martedì 23 luglio 2013

SIMENON. MAIGRET A BRATISLAVA CON... CREMER


Ieri, come ci informava www.port.sk, la televisione della capitale slovacca, Bratislava, mandava in onda una puntata della serie franco-svizzero-belga di Maigret, quella interpretata da Bruno Crémer. E' la più recente (se non calcoliamo la serie trasmessa da Canale partita nel 2004 e fermatasi al secondo episodio), iniziata nel '91 e conclusasi, dopo 54 episodi, nel 2005. La fama di questo Maigret, in Francia considerato "più Maigret" del suo predecessore, l'attore Jean Richard (serie del 1967- 1990 - ben 88 episodi) è arrivata in varie televisioni dell'Europa dell'est. Quell'est Europa di cui Simenon ci racconta nella sua infanzia. Già, perchè quando il padre, ammalato di cuore, non potè più lavorare, la casa dei Simenon, in seguito all'inizativa della madre Henriette, diventò un pensionato per gli studenti russi, polacchi, e dell'est Europa in genere, che arrivavano a Parigi per frequentare l'università. Questo dette al piccolo Georges delle conoscenza in più, venendo in contatto con culture così diverse da quella belga. Tuto ciò si riverbererà poi anche nelle sue letture, facendolgi amare quei classici russi, peraltro in un età in cui i bambini leggono tutt'altro. Ma fu anche un'esperienza dolorosa. Lui e il padre erano sempre messi in secondo piano, sulle stanze da poter occupare, all'ora di pranzo o di cena quando dovevano cedere il posto (e talvolta il pasto) ai pensionanti che pagavano. D'altronde Henriette era una donna dura che rimproverava al marito di non aver fatto carriera finchè lavorava e forse arrivava a fargli addirittura una colpa per il fatto di essere malato. Georges, invece, sebbene fosse il primogenito, veniva sempre dopo Christian, il fratello minore che era il preferito dalla madre, la quale non si preoccupava di nascondere questa predilezione (e di questo se ne trova traccia anche il "Lettre à ma mére" che Simenon scrisse, ormai anziano, nel 1974).
E così il cerchio si chiude. Quel piccolo belga che nel 1910 si stringeva in casa propria per far spazio ai ragazzi dell'est, diventato romanziere di successo è stato cooptato dalle tv di mezzo mondo per produrre delle serie di Maigret  in Francia, come in Russia e fino in Giappone. E le traduzioni delle produzioni in lingua francese delle avventure del suo personaggio di Quai des Orfèvres arrivano anche in paesi come la Slovacchia.
Ieri gli abitanti di Bratislava hanno così visto Maigret e le port des brumes, andato in onda in Francia con Crémer protagonista, nel febbraio del 1966, basato sul romanzo uscito nel maggio del 1932, per i tipi di Fayard, il dodicesimo della prima serie.

lunedì 22 luglio 2013

SIMENON, UN ROMANZIERE... TROPPE IDEE SBAGLIATE...


L'ambizioso. Così spesso si sente definire Simenon. E poi giù a sciorinare il numero incredibile di racconti popolari, romanzi, Maigret, novelle, saggi, articoli che ha scritto nella sua vita nella convinzione che questi numeri siano una dimostrazione della sua ambizione.
In realtà la sua vera ambizione era tendere all'essenziale. Non solo nella scrittura, ma anche nella vita. Certo non si fece mai mancare comodità e talvolta anche il lusso del superfluo, ma per esempio cercò sempre di sistemarsi in luoghi non alla moda, dove non dovesse "sostenere" la parte dello scrittore di successo (e non gli piacevano ricevimenti, cerimonie e festeggiamenti letterari). Da Parigi, fuggì nel '32 per andare a vivere in Vandea, a La Rochelle, dove visse per dieci anni in piccoli paesini, se non in campagna. Poi L'America, ma mai a New York, Chicago, Los Angeles, Boston... no. Sempre piccoli centri o in ranch come quello dove passò gli utlimi cinque anni (Shadow Rock Farm), in Connecticut, nei pressi di Lakeville. E quando tornò in Europa si stabilì definitivamente nei dintorni di Losanna. Si dirà, ma spesso la sistemazione era in castelli principeschi (o in quella villa un po' megalomane ad Epalinges, progettata da lui stesso...). Certo, ma non scordiamoci che visse anche in un appartamento in un palazzone, all'ottavo piano, prima di traferirsi definitivamente nella piccola casa rosa di rue de Figuiers. E a tal proposito disse a Fellini: "... sogno di avere una piccola stanza in una via piena di negozi, e scrviere senza che questo mi renda più di quello che mi serve per mangiare... non sono mai stato ambizioso...".
Qualcuno  obbietterà che questa frase non è stata pronunciata a cinquant'anni, ma quai a settantacinque, quando ormai aveva smesso di scrivere romanzi da tre anni ed era entrato in fase di declino.
Ma anche a 58 anni aveva un atteggiamento particolare, ad esempio sul denaro: ".. dico spesso che il denaro non è altro che l'uomo in conserva... perchè una qualsiasi somma rappresenta tante ore di lavoro, giorni, mesi di vita dell'uomo. Chiuderli in una cassaforte, questi che rappresentano uno spaccato di vita... E' una cosa che mi fà orrore Al puno tale che certe volte mi è capitato di fare degli acquisti folli per ritrovarmi a zero ed essere costretto a ricominciare a lavorare...".
Altra idea molto diffusa. Le atmosfere di Simenon... "il romanziere d'atmosfera! Ma porca miseria, se non ci fosse un'atmosfera il romanzo sarebbe mutilato. - si lamenta Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud -  E ' un po' come se, parlando di un uomo, si dicesse: Respira! Se non respirasse sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera sarebbe un romanzo nato morto...".
I Maigret, sarebbero stati scritti, perché più popolari e con vendite superiori ai romans-durs. Simenon ne avrebbe scritti così tanti per questioni ecnomiche.
"... non scriverei mai dei Maigret  per far soldi, in fretta e costi quel che costi - spiegava il romanziere nel '48 al suo ultimo editore Sven Nielsen di La Presse del CitéIo continuo tranquillamente secondo la mia ispirazione. E' un'opera che ho iniziato 25 anni fa' con convinzione, e se ci sono dei "bassi" saranno compensati da "alti", sia per me come per il mio editore. Non chiedo di partire a razzo. Non produco né del sapone, nè del dentifricio...".
E ci vogliamo fermare qui.

domenica 21 luglio 2013

SIMENON. FAUBOURG SEMPRE IN CLASSIFICA


Ancora tiene. Il Faubourg di Simenon, da alcuni considerato un capolavoro, da altri un romanzo difficile e non certo popolare, continua ad essere presente nelle classifiche dei libri più venduti.
Forse, ma di solito il libri firmati Simenon non ne hanno poi così bisogno, l'attenzione della stampa ha dato il suo contributo. Se pensate che in una dozzina di giorni sono ultimamente usciti articoli e recensioni su Corriere della Sera, il Giornale, L'Arena, La Gazzetta di Lucca, La Repubblica, ma poi anche su diversi siti e blog (Europaquotidiano.it,  Daring to do, Sololibri.net, etc...), ed è già passato quasi un mese dalla sua uscita.
L'attenzione dei media quando si parla di Simenon e/o Maigret, in qualche modo si manifesta e quell'efficiente circuito di passaparola degli appassionati simenoniani ci mette pochissimo a mettersi in moto e trasmettere velocemente la notizia.
Comunque, dicevamo, a un mese dalla sua uscita su TuttoLibri del La Stampa (sabato 20) lo  vediamo scalare un posto e salire alla 6a posizione della Narrativa Straniera. Su La Lettura del Corriere della Sera (oggi 21) presiede saldamente il 13° posto come lla settimana scorsa, stessa sezione. Su R2Cult de La Repubblica (oggi 21) anche qui non si muove dalla 9a posizione degli stranieri. Per quanto riguarda i libri più venduti su internet, ci accorgiamo che se perde qualche posizione (sei per l'esattezza) sulla piattaforma I.B.S. scendendo al 19° posto, invece sulla Feltrinelli.it sale due posizioni, classificandosi all'11° posto. Su Rizzoli.it non compare nella Top Ten e su Amazon non si trova nemmeno tra i primi cento.

sabato 20 luglio 2013

SIMENON. NON PIU' ROMANZIERE... L'ALTRA VERSIONE DE "LA FIN"...


