mercoledì 22 febbraio 2012

SIMENON. ALLA SCOPERTA DEL PROPRIO MALESSERE

Alla fine degli anni '50 Simenon vive un periodo di crisi. Non si tratta del suo consueto stato di malessere che prelude alla necessità di mettersi nella pelle di un'altro e di iniziare un nuovo romanzo nell'ormai noto état de roman. Si tatta di qualcosa più profondo. Innanzitutto le tensioni coniugali, in gran parte dovute all'instabilità psichica della moglie, si fanno più frequenti con l'aggravarsi dello stato di Denyse. Simenon inizia a chiedersi in un primo momento dove abbia sbagliato, se in qualche modo possa essere stato lui stesso a provocare quel progressivo peggioramento. Ma, quando la situazione si fà più critica, subentra nei confronti della sua compagna un 'ostilità crescente.
E questa situazione si riflette nei romanzi di quel periodo, come ad esempio Le passage de la ligne (1958) dove il protagonista, Steve un uomo ricco e di successo, vive una pessima relazione matrimoniale, che sfocia in un divorzio con il quale la moglie riesce a potargli via il suo patrimonio e lui dovrà rifarsi una vita, lontano, adattandosi ad un tenore di vita assai modesto.
E' questa una paura di Simenon? Non solo, in questo periodo affiorano anche i dubbi sulla qualità di quello che pubblica. A volte ha la sensazione di essere solo una star cui in quel momento mancano però le qualità per scrivere. Addirittura si spaventa quando nel '58 non riesce a far decollare un nuovo romanzo e si vede costretto ad un periodo di inattività che lo deprimerà non poco. Per la cronaca va detto che si trattò di soli quattro mesi. Ma si sa, Simenon non poteva considerarla una normale pausa, bensì qualcosa di pericolosamente vicino ad uno stop. Nel '59 ne esce imponendosi di scrivere un'inchiesta del commissario Maigret aux assises (1960). Dopo la parentesi mondana del Festival di Cannes in cui fu presidente della giuria, si dedica ad un'altro poliziesco, Maigret et les vieillards (1960) per poi iniziare finalmente un nuovo romanzo. E' Le train (1961), una vicenda che si svolge durante la guerra, in cui il protagonista si sente legato per la sua mentalità conformista alla moglie e per questo rinuncia ad una probabile nuova vita con un'altra donna. Questa, alla fine del romanzo, si troverà in una grave situazione e, dopo avergli invano chiesto aiuto, verrà uccisa. Anche qui i vincoli matrimoniali sono vissuti come una specie di gabbia e addirittura forieri di disgrazie. E poi viene Betty (scritto nell'ottobre del '60), la storia di una donna che inizia male e finisce peggio. Qui il matrimonio non c'entra, ma l'atmosfera è cupa, pessimistica e il romanzo è un disperato noir.
A testimonianza della depressione di questo periodo ci sono le riflessioni che ritroviamo in quella sorta di diario che é Quand jétais vieux (scritto tra il 1960 e il 1963, ma pubblicato solo nel '70), dove ritroviamo tutti motivi  della sua crisi, individuati nel fallimento del suo matrimonio, nei dubbi sulla sua opera e nell'inesorabile avvicinarsi della vecchiaia.
Ancora più chiaramente tutto questo è espresso in un saggio, Le roman de l'homme, tratto da una conferenza tenuta a Bruxelles nel '58 e finito prima a puntate sul settimanale Arts e poi in un omonimo volume nel '60. E nei successivi romanzi L'ours de peluche (1960) e Les anneaux de Bicetre (1962) primeggia il tema della sconfitta di uomini famosi e potenti.
Insomma Simenon si sente vulnerabile, sente la mancanza di una vera compagna (la relazione con Teresa è ancora lontana) ed  è tormentato dai dubbi. Ricorderà quegli anni come un periodo nero, fatto di cui si trova traccia anche in altre sue opere autobiografiche come i Dictées.

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