sabato 9 febbraio 2013

SIMENON... MA QUANTE VOLTE MANDA MAIGRET IN PENSIONE? E QUANTE LO RICHIAMA IN SERVIZIO? / 2


Oggi la seconda parte del post della nostra attachée Murielle Wenger la cui prima parte abbiamo messo on-line ieri.  Ricordiamo a tutti coloro che volessero far parte degli attachés de Bureau  Simenon-Simenon potranno scrivere all'indirizzo mail simenon.simenon@temateam.com


Roma - dalla nostra inviata Murielle Wenger - ... (segue) Nel 1946 stabilitosi in Canada, Simenon scrive dapprima Trois chambres à Manhattan, ma il suo secondo romanzo americano sarà ... un Maigret. Perchè riprendere il personaggio in quel momento, in cui aveva per la testa altre idee per altri romanzi? Forse per divertimento: che piacere descrivere il suo eroe franco-francese alle prese con l'american way of life ! E poi Maigret a New York è un po' il Simenon che va scoprendo gli Usa, un parallelo nato dall'autore stesso... Ma il quel momento non pensa in prospettiva: il suo eroe è ancora in pensione e se riparte è solo perché spinto dalla curiosità di comprendere e la voglia di rispondere ad una sollecitazione...
Non importa, il suo creatore ce lo ha spiegato bene:
"Degli imbecilli, ogni tanto, gli domandano con un mezzo sosrriso che suscitano la sua collera:
- Troppa nostalgia di Maigret?
Nostalgia di che? Dei grandi corridoi freddi della Polizia giudiziaria,  delle inchieste infinite,  dei giorni e delle notti trascorsi alla caccia di una qualsiasi canaglia?
Bene! Era davvero felice."
Non era felice?... Allora ecco cos'é che ora gli fa lasciare lo stesso il suo giardino dell'Eden, se non è la nostalgia. La voglia di scoprire il Nuovo Mondo, come il suo autore? Il bisogno irrefrenabile di conoscere anche quegli uomini? O semplicemente il piacere che Simenon va scoprendo poco a poco di alternare romanzi di Maigret e romans durs...
Perchè è quello che va succedendo: ogni anno vede la stesura di romanzi di due tipi, con una una sorta di equilibrio tra le due produzioni. Con il passare del tempo Maigret rappresenta per lui un contappunto, un contrappeso, mettendo al centro dell'opera una volta la leggerezza, permettendosi di toccare argomenti che non è riuscito a trattare nei romans durs.
Dopo Maigret à New York,  Simenon scrive prima quattro racconti che vedono il commissario in azione alla PJ, ma prima di farlo lavorare a pieno regime in un romanzo, gli lascia il tempo d'abituarsi, offrendogli Les vacances de Maigret, cosa che non gli impdisce di fargli condurre un'indagine!
Ma alla fine del 1947 nel romanziere spunta una certa nostalgia: non è proprio definibile come una nostalgia della Francia che ha lasciato, ma un sorta di sublimazione dei suoi ricordi parigini, che vanno cristallizzandosi intorno alla figura del commissario: è così che con Maigret et son mort si vedrà il ritorno definitivo di Maigret nei suoi uffici di Quai des Orfèvres, infarmmezzato da qualche vacanza, ma Simeno ha finito di farci vedere il comissario in pensione, questa sarà evocata come una possibilità futura durante le inchieste, possibilità sempre più vicina man mano che si va avanti con i titoli.
I dodici romanzi che seguono Maigret a peur, vendono il commissario ben impegnato nelle sue inchieste: dapprima il suo autore si diverte a raccontare i suoi esordi (La première enquête de Maigret), parlando del suo passato, come aveva già fatto ne L'affaire Saint-Fiacre e come farà un po' più tardi ne Les mémoires de Maigret, dando al suo personaggnio più spessore; poi nei successivi tre romanzi  spedisce Maigret ad attraversare la Francia (Mon ami Maigret e Maigret et la vieille dame)
 e ancora negli Usa (Maigret chez le coroner) prima di fargli condurre una serie di incheste prettamente parigine (L'amie de Mme Maigret, Maigret au Picratt's, Maigret en meublé, Maigret et la Grande Perche, Maigret Lognon et les gangsters, Le revolver de Maigret - questa con una trasferta in Gran Bretagna- e Maigret et l'homme du banc). 
Nel 1953, con Maigret a peur, assistiamo ad un nuovo viaggio del commissario fuori Parigi, in quella Vandea che costituisce una sorta di pellegrinaggio di luoghi già visti (La maison du juge, L'inspecteur cadavre, e i ricordi di guerra di Simenon) e costituise una prima indicazione di quello che diventerà una costante nelle altre inchieste del commissario: i suoi dubbi e le sue esitazione  (cosa che si riflette anche nei titoli dei romanzi stessi), le sue riflessioni sull'invecchiamento, e l'avvicinarsi della pensione, insomma tutto quello che ne fà un personaggio davvero umano. In effetti in Maigret a peur è evocata la messa in pensione del commissario, che dovrebbe accadere di lì a tre anni. Il romanzo d'altronde ruota intorno alla sensasazione di Maigret di  trovarsi vecchio e un po' datato rispetto ai poliziotti della nuova generazione. E' un elemento che si ritroverà più d'una volta nei romanzi seguenti. Maigret in questo romanzo parla anche dell'acquisto di una "piccola casa in campagna, in riva della Loira"
Nel romanzo seguente Maigret se trompe, si precisa che Maigret è da trentacinque anni in polizia, un conto che tornerà sempre più frequentemente in seguito, sottolineando ancora una volta l'invecchiamento naturale del personaggio, cosa che lo contrappone a molti protagonisti di romanzi seriali, che invece conservano la stessa immagine per tutta la durata delle loro avventure. Così si vede invecchiare il personaggio insieme al suo autore, se non allo stesso ritmo, ma sicuramente con le stesse angoscie, con gli stessi interrogativi, in un gioco di specchi più o meno consapevole da parte del romanziere.
E soprattutto nel periodo in cui Simenon si stabilì in Svizzera le allusioni  alla pensione e alla vecchiaia si ripeteranno sempre più. Così in Maigret et les témoins récalcitrants si assiste  all'allusione che  Maigret malinconicamente sia al pensionamento (che è previsto dopo due anni) e sia a Meung-sur-Loire, il posto in cui andrà a vivere con la moglie.
In Maigret aux Assises, il commissario, che ha cinquantre anni a cui mancano due anni al penisonamento, acquista la casa Meung, che è descritta con dovizia di particolari. E nella maggior parte dei romanzi seguenti, si faranno sempre più accenni all'età del commissario e alla casetta che ha comprato in campagna e al suo pensionamento più o meno vicino.
Ma resteranno degli accenni, come se l'autore avese avuto voglia di far ricomparire ancora una volta Maigret in pensione, in realtà non ne fece nulla fino all'ultimo romanzo, forse perché allora percepiva il suo eroe sempre meno come il protagonista di un romanzo poliziesco, e sempre più un suo "doppio" al qualeconferire le stesse sensazioni e gli stessi sentimenti che lui stesso prova, ma forse anche perchè ha capito che Maigret, accada quel che accada, resterà per sempre "l'uomo del Quai", ancorato alla realtà parigina...

venerdì 8 febbraio 2013

SIMENON... MA QUANTE VOLTE MANDA MAIGRET IN PENSIONE? E QUANTE LO RICHIAMA IN SERVIZIO? / 1


Lucida e brillante analisi che ci viene proposta da una dei nostri più autorevoli attachées, Murielle Wenger

Simenon a intrattenuto con il personaggio del commissario, una relazione molto particolare. Tanto che, come ha scritto lui stesso, dimenticati gli innumerevoli personaggi dei suoi romanzi, una volta scritti, ha invece conservato di Maigret un ricordo  sempre più commosso con il passare degli anni. Il commissario non è l'unico personaggio che é stato evocato nei suoi Dictées a più riprese? Da questo personggio, che gli ha portato la gloria e, bisogna dirlo, il denaro che gli ha permesso di vivere come voleva, ha tentato più volte di distaccarsene. Lo trovava senza dubbio un po' ingombrante, oltretutto invadente, perché é vero che per lungo tempo non si è voluta riconoscere a Simenon altro che il suo essere autore di romanzi "polizieschi" - un modo comodo di non doversi sbilanciare su un'opera destabilizzante agli occhi dei benpensanti... Simenon dovette attndendere a lungo perché fosse riconosciuta la sua arte e, per la regola del contrappasso, quando infine è stata resa gustizia al Simenon dei "romans durs", la critica letteraria ha cercato di mettere in ombra i romanzi di Maigret... Per fortuna e grazie alla potenza evocatrice di questo personaggio, mi sembra si sia arrivati, ai giorni nostri, a riconoscere che i due piani dell'opera simenoniana sono ugualmente importanti e che si può interpretare i Maigret come tutt'altro che semplice lettura da stazione ferroviaria, buona giusto per passare il tempo nella sala d'attesa...
Il mo intento adesso è di tornare su quello che ricordava Maurizio a prposito dell'andata in pensione di Maigret. E' la sua domanda sulla possibile nostalgia dell'ex-commissario rigaurdo il suo lavoro a Quai des Orfèvres che mi ha portato a una certa rifessione. All'inizio avevo pensato di rivedere qualche romanzo e alcuni racconti nei quali Simenon mostra il suo personaggio in pensione, per vedere come la descriveva. Ma poi esaminando più approfonditamente le opere, mi sono resa conto che il tema si prestava ad essere approfondito... Ecco dunque il risultato della mia piccola ricerca. (M.W)


