Un'impossibile cena a casa del commissario... i piatti di madame Maigret... una chiamata da 36 Quai des Orfévres... una nottata in commissariato e una colazione alla Brasserie Dauphine, appena aperta, quasi all'alba. Come è possibile che tre figure legate grazie alla letteratura si possano incontrare incrociando le vie della fantasia a quelle della vita reale, creando un cocktail irreale eppure plausibile? Forse un sogno da cui risvegliarsi? Oppure un gioco cui sarebbe bello partecipare? Eppure il romanziere, il commissario e l'attore, mangiano, chiacchierano, scherzano, fumano nel più naturale dei modi. E possibile che tutto ciò non sia mai accaduto? Può darsi, eppure si raccontano storie vere, si scambiano esperienze vissute, si fanno confidenze, parlano della loro vita... Eppure in un vecchio libro di una decina d'anni si narra tutta questa storia. Ma, si sa, alle storie non sempre bisogna crederci, spesso sono frutto di fantasie, sogni, inconsce associalzioni mentali, illusioni...
domenica 21 novembre 2010
SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE. IL CASO DEL ROMANZO SCRITTO NELLA GABBIA DI VETRO
Cage au verre. Letteralmente "Gabbia di vetro". Siamo nei primi anni '20 e a Parigi c'è un editore che spopola. E' Eugene Merle che, oltre ad aver lanciato il quotidiano Paris Soir, pubblica giornali vari, un settimanale satirco-politico di sinistra, Le Merle Blanc (arriverà a tirare circa ottocentomila copie), poi un periodico femminile il cui nome è tutto un programma, Frou-Frou, e altri popolari come Le Merle Rose. Un personaggio spregiudicato, furbo, fiuto da commerciante, sa come fare soldi e infatti ne fa a palate. Simenon lavora per lui firmando qualche articolo e producendo un ingente mole di altri pezzi sotto pseudonimi. All'imprevedibile Merle, viene l'idea di sfruttare la popolarità nascente dello scrittore Simenon per lanciare il suo nuovo quotidiano Paris Matin con una trovata pubblicitaria delle sue. Vista la velocità di scrittura e la flessibilità sui temi di Simenon, lancia la proposta di mettere una gabbia di vetro di sei metri per sei sulla terrazza del Moulin-Rouge con dentro lo scrittore che in una settimana dovrà completare un romanzo il cui soggetto e i cui protagonisti verranno determinati da un referendum lanciato da Paris Matin. Simenon non avrà modo di sapere nulla prima di entrare nella gabbia di vetro, sarà lì a scrivere sotto gli occhi di tutti, sotto le indicazioni del pubblico che potrà leggere le pagine del romanzo... in diretta, appena scritte. Più circo che letteratura, certo. Ma per un Simenon che andava cercando soldi e popolarità forse poteva essere una buona occasione. Il contratto prevedeva per lo scrittore un anticipo di 50.000 franchi, altri 50.000 franchi a lavoro fatto e una percentuale di 1,25 franchi per ogni riga del romanzo pubblicata da Paris Matin, per una lunghezza minima stabilita di diecimila righe ( quindi almeno altri 12.500 franchi), più ovviamente il 50% di tutto quello che sarebbe potuto venire dal romanzo: traduzioni, versioni cinematografiche, adattamenti vari e anche pubblicità. Insomma un affare che per Simenon poteva voler dire duecentomila franchi e forse addirittura il doppio. E poi il can can mediatico che Merle avrebbe messo su, gli avrebbe dato una indubbia popolarità . Fu redatto un documento, fu commissionato ad un studio di architetti la gabbia di vetro, iniziarono le prime indiscrezioni sull'impresa, messe in giro ad arte da Merle e poi la campagna pubblicitaria vera e propria. Per un po' di tempo nei settori giornalistici e letterari non si parlava d'altro. Poi iniziarono a piovere critiche da tutte le parti, i giornali lo presero in giro e