di più quando l'ambiente dei sospettati coincide con il cerchio familiare, più o meno allargato. Allora capita non di rado che si tiri in ballo Simenon vuoi per le atmosfere claustrofobiche e i personaggi insondabili di certi suoi romanzi dove il destino, più che la volontà dei protagonisti, sembra sollevare un vortice di pazzia che trascina i personaggi in abissi oscuri e senza via di scampo. Dall'altra perché il suo commissario Maigret, che certo non è aiutato dagli strumenti e dalla tecnologia a disposizione degli odierni investigatori, ha un'approccio psicologico ed empatico con il delitto e, in fondo in fondo, gli interessa sapere di più perchè una madre possa aver ucciso il figlio, al di là di dimostrare se sia stata davvero lei o meno.
    Veronica Panarello è una donna e una madre con una storia difficile alle spalle, ma quanto questo quanto può aver influito sul suo comportamento, dal momento che per ora é lei ad essere incriminata?... 
    Come Maigret, anche la gente che assiste allo spettacolo mediatico che viene inevitabilmente imbastito in questi casi, vuole sapere... A volte si tratta di curiosità morbosa, e su questo "sguazzano" quei giornali, telegiornali e trasmissioni radio-televisive che cercano ogni pretesto per fare un punto di audience in più o aumentare le vendite di mille copie. A volte però si tratta una sana voglia di comprendere. Cos'è che spinge una madre ad uccidere il figlio? Patologico quanto si vuole, ma un motivo c'è sempre. Ed è quello che interessa il commissario ideato da Simenon e, ovviamente, Simenon stesso. Gli interessa scoprire i meandri oscuri e inconsci della psiche (ricordiamo il non occasionale interesse di Simenon per le teorie di Freud e di Jung e più in generale per la psicanalisi e la psichiatria). Conduce il suo commissario a mettersi sulla lunghezza d'onda dell'ambiente, della famiglia, del sospettato... Cosa c'era prima, come ha vissuto la sua vita, quali sono i fatti traumatici che ha subìto, come ha reagito, quali sono le sue abitudini, ma anche i piccoli fatti della sua quotidianità, i sogni, le illusioni, le disillusioni... Con un approccio empatico, induttivo...
    Ecco perché si tira in ballo Maigret. In un caso del genere la gente vorrebbe avere una risposta ai perchè, proprio come lo vuole il commissario simenoniano.
    Capire e non giudicare. Come meglio applicare la massima maigrettiana? Può mamma Veronica voler ammazzare il suo figlioletto Loris. La prima risposta istintiva é no.
    Ma se i fatti indicassero senza ombra di dubbio che invece è stata proprio lei?
    Maigret non si fermerebbe. Vorrebbe capire come è arrivata ad un gesto così estremo e terribile. Cercherebbe di ripercorrere le vie più o meno dolorose che la donna ha percorso nella sua vita.
    Nella realtà gli inquirenti hanno bisogno solo di prove incontrovertibili, o di una confessione, magari suffragata dai fatti. Poi ci penseranno i giudici.
    Già i giudici... Simenon ha più volte dichiarato che nei tribunali, al posto dei magistrati. Avrebbe visto meglio degli psicanalisti a presiedere il processo... meglio capire l'uomo che condannarlo...
    Ma nel mondo reale la legge deve andare avanti. L'assassino del piccolo, indifeso e innocente Loris deve essere identificato, quand'anche fosse la madre.

    mercoledì 10 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. UN DICEMBRE DI VIAGGI E DI SCRITTURA PER IL ROMANZIERE