Siamo alle solite. L'universo simenoniano è talmente vasto e variegato che non si finisce mai di scoprire nuovi fatti e nuove versioni. Qui parliamo di un momento fondamentale, nel 1972, quando Simenon decise di smettere di scrivere. C'è la storia che tutti, lui compreso, raccontano. Quella del romanzo nemmeno iniziato, quel Victor, di cui ci sarebbero solo alcuni appunti su una delle solite buste gialle. Ma quello che sarebbe mancato, secondo la versione accreditata anche da Simenon, era l'état de roman... quella trance creativa che, a detta dello scrittore, era l'indispensabile stato per scrivere le sue opere. Quel 20 settembre non c'era verso che quel état arrivasse e dopo qualche ora, c'erano solo quegli scarabocchi e quel probabile titolo. Era il sgnale della fine.
Le cose sono andate davvero così? O perlomeno questa causa-effetto (mancanza di "ètat de roman" e fine della carriera di romanziere) é spiegabile così semplicemente?
C'è una intervista concessa nel '73 ad un giornalista svizzero, Henry-Charles Tauxe, che scriveva per 24 heures - Feuille d'avis de Losanne in cui le cose sono raccontate in modo diverso.
"....da novembre del '71 soffrivo molto frequentemente di vertigini. Era molto spiacevole e volevo sapere se fossero curabili e si potesse guarirne. Perciò mi ricoverai in una clinica. Sono riusciti a diminuire questo mio fastidio, lo hanno ridotto a cinque minuti, mentre prima durava circa un'ora. Solo che, per scrivere i miei romanzi, occorreva che io fossi al cento per cento in piena forma. Soprattutto con il passare del tempo, i romanzi diventavano sempre più difficili da redigere. Fu allora che presi la decisione di smettere...".
Quindi le sue non buone condizioni fisiche furono il motivo vero dell'abboandono della scrittura? Va ricordato che in altri contesti Simenon aveva lamentato che scrivere in quell'ètat de roman era sempre più faticoso, e che lo stress di mettersi completamente nella mente di un suo protagonista diventava sempre meno sopportabile. Quell'entrare nella testa di un'altro e di uscirne era un'operazione sempre più gravosa. E per dimostrarlo citava la lunghezza dei suoi romanzi: all'inizio erano composti da dodici capitoli, ma alla fine non arrivavano che a sette (ricordiamo che lui di media scriveva un capitolo al giorno).
Mancanza di ètat de roman e problemi fisici forse erano complementari. Magari costituivano due facce di una situazione che lo vedeva impegnato da oltre quarantina d'anni. E, arrivato alla soglia dei settant'anni, Simenon era probabilmente logorato e non solo dal suo sforzo creativo, ma anche da una vita in cui non si era mai risparmiato su nessun fronte.
"... io vivo nella pelle dei miei personaggi. Almeno ogni due mesi, c'erano dei personaggi che volevano nascere... Ora, all'improvviso, voglio vivere la mia vita per me, mi sento liberato, mi sento felice, una serenità completa - continuava a spiegare Simenon a Tauxe - Ero divenuto schiavo dei miei personaggi. Era molto faticoso. Ora non gli permetto d'impormi la loro presenza. Li tengo a distanza... sono rintrato nella mia pelle, nella mia personale vita e non ho più la forza di creare dei personaggi...".
Quello che emerge sempre più chiaramente è la presenza di varie concause, il logoramento, l'età, la salute... Ma, quello che non smette di stupire, é come sia possibile che un personaggio il quale dello scrivere aveva fatto per oltre cinquant'anni la sua ragione di vita, potesse smettere così all'improvviso, ma soprattutto senza evidenti rimpianti.
E sono ancora le sue parole in quell'intervista che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.
"...E' un lato del mio carattere: quando io tronco con qualcuno o con qualcosa, non torno mai indietro, non ci penso più. E' chiuso...Quando ripenso ai romanzi questo non mi dice più nulla: è come se tutto questo fosse stato scritto da qualcun'altro. Ho consacrato tutta la mia mia vita ai romanzi, ne ho scritti 214, adesso provo il bisogno di tirare un respiro - e tanto per essere più chiaro - ... Se avessi continuato, mi sarei ucciso nel giro di due o tre anni...".

venerdì 19 luglio 2013

SIMENON E IL CINEMA, DUE EVENTI IN USA: "DARK NIGHTS" A BERKLEY E "CINE-SIMENON" A NEW YORK





















L'informazione la prendiamo dall'edizione europea on-line del Wall Street Journal. Ieri infatti ha pubblicato un articolo, a firma Kristin M.Jones, con un titolo molto intrigante Visions of the Dark. L'intervento è lungo e ripercorre alcune delle tappe salienti della vita e dell'opera di Simenon. E' l'occasione per la Jones per sottolineare il rapporto piuttosto stretto tra i romanzi del nostro e il cinema, sia per i romans-durs come per i Maigret, tanto che alcune volte, afferma la giornalista, sembra di vedere proiettato quello che si sta leggendo. E per la Jones è anche una questione di come la scrittura di Simenon evochi i colori e le luci, gli stessi che in un film fanno l'atmosfera e danno il taglio alla scena. E' la visione "dark" citata nel titolo e indicata per romanzi come Trois Chambre à Manhattan, o Feux Rouges oppure Les Frères Rico... e a volte è il chiaro-scuro della nebbia, altre invece la luce particolare di un piccolo bistrot... Insomma una lettura molto cinematografica dell'opera di Simenon che tra luglio e agosto avrà due momenti importanti negli States. Infatti in questi giorni è in corso a Berkley (California) Dark Nights (11 luglio - 29 agosto), una retrospettiva dei flim tratti dai romanzi simenoniani al "Berkley Art Museum & Pacific Film Archive di Berkley". Verranno proiettati una dozzina di film di pretigiosi registi come, tra gli altri, Marcel Carné, Claude Chabrol, Bertrand Tavernier, Bèla Tarr e Julien Duvivier.
Invece dall'8 al 21 agosto a New York si svolgerà Ciné-Simenon: Georges Simenon on Film presso l'Anthology Film Archives a New York. Il programma dei film ricalca un po' quello di Berkley, anche qui dodici film e quasi gli stessi registi: La Marie du Port (Marcel Carné), The Clockmaker (Bertrand Tavernier), Three room in Manhattan (Marcel Carné), The man of the Eifel Tower (Burgess Meredith),  A Man's nek (Julien Duvivier), The Man from London (Belà Tarr), Monsieur Hire (Patrice Le Conte), A life in the balance (Harry Horner & Rafael Portillo), The men who watched the trains go by (Harlod French), The bottom of the bottle (Henry Hataway), Betty (Claude Chabrol), The brothers Rico (Phil Karlson), Red Lights (Cédric Kahn), The last train (Pierre Granier-Deferre).
Un'estate americana all'insegna delle storie di Simenon, delle sue vicende cupe che gli americani chiamano noir o dark e che fanno concludere l'articolo alla Kristin M.Jones "...non importa quanto sia perso nel buio, il protagonista delle storie di Simenon potrebbe essere uno qualsiasi di noi".

giovedì 18 luglio 2013

SIMENON. UN AUTOREVOLE SAGGIO SU MAIGRET ATTRAVERSO... LE SUE COPERTINE

Alcune delle copertine di Maigret, frutto della ricerca di Murielle Wenger e oggetto del suo interessantissimo studio

Murielle. E' un nome che dice molto ai nostri lettori più affezionati. Murielle Wenger, per chi non lo sapesse, è una delle più competenti ed assidue attachées del Bureau Simenon-Simenon. La sua maggiore specializzazione è Maigret, argomento per cui è un'attiva e importante colonna del sito www.trussel.com. E, non ultimo, é l'ideatrice e l'autrice del sito Enquetês de Maigret (www.enquetes-de-maigret.com).
Oggi vogliamo segnalare l'ultima fatica di Murielle, intitolata De monsieur Gallet à monsieur Charles, enquêtes en images. Si tratta di un vero e proprio saggio sul significato delle copertine, sulla scelta degli editori, francesi e stranieri, del loro rapporto con i contenuti. A questo proposito vogliamo utilizzare alcune delle parole che Murielle ha scritto nell'introduzione di questo studio: "...Ci è parso quindi giusto occuparci delle illustrazioni proposte per i romanzi Maigret, in lingua francese, come per le edizioni in lingua straniera, e vedere come gli editori e gli illustratori hanno operato le proprie scelte, quali sono stati i criteri utilizzati per fornire al lettore la voglia di aprire il romanzo. Che cosa traggono dal titolo o dalla trama per illustrare una copertina. Qual è la scelta più utilizzata per un dato titolo? Come il titolo in sè stesso influenza le scelte? L'illustratore quali indici testuali utilizza? Cosa ci dicono queste scelte sulla conoscenza che ha l'illustrtore (o il suo committente) del libro stesso e del mondo di Maigret? A queste e ad altre domande cercheremo modestamente di rispondere, senza pretendere di essere esaustivi...".
La nostra Murielle è molto modesta. Qui si tratta invece di uno studio ponderoso che si snoda attraverso una trentina di pagine, con la pubblicazione di centinaia e centinaia di copertine di tutti i paesi del mondo, frutto di una ricerca durata anni (e che ad avviso di Murielle non è ancora terminata). L'analisi, il confronto e la comparazione di copertine, diverse per epoca, per editore, per paese, ci dicono molto del mondo del commissario Maigret e di come gli editori di tutto il mondo hanno inteso trasmettere questo personaggio ai propri lettori. 
Per quello che è a nostra conoscenza, si tratta di un saggio unico e che costituisce un vero e proprio punto di riferimento sia per gli appassionati che per gli studiosi. E' una panoramica delle varie interpetazioni della copertina che Simenon stesso riteneva molto importante, tanto da riuscire ad imporre a Fayard, delle inedite scelte fotografiche che occupavano tanto la prima quanto la quarta di copertina. E il risultato di Murielle è davvero straordinario. Consigliamo di scorrere queste trenta pagine, anche a chi non conosce la lingua francese, infatti già la sola visione di tutte quelle copertine è di per sè estremamente eloquente e significativa. 
Comunque non possiamo non farle i complimenti perché, ancora una volta, ha dimostrato la sua estrema competenza, la sua capacità di elaborare saggi corposi e approfonditi e originali... ma soprattutto il suo grande amore per Jules Maigret. 

mercoledì 17 luglio 2013

SIMENON. COME VOLEVASI DIMOSTRARE, IL FOGLIO SVOLAZZA IN RETE E LE SUE BAGGIANATE... FARANNO DANNI

Torniamo brevemente sul post scritto ieri e postato oggi che, andatelo a rileggere, riguardava l'ennesima baggianata su Simenon, citando un inesistente pamphlet contro il "razzismo" dello scrittore, articolo apparso due o tre giornai fa' su Il Foglio... sì proprio quello diretto da Giuliano Ferrara. Oggi è ben visibile in rete, su Google News, alla voce Le nuove streghe (stesso titolo dell'articolo). Qui non ci interessa chi è l'articolista, se è conosciuto o un'oscuro stagista, qui non ci interessa se è bravo o solo incostante e non ci interessa nemmeno pubblicare il suo nome.
Ci interessa che quanto ha scritto nel suo articolo produce oggi la sua prima conseguenza. Non solo è da giorni sul sito del giornale, ma ora è anche riportato da Google News... Fà il suo effetto...eh?
E chi lo andasse a leggere, e magari fosse incuriosito da questa citata pubblicazione di Pierre Assouline che attacca il "razzista" Simenon, perderebbe tempo e fatica a cercarlo, perchè semplicemente non esiste, né in italiano né tantomeno in francese.
Ma intanto prima e poi si sentirà lo stesso dire"... ma lo sai che ho letto su internet che Simenon era un razzista? Eh... sì..sì... ci hanno scritto anche un libro... e lo diceva anche un giornale... non sono mica chiacchiere...".
Beh... non saranno chiacchiere... ma chi lavora così, e aspirerebbe magari a scrivere di cultura, se scrive a questi livelli finisce per solo a sguazzare nella palude della disinformazione, goffo, sciatto e superficiale. Contenti loro... Si vede che a Il Foglio si contentano di poco... anzi, di così poco.

