mercoledì 23 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
SIMENON E IL MAIGRET SPARITO

Intanto Simenon credeva, in realtà, che la sua serie poliziesca fosse terminata lì. Tanto che con Fayard aveva iniziato a pubblicare dei romanzi, Le Relais d'Alsace (1931) e Le passager du Polarlys (1932). E poi andiamo a vedere quello che successe nella sua vita in quegli anni. Nel 1934 lascia Fayard per la prestigiosa Gallimard, Poi iniziano i viaggi: il tour del Mediterraneo ('34), New York, Panama e Galapagos e poi Tahiti, Nuova Zelanda, Australia, India e Mar Rosso ('35). Nel '38 entra in contatto con André Gide, diventando un suo protetto e cui dovrà parte della buona critica di cui godranno i suoi romanzi. Nel '39 nasce il suo primogenito Marc . Nel '40 scoppia la seconda guerra mondiale che vede Simenon e famiglia nei paesini della Francia centrale. E nel frattempo ha pubblicato oltre trenta romans durs.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu la stessa Gallimard a far riprendere a Simenon la serie di Maigret.
Da una parte Simenon, come tanti creatori di personaggi celebri, temeva di rimanere intrapolato letterariamente come papà di Maigret, come era successo tra gli altri a Conan Doyle con Sherlock Holmes, a Rex Stout con Nero Wolfe. La situazione di Simenon però era molto diversa. Da una parte perchè rispetto ad altri gialli seriali, quelli di Simenon sono meno stereotipati, più letterari, proprio perchè sono dei gialli, già all'epoca, atipici, come atipico é il protagonista, che non è l'investigatore-super-eroe, dongiovanni, tutto azione e infallibile, stereotipo che dominava gran parte della letteratura poliziesca dell'epoca. La seconda riguarda il fatto che tra tutti i grandi giallisti, Simenon è l'unico che, oltre ad aver creato un presonaggio poliziesco di letteratura seriale di successo mondiale, ha prodotto anche molti romanzi mainstream, che é considerato da André Gide "il Balzac del '900", candidato più volte al premio Nobel. Poi però, una volta acquisito lo status di romanziere riconsosciuto dalla critica e con un grande successo tra il pubblico, Simenon probabilmente sicuro di non essere esclusivamente legato a Maigret, abbia continuato con maggior tranquillità, fino al 1972, a pubblicarne le inchieste.
Ma tutto questo basta a spiegare quegli otto anni di interruzione?
domenica 20 febbraio 2011
IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/2

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/1

La prima, Tigy, sappiamo che non assecondava la passione e la frequenza del marito nei loro rapporti sessuali. Ma in qualche modo era suo complice. Anche se ufficialmente non tollerava che il marito avesse continue e regolari scappatelle con altre donne, in realtà sembra facesse solo finta di non sapere. Ad esempio, è possibile che non conoscesse la travolgente storia tra Georges e Josephine Baker? In una Parigi pettegola e ciarliera, come poteva passare inosservato dal gossip modano l'amante di una star famosissima e idolatrata come la Baker? Simenon allora non era certo famoso, ma lei era sulla bocca di tutti. E' assai difficile che questa storia potesse essere così segreta da non essere conosciuta da nessuno. Ma è altrettanto strano anche che non influisse affatto sul comportamento di Georges e che lei, che lo conosceva da sette anni, prima come fidanzata a Liegi, poi come moglie a Parigi, non intuisse nulla. D'altronde anche i rapporti che tra Georges e la Boule, la loro femme de chambre, venivano consumati quotdianamente durante la regolare siesta del dopo-pranzo, andarono avanti per anni. E solo una volta trasferitisi in America, Tigy sembra che li scoprisse, dopo circa un ventina d'anni. Anche questa sembra difficile da credere, anche perché c'é la testimonianza della stessa Boule, secondo la quale Tigy sapeva benissimo tutto, ma faceva solo finta di essere all'oscuro di tutto... (continua).
SIMENON. UN ALTRO ESORDIO Al TERZO POSTO

sabato 19 febbraio 2011
PER CHI VOTA SIMENON?