     
    Nelle bio-bibliografie simenoniane, il mese di dicembre ricorre con avvenimenti più o meno importanti. Ne potremo ricordare qualcuno, di cui il primo da menzionare è senza dubbio l'arrivo di un giovane Sim pieno d'ambizione, che l'11 dicembre 1922 scende da un treno a la Gare du Nord, e scopre una Parigi umida e ghiacciata dove è ben cosciente di doversi battere per farsi largo. Si sistema in una piccola stanza di un hotel a Montmartre, ed è l'inizio della scoperta della città, l'inizio dei suoi sogni di giovanotto che ha fame di vita in tutte le sue forme...
    Nel dicembre del 1935, Simenon intraprende tutt'altro tipo di viaggio, s'imbarca su una nave per attraversare l'Atlantico ed eccolo alla scoperta del Nuovo Mondo, ma per il momento sono solo l'America del sud e le isole del Pacifico che attirano la sua attenzione, si reca alle Galapagos, a Tahiti da cui riporterà immagini reali e di contesto, non  accontentandosi dei clichè fotografici, ma immagazzinando nella sua memoria delle impressioni che riaffioreranno nella scrittura di suoi diversi romanzi esotici... 
    Il mese di dicembre segna anche delle tappe , purtroppo dolorose come la morte di suo nonno Guillaume Moors, detto "Vieux Papa",  nel dicembre del 1909, quella di sua madre Henriette nel dicembre del 1970, o quella di Sven Nielsen, il suo editore, nel dicembre del 1976, ma anche di avvenimenti felici come il 14 dicembre 1961 quando Teresa Sburelin entra nella vita di Simenon. 
    Altre date dicembrine punteggiano l'opera simenoniana, come il dicembre del 1938 che segna l'inizio della corrispondenza con André Gide, o l'8 dicembre 1936 data di debutto di Quartier Nègre al Théâtre royal di Bruxelles, pièce adattata e messa in scena dall'autore stesso; e ancora, l'11 dicembre 1950 con la messa in scena al Théâtre de l'Œuvre a Parigi della pièce tratta dal romanzo La neige était sale; o, il 20 dicembre 1955, la rappresentazione al Théâtre des Champs-Elysées a Parigi, del balletto La chambre
    Infine, dicembre per il romanziere è un mese ricco sul piano della scrittura. In effetti sono stati redatti a dicembre 1931 L'ombre chinoise, a dicembre 1936 Le bourgmestre de Furnes, a dicembre 1939 Les caves du Majestic, a dicembre 1940 Cécile est morte, a dicembre 1943 L'Aîné des Ferchaux, a dicembre 1946 Lettre à mon juge, a dicembre 1947 Maigret et son mort, a dicembre 1948 Les fantômes du chapelier, a dicembre 1949 Maigret et la vieille dame et L'amie de Madame Maigret, a dicembre 1950 Maigret au Picratt's, a dicembre 1951 La mort de Belle, a dicembre 1953 Maigret à l'école, a dicembre 1956 Le fils, a dicembre 1957 Les scrupules de Maigret

    Murielle Wenger 

    martedì 9 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. LA BIOGRAFIA DI SIMENON IN... ÉTAT DE TRADUCTION!


    E' il romanzo del romanzo della vita e delle opere di Simenon, se ci si passa la definizione, ovviamamente un po' di parte. Si tratta della Biografia di Simenon, scritta da Pierre Assouline, cui questi giorni stiamo dedicando diversi post per l'uscita di una versionione italiana, a ventidue anni dalla pubblicazione dell'originale in francese. Molta attenzione, dicevamo, ma d'altronde è un'opera fondamentale per chi vuole entrare e conoscere l'universo simenoniano. E oggi vi proponiamo addirittura il punto di vista di chi l'ha tradotto, Elena Montemaggi, che ci racconta il suo lavoro, la sua fatica, la sua passione e il suo indentificarsi con il romanziere durante il non breve lavoro di traduzione. Un punto di vista molto particolare e molto interessante, quindi tutto da leggere. 