SIMENON-SIMENON FA' POLEMICA, E QUESTA VOLTA CON "IL FOGLIO"

Basta. Non se ne può più. Capiamo che la popolarità porta molti a parlare e scrivere a proposito o a sproposito dei personaggi famosi. Basta un sentito dire o una voce per imbastire un paragone, per inserire qualcuno in una lista, per sostenere, con parole estrapolate da un discorso più complesso, una tesi o un'altra sua opposta.
Quante volte abbiamo letto, nella presentazione di un nuovo scrittore di gialli italiano o straniero "... in questo personaggio si ritrova un po' del Maigret di Simenon...". E' ormai stucchevole. Basta che non ci sia azione forsennata, e sia presente una minima vena psicologica, ecco che scatta il paragone con il commissario simenoniano. Non parliamo poi della dicitura "atmosfere simenoniane" di cui pullulano le presentazioni, le critiche delle novità librarie...
Nel caso che prendiamo in esame però la cosa è più grave. In data 15 luglio Il Foglio pubblicava un articolo intitolato Le nuove streghe, dove il sommario recitava "Bigotta e islamofoba: i guardiani del politicamente corretto accusano Joyce Carol Oates. E non salvano Mark Twain né Pippi Calzelunghe".
E nell'articolo una sfilza di citazioni di personaggi che sono stati perseguitati dai politicamente corretti, secondo il giornale diretto da Giuliano Ferrara: Roald Dahl,  il drammaturgo elisabettiano Christopher Marlowe, Tolkien, Martin Amis, George Steiner, Scott Turow, e in mezzo a questi e altri nomi affastellati, capita anche Georges Simenon. Di cosa è accusato? Razzismo. Chi lo accusa?... Pierre Assouline. Queste le parole dell'articolo "Per l’editore Julliard, in Francia, è uscito un duro attacco anche al “razzista Georges Simenon” a firma di Pierre Assouline".
Allora per chi non lo sapesse, (e l'articolista evidentemente non lo sa) Pierre Assouline è uno dei biografi più autorevoli di Simenon. Per la casa editrice Juillard, ha scritto una biografia che noi riteniamo (ma siamo in buona compagnia) la più completa, quella più approfondita e la più affidabile. Ma si tratta di un'opera del 1992, quindi di più di vent'anni fa'. Non è una pubblicazione, recente, o di qualche anno fa' come con lo sbrigativo accenno fà supporre l'articolista de Il Foglio. E, per di più, non si tratta affatto di un pamphlet di accuse di razzismo a Simenon. Si tratta invece di una biografia di 650 pagine, più un altro centinaio di pagine tra appendici, note e apparati vari. Certo tra le innumerevoli vicende viene anche raccontata l'accusa di "collaborazionismo" con il governo filo-nazista di Parigi, le difese dell'autore, i meccanismi dell'incriminazione. Ma non si può scrivere che è uscito "un duro attacco al razzista Georges Simenon"... non è solo disinformazione, è una "toppa" troppo grossa, e anche la dimostrazione che, pure quando non si è sotto la pressante fretta che a volte impone la cronaca, non si "perde" tempo a controllare. Chi scrive fà il giornalista da quarant'anni e quindi sa bene che le pagine culturali sono "precotte", cioé preparate prima, talvolta molto prima, soprattutto quando non hanno a che fare con l'attualità, come l'articolo in questione.
E' quindi solo sciatteria, poca professionalità, abitudine a dare le notizie in questo modo, orecchiando i "si dice" e appigliandosi agli stereotipi... e il gioco è fatto.
Male... è fatto male.
Ma questo è un segno, soprattutto per un quotidiano spesso di sole quattro pagine, di quale cura e attenzione venga posta nel lavoro redazionale. E il lettore di fronte a questi casi si domanderà leggittimamente: ma per gli altri articoli potrò fidarmi? E il Direttore se ne accorge di certe cose? E cosa dirà di tutto questo?  

martedì 16 luglio 2013

SIMENON. ITALIA BATTE FRANCIA 111 A 41

Proporzioni ebook italiani/francesi su Maigret
Parlavamo nel post di ieri, delle nuove tecnologie che ormai vengono usate comunemente nell'industria culturale, dagli editori, dai lettori in un trend che è decisamente in aumento.
E, a proposito di queste tecnologie, non potevamo non parlare degli ebook, cioé i libri digitali che si leggono preferibilmente con un lettore apposito, l'ereader, o anche con i tablet o su un computer, anche se gli schermi di questi ultimi due non sono adatti a leggere a lungo, come richiede un libro.
Ma queste sono cose che ormai sanno tutti, o quasi tutti. Quello che invece io non sapevo riguarda gli ebook di Simenon reperibili sulle piattaforme di vendita on-line.
E ci è venuto in mente questo argomento perchè abbiamo letto una notizia che viene dalla Francia. Omnibus, l'editore che oggi lì edita l'opera simenoniana, fà sapere che ormai sono 41 i titoli di Simenon disponibili in digitale. Di questi  21 sono Maigret e 20 romans-durs.
La mente ci è corsa all'editore italiano. La domanda era: chissà qual é la nostra situazione, di paese bollato da un digital-divide molto marcato rispetto ai livelli europei, insomma... le cose non ci facevano ben sperare.
E invece... Invece in questo caso... Italia batte Francia 111 a 41.
Sembra il risultato di una partita di rugby (ma in questo i francesi sono molto più forti di noi) ma, per Simenon, Adelphi in questo caso vince su Omnibus di diverse lunghezze. Nello specifico la parte del leone la fanno i titoli di Maigret (93), ben di più dei romanzi che sono 18.
Ma quello che sorprende è il fatto che un catalogo Adelphi Ebook, composto di  271 titoli, ben 111 sono di Simenon (e quindi un po' meno di un terzo di tutta l'Adelphi Ebook è rappresentato da Maigret). Sono numeri che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, l'importanza dell'autore per la casa editrice milanese.
Le nostre previsioni?... Beh, i romans-durs sono ancora di là da finire e non destano preoccupazioni. Maigret, invece per il quale siamo agli sgoccioli anche con le raccolte di racconti, prevediamo che potrà vivere un'altra giovinezza con gli ebook, come successe con Adelphi dopo il periodo Mondadori... Ma occorrerà aspettare però ancora un po'...

lunedì 15 luglio 2013

SIMENON SIMENON. BIOGRAFIA ATIPICA: OVVERO COME RACCONTARE OGGI UNA VITA DEL SECOLO SCORSO

Oggi...per iniziare bene la settimana, parliamo un po' di noi! A parte gli scherzi, prendiamo spunto da quello che facciamo quotidianamente per un discorso più generale. Chi segue da un po' Simenon-Simenon avrà qua e là colto alcune sue singolari caratteristiche, per esempio l'asistematicità che gli è tipica, e altri elementi di questa biografia sul web che dura da oltre due anni e mezzo. Biografia atipica non solo per la sua forma, ma anche perché i temi trattati che si riferiscono allo scrittore, sono pubblicati senza un ordine o un criterio omogeneo. A volte è la cronaca che offre lo spunto, a volte un'uscita editoriale, spesso un anniversario, oppure una coincidenza di date... Così, a volte, anche un po' alla rinfusa, ma d'altronde come succede nella vita stessa che ci propone giorno per giorno, mischiandoli, amori, sorprese, nuove concoscenze, delusioni, idee, ricordi...
E d'altronde una biografia che vive una propria vita, che cambia giorno per giorno, che ci accompagna in un percorso quotidiano, non può avere le stesse caratteristiche ordinate, programmate e organizzate come quelle dei contenuti veicolati da libri cartacei o da ebook. Qui è tutto un divenire, un work in progress dove sovente gli stessi avvenimenti o temi analoghi vengono ripresi dopo qualche tempo sotto un taglio diverso o magari a causa di novità che ne cambiano significato e lettura.
E questo non é solo il segno della "pazzia" di chi questo Simenon-Simenon l'ha ideato. O non è solo questo. Senza voler esagerare, potremmo dire che è il segno dei tempi che cambiano. E cambia con loro anche il modo di produrre la cultura e di fruirne. Gli strumenti che le nuove tecnologie ci forniscono, a nostro avviso, non possono essere ignorati. Sono un'evoluzione e offrono possibilità prima impensate. Da carta e penna, passando per la macchina da scrivere, per le macchine elettriche, arrivando ai computer e infine ad internet, nel 2010 quando abbiamo iniziato quest'avventura, ci sentivamo in qualche modo obbligati a non scrivere l'ennesima biografia su carta e in digitale. Ecco quindi nascere questo blog (e forse ormai anche la definizione di "blog" sta un po' stretta a Simenon-Simenon), dove oltre ai post, quotidiani, oltre all'interattività con i lettori che intervengono con i loro commenti ma anche con veri e propri post, ci sono filmati, classifiche dei post e dei commenti più letti, c'è una rassegna stampa internazionale quasi quotidiana (nel mondo dei media si parla molto di Simenon), motori di ricerca per trovare l'argomento che interessa... Insomma una formula diremmo obbligata, se vogliamo essere al passo dei tempi come lo era Simenon. Ricordiamo qui solo alcune delle sue idee-novità: le prime copertine interamente fotografiche (quelle per i Maigret), il lancio mediatico del commissario che avvenne al di fuori dei canoni tradizionali e con metodi che oggi sarebbero chiamati "marketing strategico", la cadenza quasi da rivista mensile (soprattutto per i primi Maigret, quelli di Fayard), e poi comunque un'appuntamento quasi regolare con i propri lettori alternando romanzi e Maigret. Insomma un modo del tutto innovativo di fare il romanziere. E siamo sicuri che se fosse oggi, nel 2013, ancora seduto a scrivere, lo farebbe sul computer, su internet, studiando la psicologia delle persone attraverso i messaggi, le foto, gli amici e gli sfoghi che ogni giorno si accavallano sui social-network. 