Anche un semplice atto come l'adesione ad una petizione, lo trovava dubbioso ed esitante. Come quella volta che era tentato di firmare per accordare il diritto di diserzione ai soldati francesi spediti in Algeria. Ma al dunque si tirò indietro, sospettoso e diffidente. "...Beh, prima di tutto non sono un francese - diceva a sé stesso Simenon - e poi provo un disagio davanti a certe strumentalizzazioni anche delle idee più nobili...". E stigmatizzava "l'uso della politica per affari loschi e le mani sporche che bisognava stringere durante certi cocktail".
Ma la politica finì per interessarsi a lui. E fu quando, nel dopo-guerra, il Fronte di Liberazione Francese aprì un dossier-Simenon per i rapporti (e gli affari, vendita dei diritti per lo sfruttamento dei suoi romanzi per diversi film) che lo scrittore aveva concluso durante la guerra con la casa di produzione cinematografica Continental che, prestanomi francesi a parte, dipendeva addirittura da Joseph Goebbels. L'ombra del collaborazionismo aleggiava sopra di lui anche perché questo rapporto con la Continental, non gli aveva fruttato soltanto denaro, ma anche un lasciapassare in un periodo in cui nella Francia occcupata, anche spostarsi era un problema serio. Insomma la sua scelta professionale era stata in definitiva anche politica e le possibili conseguenze da una parte preoccupavano talmente Simenon che si ammalò gravemente (patologia psicosomatica?) e dall'altra lo spinsero ad iniziare i preparativi per la sua "fuga" dalla Francia, nei lontani Stati Uniti dove avrebbe poturo riprendere una vita nuova e senza più angosce... senza più dover pensare alla politica.
E quando tornò dagli Usa, andò a stabilirsi nel Paese più apolitico che esistesse in Europa: la Svizzera
venerdì 18 febbraio 2011
SIMENON: BELGA O FRANCESE?

Certo non ruppe mai il suo cordone ombelicale con il Belgio, ma la sua scelta di residenza dopo la Francia, furono gli Stati Uniti e infine, al rientro in Europa, la Svizzera. Certo ci sono romanzi, e anche famosi, ambientati a New York (Trois chambres à Manhattan 1947) o a Tahiti (Touriste de bananes 1937), come pure Maigret che indaga anche lui a New York oppure in Olanda. Ma nel complesso il suo iter formativo letterario si era compiuto in Francia, era cresciuto con editori francesi e, anche se come Simenon stesso diceva nei suoi scritti era alla ricerca dell' homme nu, cioè dell'uomo libero dalle sovrastrutture e dai condizionamenti cuturali, razziali, nazionali, non poteva comunque sottrarsi alla sua formazione prettamente francese. Per esempio anche quando viaggiava si presentava sempre come francese e in Quand j'étais vieux (1970 scriveva "...la Francia, il paese che mi è più vicino" oppure " ...Io non sono francese. Non abito nemmeno in Francia. Quando ne parlo però dico, quasi senza accorgermene, chez nous...
giovedì 17 febbraio 2011
SIMENON. FACILE SCRIVERE?... BASTA UN RITUALE E UN PROCEDURA?

SIMENON, MATRIMONIO E LA LIBERAZIONE DELLA DONNA

Oggi sono rari sono i giovani che aspettano un sindaco panciuto o un funzionario pubblico che dia loro il permesso ufficiale di dormire insieme. Se vogliono andare a letto o vivere insieme, semplicemente lo fanno. E' un comportamento molto più sano...
La liberazione della donna è un fattore importante, forse il più importante di questa evoluzione. Grazie alla pillola, la donna ha finalmente raggiunto la parità con l'uomo. Nel futuro sarà di sicuro lei la prima a cambiare partner. E la donna sa gestirsi molto bene. E' in grado di guadagnarsi da vivere ed è finanziariamente indipendente, interessata alla propria carriera, sarà lei quella in grado di dettare le proprie condizioni.
In ogni caso, il milionario cinquanta anni, non abbandonerà più la sua compagna di mezza età per una stellina di 18 anni, perché non saranno solo gli uomini ad essere milionari. Già le star guadagnano quasi quanto un uomo d'affari e non sono più interessate al grigio dei capelli maschili...".
SIMENON. L'UOMO CHE GUARDAVA PASSARE GLI ANNI IN SVIZZERA