Un disegno di Ferenc Pinter
Roma - dalla nostra attachèe Murielle Wenger - Si sa che alla fine del periodo Fayard, Simenon decide di mettere il suo personaggio in pensione. Ne ha veramente abbastanza del suo eroe? O piuttosto sente in sè stesso l'esigenza di provare un'altra cosa... Che si senta ormai pronto ad affrontare la letteratura passando per la porta principale? Il periodo di prova rappresentato dalla "semi-letteratura", come lo definiva lui stesso, era terminato. Ed era tempo di passare ad un altro livello. Simbolicamente cerca di affondare il personaggio che pure gli ha permesso di affinare i propri strumenti, dopo la "letteratura-alimentare". Avrebbe potuto ucciderlo, come Conan Doyle aveva tentato di fare prima di lui con il proprio Sherlock Holmes... Avrebbe potuto semplicemente abbandonarlo, senza nessun problema, come aveva fatto con Yves Jarry o Sancette... Ma decide altrimenti: fà andare Maigret in pensione, sistemandolo in campagna, tra fiori e pomodori... Come se non potesse rassegnarsi a farlo sparire definitivamente, come se lo sentisse talmente vicino a lui da bolergli regalare una fine tranquilla e felice. La separazione si prepara gradatamente, come dimostrano gli anni delle stesure: quelli dal 1929 al 1931, durante i quali Simeon viaggia a bordo del suo batello l'Ostrogoth, sono dedicati alla scrittura di racconti diversi, ai romanzi Maigret della serie Fayard, e a due romanzi non-Maigret firmati con il suo nome. L'inizio del 1932 vede ancora la scrittura di una serie di Maigret, poi Simenon parte per il suo viaggio in Africa e al suo ritrno in autunno scrive dei non-Maigret. Nel 1933, dpo un lungo viaggio attraverso l'Europa, scrive dei non-Maigret e un solo Maigret: L'écluse no 1.  E per la prima vlta in questo romanzo si parla di Maigret in pensione: in seguito ad un trafiletto letto in un giornale da Ducreau, Maigret domanda lui stesso di andare in pensione, cosa che diverrà effettiva entro sei giorni. E' il primo segnale  di una separazione tra l'autore e il personaggio... Segnale confermato da un altro elemento: alla fine di questo stesso anno 1933, Simenon firma un contratto con Gallimard, il romanziere si sente pronto ad entrare in altri ambienti e ad abbandonare definitivamente la letteratura popolare, di cui Fayard è una sorta di simbolo: nessuna sorpesa quindi se Simenon pensi a troncare ogni rapporto con questo editore e di conseguenza con il persomaggio che con lui aveva lanciato. Fino ai primi del 1934, Simenon non scrive nemmeno un'ultima avventura el suo eroe - una forma di addio? Un ulteriore "omaggio" a Fayard? E magari anche ai lettori scontenti di veder sparire il simpatico commissario (Simenon sente d'altronde l'esigenza di spiegarsi in testo che annuncia l'apparizione in feuilleton del suo romanzo)...
Il romanzo si intitola laconicamente Maigret (l'unico titolo della serie di Fayard a menzionare  il nome del protagonista); il commissario è ritratto nella sua vita da pensionato, da cui però viene distolto, a causa della richiesta d'aiuto del nipote, che si è cacciato in una brutta situazione. Maigret lascia quindi la sua piccola casa di Meung-sur-Loire e parte per indagare a Parigi. L'ex-commissario si mostra brillante, tira fuori dai guai il nipote, spedisce in galera il colpevole, dimostrando che l'inattività non l'ha arrugginito...
Finalmente si ha l'impressione che Simenon, malgrado il pensionamento del commissario, non possa impedirsi di raccontare gli exploit del suo eroe e a posteriori non può certo negare che forse non tutto era stato raccontato...
Ma per il momento, in quest'anno 1934, Simenon sembra aver voltato pagina: scrive quattro romanzi non-Maigret, trovando comunque il tempo di andare su e giù per il Mediterraneo con una barca a vela.
Il 1935 sembra confermare un trend consolidato: la prima parte dell'anno è dedicata ad un "giro del mondo" e la seconda a scrivere una serie di romanzi non-Maigret. 
Nel 1936 sempre la stessa storia: sistemato nel sud della Francia, scrive ancora dei non-Maigret e poi voila, all'improvviso torna a Parigi in autunno, sente il desiderio di riprendere il suo personaggio... Nel frattempo sotto le insistenze di Gallimard (senza che nulla l'obbligasse davvero...), scrive nell'ottobre del 1936 una prima serie di nove racconti, rimettendo in scena il commissario, destinati ad essere pubblicati sui giornali, prima di essere destinati alla pubblicazione  come raccolta per il suo nuovo editore. Questi ci presentano un commissario di nuovo in piena attività, in una sorta di marcia indietro in confronto all'ultimo romanzo della serie Fayard. Ma sembrerebbe dover restare un semplice intermezzo, una sorta di gioco che l'autore si concede con i lettori del giornale. Così nel 1937 Simenon non riprende con i Maigret e consacra tutto l'anno alla stesura di altri romanzi.
Ma nelle primavera del 1938 ecco che il gioco ricomincia: scrive un'altra serie di dieci racconti con protagonista Maigret; anche questi sono destinati ad essere pubblicati sul giornale, prima di essere raccolti in un volume.
L'interessante è che i quattro primi racconti di questa serie ci fanno vedere Maigret di nuovo al lavoro, mentre ngli altri sei è di nuovo in pensione.... Nuovo segno di stanchezza dell'autore? In tutti i casi, le analogie con il ciclo Fayard è impressionante: il quinto racconto (L'Etoile du Nord) ci presenta il commissario a due giorni dalla pensione come ne L'Ecluse n° 1 è a sei giorni dal lasciare il servizio. Poi gli altri cinque racconti ci narrano le indagine dell'ex-commissario che non può far a meno di interessarsi ai fatti altrui... Sia che capiti nel mezzo di un dramma (Tempête sur la Manche, Ceux du Grand Café), sia che si solleciti il suo aiuto, lui non riesce, malgrado tutto, a resistervi (Mademoiselle Berthe et son amant, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen). Ed è qui che si può rispondere in parte alla domanda di Maurizio: forse non si tratta proprio di nostalgia (se ancora...), ma in tutti i casi Maigret deve aver contratto il virus dell'investigatore e deve certo provare di tanto in tanto una sorta di idiosincrasia per l'oziosità dell'orticoltore... Basta vedere, per esempio, l'inizio di Mademoiselle Berthe et son amant:" il suo precipitarsi a recarsi a quell'appuntamento è la prova che non era poi così felice nel suo giardino come voleva far credere."... a meno che non sia il suo creatore che non possa trattenersi dal rimetterlo in pista e che sia proprio lui quello cui mancano di più le indagini. Allora pur di non rimetterlo in azione a Quai des Orfèvres, piazza il suo eroe in mezzo a un caso che si verifica quando va in vacanza o che lo viene a cercare proprio in mezzo ad una siesta memorabile nel suo giardino.  
Ed é così che nel 1939, si può dire, che Simenon dopotutto  continua a raccontarci le indagine del suo commissario, per quanto lo faccia lavorare per passione... E così scrisse tra la fine del 1939 e il 1943 prima due racconti in cui Maigret è di nuovo in servizio, poi seguiranno sei romanzi pubblicati da Gallimard (che sperava in qualche buona entrata). Questo non impedisce a Simenon di scrivere diversi romanzi non-Maigret nello stesso tempo come ad esempio il famoso Pedigree. E tutto ciò nel bel mezzo degli sconvolgimenti della guerra. Forse Maigret l'ha anche aiutato a sopportare il tutto...
1945: fine della guerrra. Simenon si prepara ad attraversare l'Atlantico e come saluto scrive una specie di racconto d'addio: La pipe de Maigret. E in una sorta di analogia ecco che scrive un romanzo breve Maigret se fâche in cui il commissario è ancora una volta in pensione. Disturbato ancora nel bel mezzo del suo giardino, da una scocciatrice, ma non può evitare, di nuovo, di correre all'avventura... Questo romanzo è l'ultimo scritto da Simenon sul suolo europeo, prima del periodo americano... (1/segue)

* LA SECONDA PUNTATA DI QUESTO POST SARA' MESSA ON LINE DOMANI, SABATO 9 FEBBRAIO

giovedì 7 febbraio 2013

SIMENON. MA MAIGRET QUANDO VA IN PENSIONE?

