Un po' se lo impose, un po' era fare di necessità virtù. Insomma appena arrivato a Parigi troviamo un Simenon giovanissimo, che nonosante i tre anni di redattore al La Gazétte de Liége, si rendeva conto che avrebbe avuto bisogno di un periodo di apprendistato per diventare uno scrittore e poi un romanziere, come diceva lui.
Ma all'inizio, nonostante avesse svolto per un certo periodo vari lavori, il suo obiettivo era quello di pubblicare qualcosa, sui feuilletton, sui settimanali, nelle collane di racconti o dei romanzi brevi popolari. Ma con i proventi di questa attività avrebbe dovuto sostentare sé e la moglie Tigy.
Era il 1923 ed era arrivato a Parigi da appena un anno quando iniziò a pubblicare le prime novelle sui quotidiani e poi ovunque accettassero le sue proposte o per chiunque gli commissionasse un lavoro.
Era l'epoca della letteratura commerciale, quella su ordinazione, che Simenon a posteriori commentava così "...Chiamo commerciale ogni opera, non solo in letteratura....che è realizzata per questo o quel pubblico, opere per un pubblico dai gusti particolari o per delle collane particolari - continua Simenon a spiegare ne L'age du roman (1943) - Certamente esistono vari livelli anche nella letteratura commerciale, vi si trovano cose di pessima qualità ed altre molto buone. I Libri de Mese ad esmpio sono letteratura commerciale, ma alcuni di essi sono quasi pefetti, quasi opere d'arte. Non del tutto, ma quasi. Succede lo stesso per alcuni testi dei giornali, alcuni sono eccellenti. Ma raramente potranno essere opere d'arte, perchè questa non può essere realizzata con lo scopo di piacere a un specifica categoria di lettori...".
Il punto su cui si soffermava spesso Simenon erano le concessioni. Cioè quel dover trattare determinati temi, o utilizzare uno specifico linguaggio, o trattare certi argomenti in un modo predeterminato perchè quello era quello che voleva o capiva un certo tipo di lettori. E su questo uno scrittore commerciale era un artigiano come un altro. Se veniva ordinato un pesce arrosto, non si poteva servirne uno fritto.
"Non si può scrivere nulla di commerciale senza accettare un certo codice - Simenon si riferiva soprattutto al piano morale - Ad esempio c'è un ottimo programma televisivo. Ed è quello che dà probabilmente i migliori lavori teatrali. I primi due atti sono sempre perfetti. Si ha l'impressione di qualcosa di veramente nuovo e potente, e poi alla fine arriva la concessione. Non sempre un finale felice, ma qualcosa per sistemare tutto secondo la morale o la filosofia..."
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