sabato 27 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SI SENTE A DISAGIO (I)


- Che vuole mio fratello era un semplice... sì diciamo anche un sempliciotto. Non per nulla aveva scelto di gestire di persona la produzione ortofrutticola che era stata di mio padre...
Chi parlava era un individuo che impersonava alla perfezione il ruolo dell' uomo d'affari. Un pregiato abito grigio fumo di Londra, con una candida camicia e una cravatta regimental. Ai piedi delle costose scarpe nere lucide di foggia inglese.
E l'ufficio. Non lo si poteva nemmeno chiamare così! Con quei divani colorati, quella parete-vetrata su un terrazzo-giardino tutto fiorito, il lussuoso mobile-bar. Nemmeno uno schedario, il tavolo in stile non sembrava nemmeno una scrivania. Sulla sua superficie nessuna carta, nessun documento, solo un paio di cartelline di pelle e una preziosa penna stilografica. E poi nemmeno un posacenere!
Grandi quadri moderni alle pareti e tre piante altrettanto grandi.
Anche la sedia dove era seduto, di stile moderno, in legno e cuoio, era molto particolare ma non granchè bella e nemmeno tanto comoda, si sentiva a disagio.
Maigret osservava il tutto con una certa diffidenza, lo sguardo spento, la pipa, spenta anche lei, tra i denti.
Gerard De Villeroy si muoveva come un attore sul palcoscenico. Il commissario lo seguiva senza tradire il minimo interesse, come se tutta quella commedia non lo riguardasse. Già, perchè il suo intuito gli diceva che quell'individuo stava recitando una parte. Non l'aveva mai visto prima. Non ne aveva neanche mai sentito parlare. Era lì da poco più di cinque minuti e, come in altre occasioni analoghe, era già a disagio in quel posto ad ascoltare quell'uomo.
- Beh, commissario non mi dice nulla? Non lo vedevo da molto tempo, ma era pur sempre mio fratello.... vorrei sapere se...
Maigret si tolse lentamente la pipa di bocca. Si schiarì la voce. Poi, senza rispondere alla domanda di De Villeroy, disse:
- Per quale motivo suo fratello stanotte è venuto qui alla sede della DVSF, la De Villeroy Societé Financière?
- Non saprei cosa rispondere... come le ho detto, erano anni che non lo vedevo e nemmeno lo sentivo...
- Ma alle 22.00 quando suo fratello è entrato nel palazzo, lei era ancora qui...
- Ma lui era giù nell'androne del nostro palazzo... io ero qui, al decimo piano in questo attico che è il mio ufficio...
Maigret si guardò intorno, notò che non si vedeva uno scaffale, uno schedario e nemmeno il telefono... che razza di ufficio poteva essere? Che razza di lavoro si poteva svolgere lì? Pensava al disordine del suo ufficio... e si sentiva a disagio.
- E nessuno l'ha avvertita... che so, il portiere di notte... il personale di sicurezza...
- Certo, l'hanno visto e l'hanno anche fermato... ma come potevano sapere chi era? E poi avrà visto anche lei come era vestito, con quel vecchio soprabito tutto sgualcito, la barba lunga, le scarpe infangate e a quell'ora della sera...
- Ma il guardiano ha riferito che si è qualificato come Jean Villeroy... suo fratello...
- Ma è evidente che in quello stato non potevano certo credergli.. e così nessuno mi ha avvertito.
- Come mai il suo congnome è De Villeroy e quello di suo fratello solo Villeroy?...
- Forse non hanno capito bene... puo darsi che...
- Signor Gerard - disse bruscamente Maigret - lo sappiamo, è lei che ha cambiato il suo cognome con quel De... come se fosse un... un nobile...
Il commissario aveva pronunciato quest'ultima frase con una venatura di disprezzo.
L'altro rimase come impietrito per qualche secondo.
Maigret avrebbe giurato che la sua pelle candida avesse cambiato colore passando ad un roseo acceso.
- Ma, sa... motivi di immagine... beh quando ho convertito l'attività di export alimentare di mio padre in una società finanziaria... insomma lei mi capisce...
- No. Non la capisco. Si spieghi.
- Non potevo mantenere lo stesso nome e lo stesso marchio di prima. Entrando nel mondo della finanza dovevo creare un certa discontinuità... ecco non potevo... come si dice...
Un trillo di telefono interruppe l'imbarazzata spiegazione di De Villeroy.
Maigret scoprì che il telefono era incassato in un piccolo mobile rotondo a fianco del tavolino in stile.
- E' per lei commissario
Maigret si alzò e si diresse a passi pesanti verso il telefono. Prese in mano la cornetta. Era piccola e sottile e quasi spariva tra le massicce mani del commissario.
- Sì?.... Ah sei tu, Janvier dimmi... Un'ipoteca dici... Sì, sì ho capito... Ah, era la moglie... Capisco, ma prima possibile... No no, portatela qui... D'accordo. Chiama anche Torrence... Certo, ma sbrigatevi!
Riconsegnò la cornetta nella mano diafana e piccola di De Villeroy che lo guardava come se  aspettasse da lui una brutta notizia.