tutti battevano sull'aspetto ridicolo e addirittura degradante per un scrittore che si presta ad un simle pagliacciata anche se molto redditizia. Le critiche divennero sempre più dure e spietate (addirittura un cronista dichiarò che avrebbe sparato contro il vetro della gabbia per far finire quello scempio che screditava tutta la categoria dei letterati). Tanto rumore per nulla. Infatti non se ne fece più niente. Da una parte le critiche crescenti erano sfociate quasi in uno scandalo, Simenon aveva aumentato le sue pretese economiche, la Prefettura non voleva dare l'approvazione per qualcosa che avrebbe potuto minacciare l'ordine pubblico, la gabbia non sarebbe stata pronta per la data stabilita... insomma tutto congiurò contro l'avvenimento. Ma nonostante non si fosse mai svolto, nonostante le smentite di Merle e di Simenon, molti giornali ne scrissero come un fatto avvenuto davvero, se ne parlava come un qualcosa accaduto in realtà. A distanza di anni biografie e libri sullo scrittore riportavano il fatto come davvero successo. Era il 1927 e Simenon si portò dietro per un bel po' l'appellativo dello "scrittore nella gabbia di vetro", ma questo accrebbe molto la sua popolarità. Da una parte il Simenon giovane scrittore si gioverà di tutto questo per aumentare il suo successo. Ma quando si dedicherà alla letteratura, ai suoi romans-romans, sarà un peso di cui cercherà di sbarazzarsi, non sempre riuscendoci.
... E LA BIOGRAFIA DI JULES MAIGRET?
Non ci riferiamo alla genesi del personaggio letterario, ma alla sua biografia desunta qua e la dalle inchieste scritte da Simenon, da qualche dichiarazione dello stesso e da qualche deduzione... magari un po' discrezionale, ma ecco quello che ne viene fuori.
HANNO DETTO DI SIMENON
Charlie Chaplin • Siamo tutti degli psicopatici, ma noi tre (Simenon, H. Miller e Chaplin) abbiamo una fortuna inaudita, quando siamo in crisi, non dobbiamo andare a spendere soldi dallo psicanalista, voi due iniziate a scrivere un romanzo e io giro un film, così, per il momento, guariamo. E per di più, siamo anche pagati.
Henry Miller • E' uno scrittore assolutamente fuoriserie. E' un monarca dela notte. Ha sotto di sé milioni di sudditi, di lettori che ogni notte vengono dominati da lui e non possono dormire finchè non hanno finito un suo libro... Un grande scrittore, un uomo dai mille interessi...
Gino Cervi • ...Nella mia lunga carriera non mi sono mai innamorato di un personaggio come questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret è un oriundo emiliano.
Thorton Wilder • Georges ci fa soffrire, ma mai inutilmente. Non è affatto sadico. Le sofferenze che ci propone sono liberatrici. Ecco la definizione di tragedia.
Colette • Mio piccolo Sim non è così, é quasi così, ma non è ancora così. Lei è troppo letterario. Troppa letteratura! Sopprima la letteratura e allora potrà andare. (a proposito del primo racconto da pubblicare sul quotidiano Le Matin)
Josephine Baker • Sim era un giovane giornalista, molto gentile, adorabile. Però dal'atteggiamento che aveva con me non si sarebbe detto che fosse... il mio segretario (sulla paura di Simenon di diventare "solo" il signor Baker)
Paul Morand • Esiste quindi uno stile Simenon, come c'é uno stile Impero. Esiste anche un impero Simenon, molto più vasto dell'impero di Napoleone...
André Gide • Ritengo Simenon un grande romanziere: il più grande, credo, e il più vero che abbiamo avuto nella letteratura francese fino ad oggi.
Louis Ferdinand Céline • Per esempio, del Simenon di "Les Pitard" bisognerebbe parlarne tutti i giorni.
Max jacob • Quello che mi piace in lui è l'uomo della folla, questo modo originale di vedere l'individuo nel fomicaio umano.