domenica 14 luglio 2013

SIMENON... LA PERIFERIA PIACE... PIACE ANCORA

Faubourg ossia "la periferia" continua la sua permanenza nelle classifiche dei libri più venduti. Il romanzo di Simenon resiste ai colpi delle strenne estive e  mantiene le posizioni o perde solo quache posto. Merito di un target di lettori molto fedeli, merito del romanzo di Simenon (di cui abbiamo gia scritto il 29/06, quindi il 01/07 e infine il 7/07).
Questa settimana quindi Il TuttoLibri de La Stampa lo dava ancora al 7° posto della Narrativa Straniera. Invece l'allegato La Lettura del Corriere della Sera ce lo presenta nella 13a posizione sempre nella classifica dei romanzi stranieri. su R2Cult de La Repubblica lo piazza al 9° posto della stessa sezione. Per quanto riguarda invece la vendire su internet lo troviamo sulla piattaforma I.B.S. che tiene ancora la 13a posizione. Anche su Feltrinelli.it occupa la 13a posizione. Non compare nei primi 100 venduti su Amazon e niente anche nella "top-ten" di Rizzoli.it. Degli oltre 100 titoli di Simenon in Adelphi-Ebook, nessuno compare in classifica.
Sulle differenze di classifica tra le vendite di libri cartacei e quelle di ebook, ci sarebbero da fare dei ragionamenti. Ma entrano in gioco un quantità non trascurabile di variabili. La politica dell'editore, l'influenza che il successo carataceo può avere sula vendita del libro digitale. Il passaparola di una o più community che sul web possono essere determinanti e premiare con vendite sostenute anche degli ebook che non derivano da una versione cartacea. Appaiono nuovi nomi, autori fuori dal giro delle grandi e piccole case editrici, talvolta addirittura auto-prodotti. Anche se poi, essere presente su piattaforme come Amazon o IBS, vale quanto avere una buona tiratura, un'adeguata distribuzione e una buona esposizione nelle libreria, per quanto riguarda i volumi tradizionali.
Tratteremo presto il tema Simenon-Maigret tra carta e dimensione digitale. 

sabato 13 luglio 2013

SIMENON. MAIGRET TRA OMICIDI, FINZIONI E... PSICANALISI

Illustrazioni di Ferenc Pintèr per due edizioni Mondadori de "La trappola di Maigret"






















































Ieri abbiamo parlato dell'ultimo Maigret scritto da Simenon negli Usa. Oggi parliamo del primo Maigret scritto una volta tornato in Europa. Tra i due nemmeno sei mesi di distanza e la stesura di un roman-dur (La Boule Noir - aprile 1955). Il libro cui ci riferiamo è Maigret tend un piège, finito di scrivere il 12 luglio di 58 anni fa'.
E' uno dei Maigret più famosi e che ebbe anche una trasposizione, per una produzione franco-italiana sul grande schermo nel '58, ad opera di Jean Delannoy con il "solito" Jean Gabin-Maigret, Annie Girardot e Lino Ventura.  Per il film stesso titolo del romanzo.
E questo è stato scritto a Le Gatouniére (la sua prima dimora provvisoria in Francia, appena tornato dagli Usa), una casa di campagna vicino Mougin nel sud della Francia, qui scrisse oltre a La Boule Noir, anche il romanzo Les Complices, sempre nello stesso anno.
Maigret tend un piège é ancora di ambientazione prettamente parigina, anzi della Parigi più Parigi possibile, dato che si svolge a Montmartre, dove la polizia dà la caccia ad un serial-killer che ha ucciso cinque donne.
Uno stratagemma messo in piedi dal commissario, non funzionerà come lui avrebbe voluto, ma smuove comunque una situazione che sembrava bloccata. Sospetti, indizi, un memorabile interrogatorio a tre nell'ufficio del commissario,  il quale dovrà come non mai fare appello alle sue doti psicologiche, fanno di questa inchiesta una delle più tipiche tra quelle condotte da Maigret.
E, per non far mancare nulla al suo commissario, Simenon inserisce nella vicenda anche una delle periodiche cene che i coniugi Maigret si scambiavano con la coppia di loro amici, i Pardon. Ma questa volta a casa del dottor Pardon, e non è un caso, c'é un ospite d'eccezione: il famoso professor Tissot, direttore dell'ospdale psichiatrico di Sainte-Anne.
E' inutile dire che ancora una volta Simenon, per bocca di Maigret, innesca una disquisizione tra il poliziotto e lo psicanalista sulle motivazioni inconsce del crimine, sulla necessità di capire i meccansmi di un uomo che per anni non fa nulla e poi in sei mesi uccide cinque donne. Le condizioni in cui si sviluppano tali anomalie? Cosa succede nella mente e nel subconscio di un individuo che si trasforma in un assassino seriale?
La psicanalisi è uno strumento che, sappiamo, sta a cuore allo scrittore ed è sta alla base del motto di Maigret "capire e non giudicare". Qui forse si palesa, più che in altre inchieste, una certa "terzietà" nell'atteggiamento che Simenon fà tenere al suo poliziotto, come se fosse un garante il quale deve assicurarsi che le cose prima di essere giudicate possano essere comprese.
Non per niente, alla fine della lunga ed estenuante indagine, il pensiero di Maigret corre subito al professor Tissot "... con cui avrebbe chiacchierato a lungo, come avevano fatto una sera nel salotto di Pardon. Non poteva chiedere a quest'ultimo di organizzare un'altro pranzo. Era troppo stanco per andare al Sainte-Anne e aspettare che il professore potesse riceverlo... Dormì fino alle sei di sera, tra le lenzuola umide, la finestra aperta sui rumori di Parigi.... La signora Maigret non fece domande. Sentiva confusamente che lui tornava di lontano, che aveva bisogno di riabituarsi alla vita di tutti i giorni...".

venerdì 12 luglio 2013

SIMENON. L'ULTIMO MAIGRET... AMERICANO

Siamo a fine gennaio del 1955. Simenon ha appena finito la stesura di un'indagine del commissario, Maigret et le corps sans tête (Presses de la Cité - 1955).
Questo è l'ultimo Maigret (ma anche l'ultimo libro in assoluto) che scriverà sul suolo americano. Sarà un caso, ma l'ambientazione è quella classica parigina tra Quai des Orfèvres, i canali e la Brasserie Dauphine, tanto da pensare che, pur nel suo amato ranch Shadow Rock Farm (a Lakeville nel Connecticut), Simenon covava una discreta nostalgia per il suo "vecchio mondo". Dieci anni di vita americana, una moglie canadese e due dei suoi figli nati sul suolo statunitense, non avevano scalzato, almeno a livello letterario, e almeno per quel che riguarda Maigret, quell'imprinting che così bene caratterizza il suo personaggio e che l'aveva reso così famoso  in tutto il mondo.
Maigret et le corps sans tête, storia dall'attacco crudo e un po' splatter... se possiamo dire così. Viene infatti ritrovato un corpo, in un canale, ma a pezzi. Prima un braccio, poi il torso, poi man mano altre parti, ma non la testa. E tutti, Maigret compreso, sono convinti che, se non si troverà nel canale, non si troverà più...
Ma oggi parliamo di questo, che appartiene alla fase matura e uno di quelli in cui Simenon snon avrebbe bisogn di marcare amcora le caratteristiche del personaggio. Eppure per un motivo particolare lo fà e in modo singolare. A circa un quarto del romanzo, infatti, Simenon si lascia andare ad una digressione biografico- analitica su Maigret che vale la pena ricordare.
Siamo nell'ambito dell'aggiustatore dei destini, ma non solo di questo.
"... quando era giovane e faceva fantastici progetti per l'avvenire, non aveva immaginato per sé una professione ideale che purtroppo non esiste nella vita reale? Non l'aveva mai detto a nessuno, non aveva mai pronunciato le parole ad alta voce, nemmeno per sé stesso: avrebbe voluto essere un "ritoccatore dei destini"  - qui la traduzione italiana è quella di Sarah Cantoni, per gli Oscar Mondadori del 1973 - D'altronde durante la sua carriera di poliziotto, gli era capitato molto spesso di ricollocare al loro vero posto  delle persone che i casi della vita avevano fatto deviare per la strada sbagliata....".
Questa è una caratterisica dei Maigret che non ritroviamo nei romans-durs di Simenon. Lì il passaggio della linea, quegli indefinibili e talvolta insignificanti avvenimenti che danno il via ad altri accadimenti a catena che poi travolgono le vite dei protagonisti, sono invece ineluttabili, e non c'é la demiurgica mano del commissario, o chi per lei, che ne possa cambiare il destino.
Ma come dicevamo c'è di più. C'è la convinzione simenoniana (e quindi maigrettiana) che la gente andrebbe compresa e non giudicata. E chi può assolvere a questa funzione?
Lo psicanalista.
"... per di più negli ultimi anni, era nata una professione che rassomigliava un po' a quella che egli aveva immaginato - Simenon continua così nel romanzo la sua digressione - ... lo psicanalista che si sforza di rivelare ad un uomo la sua vera personalità...".
Questo passo, è a nostro avviso, illuminante della concezione che Simenon andava già da anni consolidando. Sembrerebbe quasi una contraddizione. Per i Maigret esiste qualcuno che può, anche se non sempre, aggiustare i destini, nei romans-durs questo non può avvenire?
Proabilmente Simenon risponderebbe che in tutti e due i casi si tratta di finzione, ma mentre nei Maigret si sente libero e più autorizzato a descrivere un mondo come lo vorrebbe, nei romanzi deve raccontare una finzione più aderente possibile alla realtà, deve trovare e raccontare l'uomo nudo, cioè così com'è senza orpelli e senza imbellettature.
E' il suo état de roman che glielo impone ed è il suo imperativo categorico  quello di mostrare la vita per quello che è, quella vita in cui poi milioni di suoi lettori si riconoscono e si ritrovano.

giovedì 11 luglio 2013

SIMENON E IL MUSEO PERMANENTE A LIEGI. PARLA JOHN


Abbiamo avuto occasione di leggere un'intervista al figlio di Georges, John, sul quotidiano belga La Libre. Oltre ad alcune cose interessanti, come la donazione della propria eredità paterna di documenti ed oggetti alla Fondazione Re Baldovino (che collabora con la Fondazione Georges Simenon dell'Università di Liegi), si parla del prossimo museo permanente dedicato al romanziere che dovrebbe nascere nella sua città natale. Ne abbiamo scritto già parecchio tempo fa' e poi anche l'anno scorso (vedi i post 2015 un museo permanente a Liegi del 20/11/2010 e Opere e documenti... tutti insieme del 10/11/2012).
Oggi ci torniamo su grazie appunto all'intervista succitata. Ma che museo sarà? John preferisce parlare di un centro museale.
"...E' al di là del concetto statico e un po' polveroso dei musei tradizionali e dovrà offrire anche le nuove esperienze delle tecnologie interattive, la sua "mission" sarà anche il punto di forza e di partenza per un gran numero di attività turistiche e culturali per l'intera città di Liegi e la sua regione. Stiamo studiando in associazione con Lonely Planet la possibilità di una "Liege booktown" una città di scrittori, con delle lezioni, un abbinamento con "Chats Palace", la riunione annuale della magistratura e dei media al "Festival Simenon des Sables d'Olonne, la creazione di un premio letterario Simenon -  racconta John Simenon a La Libre - ... l'universo simenoniano è incredibilmente ricco, e
non sarà difficile fare appello a tutti gli argomenti (scrittura, viaggi, gastronomia ...) per alimentare tutti i progetti interessanti che non potranno mancare. E, indipendentemente dalla posizione centrale del museo, è necessario che la città intera vinca questa sfida...".
La sede del centro museale permanente Georges Simenon dovrà essere, secondo John, la Boverie la zona sud dell'isola Outremeuse (circondata dal fiume Meuse e da una sua derivazione), un luogo dove sorgono già il Palazzo delle Belle Arti e il Palazzo dei Congressi.
Secondo le previsioni l'opera avrebbe dovuto vedere la luce nel 2015, ma nell'articolo non si fa cenno se l'ipotesi sarà confermata o meno.
Comunque abbiamo riportato il link all'articolo completo nella nostra rassegna stampa in data 10/07/2013.

mercoledì 10 luglio 2013

SIMENON. EMPATIA FREDDA DI HOLMES O CALDA DI MAIGRET?

