venerdì 12 luglio 2019

SIMENON SIMENON. IL MEDITERRANEO DI SIMENON E QUELLO DEI GIORNI NOSTRI


L'occasione del confronto ce la fornisce l'uscita del diario di viaggio "Il Mediterraneo in barca"

SIMENON SIMENON. LA MEDITERRANEE DE SIMENON ET CELLE DES JOURS DERNIERS
L'occasion de la comparaison est fournie par la sortie de la traduction en italien de La Méditerranée en goélette
SIMENON SIMENON. THE MEDITERRANEAN OF SIMENON AND THAT OF RECENT DAYS

The opportunity for the comparison is furnished by the release of the Italian translation of The Mediterranean by Schooner





Da qulla crociera di Simenon sono passati ben 85 anni ed è ovvio che il panorama del Mediterraneo sia cambiato. Purtroppo siamo costretti ad affermare “in peggio”. E non si tratta solo dell’inquinamento di questo mare quasi chiuso, non è per la cementificazione che, soprattutto sulle coste europee, ha dovuto subire, non si tratta di esclusivamente della mutazione di flora e fauna in seguito ai cambiamenti climatici. Si tratta dei morti i cui corpi queste acque raccolgono come fossero un cimitero liquido, che tutto assorbe e tutto nasconde. Non ci vuole molto a capire che stiamo parlando dei milioni(?) di annegati che il flusso migratorio ha provocato negli ultimi anni nei pericolosi trasbordi su vecchi barconi dalle coste nord dell’Africa a quelle sud dell’Europa.
Brutti tempi.
Certo all’epoca di Simenon le cose non andavano molto meglio. Dall’Africa non partiva nessuno perché il colonialismo europeo aveva creato determinati presupposti, invadendo intere regioni, sfruttandone le ricchezze, riducendo in schiavitù le popolazioni locali o usandole talvolta come carne da macello nelle proprie guerre.
Anche l’Italia faceva la sua parte, e, ad esempio, nell’anno dopo la crociera di Simenon si apprestava a lanciarsi nella conquista dell’Etiopia.
Ma questo all’epoca lo pensava anche Simenon che a suo tempo lo aveva scritto nei suoi reportage dall’Africa Un titolo tra i tanti? “L'Afrique vous parle: elle vous dit merde !”.
Ma il libro da poco uscito per i tipi di Adelphi, “Il Mediterraneo in barca” racconta più che altro della vita di mare, di quali tipi d’imbarcazione s’incontrano, delle diverse nazionalità e delle razze che s’incrociamo in un periodo che, anche se a pochi anni dallo scoppio della seconda guerra mondiale, poteva ancora definirsi abbastanza tranquillo tanto da permettere al romanziere una crociera di vacanza con una goletta italiana, l’Araldo, in compagnia della moglie Tigy.
Il libro è una raccolta di articoli apparsi tra giugno e settembre del 1934 sul settimanale “Marianna” che raccontano il viaggio attraverso delle storie, un po’, ha ricordato qualcuno, alla maniera di Stevenson.
Partenza dall’Isola di Porquerolles che Simenon amava particolarmente e poi via per l’isola d’Elba (con una sosta di una decina di giorni), la Tunisia, la Sicilia, Malta in un  tour delle parte occidentale del Mare Nostrum, con le vite degli uomini che solcano varie rotte, che addirittura si riconoscono, e che formano una sorta di comunità del mare.
Molti parlano con sorpresa di questa testimonianza del romanziere viaggiatore.
Ma Simenon ha sempre viaggiato moltissimo: pensiamo a tutti quelli fatti prima dello scoppio della guerra mondiale (Africa, Europa fino a Capo Nord, ai lidi esotici di Tahiti), a quelli fatti, destinazione Europa, nei dieci anni durante i quali visse in America, ma anche alle sue scorribande negli States, dal Canada fin giù a Cuba.
E d’altronde, se analizziamo un po’ i suoi romanzi, ci si accorge che l’eco dei suoi spostamenti affiora in superficie, con storie che arrivano, non solo da Parigi o dalla provincia francese, ma dai diversi continenti, facendo capire che la voglia di scoprire mete nuove e sconosciute facevano parte della sua personalità.  D’altronde se fa arrivare a New York anche il pantofolaio commissario Maigret... (m.t.) 

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