Patricia Highsmith • C'é un'eleganza e un equilibrio particolari nella produzione letteraria di Simenon, un intreccio affascinante di personaggi e situazioni, e dei momenti di sentimentalismo che si fermano giusto prima di diventare molodrammatici...
Giampaolo Rugarli • Il commissario Maigret non é solo in cerca del colpevole. Maigret cerca spiegazioni ben altamente cruciali e, nel corso delle sue indagini, si piega ad "auscultare" passioni, vizi, miserie...
Bertrand Tavernier • Uno scrittore straordinario, molto profondo, che ha regalato dei capolavori al cinema francese.
Anais Nin • E' il mio romanziere preferito. Le storie sono sempre valide e l'analisi dei caratteri rivela sottigliezze straordinarie...E' il migliore degli scrittori realisti, migliore anche di Zola o di Balzac.
Marcel Pagnol • ...Un grande forgiatore di caratteri e, alle volte, riesce ad esserlo in una dozzina di righe.
Bernard de Fallois • L'erotismo assume un'importanza capitale per Simenon, perché egli non lo vede come un esercizio di intelligenza e di forza di volontà, ma come un tentativo disperato per entrare in contatto con la vita e le origini stesse dell'esistenza.
Leo Malet • Non l'ho mai conosciuto in carne ed ossa, nonostante il nostro scambio epistolare, ma posso dire che era un genio e un lavoratore eccezionale... Simenon non ha uno stile vero e proprio. Ma c'è una grazia, un'atmosfera nei suoi libri che non mi spiego, forse sarà proprio lo stile, qualcosa di molto particolare.
HENRIETTE LIBERGE, DETTA LA BOULE, LA "FEMME DE CHAMBRE" E DI LETTO DI SIMENON
Henriette Liberge era una ragazza di provincia. Veniva da una famiglia di pescatori di Bénouville, un paesino della Normandia, ma aveva una sola aspirazione... andar via da quel villaggio. Era il 1927 e Simenon con la prima moglie, Tigy, fecero una breve vacanza presso dei loro amici e lì conobbero la giovane che allora aveva vent'anni. Accettò molto volentieri di seguirli a Parigi, non solo per approdare alla città dei sogni, ma anche perché Simenon, che lei chiamava "mon petit monsieur joli" (allora aveva 24 anni), le ispirava un sentimento di fiducia e di attrazione. Lo stesso si può dire per lo scrittore che la trovava "bionda, fisicamente dotata e semplice". Questa intesa doveva esser chiara anche alla consorte che mise in guardia Simenon, minacciando il suicidio se fosse venuta a conoscenza di un tradimento. A casa Simenon Henriette fu subito ribattezzata Boule. Entrò pian piano nel menage coniugale prendendo in mano le redini della casa. Ma l'intesa tra lo scrittore e la femme de chambre si fece più intima e come racconta Henriette stessa: "Vivevamo in tre in due stanze e la nostra attrazione era difficile da nascondere. Ma Georges iniziò a tradire Tigy prima a metà, poi a tre quarti, quindi quasi del tutto e infine totalmente". Il significato di questa singolare affermazione va spiegata con il fatto che la Boule era vergine e Simenon, a suo dire, esitava a togliere quella dote che un futuro marito avrebbe apprezzato. Ma poi una volta superata questa perplessità iniziarono a fare l'amore sempre più spesso, finchè divenne una consuetudine quotidiana. Come ebbe più volte a dire Simenon "Io non sono un vizioso, ho solo bisogno di soddisfare un'esigenza fisiologica e più volte al giorno". E infatti il turno de la Boule era quello del dopo pranzo, quando lui si ritirava per il riposo pomeridiano. Lei lo raggiungeva, consumavano senza fretta, ma nemmeno senza tante smancerie l'atto sessuale, poi lei tornava alle sue occupazioni casalinghe e lui a dormire. Per Simenon era un donna ideale: aveva dell'ammirazione sincera per lui,ci andava a letto senza complessi o complicazioni sentimentali, e tutto questo non influiva minimamente sul loro rapporto. Anzi. Simenon non solo le era molto affezionato, ma la considerava al punto di farle leggere, all'epoca, dei brani di quello che scriveva. E se a lei non piacevano, buttava tutto e ricominciava da capo.