Sull'ultima pagina dell'inserto Domenica de Il Sole 24 Ore, siamo stati attratti dal titolo della rubrica "Filosofia Minima". Era stimolante: "L'empatia? Sherlock Holmes la serve fredda". L'autore, il filosofo ed epistemologo Armando Massarenti, altri non è che il... responsabile di detto inserto culturale.
Ma torniamo all'articolo, che anzi andrebbe definito più un ragionamento sul fenomeno dell'empatia. E Massarenti questa riflessione la inizia con una domanda: "...La nostra capacità di metterci nei panni degli altri dipende di più dalle nostre emozioni o dalla nostra razionalità, dalle ragione del cuore o dalle regione della mente?...".
Ovviamente questo tema dell'empatia per noi simenoniani, ha una certa importanza. Questo mettersi nei cosiddetti panni degli altri era una consuetudine per Simenon. Qui però Massarenti ci parla di quella di Sherlock Holmes, perché lo definisce "...il massimo della profondità empatica e al tempo stesso autenticamente allergico alle emozioni...". Il personaggio creato da Conan Doyle mostra in effetti un approccio molto freddo, razionale nella soluzione dei casi affrontati. Più volte lo sentiamo ricordare al proprio socio, dottor Watson, che lui non lascia mai nulla al caso (il famoso "una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità). E in più le sue classificazioni sui diversi tipi di cenere di tabacco, lo studio della chimica, le approfondite conoscenze di anatomia... insomma tutti questi elementi sembrano formare un approccio "scientifico" all'investigazione.
Noi qui, a casa Simenon-Simenon, vediamo l'empatia, almeno quella del nostro romanziere, molto istintiva, decisamente emotiva e che si concretizza nel cogliere umori, tendenze, sfumature, stati d'animo...
"...in realtà Conan Doyle mette in scena una mente altamente creativa - continua a spiegarci Massarenti - che non si ferma mai alle apparenze e che sa guardare ai fatti immaginandone le più svariate interpretazioni...".
Pensiamo a come invece Simenon definisce il suo Maigret: "non è intelligente, è intuitivo". E come abbiamo detto più volte, riteniamo che sia un concetto che traspone l'esperienza personale di Simenon (quella dell'ètat de roman che gli permetteva, aldilà delle sue capacità letterarie, di mettersi nei panni del protagonista) nel metodo d'indagare del commissario Maigret
"...il successo di Sherlock Holmes, la sua superiorità nel risolvere i casi più difficili, scaturisce dalla natura immaginativa e non lineare del suo pensiero - è ancora Armando Massarenti che scrive - che si concentra su mille ipotesi prima di privilegiarne una. Ma è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali dell'empatia: la capacità di immaginare mondi diversi, che scaturiscono da punti di vista possibili lontani dal nostro...".
Beh, ma allora Holmes e Maigret sono meno lontani di quello che sembrerebbe in apparenza? "...Maigret sa annusare... - afferma Simenon - è un uomo in apparenza molto comune, con una comune intelligenza, di media cultura, ma sa annusare le persone, annusare dentro le persone...".
Insomma le diversità con Holmes allora ci sono, visto che questi è un personaggio stravagante, che mette in mostra quasi compulsivamente la sua brillante intelligenza, che tutto può sembrare ma non certo un "uomo comune".
Eppure secondo Massarenti, l'empatia di cui Holmes è dotato "....é la capacità di capire che quei mondi non sono soltanto possibili, ma sono reali e si incarnano in qualcuno che agisce di conseguenza...".
Empatia, come la definisce il dizionario della Treccani, è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Beh... diciamo che per Maigret questo non è così immediato. La sua empatia si costruisce bighellonando sul luogo del misfatto, facendo delle domande generiche, camminando su e giù, sedendosi, accendendosi la pipa ed osservando la gente. In quel momento il commissario è una spugna che assorbe l'ambiente circostante, la mentalità del luogo, e in seguito lo deve frequentare per qualche giorno, deve ritrovarsi a fare le stesse cose che fanno gli altri, a seguire gli orari degli altri, a bere e mangiare quello che bevono e mangiano gli altri... Così diventa uno di loro, ne introietta i modi di pensare, i valori, il modo di vivere... ecco che raggiunge l'empatia, allora il gioco è fatto e la soluzione è a portata di mano, bisogna magari aspettare solo il momento giusto.
Insomma quello che Simenon costruisce per il suo personaggio è un'empatia cui si arriva per una via più fisica, più materiale, più quotidiana più calda, se vogliamo contrapporla a quella del titolo del pezzo di Massarenti. Invece quella di Holmes, come sostiene il filosofo, è più il risultato, più freddo, di una coniugazione dell'immaginazione con il pensiero razionale.

martedì 9 luglio 2013

SIMENON E LE COMBINAZIONI... ASTRALI...


Giugno 1947. Simenon, con Marc e Denyse (la seconda moglie), parte da Bradenton Beach (California) e, a bordo di una Packard, attraversa il deserto, passando per l'Albama, il Mississippi, la Louisiana, il Texas, il New Mexico e si ferma alfine in Arizona, a Tucson.
"... Da quanto siamo in viaggio? Abbiamo perso il conto. Il paesaggio ci sfila davanti. Città, villagi spesso molto poveri... ben presto la sabbia sostituisce l'erba e gli indio si mescolano ai neri - racconta Simenon in Mémoires intimes (1981) - ... siamo nel Nuovo Messico e vediamo quasi in secca, il famoso Rio Grande delle canzoni e dei film western.... La sabbia é rossa e sono quasi rosse anche le colline che fanno corona intorno alla pianura...".
Un viaggio che porta i tre dalla California all'Arizona con viaggio in macchina, di cui buona parte nel deserto, per un totale di quasi 2000 miglia e con un tempo di percorrenza di circa una trentina di ore. Sappiano però, da quello che dice Simenon, che si fermarono più volte e quindi il viaggio sarà durato più giorni, ma non per questo deve essere stato meno duro. Quello che invece non sappimo di preciso é quanti giorni durò. Questo, vedremo più avanti, avrebbe la sua importanza.
Parliamo di questa traversata, uno dei tanti spostamenti e viaggi di Simenon negli Usa, e non solo, perchè si lega curiosamente ad uno strano caso: l'incidente del 3 luglio 1947 a Roswell. Si tratta del presunto schianto nel deserto del New Messico di un Ufo, da cui semberebbe che i militari di abbiano portato via uno o più cadaveri di "non-umani". Sulla cosa fu montato un can can mediatico che potrete immaginare. Non solo e tanto per il presunto disco o sfera volante, che non sarebbero stati né i primi né gli ultimi. Quello che colpì notevolmente l'immaginario collettivo fu che, per la prima volta, si parlasse di cadavere/cadaveri di una razza aliena, per di più in mano delle autorità militari. Questo, vero o falso, era di per sè una notizia eclatante che colpiva non solo gli ufologi più incalliti, ma anche l'immaginazione della gente comune e producevano titoloni sui giornali e speciali radiofonici.
Se ne parlò per molto tempo e vennero istituite commissioni d'inchiesta. Ci furono polemiche e accuse alle autorità americane di voler tenere segreto un fatto tanto clamoroso. Le autorità risposero prima che si trattava di palloni sonda, poi tirarono in ballo marchingegni russi (allora si era in piena guerra fredda) e infine si rispose che non si trattava di alieni, ma di manichini antropomorfi, creati appositamente per esperimenti militari... ma nulla di serio e convincente fu risposto. Ma d'altra parte non c'erano prove serie e convincenti che il fatto fosse davvero accaduto. La reticenza delle autorità però non fece che aumentare dubbi e sospetti... forse anche leggittimi.
E Georges Simenon che c'entra?
Il nostro romanziere a fine giugno, come abbiamo detto all'inizio, aveva iniziato la sua maratona per raggiungere alla fine Tucson in Arizona. Nel suo percorso si fermò tra l'altro, a El Paso che è in Texas, ma sul confine con il New Mexico. E da El Paso a Roswell ci sono solo 200 miglia. Come dire che in quei giorni Simenon, viste le distanze, si trovava nei dintorni della zona incriminata. C'é poi da sottolineare che l'impatto non sarebbe avvenuto a Roswell che è un piccolo paese di duemila abitanti, ma a 120 miglia direzione nord-ovest.
Comunque Simenon, con tutto il clamore che il presunto incidente destò nei media americani e tra la popolazione, non poteva non sapere di essere passato a duecento miglia da quel posto, proprio nei giorni caldi dell'avvenimento. Chissà in quale giorno transitò per la zona? Ma come accennavamo prima non abbiamo informazioni certe di quando partì dalla California e in quale giorno si trovasse vicino a Roswell.
Ma, a quanto ne sappiamo, nei suoi scritti e nelle sue interviste non c'è mai alcun cenno. Abbiamo già notato come Simenon non dovesse nutrire alcun interesse per la fantascienza. Non é un caso che, anche all'epoca dei suoi romanzi popolari, fosse impegnato su tutti i generi letterari, ma mai nella science-fiction, che pure allora andava di gran moda. Forse aveva occhi e orecchie solo per quello che c'era nella testa dell'uomo e poco o niente gli importava di quello che succedeva sopra quella testa...

lunedì 8 luglio 2013

SIMENON A PANAMA. DIFENDEVA I SUOI DIRITTI (LETTERARI)... PISTOLA ALLA MANO?