La copertina raffigurata, qui a fianco, è solo un gioco, non esiste nessun libro del genere scritto da Simenon e da nessun altro, tantomeno editato da una fantomatica casa editrice Noland.
Nei suoi ultimi trentadue anni Simenon visse in Svizzera. Ci arrivò maturo, a cinquantaquattro anni, al culmine della sua fama e con una produzione letteraria di gran livello. Anche se in crisi, ma ancora sposato con Denyse. Ci arrivò con i suoi tre figli, il quarto Pierre Nicolas arriverà nel 1959. Ma come mai la Svizzera? Intanto va ricordato che in quegli anni la Svizzera era considerato uno stato ricco, con istituzioni e strutture efficienti. Certo non era un paese per poveri. Ma era anche la nazione dove coesisteva il rispetto delle tradizioni più antiche con l'attività finanziaria di livello mondiale in città come Zurigo. Era il paese dove la fiscalità, pur di attirare capitali, era molto benevola con le rendite finanziarie e le banche assolutamente discrete su depositi, conti correnti e relativi intestatari. Era la nazione dove tradizionalmente sopravvivevano insieme da secoli quattro culture, quattro lingue e quattro anime diverse, ma era anche il Paese che allora diffidava degli immigrati, relegati alle incombenze più umili e che non potevano nemmen sognare gli standard di vita degli svizzeri che li vedevano, in generale di mal'occhio, ma che poi li sfruttavano sul lavoro. Ma quello che affiorava e trapelava negli altri Stati era la nomea di un Paese tranquillo, pacifico (addirittura neutrale), dove un ricco poteva vivere molto bene, senza fastidi e essere ben accolto. Pulizia, ordine, precisione e sicurezza... E nel 1957, di ritorno dagli Usa, per le orecchie di Simenon tutto questo doveva essere una musica ammaliatrice.
C'é chi ci dice che quella fu una scelta di tipo squisitamente fiscale (a quel tempo Simenon era ormai veramente molto ricco) altri sostengono che, dopo una vita ininterrotta di traslochi e di viaggi, il romanziere avesse bisogno di un porto tranquillo dove buttare le ancore e stabilizzarsi. Probabilmente sono vere tutte e due le introretazioni.
In realtà non si sarebbe sentito a casa sua in Belgio, (nonostante lì avesse ancora la madre) troppo provinciale, non la Francia che forse, dopo dieci anni di Stati Uniti, vedeva un po' calata, soprattutto Parigi che aveva ormai perso il ruolo di polo culturale internazionale che aveva ricoperto nelle prime decine degli anni del '900. Probabilmente Simenon non si sarebbe sentito a suo agio più in nessun posto e l'asettica Svizzera, soprattutto l'appartato canton di Vaud e le sue piccole e quiete cittadine, era l'ideale per un uomo di nessun posto, come ormai si sentiva Simenon.
A questo proposito, sedici anni dopo dichiarava ad un quotidiano di Losanna "Ho scoperto nella Svizzera un paese in cui c'è il rispetto per l'essere umano...Nessuno mi ha mai chiesto quali fossereo le mie idee politiche, religiose o filosofiche. Ho l'impressione di una grande libertà e di una grande discrezione..."
Discrezione, già, quello di cui Simenon aveva bisogno, per sè che invecchiava, per i rapporti familiari che si complicavano, per il suo lavoro che aveva più che mai bisogno di concentrazione. Quando c'era da stare in prima fila l'aveva sempre fatto, ma adesso non aveva più bisogno di apparire. Questo era il tempo in cui tutti lo cercavano e semmai il suo problema era quello di rimanere tranquillo, in disparte, "A l'abri de notre arbre", ("Al riparo del nostro albero" , rifugio simbolicamente rappresentato dal gran cedro del Libano che dominava il giardino della sua ultima piccola casa a Losanna), titolo di uno dei Dictée di taglio autobiografico pubblicato nel 1976.
martedì 15 febbraio 2011
SIMENON. IL GUSTO DI BERE E L'ALCOLISMO