Questo loro rapporto durò per anni. E quando Simenon nel '45 partì per gli Stat Uniti e lei, per un problema di passaporto, non potè partire con loro e li raggiunse dopo quasi un anno, per lui fu un dispiacere sincero. E il patatrac d'altronde era già successo. Fu durante il loro soggiorno in Vandea, nel 1942 a Saint Mesmin, quando Tigy sorprese nella siesta pomeridiana suo marito e la Boule a letto insieme. Simenon fu franco. Le spiegò che era un'abitudine, che durava da una ventina d'anni e non solo con la Boule. Non aveva coinvolgimenti sentimentali con nessuna di queste donne, che erano solo uno strumento per soddisfare i suoi bisogni fisiologici (l'intesa sessuale tra moglie e marito aveva dei seri problemi). Secondo la Boule però Tigy sapeva tutto e da un bel po', ma faceva finta di niente. Alla fine Tigy e Georges decisero che per il bene dei loro figli, avrebbero continuato a vivere come marito e moglie, ma con una libera e indipendente vita sentimentale e sessuale.
La Boule rimase con con Tigy anche dopo il divorzio da Simenon, nel 1950, quando lui sposò Denyse, la sua segretaria-amante che viveva in casa loro dal '45, anno dell'arrivo in America. Poi Henriette lo seguirà al ritorno in Europa nel '55, anche quando alla villa di Epalinges, entrerà Teresa Sburelin (che diventerà la sua ultima compagna, dopo il fallimento del matrimonio con la seconda moglie Denyse). Questa nuova arrivata iniziò come cameriera, era veneta e personalmente raccomandatagli da Arnoldo Mondadori. La Boule capisce di essere di troppo e se ne torna da un'altro Simenon, Marc, il figlio primogenito e la sua famiglia.
Insomma quasi trent'anni di vita insieme al romanziere, trent'anni di intimità e di affetto, come si fa a dire che non fu una donna fondamentale per Simenon?
Ma facciamo finire questo "tranche de vie" proprio dalle parole de la Boule.
"Quando ero giovane, credevo che gli scrittori fossero della gente che passeggiava in un grande parco portandosi dietro una grande cappa in testa. Poi ho capito. Senza Simenon, avrei sposato un idiota come me a Bénouville. Avrei avuto molti figli come tutti gli altri. E poi? Io e Georges siamo simili, io e lui, come degli animali. Noi non pensavamo. Ci siamo molto amati... Le sue qualità? E essere sè stesso, ed essere umano. Quello che caratterizzava il nostro rapporto era infatti l'umanità. Non basta? Era un uomo normale con i pregi e i difetti di un uomo normale".