    In più di un’occasione Georges Simenon si è avventurato in viaggi lunghissimi, verso luoghi sconosciuti, per immergersi e assorbire nuove realtà, che solo in un secondo momento avrebbe rielaborato sulla carta, dando vita negli anni a un vero e proprio universo letterario. In realtà questo è il perno attorno al quale ha ruotato un po’ tutta la sua vita ed è anche lo spirito con cui io ho accettato di tradurre la sua biografia scritta da Pierre Assouline. Principalmente per la voglia di intraprendere a mia volta un lungo viaggio, di addentrami nel suo mondo, di ascoltare la storia della sua vita narrata da una voce affidabile, quella di un ammiratore vero: preciso e puntuale ma anche affettuoso e disincantato. Puntuale e preciso nel momento in cui l’Assouline-biografo ripercorre le tappe della vita del romanziere, disincantato nel momento in cui il Pierre-ammiratore sottolinea in tono un po’ canzonatorio, ma pur sempre con affettuoso rispetto, quel lato un po’ spavaldo e fanfarone dell’uomo-Simenon. Fortunatamente la sfida è stata ancora più complessa, è infatti impensabile poter credere di avere le armi giuste per affrontarla senza aver letto, o desiderare di leggere, le opere di Simenon. Devo riconoscere che il lavoro di altri traduttori, di coloro che hanno prestato voce alle opere del romanziere (così come vari attori hanno prestato il volto alla figura del suo Maigret), mi ha fatto molta compagnia, al punto da arrivare a riconoscerne alcune di quelle voci ancor prima di controllare il retro di copertina. Impensabile, inoltre, addentrarsi in questa biografia senza la presenza costante sulla scrivania dei romanzi autobiografici di Georges Simenon, in particolare Lettera a mia madre e Memorie intime, che traspaiono in filigrana lungo tutto il testo. In alcuni momenti si ha come l’impressione che Assouline metta ulteriormente a fuoco il memoriale del romanziere, quei ricordi alterati dalla miopia del tempo, dal presbitismo dell’affetto, da un’effervescenza che la vita ha faticato a mitigare; salvo nell’ultima parte, quella più struggente e contemporanea al memorialista. In quel caso, il biografo fa un passo indietro e lascia che siano Simenon e la figlia Marie-Jo a parlare, quasi a sostenere con amichevole delicatezza lo scopo di Memorie intime: permettere a un padre di realizzare il sogno della figlia tragicamente scomparsa. Simenon raccoglie tutto ciò che la giovane figlia gli ha lasciato in un libro, Il libro di Marie-Jo, e lo pubblica, usando il proprio memoriale quasi come premessa, come lunga introduzione per presentarlo, per aprirgli la via, coronando così forse il sogno più grande della ragazza: pubblicare un libro insieme al padre. Padre e figlia finalmente uniti per sempre nella scrittura… A questo punto, non mi resta ancora molto, il mio lavoro sta per finire, il viaggio sta per terminare. Presto la mano di Teresa disperderà le ceneri di Simenon in giardino, e sarà il segnale, sarò giunta a destinazione, con malinconica stanchezza metterò l’ultimo punto sulla pagina e chiuderò il libro. Certo, ci saranno riletture prima di consegnare e riletture prima che la traduzione vada in stampa e restano ancora dei romanzi da poter leggere, ma non sarà più la stessa cosa; per mesi una presenza affascinante e avvolgente ha accompagnato le mie giornate: caricava una pipa, si metteva alla macchina da scrivere ed entrava in “état de roman”, mentre io mi sedevo al portatile, caricavo una caffettiera e a mia volta entravo in “état de traduction”… finché non sono arrivata a premere quell’ultimo punto sulla tastiera, congedando così per sempre il mio vero e unico compagno di viaggio. Au revoir Georges, è stato bello viaggiare insieme…
    Elena Montemaggi

    Ringrazio Maurizio Testa per avermi chiesto di condividere alcuni pensieri sul lavoro svolto, il mio editore (Odoya) per la fiducia accordatami e Pierre Assouline per aver apprezzato la mia traduzione (E.M.)

    lunedì 8 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. L'INARRIVABILE "STATUS " DI SIMENON E L'INEGUAGLIABILE FASCINO DI MAIGRET

    Quante volte abbiamo letto, nella presentazioi di un libro giallo (magari di un esordiente)  che ricorda Georges Simenon oppure che fa venire in mente il commissario Maigret. Alcune volete è così, altre volte sono gli stessi autori dichiarano la loro ammirazione per Simenon e ammettono che il loro stile ne é inflienzato (o almeno così gli piacerebbe...). Qui di seguito abbiamo voluto raccogliere alcune di queste affermazioni e di questi paragoni, di scrittori italiani e non, famosi o meno conosciuti.




    "... Il mio modello è Simenon..." afferma Enrico Ruggeri, in merito al suo romanzo La brutta estate  edito Mondadori (Ansa)

    I due protagonisti "... sono marginali e ai margini: si nascondono, sono un po’ come certi personaggi di Simenon - spiega il regista Stefano Incerti del film “Neve”. (Secolo XIX)

    "... un pizzico della ironia del Maigret di Simenon, uno degli autori che più apprezzo..." afferma il regista Umberto Lenzi a proposito dei suoi personaggi da lui creati per i suoi film. (Il Giornale)

    Maurizio De Giovanni "... apprezza di Simenon il fatto che con lui nasce la percezione del dolore, anche nella finzione narrativa i cadaveri hanno diritto al dolore e al rispetto..." (L'Espresso)

    "Fin dalla prima pagina del romanzo, vengono in mente...  Il presidente di Georges Simenon..." a proposito del romanzo “Buonasera, dottor Nistico” di Antonio Del Giudice... (Blitz Quotidiano)

