Le due facce del famoso commissario, duro e implacabile con certi assassini, invece comprensivo e quasi solidale con i piccoli delinquenti, spesso vittime di situazioni più grandi di loro. E in proposito non va dimenticato il suo motto: "Comprendere e non giudicare".
SIMENON SIMENON. MAIGRET: THE GOOD COP AND THE BAD COP
The two faces of the famous inspector, hard and unforgiving with certain assassins, however sympathetic and almost solidarity with the poor criminals, often the victims of situations too strong for them. And in this regard we should not forget the motto of Maigret: "To understand and not judge".
Les deux faces du célèbre commissaire, dur et impitoyable avec certains assassins, mais sympathique et presque indulgent avec les pauvres délinquants, souvent victimes de situations trop difficiles pour eux. Et à cet égard, nous ne devons pas oublier la devise de Maigret: "Comprendre et ne pas juger".
A
volte, nel corso delle sue indagini o alla fine di un’inchiesta, il
commissario Maigret si mostra assai duro, addirittura cattivo nei
confronti di certi criminali, ma anche con quelli che compiono i loro
delitti con particolare efferatezza.
È il caso, per esempio, di
Philippe Deligeard, il gaudente nullafacente di provincia, il raffinato
perdigiorno, l’assassino della zia Joséphine Croizier: la vecchia
signora di Bayeux, dalla quale il malvagio nipote spera d’ereditare,
prima del tempo, le ingenti ricchezze, per poter con queste - ora che è
pieno di debiti e privo di proprie sostanze, avendole tutte sperperate -
continuare a mantenere un alto tenore di vita.
Al momento di
smascherarlo, nell’ufficio del procuratore della Repubblica, Maigret usa
parole da cui trapela un rancore quasi palpabile:
«Siamo di
fronte a uno dei delitti più ignobili che io conosca…» E subito
aggiunge, ma non certo con ammirazione: «Nello stesso tempo a un delitto
quasi perfetto», volendo piuttosto sottolineare la lucida, fredda e
spietata determinazione dell’assassino.
Altre volte, invece, il
commissario sa essere molto indulgente verso taluni personaggi i quali,
pur vivendo al di fuori della legge, non si rendono mai responsabili di
omicidi (tanto meno efferati), ma rivelano anzi, nelle loro azioni pur
sempre criminose – di solito truffe o furti dal “sapore” spesso
rocambolesco, doti di astuzia, di intelligenza, di spregiudicata
intraprendenza.
Uno di questi personaggi è l’ex appartenente
alla Legione Straniera Honoré Cuendet, ladro di professione, il cui
cadavere, orribilmente sfigurato, viene trovato una notte al Bois de
Boulogne, e del cui caso il commissario prende a occuparsi non senza
pena nel cuore, dal momento che l’uomo ucciso gli era ben noto e, per
certi aspetti, perfino simpatico.
In conclusione, possiamo
affermare che il nostro Maigret, del tutto intransigente e nemico dei
criminali più cinici, più brutali, denota invece una certa pietà e
comprensione per quanti al crimine sono costretti, talora, da disgrazie,
da miserie o, in generale, da un destino terribilmente avverso, come è
stato quello di Honoré Cuendet.
Paolo Secondini
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