SIMENON, NON ERA UN PERSONAGGIO SEMPLICE
"... Uno scrittore, ma prima ancora un uomo, molto compicato, pieno di contraddizioni, che sulle prime mi era abbastanza antipatico. Non sopportavo che facesse una serie di cose esorbitante: lo ritenevo un atteggiamento. Da piccolo invece di leggere qualche libro, come fanno tutti i bambini, ne divorava decine alla settimana. Da adulto ha iniziato a scrivere producendo con un ritmo impressionante: un libro al mese e avrebbe voluto fare ancora di più. Si vanta di aver posseduto diecimila donne. Insomma un tipo a prima vista insopportabile. Cambiava casa come io e te cambiamo vestito e ogni tanto ...via! Si cambia anche paese: Belgio, Francia, Stati Uniti, Canada, Svizzera e nel frattempo viaggi in Polinesia, in Africa, in Oriente... (il commissario Maigret scopre Simenon e la sua vita da "Maigret e il caso Simenon" BdV-Robin • Roma 1998)
http://books.google.it/books?id=UGy7lBhgWaMC&printsec=frontcover&dq=maigret+e+il+caso+simenon%2C+maurizio+testa&source=bl&ots=kIlrvmxnrZ&sig=ar0_XFwcK761qlxaZNpwjELuPBQ&hl=it&ei=ZRTZTI34KI32sgaJ28HyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false
LO STILE, LA SCRITTURA, LE PAROLE DI SIMENON
Si è sempre parlato dello stile di Simenon, della sua capacità di creare delle atmosfere o di delineare dei personaggi con pochi tratti. Lo stesso romanziere ha più volte affermato che utilizzava un vocabolario di non più di duemila ternimi (forse memore di Colette che agli inizi lo bacchettava: "Meno letteratura, basta letteratura, mio piccolo Sim..."). Andiamo quindi direttamente a sentire quello che Simenon dichiava sul tema a metà degli anni '60 in un'intervista apparsa sul quotidiano "Le Monde".
"In fondo non sono uno scrittore. Se lo fossi, costruirei delle frasi e non sarei forse riuscito a rendere la vita di quest'uomo (Simenon si riferisce a Loius , protagonista del romanzo uscito in quell'anno "Le Petit Saint") che aspirava a mettere dei cololori sulla tela, sulla carta, su qualsiasi cosa. Quando le prime volte va a vedere il negozio del commerciante di colori Louis non sa dintinquere tra gli acquarellie e la tempera. Quello che desidera sono dei colori puri.Io stesso cerco di realizzare frasi più semplici possibile con le parole più semplici. Io scrivo con delle parole-materia, la parola vento, la parola caldo, la parola freddo. Le parole-materia sono l'equivalente dei colori puri.... La parola amore la utilizzo assai poco. Ha talmente tanti significati che non si sa mai quale scegliere. Cerco una verità più semplice, più naturale, una verità materiale, biologica. Prendete ad esempio la parola concime. E' una formidabile parola-materia. C'è nell'odore del concime tutta la fermentazione della materia animale che è la base della biologia. Qui odora con piacere il concime, non ha paura della morte... Con una parola-materia abbiamo completato un percorso biologico e filosofico".
Simenon afferma all'inizio che lui non è uno scrittore. Dovremmo dire non più uno scrittore. Ora sente di aver raggiunto lo stato di romanziere. Ma questa è un'altra storia e l'approfondiremo tra qualche tempo.
SIMENON, UNA VITA DA IMMIGRATO...
Certo immigrato quasi sempre di lusso, ma errante tra una terra e un'altra... alla ricerca di cosa? Forse di quell' "homme nu"... o di stimoli, personaggi, mentalità, abitudini, atmosfere diverse? Aveva una fame insaziabile che doveva alimentare la sua fantasia che poi sfornava romanzi a... getto continuo.
Vogliamo scorrere la lista dei paesi in cui ha vissuto?
1) Iniziamo dal Belgio dove nacque a Liegi il 13/02/1903.
2) E' la volta della Francia dove il 10 dicembre 1922 arriva a Parigi, avendo nemmeno vent'anni, avendo lasciato un buon posto da giornalista a "La Gazette De Liège" per tentare l'avventura di diventare uno scrittore e poi forse chissà... un romanziere. In Francia oltre che a Parigi abita per periodi più o meno lunghi in una decina di località sparse in tutto il Paese dal sud al nord, dal mare alla campagna.
3) Nel 1945 lascia Parigi per un breve soggiorno in Gran Bretagna (Londra) poco più di due mesi.
4) Arriva a New York il 15 ottobre 1945, ma si traferisce subito in Canada dove rimarrà un anno circa
5) A novembre del 1946 passa negli Stati Uniti d'America dove resterà per circa dieci anni (fino al marzo del 1955).