    Patrick Modiano è lo scrittore francese che poco più di un mese fa è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura 2014... Molti dei romanzi sono di ispirazione autobiografica, ma con trame che sfiorano il genere del giallo alla Simenon... (Letteratu.it)

    "...À la manière de Simenon, l’atmosphère, le climat, la psychologie des personnages l’intéressent davantage que les faits eux-mêmes..." a proposito del nuovo romanzo di Didier Decoin Le dictionnaire amoureux des faits divers (L'Avenir)

    "...L'’appellativo di «Simenon d’'Irlanda» non è esagerato..." scrive Luca Crovi a proposito dell'appellativo dato a John Banville, il quale afferma "...Ne sono lusingato. Anche se ammetto che non potrei mai raggiungere l’'economia e l’'immediatezza del suo stile, che sono le grandi doti di Simenon... Qualità cui aspiro nei miei noir..." (Il Giornale)

    Emmanuel Grand, un Vendéen de la région parisienne, y démontre quelques qualités communes aux meilleurs du «nouveau polar français»: un sens aigu de l'intrigue, tenue de bout en bout, fruit, dit-il, de beaucoup de travail, la volonté de s'ancrer dans un territoire physique et social précis... l'attention, enfin, aux personnages, apprise et admirée chez Simenon. (Marianne)

    "... il commissario Ponzetti, creatura ideata dalla penna di Giovanni Ricciardi, segue le impronte del Maigret di Simenon... - come è scritto per presentare il romanzo Il dono delle lacrime... - Ricalcando in questo il suo modello, Maigret, è una sorta di pacioso funzionario costretto a farsi cavaliere errante per andare a stanare il male là dove esso si nasconde..." (La bottega di Hamlin)

    "Camilleri ha da sempre dichiarato apertamente il proprio debito con Simenon insieme alla predilezione per la variante europea del polar". Il lavoro Montalbano come Maigret riscritto (Srecko Jurisic), esamina "...la complessa rete intertestuale tra i due cicli di romanzi, nonché il quasi pirandelliano gioco di rifrazioni creatosi tra il sistema narrativo montalbaniano e la versione televisiva con Gino Cervi di cui Salvo Montalbano sembra una malcelata riscrittura..." (Chaiers d'études romanes)

    Dopo lunga e penosa malattia. Con questo romanzo Vitali non si smentisce. Dopo una partenza "soft", diventa sempre più incalzante... Il tutto condito da una capacità superlativa di avvolgere il lettore nelle atmosfere in cui si svolgono i fatti intrappolandolo, quasi suo malgrado, in una tela di ragno da cui non può più liberarsi. Quasi un Simenon. (Winston Smith/Anobii)


    Il commissario Soneri, un Maigret "Parmigiano". Un "Maigret" con il sigaro, si potrebe definire dal momento che Valerio Varesi è stato giudicato il più "simenoniano" dei giallisti italiani (La Gazzetta di Parma)


    Giallista e novelliere rosa, Scerbanenco è stato a tutti gli effetti il Simenon italiano. Come Simenon, anche Scerbanenco raccontava storie, strappava lacrime, incantava e avvinceva il lettore con un vertiginoso spolverìo di personaggi e una diabolica abilità di costruttore di trame. Come lui scriveva da posseduto, un romanzo via l'altro, pagine su pagine, senza mai smettere, come incalzato da un'ossessione (Italia Oggi)


    I personaggi che popolano le pagine di Renato Olivieri, le indagini del commissario Ambrosio, vengono da un mondo di uomini soli, emarginati e sconfitti. "Ho sempre letto i grandi scrittori di gialli, ma il mio vero maestro - precisa Olivieri - e' stato Georges Simenon. L'ho amato e lo amo moltissimo, e devo dire che pochi sono in grado di raccontare le cose come lui sa fare. Confesso che quando Simenon dice "sta piovendo", a me viene da prendere l' ombrello. Di Simenon amo la straordinaria capacita' di raccontare, di trasmettere sensazioni, odori, emozioni. E un maestro insuperabile..." (Corriere della Sera)

    domenica 7 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. LA DOMENICA DI MAIGRET E DI UN CANE GIALLO



    SIMENON SIMENON. MA L'UOMO CHE NON ERA MAIGRET... NON ERA NEMMENO SIMENON?