Abbiamo già scritto della "pensione" di Simenon, iniziata piuttosto presto, quando nel '72 si accorse che non poteva più entrare in état de roman e repentinamente decise che avrebbe smesso di scrivere. Aveva 69 anni e in realtà smise di scrivere romanzi... continuò un certa attività editoriale con i Dictées, incisi su registratore e sbobinati da Presses de La Cité, fatta eccezione per Lettre à ma mere del 1974 e Mémoires intimes del 1981.
Ma Maigret, il suo personaggio più famoso e diffuso, quando andò nel meritato riposo? Sappiamo che Simenon scrivendo i Maigret non seguiva cronologicamente il passare degli anni del commissario. Intanto perché scritte le prime diciannove inchieste per Fayard, aveva considerato chiuso, già nel gennaio del 1934, la sua esperienza della serie poliziesca, tutto intento alla sua attvità letteraria di romanziere.
Quindi non ci sono elementi per stabilire l'anno dell'entrata in pensione di Maigretm se non la legge francese di allora. Quindi dovrebbe essere stata a cinquantatre anni, come prevedeva il regolamento amministrativo di polizia, anche per i commissari di divisione come Maigret. Infatti nei numerosi titoli Maigret non va in pensione nell'ultima inchiesta pubblicata (Maigret et M. Charles - 1972) bensì Simenon ce lo presenta nella sua casetta di campagna a Meung-sur-Loire, proprio in quell'ultimo titolo per Fayard Maigret (scritto all'isola di Porquerolles nel giugno del 1933).
Poi come è noto dalla stesura di questo ultimo passarono cinque anni prima che riprendesse in mano le inchieste del commissario. Fu a La Rochelle nel luglio del 1938, quando scrisse Les Nouvelles enquêtes de Maigret.
L'ex commissario, in pensione  in questo paese (a 150 chilometri a sud di Parigi e a una ventina da Orléans), abitava nella piccola casa che aveva comprato qualche anno prima e che durante i weekend raggiungeva con la piccola vettura che aveva acquistato, ma che guidava la moglie. Ora era la sua casa e, cappello di paglia in testa, coltivava l'orto, andava anche a pesca e beveva un bianco quando la sete si faceva sentire. Si era un po' ingrassato, la barba un po' lunga (quand'era in servizio ogni giorno era rasato di fresco), procedeva tranquillamente. Nostalgia di Quai des Orfévres? Non lo sappiamo. O per lo meno Simenon non ce lo racconta.

mercoledì 6 febbraio 2013

SIMENON GUIDA LA CARICA DEI 600

La prima edizione italiana
Con Le signorine di Concarneau, pubblicato da Adelphi in questi giorni nella collana Biblioteca Adelphi, Simenon si accredita il 600° titolo di questa serie. Sarà un caso? L'argomento non è di così rilevante importanza, ma c'è un fatto che va sottolineato. Infatti la precedente uscita di un suo romanzo era stata Il borgomastro di Furnes il 23 gennaio scorso. D'accordo che non era un prima edizione, ma solo la prima uscita in economica (Gli Adelphi), dopo circa otto ristampe nella collana maggiore. Però, come abbiamo già scritto, si trattava di un titolo proposto da Adelphi in questa sua prima edizione vent'anni fa' (per Mondadori invece era uscito la prima volta nel '38 ne "I Libri Arancio") e poi riproposto un paio di settimane fa'. Gli appassionati lettori simenoniani non sono così abituati a uscite tanto ravvicinate!
Finora, in questa collana, Adelphi ha pubblicato una quarantina di titoli (dovrebbero essere 38) iniziando nel 1985 con Le finestre di fronte che ha all'attivo dieci ristampe e poi nel 2002 nell'economica Gli Adelphi a tutt'oggi con otto ristampe.

martedì 5 febbraio 2013

SIMENON, I VOLTI DI UNA VITA

Georges Simenon, le sue sfaccettature, i ruoli che ha ricoperto, i lavori che ha svolto... Nel corso della sua vita lo ritroviamo in situazioni le più disparate. Vediamo di ricordare, oltre a quella di scrittore, alcune tra le più significative.
 • Apprendista pasticcere - 1918, il padre Désiré, si ammala non può più lavorare e il piccolo Georges deve smettere di andare a scuola per aiutare la famiglia.
Commesso libraio - La pasticeria non faceva per lui e lavorare in libreria é molto meglio, ma il proprietario è ignorante sbaglia spesso autori, li confonde e il suo impiegato lo riprende spesso anche davanti ai clienti. Dura solo qualche mese.
Giornalista - Nel 1919 entra a La Gazette de Liége, dove scopre la scrittura e dimostra un talento particolare. Tutta la vita cotinuerà a scrivere per vari giornali, ma senza mai fare il redattore in uno di essi.
Segretario - Arrivato in Francia nel 1923 lavorò presso il marchese di Tracy. Allora Siemenon cercava un lavoro che potesse farlo vivere e nel contempo  dargli la possibilità di scrivere e per tentare di pubblicare i primi scritti. Durerà poco più di un anno.
Commissario ai rifugiati - Nel 1940, scoppiata la seconda guerra mondiale, lo ritroviamo in Vandea a La Rochelle con l'incarico di Commissario per i rifugiati belgi, fuggiti  dal loro paese invaso dalle trupper di Hitler.
Presidente della Mystery Writers of America - Nel 1955 a sua insaputa l'associazione degli scrittori americani di gialli gli conferì la presidenza della loro associazione. Era la prima volta che succedeva con un scrittore straniero... sia pure a quel tempo da dieci anni residente in America.
Presiente di giuria -  Si tratta di festival del cinema. Una prima volta a Bruxelles nel '58 per il locale Festival Interazionale del Cinema. La seconda, a Cannes per il più famoso premio cinematografico francese dove nel '60 lo troviamo a presidere la giuria e a far vincere La dolce vita di Fellini, di cui diventerà grande amico.
Disoccupato -  Dopo che nel '72 prese atto di di non poter più scrivere romanzi, nel 1973 richiese al consolato belga di Losanna di sostituire sul suo passaporto la dicitura "romanziere" con "senza professione.

* Per un problema tecnico questo post era stato messo on-line senza il testo, solo con le fotografie. Ce ne scusiamo con i lettori.

lunedì 4 febbraio 2013

SIMENON. LA VISTA LUNGA DI SCIASCIA... ANCHE SU MAIGRET

Quelli che vedono lungo. Più lontano degli altri. Già, perchè qualcuno anche nella nostra "italietta", ogni tanto, spunta qualcuno capace di dare una lettura dei fenomeni sociali e culturali, cosa che li mette su un livello sopra la media. In questo caso ci riferiamo a Leonardo Sciascia (scomparso ventiquattro anni fa', tra l'altro un paio di mesi dopo Simenon). Uno degli intellettuali più lucidi e indipendenti del '900 italiano, cui la nostra cultura, e non solo letteraria, deve non poco.
Questa volta ci permettiamo di tirarlo per la giachetta in merito ad un articolo che scrisse nel 1961 sul periodico Mondo Nuovo, intitolato La scommessa di Simenon
"... Romanzi come “Il borgomastro di Furnes”, per citarne uno tra gli ultimi pubblicati in traduzione italiana dall’editore Mondadori, valgono molto di più di quelli della cosiddetta scuola dello sguardo (lasciando da parte, per carità di patria, tanta altra roba di casa nostra); e forse anche qualcuna delle avventure del commissario Maigret ha più diritto di sopravvivenza di quanto ne abbiano certi romanzi che, a non averli letti si rischia di sfigurare in un caffè o in un salotto letterario...".
Una perentoria difesa non solo del Simenon romanziere, ma anche del padre di Maigret, come forse nessuno della sua statura aveva fino ad allora fatto.
E non si può nemmeno parlare di una vicinanza culturale. Sciascia è stato un letterato sempre impegnato nel sociale, in un ambito in cui la presenza della mafia era pesante. Simenon ha sempre evitato temi sociali, concentrandosi di più sull'individuo, sui temi del destino e della sofferenza personale. Tuttavia questo non impedì allo scrittore, saggista e poeta siciliano di intuire le grandi doti marrative ed espressive del romanziere francese, anche nei Maigret, classificati, quando, andava bene, nella letteratura d'evasione.
Tanto che in un altro passo dello stesso articolo leggiamo "... Si può dire che l’esperienza di Maigret sia andata di pari passo con quella del suo autore: Maigret fà carriera, invecchia, si fa sempre più saggio ed esperto..." e conclude "...le indagini di Maigret  assumono toccante pietà e poesia: e il cattolico senso del peccato e la dura necessità della legge diventano umana comprensione, indulgente saggezza..." .