6) 1955, ritorna in Francia dove si ferma per un paio di anni
7) Nel 1957 decide di trasferirsi a vivere in Svizzera, secondo i più maligni per una questione di vantaggi fiscali (che viste le entrate di Simenon all'epoca non erano certo di poco conto). Altri prendono per buona la sua dichiarazione: aveva bisogno di un Paese, ordinato, pulito e tranquillo e la Svizzera soddisfaceva quelle esigenze. Anche qui cambiò quattro diversi domicili. Ma vi rimarrà fino alla sua morte nel 1989.
Ecco quindi la classifica delle nazioni:
1° Svizzera per 32 anni
2° Francia per 25 anni
3° Belgio per 19 anni
4° Usa per 10 anni.
5° Canada per 1 anno
6° Gran Bretagna per 2 mesi
COME PREPARAVA I ROMANZI: LE FAMOSE BUSTE GIALLE
Pur essendo uno scrittore istintivo che creava intanto che stendeva il romanzo, pur dovendo cadere in "éat de roman" come dice lui stesso, cioè in una specie di trance letteraria, anche Simenon aveva bisogno di qualche appunto che di solito prendeva su delle buste gialle (retaggio di quando era povero e non poteva permettersi di sprecare dei fogli bianchi... ma forse anche una sorta di rituale scaramantico). Ma sentiamo cosa dice in proposito al giornalista Carver Collins che lo intervistò sul tema."Sulla busta scrivo soltanto i nomi dei personaggi, la loro età e la composizione della loro famiglia. Non conosco assolutamente nulla degli avvenimenti che si succederanno procedendo nel racconto. Altrimenti, tutto questo non mi interesserebbe affatto".
A Roger Stéphane (scrittore e giornalista di sinistra, partigiano fondatore del quotidiano "L'Observateur") confermava che lui lì annotava soltanto i dettagli genealogici. "Tutto questo su una busta gialla, non saprei perché. E' una sorta di superstizione. Ho iniziato con un busta gialla e così continuo..."
GEORGES SIMENON, ROMANZI II
E' nelle librerie la seconda raccolta di romanzi di Simenon ( la prima, Romanzi I, era stata edita nel 2004) nella collana La Nave Argo dell'Aldelphi. L'opera comprende i cosiddetti romanzi-romanzi e alcune inchieste del commissario Maigret: La neve era sporca • Le memorie di Maigret • La morte di Belle • Maigret e l'uomo della panchina • L'orologio di Everton • Il Presidente • Il treno • Maigret e le persone perbene• Le campane di Bicetre •L'angioletto • Il gatto • I romanzi e i Maigret non seguono un ordine cronologico.
SIMENON TRADOTTO ANCHE IN IRAN
Dall'IBNA, l'Iran Book News Agency, apprendiamo che in questi giorni stanno uscendo in Iran ben tre romanzi di Simenon. I titoli riportati in inglese sono "The Others", "Maigret and Lonely Man" pubblicati dalla Hermes Publications e "The Knife and the Rope" edito da Nashr-e-Negah. Il titolare delle prime due traduzioni è Shahryar Vaghafipur, mentre la terza è stata realizzata da Karim Keshavarz.
