mercoledì 28 settembre 2011

SIMENON. UNO, NESSUNO, CENTOMILA

No. Non ci riferiamo alle centinaia état de roman (uno per ogni romanzo scritto) in cui entrava e da cui usciva dopo qualche giorno e durante i quali entrò altrettante centinaia di volte nella pelle di personaggi ogni volta differenti.
Quelle di cui vogliamo occuparci oggi sono le diverse vite che Siemenon affrontava, cambiando luogo, città, tipi di abitudini, di hobby, di ritmo di vivere.
Già perchè il Simenon cittadino mondano e festaiolo degli anni '20 a Parigi, lo scrittore rampante di place des Vosges, è molto diverso da quello che ritroviamo a La Richiardiére nel '32, in questa antica dimora nobiliare nei pressi di La Rochelle. Una sorta di castelletto, fornito anche di torre, dove lo scrittore gioca al gentle farmer. Ma è un gioco serio. Cucciolate di cani, oche, fagiani, polli, conigli, tutto quello che si trova in una fattoria e tutto quello che serve per occuparsi degli animali di campagna. Addirittura un allevamento di lupi... Simenon acquista all'uopo una sorta di camionetta (una Citroen 5 cavalli).
E poi ecco il capitano del minuscola Ginette prima e del più confortevole Ostrogoth poi. Eccolo lupo di mare che attraverso i canali della Francia si avventura fino al Mar del Nord. E anche qui la mise e l'attegiamento cambia.
E così anche in America: cappellone, camicie a scacchi, stivaloni... Insomma niente di più probabile che Simenon cercasse, forse un po' come faceva anche nei sui romanzi, di far entrare a far parte della comunità in cui si installava, iniziando da un mimetismo esteriore, copiando modi, abitudini e costumi del posto, fino a entrare anche nella loro mentalità e nel profondo del loro ambiente. E non si trattava di un gioco, ma dell'esigenza di conoscere posti, gente e situazioni dal di dentro.
A questo proposito ci fu una domanda piuttosto precisa durante la più volte citata intervista di Médicine et Hygiène del '68  (vedi il post del 22 dicembre 2010 Simenon sotto esame... psichiatrico ) in cui i medici chiedevano allo scrittore se corrispondesse a verità l'impressione che avesse vissuto diverse vite e che  ammirasse gli americani per la loro facilità nel cambio di lavoro, cosa che nel vecchio continente non veniva vista di buon occhio... Ecco cosa risponde Simenon
"...sì è vero. A volte ho avuto parecchie vite in una sola. Ho preso il mio brevetto di capitano, sono stato marinaio, posso portarvi in barca dove volete, so fare la rotta, il punto. Ma ho gestito anche una fattoria, mi sono occupato di centocinquanta mucche, allevavo quasi cinquecento anitre all'anno e ho imparato a falciare... So di cosa si tratta, ho dedicato a questo un intero anno. E non molta gente, che non sia della campagna, sa falciare.  So mungere,  C'una sola cosa che non so fare bene, tracciare i solchi, i miei solchi non sono dritti: il lavoro con l'aratro non fa per me. Ma posso dirigire una fattoria, anche domani se volete. Ho allevato cavalli, avevo sempre cinque o sei esemplari nelle scuderie. Io calvalco, ovviamente, ho fatto il servizio militare in cavalleria..."
Era una cosa di cui sembrava andar fiero quella di aver padroneggiato mestieri lontanissimi dal suo, ma nello stesso modo aver praticato anche diversi sport.
Ma la risposta ai dottori di Médicine et Hygiène finisce con un autocritica:
"...Ho cercato di fare tutti i mestieri, come ho praticato tutti gli sport. Ma ho fatto tutto male, perché non si può fare tutto e bene...".
Ma le tante vite di Simenon non si fermano qui e presto parleremo anche delle sue diverse vite contemporanee di padre, marito, amante, personaggio pubblico e individuo privato.

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