La
short-story di questo weekend è di Giovanna de Ferraris, una nostra
affezionata lettrice. Ci propone un racconto in due puntate (la prima è andata on-line ieri) dove Maigret si trova alle prese con una
rivelazione che cambia le carte in tavola di una sua inchiesta.
Ricordiamo che chiunque volesse scrivere un racconto per la rubrica "...magari come Simenon!" dovrà indirizzarlo a
simenon.simenon@temateam.com
Ricordiamo che chiunque volesse scrivere un racconto per la rubrica "...magari come Simenon!" dovrà indirizzarlo a
simenon.simenon@temateam.com
MAIGRET E UN CASO TUTTO DA RIFARE
di Giovanna Ferraris
(segue) "Gentile
commissario Maigret, sono Paulette Juppé e le scrivo per confessarle che sono
stata io ad uccidere la moglie di Dassin. Sono andata da lei quando la servitù
era in libera uscita. Sono riuscita a farmi ricevere perchè le dissi che avevo
delle prove che suo marito aveva un'amante. Lei non mi conosceva, ma credette
subito alla mia storia. Probabilmente era l'occasione che aspettava per
liberarsi di Gerard. Una volta sole, nella sua stanza da letto, non mi fu difficile
metterle le mani al collo e farle fare la fine che meritava. Così avrei avuto
il mio Gerard per sempre... Però quando uscii dalla casa incontrai il suo
giovane amante musicista, quel Guerin che già conoscevo perchè frequentava la
mia brasserie quando ancora vi lavorava Marie. A quel tempo lei vi aveva
conosciuto anche Gerard e da lui si lasciò convincere a passare a servizio
nella loro casa. Ma aveva appena conosciuto anche Guerin, con cui poi s'era
ufficialmente fidanzata. A quell'epoca i miei affari non andavano molto bene e
quindi fui felice di fare a meno di versarle il suo assegno mensile. Finchè,
proprio a poche centinaia di metri dalla mia brasserie, non costruirono un
grande ufficio postale che serviva tutta la regione. Fu la mia fortuna. Da quel
giorno un grande afflusso di impiegati e di utenti dell'ufficio cambiarono le
cose, Dovetti allargare il locale, assumere un altro cuoco e due camerieri in
più. In quel periodo iniziò la mia storia d'amore con Gerard Dassin. Ero sicuro
che prima o poi la moglie l'avrebbe scaricato o che lui si sarebbe stufato.
Erano evidentemente in crisi, ma i giorni passavano, i mesi e gli anni pure. Io
non potevo più aspettare. Non sono più giovane. Avevo paura di perdere Gerard.
Così mi decisi. Come dicevo prima, purtroppo avevo incontrato Guerin uscita
della casa, dopo aver strangolato la Joelle-Lisabette. Forse era lì perchè
andava dalla sua amante... anche lui doveva sapere che quel giorno la servitù
era in libertà e Dassin in viaggio... Non potevo aver ucciso l'ostacolo alla
mia felicità e rischiare di essere accusata da Guerin. Così, mio fratello René,
che dopo sei anni era appena uscito di prigione per aver rapinato e mezzo
ammazzato un gioielliere di Saint-Georges, mi aiutò. Lo seguì una notte, dopo
un concerto. Guerin stava tornando a casa e, quando si trovarono soli, in un
vicolo buio gli saltò addosso e lo pugnalò alle schiena... Ma adesso che Gerard
sta per essere accusato dei due omicidi, mi sono decisa... non posso permettere
che il mio Gerard sconti per quello che ho fatto... anche se l'ho fatto solo
per lui... per amore suo...".
Maigret
rigirava tra le mani quella lettera, firmata Paulette Juppé, da un bel po'. La
pipa era ormai spenta e la stanza surriscaldata dalla stufa che bruciava da
ore.
Doveva
fare in fretta. Uscì dal suo ufficio e si diresse verso quello del magistrato.
Nessuno lo vide. Frugò tra il mucchio di carte che erano sulla scrivania,
finchè non scorse la cartellina del suo rapporto. Rimise tutto a posto.
Tornando
nel suo ufficio, chiamò l'ispettore di turno. Era un giovane che non conosceva
ancora. Un certo Lapointe.
-
Lapointe, è un operazione delicata... Ecco questo è l'indirizzo di una
brasserie appena fuori Parigi. Sopra vi abita la proprietaria, Paulette Juppé.
La devi arrestare per l'omicidio di Joelle-Lisabette Dassin e per istigazione e
complicità nell'omicidio di Joseph Guerin.
-
Posso portare qualcuno?
-
Ah.. sì certo, devi portare due agenti... vedi che siano dei veterani.. non
dei...
-
Non dei...?
-
No, no... niente... Piuttosto prendete un'auto e mi raccomando... prudenza e
non ve la fate sfuggire.
-
Agli ordini commissario.
E
Lapointe sparì.
Ormai
la notte stava lasciando posto all'aurora e un bagliore color lavanda si
intravadeva nel cielo.
Maigret
telefonò al casellario giudiziario. Il piantone di turno evidentemente dormiva
visto che ci mise parecchio a rispondere.
-
Sono il commissario Maigret...ho bisogno dell'ultimo domicilio conosciuto di un
certo René Juppé...è appena uscito di prigione... Mi raccomando ho una certa fretta.
Poi
fece un'altro numero. Anche questa volta dovette attendere un bel po' prima che
rispondessero.
-
Chi è? - fece un voce roca, impastata dal sonno.
-
Scusa per l'ora caro Janvier... sono Maigret...
-
Capo, mi dispiace era ancora a letto...
-
Senti... ho una cosa urgente per le mani e non vorrei affidarla a qualche
ragazzino... Si tratta di arrestare un omicida... è un delinquente incallito,
potrebbe essere pericoloso e...
-
Ho capito, capo. Mi dia una mezz'ora e sono da lei.
Maigret
riaccese la pipa, apri la cartellina, stracciò il rapporto e iniziò a scriverne
uno nuovo... Non amava scrivere i rapporti, poi dopo una nottata come quella...
Ma stavolta sentiva il dovere di rimettere le cose a posto.
E
intanto fuori l'aurora faceva posto all'alba e dopo poco si sarebbe visto il
primo spicchio di sole della mattina.
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