SIMENON, HENRY MILLER E L'INCIDENTE
Henry Miller e Georges Simenon |
SIMENON E L'INCONTRO CON DENYSE, CHE DIVERRA' LA SUA SECONDA MOGLIE
SIMENON, PIPE E TABACCO
Il tabacco preferito, che ora si chiama Royal Yacht Mixture, allora conosciuto come Royal Yacht Club |
Se si fa una ricerca è difficile trovare una foto di Simenon senza una pipa tra i denti o nell'inquadratura, lì vicino a lui. Ed è piuttosto naturale, se crediamo a quanto dice lo stesso scrittore che asserisce di aver comprato la sua prima pipa a tredici anni. Iniziò a fumarla perchè lo faceva sentire più grande. Sembra che da allora non abbia più smesso. La sua collezione arrivò a contare crica trecento esemplari. Insomma, come amava ripetere Simenon, la pipa era divenuta una parte di lui stesso. E d'altronde non aveva mai fumato sigarette, che considerava un oggetto da bruciare in fretta e poi gettare, come per altro anche il sigaro. Il tipo di pipa che prediligeva era quella in radica e dritta, tipologia preponderante nella sua collezione. Ma anche se erano quasi tutte molto simili, Simenon assicura che sapeva riconoscerle al primo colpo d'occhio. E il tabacco? Lui sosteneva di aver sempre fumato Dunhill, un tabacco inglese di ottima qualità, ma molto costoso. Certo quando da Liegi si trasferì a Parigi, nei tempi in cui faceva la fame in una povera stanzetta della pensione Hotel de la Bertha, nel quartiere di Batignolles, non era forse quello il suo tabacco. Ma quando divenne benestante orientò la sua scelta sul Royal Yacht Club, un classico delle miscele più pregiate della Dunhill. Quando poi diventò famoso la casa inglese realizzò una mistura tagliata appositamente per lui, che chiamò "Maigret Cut's".
sabato 20 novembre 2010
BRACCIO DI FERRO TRA GEORGES SIMENON E GASTON GALLIMARD
Simenon e Gallimard |
"Innanzi tutto noi non pranzeremo mai insieme. Odio i pranzi d'affari dove si finisce di parlare di tutto fuorché di affari e dove alla fine si prende l'appuntamento per un altro pranzo d'affari. Il contratto lo discuteremo nel vostro ufficio, alla presenza di una dattilografa, la porta chiusa e il telefono staccato. Così in una mezz'ora decideremo tutto. Inoltre io non vi chiamerò mai Gaston, come sembra qui facciano tutti, e non vi chiamerò nemmeno 'mio caro amico' perché odio questo genere di espressioni. Quando vorrete vedermi mi comunicherete il giorno e l'ora. Io verrò nel vostro ufficio. Discuteremo di tutto. Ma in seguito sarete voi a venire da me! Quando dovremo rinnovare il contratto sarete voi a cercarmi."
MA QUALE DIFFERENZA E DIFFERENZA TRA MAIGRET E NON MAIGRET !
E' Simenon stesso che parla. E lo riporta "Le Monde" nel novembre dell'81 in un'intervista. "Polar? La parola mi irrita. Non ho mai fatto distinzioni tra i Maigret che scrivevo per mio piacere e i miei romanzi...."
SIMENON MADE IN USA
Il 15 ottobre 1945 Simenon, con la prima moglie Tigy e il figlio Marc, arrivano a New York. E' l'inizio del periodo americano. Lo scrittore è... fuggito dalla Francia per paura che il Comitato di Liberazione francese lo mettesse sotto accusa per i suoi affari con i tedeschi durante l'occupazione. Aveva infatti venduto i diritti di molti dei suoi romanzi alla casa di produzione cinematografica "Continental", nata a Parigi nell'ottobre del 1940 e in cui confluivano anche capitali di due colossi berlinesi (Tobis e U.F.A) che dipendevano direttamente dal Ministero della Propaganda tedesco (leggi Joseph Goebbels). Il soggiorno americano di Simenon fu itinerante, il primo periodo lo vede passare in Canada (Saint Marguerite du Lac Masson e poi a Saint Andrews). A settembre del '46 parte alla volta della Florida dove va ad abitare a Brandenton Beach (Saratosa), da dove fa un lungo viaggio a Cuba. Poi trasloca a Silver Springs, non senza essersi prima fermato per un mesetto a Tucson. Poi nel giungo del '48 si spinge più a sud in Arizona (a Tumacaori) al confine con il Messico. Dopo un paio di mesi rientra a Tucson, ma è solo una tappa, perché decide di cambiare residenza prima a Caramel By the Sea e poi a Reno (California). Dopo una puntata a New York, nel luglio del'50, sembra volersi fermare definitivamete alla Shadow Rock Farm a Lakeville nel Conneticut dove rimarrà fino al 1955. Nel marzo di quell'anno lascia definitivamente gli Stati Uniti per tornare a vivere in Europa.