    Appena abbiamo letto il titolo (L'uomo che non era Simenon) dell'articolo apparso venerdi 5 su La Republica per presentare la pregevole biografia che Pierre Assouline scrisse più di vent'anni fà sul romanziere Georges Simenon, ci è subito venuto in mente il titolo di un'altra biografia, quella di Patrick Marnham tradotta in da noi da La Nuova Italia che s'intitolava L'uomo che non era Maigret.
    Titolo (L'uomo che non era Simenon) giustificato da alcune righe del redattore "... L'uomo che non era  Maigret, non era forse nemmeno Simenon, ovvero lo scrittore mondano e fanfarone, l'amante di Josephine Baker, come lui stesso si è presentato negli anni Trenta, organizzando la promozione dei suoi libri con trovate come il ballo antropometrico. Era soprattutto un padre di famiglia preoccupato di educare e a giocare con i suoi quattro figli..."
    Coincidenze. E certo senza togliere nulla al lavoro di Marnham, le due biografie non possono essere confrontate, sono due opere diverse e viaggiano su livelli diversi.
    Ma l'articolo redatto da Anais Ginori, sovrattitolato "Un incontro con Pierre Assouline". Crediamo sia quanto mai esatta la scelta del termine "incontro" e non "intervista". E d'altronde anche lo svolgimento dell'articolo conferma che non si tratta di un "botta & risposta". Ma per altro La Repubblica non scrive da nessuna parte che si tratti di un'intervista. Si tratta di una serie di affermazioni del gornalista culturale francese, cucite sapientemante, che giureremmo di aver già letto da qualche parte o forse da più parti.
    Ciò detto, dobbiamo dire che comunque l'articolo fà una presentazione completa dell'opera dedicata a Simenon che, ma questo l'abbiamo già detto, che consideriamo a tutt'oggi la più completa, la più ricca ed informata tra le biografie che sono in circolazione.
    Forse, trattandosi di una biografia che fa anche piazza pulita di alcuni luoghi comuni sulla vita e sull'opera di Simenon, si poteva far a meno di citare la storia della diecimila donne, gli scritti di sapore nazista di quando Georges aveva sedici anni, la storia con Josephine Baker, le amicizie importanti di Gide, Fellini e Renoir (Jean), la tragedia del suicidio della figlia Marie-Jo. Insomma  forse c'erano altre chicche, meno conosciute frutto del lavoro di ricerca di Assouline, che magari avrebbero meritato di essere citati.
    Ma d'altronde l'enorme dati che si è trovato davanti Assouline nello scrivere la biografia di Simenon, ha generato un'opera così densa di fatti, vicende e testimonianze che non era facile riassumere, sia pure in un articolo che occupa tutta una pagina del quotidiano romano.
    Merito alla casa editrice Odoya che dopo più di vent'anni l'ha tradotto e messo in libreria.

    venerdì 5 dicembre 2014

    SIMENON SIMENON. IL PIATTO E' SERVITO... ALLA GUINGUETTE.

    Una taverna... un'osteria... e per di più da due soldi.
    "L'osteria dei due soldi! Il nome forse era un'allusione alla povertà del luogo o anche a quei due soldi che bisognava inserire nella pianola per sentire della musica... non c'era luce elettrica. Il capannone era illuminato da due lampade a petrolio e altre erano posate sui tavoli...".
    Così Simenon ci presenta questa osteria dove Maigret si reca per indagre su omicidio commesso anni prima. La guinguette à deux sous è uno dei primissimi Maigret, pubblicato nel dicembre del 1931 per i tipi di Fayard. Era il decimo della serie, ormai il personaggio del commissario aveva preso la via del successo.
    "Una cameriera stava passando con un vassoio pieno di aperitivi. Qualcuno si tuffava nel fiume nel fiume. Dalla cucina veniva odore di fritto...".
    Simenon, e Maigret per lui, si crogiola in questo ambiente. Una semplice osteria con gente semplice, cibi genuini e niente affatto raffinati. Gli odori che aleggiano nell'aria. Uno posto che nel corso dell'inchiesta, il commissario si ritrova a frequentare per diversi fine settimana. Un po' perchè l'omicida a che fare con quell'ambiente, ma anche perchè sicuramente si sente attratto da quel posto. insomma tra un pipata e un bicchhiere di vino, diventa un habitué dell'osteria, entra in confidenza con uno degli avventori che lo porterà sulla strada della soluzione del caso.
    Un'ambientazione tipica, per un'inchiesta emblematica. E non solo l'omicidio è servito, ma anche il piatto...