domenica 3 febbraio 2013

SIMENON. ETICHETTA NOIR... DALLA CRITICA CON ERRORE

"... Alcuni passano il tempo ad attaccare delle etichette, e a buon bisogno diranno che Traqué è un romanzo poliziesco. Perché l'eroe è stato condannato, perché è fuggito, perché la polizia lo ricerca. Per quale crimine o delitto sia stato condannato, non ce lo dicono e il dramma non è lì. Il dramma è che l'indivduo si trova solo e che prova il bisogno sempre più lancinante di riprendere un posto qualsiasi tra gli uomini..."
Ecco quello che scriveva nel '44 Simenon, in una delle rarissime prefazioni da lui compilate, quella al romanzo succitato dell'autore norvegese, Arthur Omre.
Ed é evidente che mentre si riferiva all'opera dello scrittore, pensava a quella "etichetta" che, dopo dieci anni che scriveva romans durs, certa critica ancora gli affibbiava, scrittore di polizieschi.
Anche in molti romanzi simenoniani c'è un delitto, un colpevole, a volte la polizia, e sovente la critica si arrestava a questi elementi senza approfondire. I grande successo dei Maigret poi condizionava l'immagine del romanziere ed era facile classificare poliziesche certe storie, dove invece il fulcro era tutt'altro. La vicenda poliziesca era solo uno strumento per raccontare un vicenda umana e mostrare il protagonista con le sue debolezze, le sue angosce, le sue paure.
"... Poco importa che gli avvvenimenti siano drammatici o quotidiani, poichè quello che è importante è l'uomo stesso - sottolineava Simenon -  l'uomo e il suo rapporto con il mondo, o più esattamente con la vita...".
E infatti, a nostro avviso, addiritttura diversi Maigret valgono più per la vicenda umana raccontata, che per l'intrigo poliziesco.
Difficile rapporto quello tra Simenon e la critica del  suo tempo. Un rapporto fatto di incomprensioni, di chiusure e di accuse. La strada dal romanzo popolare, attraverso la semi-letteratura per arrivare ai romans-durs, fu difficile e irta di ostacoli come quelli che abbiamo citato. Ma la caparbietà di Simenon, la profonda convinzione in quello che faceva, la sua applicazione totale alla stesura dei romanzi alla fine vinceranno. Oggi lo possiamo dire

sabato 2 febbraio 2013

SIMENON: LE SIGNORINE... DI FERRO

Le declic è sempre un incidente stradale. Ma non come quello descritto nei I complici, vera e propria strage di quasi cinquanta bambini. Ma anche qui a morire investito è un bambino. E anche qui, come ne I Complici, chi ha provocato la disgrazia fugge. E anche qui nessun testimone che possa incolparlo. Stiamo parlando de Le Signorine di Concarenau (Les Demoiselles de Concarneau - Gallimard 1936) che Adelphi annuncia come prossima uscita per i Simenon della Biblioteca (Simenon si aggiudica il 600° volume di questa serie).
Alla base del romanzo la relazione un po' claustrofobica tra il propiretario di una flotta di pescherecci, Jules Guérenc, e le sue due sorelle, Françoise e Celine. Jules è stato sempre sottomesso alle due che lo trattano più come un figlio e lo tengono al gunzaglio. Non solo. Sovrintendono ai proventi della sua attività economica, ne controllano le relazioni sentimentali e addirittura le frequentazioni di prostitute quando si reca in città. Insomma l'oppressione è forte, Jules è debole e l'incidente è un choc che innesca finalmente in lui una reazione. Ma si rivelerà nel senso sbagliato, sorretta solo da un'illusione che non sarà certo sufficiente a far cambiare le cose.
Jules è un debole e, se vogliamo un perdente, che dovra seguire fino in fondo il suo destino, come diceva spesso Simenon dei suoi potagonisti.
La storia si svolge a Concarneau nei pressi di Quimper in Bretagna, con un'atmosfera grigia, un'umidità che penetra dapperttto, forse anche nell'animo di Jules Guérenc, rendendolo così molle, così arrendevole, così schiavo delle demoiselles.
Il romanzo scritto nel'34 a Porquerolles, ma venne pubblicato da Gallimard solo nel '36. Alla tv francese TF1 fu trasmessa una riduzione televisiva nell'ambito di una serie L'heure de Simenon (1987-88) che comprendeva tredici telefilm, di una cinquantina di minuti l'uno, tratti da altrettanti romanzi dello scrittore.

venerdì 1 febbraio 2013

SIMENON TORNA IN TV... IN FRANCIA... E SENZA MAIGRET

Il ciak viene dato oggi e le riprese dureranno per tutto il mese. Stiamo parlando di una produzione televisiva francese del canale France 3 che ha deciso difare un adattamentoper il piccolo schermo di un romanzo da poco uscito in Italia, ma che Simenon aveva scritto nel '55, Les Complices, da poco tornato dai dieci anni passati in America. 
La produzione ha affidato la regia a Christian Vincent, regista di alcuni film per il cinema sempre di produzione transalpina. I protagonisti del romanzo saranno interpretati da tra gli altri da Thierry Godard, Marie Kremer, Jérôme Kircher e Simon Ferrante.
Per ora non si conoscono le date della futura messa in onda, né se sarà a puntate o una sorta di film.
La storia del romanzo culmina in una incidente stradale provocato da due amanti che impegnati in effusioni amorose mentre lui guidava di notte che coinvolge un autobus che trasportava dei bambini. Il termine incidente non è appropriato, sarebbe megilo dire che Joseph Lambert, indaffarato con le grazie della sua Nicole, provoca la strage di un cinquantina di ragazzi. L'autobus va giù per un scarpata, i due e la macchina sono illesi e si danno alla fuga. Lui è comproprietario di una grossa impresa. Paura della giustizia, di perdere tutto e di rendere nota la sua relazione clandestina, tutto gli fa mettere da parte qualsiasi scrupolo. Tra i tanti titoli simenoniani finiti sul grande schermo, a quanto ci risulta, la storia de Les Complices era invece rimasta tra le pagine dei libri.
Una produzione televisiva di un non Maigret è per altro cosa rara, anche se ci sono dei precedenti anche in Italia, una piccola serie prodotta dalla Rai alla fine degli anni '70. Quattro sceneggiati, di cui il primo anche con la regia del Landi che aveva diretto i Maigret: Antonie e Julie, Il grande Bob, Il signor Cardinaud e Il Borgomastro di Furnes.  
Ma anche in Francia dalla fine degli anni '80 ci sono state alcune riduzioni televisive: Les Mouchoir de Joseph (1988) da Chez Krull , Le Train de Vienne (1989) da Le train de Venise , L'ainé des Ferchaux (con Jean-Paul Belmondo - 2000), La fuite de Monsieur Monde (2004), Le voyageur de la Touissant (2005) e Le petit homme d'Arkhangelsk.

giovedì 31 gennaio 2013

SIMENON TRA BAAS E VAN HAMME, COME TRA BERLUSCONI E BERSANI?

Un intervento di una delle nostre attachée, Giovanna Ferraris, che ci fornisce una chiave di lettura particolare del Borgomastro di Furnes, in chiave con l'attuale atmosfera pre-elettorale


Roma - dalla nostra attaché Giovanna Ferraris - Ho appena letto il romanzo di Simenon che Adelphi ha ripubblicato. Nonosante ne abbia già letti diversi, qui ho avuto la netta sensazione di trovami di fronte ad uno scrittore in grande spolvero. Riesce infatti a parlarci di una storia che si svolge presumibilmente negli anni '30 in un piccola cittadina belga, facendoci entrare nella mentalità del posto e nella testa di uomini di circa cent'anni fà,  e al tempo stesso è in grado di annullare questa distanza e farci pecepire i temi da lui trattati come interessanti, perchè attuali.
Attuali sono i meccanismi del potere, di come questi poi interreagiscano con le situazioni personali e producano conseguenze sul piano sociale e umano.
Insomma in questa rivalità tra il "Baas" Terlink e il suo avversario Van Hamme ci sono ricatti e colpi bassi come succede ai giorni nostri. Ora poi che siamo in campagna elettorale sento parole e assisto a vicende che si possono parametrare a discorsi e fatti che Simenon racconta ne Il borgomastro di Furnes. Questo non è un romanzo sulla politica e sul potere come Il presidente, ma sull'intreccio tra la politica e la vita privata, con i compromessi, le vittorie, le sconfitte e la facciata da mostrare in pubblico.
E anche la natura, con quell'inverno impietoso, quel freddo quasi minaccioso che avvolge Furnes, sembra dimostrarsi non meno terribile di Terlink, altrettanto freddo e glaciale nel rapporto con i suoi sottoposti e con la sua famiglia.
La storia di Terlink potrebbe anche essere raccontata oggi? Simenon come avrebbe costruito una storia con protagonisti Berlusconi e Bersani? Forse oggi gli scontri politici sono più mediati, spesso non c'è il contatto personale con l'avversario l'era della televisione e di internet ha di fatto mediato e diluito certi rapporti. Ma, come si dice, i fondamentali ci sono tutti. L'Italia degli anni duemila e Furnes degli anni '30 non potrebbero essere più diverse, ma i meccanismi che muovono l'animo umano sono gli stessi.

mercoledì 30 gennaio 2013

SIMENON. SOSTEVA RABONI... DIECI ANNI FA'

