"...No, è un'altra leggenda. Non mi identifico in Maigret. Non ho mai immaginato di somigliare a Maigret..." (intervista di R. Stéphane -1963)
La frase è di Simenon, perentoria e non ammetterebbe repliche o contraddittori. E' un argomento su cui molto si è scritto e si dibatte ancora. Certo come tutti i personaggi creati per essere seriali, quando Simenon mise insieme le caratteristiche di un commissario della polizia parigina, non poteva non corredarlo di alcuni tratti tipici di sé. Ma questo è un processo in cui prima o poi ogni scrittore si ritrova coinvolto più o meno consapevolemente.
Comunque il concetto non giudicare ma comprendere, caro a Simenon, e il motivo per cui il commissario era soprannominato il riparatore dei destini sono molto vicini, come non molto lontani sono certi giudizi formulati sull'alta società e la ricca borghesia dal romanziere e il sospetto e il disagio che procuravano al commissario. Insomma potremmo continuare, ma è proprio Simenon a mettere i puntini sulle "i".
"...Certo finisco per entrare nella sua pelle... le stesse reazioni. E' chiaro che quando Maigret ad un certo punto è seduto su una terrasse e sta per gustarsi un po' di sole e un bicchiere di birra, io condivido il suo umore... Ma non dò le mie idee a Maigret... Quando Maigret esprime un giudizio qualsiasi su un qualunque criminale non è necessariamente il mio. E' quello che deve ragionevomente avere un signore che da venticinque anni fà il commissario a Parigi...".
Inoltre c'è la questione dell'età, su cui Simenon è più volte tornato.
Quando ha creato il commissario, lo scrittore aveva ventisette anni mentre il suo personaggio era circa sui quarantacinque. Dal suo modo di vedere era quindi un signore di mezza età, grosso, un po' goffo, lontano dalla sua giovinezza, dal suo stato fisco e dal suo modo di pensare. Poi, passando gli anni, se lo è ritrovato coetaneo un suo pari di cui capiva maggiormente le abitudini, le reazioni, le debolezze. Infine (anche se ad un certo punto lo manda in pensione, ma poi nelle successive inchieste torna il commissario di prima) se lo ritrova più giovane di sè e assume nei suoi confronti un tono quasi paterno.
Poi, dopo aver negato di identificarsi con Maigret, in una chiacchierata con Francis Lacassin, nel 1975, si lascia scappare "... E' uno dei pochi, se non il solo personaggio che ho creato, che ha dei punti in comune con me. Tutti gli altri sono quasi tutti lontani da me..."
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