CHI SONO IO ?
Un racconto di Jean du Perry, un libretto di Vieux Suiveur e uno di Georges Sim |
Gli pseudonimi erano parecchi, qui ne riportiamo una ventina (ma forse non sono nemmeno tutti):
Georges Sim, Georges Simm, Jean du Perry, Georges Martin, Gom Gut, Vieux Suiveur Georges d'Isly, Christian Brulls, Luc Dorsan, Gaston Vialis, G. Vialo, Jean D'Orsage, G. Violis, J.K Cherles, Germain d'Antibes, Jean Dossage, Jacques Dersonne.
CANNES 1960: SIMENON GIUDICE E FELLINI IN GARA
A Roma si è conclusa all'inizio di novembre la quinta edizione del "Festival Internazionale del film di Roma". Cinquanta anni fa' (maggio 1960) si svolgeva la 13esima edizione del "Festival del Cinema di Cannes". Chi ricorda che allora il presidente della giuria fu Georges Simenon? Tra i film in concorso di una strepitosa sezione ufficiale ricordiamo "L'avventura" di Michelangelo Antonioni • "Le trou" di Jacques Becker, • "La fontana della vergine" di Ingmar Bergman • "La dolce vita" di Federico Fellini • "Mai di domenica" di Jules Dassin • "Ombre bianche" di Nicholas Ray • "Violenza per una giovane" di Louis Buñuel • "I monelli" di Carlos Saura. Simenon in quell'occasione conobbe personalmente Fellini e scoccò una scintilla tra i due che si trasformò non solo in un'amicizia, ma anche in una notevole stima professionale reciproca e addirittura in un idem sentire. Va da sè che Simenon fece fuoco e fiamme per far vincere Fellini la Palma d'Oro. E pur tra mille polemiche e contestazioni ci riuscì, anche se giurò di non voler mai più presiedere una giuria. Ma intanto il "magico" incontro con Fellini era avvenuto
COLETTE A SIMENON: TROPPA LETTERATURA
Simenon nel 1923, da poco arrivato a Parigi, cercava di pubblicare i suoi racconti. Uno dei giornali più ambiti era "Le Matin", di cui responsabile della pagina dei racconti era nientemeno che Colette. Molti sgomitavano per quelle colonne sul quotidiano e molti più ferrati e introdotti di lui. Per mesi i racconti che Georges portava venivano rifiutati, ma per ognuno restituito lui ne aveva sempre un altro pronto. Ma questo ciclo un giorno s'interruppe. La segretaria non gli restituì il racconto, ma gli disse di aspettare. Colette voleva parlargli e alla fine fu introdotto nel suo ufficio.
"Mio piccolo Sim (questo era la pseudonimo con cui firmava i suoi scritti e il "piccolo" si riferiva ai suoi vent'anni) non ci siamo ancora. Ci siamo quasi. Ma non del tutto - Colette parlava ad un Simenon attonito e completamente in soggezione - Siete troppo... letterario. Basta con la letteratura! Sopprimete tutta la letteratura e funzionerà".
Ci vollero altri due tentativi. Finalmente il 27 settembre 1923 su "Le Matin" veniva pubblicato il racconto "La petite idole" a firma Georges Sim. E fu il primo di una lunga serie.
"Mio piccolo Sim (questo era la pseudonimo con cui firmava i suoi scritti e il "piccolo" si riferiva ai suoi vent'anni) non ci siamo ancora. Ci siamo quasi. Ma non del tutto - Colette parlava ad un Simenon attonito e completamente in soggezione - Siete troppo... letterario. Basta con la letteratura! Sopprimete tutta la letteratura e funzionerà".
Ci vollero altri due tentativi. Finalmente il 27 settembre 1923 su "Le Matin" veniva pubblicato il racconto "La petite idole" a firma Georges Sim. E fu il primo di una lunga serie.
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