Abbiamo pescato nel ricco e interessante blog di Giuseppe Genna, Centraal Station, un post di una decina di giorni fa', in cui viene riproposto un intervento di Giovanni Raboni apparso sul Corriere della Sera del luglio del 2002, dedicato all'eterno interrogativo sulla questione se Simenon appartenesse alla schiera degli scrittori di genere oppure se andasse considerato un classico. L'articolo è interessante (Raboni su Georges Simenon) Raboni tira in ballo diverse affermazioni e giudizi di Andrè Gide, ma cita anche Sciascia per concludere che lui era dalla parte di coloro che ritengono Simenon un classico "...Anch’ io, per quel che può valere, penso che Georges Simenon sia – «noir» o non «noir», Maigret o non Maigret – un grande scrittore: un grande scrittore e basta...". Raboni, che è stato un saggista ma anche un poeta dalla notevole sensibilità, coglie l'essenzialità e la profonidità delle opere simenoniane per quelle che sono, per quello che raccontano del quotidiano e per quello che simboleggiano nell'universale. Il fatto che Raboni dieci anni fa' sentisse il bisogno di "schierarsi" la dice lunga sulla fatica che l'ambiente accademico e della critica ancora faticasse a sdoganare Simenon come autore di Maigret (come se poi quest'ultimo non fosse anch'esso letteratura).
In proposito Pierre Assouline, francese, uno dei massimi biografi di Simenon, ebbe in quegli anni a dichiarare che  "...nell'università e nel mondo letterario le resistenze nei suoi confronti sono ancora molto forti. Simenon non è affatto considerato un classico, anche se, rispetto all'ostilità del passato, la situazione è migliorata...". Mentre in Italia Carlo Fruttero sottolineava "... Possiede un senso rigoroso della sintesi: è il suo dono. Il suo è stato l'ultimo occhio 'balzacchiano'. Solo chi crede nella realtà può riuscire a disegnarla con mezzi così strepitosamente succinta...".
Ma Assouline ha un background giornalistico. Fruttero era uno scrittore e un uomo di lettere atipico per il panorama letterario italiano. 
Dopo un decennio le cose sono cambiate?
Sì, alcune università si sono aperte non solo al genere (vedi le manifestazioni di "Roma Noir" dell'Università La Sapienza di Roma a cura della professoressa Elisabetta Mondello o "Grado Giallo" con quella di Trieste grazie al professor Elvio Guagnini) e talvolta le università hanno timidamente inserito alcuni titoli del romanziere nei programmi delle facoltà di letteratura.
Ma ormai non è più solo la critica paludata e quella accademica che traccia linee al di là delle quali non c'é arte e non esistono classici e al di qua si trovano gli autori classici e che meritano fama e rispetto imperituri.
E forse anche queste linee vanno facendosi sempre più sbiadite...

martedì 29 gennaio 2013

SIMENON. MA QUAL E' IL MAIGRET PIU' TRADOTTO E CON PIU' RIEDIZIONI? VE LO DICE MURIELLE WENGER

Non potete perdervi assolutamente lo studio statistico realizzato da Murielle Wenger (che i nostri lettori conoscono bene) sulla quantità di traduzioni e delle riedizioni dei titoli delle inchieste del commissario Maigret in tutto il mondo.
Ad esempio potrete leggere che grazie all'incrocio di una serie di dati (andate a leggere perchè è davvero interessante) ha stabilito che il titolo piu tradotto e che ha avuto il maggior numero di riedizioni è Le chien jaune. Ma lo studio statistico porta anche a considerazioni molto più interessanti e approfondite. Non vi resta che andare a visitare il sito di Murielle, www.enquetes-de-maigret.com e fermarvi sulla pagina di Maigret en traduction. E buona lettura!

SIMENON E CERVI. 1972, L'ANNO DEGLI ADDII


12 febbraio 1972. Simenon scrive quello che ancora non sa essere l'ultimo suo romanzo, Maigret et M.Charles.
17 settembre 1972. Gino Cervi interpreta l'ultima puntata della quarta serie degli sceneggiati Rai di Maigret: Maigret in pensione.
Lo scrittore chiude una serie di oltre cento indagini del commissario.
L'attore veste i panni di Maigret per la sedicesima volta (quattro serie - sedici sceneggiati alcuni in due puntate, a certi in tre e addirittura in quattro puntate).
Insomma un anno non felice per gli appassionati maigrettiani.
Simenon non scriverà più un libro sul commissario e Cervi non lo interpreterà mai più.
Un punto in comune è la prolifica produzione dei due (nati per di più a due anni di distanza uno dall'altro). Di Simenon sappiamo che ha scritto in tutto oltre quattrocento  tra romanzi, racconti, saggi, etc... tradotti in una cinquantina di lingue, vendendo ad oggi una cifra che oscilla intorno a mezzo miliardo di libri in tutto il mondo.
Non si pensi che Gino Cervi sia stato da meno. Nel suo bagaglio dobbiamo considerare 300 commedie, 120 film, oltre a numerosi lavori in radio e in televisione.
Eppure.
Eppure tutti e due sono stati ricordati dal grande pubblico soprattutto per Maigret. Il primo per averlo inventato e scritto. Il secondo, almeno in Italia, per aver interpretato quegli sceneggiati.
Eppure alcuni dei romanzi di Simenon sono dei capolavori e a volte è stato ad un passo anche dall'essere candidato al Nobel per la Letteratura.
Eppure Cervi in fatto di popolarità aveva intepretato per il grande schermo la popolarissima serie (tra l'altro di produzione italo-francese), Don Camillo e l'onorevole Peppone tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi.
Eppure... eppure Maigret ha avuto la meglio su tutto. Ancora oggi si acquistano i libri di Maigret, i rari e vecchi Mondadori sulle bancarelle, gli Adelphi in libreria e addirittura in formato ebook su internet.
E ancora oggi vari gruppi editoriali ripropongono in edicola in dvd l'intera serie o parte degli sceneggiati Rai o li utilizzano come promozione di quotidiani o periodici. Insomma quegli sceneggiati di quasi cinquant'anni fa' ancora funzionano anche come traino editoriale.
1972, l'anno degli addii ma non la fine di un personaggio, che è vivo e vegeto e oggi, come abbiamo visto, di proprietà di una società britannica che ne preannuncia un rilancio a livello mondiale.

lunedì 28 gennaio 2013

SIMENON. UNA CONFERMA DELLA VENDITA DEI DIRITTI

City A.M. Questo è il nome di un giornale che si definisce first free daily business newspaper (il primo quotidiano free-press dedicato al mondo finanziario ed edito a Londra) che oggi in uno scarno articolo conferma quanto ieri pubblicato dal The Telegraph, in merito alla vendita alla The Right House di tutti i diritti di Simenon. Per altro non ci è giunta notizia di nessun commento da parte di John il figlio che stava lavorando sinergicamente a due progetti: riunire tutti i "diritti Simenon" in una sola società con sede a Liegi e realizzare un museo permanente dedicato al romanziere anche questo a Liegi. Era il progetto di riunire nella città natale del padre tutto ciò che lo riguardava (e ricordate che presso l'Università di Liegi c'è già da anni una Fondazione a lui dedicata).
Per altro proprio qualche giorno fa', il quotididano belga La Derniére Heure aveva pubblicato la notizia che per una iniziativa della locale associazione dei commercianti, erano state raccolte e consegnate al sindaco di Liegi più di tremila firme di cittadini a favore della realizazione del futuro Musée Simenon da edificarsi sulla place de l'Yser.
Forse il museo si realizzera. Adesso però i diritti sono quasi tutti (il 90%) in mano alla società britannica che avrà forse molte più possibilità di dare maggiore visibilità all'opera simenoniana e a quelle collegate, anche se si perderanno le radici con la città natale di Simenon.
Ma anche Simenon in fondo era un uomo senza radici. In quella città trascorse solo i suoi primi diciotto anni. Per quasi settant'anni visse altrove, pur non volendo mai abbandonare la nazionalità belga.

domenica 27 gennaio 2013

SIMENON, I SUOI DIRITTI ALLA "THE RIGHT HOUSE"?

La notizia è apparsa ieri sul quotidiano britannico The Telegraph. L'agenzia inglese The Rights House, riporta il giornale, ha acquistato dalla Chorion (agenzia ormai dall'anno scorso in amministrazione controllata) il 90% della proprietà di tutti i diritti di Georges Simenon, letterari, cinematografici, televisivi, mandando in fumo le intenzioni del figlio dello scrittore, John, che, come abbiamo già scritto, stava cercando di raggrupparli tutti con una società belga. Alla famiglia Simenon (quindi i figli John e Pierre) rimane così solo il restante 10%.
Alla base di questa operazione ci sarebbe l'intenzione della The Rights House, tramite la sua sezione che si occupa dei diritti letterari, la Peters Fraser Dunlop, di rilanciare il marchio Simenon in tutto il mondo partendo dall'Inghilterra. Infatti mentre  Simenon è uno scrittore di successo in tutta Europa, in Gran Bretagna le vendite dei suoi libri sono trascurabili. A questo proposito si starebbe perfezionando un accordo con la casa editrice internazionale Penguin per ripubblicare tutte le opere di Simenon, addirittura a partire già dal prossimo autunno.
Ma le novità non finirebbero qui. Infatti The Right House avrebbe intenzione anche di rilanciare una nuova serie televisiva (accordi in vista con la BBC... Per replicare quello che è stato realizzato con la serie "Sherlock"?), ma anche audiolibri (in partnership con Amazon), ebook e altre iniziative.
Per ora la fonte è solo il The Telegraph e non siamo riusciti a trovare conferma altrove. Comunque seguiremo l'evolversi della situazione, cercando di appurare l'esattezza di quanto pubblicato oppure eventuali smentite o correzioni.

sabato 26 gennaio 2013

SIMENON. MAIGRET E' PERPLESSO

Questo weekend inauguriamo una nuova rubrica: "... magari come Simenon!". Si tratta di uno spazio riservato a brevi racconti che hanno in qualche modo a che fare con Simenon e Maigret. Questo prino che proproniamo é  un racconto davvero sintetico che però, ci fa entrare in punta di piedi in casa Maigret e ci permette di ascoltare di soppiatto le semplici (ma profonde) chiacchiere tra marito e moglie. Proprio come piaceva fare a Simenon che andava matto per poter rubare i momenti d'intimità in cui le persone sono sè stesse, senza maschere e senza i filtri che la società impone. Speriamo che tra i nostri amici ce ne siano altri che vogliano cimentarsi con questi che abbiamo voluto chiamare E-Short-Stories, brevi storie nate per il formato digitale che magari diventeranno un altro modo per incrementare i rapporti tra Simenon Simenon e i suoi  visitatori.