Andò su e giù un paio di volte lungo l'ufficio. In silenzio. Solo le sue suole pesanti facevano uno strano rumore sul parquet tirato a lucido 
- Porteranno qui sua moglie - lo informò Maigret senza nemmeno guardarlo, mentre senza chiedere il permesso si era messo a caricare la pipa -  E mentre l'aspettiamo io e lei faremo un po' di conversazione...
- Mia moglie - fece De Villeroy con l'aria più stupita che riuscì a mostrare - che c'entra mia moglie con....
- Invece iniziamo da un'altra parte. Mi dica cosa c'entra questa storia dell'ipoteca?
- Quale ipoteca?
- Non facciamola lunga... Villeroy o De Villeroy... come debbo chiamarla? - replicò secco Maigret -  Gli affari le vanno male e lei ha dovuto ipotecare questo immobile...
- No per carità non dica così... era solo un momento un po' problematico... ma non si doveva sapere... a mio fratello invece le cose andavano molto bene, così gli abbiamo chiesto un aiuto... Bisognava che nessuno potesse sospettare.... sa, nel mondo della finanza si fà presto a...
- No. Non lo so. So solo che lei ha ipotecato questo immobile a favore di suo fratello che le ha prestato un'ingente somma... Quindi non è vero che non lo vedeva e non lo sentiva da anni, l'ipoteca è stata registrata quindici mesi fa'. Me l'ha confermato il mio ispettore adesso al telefono...
Come sgonfiato, De Villeroy si era accasciato su un divano... anche il vestito sembrava si fosse a un tratto sciattato.
- E sua moglie - continuò Maigret - ha fatto da tramite... perché?
- Io ero molto occupato su altri affari...
- ... cioé con i suoi debiti... Ha per caso litigato con suo fratello?
- No. E' che con mia moglie si intendevano ed è stata lei a trattare questa questione...
- Lei la chiama questione.... questione di denaro. Di che cifra parliamo.... - Maigret  si girò guardandosi intorno, forse pensando a quanto poteva valere l'immobile della DVSF - un milione di franchi?
De Villeroy, occhi al pavimento, non rispose. Maigret, che intanto aveva acceso la pipa, tirava delle lunghe boccate... quasi liberatorie. Ora era un po' meno a disagio...
- Beh, torniamo ai fatti di stanotte. Suo fratello entra, lo fermano, lo scambiano per un barbone, magari ubriaco e lo fermano. Lo rispediscono fuori. Questo a stare al rapporto della polizia è successo circa alla 22.00. Ma dopo mezz'ora suo fratello era di nuovo qui...
- Così mi ha detto il guardiano di notte... lui ha cercato di fermarlo, ma mio fratello è sparito... dopo una mezz'ora, nel suo giro d'ispezione, l'ha trovato cadavere nella stanza dei telefoni...
- ...dove qualcuno gli ha messo un cuscino in faccia e gli ha ficcato una coltello nel petto - concluse il commissario - Poco prima, verso le 22.10, era arrivata sua moglie, sempre a detta del guardiano, è salità qui da lei e dopo nemmeno dieci minuti é scesa di nuovo e se n'è andata via di corsa. Erano le 22.20/22.25. Dopo nemmeno cinque minuti ritorna suo fratello, sfugge al guardiano, poi sparisce e viene ritrovato verso le 23.15 morto nella stanza dei telefoni. Giusto?
- Sì.
- E lei non si è mai mosso da questo... questo ufficio?
- No.
- Soltanto sua moglie nessuno è entrata qui?
- Sì.
- E nessuno l'ha avvertita di tutto quello che accadeva giù nell'androne?
- No.
- E anche sua moglie era all'oscuro di tutto?
- Sì.
Ormai De Villeroy rispondeva a monosillabi, accigliato come se stesse pensando a qualcosa di molto più grave.
Maigret sapeva che gli mancavano ancora molti dettagli, per districare quella matassa. Ma aveva la sensazione che tutti gli elementi per scoprire chi aveva ucciso Jean Villeroy fossero in quel palazzo e forse addirittura in quella stanza. Quel tipo non gli piaceva e avrebbe giurato che nemmeno la moglie gli sarebbe piaciuta. Intanto vuotava la pipa, preparandosi ad un'altra fumata. m.t.  
(segue)

2 commenti:

  1. In questo racconto, probabilmente di Maurizio, vi è l'abituale Maigret al centro di un'inchiesta; un Maigret non già nel suo ufficio al Quai des Orfèvres, quanto in quello di tale De Villeroy; un Maigret incisivo, attento, determinato, come sempre lo è nel condurre le sue indagini; un Maigret che pure non tralascia di guardarsi attorno con curiosità, quando si trova in ambienti diversi dai suoi; un Maigret, in sostanza, buon osservatore. Ed è proprio questa caratteristica che, il più delle volte, gli è di grande utilità nella risoluzione dei vari casi. Attendo di leggere il seguito: l'inizio è molto promettente.

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  2. Suspense, suspense... Bravo Maurizio... on attend avec impatience la suite!

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