Ancora più esplicito in Le Fond de la bouteille (1949) Simenon scrive "Egli si sente appena un po' confuso, cammina ondeggiando leggermente, ma è certo che tutto ciò non si veda. Va verso i lavandini per guardarsi nello specchio e capire così se ha ancora diritto ad un altro bourbon...". E quando Simenon deve descrivere un ubriaco lo fa in modo asciutto, ma ordinario. Sale le scale a quattro zampe, non riesce ad infilare la chiave nella toppa, ed è uno al di la della linea (per usare un concetto simenoniano), che non riesce a raggiungere i suoi sogni, che ha delle aspettative troppo alte rispetto a quello che la vita reale gli può offrire e che soffre per tutto ciò. Simenon tocca questo argomento anche nel bellissimo Lettre a mon juge (1947) dove il protagonista, spiegando le cause del suo alcolismo, chiede retoricamente al suo giudice se motivi di questo tipo potranno mai essere capiti in un tribunale.
E Simenon era bravo a descrivere questo stato, tanto che un grande scrittore, e grande conoscitore della materia, per esperienza personale, Henry Miller scriveva in una lettera a Simenon "...ci sono pochi scrittori capaci di esprimere questo universo di pensieri, sensazioni che è allo stesso modo universale, intimo e quotidiano..."
Infine una sorta di curiosità. Infatti anche se, come abbiamo detto più sopra, Simenon non considerava riprovevole essere ubriachi, nella famosa seduta del 1968 con gli psicoanalisti di Medicine et Hygiène, elabora una singolare teoria che suona un po' a giustificazione. "Ho scoperto un motivo fisiologico per cui bevo alcol: soffro un po' di aerofagia che si manifesta insieme a qualche vertigine; uno o due bicchieri d'alcol fermano o diminuiscono questo fastidio. Ma il giorno seguente l'aerofagia si ripresenta più forte e io aumento la dose d'alcol ed è l'inizio di un circolo vizioso.... La mia aerofagia credo sia decisamente di origine psicologica, mi prende qindici giorni o tre settimane prima di iniziare un romanzo - spiega Simenon ai medici che lo interrogano - In altre parole si verifica quando non mi sento su un terreno solido, quando penso di non riuscire a iniziare un libro e che non esista un motivo per cui questo miracolo, che si è verificato 180 volte, si verifichi ancora una volta. Ma dal momento che inizio il mio romanzo e mi metto alla macchina per scrivere, l'aerofagia scompare".
• APPELLO • LIBERTA' PER LE BLOGGER E I BLOGGER DI TUTTO IL MONDO

Lancio un appello affinchè i blogger di tutto il mondo, la stampa, l'informazione on-line, quella radio-televisiva, si mobiliti per Tal al-Mallouhi e per tutti gli altri blogger che si trovano nella sua stessa condizione.
I blogger in alcuni paesi sono l'unico strumento di informazione e l'ultimo scampolo di libertà, non permettiamo che venga soffocato anche questo, né oggi, né mai.
lunedì 14 febbraio 2011
SIMENON, LE SUE COMPAGNE E... L'AMOUR
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Da sinistra, Tigy, Denyse e Teresa. |
L'amore con Tigy, quello dei diciassette anni, quello del matrimonio, quello che sogna il futuro. L'amore dei primi anni parigini, da giovanissimi sposi nella povertà che lottavano per sopravvivere, per vivere e per emergere. Esperienze che cementano un rapporto che reggerà anche quando l'amore non ci sarà più e in Simenon si accenderà la fiamma della passione per Denyse. Un rapporto che durerà anche dopo il fallimento del secondo matrionio, come due vecchi amicizi affezionati e ancora attenti uno all'altro.
L'amore per Teresa, che era entrata nella casa dei coniugi Simenon come femme de chambre, e che invece fu accanto a Georges anche quando, ormai senza più moglie, con i figli ormai grandi, era rimasto solo e iniziava ad invecchiare. Di questo rapporto il romanziere ce ne dà sempre una descrizione idilliaca, di pace e di quiete. Il dolce carattere di Teresa e la sua totale dedizione sono elementi di inestimabile valore per quel periodo in cui Simenon si sente solo, scrive sempre meno, ha smesso di viaggiare, e si ritrova a fare una vita ritirata e quasi modesta. Teresa é la compagna della tranquillità cui si appoggia negli ultimi anni della sua vita, tanto da spingere Simenon ad affermare che con Teresa " ... ho conosciuto il vero, quello che io chiamo il vero amore, vale a dire l'integrazione tra due esseri...". (intervista con Bernard Pivot - 1981)
domenica 13 febbraio 2011
MINISTRI E POLIZIA...

