venerdì 18 maggio 2018

SIMENON SIMENON. RAZIONALITA' E ISTINTO NELLA CREATIVITA' DI SIMENON

Lucido per i Maigret e in trance creativa per i romans durs? Differenti percorsi creativi?

SIMENON SIMENON. RATIONALITE ET INSTINCT DANS LA CREATIVITE DE SIMENON
Lucide pour les Maigret et en transe créative pour les romans durs ? Des parcours créatifs différents ?
SIMENON SIMENON. RATIONALITY AND INSTINCT IN SIMENON’S CREATIVITY
Lucid for the Maigrets and in creative trance for the romans durs? Different creative paths?


Dell'ormai famosissimo "état de roman" Simenon ne ha parlato più volte, ne ha anche scritto, si è prodigato in spiegazioni di tutti i tipi durante le interviste ai giornali, alla radio e alla televisione. Sappiamo tutti bene che si riferiva a quella specie di trance creativa in cui cadeva quando era alle prese con un roman dur
E quando invece scriveva i Maigret?
Qui le sue esternazioni si fanno meno numerose. Lo scrittore sembra  preferire (ma anche le domande e le sollecitazione andavano in quel senso) raccontare le origini del personaggio, come l'aveva concepito (e, abbiamo già detto, accreditando una versione che non era vera o almeno non completamente vera), la filosofia che guidava il commissario, le sovrapposizione tra sé stesso e il suo personaggio... Ma in quale modo, ogni volta che si sedeva a scrivere i Maigret,  gli venisse l'idea, se usava anche per quelli le famose buste di Manila, se rispettava i soliti rituali e l'ispirazione da dove veniva e dove lo portava... Tutte domande cui le risposte furono, poche, un po' casuali, frammentate nel corso del tempo e talvolta addirittura senza risposta. 
Invece Simenon non faceva segreto che la scrittura dei Maigret, tra un roman dur e l'altro, erano una sorta di relax. Quelli gli richiedevano una concentrazione e uno sforzo che lo spossavano. Le indagini del commissario invece erano, a sentire le sue parole, una sorta di passeggiata. Una scrittura che non gli richiedeva fatiche.
Insomma stanti così le cose, bisognerebbe dedurne che mentre per i romans durs l'irrazionalità e la creatività lo dominavano (diceva spesso "...non so come andrà a finire questo romanzo..."), quando si dedicava ai Maigret era lucido ed era lui a tirare le briglie della  narrazione... divertendosi.
Possiamo ritenere credibile una teoria che  spacca in due come un mela la narrativa di Simenon, da una parte tutta razionalità e dall'altra tutta creatività che viene dall'inconscio?...
A complicare il tutto c'è l'ormai riconosciuto fenomeno dell'avvicinamento dei due filoni. Per temi, personaggi analisi psicologiche e situazioni i Maigret, grosso modo dal periodo americano in poi, tendono ad avvicinarsi alla narrativa dei romans durs
E allora, con un processo di convergenza di questo tipo, può star in piedi una tale diversità di approcci alla scrittura?
E' la domanda delle domande. E' un argomento su cui lo stesso Simenon, l'unico che avrebbe potuto fare luce, si è tenuto piuttosto sulle sue.
Noi, in un post di qualche giorno fa', avevamo coniato l'espressione l'état de Maigret... non trovandone una migliore che potesse dare l'idea di quale fosse lo stato d'animo di Simenon quando appunto scriveva i Maigret.
Alla luce di quello che abbiamo detto in questo post, oggi, forse potremmo dare a  quell'allocuzione il significato di "sentirsi come Maigret", o addirittura "sentirsi Maigret". Forse non era come quando entrava e usciva dalla pelle dei personaggi dei suoi romans durs, ma diciamo che l'autore e il personaggio combaciavano e diventavano due facce dello stesso essere. In fondo possiamo credere che a Simenon piacesse essere Maigret e quindi si divertisse a far fare al commissario le cose che magari avrebbe voluto fare lui. Era insomma come se le facesse per procura e quella del commissario fosse la maschera che più gli sarebbe piaciuto indossare. (m.t.)      

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