Quello cui Simenon teneva di più era la possibilità che i propri lettori si indentificassero con i personaggi dei suoi romanzi, con i loro pregi, i loro difetti, le loro vicende. Insomma voleva raccontare le cose di tutti i giorni che possono capitare alla gente comune.
E lo spiega benissmo durante la famosa intervista con il giornale medico svizzero Médicine et Hygiène.
"...quando il lettore vede un personaggio che gli somiglia, che ha i suoi stessi sintomi, che si vergogna per le stesse cose, che ha i medesime turbamenti interiori, si dice: non sono quindi il solo, non sono un mostro...E io voglio dimostrare che i piccoli drammi che li angosciano, di cui non vogliono parlare a nessuno, non sono soltanto loro e che molti altri esseri umani vivono gli stessi tormenti...".
Insomma una sorta di intento terapeutico, come se si prefigesse di aiutare quanti leggono i suoi romanzi.
D'altronde non va dimenticato che anche nei Maigret troviamo un po' la stessa filosofia. Quando il commissario è guidato dal principio di capire e non giudicare, è un po' utilizzare lo stesso concetto visto da un'angolazione diversa. Non c'è nessun giudizio da dare, anche per quelli che hanno commesso dei reati gravi, perché quelle stesse pulsioni, quegli stessi meccanismi inconsci li ritroviamo in tutti noi, anche nelle stimate persone della buona società.
E infatti quanti personaggi dei romanzi di Simenon sono rispettabili e inappuntabili, finchè non succede qualcosa che li rende diversi?
Ma torniamo ai lettori, a quelli che scrivevano al romanziere e ai quali considerava un dovere rispondere. Nonostate ricevesse migliaia di lettere dai suoi ammiratori, non sempre riguaravano i giudizi sui suoi romanzi.
"...sembrano le lettere che un individuo scrive al suo medico o al suo psicanalista: Voi siete uno che mi capisce. Mi sono riconosciuto spesso nei vostri romanzi - tanto per confermare quello che abbiamo riportato più sopra - E poi ci sono delle pagine di confidenze; e non si tratta di idioti, certo ci sono anche quelli, ma molti al contrario, sono delle persone che... insomma anche di personaggi importanti. Ne sono davvero sorpreso...".
Erano lettere che Simenon affermava arrivare soprattutto da giovani e da persone anziane. E mentre i primi gli chiedevano consigli sulla professione di scrittore, o sullo stile della scrittura, la corrispondenza dei suoi lettori più anziani erano testimonianze della loro vita, o ancora delle confidenze e più spesso la spiegazione di un loro problema.
Insomma, come accade ad uno scrittore di successo come Simenon, fra i suoi lettori c'era un po' di tutto e, come spiega in uno dei suoi Dictées: "...tra chi si riconosce nei personaggi dei miei romanzi, ci sono quelli preoccuapati che si domandano se il loro avvenire sarà così drammatico come nei miei romanzi e se sono destinati a finire così tragicamente. Queste sono quasi tutte delle persone umili, che non hanno accanto qualcuno che possa confortarli e mi emoziona che si rivolgano ad un estraneo i cui scritti danno loro confidenza...".
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