SIMENON... GRAFICO E PRECURSORE

E questa era stata proprio un'idea di Simenon che, tra gli altri, frequentava anche un giro di fotografi, ormai divenuti amici e su questo aveva sviluppato una certa sensibilità (senza scordare poi che sua moglie, Tigy era una pittrice).
Questa scelta estremamente innovativa, si dimostrò efficace a tal punto che fu copiata da altri editori come Ventillard e addirittura Gallimerd per una delle sue collane (Chef d'Oeuvre), dove venivano pubblicati autori come Dashiell Hammett e Edgard Wallace.
SIMENON: ROMANZI POPOLARI, CONSEGNE, CONTI E RICAVI

Simenon aveva paura di ri-passare quella linea che aveva appena varcato. Ora iniziava a essere richiesto, guadagnava bene e aveva oliato con scrupolo questa macchina di produzione. E aveva sempre il timore che (come avrebbe poi scritto in tanti dei suoi romanzi) qualcosa, anche di infima importanza, inceppasse il meccanismo e lo facesse di nuovo passare dalla parte dei poveri. E Simenon, comprensibilmente, non voleva tornare povero.
"... La povertà, come vedete, soprattutto la povertà subìta, immeritata, non genera solamente dei bei gesti. La povertà è laida. Perché l'uomo umiliato é uno scorticato vivo, dalle reazioni spesso inconsulte..." (articoli su France-Soir, rubrica Au chevet du monde malade -1945)
giovedì 10 febbraio 2011
QUANDO I GIORNALI CHIEDONO AIUTO A MAIGRET

Per quanto riguarda Maigret l'ultima grande operazione è stata compiuta da il Corriere della Sera che nel 2010 pubblicò ben 60 titoli delle inchieste del commissario simenoniano. Poi come numeri di titoli va anche ricordata L'Unità che nell '93 ne allegò al giornale undici titoli (nella collana, "I gialli del lunedì" che comprendeva però altri autori).
Poi, andando indietro, per la verità troviamo titoli sparsi. Ad esempio Il cane giallo nel 2004 ne Le strade del giallo de La Repubblica. Andando ancora più indietro segnaliamo nel 1992 due uscite per il settimanale Il Sabato: Maigret e la casa dei fiamminghi e Maigret e il ladro pigro.
I capostipiti in tal senso furono il settimanale femminile Amica che nel 1964 uscì due volte con Simenon, allegando Maigret e la vecchia signora e Maigret a New York. Dopo una dozzina di anni scoviamo su Epoca, nella collana Giallo Estate 1976, Tre racconti di Maigret. Va ricordato che questi due ultimi erano settimali della Mondadori, la stessa casa editrice che allora deteneva tutti i diritti, e in esclusiva, sia per i romanzi di Simenon che per i Maigret.
Ma non solo libri si allegano, anche l'homevideo (ieri le cassette VHS, oggi i DVD). Ad esempio l'ElleU Multimedia, che raccolse le attività editoriali e in VHS de L'Unità, nel 2000 portò in edicola ben sedici episodi degli sceneggiati Rai, per la regia di Mario Landi, la sceneggiatura di Diego Fabbri e l'interpretazione di Gino Cervi.
mercoledì 9 febbraio 2011
SIMENON DOPO IL FIGLIO LETTERARIO... QUELLO VERO!

