Ancora Maigret. Ancora la pipa, questa volta è un singolare ritratto che Paolo Secondini ha tratteggiato per Simenon-Simenon, un commissario... anzi un marito di fronte ad un dilemma non da poco. Breve, intenso, anche commovente. Un Maigret diverso, e purtuttavia il Maigret di sempre, quello che ben conosciamo e che amiamo. Buona lettura.
I
primi di novembre.
Fuori
pioviggina.
Il
commissario Maigret se ne sta nel salotto del suo appartamento in boulevard
Richard Renoir, sprofondato in una poltrona, le braccia incrociate sul petto.
La
signora Maigret, seduta al tavolo, nei pressi della finestra per ricevere più
luce, ha tra le mani qualcosa di suo marito, forse un calzino, che rammenda con
pazienza, con applicazione, come è solita fare.
Nella
stanza c’è silenzio.
L’atmosfera
è di quelle un po’ grevi, sonnacchiose. Basterebbe chiudere gli occhi per
addormentarsi.
Il
commissario distoglie lo sguardo dalle due foto in cornice dei suoi genitori
che pendono dalla parete, proprio sopra la credenza, e torna a fissare,
poggiata sul tavolino davanti alla poltrona, la sua pipa.
È
da un pezzo che egli non la carica, che non l’accende, che non la fuma. Quanti giorni
sono passati? Tre, quattro… o forse di più?
Improvvisamente,
una mattina, si è svegliato col fermo proposito di smettere di fumare.
Il
giorno prima ha letto un articolo, passatogli dall’amico Pardon, sui danni che
il fumo può provocare all’organismo.
Ne
è rimasto molto impressionato.
Ha
pensato subito a Louise, e ha sentito un brivido percorrergli la schiena: E se io di colpo morissi?... Se Louise
restasse sola in questo appartamento?... Cosa farebbe senza di me? Saprebbe
cavarsela?... Ma sì, sì… certo… è una donna in gamba, autosufficiente, mica una
di quelle che hanno bisogno…
Questi
pensieri, d’un tratto, hanno riempito la mente del commissario, rendendolo ancora
più triste.
Con
lo sguardo è andato alla pipa sul tavolino. Si è sentito calarsi nei panni del
malinconico principe Amleto, tormentato da un grave dubbio:
Fumare o non fumare?
Che cosa ci può essere,
in certi momenti,
di più piacevole,
di più rilassante di una buona
pipa
che tiri bene,
che ti dia,
con il suo magnifico odore di
tabacco,
il senso fragrante della
vita?...
Ma se il fumo facesse
davvero male come si dice,
come dicono fonti ben
informate,
non sarebbe opportuno che si
smettesse
una volta per tutte di fumare?...
Questo è il dilemma:
fumare o non fumare?
Quasi
istintivamente la mano del commissario Maigret è andata alla pipa, l’ha presa,
l’ha sollevata con molta lentezza davanti agli occhi, poi, come sempre, se l’è
messa in bocca.
“In fondo,” ha pensato, “tenerla tra le labbra senza caricarla, senza accenderla, non è fumare…
Come posso separarmene del tutto?”
Ha
chiuso gli occhi e, immergendosi nell’atmosfera sonnacchiosa del salotto, dopo
un po’ si è addormentato, con la pipa ancora tra le labbra: ormai parte
integrante di se stesso.
Paolo Secondini
Très beau texte, Paolo, bravissimo !
RispondiEliminaMais, à part ça, Maigret sans sa pipe: aussi impensable que la bière sans les sandwiches, les petits bistrots sans le calvados ou le verre de blanc, le boulevard Richard-Lenoir sans Mme Maigret, le Quai des Orfèvres sans Janvier ou Lucas, Simenon sans sa machine à écrire, ou Paris sans la Seine!