mercoledì 31 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SI SENTE A DISAGIO (II)

(segue) -
Brigitte Colin Baker entrò nell’ufficio. Meglio apparve. Nessuno l’aveva sentita arrivare.
- Brigitte – esclamò De Villeroy.
Qualche secondo poco entrò anche l’ispettore Janvier, il fiato un po’ grosso come se avesse dovuto inseguire la donna, il capello storto e la pipa in mano.
- Salve capo…
- Novità Janvier? – chiese Maigret, indicando con lo sguardo De Villeroy.
Janvier, si tolse il cappello, mise la pipa tra i denti e si avvicinò al commissario. Bisbigliarono alcuni secondi e poi Maigret con un sorriso ironico disse, rivolgendosi alla nuova arrivata:
- Madame Baker, benvenuta tra noi…
- Se non fosse per quello zoticone del suo ispettore starei ancora facendo toilette…
Da quando quella donna era entrata in quell’ufficio si respirava un’aria nuova. La sua presenza era palpabile, come se non si potesse far a meno di accorgersi di lei. Certo era una bella donna, aveva un’intonazione di voce accattivante… per non parlare del profumo… Ma non era questo o perlomeno non solo questo. La signora emanava un percettibile flusso che sembrava colpire soprattutto, ma non solo, De Villeroy.
Infatti le si era fatto vicino e l‘aveva abbracciata. Ma lei, come infastidita, fece un minimo di resistenza e lui quasi subito si ritrasse.
Fu cosa di pochi secondi, ma non sfuggì a Maigret che fece la voce grossa.
- Madame Baker, ci dice cosa ci faceva ieri sera qui nell’ufficio di suo marito poco dopo le dieci?
- Passavo di qui dopo una cena con un’amica e, sapendo che mio marito era ancora al lavoro, sono venuta su per fargli un saluto.
- Premurosa… un gesto da vera innamorata - Maigret calcò l’accento su questa ultima parola – peccato che è arrivata poco dopo le dieci ed è andata via dopo pochi minuti e di corsa…
- Le ho detto, era solo un saluto…
- Già, un saluto… e mi dica giù nell’androne dell’ufficio non ha incontrato qualcuno?
- C’era il guardiano notturno.
- Non ha notato nulla di strano e lui non le ha riferito qualcosa?
- No.
Maigret si lasciò cadere su uno dei divani, riaccese la pipa e tirò un sospiro.
- Madame lei sa nulla in merito all’ipoteca che grava su questo immobile?
- Ipoteca? – fece la Baker con l’aria più stupita e con un’espressione di sorpresa – Quest’ufficio è ipotecato?
- Già. Gli affari di suo marito non vanno bene e, se ho capito bene – spiegò Maigret - Ha ipotecato l’immobile, i soldi non bastavano mai e Jean Villeroy, fratello di suo marito, che lei senz’altro conoscerà, gli ha prestato dei soldi, ma ovviamente voleva che gli fossero restituiti o, in caso di estinzione dell’ipoteca, voleva entrare in possesso dell’immobile… Ipotesi, già… al momento sono soltanto ipotesi…
- Ma io cosa c’entro in tutto questo? Non sapevo nulla e non conoscevo nemmeno il fratello di mio marito…
- Non conosceva Jean Villeroy?
- No. E ho sempre evitato di conoscerlo – disse con un certo sussiego – Che vuole, siamo due persone troppo diverse, veniamo da due mondi completamente differenti e, a sentire quello che dice mio marito, è anche una persona sgradevole… no, no… non l’ho mai visto e tantomeno lo conoscevo.
- Lei è una bella signora, ma anche una bella bugiarda - fece Maigret con un’aria canzonatoria – Già, Infatti l’uomo che lei dice di non conoscere, ha prestato soldi anche a lei…
- Ma cosa dice?
- Quello che dicono il personale di servizio della sua casa. Il nostro ispettore Torrence – spiegò Maigret, tirando delle lunghe boccate di pipa – ha interrogato le persone a servizio in casa vostra e… non è stato affatto difficile sapere…
- Ma questo è falso, io non ho mai detto una cosa del genere a nessuno dei miei…
- Ha ragione – bofonchiò Maigret – ma si vede che mura e porte della vostra casa sono molto sottili… oppure che la sua voce a volte è troppo squillante…
- Ma cara non mi avevi detto nulla di… - intervenne sorpreso De Villeroy
- E perché, tu mi avevi detto per caso di questa ipoteca… del prestito di Jean….?  – replicò stizzita.
- Ma che c’entra, cara questi sono i miei affari e tu…
- Io? Io sono tua moglie e tu non hai il diritto di…
- Calma signori, smettete di litigare per dei prestiti… qui c’è un morto ammazzato e dobbiamo capire chi di voi due è stato…
De Villeroy e madame Baker si zittirono e lo guardano con una certa apprensione. Janvier era ancora in piedi con il cappello in mano, la pipa in bocca. L’aria nella stanza iniziava a diventare tesa.