"A quell'epoca non si permetteva ai mariti di assistere ai parti delle mogli, perché si riteneva che avessero più bisogno di assistenza loro che la puerpera. Ero ancora una recluta, come si dice sotto le armi, ma ho potuto, molto più tardi, salire di grado e assistere, cuffia bianca in testa e camice da chirurgo, alla nascita di uno dei tuoi fratelli e quello di tua sorella. Senza dare fastidio a nessuno. In fondo era molto più angoscioso restare dietro le quinte, anche se lo scenario era un bel prato verde cosparso di margheritine e tulipani.
Finalmente, quando non osavo più guardare l'orologio, Yvonne apparve in cima alla scalinata esterna del padiglione e mi gridò, gioiosa:
"Vieni, presto!"
Non c'era alcun bisogno di affrettarsi, ma mi precipitai verso la camera, urtando le infermiere, e aprii la porta nel momento in cui Yvonne aggiungeva:
"E' un maschio...".(tratto da Memorie intime - pagina 93 - Adelphi 2003 - traduzione di Laura Frausin Guarino)
SIMENON FA' IL COW-BOY?

Simenon gioca un po' a fare il cow-boy. Beve birra nel bar di Lakeville, cura la sua terra, fa' amicizia con il barbiere, va a cavallo, indossa camice a scacchi e cappellone a tese larghe. Fa una vita tranquilla, certo non alleva bovini, né si spezza le reni sui campi, ma l'immagine è quella di un uomo che si trova a suo agio nei panni del padrone del ranch.
Quindi perchè Simenon scelse questo remoto angolo del Connecticut?
"Somiglia ai Vosgi e alla foresta di Fontainbleau!" esclamò appena vide il posto. E poi quella solida casa sulla roccia gli dava un insolito senso di sicurezza. E poi quei meravigliosi venti ettari che la circondavano. Insomma si ha l'impressione che il romanziere avesse trovato il posto giusto per placare un po' la sua anima pellegrina. Sottolineiamo inoltre come questo non sia stato certo un periodo di sospensione della scrittura. In questo periodo infatti scrisse venticinque romanzi, tra cui ricordiamo Les Mémoires de Maigret (1950), La mort de Belle (1951), Maigret, Lognon et les Gangsters (1951), L'Horologer d'Everton (1954), Maigret chez le ministre (1954), ovviamente tutti siglati "made in Shadow Rock Farm".
lunedì 7 febbraio 2011
ANNI '30. QUI LONDRA... ECCO SIMENON

domenica 6 febbraio 2011
PERCHE' SIMENON PIACEVA TANTO A ANDRE' GIDE

Questo rapporto fece un gran bene alla considerazione di Simenon, non tanto da parte della gente, ma di quel sistema di critici letterari e scrittori che Simenon non amava frequentare. Ma la predilezione e la protezione di Gidecontirbuì non poco a fare pulizia di luoghi comuni, invidie, antipatie.
Ecco una frase per tutte, scritta nel '45 da Gide in merito a La veuve Couderec (1940) : "... c'è una straordinaria anologia con L'étranger di Camus (1942), di cui si è tanto parlato, ma va molto più lontano, pur senza averne l'aria, quasi inavvertitamente, il che, come sappiamo, rappresenta la massima dimostrazione dell'arte".
sabato 5 febbraio 2011
SIMENON NON E' PIU' UN ROMANZIERE?