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MAIGRET È PERPLESSO

di Paolo Secondini

La signora Maigret si affacciò sull’uscio del piccolo salotto, e rimase un istante a osservare suo marito. Quante volte gli aveva notato sul viso la stessa espressione meditabonda, che lo faceva sembrare più vecchio di quanto non fosse.
«Che c’è, Maigret,» chiese sua moglie, «qualcosa ti turba?»

Il commissario si scosse leggermente e si tolse la pipa dalla bocca.

La signora Maigret gli si avvicinò.

«È pronto in tavola. Non vieni a mangiare?» chiese ancora, senza avere aspettato una risposta alla prima domanda.

«Tra un minuto,» rispose il commissario. «Stavo pensando…»

«A cosa?» lo interruppe la moglie sedendogli accanto sul divano.

«A come l’uomo sa essere a volte terribilmente crudele.»

«Ti riferisci all’assassinio di Nanette Bardieu di cui ti sei occupato in questi giorni?»

«Già!»

«Ancora stamane i giornali riportavano il caso con molta dovizia di particolari.»

«Una vecchia discreta e tranquilla,» disse il commissario. «Non ha mai creato problemi né dato fastidio a nessuno. Forse la donna più buona e generosa che sia mai esistita.»

«Uccisa barbaramente dal nipote,» commentò la signora Maigret. «E per cosa? Denaro!... Gliene aveva già dato abbastanza a ogni continua richiesta, attingendo dalla sua misera pensione.»

«È proprio questo che mi lascia perplesso,» esclamò il commissario. «Vedi, signora Maigret, il mio lavoro mi ha fatto conoscere perfettamente – quasi toccare con mano – due aspetti fondamentali dell’uomo: la grande bontà e la bieca cattiveria; due aspetti profondamente contrastanti, di cui uno è negazione dell’altro; ma due aspetti che, il più delle volte, albergano tranquillamente vicini nell’animo. Mi domando come ciò sia possibile.» Scrollò la testa, poi, alzandosi dal divano: «Andiamo a tavola!»

venerdì 25 gennaio 2013

SIMENON. ANCORA SUL BORGOMASTRO

La più recente uscita dei romanzi di Simenon, Il Borgomastro di Furnes, era un'opera che lo scrittore sentiva molto. Già prma della sua uscita per Galimard, confidava al suo maestro André Gide che lo considerava "... il mio capolavoro almeno fino ad oggi...".
E a Roger Stephane Roger spiegava l'attenzione che aveva dedicato al linguaggio, specificando perché  le frasi  del Borgomstro de Furnes, fossero le più lunghe e le più pesanti. "... non potevo scrivere in fiammingo. D'altronde io non conosco il fiammingo... Ma conosco bene la mentalità dei fiamminghi... Io non mi servo mai, come faceva Balzac, dei dialetti, delle parlate locali...Cerco di rendere tutto ciò con la costruzione della frase...".
E poi continua illustrando la tecnica che aveva utilizzato "... ci sono delle persone  che  pensano delle frasi circonvolute, altre che vanno dritte alla parola giusta, e ancora chi cerca due o tre parole prima di arrivare alla quarta che sarà poi quella giusta... Ecco questo é quello che io chiamo stile...".
Simenon spiega poi che quella sua scrittura "pesante" e addirittura il modo di ignorare la sintassi era un apetto che i critici gli rimproveravano, ma si trattava di una scelta voluta per rendere plausibile il modo di parlare di quei personaggi.
Come dicevamo prima, Simenon conosceva molto bene quell'ambiente, anche se nell'introduzione asserisce di non aver mai visto Furnes. La spiegazione é la più semplice e ce la fornisce proprio Simenon diversi anni dopo. Infattti  nel 1974 scriveva in un Dictée. " ... quello che affermavo nell'introduzione era falso. Ma come il borgomastro della città avrei rischiato un porcesso se non più d'uno. Mi è capitato con "Pedigree" con "Colpo di Luna". Conosco molto bene Furnes e l'avevo ben presente quando scrissi quel romanzo...".
 

mercoledì 23 gennaio 2013

SIMENON... E IL BORGOMASTRO VA IN LIBRERIA

Oggi dovrebbe essere arrivato in libreria (magari non proprio in tutte e magari non in tutta Italia...) ma il giorno fissato era oggi.
Il borgomastro di Furnes. Un romanzo del periodo francese (1939), cuvée Galllimard, è un notevole spaccato della provincia belga, Furnes è una cittadina delle Fiandre Occidentale, fiamminga, di quache migliaio di anime e con una mentalità, all'epoca della storia, molto conservatrice, assai perbenista e che teneva molto alla facciata che poi per certi versi ci ricorda quella della madre di Simenon.
E' bene chiarirlo per non ingenerare confusioni, che non si tratta di un prima uscita (che avvenne nel 1994, Adephi aveva pubblicato allora poco più di una decina dei romanzi di Simenon), ma della sua versione in economica (quindi non "Biblioteca Adelphi" ma  "Gli Adelphi"). Per la prima volta uscì in italia per Mondadori, in "I romanzi della provincia straniera" nel '71 (una sorta di "Omnibus" che raccoglieva alcuni romanzi).
Ma veniamo alla storia che lo scrittore ci racconta in un suo periodo di grazia. Ha da qualche anno lasciato Fayard, ha accantonato (per il momento) Maigret e si è dedicato anima e corpo alla sua ragione di vita, scrivere romanzi.
E il Borgomastro di Furnes è un gran romanzo dove la storia della città, la descrizione della società, l'analisi della mentalità dominante, fanno da comprimari alla creazione dei protagonisti, dei personaggi, delle pulsioni e dei sentimenti che ne detrminano i comportamenti.
E' un tipo di mentalità che Simenon conosceva bene, ma è una storia che non si esurisce neigli angusti confini di Furnes, ma assurge a simbolo di tutte le Furnes  del mondo. Come d'altronde il protagonista, Joris Terlinck, che viene dalla povertà e ha scalato tutti i gradini della società economici, sociali, politici ed ora si ritrova proprietario di una fabbrica, la carica di borgomastro della cittadina, é ricco agiato e temuto. Ha un caratteraccio. Dipenderà dalle posizioni che ha raggiunto, o è arrivato in quei posti grazie al suo carattere? Ed é questo carattere che gli fà negare un prestito ad un suo dipendente che ne aveva bisogno per far abortire la propria donna. E' questo il "declic" che scatenerà una serie di eventi concatenati che partono dal suicidio del suo dipendente e che coinvolgeranno lui stesso, il suo avversario politico Léonard Van Hamme, i benpensanti del luogo, l'adorata figlia malata di mente... Simenon ci descrive da par suo l'incrinarsi di quello che quest'uomo ha costruito e il suo legame a doppio filo con la società in cui è inserito. Vorrebbe ad un certo punto andar via, scappare... Ma i soldi e il potere, la sua forza non gli basteranno. Legami più forti di lui lo tengono lì anche quando le situazioni cambiano, anche quando tutto sembra possibile.
Una curiosità, dal romanzo venne tratto un film italiano Il borgomastro di Furnes nel 1979, per la regia di José Quaglio, interpreti Adolfo Celi, Alida Valli e Angela Goodwin. Ma di questo film non abbiamo trovata traccia né nelle filmografie simenoniane più accreditate come nei più popolari dizionari del cinema.

martedì 22 gennaio 2013

SIMENON. MAIGRET E SHERLOCK HOLMES CHI E' PIU' FORTE?