Simenon dava una certa importanza al denaro. Non era un uomo avido, ma pretendeva che il suo lavoro di scrittura fosse adeguatamente considerato dagli editori. Certo quando era un giovane esordiente, alle prese con committenti che gli ordinavano opere di qualsiasi lunghezza e genere, era più difficile imporsi. Però sapevano che l'allora Georges Sim non aveva problemi a soddisfare queste richieste nei tempi e nei modi stabiliti. E, più si dimostrava affidabile, più lo facevano lavorare e lui più guadagnava. Quando lanciò Maigret, che il suo editore Fayard non voleva pubblicare, il successo gli diede ragione, questo gli infuse sicurezza e fece maturare la sua capacità di contrattazione con gli editori. La prova fu quando, lasciato Fayard, entrò nella scuderia di Gallimard. Per uno scrittore che aveva sognato tutta la vita di fare il romanziere, pubblicare con la più prestigiosa casa editrice francese era già un grande traguardo. Insomma non pochi scrittori avevano un po' di soggezione a trattare diritti e contratti con il patron Gaston. Già il fatto di scrivere per Gallimard era motivo di grande soddisfazione e quindi le questioni di denaro finivano spesso per passare in secondo piano.
Non per Simenon che dettò sin dal primo momento delle condizioni contrattuali, e non solo, molto ben precise, senza nessuna soggezione per il fatto di essere l'ultimo arrivato in casa editrice (a questo proposito leggete il post Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard).
Ma c'è un altro aneddoto che pur essendo raccontato da Simenon stesso (ce lo riporta Patrick Marnham in "L'uomo che non era Maigret"). Nel 1935 stava passando il canale di Panama, in uno dei suo viaggi intorno al mondo, in compagnia della prima moglie Tigy. Sembra che incontrasse per puro caso un individuo che pubblicava abusivamente i suoi libri per il mercato sudamericano di lingua spagnola. A quanto riferisce Simenon, in una conversazione con il giornalista americano Fenton Bresler, lo scrittore affrontò l'uomo e gli chiese un risarcimento per il danno subito.
E lo fece armato di una pistola. Per di più gli dette un ultimatum: entro un'ora.
Alle proteste dell'editore truffaldino e alla sua richiesta di più tempo per mettere insieme i soldi, lo scrittore, deciso, rspose che se entro un'ora non arrivava il denaro, gli avrebbe sparato. Preso dal panico (evidentemente Simenon era stato molto convincente), l'editore, si dette un gran da fare al telefono. E ben prima di un'ora veniva raggiunto da un suo uomo con tutti i soldi che Simenon aveva reclamato. Verità, invenzione, fatto vero ma enfatizzato?
Marnham propende per la terza ipotesi. Certo anche noi abbiamo qualche difficoltà a vedere Simenon che pistola alla mano pretende i suoi soldi... forse chissà Hemingway... Però va ricordato che allora Simenon era poco più che trentenne e che lì nel Centro-America la situazione era decisamente diversa da quella francese...
Comunque  anche i "si dice" e le "leggende" sui personaggi pubblici non nascono mai per caso. E, in qualche modo, presi con la dovuta cautela, anch'essi concorrono a completare il grande puzzle della loro vita.

domenica 7 luglio 2013

SIMENON, LA SUA "PERIFERIA" E' PUR SEMPRE TRA I TOP

Siamo alla seconda settimana di presenza del romanzo Faubourg, nelle classifiche dei libri più venduti. Assistiamo in qualche caso ad un calo rispetto a sette giorni fa'. A nostro avviso, si tratta di un romanzo non particolarmente, divertente, ma non per colpa di Simenon. Piuttosto per l'ambiente scelto, i personaggi animati di piccoli interessi e dagli orizzonti ristretti. Un ambiente, come abbiamo avuto già modo di notare, un po' claustrofobico che spingerebbe all'evasione, eppure in quell'ambito è come ci fosse una forza centripetà che attrae anche chi, come il protagonista, ha girato il mondo e ha imparato ad essere più che disincantato nei confronti delle persona, della vita... Eppure viene risucchiato nel vortice provinciale con tutto quel che questo comporta.
La fine è la peggiore. Gli istinti più meschini prevalgono e il dramma è inevitabile. Insomma niente divertimento.
Ma veniamo alla classifica di TuttoLibri de La Stampa che vede  Faubourg scivolare dal 6° al 7° posto della "Narrativa Straniera". Invece su La Lettura del Corriere della Sera di oggi il titolo occupa stabilmente il 12° posto. Su RCult, de La Repubblica, oggi troviamo il romanzo di Simenon al 9° posto sempre della sezione Narrativa Straniera. Per quanto riguarda i libri venduti via internet, possimano segnalare anche qui Faubourg stabile al 12° posto per I.B.S., al 10° per la Rizzoli.it e all'8° posto per la Feltrinelli.it.
Comunque... scritto quasi settant'anni fa' (1934), conquista ancora tanti lettori da scalare le classifiche. Chapeau!

sabato 6 luglio 2013

SIMENON. TUTTA UN' ESTATE SENZA MAIGRET?

L'ultima uscita dei racconti di Maigret, La locanda degli annegati è datata aprile. Secondo voci di solito molto ben informate (il nostro impareggiabile Andrea Franco), la prossima raccolta dovrebbe essere pubblicata a fine ottobre (il titolo potrebbe essere "Assassinio all'Etoile du Nord" o "Assassinio alla Stella del Nord"). Insomma sei mesi d'intervallo, saltando a piè pari tutta l'estate.
Nessun Maigret è infatti previsto per i prossimi mesi, a meno di decisioni impreviste da parte dell'Adelphi. Come anteprima, invece, viene data l'uscita de L'Angioletto (Le petit Saint - Presses de La Cité - 1965). Azzardiamo una data... luglio? E' un breve romanzo di un centinaio di pagine che dovrà bastare agli appetiti dei patiti simenoniani che pensavano di andarsene in vacanza con un roman-dur e un Maigret.
La spending review é arrivata anche a Simenon. Quindi per luglio e agosto, al mare o in montagna, niente Maigret e un romanzo che occorrerà centellinare per farlo durare qualche giorno.
E allora... Come faremo?!
Vi proponiamo intanto di fare un accurato controllo di tutti i Maigret usciti e quelli che avete letto. Potrebbe saltar fuori qualche sorpresa. Qualche titolo, tra i tanti, potrebbe esservi sfuggito. Allora inizierebbe la caccia, nei mercatini tra i banchi di libri usati (scarse possibilità), nelle biblioteche (già qualche probabilità in più... ma nessuna illusione) o da qualche amico, magari collezionsita accurato e pignolo dei volumi di Simenon, (quelli sicuramente hanno tutto o quasi, ma non di rado sono restii a prestare qualsiasi libro anche agli amici)... insomma buona caccia.
A chi invece avesse letto tutto, cosa possiamo consigliare in questa situazione?
Rileggere...rileggere! Riprendete in mano i vostri primi Simenon (se davvero li avete letti proprio tutti, ci avrete messo un bel po' di anni, no?) e rileggeteli con un occhio diverso.  Che so... Il cane giallo dieci anni dopo, oppure il Liberty Bar dopo quindici anni... Betty di dodici anni fa (va bene tutto... le edizioni Mondadori, i Tascabili Bompiani, i libri dell'Unità, le edizioni Sugarço, i gialli di Amica, la rivista di Ellery Queen...)
Lo so non è un gran suggerimento, ma la dipendenza crea problemi tali che le soluzioni più banali, magari possono salvare da una crisi di... astinenza. Bisogna stringere i denti e aspettare ottobre. Oppure imparate il francese... e buttatevi sulle versioni originali...  sarebbe una cosa bellissima! 

venerdì 5 luglio 2013

SIMENON E TIGY SUI CANALI... ASPETTANDO MAIGRET

".. è passeggiando a Sartouville, sulla riva della Senna, che una piccola imbarcazione ci ha teso le braccia e ci ha invitato a partire..."
Sono le romantiche parole con cui Tigy, la prima moglie di Simenon ricorda come nel 1928 acquistarono la loro prima imbarcazione, con la voglia di scoprire la Francia, e non solo, navigando per i fiumi e sui canali. "... fu una gita meravigliosa a bordo della nostra barca "Le Ginette". Siamo partiti per un giro della Francia... avevamo ben attrezzato il nostro natante....".
Le Ginette era una barca di quattro metri, larga poco più di un metro e mezzo. Insomma un imbarcazione molto spartana che non arrivava nemeno ad una tonnellata, equipaggiata da un motore fuoribordo Johnson da 3 cavalli.
I coniugi Simenon l'acquistarono per poco meno di 6000 franchi.
E poi l'attrezzatura.
Una tenda da campeggio montata sulla barca, una canoa che sarebbe stata trainata e che serviva per trasportare il materiale da campeggio. L'equipaggio era composto dal comandante Simenon (che allora non sapeva nulla di barche e navigazione, nemmeno fluviale), dalla sua consorte, dalla loro femme de...canot, Boule, e dal cane Olaf. Questi ultimi due la notte dormivano su una tenda montata sulla riva, mentre l'altra, montata sulla barca, serviva da camera da letto per Georges e Tigy, i due giovani sposi avrebbero preso come un'offesa il consiglio di andare a dormire in un alberghetto vicino all'attracco... Insomma l'avventura per l'avventura. Ma anche una preziosa esperienza per il futuro scrittore che sui canali della Francia e del nord Europa avrebbe ambientato diversi romans-durs e non pochi Maigret.
Quegli erano in effetti gli anni pre-Maigret, in cui Simenon tenta di trovare la strada giusta per il romanzo poliziesco. Ma non ha un'idea precisa in testa. Come gli succede spesso, si fa guidare un po' dall'istinto, un po' dal caso e va serimentando vari personaggi. Yves Jarry, l'avventuriero, l'ispettore Jean Tavernier, l'Agent C.24, l'americanissmo ispettore Jackson, il decifratore d'enigmi russo Serge Polovzef. E poi la spia Marie Bell, detta anche Femme 37, il brigadiere Léon Deffoux, un'altro agente segreto J-K. Charles... insomma una  galleria nutrita, ma per arrivare a Maigret bisogna aspettare ancora qualche anno.
Però tutti questi tentativi saranno l'inconsapevole costruzione di una base cui, la definizione dell'universo maigrettiano, dovrà ad ognuno di essi un tassello significativo.

giovedì 4 luglio 2013

SIMENON. MA COME FA' HOLMES A BATTERE MAIGRET?