Insomma un Simenon in declino, un Simenon cui nemmeno più la scrittura, che per lui è stata una esigenza insopprimibile, a volte una terapia, a volte addirittura una salvezza, insomma una ragione di vita, ora non è più...vitale. Non cade più in état de roman, non si mette più nelle pelle degli altri e non cerca più l'uomo nudo.
"...i romanzieri sono dei mostri che soffrono, si contorcono, si tendono, sudano ore, giorni, mesi per cadere in trance - scriveva Simenon in "Problèmes du roman" (1943) - si sforzano di creare un mondo, con il rischio di scoppiare..."
venerdì 4 febbraio 2011
JULES MAIGRET: LA FICHE PERSONALE E QUELLA PROFESSIONALE

Profilo personale
Nome: Jules, Joseph Anthelme
Cognome Maigret
Nato nel: 1887
Nato a: Sainte-Fiacre par Matignon (Alliers)
Padre: Evariste, gestore di un castello con annesso fondo agricolo
Madre: Nome sconosciuto, casalinga
Studi: Liceo e poi l'università, Medicina a Nantes, interrotta
Altezza: 1,80 m.
Peso: 110 kg.
Capelli: color castano scuro
Stato civile: sposato il 12/1912 con Louise Léonard, alsaziana
Figli: una figlia morta in tenera età
Domicilio: 132 boulevard Richard Lenoir (IV piano) - Parigi XI
Segni particolari: Fuma la pipa - Non ha la patente di guida - Amante del mangiare
Profilo professionale
1911 Ingresso nella polizia parigina - servizio di ronda in bicicletta
1913 Viene promosso assistente-commissario dopo la soluzione di un caso
1917 Entra nella Brigata speciale e gli viene affidato un suo ufficio
1921 Dopo dei contrasti con il suo superiore viene trasferito in provincia
1924 Torna a Parigi, a Quai des Orfèvres, come commissario della Brigata Omicidi
1931 Promozione a commissario divisionario. Nuovo ufficio, con vista sulla Senna
1935 Ormi la sua fama lo porta spesso sulle prima pagine dei quotidiani parigini
1937 Inizia a pensare ad andare in pre-pensionamento
1940 Lascia Quai des Orfèvres e va in pensione
1942 Si trasferisce in una casa di campagna a Meung-sur-Loire
1946 Torna a Parigi per togliere dai guai il nipote, anche lui entrato in polizia
1950 Inizia a scrivere "Le memorie di Maigret"
1951 Da quest'anno non si hanno più notizie su di lui, né si sa quando è avvenuto il suo decesso
SIMENON E LE SUE DONNE IN DUE LIBRI

•La Nuit du carrefour (Maigret) - 1931
• La Veuve Couderc - 1940
• La Fenêtre des Rouet - 1945
• Le Temps d'Anaïs - 1951
• Marie qui louche - 1952
• En Cas de malheur - 1955
• Strip-tease - 1957
• La Vieille - 1959
• Betty - 1960
• La Prison - 1968
martedì 1 febbraio 2011
SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE DURE A MORIRE

Alcune precisazioni.
Intanto nella sua carriera Simenon ha scritto più romanzi che inchieste del commissario Maigret. Che la sua produttività l'abbia aiutato ad imporsi è fuor di dubbio. Ma la promiscuità? Quale? Quella sessuale, quella sociale, quella dei generi da lui frequentati nel periodo dell'apprendistato, prima dei Maigret? Questo non è dato da sapere, almeno dal brano riportato da booksblog.it. La storia della gabbia di vetro è una leggenda metropolitana. L'abbiamo già raccontato e spiegato in un precedente post. C'era un progetto in merito, ma poi non se ne fece più nulla. Ma ancora oggi, a distanza di ottantaquattro anni, dopo smentite sulla stampa, dpo biografie, interviste, dopo le dichiarazioni dell'autore e dell'editore, Eugene Merle, se ne parla ancora. In secondo luogo, dentro quella gabbia Simenon non avrebbe potuto scrivere un romanzo di Maigret. Siamo infatti nel 1927 e Simenon pubblicò la prima inchiesta del commissario solo nel 1931 (scritta con altre tre inchieste nel '30) e non per Merle, bensì per Fayard.
La tesi poi che la storia della gabbia di vetro l'abbia agevolato "attirando un interesse semre maggiore" é del tutto falsa, difatti Simenon fece di tutto per farla dimenticare al più presto, perchè non faceva che danneggiarlo come scrittore... Non ci pare certo un esempio da portare per vendere il proprio libro con successo..
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