I media francesi, in particolare il quotidiano Le Parisien e France Info, un'emittente all-news 24 ore su 24, si occupano di fare un confronto tra due miti letterari della letteratura gialla. L'inglese Sherlock Holmes e il conterraneo Maigret. Non è una novità. Il confronto tra i due è sempre stato un classico nell'ambito degli apassionati dei due investigatori. 
Maigret-Sherlock Holmes : qui est le plus fort? Così titola il quotidiano in un articolo nel quale nota che la fama di Maigret continua ad alimentare non solo il mercato editoriale tradizionale, ma adesso anche quello digitale visto, che sarà disponibile per l'intera serie in ebook. D'altra parte Sherlock Holmes gode di maggior fuortuna nelle sale cinematografiche (vedi i due film Sherlock Holmes - 2009 e  Sherlock Holmes, Gioco di ombre - 2011 girati da Guy Ritchie, con Robert Downey Jr. nel ruolo dell'investigatore e con Jude Law in quella del dottor Watson) e sulla tv (e quindi nel mercato home-video) grazie alla particolare ma bella serie inglese del 2010 della BBC intitolata semplicemente Sherlock (diretta da Paul McGuigan, dove Benedict Cumberbatch é l'investigatore e Martin Freeman il dottor Watson). Pur essendo ambientato ai tempi nostri la serie, a nostro avviso, rispetta, più di quanto non si direbbe a prima vista, lo spirito dell'originale letterario di Arthur Conan Doyle.
Ma anche in Italia è partita la serie in ebook dei Maigret e anche da noi la serie britannica ha avuto un buon successo (in patria giunta fino al 30% di share), con audience che non hanno niente da invidiare ai mega-serial americani.
France Info invece intervista François Guériff, un esperto di gialli ed editore in Francia della opere di James Ellroy, il quale ipotizza che l'aspetto troppo ordinario e pantofolaio di Maigret ne facciano un personaggio che poco si presta all'adrenalinica atmosfera dei film e delle fiction d'oggi. L'operazione di "movimentare" Sherlock ha funzionato sia al cinema che in tv. Invece, sempre secondo Guériff, Maigret non si saprebbe da che parte prenderlo per farlo diventare più avventuroso e nevrotico come sembra gradire il pubblico di oggi. Ma così si finirebbe per snaturare il personaggio. Sarebbe questo il motivo per cui i produttori, nonostante i successi del passato, non prendono in considerazione una riedizione di Maigret, attualizzata a o meno.
Su questo ci sarebbe molto a discutere. Le parole di Guériff ci fanno pensare a quellche diceva Fayard a Simenon nel '30, quando il romanziere gli aveva proposto il progeto dei Maigret.  Anche allora non coincideva, così diceva il vecchio Arthéme Fayard, con i gusti della gente, abituata a leggere brillanti e avventurose storie di Arsenio Lupin, di Fantomas, dello stesso Sherlock Holmes. E invece la caparbietà e la convinzione di Simeon dimostrò che quel semplice funzionario di polizia avrebbe funzionato.
In proposito dobbiamo ricordare due cose. In Italia ci hanno provato nel 2004 a rifare un Maigret televisivo, ma evidentemente con un budget non adeguato. Era interpretato da Sergio Castellitto che, nonostante la propria bravura e la propria taglia, non riusciva ad entrare nei panni del celebre commissario. Il serial prodotto dalla Mediaset-RTI, Grundy Italia e Alien abbe vita breve: solo due puntate.
Poi va ricordato che proprio Simenon-Simenon aveva avanzato, sia pure con un gioco fotografico, una proposta per un nuovo commissario Maigret cinematografico o televisivo (Ma non sarebbe ora di un nuovo Maigret?).
E inoltre anche il figlio di Simenon, John, ha accennato tempo fa' all'interesse di un produttore statunitense per un Maigret per il cinema, magari in coproduzione con i francesi. 
Vedremo... comunque allo stato attuale, se di match si può parlare, possiamo dare un risultato pari: Sherlock Holmes vince in tv e al cinema Maigret vince nell'editoria sia su cartaceo che in digitale.


lunedì 21 gennaio 2013

SIMENON, QUANDO LEGGO I SUOI ROMANZI...

Ed ecco, dopo il post di ieri, un bellissimo intervento della nostra carissma attachèe Murielle Wenger. Leggete, chi può in francese (chi non lo conosce purtroppo in una nostra traduzione) le sue emozioni quando entra nel mondo di Simenon.



Roma - dalla nostra attachée Murielle Wenger



 "Quand je relis Dumas, c'est pour courir à l'aventure, m'échapper à la fois dans le temps et dans l'espace, juste pour oublier pendant un instant le monde qui nous entoure… Quand je relis Proust, c'est pour le plaisir de savourer la poésie d'une langue… Et pourquoi je reviens à Simenon ? Pourquoi relire encore ces romans, où certes on est plongé dans un monde qui n'est ni très gai, ni très incitant à la bonne humeur… A part quelques-uns (je pense en particulier au très beau Il y a encore des noisetiers, un vrai roman de l'espoir), quand on referme un roman de Simenon, on n'est guère enclin à trouver que la vie est facile à vivre, on en arriverait à se dire: "à quoi bon…?" … Et pourtant…
Pourtant, on en ouvre un nouveau, car on y cherche sans doute à comprendre notre vie d'Homme, à comprendre comment chacun essaie de mener sa barque à travers sa propre histoire. Un roman de Simenon, c'est comme un miroir que l'auteur nous tend, en nous disant: "Dans telle situation, avec tel passé, regarde comment un être humain réagit, comment il a vécu cette situation, comment il l'a surmontée. Et toi, comment t'y prendrais-tu ?" C'est cette réflexion sur nous-mêmes à laquelle Simenon nous incite qui fait la force de son œuvre.
Et cependant, ce que je préfère encore, c'est ouvrir un "Maigret". Pourquoi ? Parce que dans ces romans-là, qui n'ont rien à envier aux romans "durs", ou "gris", comme on voudra, le personnage du commissaire nous fait voir les choses avec une certaine légèreté. Le thème peut en être aussi noir, aussi dramatique que dans un autre roman de Simenon, cependant à travers les yeux de Maigret on se prend à penser que la vie, malgré tout, vaut la peine d'être vécue. Comme le commissaire, qui ne se fait plus d'illusions sur la condition humaine, n'en garde pas moins l'espérance en la vie, de même on en vient à se dire que c'est dans les petits bonheurs quotidiens qu'il faut chercher la force de continuer, le plaisir d'être au monde et d'en savourer les couleurs…



"Quando rileggo Dumas è per tuffarmi nell'avventura, fuggire sia nel tempo che nello spazio, tanto per dimenticare, almeno per un istante, il mondo che mi circonda... Quando rileggo Proust è per il piacere di gustare la poesia di una lingua... Ma perchè rileggo Simenon? Perchè torno sui suoi romanzi dove si è immersi in un mondo che sicuramente non è allegro, né che invita al buon umore... A parte qualcuno (penso in particolare al bellissmo "Il y a encore des noisetiers", un vero romanzo della speranza"), quando si finisce e si chiude un romanzo di Simenon non si è certo portati a credere che la vita sia facile da vivere, ci si arriva a chiedere "ma perchè mai"... E comunque... Comunque se ne apre un'altro perchè, senza dubbio, vi si cerca il senso la nostra vita come Uomini, e si cerca di comprendere come ciascuno cerchi di governare la propria imbarcazione attraverso la propria storia. Un romanzo di Simenon è come uno specchio che l'autore ci porge dicendoci "Con una tale situazione e con un tale passato, osserva come un essere umano reagisce, come ha vissuto questa situazione e come l'ha superata. E tu come ti comporteresti?". E' questa riflessione su noi stessi alla quale Simenon ci invita e che costituisce la forza della sua opera. E, nello stesso tempo, quello che preferisco è iniziare un "Maigret". Perchè? Perchè in questi romanzi, che non hanno niente da invidiare ai "romans-durs" o "gris", come volete, il commissario ci mostra le cose con una certa lievità. Il romanzo può anche essere altrettanto noir e drammatico di altri romanzi di Simenon. Nonostante tutto, attraverso gli occhi di Maigret, si inizia a pensare che la vita valga la pena di essere vissuta. Come il commissario che non si fà più nessuna illusione sulla condizione umana, non conserva nemmeno speranza nella vita, ma ad ogni buon conto ci dice che è nel piacere d'essere al delle piccole felicità quotidiane che occorre cercare la forza di continuare, il piacere di essere al mondo e di gustarne i colori...