Questo è uno dei dati che emerge da un sondaggio...  beh... non proprio da un sondaggio, diciamo una sorta di consultazione, forse una serie di domande che il social-book-magazine Libreriamo.it (voi avete letto bene e noi non abbiamo fatto errori di battitura: Libreriamo.it) ha probabilmente rivolto ai propri lettori. Usiamo il condizionale perchè nella pagina in cui vengono raccontati i risultati  e catalogate le risposte, non si spiega con quale metodo sia stato realizzato l'ipotetico questionario, se e come sia stato sottoposto ai lettori, e quale fosse il "campione", o forse meglio, l'insieme dei lettori consultati.
Quelli di Libreriamo.it lo hanno chiamato, nel sommario, "studio".
"...Per 8 appassionati di lettura su 10 (79%), i cosiddetti booklovers, Sherlock Holmes è il detective più amato nella letteratura gialla. Razionale e sensitivo, il più famoso detective della letteratura è preferito all’ordinarietà di Jules Maigret (71%)...".
E' l'incipit di questo studio che ha coinvolto un insieme di cosiddetti booklovers, (?), che in merito al genere giallo "...per quasi uno su 3 (29%) è ritenuto il genere più affascinante esistente in letteratura. Per alcuni (25%) si tratta di un genere di successo, ma non altrettanto autorevole rispetto ad altri...". E viene spontaneo chiedersi: "E il restante 46%, come la pensa?"... Non ci viene detto.
Insomma ci sono diverse domande cui non riusciamo a trovare una risposta... forse in qualche parte di Libreriamo.it verrà anche spiegato, ma noi, nonostante tutte le ricerche fatte, non abbiamo trovato nessuna delucidazione.
Se ne sappiamo qualcosa in più, è grazie ad un articolo apparso su La Stampa in merito a questo studio. Qui infatti apprendiamo alcune cose interessanti. Primo che nello "studio" é stata coinvolta (ma non viene scritto come) una community di 1200 "booklovers" (e qui ci viene almeno spiegato che sono quelli che leggono almeno un libro al mese). Ma dove sono stati presi questi 1200? Sono coloro che seguono il sito? E' stata fatta una consultazione tramite internet o in altro modo?  Niente viene detto in merito.
Ma torniamo alla classifica degli "investigatori più amati della letteratura" (così  viene presentato lo studio).
Abbiamo detto, primo Holmes con il 79% del gradimento. Al secondo posto Maigret con il 71%, completa il podio Salvo Montalbano, terzo con il 67%. (chi volesse leggere la classifica completa vada alla pagina di Libreriamo.it). Non ci vuole la scienza di un luminare della statistica, per capire che deve essere trattato di un formulario a risposta multipla, dove chi rispondeva poteva indicare più di un investigatore. Ma quanti?
E' chiaro che da un blog che si chiama Simenon-Simenon, e che si occupa un giorno sì e l'altro pure anche del commissario Maigret, questa classifica non poteva essere gradita.
Ma non è questo il punto. E' che non conoscendo il metodo, i criteri di scelta del campione e le procedure utilizzate, sorgono molte domande a cui non si riesce a dare risposta e lo studio induce così a più di una perplessità.
Quello che si può affermare con certezza che quelle 1200 persone, scelte chissà come, interpellate in una modalità sconosciuta e con una tecnica imprecisata, hanno dato la loro preferenza a Sherlock Holmes. Chapeau!
Ma questo cosa significa? Nulla... Ve lo può confermare un qualsiasi operatore di sondaggi. Se il campione non è significativo (e 1200 persone potrebbero invece  costituire un campione numericamente valido) le informazione che si traggono dalle risposte sono significative solo relativamente a quelle 1200 persone. Perché quello che conta in un campione è la rappresentatività rispetto all'universo di cui si vogliono cogliere i gusti o le tendenze. Questo vuol dire che un campione è tale se rispecchia età, sesso, grado di istruzione, dislocazione geografica, fascia di reddito, e tanti altri elementi, tutti nelle stesse proporzioni presenti nell'universo che si vuole sondare. E con questo esprimiamo tutti i nostri dubbi che questo "studio" possa avere una qualche validità nei confronti dell'universo dei lettori italiani.
Facciamo poi una piccola osservazione finale. Chi segue i nostri post sulle classifiche dei libri più venduti (perchè è presumibile che questa consultazione si riferisca solo all'Italia) ci capita due o tre volte l'anno (e ormai da parecchi anni) di vedere in classifica Maigret  (in prima edizione o in ristampa), magari anche per diverse settimane. Lo stesso non possiamo dire per Sherlock Holmes, che vi fa capolino molto sporadicamente (questa settimana ad esempio troviamo una sua avventura al 10° posto della sezione "Tascabili" di "TuttoLibri" de "La Stampa" e al 7° de "La Lettura" del "Corriere della Sera", grazie all'edizione cartacea a 0,99 euro della "Newton Compton").
Insomma dati alla mano, Maigret vende di più, molto di più di Sherlock Holmes. E l'acquisto di un libro ci pare un'indice davvero assai concreto del gradimento da parte del lettore. E allora, spiegateci, come fà Holmes a battere Maigret?

mercoledì 3 luglio 2013

SIMENON E FRANZ KAFKA

Nato vent'anni prima, il grande scrittore cecoslovacco, scrisse il suo primo racconto che Simenon aveva appena un anno. E la pubblicazione delle opere di Franz Kafka avvennero nella quasi totalità dopo la sua morte (grazie al voltafaccia prvvidenziale del suo amico-curatore testamentario, che invece di bruciare tutte le sue  carte, come avrebbe voluto Kafka, ne curò l'edizione completa). Siamo quindi nel '24, anno in cui Simenon era tutto intento nella sua fase di apprendimento, scrivendo racconti, romanzi, brevi di taglio popolare di ogni genere e tipo che gli venivano commissionati da diversi editori e che lui pubblicava sotto una ventina di pseudonimi, per collane di libri, feuilletton, settimanali, quotidiani.
Il racconto più famoso e forse più emblematico di Kafka fu il celeberrimo La metamorfosi (scritto nel 1912, ma pubblicato solo nel '15 dall'editore Wolff di Lipsia). La sua traduzione arrivò in Italia solo nel 1932, proprio nell'anno in cui Arnoldo Mondadori iniziava la pubblicazione della prima serie dei Maigret (quella di Fayard).
In un età più matura, Simenon, che conosceva gli scritti di Kafka, sottolineava un elemento che li accomunava e che non era a suo avviso così comune: la ricerca dell'uomo nudo. E a questo proposito nel '58 in un'intervista a L'Express spiegava "... in letteratura ci sono dei romanzi sull'uomo vestito e dei romanzi sull'uomo nudo. I romanzi sull'uomo vestito sono opere di costume, dei romanzi storici... E' l'uomo nella società che somiglia a quello che vorrebbe essere. E' molto raro che ci si occupi dell'uomo completamente nudo, vale a dire quasi avulso dal contorno della sua vita sociale. E Kafka si occupa dell'uomo completamente nudo...". 

SIMENON SCRIVEVA DEI ROMANZI... JAZZ?

Simenon non amava il jazz. Questo almeno si dice, e sembra anzi che avesse un atteggiamento critico nei suoi confronti. Però, se andiamo ad analizzare a fondo la sua opera, vediamo che questa musica di origine nero-americana, poi contaminata da innumerevoli generi, ibridata da culture diverse, diversificata dall'evoluzione degli strumenti ed evolutasi nel corso di varie epoche, si basa su presupposti che, a nostro avviso, sono analoghi a quelli dell'opera simenoniana.
Va detto, prima di iniziare questa analisi, che è anche vero che, all'epoca del tumultuoso amore con Josephine Baker, quando bazzicava le caves parigine dove il jazz era di casa, lo scrittore affermava "...quello che c'è di formidabile nella musica jazz è che esclude categoricamente la nozione di centralità tipica di ogni altro genere a cominciare dal rock e dalla musica di varietà...".
Forse è proprio questo il punto. Una musica che ha come tre elementi fondanti, la parità tra gli strumenti che suonano insieme, lo svincolarsi da forme tonali dominanti e l'utilizzo non ortodosso degli strumenti musicali, secondo noi, ha molto a che fare con il metodo e la pratica della scrittura simenoniana.
Improvvisazione. Nel jazz significa che ad un certo momento uno strumento, un qualsiasi strumento, diventa solista e inizia una performance che partendo da un tema o un giro armonico comincia a creare una melodia che ha dei punti di contatto con la sua origine, ma che si sviluppa libera, appunto improvvisata, e lo stesso musicista non sa cosa suonerà di lì a qualche secondo o qualche minuto. Certo sarà qualcosa che ha in qualche angolo della mente, ma combina vari elementi in modo originale e costruisce l'assolo in quel preciso momento.
Il parallelo è con il modo in cui Simenon componeva i suoi romanzi. Parte da qualche nome, dei dati scarni, delle ispirazioni di riferimento, ma poi inizia a scrivere guidato dal suo état de roman e nemmeno lui sa quali strade la storia prenderà e come si concluderà la vicenda. Possiamo dire che anche Simenon improvvisava durante la stesura dei suoi romanzi? In un certo senso, sì. Anche lui ricorreva a ricordi, personaggi e luoghi di cui aveva avuto esperienza, poi però venivano coniugati in un modo che neppure lui avrebbe saputo prevedere.
Parlavamo prima della parità degli strumenti. Nella musica classica ad esempio gli strumenti percussivi sono quasi generalmente degli accompagnatori saltuari. La batteria nel jazz è uno strumento alla pari del pianoforte, del contrabbasso o del sassofono. Anche nei romanzi di Simenon, non troviamo personaggi positivi o negativi, buoni o cattivi. Ognuno ha le sue zone di ombra e quelle di luce. Questo mette agli occhi di Simenon (e spesso a quelli di Maigret) tutti sullo stesso piano, senza giudizi di valore e senza distinzioni, se non quelle contingenti che la storia affida al protagonista o alle figure di secondo piano. Ma dietro ad ognuna di esse si avverte una pari dignità, ricca o povera, nobile o msrabile che sia.
Infine si parlava dell'utilizzo poco rispettoso dei canoni classici nel modo di suonare gli strumenti. Una rivoluzione che anche Simenon mette in atto con le sue mot matiére, parole concrete, niente di superfluo, usa termini che indicano cose tangibili e facilmente identificabili. Aggiungendo ciò al suo periodare breve e a volte addirittura sincopato, ritroviamo uno strumento linguistico abbastanza diverso dai precedenti da poter essere identificato come innovativo se non addirittura rivoluzionario. Una trattazione alta, e spesso psicologicamente profonda, ma espressa semplicemente e sinteticamente (sarà per questo che piace a tutti, letterati e lettori qualunque?). Certo su queste analogie si potrebbe aprire un dibattito (e perché no?), ma certo non in questo post.
Ci piace finire con un accenno all'atmosfera di certi suoi romanzi, quelli che virano al noir e che creano un'atmosfera che potrebbe includere tranquillamente un commento sonoro jazz. Basti pensare a un paio di titoli come esempio, vedi Luci nella notte  o Tre camere a Manhattan (da cui per altro è stato tratto un film, la cui colonna sonora è stata affidata ad un famoso musicista jazz, Mal Waldron).
"... D'altronde - come ha scritto Michel Carly ne La vie d'abord, 2003  - Simenon è nato all'epoca dei primi collegamenti telefonici, accanto alle automobili di tutti i colori, di fianco ad un hotel dove vanno le coppie illeggittime, che fanno l'amore ascoltando il jazz...".

