venerdì 14 gennaio 2011

SIMENON E I SOLDI


Nonostante le sue inclinazioni politiche decisamente conservatrici, la  contrarietà al sistema capitalistico di Simenon non può essere messa in dubbio. Basterebbe quello che ha scritto in Quand j'étais vieux (1961): " Il capitalismo mi fa orrore. Mi sembra così odioso che il denaro porti altro denaro. E questo è tutto". Così nero su bianco. E il tono della frase non lascia spazio ad interpretazioni.D'altronde anche se non in modo così netto e preciso, Simenon aveva sempre parlato del denaro come un tema forte nelle sue storie, ma dandone una definizione a dir poco singolare. Il denaro? Nient'altro che dell'uomo in scatola. Con questo intendeva dire che i soldi rappresentano ore di lavoro, giorni, settimane, insomma è il corrispondente di un periodo di vita, lungo o breve che sia, che l'uomo impiega nell'occupazione che alla fine si tramuterà in moneta sonante. Ecco in quelle monete, secondo Simenon, c'è un pezzo dell'esistenza di un uomo. E quindi chiuderle in una banca o in una cassaforte é come imprigionare un periodo della propria vita e questo Simenon non lo concepiva, arrivando a sostenere che in alcuni casi gli era capitato di spendere soldi per ritrovarsi a secco ed essere in qualche modo obbligato a mettersi al lavoro e sentirsi così vivo e libero.
Simenon non ha mai negato beninteso il piacere di possedere soldi e di spenderli, in certi periodi anche senza  sapere quanti ne spendesse. Ma, come teneva a puntalizzare, erano i proventi del suo lavoro, a volte forsennato, e, aggiungiamo noi del suo talento. D'altronde le sue condizioni di partenza erano state difficili. In casa dei suoi genitori i pochi soldi si contavano e si ricontavano e quindi lui conosceva bene il valore del denaro. Quello che non gli interessava era far denaro con il denaro, anzi i giochi in borsa, le speculazioni erano cose che stigmatizzava senza mezzi termini. Lui piuttosto spendeva, comprava case, castelli, faceva costruire ville hollywoodiane (vedi Epalinges), ma poi alla fine rivendeva tutto e con i soldi che ci aveva speso per migliorie e ristrutturazioni, il saldo era sempre negativo. Andava fiero del fatto che la sua ricchezza provenisse solo dalla scrittura. E quando era ormai vecchio si era trasferito in una piccola casa ad un piano con un piccolo giardino (avenue des Figuiers 12 *), dopo aver vissuto quasi un anno e mezzo in un appartamento all'ottavo piano di un grande condominio. A tale proposito in un'intervista del 1981 dichiarò "In fondo sono tornato alle mie origini davvero modeste e ne sono molto contento". Certo non era proprio così. Quando Simenon era diciassettenne e il padre non poteva più lavorare per un problema al cuore, l'unico provento era quello che proveniva dall'affitto ai giovani studenti stranieri che arrivavano a Liegi per frequentare l'università, insomma la situazione era un po' diversa. Ma è anche vero che negli ultimi anni lo scrittore condusse una vita molto ritirata e con un tenore di vita estremamente parco. Lui d'altronde si considerava un artigiano. Pierre Assouline in un suo libro riporta un'intervista con C.Collins del 1956 " dove Simenon affermava "...Ho bisogno di lavorare con le mie mani. Mi piacerebbe scolpire un mio romanzo in un blocco di legno". E in quegli anni in cui non scriveva più, come un artigiano che aveva lavorato duramente tutta la vita, Simenon si riposava.
* Chi vuole può vedere l'ultima casa di Simenon su Gogle Maps all'indirizzo <span class="fbUnderline">http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode&q=Avenue+des+Figuiers+12%2C+Lausanne%2C+Suisse&sll=43.715535%2C1.345825&sspn=1.949368%2C5.125122&ie=UTF8&hq&hnear=Avenue+des+Figuiers+12%2C+1007+Lausanne%2C+Vaud%2C+Svizzera&ll=46.517857%2C6.608169&spn=0.00725%2C0.02002&z=16&iwloc=A</span>

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