- Janvier, vai giù a vedere se trovi un café o una brasserie e fai venir su sandwich, birra… e acqua per tutti… ho una certa fame e credo che qui le cose andranno per le lunghe – disse Maigret mentre si alzava dal divano – Ah, se trovi un telefono cerca di rintracciare anche Torrence, informalo su quei dettagli e digli di venire.
- Va bene capo - rispose Janvier, felice di uscire da quell’ufficio dove non era a suo agio e dove l’atmosfera iniziava a diventare pesante.  
Maigret intanto cercava di ricostruire i fatti, cercando di mettersi nella testa dei protagonisti. Un uomo vanitoso che aveva cambiato il commercio di ortofrutticoli del padre in una società finanziaria, e così vanitoso da modificare anche il proprio nome. Ma evidentemente non abbastanza scaltro negli affari, se aveva dovuto ipotecare quel palazzo e poi chiedere soldi proprio a quel fratello che disprezzava perché era rimasto un “sempliciotto”, come aveva detto, legato alla terra. Questo Jean invece doveva essere uno solido, concreto, determinato. Forse aveva ricevuto dal padre dei soldi in eredità, gli stessi che il fratello aveva sperperato in quel pretenzioso immobile, arredato da qualche architetto alla moda, in abiti di fattura inglese e forse in chissà quali auto.
Jean invece quei soldi doveva averli fatti fruttare, come aveva fatto fruttare la terra, con un duro lavoro giorno per giorno.
Certo tra i due fratelli non doveva correre buon sangue… ma allora perché Jean aveva prestato soldi a Gerard?
E, cosa ancor più strana, perché ne aveva prestati alla nuora, che in teoria non avrebbe neanche dovuto conoscere, e che comunque non era certo molto diversa da Gerard?… E per quale motivo?…
E che erano venuti a fare quella stessa sera, quasi alla medesima ora, in quell’ufficio? Coincidenza? Tutti e due, stessa ora… No, c’era un motivo ben preciso… e lui l’avrebbe scoperto.
- Commissario Maigret perché non chiede conferma a Joch, il guardiano notturno, come è andata davvero?
- Perché? Lei non lo sa? – fece Maigret sarcastico – Non sa davvero quello che è successo lì sotto?
- Io? Ma se le ho detto che non mi sono mai mosso da qui. Come faccio a sapere quello che è successo dieci piani più sotto?
- Perché a quell’ora nel palazzo c’eravate solo lei e Joch… e solo lei aveva interesse che il guardiano non testimoniasse su quello che sarebbe successo. E lo chiedo a lei, Gerard De Villeroy – Maigret fece una  pausa – perché suo fratello ha prestato del denaro anche a sua moglie?
- Non lo sapevo e non saprei immaginare come e perché… quei due neanche si vedevano…
- Già non si vedevano, però si parlavano… Dalle testimonianze del vostro personale di servizio abbiamo saputo che la madame Brigitte spesso parlava con un certo Jean… Coincidenza anche questa? – e poi rivolto alla Baker – … o era per caso un altro Jean?
- Beh… - fece con un risolino malriuscito da svampita – eh… eh… Jean è un nome molto comune…
- Anche i prestiti al proprio fratello e le ipoteche sui suoi immobili sono argomenti molto comuni? – cantilenò Maigret.
C’era un’aria di estremo imbarazzo. I coniugi avevano non avevano dato risposte e il commissario si rendeva conto di non sentire il modo per venir a capo della questione, anche se intuiva che la soluzione probabilmente era lì sotto il suo naso.
Arrivò Janvier e il garzone della brasserie con un vassoio colmo di panini e un’altro con birre e acqua.
- Facciamo una pausa – disse Maigret tirando un sospiro di sollievo.  Afferrò un boccale di birra e in due o tre sorsate lo vuotò. Poi addentò un sandwich, guardando di sottecchi gli altri.  L’ispettore si era precipitato ad imitarlo, la signora aveva preso solo un bicchier d’acqua, DeVilleroy si teneva lontano da quei vassoi come fosse roba da plebei.
Mentre mangiavano squillò il telefono.  Era ancora per il commissario, l’ispettore Torrence dall’ospedale.
- Commissario sono qui dove hanno ricoverato Joch, sì insomma il guardiano. Ha ripreso conoscenza, ma sembra non ricordare nulla. Una sorta di vuoto di memoria…
- E i dottori che dicono?
- Che forse potrebbe essere anche una conseguenza del trauma… ma bisogna aspettare ancora un po’…
- La botta è stata forte?
- Beh insomma… secondo il chirurgo, no. L’escoriazione non è molto profonda e l’ematoma sembra tutto sommato di modeste dimensioni… probabilmente gli hanno sbattuto la testa al muro… ma non molto forte…
- Non molto forte, eh…
- Sì, così dicono qui.
- Grazie, Torrence. Aspetta che siano pronti i referti e poi portaceli subito.
- A dopo capo.
Il commissario tornò a bere birra. Era come se la telefonata di Torrence lo avesse rimesso di buon umore. Janvier se ne accorse subito.
- Allora non volete dire nulla su questa strana storia. E allora mi divertirò un po’ io a raccontare una storia. (m.t.)
(segue)

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