martedì 2 luglio 2013

SIMENON, IL CASO ROSENBERG, IL MACCARTISMO E LA VOGLIA DI PARTIRE

 
1953. Un anno davvero oscuro per gli Stati Uniti. I coniugi Rosenberg, Julius ed Ethel, il 19 giugno furono condannati a morte e giustiziati sulla sedia elettrica nel carcere di Sing Sing. Arrestati un paio d'anni prima e accusati di spionaggio a favore dello stato comunista per eccellenza, l'Urss, la loro morte segnò l'inizio di un periodo di perscuzione sia per chi militava nel Partito Comunista Americano, ma anche per chi sosteneva idee di sinistra e addirittura per coloro che avevano magari solo aiutato qualcuno che aveva avuto contatti con presunti simatizzanti comunisti. Questa, che fu poi giustamente chiamata "caccia alle streghe" fu, tra gli altri, ispirata e organizzata dal senatore McCarthy, che agì manovrando un'apposita commissione speciale, andando a colpire sia molte star del cinema hollywoodiano che diversi scrittori. Insomma utilizzò il sistema di accusare personaggi famosi in modo che facessero così scalpore nell'opinione pubblica. Alcuni di loro se la cavarono vigliaccamente denunciando nomi di colleghi, volte venivano addirittura suggeriti dalla commissione stessa. Altri subirono dure condanne carcerarie, espropri finanziari, divieto di continuare a lavorare negli States.
In quell'anno Simenon era non lontano dallo stato di New York, nel suo ranch di Shadow Rock Farm, vicino Lakeville, nel Connecticut. Radio e televisione gli riportavano tali cronache e probabilmente questa persecuzione politica gli fece rivivere i momenti in cui lui, in Francia, era stato accusato di collaborazionismo con i filo-nazisti, motivo principale per cui nel '45 era fuggito nei "liberi e civili" Stati Uniti d'America. Ed ora, dopo quasi dieci anni di residenza, si trovava ad essere spettatore di quella caccia ai comunisti, veri e presunti che fossero, e ai loro amici. E' vero che in quell'anno Simenon era molto distratto da un evento per lui davvero importante. La nascita della sua terzo-genita, la sua prima figlia femmina nata alla fine febbraio. Marie-Jo, così venne soprannominata subito (Marie Georges Simenon era il suo nome intero) suscitò le attenzioni di padre. Il loro legame fu sempre speciale, anche con il passare degli anni, forse a causa di una fragilità caratteriale della figlia stessa. In quegli anni ('51-'53) anche la produzione letteraria di Simenon non subiva certo rallentamenti, anzi... Scrisse in tutto quindici titoli, otto Maigret (Maigret en meuble, 1951 - Maigret et la Grande Perche, 1951 - Maigret, Lognon et les gangsters, 1951 - Le revolver de Maigret, 1952 - Maigret et l'Homme du banc, 1952 - Maigret a peur, 1953 - Maigret se trompe, 1953 - Maigret à l'école, 1953) e sette romans-durs (Une vie comme neuve, 1951 - Marie qui luoche, 1951 - Les Frères Rico, 1952 - Antoine e Julie, 1952 - L'Escalier de fer, 1953 - Feux Rouges, 1953 - Crime impuni, 1953). Nel 1952 poi fece anche un viaggio in Europa di quasi quattro mesi (Parigi, Bruxelles, Milano, Roma).
Anche questo deve aver contribuito. Sentì che l'aria in Europa era diversa, non c'era quel clima teso e di persecuzione che si respirava negli Usa anzi il vecchio continente si preparava al boom economico e il clima era in genere stimolante.
Certo lui non ne era toccato da quello che combinava in senatore McCarthy, ma d'altronde aveva trovato sempre il modo di non farsi coinvolgere dagli avvenimenti esterni. Comunque questa tempesta del maccartismo non doveva certo piacergli. Il suo definitivo ritorno nel vecchio continente, non fu però dovuto solo a questo. C'erano altri motivi, la svalutazione del franco, che andava riducendo la sua capacità di acquisto in dollari. La netta sensazione che la propria fama e il proprio prestigio in Europa fossero, non solo maggiori che in America, ma che negli ultimi anni fossero addirittura notevolmente accresciuti.
E forse infine c'era anche un po' di nostalgia, nonostante tutte le dichiarazioni ufficiali in cui lodava il way of life americano.
1954. Senza nessun avvertimento, senza salutare nessuno, anzi facendo finta di imbarcarsi, come aveva fatto altre volte, per il solito viaggio in Europa (tanto che la sua ex-moglie Tigy con il figlio Marc rimasero in America ancora per qualche mese), a metà marzo Simenon lascia Lakeville, il Conneticut e gli Usa, facendo il suo rientro definitivo in Europa.  

lunedì 1 luglio 2013

SIMENON. LA SCALATA ALLE CLASSIFICA INIZIA DALLA ... PERIFERIA.

Al rientro dalla pausa di Simenon-Simenon ci troviamo subito a parlare dell'esordio di Faubourg (Gallimard - 1937) nelle classifiche di vendita. Dopo circa un quindicina di giorni circa dalla propria uscita, il titolo di questo romanzo, non certo non una vicenda brillante, ma piuttosto una storia e un po' claustrofobica, ripiegata sulle piccinerie di certi personaggi di provincia, conquista comunque i lettori. Al punto che sulla classifica della Nielsen-Bookscan, pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso, il titolo faceva la sua apparizione nella "Narrativa Straniera" addirittura al 5° posto (16-22 giugno/900 librerie). Secondo le rilevazioni di GfK (17-23 giugno) occupava la 12a posizione come riportato nell'allegato La Lettura del Corriere della Sera di ieri. Invece secondo L'Eurisko, che ha curato le classifiche pubblicate sulla sezione RCult de La Repubblica di domenica, Faubourg si colloca al 9° posto. Per quanto riguarda le vendite su internet, registriamo sulla piattaforma I.B.S. un bel 9° posto sui 100 titoli più venduti. Stessa posizione la occupa anche su Feltrinelli.it Solo 34° invece nella classifica delle novità più interessanti segnalate da Amazon. La versione ebook ancora non compare nelle varie classifiche.
Ricordiameno che Faubourg è un romanzo giovanile di Simenon, anche se allora già pubblicava per Gallimard e aveva già esaurito la prima serie dei Maigret (quei diciannove pubblicati da Fayard). Ma il romanziere non aveva ancora 35 anni e la sua sconfinata produzione era, possiamo dirlo, ancora agli inizi.

SIMENON SIMENON. E ADESSO SI RICOMINCIA...


La pausa é finita. Una pausa, non voluta da noi e certamente non gradita dai nostri affezionati lettori. Ma da oggi iniziamo di nuovo con i nostri interventi quotidiani. L'interruzione di un blog non è mai una cosa positiva e soprattutto nel caso di Simenon-Simenon, che come tutti ormai sanno è un blog-quotidiano. Ed é con enorme piacere che abbiamo letto le richieste, i messaggi e i commenti che si auguravano che questa "benedetta" pausa finisse il più presto possibile. Ma quello che ci ha sopreso di più è stato il fatto che, pur non essendoci notizie fresche ogni giorno, le visite sono continuate. E per di più con un ritmo che ci ha un po' sorpreso. Centinaia di visite al giorno (anche oltre trecento!) che ci ha dimostrato due cose. Primo che esiste una base (quello che viene chiamato in gergo "lo zoccolo duro") che continua a seguirci anche nelle situazioni meno piacevoli, come questa pausa. Ma per altro ci siamo resi conto, dall'analisi dei dati, che i quasi mille post che abbiamo accumulato in questi due anni e mezzo riscuotono un interesse anche aldilà dell'aggiornamento quotidiano.
Evidentemente si tratta ormai di un corpus di post che, sia pure in modo un po' atipico, è come se configurasse una vera e propria biografia di Simenon, composta da una parte di dati storici, bibliografici, biografici, letterari che hanno valore di per sé, anche se non supportati dalle notizie legate all'attualità che riguardano l'universo simenoniano che pubblichiamo con la frequenza maggiore possibile, insieme alla rassegna stampa internazionale e a tutti gli altri elementi che arrichiscono Simenon-Simenon day-by-day.
Ringraziamo quindi tutti coloro che ci hanno continuato a seguire e quelli che ricominceranno a seguirci giorno per giorno, che, come abbiamo detto più volte, sono quelli che ci danno la forza e il senso di far vivere giorno dopo giorno questo blog.