domenica 20 gennaio 2013

SIMENON SIMENON, RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

Pomeriggio. Una domenica di gennaio. Fuori della finestra piove fitto, a mulinelli. Il ticchettìo della pioggia sul tetto si mischia al crepitìo del fuoco nel camino. Il grigio della luce del giorno che svanisce lì, fuori dei vetri, si fonde con la luce calda dell'abat-jour qui, vicino alla poltrona. L'odore della legna che brucia si mischia con l'aspro aroma del latakia, il tabacco bruciato invece nella pipa dal lungo cannello ricurvo che sto fumando tra un un sorso di rum e l'altro. Gli occhi fissi su pagina 64.
"... Maigret but trois verres d'un vin blanc, qui avait des reflet verdâtres, puis les mains dan le poche de son veston, descendit lentement la rue comme s'il était déjà du quartier. Un petit veillard, devant lui, et le salua ainsi qu'à la campagne on salue le gens qu'on ne connaît pas. Peut-étre parce qu'il avait tellement l'air d'étre chez lui? Il rendit le salut en souiriant et quelques minutes plus tard il évoulait dans l'étroit rue Mouffettard, encombreé des petites charrettes qui répandaient un fort odeur des légumes et des fruits...".
"... Maigret bevve tre bicchieri di un vino bianco, che aveva dei riflessi verdastri poi, con le mani nelle tasche del paltò, discese lentamente la strada come fosse  già uno del quartiere. Un vecchio minuto, davanti a lui, lo salutò come in campagna si salutano le persone che non si conoscono. Forse perché aveva così tanto l'aria di essere nel suo ambiente? Rispose al saluto sorridendo e qualche minuto dopo si trovava nella stretta rue Moffettard, ingombra di piccoli carretti da cui si spandeva un forte odore di legumi e di frutta....".
Sto leggendo Maigret en meublé in un'edizione francese pocket di Presses de La Cité del '73. L'inchiesta era stata scritta da Simenon nel 1951 a Rock Shadow Farm (Connecticut - USA). Perchè Maigret è in affitto? Sua moglie era partita ed era solo a casa. Così aveva lasciato Boulevard Richard Lenoir e si era stabilito in un appartamento ammobilito in rue Lhomond per seguire un caso in cui il suo ispettore Janvier era stato gravemente ferito, a Montparnasse...
Ho alzato gli occhi dal libro. Quella descrizione mi aveva fatto pensare alla centrale via di Parigi... forse negli anni cinquanta.
Chissà mi sono chiesto quanti a quest'ora in Italia, e non solo, se ne stanno con un libro di Simenon in mano, seduti in poltrona, sdraiati a letto o al loro tavolino preferito, immersi nel suo mondo? Chi sorseggiando un te, chi sbocconcellando una fetta di torta, chi fumando... Il clima, ci dicono, non è buono in tutta Europa. Chissà quanti al tepore della loro casa aggiungono il calore che trasmette un libro di Simenon.
Forse è il freddo che mi ha suggerito questa idea. I libri di Simenon trasmettono calore. Certo il nostro è un punto di vista un po' di parte (ma siamo d'altronde convinti che anche altri autori siano in grado di trasmettere questo calore). Ma le pagine di Simenon, almeno a me, fanno l'effetto di entrare in un ambiente confortevole, invitante, avvolgente. E non è solo un fatto di storie o di personaggi, ma è più la scrittura del romanziere che ha il potere di farmi entrare in un ambito accogliente, dal quale non mi vorrei più allontanare. E' come se i rumori della casa, il chiacchiericcio della gente, il gracidare della televisione o della radio sparissero. Io sono di là. Mutuando un'espressione di Simenon, potremmo dire che abbiamo "passato la linea" e mentre gli altri sono rimasti di là nel freddo del mondo della realtà, io sono nel confortevole mondo simenoniano dove mi immedesimo in storie realistiche, a volte drammatiche, in personaggi a volte inguaiati e magari in situazioni niente affatto divertenti. Eppure questo piacere di far parte di quel mondo ci riscalda, come dicevamo prima, forse perché ci fa vivere una seconda vita. E voi? A voi che effetto fà leggere Simenon? Aspetto che mandiate a Simenon Simenon le vostre sensazioni, le vostre emozioni quando siete immersi nella lettura di un suo romanzo.

venerdì 18 gennaio 2013

SIMENON, IN OGNI POSTO... MA MAI TRA GLI SCRITTORI

Foto tatta dall'Illustrè pubblicata da Trussel.com
Chi segue questo blog (e non solo), ormai sa che Simenon non amava la vita del letterato con congresi, cene, associazioni... E in effetti nel corso della sua vita lo troviamo spesso nei posti più disparati, a far di tutto meno che lo scrittore e non certo con gli scrittori. Vediamo un po'
Tra il '28 e il '29 lo troviamo a fare il marinaio, prima sulla piccola Ginette e poi sul più attrezzato Ostrogoth, a scorazzare per dei mesi in lungo e il largo per i canali della Francia e del nord-Europa.
Nel '40 è a La Rochelle che fa il Commissario straordinario per circa diciottomila rifugiati in Vandea, fuoriusciti  dopo l'invasione del Belgio da parte di Hitler.
Due volte lo ritroviamo impegnato in due festival cinematografici. Nel '58 come direttore del Festival del Cinema di Bruxelles e poi, ma questo lo sanno tutti, nel maggio del '60 a Cannes come Presidente della giuria del Festival internazionale del Film. 
Riservato e schivo com'era sarà invece relatore in due congressi. La prima volta si tratta di una conferenza nel novembre del '45 a New York, presso l'Istituto francese, tema Il Romanziere (intervento poi pubblicato l'anno successivo ne "The French Review"). Nel '62 invece è a Montreux, in occasione del Congresso della federazione internazionale di letteratura medica. Titolo del suo intervento: Si jétais médecin. Va aggiunto che nell'ottobre del '60 partecipò a Lione al congresso della Societé  Internationale de Criminologie di cui era membro.
Nell'aprile del '52, dopo sette anni negli Usa, lo vediamo a Parigi festeggiare con dirigenti e poliziotti al Quai des Orfévres la consegna della plaquette da commissario n° 0000 a nome Jules Maigret, nel corso di un ricevimento ufficiale. Fosse stato un premio letterario ne sarebbe stato alla larga.
A fine marzo del 1962 Simenon è a Londra che partecipa addirittura al ballo annuale organizzato dai fabbricanti di pipe!
Non a caso quindi Simenon affermava "...io non sono un uomo di lettere,  ma un romanziere, cosa molto diversa...". E ancora "...Non ho mai partecipato alla vita letteraria. Non faccio parte della Società dei personaggi della letteratura. D'altronde (quella di letterato) è un'etichetta che io ripudio...".

giovedì 17 gennaio 2013

SIMENON E INEDITI ASSOLUTI... IN ITALIA.

Oggi uno dei nostri primi attachés, Andrea Franco, ci fornisce un elenco assai ghiotto per collezionisti e appassionati. Ricordiamo che, tutti coloro che hanno una buona conoscenza di Simenon e Maigret possono scrivere a simenon.simenon@temateam.com per diventare attaché del Bureau Simenon-Simenon.


Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Questo è l'elenco dei romanzi di Georges Simenon che non sono stati mai pubblicati in italiano. Nell'elenco ho indicato la data della stesura (non di rado vennero pubblicati anni dopo) e il luogo di ambientazione per ogni titolo. In tutto si tratta di diciassette titoli.

Le cheval blanc - 1938 (Pouilly, Nevers)
Oncle Charles s'est enfermè - 1939 (Rouen Parigi)
Une vie comme neuve - 1951 Parigi  (flashback a Sancerre)
Strip Tease - 1957 - (Cannes)
Dimanche - 1958 - (entroterra nei dintorni di Cannes)
La Vieille  -1959 - (Parigi)
Le Veuf - 1959 - (Parigi)
La Porte -1961 (Parigi)
Les Autres -1961 (città francese non precisata)
Le Train de Venise - 1965 - (percorso del treno Venezia-Losanna-Parigi)
Le Confessional -1965 - (Nizza, Cannes)
La mort d'Auguste - 1966 - (Parigi)
La Main - 1968 - Connecticut (Stati Uniti)
Novembre 1969 - (banlieu parigina)
La disparition d'Odile - 1970 - (Losanna, Parigi)
La Cage de verre -1971-  (Parigi)
Les Innocents - 1972 - (Parigi, con riferimenti  a Caen)
Nel risultato della mie ricerche sono compresi, a mio avviso, alcuni capolavori come Le train de Venise o La cage de verre o anche Une vie comme neuve. 
Insomma ci sono ancora delle ghiottonerie da gustarsi. Non è male pensare che abbiano ancora dei Simenon da scorprire...no?

martedì 15 gennaio 2013

SIMENON E IL... "MISTERIOSO" RACCONTO MAI ARRIVATO IN LIBRERIA

Succedeva spesso. I racconti che venivano scritti, prima di essere pubblicati in volume, godevano spesso di un'anteprima su quotidiani o periodici. Capitava anche per i romanzi che spesso uscivano sulla stampa a puntate prima di diventare un libro. Questo accadde molte volte anche a Simenon. Ma nel '63 scrisse un racconto Les nolépitois (datato gennaio) che apparse in due puntate sul periodico femminile Elle.
Fu forse l'unico racconto che non fu pubblicato da nessun editore. La motivazione va ricercata proprio nella volontà dell'autore di non farlo comparire in nessuna raccolta.
Ma perchè Simenon non volle mai farlo pubblicare?
L'unica spiegazione che ci viene in mente riguarda il tema del racconto.
Si tratta di una storia di fantascienza.... Già, vera e propria fantascienza con degli esseri strani, non extra-terrestri, ma terrestri che abitavano il nostro pianeta prima dela comparsa dell'uomo i nolépitois, appunto. Fanno la loro apparazione a Londra durante una giornata d'inverno in cui è calata una nebbia che sembra essere la più fitta del secolo. In questo surreale scenario spuntano questi "proto-terrestri" che affermano di venire dall'acqua o meglio da un un imprecisato lago, dove sono rimasti per milioni di anni...
Il primo Simenon, quello dei romanzi popolari, spaziò un po' tra tutti i generi che erano poi quelli che andavano per la maggiore e che i vari editori gli commissionavano. E così scrisse veri western, sdolcinati racconti d'amore ma anche erotici, polizieschi d'azione, romanzi d'avventura in luoghi esotici, ma fantascienza mai. Almeno non ci risulta. Non era d'altronde un genere popolare, ma piuttosto una nicchia per appassionati. Un tipo di letteratura quindi che non faceva grandi numeri.
E così potrebbe essere che a sessant'anni suonati Simenon abbia voluto provare a cimentarsi in questo genere. Può darsi che il risultato non lo abbia soddisfatto e, dopo la pubblicazione sul giornale abbia deciso che non era materiale da divulgare, nemmeno come un racconto tra gli altri.