Pensiamo al commissario come un alter-ego di Simenon, cui il romanziere fa fare e dire cose che lui non potrebbe...
SIMENON SIMENON. A QUEL POINT LE ROMANCIER S'AMUSAIT-IL A ECRIRE MAIGRET ?
Imaginons le commissaire comme un alter ego de Simenon, auquel le romancier fait faire et dire des choses que lui ne pourrait se permettre…
SIMENON SIMENON. HOW MUCH FUN DID THE NOVELIST HAVE WRITING ABOUT MAIGRET?
Let’s imagine the Chief Inspector as Simenon’s alter ego whereby the novelist does and says things he could not permit himself…
Romans durs, o romanzi psicologici oppure romanzi del destino. Citata con questi appellativi la narrativa di Simenon si vena subito di quella drammaticità e di quella ineluttabilità della vita umana, la quale, in balia dei voleri del fato, quasi mai rende felice l'individuo. Anzi di solito lo spinge ad oltrepassare quella linea oltre la quale si trova solo disperazione, riprovazione della società, e una spirale involutiva che lo porterà fino alle estreme conseguenze.
Insomma non stiamo parlando di romanzi né leggeri, né superficiali, in cui le tematiche trattate sono di un certo spessore psicologico e non di rado i personaggi hanno tratti drammatici e una certa profondità nei caratteri.
Oltretutto sappiamo che queste opere erano scritte in état de roman, quasi che non fosse Simenon a decidere su quali tasti della macchina da scrivere andare a pestare!
Ciò detto é lecito domandarsi se invece scrivendo i Maigret, il romanziere non si divertisse.
E ci spieghiamo.
E ci spieghiamo.
Non si tratta tanto dello stile e dei temi trattati che, come sappiamo, andarono sempre più a coincidere con quelli dei romans durs. Ma sicuramente, ad esempio, dell'atmosfera. Anche nelle inchieste più drammatiche e penose la presenza del commissario impone una sua materialità riportando le cose alle loro dimensioni più naturali, e infiltrando la storia, i personaggi e le ambientazioni di una certa leggerezza. Leggerezza che non va confusa con la superficialità, ma forse piuttosto accostata alla semplicità che un personaggio come Maigret emana da tutti i pori, assieme ad una visione positiva della vita, che diventano contagiose. Tanto forse, da prendere la mano anche all'autore stesso.
Poi proprio Simenon si diverte a giocare con alcuni aspetti del suo eroe... I suoi comportamenti bambineschi quando é a letto malato. L'ironia che aleggia quando descrive un Maigret di umor nero e accigliato, quando esce sconfitto da un burrascoso scontro con il giudice Comeliau. E come non cogliere il sorriso di Simenon quando il suo commissario s'intrufola nelle cucine delle portinerie o degli appartamenti ad annusare gli odori e a indovinare cosa cuoce sui fornelli. Questa sua predilezione per il cibo, lo vede impegnato spesso e volentieri. Quale miglior rappresentazione del vivere con buon umore e contentezza quei momenti passati a bere e a mangiare con tanto gusto?
E poi quella semplicità di cui abbiamo detto sopra, è una dimensione cui lo scrittore aspirava, perché lui non lo era di certo, troppo cerebrale, troppo abituato ad inserirsi nelle involute contorsioni della psiche degli altri, troppo impegnato a chiedersi cosa ci fosse dietro le apparenze.
E' noto che anche il commissario cercava di "comprendere e non giudicare", ma la sua era un modo di svincolarsi dai rigidi dettami della legge che per lui ( e ovviamente per il suo autore) non avevano gli strumenti giusti per comprendere la complessità della vita, vita che aveva le sue contraddizioni, i suoi alti e bassi, i suoi momenti di malasorte e quelli di felicità.
E ancora. Simenon sorride del suo commissario quando la domenica, dopo una passeggiata sottobraccio a sua moglie, si reca al cinema per assistere ai suoi amati film western, ma poi si assopisce e la moglie nel buio della sala se lo coccola come un bambino.
Possiamo quindi parlare di scrittura più rilassata? O forse anche più divertita. Forse potremmo azzardare che fossero romanzi scritti in état de Maigret... Lo possiamo scrivere'?
Lo abbiamo appena fatto. (m.t.)
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