Così bravo a creare un
personaggio poliziotto e così inesperto una volta che dovette affrontare un
"caso" vero
SIMENON SIMENON. IRONIE DU
SORT: L'EXCELLENT AUTEUR DE ROMANS POLICIERS N'EST PAS UN BON ENQUETEUR
Tellement bon en créant un
personnage de policier, et tellement inexpérimenté lorsqu'il s'agit d'affronter
une affaire réelle
SIMENON SIMENON. TWIST OF FATE:
THE EXCELLENT AUTHOR OF CRIME NOVELS IS
NOT A GOOD INVESTIGATOR
So good at creating a detective
character and so inexperienced when it comes to facing a real case.
In quella fine dell’anno 1933 Simenon, che
aveva finito di pubblicare la prima tranche di diciannove titoli del commissario
Maigret, si stava godendo la popolarità, i primi guadagni di un qualche rilievo
e aveva iniziato a dedicarsi ai tanto agognati romans durs. Nell’anno
successivo avrebbe firmato il contratto che lo avrebbe portato a pubblicare da
un editore popolare come Fayard, al sancta sanctorum della cultura francese e
non solo, l’editrice Gallimard.
Questo poteva quindi definirsi un periodo
idilliaco. Era, sia pure con fatica, riuscito a mettere in pensione quel
Maigret, che pure tutti (editori e
lettori) volevano, ma che per lui era stato solo un ponte verso la
letteratura tout court (almeno così lui
allora credeva).
Insomma un periodo felice, non ancora in crisi
con la sua prima moglie Tigy, inquilino della nuova casa a Place des Vosges, in
un quartiere molto ricercato, dove iniziava dare i primi party e le prime feste.
Questa era la invidiabile vita di Georges
Simenon, nelle più invidiabili della capitali europee, Parigi, nell’invidiabile situazione di chi inizia ad
assaporare anche il gusto della popolarità.
Il romanziere non sapeva che proprio alla
vigilia delle feste natalizie, quando sarebbe scoppiato il cosiddetto scandalo
Stavisky, sarebbero arrivati i dolori anche per lui Il tutto iniziò il 23
dicembre con l’arresto, per una frode di oltre 260 milioni di franchi, del
direttore de Credito di Bayonne Gustave Tissier. Le indagini portarono alla
scoperta che Tissier era sono un mero esecutore e che dietro alla truffa del
falsi titoli al portatore c’era Alexandre Stavisky, fondatore del Credito Comunal,
e un deputato sindaco di Bayonne, Dominique- Joseph Garat. E dopo aver fatto
vittime, reali e giudiziali, nelle alte sfere della politica e della finanza,
ne fecero una altra: il truffatore stesso, trovato morto i primi di gennaio del
1934. Un affare intricatissimo di cui sembrava impossibile venirne a capo anche
per la stessa polizia.
Simenon, in quel frangente di clamore
mediatico non riuscì a dire di no ad una seducente idea fattagli balenare da un
suo vecchio amico, Pierre Lazareff, allora direttore di Paris Soir: ingaggiare
il commissario Maigret per condurre delle indagini sull’Affaire Stavisky proprio in competizione con la polizia.
Così il quotidiano spese a caratteri cubitali
il nome del famoso commissario e Simenon si mise ad indagare.
E’ chiaro che si muoveva su un crinale molto
pericoloso per vari motivi: lui non aveva nemmeno lontanamente svolto
un’indagine, non contava di conoscenze negli ambienti in cui era scoppiato lo
scandalo, non disponeva di un rete d’informatori e non aveva la minima idea di
dove afferrare il bandolo di quella intricatissima matassa.
Il nome di Maigret tanto sbandierato da Paris
Soir non gli servì a fare un solo passo in avanti e nemmeno a fargli imboccare
almeno la giusta direzione. Fu un fiasco totale su tutti i fronti e nelle varie
direzioni intraprese. Il giornale finì per glissare sempre più su questa
iniziativa fino a non parlarne più e Simenon visse un periodo da “invisibile”
visto la figuraccia a cui si era esposto.
Ma perché lo scrittore cedette alle lusinghe
di quella che sapeva che si sarebbe potuta rivelare una sonora cantonata?
L’età? Non era più un ragazzino (soprattutto
per i parametri di allora), aveva quasi trent’anni, era sposato e aveva una
reputazione professionale da difendere….
Voglia di rilanciare il suo commissario? Diremmo di no, in quanto in quel periodo
Simenon aveva smesso di pubblicare le inchieste di quello che lui allora
considerava un personaggio legato ad un parentesi della sua attività letteraria.
Desiderio di fama e popolarità? Ma Simenon era
già abbastanza famoso e soprattutto lo
stava diventando sempre di più. E poi, dalla famosa storia del romanzo scritto
nella gabbia di vetro (avvenimento in
realtà solo progettato con l’editore Merle, ma mai portato a termine) si
era tenuto alla lontana da tutte le iniziative che potevano farlo percepire
come uno scrittore “fenomeno”, invece che
come un serio e autorevole romanziere.
Insomma non sembra spiegabile perché farsi
fregare anche lui dal “beau Sacha”, come veniva soprannominato Stavisky .
La sua fortuna fu che dal 1934 al 1972 Simenon
scrisse tanti di quei bei romanzi e di intriganti inchieste di Maigret che riuscirono
a seppellire il ricordo di quella stupidaggine, che per i suoi lettori aveva
molto meno appeal delle indagini letterarie del commissario con la pipa. (m.t.)
Simenon indagò su questo "affaire "sulle colonne di Marianne del 24 gennaio 1934 e su excelsior del 1 10 e 15 marzo dello stesso anno;seguirono undici articoli per paris soir pubblicati tra il 20 Marzo e il 6 Aprile sempre del '34
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